VENETIA, M.DC.LIV. ApprelfoilTarrini. SA'NSON'E" D 1 F ERRANTE PALLAVICINO. Libri Trc. All’ Illuftiifs. & Eccelleiitifluno Sig. GIO: FRANCESCO ILLVSTRISSIMb E T ECCELLENTISSIMO SIGNORE. C Onfonde ogn’hora piii V. E. con la (ua gennlezza il mio poco me- rito in guifa, che il moltiplicare gl’attelfatidel fuo cortefe affetto verfo di me, e vn accrefcermi rol- fore per la propria vilta , che no e degna del- la di lei gratia. Holettc nell'vlcima fua le in- ftanze> ch’efla mi fa d'alcuna miacompofi- tione: quad marauigliandofi,ch’io tanto tar- di in publicare opere alle ftampe. Formarei cocetco, che da lei s’ambiflero i miei difpreg- gi, i quali mi fi accumulano, quanto piu io moltiplico libri al mondo : fe non conofcefii la grandezza del fuo animo lontana da si maligni fentimenti, anchecontroqueilette- rati, che ginlta occafioneefla had’odiare. Verfo quefti tali, che con eccedi d’vna inui- diofa malignita procurano ofcurare le fue glorie, ho vdita la lingua di V.E. cosiprodi- ga d'encomi, che fempre ho celebrata con tratti d’ammiratione la generofita del fuo animo, eguale a'pregi della virtu, & alia no- bilca della nafcita. Riceuendo dunque quelle inftanze di V. E. come parti di quel gentiltf- fitno affetto, con ctu fi degna di riconofcere la mia deuota feruitu, ftimo conueneuole il lodisfarle.con l’addiure i motiui.che m’han* no si longo tempo allontanato da* corchi. Io mi confelfo nel comporre frettolofo, & im* patiente, co pregiudicio di quel poco di glo¬ ria, che forfe potrei acquiftarmi col matura¬ te i mieilcrictiid alineno rafrenar quel cot fa At ad ,.4 da cui iprimiabozziddl’jngegrjo fonopor- tatialle ftampe , come opere peirettionate deil’inrdletto. Non pero I’emendadi quefto errore, che iaiciar non polfo, fe non tralafcio il co.mporrc, haeagionata quefta dilatioue. L’lmpieperfeciiciohi d’vntale, nemico della virtu,hanno difturbata la mia quietejmentre aggkjngendomiii vna infermira, ha da to per moko tempo bando a gli Stuck ■ Okie, che fe ho da diile ii vero.vedendo le nuoue riforme d’alami, i quali pretendono, che la propria anctorita fia vegola ad ogni Lerteratoj quali; che rifoltohaueuodi non piu fcriuere. Non voleuo efnonni alleven- dette cli qutfti tali, che fi conftirailcono Sa- trapi nel Regno delle belle lettere , col non fcriuere a modo loro. Ho pcro penfato, che era vanicai’obedire a’delirij, non precccti di qiieft’ingegni, che biafimano quello iiile , il quale tanco hora e aggradito , anzi e feguita- to da loro medefmi, per necedica di fabricate la fama alle (ue compofitioni. Il gufto con cui fono riceuuti nel mondo i Libri d’vn vir- tuofojsi conjee il veto fondamento delle lue glorie , cofi dene eiTer la vera regola, da cui prendano methodo gli fcrittori Chi ferine al publico,deue appigliarli a quel modo, col fe- guito del quale pud alEcnrarfi, che li leggeri cio, che ferine. Attende V. E., per quanto m’acccmiail compimento delle guerre di Mantoa > da me promefle. Reftara defraudata'in quefta fua afpettatione; perche, oltre la difficoka ddl’- hauerne le iuformacioni; lie fii pofta in forfe la coutinuatione dalle anguftie ; tia le quali vieneriftretta la iiberta d’vn’hiftorico.Odo a nuouo tribunale con rigorofa condana mol- to mal tratcato Pietro Matcei, che pur aeda- mauo gloriofo tntte ie lingue 5 la onde m’au- uiddi, f tiicfdi > che