ANNO XXVI. Capodistria, i Luglio 1892. N. 13 LA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — On nomerò separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Qu.estiorìi del g'icrrxo (Continuazione vedi Numero 12) „Noi Italiani abbiamo nel sangue un gravissimo difetto del quale non so se, e quando finiremo per guarire completamente; ed è quello d'imitare goffamente e senza senno, a modo delle scimmie ciò che fanno i Francesi in tutto e per tutto .... 6 Così C. A. Cesana nelle sue "Memorie di un giornalista."1) Verità sacrosanta che non sarà mai abbastanza ripetuta. E giacché abbiamo imitato i Francesi nella letteratura realistica, vedremo un po' " quale concetto si sono formati di detta scuola ì migliori critici francesi. Ecco intanto in poche parole il giudizio di Eugenio Melchior de Vogué 2) La letteratura classica, scrive egli, considerava l'uomo, l'eroe nelle sue più alte cime, ne' suoi grandi impeti di passione, proposto a esempio di ciò che l'uomo deve o non deve essere, e non quale un esempio di ciò che è nella realtà. L'arte nuova il realismo cerca d'imitare la natura nella sua inscienza, nella sita indifferenza morale ; esprime il trionfo del collettivo sull'individuo, della folla sull'eroe, del relativo sull'assoluto. È una-conseguenza delle nuove scoperte nel mondo reale. Oggi si sa che le grandi opere, i grandi mali nel mondo provengono dal lavoro di esseri piccolissimi (coralli, micròbi, ecc.). La creazione non ci si presenta quale il capolavoro costruito tutto in un pezzo in sei giorni dal damiurgo. Un vapore, delle goccie d'acqua, delle molecole lentamente agglomerate durante i secoli ecco l'umile origine dei pianeti. Le scienze progrediscono, tutto ci eccita a negare le tradizioni del passato, specialmente due cause opposte: l'orgoglio della ragione, e la resistenza puntigliosa, ') Vedi Illustrazione popolare. Milano 5 Giugno. 2) Revue des Deux Mondes, 15 Maggio 1886. caparbia dell'ortodossia. Non mai fu cosi grande l'orgoglio della ragione, mentre pure ci riconosciamo così piccoli e deboli in faccia all' immenso universo. L'ultimo legulejo, il pizzicagnolo Jibero pensatore» seno gonfi di superbia, e perciò negano il soprannaturale. I sapienti decisero che la scienza è contraria alle antiche spiegazioni della religione, l'orgoglio non seppe distinguere tra l'essenziale e la parte umana della Bibbia; e rifiutò di rivedere il processo. Quindi si spiega, aggiungo io, la grande fortuna del Realismo, che mentre evidentemente so/JdisfiU'eva ad un bisogno_del tempo, eccitava le umane passioni. Seconda causa del successo del realismo è l'ortodossia o meglio, mi permetto correggere, i preti fossili e intransigenti. Questi rovinano la religione universale. Il segno più manifesto della verità di una dottrina è il dono di accomodarsi alle evoluzioni naturali dell' umanità, senza cessare per questo di essere sempre la stessa. L'incomparabile potenza della religione viene da questo dono; quando l'ortodossia lo rinnega, attenta alla sua propria ragione di essere. Ho corretto di sopra, e mitigato la sentenza dell'autore, perchè non è l'ortodossia, ma gl'individui nell'ortodossia che producono il lamentato disordine. Distinzione è questa più che inai necessaria in Italia. Il Rosmini, lo Stoppani, il Zanella ed altri molti sono nomi così illustri che ci vuol altro che un frego di penna di qualche scrit-torello, per cancellarli dal libro maestro dell' umanità. È vero che oggi hanno poca voce in capitolo, ma il tempo galantuomo farà loro giustizia. Tutte le suesposte considerazioni sono necessarie per ispiegare l'origine del realismo, la sua parte buona, e la falsa. Si, il realismo risponde a uno dei nostri bisogui: conoscere l'origine del mondo fisico, e le influenze della materia sull'uomo; ma diventa falso, insopportabile quando, rinnega un altro nostro bisogno: l'origine del inondo morale, soprannaturale, divino. Giacche i realisti, si noti bene, ci tengono ad osservare i fenomeni, anziché suggerire ipotesi arbitrarie, dovrebbero pure accettare questo fatto e-vidente. reale: l'infiltrazione latente dello spirito evangelico nel mondo moderno, e il fatto dell'infiltrazione del soprannaturale nell'umanità, in tutti i tempi, in tutti i luoghi. E poiché il realismo non ha tenuto conto di questo fatto; anzi si è studiato per ogni via di sopprimere il sentimento religioso che soddisfa ad un costante bisogno dell'uomo, così ha finito col diventare, dopo uu breve trionfo, antipatico e odioso. Si. il realismo è odioso, perchè cessa di essere caritatevole. Fisime! rispondono i realisti. Noi non siamo missionari nè scriviamo sulla falsariga d'una tesi; noi si descrive il inondo qual'è e procuriamo al lettore i piaceri dell'arte. L'Arte per l'arte, eccola forinola! Bella letteratura questa, risponde l'autore, che riduce il letterato a posare come un saltimbanco in piazza per 1' unico scopo di far ridere le brigate. Ma come si spiega allora questa abdicazione con quell' aria da pontificale che sempre si danno gli autori? E i paroloni romorosi di apostolato di civiltà, di missione delle lettere? Oh! finché vi sarà gente d'ingegno e di cuore, anche chi segue il principio dell'arte per l'arte, una volta o 1 altra si tradirà, e vorrà ben insegnare qualche cosa di buono ai fratelli. L'autore francese cerca quindi una forinola, un esempio che riassuma, e spieghi il realismo. E gli pare di aver trovato il fatto suo. È vecchio, aggiunge, ina torna a capello. — Il signore Dio formò l'uomo dal fango della terra — Il fango, la molecola, ecco la scienza, ecco il romanzo sperimen-tale! Ma la scrittura soggiunge: E inspirò in lui il soffio di vita. Il soffio ecco ciò che non dà la scienza. L' esempio è brillante, adatto allo stile francese. Ma questo citare la Bibbia a chi nega la Bibbia, non mi finisce, onde credo opportuno di aggiungere di mio qualche altra considerazione. Il realismo, lo si è detto di sopra, cerca d'imitare la natura nella sua inscienza, nella sua indifferenza morale, esprime il trionfo del collettivo sull' individuo, della folla sull'eroe, del relativo sull'assoluto. Qui è il nodo della questione. 