/ >1/ /AA .?/Pi «i . PUBBIilCITA (prezzl per mm d'altezza, larghezza 1 coloima): comrnerclall L. 1.50 — flnanzian, legali, cronaca L. 2.50 — Concesslonarla escluslva UNIONE PtJBBLICITA ITALIANA S. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 20 febbraio 1943-XXI SI PUBBLICA OGNI SABATO ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenitore L. 1000 Spedlzione in abbonamento postale 11° Gruppo — UN NUMERO CENT. 6 O DIREZIONE — REDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLFOVA 12 — Tel. 2195 II potere marittimo Spesso i giornali parlano di ipotere dei mari> volendo con ciö riassumere tutto quel com-plesso di fattori che formano il potere niaritlimo vero e proprio, senza perö specificare su clie cosa si basi quesla siipre-inazia. Nell'idea della maggio-raiiza il potere marittimo 4 dato ad ima nazione dal numero delle sue navi da guerra od anche solo delle sue corazzate. Ma ciö b troppo poco. Che cosa s'intende allora per potere marittimo? Esso h dato dal com-plesso del seguenti quattro fattori che ancor maggiore impor-tanza acquistano dal loro giu-sto equilibrio: 1) Marina da Guerra 2) Marina Mercantile 3) Basi navali 4) (Kolonie Esaminiamo ora brevemente questi fattori, sianelloroaspet-to singolo sia presi nel com-plesgo con i rimanenti. La Marina da Guerra e quel-la che, come dissi, viene con-siderata comunemente la base del potere marittimo di una nazione. E ciö ž dovuto al fatto che essa ha il cömpito piü appariscente e che ad essa spetta di ooncludere delle si-tuazioni creates! da lungo tempo; ma la sola flotta da guerra perde 1*80% del suo valore se non ž iutegrata dal complesso di una forte attreaaatura logistica formata da basi, colonie e navi mercantili. Ck>n questo non si vuol affatto diminuire l'impor-tanza della marina da guerra, ma si vuol anzi definirne i cömpiti affinchö l'apporto della flotta in una data azione non venga misurato erroneamente, oome spesso avviene, seoondo il numero delle navi nemiche affondate o dei siluri lanciati, ma dal reale contributo strate-gico arrecato. Aggiungo quindi sübito che la marina da guerra non avrebbe scopo d'esistere senza una congrua marina mercantile. Infatti oorazzate, incro-ciatori e cacciaforpediniere non si scontrerebbero certo con similar! navi avversarie, se cömpiti di scoria ai propri convo-gli o necessity d! disturbo del traffico nemico non le avessero indotte al oombattimento, il quale viene ad essere oosi una eccezione e non la regola per una flotta da guerra, la quale puö assolvere benissimo ! suo! cömpiti senza sparare un colpo d i cannone o senza lanciare un siluro. Ce ne da attualmente un esempio la nostra marina che con la sola presenza, nello soortare i nostri convogli, rie-sce a tener lontana la squadra di superficie degli Ingles! che non possono tare altro che portare l'insidia dei sommergibili o degli aerosiluranti: il succes-so del nostro sbarco in Timisia b la piü recente e luminosa prova d! questa attivitä. Ecco che da quanto ho espo-sto risultano giä alcuni dei cömpiti di una marina da guerra: difesa del proprio traffico mercantile e offesa contro il traffico nemico; a ciö si puö aggiun-gere la difesa delle proprio co-ste e l'offesa contro quelle nemiche. fi evidente quindi che una nazione che voglia avere un potere marittimo su una de-teirminata zona di mare, nella quale beninteso possegga basi navali, oltre ad una flotta da guerra deve possedere un'ade-guata marina mercantile. Dico adeguata perche uno squilibrio di forze non puö essere che causa di debolezza. Ce ne dä in questi giorni una riprova l'Ame-rica che, possedendo una flotta da guerra sproporzionatamente grande ne! confront! della sua flotta mercantile, s! vede co-stretta ad effettuare talvolta dei trasporti con unitä da battaglia esponendo a! pericol! e logo-rando navi preziosissime, a cui puö talvolta capitare di incon-trare qualche ... «Barbarigoj-, L'Inghilterra invece, trovandos! nel caso opposto, per non far correre de! rischi alle sue su-perstiti unitä, vede diminuire paurosamente la sua flotta de! riforniment! che senza scorta adeguata e destinata alla di-struzione completa. Accennatobrevementea! cömpiti della flotta da guerra, ci sarebbe da parlare della marina mercantile; ma da quanto ho giÄ detto risultano chiari quäl! sono i suo! cömpiti: ri-fornire la madrepatria d! tutt© le materie neoessarie alla con-dotta della guerra e sostenere il grave peso di alimentäre di truppe 0 mezzi eventual! fronti esterni. Le due marine da guerra e mercantile devono operare quindi sempre di oonserva nel-l'adempimento dei loro difficili cömpiti; ogn! nazione deve avere una grande rioonoscenza verso di esse, perchfe quasi sempre il loro contributo alla resistenza del fronte interno e nel sostegno di eventual! front! esterni ö decisivo agli effetti della vittoria finale. (Vedll'In-ghilterra che dovrä perdere la guerra proprio per la sua debolezza nella marina mercantile). No! Italian! soprattutto dob-biamo essere grati a! nostri marinai, perchö b in gran parte merito loro se oggi siamo in grado di portare la nostra mi-uaccia al cuore dell'impero in-glese; a questo proposito non sard ma! ripetuto abbastanza che ogni convoglio giunto a de-slinazione b per la nostra marina una vittoria talora maggiore di un combattimento fa-vorevole. Terzo fattore del potere marittimo sono le basi navali; fattore importantissimo poichž, data I'autonomia relativamente liniltata delle navi da guerra, esse non possono operare che nelle vicinanze di delte basi. Inoltre le basi naval! per avere un reale valore strategic© devono essere poste in punt! dominant! rotte important! e possedere una buona attrezzatura tecnica per la riparazione di navi avariate e danneggiate. Una base navale deve possedere quindi almeno un bacino di carenaggio, sia esso fisso o galleggiante. In mar! aperti soprattutto bisogna che le basi, navali siano piuttosto vicine I'una all'altra per permettere a navi da guerra di ogn! tipo di navigare con la certezza di l>olersi rifornire di frequente. Di due marine della mede-sima forza e in situazione net-tamente favorevole quella che possiede un sistema migliore di basi, le qual! perö devono essere difese in modo partico-larissimo sia dall'offesa aerea e navale che da quella terre-stre. Anche terrestre infatti, iwichö altriment! puö succedere ciö che b accaduto a Singapore, che, imprendibile dal mare, fu conquistata con un assalto terrestre. In quanto po! alla distribu-zione delle basi su determinate rotte per garantire la sicurezza, entra in gioco il quarto fattore: le colonie. II possesso di que-ste infatti permette ad una nazione di creare un sistema di bas! talora indispensabil! per garantire I'afflusso alla madrepatria di determinati materiali o aliment!. Inoltre la loro presenza in mar! lontan! puö ob-bligare il nemioo ad allungare le sue rotte o a scortare ! convogli con unitä da guerra. Le colonie rivestono partico-lare importanza per una even- tuale guerra corsara poiche offrono punt! d'appoggio uti-lissimi. Talora perö le colonie sono un peso per una marina da guerra e mercantile poiche le obbligano a sforzi, nel di-fenderla e rifornirla, che non sono oompensati da! vantaggi che se ne possono trarre. In complesso perö ogni nazione, anche a costo di esporre le pro-prie forze naval! ad mi forte logoramento, deve cercare sempre, se vuol essere forte su! mari, d! costruirsi una solida posizione strategica in fatto di basi navali, siano esse metro-politane o coloniali. Questi sono gl! elementi material! che oontribuiscono a dare ad una nazione il cosidetto «controllo dei mari>; un altro fattore importante perö si deve aggiungere: il fattore oomando, il fattore uomo e queUo spiri-tuale. Sono questi fattori che lK>ssono talora capovolgere si-tuazion! stazionarie, ma ess! non possono essere misurati col metro. Devono perö essere tenut! nella massima conside-razione quando si voglia fare un bilancio fra forze naval! avversarie. Fnrico Barilli P R O F ET N el r anno di grazia 1943, ventunesimo del Fascismo, i profeti sono entraii in con-vulsione. Come la Sibilla della leg-genda cumana che «respon-sava» dal tripode nell'oscu-liiä della caveina, i profeti contemporanei traggono le-sponsi dal fondo cieco della loro ottusitä psicologlca. Nessuno Ii ha invitati ad erigersi a vatidnatori d'av-venire: eppure essi scaglia-no nel domani, che non ha bisogno di essere ponzato dalla loro iatica, gli strali di iantasiose elucubrazioni. Sospesi eternamente al lila di un'esistenza equilibri-stica, questi piccoli creatori di «ventosita storico - politi-che» trinciano l'aria con mi-steriosi atteggiamenti, con-cludendo a sciocchi prean-nunci che la realta, fenome-no molto piü serio della loro cabala, non si presta ad os-servare. La realta oggi e fatta di idee e di sangue, ben piü La megalomania di Roosevelt porta gli Američani ad occupare anche... il fondo marino. che non di pseudo-intuizioni avveniristiche. La guerra batte da Ire an-ni ormai alle porte delle no-stre case: con il cumulo delle sue tragedie, con la bel-lezza dei suoi eroismi, con la santitä delle ledi procla-mate da coloro che muoiono per consacrare la vita dei so-pravvissuti, essa ne dice che le parole della