ilgolfo dell’hiftorie non poteua feruirmhchea naufragare !a riptuatione; me¬ tre vn foggetco si illuftre, non hauea ns put toccato il potto. Pcnfai pero in difefa di si gtand’huomo , che l’arabitione d’vn’ingegno con'dannar fuole nella virtu quegli ecceili, a quali eisadi non poter ginngere: merce, che prelumendo d’efler egii nel iommo ; confoia l’alteriggia de’penfieri, che fi vedcno (upe- rati, con moftrare,che chi l’eccede erra. Glo- riofi falli, de*quali, quafi di tame gemrae e coronato il mcrito di quefto hillorico; men- tre ogni caratrere della fua pennae ftimato d’oro,peril ptegio, incui fonoftati,efaran- nonelcorfo dell’inimortalita , i fuoi fcritri. L’haueretrafgrediti i documenti de gli anti¬ chi: e colpa, non di lui,che faille •• ma di chi lo biafima, & il fenfo di quelli non intends ; ouero non sa qua! mente non tutte le Stelle » riceuono: pripn plendoridal Sole . D. mono efentarfi dal mendicare le forme dello (criuete dall’antichita quegl’intelletti fnblimijche bifogno non hanoo di chi gl’illu- mini- Anzi quelto c vn neceffitargli a lepeli- relericchezzedella fua virtu; mentre quetta fi riftringe tra angufti Iimiti de* precetd d’» vn’antico, rneuo di loro fotfe ricco de’talenti d’vnviuace ingegno. Non (i contende nelle ard ladiffimilitudine dagli antichi,lodandofi piu tofto l’acntezzadegl’ingegni, con la qua¬ le di eiafcuna femptc fi vanno migliorando lecondidoni: e nell’aucedel compotrenon potrano permettere quefti feueri cenfori,cha s’allontani dagl’anrichi vn’iutelletto, che ha- uendo le ale, non puo obligatfi a caminare. sii lealcrui pedate? Vn foggetto dunque , i cui penfieti flano cheloti.col lafciare nuda vn’hiftoria, palefar- £nondoura maggiore d'vnmendico? Noa A 3 polio 6 polio pero non marauigliarm! di chi con- uince d’errore i moderni fcrittori, con l*aut- torita degl’antichi. Tralafcio.che quefte non fono fedelmente regiftrate.ouero n’e peruer- tito il fenfo; perche qtrefte fono arti di chi nel dir male, ha piu fondamentodi malignita, che di verita Come fono variati i tempi, cosi fono cangiati gl’vfi. 11 gufto di chi legge,e di- nerfo da quello dell’antichita , deue pero an- che efter tale Io ftile di chi fcriue . Nell’eti dell’oro l’andar undo era prerogaciua di li¬ ber ta, hota farebbe effecto di pazzia, o eccef- fo d’immodeftia Appreflogl’antichi medef- mi fd quella diuerfita,ch'a noftri tepi ft fcor- ge,la onde non so per qual ragione vno ftiie, che pure fu d’alcuni degl’antichi no fiaper- cio lodeuole piu tofto, che degno d’eflere condannato, perche altri non I’rlaflero • Ma forfe tediard V-E- fcriuendo in veced’vna lettera vn tractato. Io ftimo fupeifluo il di- fcerrere a fauor dello ftile moderno, mentre gl’applaufi communi.co’quali in ogni luogo fono riceuute le compofitroni , principal— mcnte di V. E. prefcriuono il fentiero, su*l quale pud vt.ofcrrttore iftradarfi alia lode- In quello particolare non polio, neadulare , ne mentire , vedendofi ch’in molte cittadi cosi fouente rirornano i di lei Libri fotto i torchi, rinouandofi I'impreflione di quella gloria, che 1’vniuerfita de 1 letterati nomina degno habito della fua virtu. Anzi la gloria medefma fotto il fuo nome fen va altiera, palleggiando pompofa sii caratteri della fua penna. Ma non conuiene,ch’io m'eftenda ne- gl’encomidi V. E, perche nellapenna d’vn