1 realisti studiano adunque e rappresentano l'influenza della natura sull' individuo, ma trascurano di studiare questo altro fatto importantissimo e che onora, ed ha onorato sempre l'umanità: il trionfo dell'individuo sulla folla, dell'assoluto sul relativo, dello spirito sulla materia. Mi spieghino un po' i signori realisti questo altro fatto storico, di tanti e tanti individui, che reagirono contro tutta una folla, che imposero la loro volontà, che si trascinarono dietro le plebi alla conquista di un' idea, che elettrizzarono il popolo o che contrastati, stettero soli contro tutti, e sacrificarono persino la vita. Giulio Cesare e Spartaco Pier l'Eremita e Lutero, Napoleone e Pio settimo, Mazzini, Cavour e Garibaldi e mille mille altri non uscirono per Dio dalla scuola dei realisti. Mi spieghino un po' i realisti, la vittoria dell'idea cristiana sui popoli barbari, e il tanto ma sicuro progresso della civiltà e della libertà umana, lottante coi fattori ciechi dell'educazione: le particolari tendenze, dell' individuo, e gli influssi esterni del clima, della regione, delle consuetudini. E a spiegare questi fatti non occorre citare la Bibbia; basta 1' umana ragione per riconoscere ed esaltare il dominio dell'individuo sulla cieca materia. Orazio stesso, buon tempone e un po' epicureo, in un momento di felice inspirazione, riconobbe che il galantuomo fermo nei propositi, non tenie l'ira dei tiranni e le convulsioni della cieca materia; e che lui Si fractus illabatur orbis Impavidum ferient ruinae. Anche mi spieghino i signori realisti, come mai avvenga questo fatto eteroclito e curiosissimo-di individui sani robusti, e pur bamboccioni tentennanti ad ogni spiro di vento contrario, e di altri che tengono 1' anima per cosi dire legata coi denti e pur tanta forza ritraggono di volontà da superare le più alte cime del monte; i trionfi insomma dell' animo .....che vince ogni battaglia Se col suo grave corpo non s' accascia. Inferno XXIV. Questi ed altri fatti mi spieghino i seguaci della nuova letteratura, e non mi presentino l'uomo da un Iato solo. Non l'hanno fatto, anzi per sistema tentarono di negare ogni qualsiasi influenza della parte più nobile dell'uomo; e quindi, come bene fu di sopra notato, la mancanza assoluta di carità, e il più brutto egoismo nello scrittore intento solo a lusingare le passioni e intascare quattrini. E poiché a lungo andare, per una specie d'istinto morale, lo scrittore sente naturalmente il bisogno di aver qualche cosa di meglio a fare che descrivere corbelli di pesce guasto, cucine, lavanderie ed acquai, ecco quindi quell' altra bella novità dei simbolisti di cercare le ultime voci non nell' anima umana, ma sulle pentole rotte e sul mazzapicchio dei macellari. Quindi da ultimo (conseguenza la più deplorabile questa) l'abbassamento lamentato oggi generalmente del carattere, anzi la negazione del carattere stesso, perchè essendo il carattere la particolare energia dell' individuo nel sentire, intendere e volere, soffocato l'individuo, ne viene per neccessità logica la negazione del carattere stesso. Queste ed altre voleva io aggiungere alle ragioni dello scrittore francese, a proposito di quel tale esempio sul soffio e sulla molecola. Ma continuiamo a compendiare il critico della „Revue", per rendere sempre più persuasi i nostri con gli esempi stessi francesi, che neppur essi stimano tutto oro quello che tanto abbaglia gli occhi degli imitatori italiani. (Continua) P. T. ___s^^&gyy®- INDICE DELLE CARTE 1)1 RASPO (Archivio provinciale) Filza 7. anni 1551 e 1552 a. 2109-2151 Capitano David Bembo Processo delli Homeni et Comun de Momiano per li carizi de larsenal La lettera ducale Francesco Dona, 12 maggio 1551, al capitano di Raspo David Bembo, mentre narra che alcuni rappresentanti di Momiano si presentarono alla signoria per chiedere di essere esonerati, in forza di certo loro privilegio, delle contribuzioni dei carrizi de listria, invita il capitano di esami? Dare la cosa e quindi di riferire. In seguito a ciò i procuratori di Momiano, invitati, vengono al cospetto del capitano e porgono la seguente nota estesa dal notaio prete Giovanni Antonio Sipa-rino di san Lorenzo del pasinatico, beneficiato in Momiano. Angarie quale si pagano et soleno farsi per li manzi al signor et patron de Moviian p. affito delli manzi formento c. 4 et vena c. do ogni anno Item 3 (?) zornade de arar ogni anno per ciascun che lw, manzi al prefato signor Item Carizar tutto il fen che fa de bisogno per il castello et tutte le biave carizarle sopra la ara. Item Carizar calcina, piere cotte laure, saxi, et ogni cosa che fa bisogno nel fabricar II predicto castello Essi presentano anche un mandato del capitano di Raspo Donato Malipiero, quale esecutore della sentenza di Trento, circa il possesso del castello dato agli eredi del q. Bernardino Rau-nicher. Esibiscono similmente l'istrumento d'acquisto onde risulta che gli eredi del detto Raunicher vendettero il castello di Momiano a Simone Rota. Noi crediamo utile di riportare qui questo documento il quale, se non c'inganniamo, è la prima volta che si publica per intero. In nomine sanctissime et individue trinitatis patris, filii et spiritus sancti amen. Anno nativitatis domini nostri Iesu Christi 1548 indictione sexta, die veneris vigesima septima mensi Ianuarii Regnante Ser: principe et illustrissimo Dno Francisco Donato Dei gratia Ìnclito Duce Venetiarum etc. Actum in Castro Momiani posito in provinlia Istrie infra confinia infrascripta. presentibus li do p.o Joanne ravalico plebano ecclesie Santi Martini dicti