certezza deb-bono essere altinte alla boc-ca dei iorti, che vivono la guerra, sentendola, o che piü semplicemente l'accetta-no senza contorcimenti, ma non debbono uscire dal lab-bro di coloro che si rintana-no neU'opacitä spirituale del microcefalo per larsi sulla strada a ricavare oroscopi ogniqualvolta il temporale lascia cadere qualche stilla di pioggia. I proleti sono dunque il bubbone maligno che atten-ta alia resistenza della nazione in guerra. Ascoltatissimi da due or-dini di orecchie — quelle dei traditori e quelle dei creduli (o dei codardi?) — essi elaborano, con lantasia consequenziale alia loro ge-nesi di animali a temperamenta emotivo, il piano su cui dovranno svolgersi gli eventi predicati. Traditori Nuovo ritmo I partigiani hanno cam-biato solla sia pure suo-nando con le medesime trombe. Questa volta si ri-volgono in termini pietosi al popolo italiano, ricordan-do la nostra storia, la nostra passione per la liberta, 1 nostri martiri, i nostri eroi, i nostri poeti e paragonano tutto do alla lotta che con-ducono loro a suon di atti di banditismo di cui si sono vantati lino a pochi momenti prima di vergäre il solito libello. Anche il popolo slo-veno e stato tirato in ballo e la Venezia Giulia che viene denominate slovena. A distanza di onda sono-ra si riconosce che il ritmo e ancora una volta voluta-mente stonato. A parte il latto che la nostra storia millenaria suona eresla in bocca ai partigiani, voglia-mo ricordar loro alcuni atti... di benevolenza com-messi dagli sloveni e dagli jugoslavi in generale nei nostri riguardi. Si e dimenticato lorse I'as-sassinio di Tommaso Gulli, i leoni di Traü schiantati, le angherie agli Italiani della Dalmazia, gli atti dinamitar-di nella Venezia Giulia sa-crosantamente italiana, I'Or-juna, londata con scopi spe-cilicamente antitaliani, la bomba a «II Popolo di Trieste»? ... e chi ne ricorda piü ne aggiunga. II ritmo, ripetiamo, anche questa volta e stonato. Penseranno i nostri soldati a dargli la buona nota che si chiama Italia. ghiollo, od un deluso in pic-cole ambizioni municipali pud pensare a questa gigan-tesca prova di aimi, di isii-luzioni, di civiltä, senza pro-vare un Iremilo di oigoglio per I'obbiettivo che al diso-pra della mischia, del sangue e delle disliuzioni si pio-iila all'oiizzonle della storia d'ltalia. Coraggio dunque; nel le-spingeie innanzitutto le ela-boiazioni capziose degli in-coscienti o dei poveri di špirita ma nel ricercare soprat-lutto nel iondo atavico del-I'anima la soUecitazione spi-rituale che e patrimonio della Stirpe nelle ore di attesa. essi stessi perche si compiac-ciono, e non sempre incon-sciamente, di seminare nelle onime dei semplici il panico iiisinuando visioni catastro-liche, i profeti hanno la su-prema abilila di scagliare il sasso neU'onda senza fare rumore, senza distendere il braccio, che con rapido gesto si ritrae a nascondersi dietro le parti deretane. Bisogna reagire contro quest! portatori della malvagita antitaliana. Non si vince la guerra senza uno sforzo cosciente che ci costringa ad uscire dal chiuso di una passivita irre-sponsabile: chi e oggi passive anche solo davanti alia stortura e non si preoccupa di iare un gesto, di dire una parola che confuti quella dell'irresponsabile, collabora a creare la mentalita della dislatta. Si sono chiesti tutti, e par-lo beninteso degli Italiani in buona iede, che cosa signifi-cherebbe la sconiitta in una guerra che e stata intrapresa a coronamento di una ine-spressa eppure viva aspira-zione ai liberi spazi econo-mici, allindipendenza politi-ca, alia dignitä dei popoli che nella poverta hanno elaborata il principio di una riscassa contra I'asservimen-to del pill fortunato e del pill prepotente? Nessun italiana che non sia un mentecatta, ad un COMMENTANDO LA CARTA DELLA SCUOLA Se dapa Canne, Roma si fosse accodata alle parte della Sibilla per sprolaquiare sul futura e non avesse in-vece compiuto un atto solenne di mabilitaziane delle energie, che si piantd come rupe tra le fortune di un esercita ed il destino di un popola, forse non avremma in quest'ora il diritta di guar-dare lantano: forse anche potremma applaudire senza essere costretti a rinnegare la nostra virilita e la nostra storia, quando il nemico, nell'alterna vicenda delle sorti belliche, ci costringe ad ammainare la bandiera. Uenzo Ariioldi LA PREPARAZIONE DELL'(NSEGNANTE Sappiamo di toccare, trat-tkndo il nostro argomento, un tasto delicatissimo. Sarebbe, tuttavia, illogico intrattenerci sulla Carta della Scuola senza preoccuparci di coloro — gli insegnanti — che dovranno tradurne le di-rettive hella concretezza del processo educativo e che, soli, potranno — con una collabo-razipiie alppassionata, intelligente e costante ^— fare in niodo che le parole, liraitate per ora a dichiarazioni di principi, non rimangano let-tera morta o, peggio, non vengano alterate e svisate nel loro contenuto. L'insegnahte e I'anima della scuola, il padrone assoluto, il piü vicino interprete del-I'animo dei giovani, il termine di raccordo tra la cultura e la vita, il perenne forgia-tore delle coscienze morale e civica. (E chiunque abbia una qualsiasi • esperienza d'inse-gnamento sa che questa non e retorica.), . ^ E' naturale, quindi, che alia siia pi-eparazione debba-no essere dedicate cure parti-colari e che — ciö e da tenere presente in modo preminente — tali cure non si esaurisca-no in un unico aspetto di in-formazione culturale, ma so-prattutto mirino alla crea-zione di spiriti sani, equili-brati, moralmente saldi, di indubbia- entusiastica fede patriottica. II giovane — e ciö accade anche all'Universitä, non solo alle Elementari, come si črede — e istintivamente porta-to a specchiarsi nel suo edu-catore, a vederlo modellp degno di imitazione, a sci-miottarne gli atteggiamenti esteriori, a seguirne čieca-mente i consigli. L'esperien-za di ciascuno di noi puö con-validare queste parole: noi siamo stati, in ogni epoca della nostra giovinezza, quali ci hanno voluto i nostri educa-tori. Nella scuola, come nella vita, sono le prime impressioni che contano: esse soltanto segnano il solco che non si cancella. Che cosa occorrerJi, allora, perche gli insegnanti siano degni di tanta considerazione e responsabilitä? Rispondiamo con le parole della XXIII1 dichiarazione della Carta: vocazione, dot-trina e chiarezza. II primo termine — vocazione — dice tutto e potreb-be stare solo, tanto e com-prensivo. Un educatore dotto fin che si vuole e di facile, chiara parola puö anche essere pessi-mo, qualora non lo sorregga quell'attitudine, quell'aderen-za interiore, quell'entusiasmo disinteressato che in modo sbrigativo esprimiamo con la parola «vocazione». L'educatolre deve amare i suoi discepoli: amandoli si preoccupa di migliorarli, di dare loro — per quanto gli e possibile — una solida pre-parazione culturale, di cono-sceme i caratteri, le possibi-lita. Si pensi all'educatore ideale, quale lo dipinsero i peda-gogisti da Pestalozzi a Don Bosco a Capponi a Lambru-schini a tanti altri, e ci si convincera come piü che tutto debba dominare nella scuola una legge d'amore, un'an-sia di conoscenza, un vivo sentimento di comprensione. E tutto ciö e racchiuso nel termine «vocazione». Soltanto chi ha la piena consapevolezza di entrare nella scuola per svolgervi una missione, la piü nobile, ha di-ritto di incamminarsi per la carriera dell'insegnamento. Ma, come in ogni cosa della vita, I'entusiasmo non ba-sta: occorre una adeguata, metodica preparazione speci-fica. Esso, I'entusiasmo, potra vivif icarla, approfondirla: non mai escluderla. Di qui la necessita di una preparazione che sia — come dice la Carta — «oggetto di cure e prowidenze partico-lari» e che si consolidi, nel passaggio dalla teoria alia realta, «in centri didattici sperimentali, in laboratori e musei scolastici, in istituti di metodo annessi alle princi-pali universita, in corsi di ti-rocinio nell'esercizio dell'assi-stentato.» Con questa presa di posi-zione, che e un richiamo al-I'esperienza diretta, la Carta elimina una troppo evidente sfasatura della nostra scuola. II giovane, uscito dalle aule dell'istituto magistrale 0 dell'universita stessa entrava, sino ad ieri, direttamente nella scuola quale insegnante. A lui era stato donato, via via, un bagaglio di cognizio-ni piü 0 meno superficiali, un'infarinatura di pedagogia, nessuna esperienza di metodo didattico, nessuna conoscenza dell'animo infantile. In queste condizioni egli si presen-tava all'esame attento e spie-tato della scoiaresca: ne se-guivano delusioni e demora-lizzazioni da parte sua, ribel-lioni e incomprensioni da parte degli scolari. L'inseghante, con tutta la sua dottrina, non riusciva a far comprendere le verita piü elementari: come parlasse una lingua diversa e vivesse in un altro mondo. Troppo brusco era stato il passaggio: troppo lontana la realta della scuola dall'idea che egli s'era formata: troppo presente ancora in lui I'esperienza di discepolo. Naturalmente, a forza di tentativi sofferti con la mi-gliore volonta, egli superava il periodo critico di disagio, si avvicinava ogni giomo di piü aH'anima della scuola, si creava — a spese, purtroppo, delle prime scolaresche — un proprio metodo d'insegna-mento. Tale, e