Feruitore fuo cosi riuerente,potrebbe pregiu- dicare lacognitione de’ miei oblighi alia ve- iitadel fuo rnerito . Cosi chi vme di lei piu deuoto, nafconder deue la riuerenza de gl’- affetti, &ffetti,perche anco vna vera lode, da chi non la conofce, viene riconofcruca lotto concetto di finiulata aditlatione. Neceflitato dunque a fepelire i fenfi dell’ animo, fcuopriro folo i defid ri del cuore, che brama con ogn’ ardo- re la di lei gratia , e la continuatione di quel gentilillimoaftetto,che mi profeffa. Mando il mio Sanlone, accioche mi fauotifca (eruir- gli d’obftetrice nel fuovfcire alia luce delle ltampe . Non lo (oggetto alledi lei cenfure , petche noi ire degna la vilta dell* opera. Ol- tte, che volendo V. E. con quelle, fecondo la fincerita,e perfettione del fuo giuditio leuar- le la diformita dcgl’errori, foil ficuro, che cangiando efierepiunonmi riconofcerebbe per Padre. Nel rimanente come cofa mia la foggetto Iiberamente al fuodominio , con qualunque cofa, che da me dipenda eflendo- naigiaa lei confectato,dall*hora che la rico- nobbi, e pur hora la medefma offerta di me fteflo rinuouando , riuerenre k baccio le ma¬ in . Dipadoa Di V.E Illuftriilima. Deuccifs. Seruit. Ferrante Pallauicine» A 4 A chi 8 A chi vuol leggere. L 'Vfo del won do hoggidi, meno ci oblige a cib y che piu ciprometie . I Gran di , cb* ad ogn 3 altro feruono di norma , <£* efempla- re y infcgnano quefia dottrina } che in fpe?i - dere moncta di rnolte promejfe , difcbliqa, dalle sbcrfo d 3 operdtipne con forme. lo nondimeno } che dalle no hi tk moderne 5 lion riiraggo altro , chemiferie j rifiuJo anche quefi tratti di qrandcffa , Ecco psro , ch'io ojjeruo la pramefja del Sanfone , che //« Sufanndib feci al r/ipndo . credit che llt } c Let- tore ticurafi fcuoprirmi inf^fio particolare huomo di parol a , annoiato fprfe pih toflo , che dilettato dalle mie compoftioni . Non ti dolere pero , perche alcana non ti sfor^a temperar queflo libro , ne a ieggerlo , ne meno a lodario. Dal titolo puoi co-nofeerequ.aL fa il di Ini foggettp s- dal home deli 1 auttore ,il'modo . e lo f ile della deferittione r Se, tie l*vno ne l 3 altro faggrada contentati d'hauer letto ilfrontifpi^cto, c fuppeni d 3 ha ■> tier letto il ti'folo d’vna faiiola, ncn'd’vn libra « E for- fe quefo penfero farda propoftoper alcuni ingegniit- fapere de* quali t e dottrina da fcatiole ' Non ftimo neceffario , /•’auuifarti d* altro , mentre quellophe ti potrei dire » tu Lo puoi leggere in altri ?niei libri iAd cg?ti modo 9 gfigneranti pariano fempre , o eonforme lapaffone , c fecondo il fentimento degl* al¬ tri ; i dotti y o adnlano con inuidia , o biafmano per malignita . Miferia grande de * letter ati, che corn per ar deuono le glorie alia propria virtk da git attefati dell* ignoranfa , che gl* auuilifce pin tofo con lefv.e ledi . E pure f e?t^a quefi non impennarebbe le ale la fama d* •vn virtuofo , perche ogn altro , che pof'a gareggiar con lui.f sforXgi difepelirne il merito col difpreggie . Non penfare per'o , ch 3 io mi dolgaper mio tntereffe y perche non pojjo prefurner lode ,non rauuifando in me ctlcun merito . Deteflo folo la per uerfitd d'alcuni vir- tuofi maligni , che fan>70fuo ef'ercitio il biafmare le altrui compoftioni . T& tfd tanto cortefe Lcttore A viui per milte fecolifslice , IL SANSONE D I FERRANTE