loci, Antonio Cociancich zupano dicti loci momiani et Antonio perossa districtuale dicti castri habitatore in villa Berde iuris, dictionis loci predicti, testibus notis, vocatii habitis atque rogatis in Camera superiore dicti castri. Ibique cnnstitutus D. Ioannes pibergar alio, dominicus (?), Anse (?) Rictar (vel ne latine loquamur Iudex in arce silovi taber (?). procurator Magnifico-rum Dominorum Jacobi et Bartholomei de raunichar Domino-■rum dicti castri momiani prout de tali dominio constai per sen-entiam latam per Clarissimos D. arbitros, et super arbitrum el- lectos inter Serenissimum Ro. Regem et illustrissimum venetorum Dominium promulgatam in civitate tridenti sub die 17 Iunii 1535 indictione 8 Cuius sententie penito omisso prohemis talis est. videlicet. Heredes D. Bernardini raunichar restituendos esse ad castrum momiliani cum iurisdictione in prima instantia, ac aliis iuribus redditibus et pertinentiis suis. subscriplum per spec-tabilem Dominum Franciscum pelranigra civem cremonensem notarium et diclorum clarissimorum Dominorum arbitrorum et superarbitri secretarium exemplatum per 1). herculem orobo-num ferrariensem notarium et u. canc.m in canc ? gradischie, quod eocemplum ego notarius infrascriptus vidi et legi, sigilla-tum sigillo M.ci equitis D. Nicolai de turri prò sacratissimo Ro. Rege et Gradischie Capitami cum litteris credentialibus de le- . galitate notarii fidem facientibus, que sententia exequtioni tradita fuit per Cl.m I). Donatum maripetro lune capitaneum raspurch et executorem deputatum ab Illustrissimo Dominio et ex.mo se-natu venetiarum prout constat Instrumento possessus dati per Magnificum D. Benedictum Gritti tunc potestatem pirrani nuntio dictorum Magnificorum fratrum de raunichar, sub die et millesimo ut in eo a me notario infrascripto viso el ledo cuius te-nor talis est. vidtlicet. In Christi nomine amen, anno eiusdem, nativitatis 1535 Indictione 8 die octavo octobris, Coram magnifico et generoso Domino Benedicto Gritti prò Illustrissimo et Excellentissimo Ducali Dominio Venetiarum pyrrani et eius di-strictus potestate dignissim.o sedente in aula palatii eius resi-denlie, Comparuit ser Ioannes pibergar, uti nuntius et comissus heredum q. Domini Bernardini raunichar, et eius Magnificentie presentevit quoddam mandatum in script's Magnifici et Generosi Domini Donati maripetro. Raspurch etc. capitanei Dignissimi tc-noris infrascripti petens exequtionem eiusdem in omnibus et per omnia, prout in eo legitur ut infra Nos donatus maripetro prò IU.o et Ex.o venetiarum Dominio raspurch Capitaneus etc. ab ipsoque cum eius excellentissimo senatu comissarius et exequtor deputatus, Restitutionum et sententiarum in tridenti conventu la-tarum, sequentes illarum formam et tenorem, ac comissionem nobis a prefato Illustrissimo Dominio cum senatu iniunctarum intendentesque similem el conformem exequtionem parique modo fieri per Magnificos et Clarissimos D. Comissarios et exequtores a Serenissimo Ro. Rege deputatos, et non aliter nec alio modo vobis Magnifico Domino Benedicto Gritti potestati pyrrani efficacissime iniungimus et mandamus, ut sub pena indignationis Illustrissimi Dominii et confiscationis omnium benorum vestro-rum in continenti debealis effectualiter et realiter reponere et restituere heredes D. Bernardini raunichar ad castrum momi-miliani cum iurisdictione in prima instantia ac aliis iuribus redditibus et pertinentiis suis Ipsosque sic restitutos tueri et conservari. ammoto quoqumque impedimento ita et taliter quod possint illis fruì, gaudere et bona, ipsa possidere, prout faciebant ante occupationem et turbationem de eis factam in proximo preterito bello, salvis tamen iuribus competentibus cuicumque ut in capitidatione Vormatiensi et iure liquidandi usufructus coram nobis iuxta declarata, mandando detentoribus ipsorum honorum ut sub dieta pena predicte restitutioni stare, parere et acquie-scere debeant in omnibus et per omnia iuxta formam et tenorem dictarum sententiarum In quorum fidem presentis fieri et sigillo Sancti Marci impressione muniri ac per secretarium nostrum subscribi mandavimus. Datum in castro pisini die quinta octobris 1535. Nicolaus Gabriel secretarius mandato etc. Ona requisitione intellecta, et viso et ledo dicto mandato prefatus Magnificus Dominus potestas volens parere et obedire, ut decet, dicto mandato in omnibus et per omnia ut in eo comisit Angelo comilitoni suo ut accedere debeat ad castrum momiani et ponere in tenutam et corporalem possessionem prefatos heredes sive eo-rum nuntium suprascripti castri, cum omnibus iuribus sibi spec-tantibus, servatis servandis. et in omnibus et per omnia iuxta formam prefati mandati Et de huiusmodi missione (?) in possessione oflitio canc.e......mihi......suo, ut scribere de- berem......Marquardo de Apollonio in presentiarum ...... supradicti castri momiani circa consignationem fiendam dicti castri in omnibus et per omnia Iuxta formam dicti mandati superius registrati, et sic scriptum et traditum fuit ipsum mandatum comilitoni predicto presentibus spectabilibus Dominis Almerico Petronio, Marco Amantino et Lan.o Columbano honorendis Iu-dicibus comunis pyrrani, In cuius mandati executione retulit Idem comilito se die dieta contulisse ad castrum momiani predicti, Et presentasse mandatum de quo supra ser Marquardo de apollonio castellano dicti Castri, quo visu et ledo, illieo con-signavit claves ipsius castri in manibus ipsius comilitonis et aperta porta dicti castri introduxisse suprascriptum ser Ioannem et eurn posuisse in tenutam et corporalem possessionem dicti castri nomine ac vice heredam D. Bernardini raunichar predicti dando ei claves dicti castri, portas aperiendo et claudendo eiuque consi-gnando omnia et singula bona generis cuiuscqumque in eo exi-stentia, de terraque et herbis ei dando et omnes et singulos alios actus in similibus consuetos