I'esperienza di que-sti anni lo dimostra, era lo stato della nostra scuola re-lativamente al problema della preparazione dell'insegnante. La Carta della Scuola, sen-sibile alia temperatura dei tempi, ha avvertito la sfasatura e s'e affrettata ad offri-re i rimedi che si possono compendiare in queste diret-tive: indirizzo «umanistico e pi-ofessionale insieme» della cultura per i futuri insegnanti ; indispensabile preparazione pratica — svolta, come di-cemmo, in centri didattici, in laboratori e musei, in istituti di metodo, in corsi di tiroci-nio — che sei-va quale temii-ne di raccordo tra I'istituto magistrale 0 I'universita e la scuola. Si e, insomma, compreso che la cultura, presa a se. conta ben poco 0 nulla nella scuola. Non basta, per I'insegnan-te, sapere molto: occorre che egli conosca I'animo dell'alun-no, intuisca I'atmosfera psi-cologica della scuola — va-riabile quasi ogni giomo —, sappia awicinare il proprio linguaggio a quello del piü tardo allievo. Tutto ciö deriva, naturalmente, dall'esperienza, ma non e detto che questa debba essere fatta per intiero dal-I'insegnante abbandonato, solo, a brancolare al buio. Ed ecco le direttive meto-diche, i corsi di pedagogia, i periodi di assistentato 0 di tirocinio. Particolare importanza do-vra assumere I'anno di tirocinio vissuto nell'ambiente scolastico a fianco di un insegnante anziano, di provata capacita e di scaltrita esperienza. Come sempre la realta travolgera tutte le teori-che: un mese trascorso in un'aula in qualita di attenti ossei-vatori e di sensibili an-notatori fruttera sempre piü della lettura di cento volumi sulla psicologia del giovane študente, sui metodi didattici e su tante altre cose ancora. Un'altra dote la Carta ri-conosce indispensabile all'in-segnante: la chiarezza dell'e-sposizione. Ha idee chiare colui che non solo ha appreso una no-zione, ma I'ha assimilata, co-si da sentirsene padrone. Dalla chiarezza di idee deriva, per logica conseguenza, la chiarezza d'espressione: I'idea, oi-mai indelebilmente definita nell'animo, si traduce istintivamente nel linguaggio piü semplice, essenziale. Chi permettera all'inse-gnante, specialmente se giovane, di formarsi idee chiare, ben assimilate? La risposta e ovvia: lo studio da un lato, i suoi stessi educator! daH'altro. Ciö che conta, perö, non e «7^ c^uado- i 'm cosi un legionario, sfinito dalla fatica del com-battimento, commento il suo eroismo e quello dei suoi camerati Partecipare a un vero e proprio combattimento, fatto di inovimenti tattici, di avanzate, di ripiegamenti, di attacchi e contrattacchi all'arma bianca contro i partigiani in Slovenia h un avvenimento, e fortunato e 11 reparto che si trova nella possibilita di farlo. Uiio di questi fortunati k il TV Battaglione CO. NN. fi un battaglione veramente in gain-ba — come dieeva quel legionario — dopo un giorno intero di duro combattimento mentre 1 ribelli fuggivano come al solilo, quando, invece di trovarsi davanti ad un piccolo presidio assaltato di notte al solo scopo di penetrare nel paese e fare razzia di viveri die scarseggia-no (ora che la neve ha coperto la Slovenia e i pomi e le pru-gne sono sotto essa) si trovaiio invece di fronte a iiomini deci-si a sgominarii e a risanare questa terra dal bacillo comu-nista. Era giä ta -di quella sera del 2 febbraio quando il telefone avvisö il Comando del Battaglione che reparti di ribelli si trovavano ad alcuni chilometri di distanza, forse in atto di tra-sferirsi verso altre zone. Era un affare d'oro poterli agganciare e poter dare loro quella lezione stile Camicie Nere che non si-dimentica facUmente. La telefoiiata era giunta da poco, quando al Comando si presento un portaordini di una compagnia dislocata in lui pae-setto vicino, al di la di una catena di coUine: il Comandante della compagnia chiedeva a quello del battaglione di poter andare verso nord a vedere che cosa succedesse. Sentiva infatti sparare. Per risposta si ebbe I'or-dine di partire verso luia de-terminala löcalitä ove si sareb- tanto la quantity del sapere l»® congiunto con la III Compa-quanto la sua possibilita d'es- gi^ia e il Comando del Batta- sere trasmesso, insegnato. A chi s'appresta a divenire insegnante, insomma, e neces-sario fornire una cultura non superficiale % farraginosa, ma di valore — se si potesse dire cosi — pedagogico. Per il futuro insegnante la cultura non puö essere eru-dizione, accozzaglia di nomi cifre date fatti: deve essere materia viva, ricca d'interes-se, pei-meata d'entusiasmo, facile ad essere trasfusa. Come gli si ripete — con una brutta immagine — che la mente dell'educando non e un vaso da riempire in qual-che modo, disordinatamente, cosi non si pretenda di trattare lui in questo modo, ma si cerchi di offrirgli anticipata-mente un esempio, un model-lo d'insegnamento quale egli dovra attyare nella sua scuola. Quanto interesse potrebbe un appassionato insegnante infondere in un problema al-gebrico 0 in un'esperienza di laboratorio: quanta passione in una pagina di storia o di letteratura! E' tutta questione di buona volonta, d'entusiasmo, di metodo: in una parola, ripe-tiamo, di vocazione. Gli insegnanti non manca-no: ve ne sono anzi in note-vole esuberanza. Mancano piuttosto i buoni, i «veri» insegnanti: senza di loro non si potra mai salutare I'awento di quella scuola nuova che tutti andiamo au-spicando. La strada e ancora lunga: il problema vasto e delicato, ed ha riflessi — come abbia-mo succintamente ossei-vato — culturali, pedagogici, morali di sconfinata importanza. Uno, ad ogni modo, deve essere il fine: la preparazione dell'insegnante quale mo-dello perfetto di educatore di cittadino di soldato. V. B. glione stesso. Era passata qualche ora — mi racconta il caposquadra ales-sandrino dagli ocöhi spiritati, senza minimamente acoermare, durante il racconto, all'encomio solenne che si e meritato — che giä i legionari erano prOnti. I commenti all'azione, fra i legionari, erano ijpiu disparati: lo scettico scommetteva che anche q'ueUa volta dei partigiani äi sarebbe «sentito soltanto I'o-' dore>. II siiperstizioso invece giurava che «l'anniversario della nostra fondaaione (si riferiva alia fondazione della Milizia ri-cordata il gioirno prima) mena buono>; L'ottimista si propone-va di far riconpscere ancora una volta al partigiano quanto vale la Camicia-Nera di Mussolini. Ed aveva ragione. Gli autocarri partono veloci verso il pvuito in cui le due compagnie dovevano trovarsi. Con le Camicie Nere sono an- Pellegrini-Giampietro SoHosegretario alle Finanze Abbiama avuta occasione di rallegrarci quando il Cans. Naz. Pellegrini-Giampietro, nostro collabaratore, erasta-ia naminato camponente il Direttorio Nazionale del P. N. F. e Segretaria Federale di Napali. Ora sentiama il dovere di 'esprimergli di nuavo la nostra saddisfazia-ne e i migliori sentimenti del nostro affetta per la. de-signaziane a Sottosegreta-rio al Ministera delle Finanze. L'Eccellenza Pellegrini-Giampietro partera nel Di-castero delle Finanze il suo alto contributo di uomo preparata e di lavaratare infa-ticabile insieme alia volonta di fascista e di combattente di dare alia finanza italiana tutto quanto gli deriva dalla sua salda preparazione. 1 «Prima linea» gli e vicino che gruppi della Milizia Volon-taria Anticomunista, di quei reparti cioe formati da sloveni decisi a finirla una buona volta col comunismo partigiano. Mentre gli autocarri corrono veloci e i legionari imprecano contro i motori eh© fanno troppo rumore, si odono spari sulla destra. II comandante decide di lasciare gli automezzi e pro-seguire a piedi. Giungono cosi dove infuria il combattimento. Era giä I'alba. I legionari deUa II Compagnia si erano incontrati con i partigiani. II Comandante, un Centurio-ne, fin dai primi colpi era ri-masto ferito alla gamba destra, ma per tutta la durata del combattimento aveva mantenuto il comando. Le ferite non contano per i legionari. I partigiani erano parecchie centinaia e i legionari invece neanche cento. Erano stati se-miaccerchiati e a colpi di bombe a mano e pugnalate tenta-vano di aprirsi un varco ripie-gando verso quel punto di dove doveva arrivare I'altra compagnia e il Comando del Battaglione. II combattimento assumeva aspetti tragici quando da sopra una collina la III Compagnia e il Comando del Battaglione comparvero. La rotta dei partigiani fu immediata: ripiegando e lasciando cosi libera la II Compagnia, i xibelli si asser-ragliavano nelle «case rosse» di im paesetto ai piedi di una collina. Ma i legionari vollero scac-tiarli anche di la e ci andaro-no protetti dal tiro di copertura dell&mitragliatrici e dei mortai. Era giä mezaogiorno e i partigiani non volevano mollare. Si doveva andare. Ele CattTcie Nere, con un ultimo balzo, con-quistarono la posizione. La durata del combattimento, I'aver lasciato a molta distanza gli automezzi sui quali si trovavano in abbondanza le muni-zioni e i viveri ed essere arrival! con addosso soltanto le cassette e ncl tascapane una pagnotta, avevano fatto pensare ai partigiani che i legionari si trovavano a disagio. La posizione conquislata era insoslenibile e i partigiani im-baldanziti si faeevano sotto ur-lando. I legionari dovettero ri-piegare e le «case rossei divennero ancora asilo dei ribelli che per acherno cantavano can-zohi comuuiste. Quattro colpi di bomba ad alta capacitä dei mortai fecero zittire i bandili che non rischiarono piü di uscire dalle case. II buio era tomato e i legionari sfiniti dalla fatica e dalla fame cercarono sollievo nel ri-poso. Dei ribelli nessuna nuova; solo qualche colpo isolato si sentiva di tanto in tanto. Piü tardi sopraggiungeva la II Le-gione CC. NN. e un Reparto della G. A. F. Nella notte i ribelli avevano lasciato la zona. II IV Battaglione non poteva combattere meglio. I legionari avevano ottenuto quanto volevano ed erano soddisfatti: la lotta di uno contro sei, e forse piü, non poteva non inorgoglire Comandante e gregari. Eroismi che rimarranno forse celati per sempre nell'intimo di ognuno che Ii ha compiuli, scrivono le pagine piü belle della storia della Guardia Armata della nostra Rivoliizione. pie e , quest'ultimo veramente rilevan-te). EUGENIO DRAGÜTESCÜ 11 romeno Eugenio Dragute-scu si presenta a Milano alia Galleria Asta con una mostra 1 d) molti disegni e una decina di quadri. Questo pittore dimostra nei suoi disegni capacita che clas-sificheremo soltanto cronistiche. Infatti questi non possono essere altro che degli appunti. Al Dragutescu, (molto giovane) vorremmo consigliare di soffer-marsi sulle cose e sugli uomini con maggiore impegno, per ri-sultare meno esteriore. Infatti anche i suoi dipinti hanno questa caratteristica: sono sempre anedottici e poco profondi, pur avendo qualche notazione che poträ preludere ad im \ilteriore sviluppo. Walier Pozzi E' facile fare previsioni, in futti i campi dell'umano sa-pere; tuttavia queste previsioni divengono meno facili e Ubere se esistono dati di fatto obbiettivi che ne vincolano il volo. Accade questo in materia economica fra 1'altro e particolarmente a chi, come noi, studi gli sviluppi possi-bili che la produzione italiana di beni e di ricchezze potra assumere domani. C'e infatti un punto di at-trito costituito dal volume del capitale oggi esistente e di-sponibile nella nazione che non permette di volare trop-po con la fantasia. Mi spiego meglio: nessuno e autorizzato a dire che, domani, il suolo me-tropolitano d'Italia sia capace di produrre, poniamo, alcune centinaia di milioni di quintali di grano, ne che il sotto-suolo produca milioni e milioni di tonnellate di petrolio, carbone, ecc. Resta inteso che noi intendiamo la parola capitale nella sua piii ampia accezione. Per rendere ancor piü ob-biettivo questo studio succin-to, noi ignoriamo la variabile produttiva che potrebbe esse-re detei-minata dall'incognita di allargamenti territoriali dovuti ad una qualunque forma di conquista o comunque di forte ingerenza politica. Questo perche ci e dato di constatare, dopo quasi due PROSPETTIVE DELLA PRODUZIONE ITALIANA NEL DOPOGUERRA anni di discussioni e pro-grammi, che fino ad oggi nessuna delle nuove teorie formulate in Italia e fuori d'Italia intomo all'organizza-zione del mondo nel dopo-guerra, se pure politicamente utili e magari effettuabili, al contrario, dal punto di vista economico risultano male ordinate, incomplete e talvolta goffe. Restringeremo dunque il nostro studio alia possibilitä produttiva di quel suolo che certamente domani, nel dopo-guerra, sara italiano. Questo nostro modo di procedere e comunque giustificato da un postulate scientifico: cioe la sicura adozione dei princip autarchici anche nel domani vittorioso, a regolatori della nostra vita economica. Ne nasce che, quanto grande vo-glia essere la superficie dei territori che in un modo o in un altro rientreranno nel campo d'influenza d'Italia, sempre le risorse sfruttabili economicamente (nel senso corporativo) del suolo e del sottosuolo d'Italia saranno in pieno impiegate per la crea-zione di sempre piü forti ricchezze. AGRICOLTURA Parliamo prima dell'agri-coltura, poiche tale attivita produttiva e per immemora-bile tradizione la base di tut-ta la vita economica italiana. II fare previsioni. corrette in questo campo, inoltre, non e molto arduo perche si puo senz'altro affeimare fin d'ora che la produzione agricola del suolo italiano non sara per il prossimo awenire molto dis-simile, qualitativamente ed anche quantitativamente, da quella di oggi e di ieri. Modi-ficazioni si potranno avere, quasi certamente nel campo delle colture industriali, poiche e chiaro che queste ver-ranno mutate in modo da ri-spondere alle notevoli neces-sita deU'industria. Siamo d'accordo nel riconoscere I'importanza di queste colture che costituiscono un gene-re speciale di «materie-pri-me> e come tali rivestono una utilita notevolissima nei ri-guardi dell'economia nationale; tuttavia affermiamo che la loro importanza i-elativa, nel complesso quadro di tut-ta la produzione agricola, non e fondamentale. In altre parole le colture agricole le piü importanti non sono costitui-te da quelle industriali, ben-si da quelle che prepondera-tamente partecipano all'ali-mentazione del popolo. Se ci fermiamo dunque alio studio della produzione futura di tali colture (grano, riso, fru-mento, orzo, e tutti i cereali in genere; piante da frutta, verdure, ecc.) possiamo af-fermare che il sistema produttivo futuro sara senz'altro analogo al presente. Questo perche attraverso i secoli e gli sforzi tenaci ed operosi di generazioni e generazioni di contadini, l'agi'icoltura italiana e armonicamente distri-buita, in genere, su tutto il territorio, mentre d'altro canto si sono individuate al lu-me della esperienza e della scienza quelle colture che meglio convengono alia nostra terra. Incrementi quantitativi as-sai notevoli si potranno avere al contrario a seguito di due altri fatti: la messa a coltura di nuove terre, e l'in-dustrializzazione della tecnica agricola. Quanto al primo fatto vi e poco da dire; le realizzazioni compiute dal Fa-scismo in vent'anni sono sicura garanzia che fra breve non un palmo di terreno che lo possa rimarrä incolto. Piü delicata e invece la questione riguardante l'indu-strializzazione della nostra agricoltura. La tecnica agricola italiana era fino a pochi decenni or sono tutt'altro che progredita. Niente di allar-mante perche malgrado le in-venzioni di Liebig, anche ne-gli altri paesi vigevano sistemi antiquati. I govemanti di allora inoltre, legati com'erano alle ne-cessitä del «bilancio in pa-reggio», non erano i piü adat-ti per pi'omuovere innovazio-ni costose. Queste furono af-fidate alia privata iniziativa che doveva combattere coi prezzi praticati all'estero. I risultati eroici furono scarsi mai concreti e fecondi. Non mi indugio qui a trattare di quelle opere ciclopiche e san-te che il Fascismo ha intra-prese e, in parte, portate a termine a tempo di primato la ove Cesari e Papi avevano fallito. Rimboschimento, messa a cultura di nuove terre, bonifica, lotta al latifondo, opere di arginatura, acque-dotti, estensione dell'uso dei concimi chimici, agevolazioni fiscali, estensione del credito agrario, costruzione di villag-gi e citta, battaglia del grano, e incremento alle colture in genere: questi sono i capisal-di della politica fascista in favore della terra e degli agricoltori. I risultati si ve-dono giä da oggi, imponenti, etemi. Domani appunto, si continuera sul cammino in-trapreso. Tutti questi sforzi. queste provvidenze a favore dei contadini, mirano, in ultima istanza, ad un obbiettivo ben chiaro: far si che le con-dizioni di vita della gente dei campi migliorino sempre piü e diventino, coll'ausilio sempre piü forte della macchina, confortevoli, in modo che non solo I'agricoltore resti volen-tieri attaccato alia sua terra, ma anche le altre categorie sociali vedano nel lavoro nei campi non qualcosa di estra-neo, ma anzi, imparino ad amarlo e a desiderare di par-tecipai-vi. E' chiaro infatti che la prova della compiuta giustizia sociale si avra quan-do ogni forma di attivita sa-vb giustamente inquadrata e remunerata, in modo che ci sia una certa indifferenza, a parita di condizioni, nella scelta dell'attivita lavorativa. I N D U STR I A II ragionamento da seguire nel tracciare il quadro quanto piü verosimile e possibile deU'industria nell'Italia del dopoguerra e, nell'essenza, differente da quello seguito per lo studio dell'agricoltura, in quanto, I'industria (parliamo qui deU'industria di mas-sa, quale noi oggi la intendiamo) non ha tradizioni ed esperienze remote, ma ha avuto le sue origini, particolarmente in Italia, pochi decenni or sono. L'industria italiana, forse appunto a cagio-ne della sua giovane esisten-za, non ha trovato finora da se quella armonica regola di vita che e dato riscontrare, come si e visto, per I'agricol-tura, ad esempio. I censimenti industriali che abbastanza frequenti si sono avuti, particolaiTOente nell'ul-timo quarantennio, concorda-no e vero, nel rilevare lo svi-luppo continuo clamoroso (talvolta ipertrofico) della giovane industria italiana; ma concordano pure nel riconoscere che la distribuzione delle forze industriali sul territorio metropolitano e tut- nale e centrale. Ragioni di ca-rattere fisico e storico, oltre che politico e sociale, hanno concorso a far si che oggi in Italia l'industria sia irregolar-mente distribuita. II Governo fascista subito