PALLAVICI^I. L I B no T n I M 0 . S E la Fede , 6 la ragione non conuto- cefle - 1110 giudicio; dali’elpe- rienza.. , irato, acciamarebbe la donna per 1! maggior Name, che_*j lignoreggi il mondo. Nella fcena dell’vniuerlo gia lono canto palefi.e fiequen- tilepompedel (no poccre , che fa di meltie- ri , oconfedarla Dea, o credcrla vna creatu- ra onnrpotente . Da cal credito focfc prctefe- rodifobbligare la lot mentegli antichi,quel- la finca Deica confticuendo, a cui col nome d’amorc attribuirono i preggi deile pill ftra- ne marauiglie, che poflanza feminile cagio* ni- Maud Chaos di quelle lor ccnfnfe chi- nrere la fabricarono piu fuperbo edificio di glorie; laoue prefnmeano vilmenre Icpelli- re le hie grandezze.Moftrarono in eila eccelfi lopra la Diuinita medefma: mentre concilia* fab eflei- vn Dio maggior anche d’ogn’ai- tro quell’Amole, il quale, fe da leinotrvicne nuualorafo, non opera. Sono fogni le violen¬ ce, (ognifono gli ardori d’amore , el’tfea del cuote altri, che vna viua belta non ac- cende. In doe bell’occhi, che at Sole vn (o!o inuo- li il nome, non nella fucina d’vn D:o , rificde quel fuoco, rra cui incendi (pargcndo m vece di lagrime le ceneri, va diftillaudo la propria vica, vn’amante, A j V»a JO DEL SANSONE. Vna bella bocca, che su le labbra portal do l’oftl'o>denota (aligninofo il cimento,con cui gareggiano, e guerreggianoinftemeco i fuoirubiiii le perle deadend , ch’ella, non so fe inuidiofa,o crudele nafconde ; Queftae 1’- arco, non quel di Cupido,da cui s’auuentano gli (trail al cuore . Vn candidofeno, nelciit latte s’alimentanogli fguardi (le pure, come ndla via latcea d’vn’aniraaro Cielo, non paf- feggiano fatti Bead) e la feretra, in cui ben mille dardi, al ferir di mille cuori s’apprefta- no. I raggi di quell’oro,che ornando l’Altare del capo, rendonopiitadorabile il Tempio della bellezza; fonoquei dardi,che nell’inca- tenat’l’alma vccidono la liberta. Due belle guancie,in fomrna, nelle quali tra la neue fio« rirfi veggon le rofej ne (otto le fiamme di due Soli mai ft miran languenti> operano che quei sfortunati, ne' quali crudelmente fi (corge, ne viene tiranneggiato Taft’etto . bjon refta pero,che alia donna le glotie no conuengano de‘trofei,i quali dall’huomo, la vaghezzade’nomiiMti oggetti, in lei coiloca- ta l iporta. Altroue ccn piu vmaci,e vere fem. bianze i ammiranft I’ammanto di porpora,*! candor di neue,i fregi dell’oro,t raggi del So. le i e pure alia villa di quelle bellezze no tro- uafi, chi laettatolanginfca^imprigionato ft lagni. Occhioliumano non v'e , il quale del luminoloPianeta i moti,rapito,(econdi ••co¬ me dietro due belj’occhi di don»a>inuaghito s’aggira • Sara dunque irragioneuoie il dubt- tar loiza di fonrahumauo potere in quel (cl- fo.che in fe fleflo.quali adorabiie rende,cid > che in altri vipollo,o poco s’appreaza, 6 nul¬ la li ciira; E potra Panitno appagarii col cre- derordmaria potenza in colei,alia quale vio- lencato vn’huoino, con riuerenza rilcontra snche l’offefe, e co affetruoft oflequi ft ftrug- ge LIBRO PRIMO. i* genella traccia d’vnafemina,che okre I’dTer di natura vile,diuiene per alteriggia crudele? E pur e veto, che gl’huommi piu illuftri, i quali,o in fap.ere,6 in fortezza gloriofamen- te trionfarono de gli accidenti del modorfot- trarnon ft puotero alle Vittoriedi quefta a- mata