faciendo In omnibus et per omnia prout habuit in mandatis presentibus ad predi-età, ser francisco papafonda, Vito de ladra Zuppano momiani et matheo snidar Zuppano de villa Berde testibus vocatis et ad hoc specialiter rogatis: Ego Iacobus de alexiis notarius et cancellarius supra-scripti Magnifici et Generosi Domini potestatis pyrrani clignis-simi mandato eiusdem prefaH Magnifici Domini potestatis omnia et singula suprascripta fideliter scripsi, Et in fidem premissorum me subscripsi sigilloque divi Marci sigillavi (fatiens procurator predictus uti de procuratorio constat documento publico scripto manu Domini presbyteri petri plebani cossane sub die 35 instantis mensis Iennarii, sigillato cinis sigillis ipsorum Dominorum fra-trum principalium predictorum a me notario infrascripto viso licet notato ... et ledo . . . per Dominum p. Vitum capellanum castri (?) veneris . . . mila notario tradito, vice et nomine dictorum . . . fratrum de raunichar principalium non vi, metu, dolo aut aliqua suasione vii sinistra macliinatione circumventorum secl de ispsorum libera forma et spontanea \ ut asseruit) voluntate per se heredes et successores eorundem iuris proprii, bona fide et in perpetuum dedit tradidit et alienavit Domino Angelo de bosis q. D. Dominici, Et Domino Aboysio de Elio Nobili Iustinopolitano uti pro-curatoribus Magnifici Et Clarissimi equitis D. Simeonis de Botta, presentibus ac vice et nomine dicti clarissimi Domini Simeonis heredum et sucessorum eiusdem stipulantibus, ementibus atque re-cipientibus castrum momiani predictum positum in provincia Istrie cum territorio suo, Cuius territorium hiis asseruit venditor ipse confinibus esse conclusum videlicet, cum territorio civitaiis Iu-stinopolis, cum territorio pyrrani, cum territorio Bullearum, et cum territorio Grisignane et aliis si qui forent confinibus antiquis vel modernis, et nomina et vocabula veriora, liberum et exemptum ab omni onere servitutis, redditus canonis sive census pterque a conditione in sententia tridentina ut supra apposita cum omnibus et singulis mentis, muris, membris, fortiliciis, turribus, portis, pallatiis, casis, molendinis, nemoribus, pascuis, gabellis, herbagiis, redditibus, fontibus, piscationibus, ecclesiis, iuribus vasallorum, villicorum, districtualium, rusticorum, mansorum sive sediminum et omnibus et quibuscumque alliis iuribus, usibus, actionibus, uti-litatibus et pertinentiis suis Et cum iurisdictione gladii et aliis omnibus et singulis iurisdistionibus ad dictum castrum ut supra venditum quolibet spectantibus et pertinentibus, tam de consuetudine quam de Iure et omnibus et singulis quo intra vel infra, iurisdictiunem dicti Castri et eius territorii infra predictos conti-nentur confines vel alios si qui forent veriores, Et cum iuribus et pertinentiis ville Bercenigle dicti castri iurisdictionis posite tamen et situate in territorio castri pedemontis, iurisdictionis Iu-stinopolitane, nec non iuribus duorum mansorum in villa sorbarii districtus lustinopolis et cum iuribus decimarum villicorum ville mirischie que est iurisdictionis lustinopolis posite tamen infra territorium momiani et cum omnibus aliis iuribus tam specificatis quam non specificatis ed usum, Dominium, utilitatem et bene-fitium dicti castri spectantibus et pertinentibus Ad habendum, te-nendum, possidendum, utendum, fruerulum, dominandwm, ven-dendum, donandum, pignorandum, ac de ipso castro cum iuribus et pertinentiis suis p.o faciendum et disponendum ad ipsius Magnifici domini Emptoris principalis et heredum suorum libitum voluntatis, Item similiter titillo venditionis iure proprio et in perpetuum ut supra dictus Dominus Ioannes procurator et venditor procuratorio nomine quo supra dedit, concessit, transtulit et donavit dietis Domino Angelo et Aloysio procuratoribus presentibus et procuratorio nomine quo supra stipulentibus omni, et singula iura et actiones reales et personales, utiles et directas tacitas et expressas, hipothecarias, pignoratilias, sive mixtas et in rem scriptas, Dominium et Iurisdictionem, que quas et quod dicti D. principales venditores aliquo unque tempore habuerunt seti liabent et eis competiit sen competit aut competere potest sen pos-set quolibet in futurum, in de et super dìcto castro et iuribus suis ut supra venditis contra quascunque personas universitates et loca, nullo iure nullaque actione ipsis venditoribus et suis lie-redibus et successoribus super eis quolibet de cetero reservatis, Ponens dictus Dominus Ioannes procurator et venditor quibus supra nominibus dictos Dominos Angelum et Aloysium procura-tores et emptores quo supra nomine presentes et stipulantes ut supra in de et super dicto castrorum iuribus et pertinentiis suis ut supra venditis in locum ius et privilegium ipsorum Domino-rum venditorum principalium, ac constituens procuratores predictos quo supra nomine stipulantes supra premissis alienatis, procuratores tamque in rem sua propriam. (Continua) G. V. — Portole 3>T otizie Ringraziamo la direzione della Società delle Regate che ci ha invitati gentilmente alla festa, e pubblichiamo la relazione di un esperto canottiere che vi ha assistito ; — compiacendoci degli allori riportati dai concittadini, facciamo appello a tutti i giovani della costa istriana perchè si riuniscano nei singoli luoghi e ritornino alla prova un altro anno. Della Regata eli' ebbe luogo domenica mattina lungo la riviera di Barcola, ne hanno già diffusamente parlato i giornali di Trieste; sarebbe quindi superfluo che ne riparlassimo in dettaglio. Vogliamo tuttavia occuparci un po' di questa splendida festa del mare, non foss' altro per la parte che vi presero i bravi canottieri del nostro Club ,Libertas." Ma anzitutto, le nostre felicitazioni ai campioni della , Ginnastica* per la splendida vittoria. L' armo che, dopo aver vinto con buon vantaggio la corsa — premio