si e accorto di prime? E il carbone? E il petrolio? E le popolazioni? E le strade, le ferrovie? E i ca-pitali? E la mano d'opera? Non possiamo soffermaixi a dare una risposta scientifica a tutti questi interrogativi; tutte queste difficolta che si e usi obbiettare a chi predica I'omogenea industrializzazio-ne di tutto il territorio italiano, trovano una soluzione quasi sempre facile e logica. Soprattutto abbiamo potuto constatare che non esistono, per le regioni centro-meridio-nali d'Italia, difficolta per il sorgere di una forte attrezza-tura industrial, piü forti di quelle che si dovettero. superare a suo tempo nell'Italia settentrionale. Alcune diffi-bolta particolari sono compensate da vantaggi sensibi-lissimi. Dunque senza entrare particolai-mente nello studio del problema possiamo senz'altro affermare che, nel dopoguerra, l'industria italiana avra uno sviluppo sempre piü annonico, perche questo oltre tutto, e il presupposto per la normalizzazione del benessere delle popolazioni di tutta Italia. L'industrializza-zione omogenea del nostro Paese, si impone per tre mo- questo fenomeno che, anche! tivi fondamentali di uguale militarmente oltre tutto, e importanza: 1) militare (sa- pericoloso. Tuttavia altri pro- rebbe follia accentrare in una blemi (abbiamo visto quelli zona ristretta gli mpianti in-agricoli) chiedevano una so- dustriali del Paese perche co-luzione piü pronta. Solo negli si resterebbero facile preda Ultimi anni il Governo fasci- dell'offesa nemica); 2) socia-sta aveva iniziato, con quella le (poiche e dimostrato che il cabna decisione e prontezza' tenore di vita delle masse in-che rendono possibile ogni ri- dustriali e piü elevato delle sultato, a risolvere il proble- altre masse di lavoratori, si ma. Leggi e decreti oltre che pratiche iniziative, furono de-cisi in breve tempo appunto per favorire in ogni modo il sorgere deU'industria centro-meridionale (agevolazioni fiscali, di trasporto, di affitto, costruzioni di strade e ferrovie, ecc. ecc.). Alcuni risultati pratici giä si cominciavano a vedere. Ora la guerra ha interrotto questo deciso movimento, per evi-denti ragioni. Comunque resta la promessa che, al finire della guerra, I'industrializza- impone la necessita di rendere partecipi di questo benessere, che sara sempre piü gi-ande, il piü gran numero di lavoratori. Naturahnente tenendo presenti le necessita dell'agricoltura e del com-mercio); 3) economico (sarebbe follia lasciare infrut- tuose, specie in regime autar-chico, le risorse, che non sono ne povere ne scarse, del suolo e del sottosuolo centro-meridionale d'Italia. Possiamo essere certi che lo Stato italiano domani si metterä su questa via. Prescindendo sempre, come ci siamo preposti, dal contributo che poträ ve-nir dato alia nostra industria da nuove annessioni territoriali, possiamo concludere che tutte le risorse del suolo e del sottosuolo italiano saranno sfruttate al massimo in modo da rendere sempre piü cospicuo il capitale nazionale e, con esse, il reddito nazionale. Da cio nascera una con-seguenza da tanto tempo au-spicata da noi: l'industria italiana poträ finalmente ve-nir finanziata da capitali na-zionali. In altre parole la nostra industria non dovrä piü ricorrere per vendere i pro-pri prodotti soprattutto ai mercati stranieri, ma grazie all'aumentato potere d'acqui-sto del cittadino italiano, poträ ricorrere al mercato nazionale, senza piü dover an-dare incontro alle aleatorieta sempre numerose e presenti che comporta il commercio di esportazione. Le Industrie che si svilup-peranno saranno (possiamo senz'altro affermarlo) quella tessile, quella chimica, quella delle costruzioni navali e mec-caniche e soprattutto quella alimentäre. Si tratta di in-dicazioni, di indizi. Troppo poco a noi e dato di sapere intorno alia sistemazione politica del mondo dopo la guerra per poter indicare sicura-mente quali Industrie avran-no da noi uno sviluppo mag-giore. E' certo comunque che la crescente industrializzazio-ne d'Italia sarä sempre ispi-rata ai sunnominati principi corporativi italiani, essenzial-mente di armonia e di fecon-ditä. Non capiterä mai in Italia di assistere al fenomeno del-I'urbanesimo quale si e veri-ficato in altri Paesi. Ce lo vieta la nostra tradizione, il nostro amore per i campi e per il mare. COMMERCIO e comunque limitati alle pla-ghe piü ricche. Fu coH'awento del Fascismo Che I'agricoltura riebbe quel posto che a diritto le spetta. L'agricoltore fu valo-rizzato di fronte agli occhi del popolo italiano, il lavoro dei campi fu riconosciuto uti-lissimo, starei per dire sacro, secondo appunto le tradizioni dei nostri padri. Gli ausili tuttavia non si limitarono al-I'incoraggiamento, a motivi spirituali, ma furono quanto t'altro che omogenea, sia che la si misuri attraverso il numero degli addetti o degli sta-bilimenti, come attraverso i cavalli vapore impiegati. La preponderanza dell'accentra-mento deU'industria nell'Italia Settentrionale (64%) non e un fenomeno nuovo, anzi si e sviluppato in un ambiente giä predisposto, in quanto fin dal medioevo era stato dato di notare come le forze arti-gianali tendessero a concen-trarsi nell'Italia settentrio- zione d'Italia riprenderä in modo decisivo e terrä sempre d i vista la necessitä di dotare di un notevole im-pianto le regioni centro-me-ridionali del paese. Gli interrogativi che si possono porre a questo riguardo sono pa-recchi. E' I'ambiente fisico deiritalia centro-meridionale (si intende anche quella insulare) adatto come quello settentrionale a favorire il sorgere di nuove industrie? Esistono in quelle terre materie Abbiamo posto questa voce — commercio — perche non si credesse che ce ne fos-simo dimenticati in questo studio-lampo sulle prospet-tive della produzione nell'Italia del dopoguerra. Ma con-fessiamo che ogni previsione a proposito dell'andamento e dello sviluppo del commercio italiano nel dopoguerra e quanto mai arduo e si presta a topiche paurose. E' chiaro infatti che importanza enorme avrä sulle direttrici del commercio italiano e sul suo volume, I'assetto politico che ven-ä dato al mondo e di cui noi oggi non possediamo in-dicazioni sicure. Cio che si puo tuttavia af-fei-mare e quanto segue: an-zitutto col prosperare deU'industria e dell'agricoltura na-zionali, e ancor piü per la po-sizione dell'Italia posta sulla via fra occidente e Oriente, e certo che il nostro commercio poträ raggiungere uno sviluppo assai forte e fors'an-che un primato continentale. II nostro commercio poträ contare su navi sempre piü numerose ed attrezzate. Le navi mercantili italiane sono riconosciute fra le migliori del mondo. I i)orti nazionali verranno sempre piü attrez-zati e miglioreranno quella posizione di importanza nel-l'Europa e nel mondo che giä oggi detengono. La nostra or-ganizzazione commerciale sarä migliorata dopo quanto e stato detto e sperimentato a proposito dei rappresentanti italiani nei porti stranieri. II mercato di merci e di capitali sarä sempre discipli-nato dall'intervento statale il quale lo indirizzerä verso quelle correnti che piü ne hanno bisogno. Per questo appunto occorre una organiz-zazione commerciale nel mondo che sia una specie di ter-mometro del traffico intema-zionale, in modo che alio Stato e ai privati sia possibile approffittare al piü presto delle situazioni favorevoli che venissero formandosi. Quanto al genere di merci che si trasporteranno biso-gnerä distinguere fra commercio di beni di produzione nazionale e di intermediazio-ne. II primo commercio, e evidente, e legato alio sviluppo e agli indirizzi che saranno seguiti dall'agricoltura e dal-l'industria nazionale, il secondo sarä il piü vario e com-" prenderä ogni sorta di prodotti. Naturalmente quelle che precedono sono ossei-vazioni vere si, ma tutt'altro che nuove e rivelatrici, appunto perche manca, parlando di commercio, il punto di riferi-mento piü importante; non sappiamo cioe su quali linee si svolgerä di preferenza domani il commercio italiano. Possiamo tuttavia affermare che le grandi linee del traffico terrestre e marittimo che si sono svolte da anni, da secoli, da decenni, da e per il nostro Paese, manterranno pressocche intatta la loro importanza. La guerra vittorio-sa porterä senz'altro a uno sviluppo enoi-me e benefico dei nostri traffici. Mario Bezzola Telegrammi airEccellenza Gambara e al Federale in occasione dell'inizio dei turni di servizio degli squadristi A1 termine del piimo turno di servizio delle squadre dei Fascisti di Lubiana il Segreiario Federaie ha inviato aii'Eccellenza Gambara, Comandante i'XI Cor po d'Arma-ta, il seguenle telegramma: «Eccellenza Gambara Comandante XI Corpo d'Armata. — Al termine primo turno servizio guardia squadristi Lubiana lieti ed orgogliosi peter contribuire ai Vostri ordini con armi in pugno lotta contro comunismo fidu-ciosi et pronti a compiti piii duri Vi inviano mio mezzo loro piii devoto et entusiastico alalä. F.to Federale Or-landini.» L'Eccellenza Gambara ha cosi risposto: «Federale Orlandini. — Agli squadristi di Lubiana che a fianco mie truppe operano in armi contro nemico nostra civiltä ricambio fervido adalä sicuro del loro entusiastico concorso in avvenire. F.to Generale Gambara.» il Segretario Federale chiude il rapporto dei Gerarchi provinciali Come abbiamo giä pubbli-cato la settimana scorsa, ha avuto luogo, durante i giorni 12 e 13 corrente, 11 consueto rapporto mensile al Gerarchi della provlncla. Nella mattinata del 13 hanno rlferlto gli Ispettorl dl Zona. Ha qulndl parlato 11 Vice Comandante Federale della G.I. L. L. 11 quale ha dato le sue dlrettive ai Gerarchi per Intensificare I'at-tivltä dell'organizzazione in provlncla con speciale rlguar-do alia refezlone scolastica ed ha contemporaneamente espresso 11 suo compiacimen-to per 1 risultati precedente-mente raggiuntl. Hanno pol parlato la Pl-duclarla del Fäscl Femminili, invltando i Gerarchi a pro-seguire e curare con sempre magglor impegno Tattivitä giä Iniziata dalla complanta Arlella Rea, quale Fiduclaria della Sezione Massale rurali, ed 11 Capo dell'üffiele Stam-pa e Propaganda che ha ri-ferlto sul rapporto tenuto a Roma dal Vice Segretario del Partito Carlo Scorza, ti'ac-• ciando le direttlve per inten- siflcare la propaganda nei riiversi settori provinciali. II Vice Federale Capurso ha infine fatto un'ampla re-lazione al Segretario Federale delle discussioni tenutesi durante 11 rapporto. II Federale, dopo aver elo-glato l'attivltä svolta dai Gerarchi, ha preclsato loro le dlrettive per i cömpiti che 11 occupano nella provincia, con speciale riguardo al settore della propaganda che dovrä essere improntata serapre plü a quello stile fascista che la distingue per serietä. e risultati. Ha pol consegnato le tes-sere di coUaboratore di «prima linea» ai camerati Enrico Asnaghl e Loris Giacomelll, che sl sono maggiormente di-stinti neU'invlo dl materiale di cronaca e corrlspondenze di guerra, di quella guerra che 1 Gerarchi della provln-ciä dl Lubiana vlvona giomo per giorno nen'adempimento del loro dovere- che con'tr^tä efficacemente l'opera tfelete-rla del comunismo partigiano. II rapporto si 6 chiuso con 11 saluto al Duce, ordinato dal Segretario Federale. OFFERTE Un legionaiio del Raggrup-pamehto CC. NN. «XXI Aprile» ha offerto al Segretario Federale la somma di Lire 25.000.—. tl Segretario Federale ha rlngrazlato 11 legio-nario per 11 gesto cameratesco ed ha devoluto la somma al- rasslstenza ai combattenti. « Gll Impiegati della locale filiale della Banca d'Italia hanno offerto al Segretario Federale la somma di Lire 1250.—. II Segretario Federale ha rlngrazlato ed ha devoluto la scmma al Dopola-voro del Fascio. Ca^ecatis^ II nostro coUaboratore mag-glore medico paracadutista Vlttorio Cortese, conoscluto dal nostri lettori dalla firma «vecio alpin... Cortese paracadutista, ha rinvlato al nostro Dlrettore la somma a lui devoluta per la collaborazio-ne data a «prima linea» durante 11 mese dl dlcembre, esprimendo il desiderio che sia devoluta all'asslstenza delle famiglie Slovene biso-gnoi;e. II «vecio alpin... Cortese paracadutista> č stato accontentato. Concorso al Ministero degli Interni La R. Questura cl comunica: con decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 21 del 27 gennalo 1943-XXI h Indet-to un concorso ad esami per rammissione dl sessanta vo-lontari Vice Commissari Ag-glunti nella carrlera del Fun-zionarl di P. S. Gll asplranti al concorsa debbono dimo-strare di essere in possesso del diploma dl laurea in glu- risprudenza, o in scienze po-lltlche ed ammlnistratlve. Le domande di ammisslone al concorso, redatte su carta da bollo da L. 8.—, dovranno essere presentate alia Prefettu-ra della provincia nella quale gll asplranti risledono, de-bitamente documentate, non oltre 11 termine dl sessanta giorni dalla data di pubbllca-zlone del decreto nella Gazzetta Ufficiale. Per maggiori schlarimenti rivolgersi agil Ufflci della R. Questura. Tin Batäa in Visita oU'Ospedale Militare L'automobile si arresta nel viale ghiaiato del giardino; un fiotto d'aria entra dallo spoi-tello aperto dal guidato-re: aria pura e fresca che e subentrata alia neve insieme con un sole invernale sbia-dito e stanco. Scendiamo. Sui gradini d'entrata s'aggruppano di-versi soldati: uno, con un braccio fasciato al collo, alza I'altra mano nel saluto fascista. Un gruppo d'infermie-ri, aiutati dall'autista, sea-1 ricano intanto dalla macchina ' due ceste colme di pacchi dai colori della nostra bandiera: fasci di giornali e riviste, pacchetti di sigarette e di aranci prowidenzialmente prowisti dalla Federazione dei Fasci di Lubiana, sempre all'avanguai-dia per le solerti iniziative. Entriamo. I corridoi e le scale sono pregni di quell'o-dore di medicamenti e di narcotic! che caratterizza le case di cura e prepara sübito il visitatore a una solidale pieta, oggi unita per noi a una commossa gratitudine per questi nostri fratelli. Soldati in papalina bianca cön un fiocchetto in cima s'aggirano per i corridoi dalle pareti bianche e gli im-piantiti in mosaico, sui quali si riflette un raggio di sole che entra dalle finestre gran-di ed ariose. Stanza prima: tanti lettini azzurri si susseguono simme-tricamente e si stagliano sul bianco della parete. I malati sono allegri: i visi emaciati atteggiano le labbra ad un sorriso aperto, le mani si le-vano romanamente. Ho un pacco di giornali e di riviste sotto il braccio e ogni tanto mi sento chiamare: «Tu, vie-ni qua, Baliila!» «Balilla, ci sono anch'iob E li accanto, seduto sul letto, ascolto: «Quei cani di partigianl!» ... «fi-gtata una sera: c'era mol-ta nev^! Quanta neve! Sia-mo entrati in un boscp fitto; ad un tratto e stata coine uifa vampata che sca.turisse di tra gli alberi. Un crepitio ... ed un dolore qui, un dolore 1... Come tanti coltelli che ti si piantino nella carne. Sono caduto, ed eccomi qui». E mi indica le gambe rhartoriate, sotto le coperte. Un alti'o mi mostra le fotografie della mamma e della moglie, un terzo mi parla della sua casa e del suo paese e il suo sguardo e fisso lon-tano: forse egli rivede la fa-miglia riunita a quest'orä nella cucinetta calda, i ra-gazzi con il quaderno del com-pito aperto sul tavolo. Usciamo seguiti da un cor-teo di soldati, con i doni per i feriti, e ci dirigiamo verso la corsia dei piü gravi. Una cappa di tristezza pesa su questa stanza silenzio-sa: le pareti mute sanno di tante sofferenze! Quello che ha lo sguardo fisso e stato amputato a una gamba; quello a cui le braccia pendono immote sulla coperta e feri-to al petto; un altro ha la faccia completamente fascia-ta, e attraverso due fori bril-lano gli occhi di una luce di ftbbre: una bomba gli scop-pio non lontano e gli crivel-1Ö il viso. Questi non parla-no, non sorridono, ma ci guar-dano muti, incapaci di mo-strarci la loro riconoscenza: chissa del resto se ancora un dono, una parola buona hanno importanza per loro, che hanno vista spalancata la porta deU'eternita? Lasciano aprire il pacco da una infer-miera e vagano con gli occhi per la stanza. In una- camera appartata e stato messo un ufficiale feri-to alia testa. Quando ci vede entrare ci chiama intorno al suo letto. E giovane, quasi un ragazzo: sembra ancora che la mano di sua madi-e debba accarezzargli i capelli biondi, con quell'affettuosis-sima pieta che non si sosti-tuisce. Visi materni egli ri- conosce certo in quelli delle Donne Fasciste che si china-no premtirose verso di lui. Moiinora parole piene di fe-de. E la fede e nei suol occhi che luccicano, vividi, e sulle sue labbra che sorridono, e intorno a noi nel piccolo quadrate di questa camera d'o-spedale, in ogni parte del nostro, fronte e in ogni angolo deiritalia nostra: perche e nel cuore e nella volonta in-domabile dei figli suoi. Balilla Maiirizio Fusi PER I COMBAnENTI CONCORSO ^OMStici Ecco la classifica dei parteci-panti al concorso pronostici do-pa la 4a giornata del girone di ritomo: Con punti 18: Cap. Magg. Pe-rotti Emidio, Art. Lorenzini Lin-do, Art. Palmieri Attilio. Con punti 17: Gen. Savio Primo, Art. Bovo Virginio. Gon punti 16: Cap. Magg. Ben-venuti Walter, Art. Palmieri Giuseppe. Con punti 15: Cometti Sera-fino. Sold. Baraccani Artemisio, Art. Cesetti Nicola, Sold. Cicerone Eude, Cap. Stradolini Ode-ro, Gen- Tramontana Silvio, Serg. Bernini Giustiao, Art. Saluzzo Rocco, Cap. Magg. Cutero Espe-dito. Cap. Angelotti Giuseppe. Con punti 14: Finan. Monaco Ettore, Sold. Sartori Aldo, Ai-t. Taverna Giuseppe, Ai-t. Testolin Liiido, Cap. Magg. Valisi Armando. Serg. Umana Antonio, Cap. Sabodelli Luigi, Aut. Ballanti Dante, S.Ten. Fuoco Francesco, Cap. Donati Nicola, VCSq. Bor-gna Ezio, Gen. Ligabue Rosoii-no, C.N. Rizzato Luigi, Conf. PizzedEiz Valentino, Art. Piva Giovaiuii, VCSq. Bernini Vita-liano. Con punti 13: Art. Tomei Tom-maso, C.N. Novell! Mario, Sold. Montagnani Aldo, Serg. Magg. Sciotti Vitborino, C. N. Maui-i Emüio, Gen. Bonfanti Luigi, Art. Bisconti PompiUo, Cap. Be-rardi Primo, Art. Cola Az-mando, VCSq. Bagnato Michele, Art. Bruno Toasto, Gen. Goldoni Imer, C. N. Genardi Silvio, Gen. Gallerani Paolo, Gen. Biasiolo Gino, C. M. Bastianuto Gino, Maresc. Scaglione Salvatore, Sold. Poiesi Giovanni, Cap. Mon-ticelli Plammio, VCSq. Berti Os-valdo, Serg. De Simone Antonio, Gen. Dalla Riva Emidio, C.M. Dalla Libera Giuseppe, Cap. PaiU Antonio. Con punti 12:; Gen. Picciali Giuseppe, Conf.' Silenzi Stani-slao, Art.. Paolorossi Giuseppe, Serg. Ramondelli Umb.ertp, Cap. Magg. Remi