Curò, seppe tener testa e battere, nella corsa — premio delle Signore, gli armi dìù scelti dei Club nautici di Trieste, è degno di generale ammirazione, sia per la perfetta tecnica della voga, che per la fenome- -« naie resistenza. La ,Ginnastica" può andar ben superba del successo di domenica, che prova una volta di più come sia ricca di ottimi elementi la sezione nautica di questo forte sodalizio. Ed ora ai nostri canottieri. — Si erano iscritti, quest'anno, iu quattro corse : campionato dell'Adriatico per skiff's, yole di mare a quattro remi, pair-oars, corsa di skiff's. Ma, quella dei pair-oars cadde per mancanza di concorrenti : ed il Depangher non potè correre nella seconda corsa di skiff's da che ebbe vinto il premio del Campionato. Tutto l'impegno adunque nelle altre due corse ; ed in entrambe, come è già noto, riuscirono vincitori. Il Depangher, canottiere da quattro anni e già vincitore di due primi premi, correva per la prima volta iu skiff, ed aveva forti competitori: Risegari, possessore e difensore del premio del Campionato fin dall'istituzione; Ambrosini, scullerista provetto, vincitore di uu primo premio nell' ultima regata di Palermo ; Ieanrenaud, della cui valentia molto si parlava. Epperò, non conoscendolo, gli davano poche o niuna probabilità di vittoria; e quando riuscì vincitore, i più se ne mostrarono sorpresi e, a dirla schietta, non ne apprezzarono debitamente il merito, anzi. Intatti, a non dire che ne vollero, in certo modo, far dipendere la vittoria unicamente da un guasto alla scalmiera dello skiff montato dal Risegari, rilevarono, e ingiustamente, con discredito il record da lui fatto. Sul qual proposito ci permettiamo alcuue osser-vazioui basate a fatti di incontestabile verità. Quando il Risegari levò i remi in seguito al guasto j alla scalmiera, i due corridori erano a circa 300 metri dal traguardo; ed il Depangher con un rapido spurt r avea passato d' una lunghezza ; fino a quel punto, con fina tattica, avea sempre seguito da presso il Risegari quale più forte dei competitori. Quanto poi al record di m. 12.52 3/5, conveniamo noi pure che non è dei migliori, date condizioni normali. Ma, come è risaputo, quella mattina il mare era agitato e soffiava forte greco-levante. Tant' è, per citare un esempio, che il canotto della Ginnastica, vincitore del premio Curò con un record di m. 11.53'/5, impiegò, quest'anno, ben un minuto e tredici secondi e un quinto più dell'anno scorso. E sì che quest'anno l'impegno era maggiore, trattandosi di una gara di decisione. — Dovevasi inoltre tener conto del fatto che tanto il Risegari che il Depangher, deviarono dallo start buon tratto di strada in direzione di Cedas, perdendo quasi un minuto. — Ed' altronde, se avesse vinto il Risegari, avrebbe egli impiegato meno tempo, visto che i due corridori, a trecento metri dal traguardo, erano pari? — Ed il record dell' anno scorso nou fu di minuti 12.17, con mare molto più calmo di quello di domenica? Tutto ciò abbiamo creduto di notare per la verità, senza intenzione di offendere o screditare chicchessia. Noi che conoscevamo i precedenti sportivi del Depangher, il quale, oltre ad essere un distinto velocipedista (ha guadagnato 24 medaglie ! ) è uu valente canottiere, non ci siamo punto maravigliati della recente sua vittoria. Osiamo anzi predire che, se continuerà nell' allenamento collo zelo che gli è solito, e si prov-vederà di imo shiff di miglior costruzione e minor peso, darà ognora del filo da torcere ai più valenti campioni. Anche la corsa delle yole di mare fu seguita con vivo interesse. La yole del club ,Libertas", montata da canottieri giovani, due dei quali non avevano ancora corso in regata, avea di fronte due armi valenti e bene allenati, della "Ginnastica, e dell'"Esperia, ; epperò la lotta era ardua ed imprevidibile 1' esito. Vinsero i nostri con vantaggio considerevole, con un record di m. 11.23, il più bello della giornata per canotti di quel tipo. L'armo era così composto: Derin Giovanni, Al-merigogua Antonio, Guccione Pietro, Derin Nicolò capovoga, Bennati Felice, timoniere. Abbiamo adunque ragione di compiacerci della vittoria dei nostri bravi canottieri. Ai quali raccomandiamo di perseverare con serietà e costauza, per non venir meno alla fama meritamente goduta. E ci auguriamo che il simpatico sodalizio, vera palestra di fisica e morale educazione, eserciti a lungo la sua benefica influenza sulla nostra amata gioventù. Nel pomeriggio di lunedì scorso (13 giugno), dopo quindici anni d'assenza, il tanto amato e benemerito cav. Tomaso Luciani rivedeva Parenzo, dove conta numerose quanto antiche amicizie e conoscenze. Con quanto piacere ed affetto lo si abbia riveduto e sia stato accolto, è inutile dirlo. Il cav. Luciani, nel breve tempo che si fermò fra noi, s'interessò di tutto e di tutti, con quel cuore e con quell' affetto per l'Istria nostra che in lui mai venne meno, e che parve quasi aumentato col crescere degli anni. Sopra tutto si compiacque moltissimo dei notevoli progressi materiali ed economici che fece la città di Parenzo, e dei bei lavori e delle importantissime scoperte fatte nell' insigne Basilica, confortando coli' ispirata parola a non stancarsi e a proseguire nella patriottica impresa. Partì mercoledì matttina, accompagnato e caramente salutato dagli amici, i quali gli augurarono, come noi gli auguriamo, un sollecito ritorno e una più lunga permanenza fra di noi. (L'Istria) La sera del 22 giugno fu tenuto l'ottantesimo terzo congresso annuale della società letteraria Minerva di Trieste, sotto la presidenza dell' egregio Dr. Lorenzutti. In questo congresso tra altro, il presidente annunziava che anche la Minerva parteciperà a quella festa mondiale che sarà la commemorazione del centenario Colombiano, unitamente alla società Adriatica di scienze naturali ed agraria; la Minerva si occuperà di rendere anche a Trieste onoranza al grande ligure. Un'altra solennità trova la Minerva preparata: il cinquantesimo anniversario della morte di Domenico Rossetti, fondatore della Minerva, illustratore delle antiche glorie cittadine. Alla Minerva verrà tenuto in quell' occasione uu discorso commemorativo e verrà scoperto un busto all'illustre coucittadiuo, sculto dal Barcaglia. A proposito di che togliamo dal verbale della seduta del Consiglio della città di Trieste, tenutasi la sera del 23 giugno : Il Podestà annunzia di aver ricevuto due lettere dalle Società Minerva e Progressista relative alle onoranze da farsi al patriota Domenico Rossetti, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario della sua morte. 