Remigio, Cap. Pao-letta Leonai-do, Art. Fabbri En--zo, Cap. Magg. Ü'Altobrando Angelo, C. N. Brumat Renato, Bo-nazzi Gino, Cap. Basanini Antonio, Ai-t. Volta Azzo, Cap. Magg. Cuoghi Ezio, Fante Raggini Guerrino, Cap. Mosch^a Filip-po, Sold. Medeotti Elvio, Cap. Magg. Grigolato Giuseppe, Gen. Ferrari Renato, Cap. Dicosimo Umberto, Gen. Padovan Mario, Art. Pesaxesi Luigi, Cap. Frasi Palmiro, Gen. Idaldo Veronesi, Cap. Magg. Passaiaqua Angelo, Cap. Magg. Ferris Ugo, Sold. Del Mese Giorgio. Con punti 11: Sold. Gobessi Diego, Cap. Magg. Vescovi Giuseppe, Gen. Zancbetta Ai-man-do, Car ab. Ortelli Antimo, Gen. Lanzoni Ginp, Fante Fioravanti Rosa, Art. Cicconi Nello, Serg. Magg. Fornaciari TuUio, Cap. Magg. De Metri Alfideo, Serg-Zanellafco Umberto, Art. Pom-peo Domenico, Cap. Magg. Tena Gileardo, Serg. Revoloni Vitto-rio. Cap. Revelant Giuseppe, C.N. Staiü Antonio, C.N.Obad Rodolfo, Gen. Vittadello Armando, Gen. Zumaro Bruno, Cap. Magg. Modalo Carlo, Gen. Gerdini Ivo, Cap. Di Stasio Gaeta-no, Sold. Barone Umberto, Gen. Paulin Firmino, Gen. Berger Aristide, Serg. Pecorari Geo, Vi-trugno Vincenzo. Oon pimti 10: Serg. Magg. Mu-nari Domenico, Sold. Olmeda Claudio, Carab. Pagnani Giorgio, Cap. Magg. Bolognini Ugo, Cap. Pez Giovanni, Cap. Schia-von Ugo, Sold. Sommacal Gio-vamii, Cap.' Magg. Pesce Cele-stino, Sold. Morandini Rino, Gen. Ciccocioppi Pasquale, Cap. Massaccesi Greste, Gen. Maiora^ na Giuseppe, C. N. Klaniscek Edoardo, Art. Grassi Alessandro, Cap. Benedetti Emilio, Cap. Cor-radlni Benito, Art. Medici Ezio, Gen. Badiali Ismeno, Art. Cec-caccl Dino, Art. Bellotto Gino, Marconista Scataglini Antonio, Cap.le Frattale Mario, Cap. Ber-necoli Gino, Art. Vettorabo Adel-mo, Sold. Japoce Pietro. Con punti 9: Serg. Magg. Ro-magnoli Ezio, Sold.ButtittaGae-tano, Gen. Gaudenz! Giovanni, Cap. Dalla Costa Iginio, Sold. Gallina Antonio, Cap. Bartoli GetuUio, Gen. Fontana Mario, Carab. Paletti Onofrio, Art. Ga-letti Vanini, Mitr. Rovognolo Carlo, Carab. Torrisi Antonio, Gen. Ortalda Giovanni. Con punti 8: C.N. Pisani Guido, Gen. Minella Angelo, Serg. Gussetti Giobatta, Cap. Magg. Calcaterra Bruno, Sold. Ferri Paolo. Con punti 7: Art. Orlandini Enrico, Cap. Magg. Casati Francesco, Sold. Finiti Fernando, Maresc. Manetti Luigi, Gen. Par-miglani Giuseppe, Gen. Schetti-ni Mario, Gen. Benzoni Emilio- Con punti 6: Rubboli Alberto, Brig. Licini Sisto, Art. Sciabon! Bernardino, Serg. Pietro Cosset-tini, C. N. Petrosini Francesco, Cap. Pinch! Renato, Cap. Gerla Mario, Dionigi Elio, Sold. Mi-noccberi Rodolfo, Art. Chiava-roli Alfonso, Parimbelli Guido, Sold. Simioni Albino, Cent. Ser-retti Leopoldo, Gen. Valentini Giovanni, Art. Minniti Andrea, Art. Mericco Carlo, GaF. Mai'an-goni WUliam. Con pimti 5: Art. Vettorato Adelmo, Cap. Baldin Tarquinio, Sold. Brand! Franco, Gen. Gia-rol! Marino, Art. Ramundo Rocco, Carab- Paolett! Onofrio, Au-tista Cap. Moretti Luigi, Art. Basso Mirco, Cap. Andreotti Guido. Con punti 4: Cap. De Caria Antonio, Geri. Zigliotto Luigi, Mitr. Venturin! Mario, Gen. Spa-don! Nelo, Cap. Ravazzini Remo, Conf. Trevisan Adelchi, C. N-Kiraz Venceslao- MOMAHCl LE CARTE DA GIUOCO DI. FAMA GIUSEPPE SMUC Oggetti totograiici e proiumi lubiana — via Bfciweis, 5 Palazzo della Banco Slavio Con punti 3: Gen. Come Giovanni, Art. Sborlini Giustlno, Cap. Magg. Tersin Alessio. Con punti 1: C.N. Urdini Umberto. CORRISPOiDENZA €Oi% i fnUiiaci Sold. Fioresi Renato — P. M. 46 Ti comunichiamo che il Co-mune di Lizzana, da noi inte-ressato, ha ripristinato il sussi-dio militare a favore di tuo padre, con decorrenza dall'ottobre 1942-XXI. Sold. Marchesi Giovanni — Provaglio Val Sabbia La tua famiglia non ha dirit-to al sussidio militare, perche proprietaria d! terrenl. Comun-que, date le particolarl condi-zioni in cui si trova, ci siamo interessati perche venga aiutata adeguatamente. Sold. Di Maggio Giuseppe — P. M. 153 Ti assicuriamo che risultl iscritto negl! elenchl anagrafici del Comune di Delia per cui ristituto di Previdenza Sociale prowederä quanto prima a cor-risponderti gli assegni familia-ri che t! spettano. Fante Passerini Sante La tua famiglia e stata segna-lata per im'adeguata assistenza e ci e stato asslcurato che sarä proweduto tempestlvamente. CINENATOGRAFI I u BIIAIA Rappreseniazloni: giorni (eslivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - giorni feriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA Una roraantica stoHa d'umore ricvocata attraverso una famosa canzone ..NUSICA PROIBITA" con Maria Mcrcader, barltono Tito Gobbi, Carlo Romano Lorcdana. Regia di Carlo CampogalUani. Spcttacoli nei giorni feriali dalle ore 14.30 in poi; nei giorni festivi alio ore 10.30, 14.30, 1C.30 e 18.30. „Gli Ultimi lilibuslieri" MATICA „Orizzonte di sangue" 1 senza Dio II pill sensazionale film di sta-gione Osvaldo Valenti, Luisa Ferida, Valentina Cortese, Rolf Wanka, Alberto Capozze. II M I 0 i Un film avvincente e dramma-tico tratto da un soggetto di Alessandro De Štefani „PERDIZIONE" con Adriano Rimoldi e D. Sassoli Rappresentazioni: giorni feriali alio ore 16 e ID.IS — giorni festivi alle ore 10.30, 14.30, 16:30 e 16.30 MOSTE „LAGO DELLE VERGINI" Tobis film — Simone Simon, Rosine Derean, Michel Simon-Sokoloff. KODELJEVO ,.Ec(0 la felicita!" Regia Marcel Leherbier. Michel Simon, Rumon Novaro, Jacqueline Deiubec. Micheline Frcsle, Renato Chiantini. I Uistorante „Pod lipo'' I i . [LUBIANAj- Piazza Boršfnik, 3 i i " ■ Ottima cucina — Vini sceiti — j i Servizio inappuntabile j ..Si r a c c o a n d a HREHORIČ FR. Lubiana - via Bleiweis, 28 9"» 66 ARTICOLI SPORTIVI LUBIANA - via Bleiweis, 12 J^aootatotL E ŠTUDENTI In una rlimlone tenutasi presso la Confederazione Fa-scista dei Lavoratori dell'In-dustria venne ripresa, a pro-posito di educazione operaia, rinteressante questione solle-vata altre volte ma forse con minore «convinzione» relati-va all'incontro spirituale fra le categorie operaie e imiver-sitarie. Dopo varie discussion! in proposito, venne fissato questo punto fondamentale, che voglio qui riportare per-ch6 veramente interessante: 1'intervento dei Gruppi Uni-versitari Fascisti, e ciofe del-l'organizzazione politica degli študenti, puö essere mol-to prezioso, purchfe ad essi sia offerta la possibiUtä di co-noscere i giovani lavoratori. Non 6 questione dl «trop-pa cultura», ma fe questione di sensibilitä e di compren-sione reciproca. E a questo si puö giungere soltanto se vi sarä stato un incontro dire tto tra le due categorie. I Littoriali, i convegni, ecc. sono cose utUissime e interes-santissime, ma non sono an-cora tu tto: solo quando lo študente avrä vissuto a con-tatto deiroperaio per vm cer-to periodo di tempo, cono-scendone la vita di lavoro e i sentimenti, non si sentirä piü pošto in un piano diverso, non proverä piü la sensazione di fastidio o piuttosto quel-la speciale forma di Impaccio, Che prova oggi se portato di fronte ai lavoratori. Occorre dunque che il gio-vane conosca «praticamente» tutto il valore educativo e sociale del lavoro, anche di quello manuale, che non deve essere eccessivamente esalta-to o eccessivamente avvilito bensi collocato nel suo giusto pKXSto, neUa sua vera dignitä. A questi concetti si ispira la carta della Scuola, che prevede appunto turni ed esercita-zioni di lavoro per gli študenti delle scuole di ogni ordine e grado. Anche gli universitari deb-bono adempiere a quest'obbli-go, che 6 un vero e proprio «servizlo scolastico del lavoro» e quest'anno, infatti, si sono avuti. i primi esperimen-ti organizzati dai G. U. F. per preciso incarico del Ministro dell'Educaziene Nazionale: un campo di lavoro a Campigna negli Appennini Toscani (dove i fascisti universitari, sot-to la guida di elementi spe-cializzati, hanno preparato un terreno per il rimboschi-mento ed effettuato il prose-guimento di un tronco di lavoro) e I'immissione di squa-dre di student! in lavori di fabbrica. Sono stati soltanto esperimenti, nel senso ciofe Che si sono limitat! ad alcune cittä e a un piccolo numero di študenti, ma ! risultati ot-tenuti sono stati ottimi, per la dichiarazione delle stesse aziende presso cui i giovani haimo lavorato. Si tratta ora di estendere questi esperimenti su piü vasta scala, at-tuando un piano completo di reclutamento e di assegnazio-ne degli študenti — a seconda delle Facoltä di provenienza e a seconda degli anni di cor-so — alle varie attivitä, a libera iniziativa dei slngoU G. U. F. Che prowederanno ade-guatamente sul posto anche second© le attrezzature tecni-che local!. Quest'anno i turni di lavoro in fabbrica erano stati organizzati a Torino, Bologna, Genova, Napoli — d'accordo con il Fabbriguerra e la Confederazione Industrial! e ad essi hanno partecipato student! d'ingegneria e di chi-mica Che sono stat! naturalmente adibit! a lavori manual! adatt! per loro, scelti cioä in modo da non essere n6 troppo faticosi nfe troppo specializzati, se pure richie-denti un notevole impegno: dopo sette od otto giorn! di tirocinio accanto ad opera! esperti, tutt! sono stat! infatti capaci di eseguire lavori al tomio, alia fresatrice, al trapano, di aggiustaggio e di montaggio, sempre util! alia produzione dell'azienda, di-mostrando cosi, contro chiun-que pretendeva il contrario, Che gli universitari, quando ^j;-, vogliono, sono in grado di fare le cose sul serio. Aggiun-giamo «quando pcssono», per-chč in realta ess! sono do-tati di un vivo Interesse per tutt!! problemi social! e hanno un sincero desiderio d! co-noscerli: occorre quindi ven!r loro incontro e offrire e per-sino comprendere quello che cercano, il che a volte puö anche non essere visibile. II Partito, attraverso la Se- Aluhc il lavoro, cUtp lo studio e 1p armi, roiicorre al pcrfczio-iiaiiiciito (lella nostra gioventii iiiiiversitaria universitari? E quali attivitä dovranno essere svelte, tenen-do presente che il lavoro af-fidato a un giovane che ha greteria dei G. U. F., si č reso giä oltrepassato i 18 ann! e conto dl questa esigenza spirituale e cosi pure la Scuola; occorre l'intervento e l'appog-gio delle organizzazioni s!n-dacali, che debbono essere il naturale mezzo di awicina-mento tra lo studio e la vita. Se otterremo ciö, non vi sarä piü la diffidenza — forse naturale — dell'organizzatore sindacale nei confront! dei giovani dotat! di quella certa «troppa cultura» che, se 6 fine a se stessa, č piü darmosa che utile; non vi sarä la diffidenza e forse addirittura l'antipatia de! lavoratore che deve ascoltare quello che gli dice uno «studentello vuo-to di esperienza e imbottito soltanto di concetti astrusi e di parole piü grand! di lui»; non vi sarä, infine, la diffidenza dello stesso universita-rio che Č stato mandato dal G. U. F. come istruttore dei corsi cultural! per lavorator! e che considera tale compito come una «scocciatura» inevi-tabile o come un riconosci-mento della sua presunta su-perioritä, che non sembra. che segue studi superior! deve avere, per quanto detto so-pra, un valore sociale oltre che educativo? I tum! di lavoro !n cam-pagna presso fabbriche e la-borator! potranno essere svol-ti nelle vacanze — come ha infatti recentemente precisa- to il Ministro Botta! — ma le esercitazioni da svolgers! durante l'anno accademico? Non sl poträ intralciare l'attivitä delle aziende per un'ora o due al giorno: ma, d'altra parte, come ottenere l'accostamento tra l'operaio e lo študente? La questione potrebbe essere risolta dalla frequenza d! quest'ultimo a! corsi di adde-stramento professionale per apprendisti, accanto agli au-tentici lavoratori? Scno domande a cu! ora non 6 possibile rispondere: le stesse recent! disposizion! della Segreteria de! G. U. F., ne! riguard! de! servizio scolastico de! lavoro per fasciste uni-versitarie, fissano i criteri fondamentali, lasciando una certa discrezionalitä alle organizzazioni periferiche che megUo possono valutare le condizioni local! e le possibiUtä pratiche d!"!st!tu!re turn! di lavoro nei camp! o nelle aziende. Non appena si sarä iniziata tale attivitä e non appena perverranno le no-tizie dei primi risultati, sarä opportuno renderl! not! per esaminarl! ed eventualmente discuterU, soprattutto in vista di quello che deve essere U ri-sultato finale: l'obbligatorie-tä della pratica del lavoro per tutt! gli universitari e c!o6 degli appartenenti a quella categoria destinata a svolge-re in qualsiasi settore una funzione dirigente e che piü d! ogni altra deve conoscere l'autentico mondo del lavoro. Albo di gloria Fascisti Universitari alle arm! . . 70.000 caduti . . . 1.340 medaglie d'oro 135 decorati . . 1.580 M. Tabellini LO ŠTUDENTE PRIMO LAVORATORE NELLA NUOVA EUROPA Un tema come quello che ci siamo prefissi oggi non e molto semplice a trattare se non chiariamo innanzi tutto che Cosa significa per noi, fascisti universitari italiani, la dizione: «primo lavoratores. E per meglio chiarirla non abbiamo che a rifarci a quella che e per il Fascismo la con-cezione del lavoro, cioe non un diritto come solevano in-tenderlo le teorie socialiste che sfociarono nella dottrina perö e^re accettata dai la-' arxista, o un semplice mez- .ono'" di Vita come creWro le se^rnlh '^'' ^P^tologici», teorie del liberalismo, ma un senza dubbio, ma ancora ab- i • i • i bastanza frequent! che dS-If^^"'® P"'"« bono essere ad ogn! costo ri- '^"'® solti. Ciö sarä possibile. ripe-,'^:' ^«f«® tiamo, ponendo gl! un! acc^- P'.™^' to agU altri, provocandö" la .^'^'^*^ conoscenza, la comprensione Infatti gravissimi sono i reciproca che migliorerä le cömpiti che i'Europa nuova due categorie. chiama, da parte dei giovani Ma come predisporre per numerosi student! e studentesse — perchč Č stato recentemente istituito, sempre a carattere volontaristico, anche !1 servizio scolastico de! lavoro per le fasciste univer-sitarie — queste esercitazioni e questi turn! di lavoro? II problema puö risolversi meglio nelle scuole medie dove 6 possibile inserire le ore di lavoro accanto a quelle d! universitari, a conipiere, gravissimi i problemi che atten-dono da loro una soluzione: problemi polifici, sociali, eco-nomiei inaspriti da secoli di lotte, di incomprensione, di egoisnii che mai hanno saputo elevare l'uomo a comprendere quale fosse il vero significato della sua esistenza su questa terra. Vivere per la collettivitä che e oggi la Nazione e la studio; ma per gli istitut! propria patria e attraverso questa lavorare per la collettivitä piü grande di confine se non di pensiero e di affet-to che e I'Europa: ecco ciö che ha conipreso la gioventü stu-diosa dei popoli forti e sani. Vivere, il che significa oggi lottare e domani lavorare se non lavorare oggi stesso, per-che oggi stesso, nel clamore della battaglia, giä si rivelano, come metalli incandescenti, quei valori che saranno domani i soggetti di una nuova storia piü ricca di giustizia, perche sarä stata costruita col lavoro cosciente e solidale di tutti i popoli. Questi valori, che la guerra rivela come gli elementi alio stato nascente e che hanno oisogno di essere dirozzaii levigati e plasmati, non possono essere materia di esame se non della gioventü studio-sa, quella gioventü che con l'occhio sereno ha sui libri allargato al respiro dei popoli il suo sapere e sa discernere dalle faville la natura del fuo-co, ne sa individuare l'origine c la specie, sa trovame gli addentellati lontani e cosi af-ferrare quelli che sono so-stanza dell'anima del proprio popolo: i popoli diversi per natura e sentimento, di quella diversitä di cui si nutre la storia per il suo progredire incessante, tiitti utili al fine supremo della creazione del-l'unitä continentale in cui le forze nuove troveranno la giusta componente tra il do-vere e l'azione, eguagliando idealmente gli uomini in questo rapporto in cui, al variare dell'un termine, deve variare nella stessa misura il secon-do per ottenere l'unitä. Ecco perche noi diciamo oggi che lo študente sarä ed anzi e, nella costruzione della nuova Europa, il primo lavoratore, ed ecco perche ormai tutti i popoli e tutte le legisla-zioni hanno voluto che accanto al popolo delle officine e dei campi scendesse il lavoratore degli atenei, perche sentisse in quella comunitä materiale di opere il significato ideale del lavoro e gli apparisse chiara la premessa che informa questo capitolo della dottrina del Fascismo che, parlando del dovere, ci ha detto: «non esistono cose grandi e cose piccole; esiste soltanto il dovere». Per l'operaio che. oggi si reca all'officina a lavorare attorno ai congegni di una mitragliatrice, di im carro ar-mato e domani lavorerä attorno alia lama di un aratro o ai cingoli di im trattore, la nuova Europa sarä questo suo nuovo lavoro che gli permet-terä di tomare sereno, la sera, in una casa accogliente, attomo ad un desco sano e fra i suoi bimbi; per lo študente la nuova Europa sarä qualche cosa di piü, sarä im insieme di problemi dello spi-rito e della materia, della politica e dell'economia. della scienza e dell'officina, sarä un immenso cantiere di opere in cui sarä necessario discernere, al momento giusto, l'oggetto opportuno; altri-menti sarä la distruzione di una armonia duramente con-quistata col sangue di migliaia di eroi. Ci siamo rifatti alla conce-zione fascista del lavoro corae dovere per chiarire come noi possiamo individuare nello študente il primo lavoratore, ma e pur necessario un altro chiarimento, un chiarimento che, come il primo, noi tro-viamo tra le pagine della «Carta del Lavoro» e che ci dice: «II lavoro, sotto tutte le forme organizzative ed esecu-tive, intellettuali, tecniche e manuau e un dovere sociale». Cosi e cancellato ogni dubbio: il lavoro intellettuale ed orga-nizzativo e un lavoro ed es-sendo lavoro e dovere. Alto nobilissimo lavoro, alto duris-simo dovere: di questo va orgogliosamente consapevole la gioventü studiosa dell'Ita-lia fascista. Gian Luigi Gahi ^itna tiftca SETTIMANALE DELLA FEDERAZIONE □ El FASCI DI COMBATTIMENTO DI LUBIANA DIrettore rcsponsahlle LUIGI PIETRANTONIO Tlpogratia «Merkur. S. A. Lubiana Dogan Giovanni LUBIANA - via Bleiweis, 17 Falegnameria meccanica Cjlöoaimi 7^os.Lna LUBIANA - VIA BLEIWEIS, 14 OLORI E LACC OFFICINA DI COSTRUZIONE MACCHINE LUBIANA - Slomškova 3 Seghe muUilame a lelaio, circolarl, seghe allernatlve di nuovls-sima costruzione, arrotatrici. Parti molrici in ferro per pietre da moiino, chiuse idrauUche, trasmissloni. Tubi ad alette in ferro fuclnato. Elevatori elettrlci per materiale ed ascensorl da mmiera, argani ed impianti di soilevamento e trasporto