11 segretario dà lettura delle due lettere. Sono del seguente tenore. Inclito Consiglio. La sottoscritta vagheggiava da lungo tempo il pensiero di collocare uella propria sala un busto marmoreo che rappresentasse la effige di quel cittadino illustre che fu Domenico de Rossetti, grandemente benemerito di Trieste e della Società di Minerva. Quast' anno, cinquantesimo della sua morte, quasi c'impone di sciogliere il nostro voto di ammirazione e di gratitudine: nou essendo però sufficiente a compensare il lavoro, allogato a valente artista, i fior. 400 che la Società ha potuto destinare a tal fine, la sottoscritta si rivolge fiduciosa a questo inclito Consiglio per ottenere il compimento della somma in fior. 250. E poiché alla sottoscritta fu proposto di fare istanza all' inclito Consiglio che iu quest' anno si facesse una iscrizione commemorativa sulla casa dove finì la vita operosa 1' ottimo letterato e cittadino, la sottoscritta si onora di farsene interprete presso quell' inclito Consiglio, giusto stimatore e geloso custode delle memorie care alla patria. Piaccia quindi all'inclito Consiglio: concedere alla Società di Minerva f. 250 per il busto marmoreo di Domenico Rossetti; e decretare che sopra la casa dove il Rossetti morì sia posta una iscrizione che lo ricordi. Per la Società di Minerva : firmati: dott. Lorenzutti, dott. Tanzi, Attilio Hortis. IU. sig. Podestà. Nel novembre di quest'anno ricorre il 50.o anniversario della morte di quell' egregio cittadino che fu Domenico Rossetti. Quale sia stato il suo valore, quante e quali opere di publica utilità sieno dovute alla sua patriotica iniziativa e alla sua indomabile energia, quanto sia profonda l'impronta da lui lasciata nella storia di Trieste è superfluo ricordare, tanto è viva la memoria di lui, così nella coscienza della popolazione come in quella di tutte le Rappresentanze cittadine cbe nel campo civile e nazionale ai suoi alti e savi concetti costantemente si ispirarono. Se il disegno di eternare il suo ricordo con degno monumento per dificoltà — che con slancio pa-triotico potranno e dovranno essere in breve superate — non potè finora e non potrà nel prossimo anniversario essere un fatto compiuto, non è a dubitarsi che il Consiglio della città vorrà in questa occasione rinnovare il suo tributo di affetto e di riconoscenza al benemerito cittadino. Ed è in questa certezza che la sottoscritta Direzione dell'Associazione progressista dovette resistere al naturale desiderio suo e dei soci di celebrare in seno alla Società il prossimo anniversario, convinta cbe questo atto di pietà cittadina spetti alla legale Rappresentanza di Trieste e da lei sol-i possa e debba essere compiuto in un modo che corrisponda alla idealità del momento ed all' importanza dell'uomo di cui vuoisi ricordare la memoria alla presente generazioen. 11 presidente dell' Associazisne progressista. firmato dott. M. Luzzatto Il sussidio alla Minerva viene votato all' umanità. La proposta della Associazione Progressita viene deferita alla Commissione per il monumento Rossetti, incaricandola di fare proposte sulle onoranze da decretarsi da parte del Comune alla memoria di Domenico Rossetti in occasione del cinquantesimo anniversario della sua morte. La Direzione centrale della "Lega Nazionale, (Sezione Adriatica) apre il concorso al posto di maestro per la scuola popolare mista di una classe e sei corsi, che la "Lega Nazionale, va a instituire nell'abitato di Santa Domenica nel comune locale di Visinada. Lo stipendio annuo è ora di fior. 660 <ì dopo cinque anni di sodisfacente insegnamento sarà di fior, j 720. Di più spetta al maestro l'abitazione nell' edilizio scolastico. 11 rapporto contrattuale incomincierà col mese di Ottobre di quest' anno e non potrà essere sciolto che verso disdetta di tre mesi e con la fine di un anno scolastiso. Le domande dovranno essere presentate alla Direzione centrale in Trieste entro la prima metà del mese di Luglio, mediante la Direzione di Sezione di Rovereto se provenienti dal Trentino e in caso diverso mediante una Direzione di gruppo, e vi saranno allegati tutti i documenti cbe dimostrino e 1' abilitazione a insegnare nelle scuole popolari generali e quelle per 1' insegna— mento sussidiario della religione, giusta i Ordinanza Ministeriale 8 Luglio 1883 N. 17. Domenica prossima, 3 corr., avrà luogo in Capodistria il congresso della Società delle Alpi Giulie; speriamo che il bel tempo favorisca 1' arrivo dei molti soci di Trieste, e delle loro gentili signore. L' Istituto agrario provinciale c' invia la seguente circolare sulla comparsa della Peronospora viticola: Avendo questo Istituto constatata la comparsa della della peronospora viticola in parecchi punti del territorio di Parenzo, e già nello stadio della completa fruttificazione, ed essendo da temere, che la stagione piovosa abbia a provocare uno sviluppo micidiale del parassita, si rendono attenti i viticultori al bisogno di non tardare ulteriormente 1' irrorazione dei vigneti colla poltiglia bordolese; avvertendo che, secondo i conchiusi del Congresso di Roma, 1' applicazione può anche succedere durante la fioritura, e che il titolo della poltiglia deve essere dal due per cento tanto eli catce, quanto di solfato di mine, coli' eventuale aggiunta dell' un per cento di solfato di ferro per combattere simultaneamente T Antracnosi. Per ulteriori istruzioni si ricordano le pubblicazioni di questo Istituto, col titolo : a) La peronospora viticola rimedi ed apparrecchi — 1886. -- b) Prove comparative di rimedi contro la peronospora viticola — 1887. c) Esperienze decisive contro la peronospora viticola — 1890. — ci) Calendario della peronospora — 1890. A titolo di confronto, qui si fa seguire la data della prima constatazione della peronospora, da parte di questo Istituto, dal 1885 in avanti : 1885 1' 8 Luglio. — 1886 li 14 Settembre. — 1887 il 23 Luglio. — 1888 il 21 Luglio. — 1889 il 19 Giugno. — 1891 1' 8 Luglio. — 1891 il 16 Giugno. — 1892 il 21 Giugno. L' apparizione in quest' anno mostrasi pertanto tra le più precoci che fin qui si ebbero a constatare, e corrisponde a quella avuta nel 1889 di fortissima infezione. Parenzo, 22 Giugno 1892. Cose locali Bollettino statistico municipale di maggio 1892 Anagrafe: Nali-battezzati 35, maschi 17, femmine 18. — Morti 19, uomini 10 (dei quali 4 carcerati), donno 6, fanciulli 1, fanciulle 1, sotto i sette anni, nonché 1 femmina nata morta. Trapassati : 3. P A. (carcerato) da Vipacco d' anni 19 -5. Marcolini Angela ved. Giacomo nata Gasperutti d'anni 74 — C. B. G. (carcerato) da Mei, Belluno d'anni 25 — 7. Pizzamus Giovanni di Giuseppe d'anni 20 — 13. Grio Domenico del fu Giorgio d' anni 78 — H. F. (carcerato) da Pisino d' anni 62 — 17. Micalich Giovanna ved.a Filippo nata Decolle d'anni 91 _ 18. Radivo Giovanni, guardia di finanza da Pirano d'anni 25 — 19. N. M. (carcerato) da Pastrovicchio. Dalmazia, d'anni 52 — 20. Totto conte Gregorio fu Gregorio d'anni 60 — 22. Benedetti Giacoma nata Zucca d' anni 48 — Colauti Antonio fu Giuseppe d'anni 74 — 24. Vascon Michele del fu Antonio d' anni 72 — 25 Zucca Anna nata Cepich d'anni 37 — 27 Giacomin Maria nata Perossa d" anni 34 — 29 Reichmann Elena nata Petronio d'anni 36. — Matrimoni : 2. — 1 Dobrigna Giovanni con Caterina Bassanese — 29 Pahor Giacomo con Amalia Bressar. — Polizia: usciti dall'i, r. Casa di Pena 6, dei quali 3 istriani. 1 triestino, 1 dalmato, 1 italiano. — Sfrattati 6. — Rilascio di nulla osta per 1" estradazione di permesso di viaggio marittimo 4. — Rilascio di libretti di lavoro 6, di servizio 2. — Insinuazione di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 2, per Ett. 21 di vino nero, a soldi 36 il litro. Certificati per spedizioni di sardelle salate 1, per barili 10 del peso complessivo di chilog. 420 — d'olio d'oliva 1, per un caratello del peso di chilogrammi 133. — Licenze industriali |1, di cappellajo. — Animali macellati, buoi 38 del peso di chilog. 8996 con 423 chil. di sego, armente 16 del peso di chil. 2470 cou 141 chilog. di sego, vitelli 13, agnelli 2. Bollettino delle malattie zimotiche. Capodistria: angina difterica casi 2, tuttora in cura. Lazzaretto : nulla. —---—----- Appunti bibliografici Cesare Rossi. Rime. Trieste, Balestra 1892. Un volume in ottavo di pagine 117. Oli finalmente! si respira. Ecco un libro di poesie, senza alcun titolo, e che semplicemente porta scritto in fronte Rime. È già un buon segno. Il nome dell'autore ci è poi caparra che a leggerle non isprecheremo il tempo. Il titolo non è un'alzata d'ingegno, nè è buttato là pur che sia, ina ha la sua ragione di essere. Il Rossi non è barbaro nè versiscioltajo ; i suoi componimenti sono tutti rimati; indi il titolo. Ave o rima ha intonato lo stesso Carducci infilando una dopo 1' altra non so quante rime, come per dire: Vedete, basterebbe che io volessi. Ave o rime esclamo anch' io, leggendo questo caro libro del Rossi; siamo in piena melodia. La musicalità; ecco il primo pregio del nostro poeta. E la reazione efficace dovea venire dalla provincia più lontana dal centro; col Pitteri e col Rossi Trieste si afferma doppiamente italiana; cultrice del bello, e custode delle pure tradizioni del dolce stil novo nella forma popolare echeggiante prima sotto le volte delle nostre cattedrali, e pei colli toscani con le liete canzoni della vendemmia. In secondo luogo queste rime vanno lodate pel sentimento vivo ed efficace della natura che il poeta vi ha entro trasfuso. Si legga per esempio — Bicordo d'infanzia — Al mare — Le Falciatrici. Non sono solo le cose che tornano alla memoria del poeta, ma le Immagini delle cose redivive nella fantasia; e allora le spalliere di rose tra il verde degli ulivi, 1' azzurro del mare, i prati falciati, le giovanette emergenti dal trifoglio in fiore; tutto, tutto ci si schiera dinanzi. E ciò in un modo semplicissimo, perchè siamo noi che rispecchiamo nelle varie scene della natura le impressioni or malinconiche or liete dell' anima ; nè le cose materiali per uno sforzo d'ingegno dello spettatore si arrogano il pazzo vanto di rivelare a noi il verbo mistico della materia, come pretendono i simbolisti. Schiettezza, adunque, semplicità, evidenza, musicalità, sentimento umano ecco le doti principali di queste rime. A questo aggiungi quale naturale corollario 1' eleganza e la lucidezza della forma, come sempre avviene quando non si pretende 1' impossibile dalla parola, e per amore di novità non si esce dal battuto cammino. Se mi permettono, farei qualche eccezione come per la strofa seguente, un po' contorta: Canzone d' arcane parole Che ascenda per limpida scala Con placido palpito esala Del mare l'immenso sospir (pag. 26) Nè mi piacciono le voci che hanno balenìi maligni (pag. 20); e meno che meno le penne armate d'intime fiamme, (pag. 16). Ma senza badare più oltre alla forma e alla tecnica del verso, addentriamoci a scrutare i concetti del Rossi per cercare nel bello, piaccia o non piaccia a questi lumi di carnevale, il buono ed il vero. La nota dominante nei canti è 1' amore sotto duplice forma: amore alla madre, alla donna perduta. Nella manifestazione del primo, se qualche volta fa capolino il romanticismo, pure vi senti un dolor vero, senza ostentazione, rispettabile sempre. E quanto al secondo, ben venga l'alta e serena musa del poeta, che non impreca col Baudelaire, e per desideri rientrati non ha mai dato reagendo un tuffo nel brago. A provarlo trascrivo questo sonetto con cui il Rossi s' avanza verso le alte cime dell' arte. lo non impreco lo non impreco a te, musa divina, Che pur mi tieni con fatai malia, Ora che innanzi agli anni aspra declina Per fiero duol la giovinezza mia. Una pace perfetta e peregrina Su '1 mio carnmin diffondi, o poesia, E vi disciogli la funesta brina D' ogni torbida idea, d' ogni opra ria. Per te sola, adorata, a me balena Lo stupendo splendor della bellezza E la mortale voluttà del vero : Si che dal freddo orror che m'incatena Volgo a toccar la tua superba altezza Ogni senso, ogni motto, ogni pensiero. No, il poeta non impreca, e neppure filosofeggia sulle sue sventure; e se i disinganni e il dolor del mondo lo tentano un momento, s' alza subito a una pietà profonda (pag. 94) a un senti- mento gentile pei vecchi, pei bimbi che soffrono più di lui, e si studia lenire le comuni miserie. Il Rossi non si è adunque misurato con quel colosso che è il Leopardi, e neppure gli piacque con i nostrali ed estranei romantici piagnucolare e sighioz-zare elegie; ma e nel citato sonetto e in altre poesie: Io passerò, e nelle due bellissime che degnamente finiscono il libro : In via — Forse, da! soggettivo s' alza a feconda oggettività, o come lo chiamano oggi a quell' altruismo aspettato, e di cui diede testé un saggio la mia scolara Ada Negri. In ogni modo, si dirà però da molti cbe nelle Rime domina ancor troppo l'io. Quei due amori, dicono, ricorrenti ogni tratto, danno un' intonazione monotona al libro, che bene si potrebbe chiamare un passionarlo dell' amore. La mancanza dell'oggettività poi, aggravata dall' insistere del citarista sulla medesima corda, lo fanno uscire troppo di frequente nelle esclamazioni e nei vocativi che sono come i sospiri d' un anima concentrata in sè stessa, e che non sa direttamente intuire lo spettacolo del mondo esteriore. Così alla chiusa dei componimenti — Come era bello il mondo ! — Notte d' amore — e di molti altri. E nel canto —- A la Luce (bellissima ode in cui il poeta s'alza a più largo volo, benché inceppato da quegli sgarbati sdruccioli finali) potrebbero notare i critici lo stesso movimento nelle quattro prime strofe, difetto però temperato dalle vigorose strofe seguenti in cui il poeta ha condensato tanti nobilissimi concetti. Si potrebbe rispondere però essere così gentili, così soavemente espressi quei sentimenti, che allo stato d'animo del poeta risponde ogni anima gentile ; e che il lettore vi trova quindi tanta parte di sè, anche tra gli anfanamenti della vita moderna battagliera. Perchè nel suo dolore il Rossi non si accascia non indulge a le porcosse del fato nè si piega a feminil carezza come ha già detto rispondendo a' suoi critici, (pag. 12). In ogni modo se il poeta non ha avuto cuore di sacrificare, per le nuove esigenze, tanti e così leggiadri componimenti; senza aspettare la sveglia dei critici ha già prevenuto tutti i possibili appunti; ed egli stesso è compreso della necessità di poggiare più alto. Si oda il preludio di nuovi canti: (p. 117) Forse più forte per viril dolore Darò aucoia a la patria un altro canto E arrideranno a me per nuovo incanto Gloria ed amore. Io non vagheggio il grido o la lusinga Cbe gitta per capriccio il vulgo ignaro: Basta al mio spirto senza fine amaro L' eco solinga. CAPODISTRIA, Tipografia Cobol-Priora. Ma tu di cui non ho fede (?) o paura, Tu che m'avvivi il senso ed il pensiero, Quando ti chiedo l'ideal nel vero M'odi, o natura. E già in questo e nelle strofe — In via--- si sentono le robuste note di un canto nuovo. Si 1 o peotà — In via —; sia questo il titolo di un altro libro di versi, titolo non gettato là a caso ; 1 ma quale sintesi dei concetti e dei sentimenti a cui j ti chiama la società. Udrai in via gemiti e bestem- I mie di oppressi, ed urli selvaggi di oppressori; in * via lungo il nostro mare verranno a te i sibili della bufera; e da San Giusto — „tutti i fantasmi dell' antica età." Questo aspetta la patria, e il compito è degno di te: lo hai già detto stupendamente: ........Divina è 1' ora ! Nou lice retrocedere, Non arrestarsi all' attimo fatale, Che imperioso accelera La nostra infaticata opra mortale. Trombe e tamburi suonano La diana con fatidica armonia. Bella è la lotta libera D' ogni rimorso e d' ogni ceppo — in via ! All'opera adunque, e senza fretta: noi possiamo aspettare. Enrico Ugo Selchi. Il culto della patria. — Pola— Tipografia Bontempo, 1S92. Ne parlo per nou parer scortese a chi ini ha spedito 1' opuscoletto. L' autore trutta brevissimamente un po' di tutto, dimostrando cultura e nobili sentimenti. Ma non si sa bene che cosa sia questo libercolo: potrebbe essere un articolo di giornale, o una traccia per distenderci su una conferenza. È buono intanto sapere che il minuscolo trattatello è composto di sole 16, diconsi sedici paginette, e che come si rileva dall' elegante cartoncino vale la vile moneta di un fiorino. E ciò dimostra due cose: una grande ingenuità nella stima dei prodotti dell' ingegno, e una fede di bronzo nelle felici condizioni economiche del paese; di che ino ne congratulo con lo scrittore di Rovigno e un po' anche con 1' amata provincia. P. T. ----------------------—---•»- PUBBLICAZIONI I Goti, Poema epico di Don Emilio Garda De Olloqui. — Versione dallo Spagnuolo di Luigi Zaja. Alessandria di Egito. Tipografia Penasson. — Un volume in ottavo di pagine 492. Ne parleremo a tempo e luogo._