nemicadelle noftre grandezze. Trale lufinghedi coltei fraarrirono la gloria del vincere i piu illuftri Campioui,che rta I’armi di mills efereiti nutrendola col fangue nemi- coftempre eonferuarono vina. La mokiplicfi tadegl'dlempi, moftra quefta verira eftee dtgna di lagrime, piu che neceffirofa di pro- lie. IIdeferiuernei (uccclli. e vn propone quei fpettacoli, nc’quali fcorgendo iwlangui* diti i preggi dell’liumanita>ammirar dobbia- hio dolenti lanoftra vilca j piu corto, che in« ereduli ftupirfi de gl’eccefti del fuo potere. Mociuo d.i cio faral'hiftona di Sanfone, in cui akrod’huomo terreno conofcer non ft puote.che ilfembiancei ftnche dft'na femina prigiomero conofcer ft fece anche ne gl’af* fetti pur iroppo hiimano, non come s’era ne 5 ' prodigioli affstti moftrato Diuino. La di lui fortezzaa cui la fauolola antichita fognac ne puote vna (5 mile, ma nogiala natura for. marne vn’eguale, ferui a render pur ambitio- fa delle fue perdite Dalkia, che s’auuide do- tier nufcir piu glotiofi, lopra d’efto, j fuoi trion-fi. Fii prodigiofo Saiafone anclie nclla nafei- tajellendo conueneuole, che dal I’ oniiipoteu- te riconofcelfe i natali; mentre parti d’otim- poteza elder doueuano le (lie operation!. Era ladi lui madre fterile, tanto piupero al.pro- prio marito fertile di dolori,quanto che non eftendo verfo lei mendico d’affettoil vcdcr. laauara di ftgli, lo vendeuafecondo di pens . In quefta poeo fouunata copia,voile Eko io> & all®s> tz delsansone alberar lo ftendardo della (ua poffanza.face- o'.ofi autcored’vn parto, che ne’progreili, non panto da’ pi i.icipi j diuerfo,viuer douea facto vn copetidiofo miracolo del modo. A ’ lauoti di quel lupremo artefice qua to e piu inculta la materia,tanto tiefce pin proportionata. Iu quel terrcnojche (otto il gouerno della natu- ra,chiamaco infecondo,no produce, che fter* pi,vaeg'i (emmandole maraniglie della Ilia nnmela virtu.Per vn Angelo mado della {ua deterrainatione aunifialla madre,al!’horap- punto.chebandita ogni fpeme d’vna rata gra tia,i foie defiderij n’eiano importuni . Pre- fcrilfe al di lui viuer leregoie,con auuertida* che fora ben si ftato lor prole,ma priina im- prontsro col nonce di (uo feruo- Tale lo defi- gnonel titolodi Nazareo ,con cui arruolan- dolo tra fuoi piti diietti? allegloriedi vna ta- ta feruiui l’inalzaua. A lei ftefla comando [’• aftenerfi da ogni cibo immondo,e da ogni be- nada, ch’effeivdouea prohibita dal figliuolo accioche ne pur I'embriane partecipafle in a. limento , cio che pdicia per vigor delle leggi abborrir dourebbe Giouaauuezzar all’ ofleiv uanza de’Diuini precetti anche nell’aluo-ma- terno,per irapedire ilfondarficon debo! ra¬ dices quelle inclination!, che ci contendono il dominio della ragione. La pienezza del co- tento diced coined quefta donna si felice no- tiellada fpinfe tantollo a communtcarne par¬ te al marito,nel racconto di quanto dalT An¬ gelo (otto non conofciute fembi.anze,haueiia intefo Era Manuefchecosi egli chiamauafi ) gelofo.pvoprieta contratta dalla fingolar bel- lezza della inoglie,fatta poi infeparabile dal. l’afretto con cui non so,fe dica l’amaua,o put 1’adoloraua. Chfamail bello facilmente cre- dedi cruouar riuali. -Nonpuonegarfiqueftoti'ibnto al memo della LIBRO PRIMO- . ij cfella belts , che portando piacere a gi’occhi, intima comtuandi di feniitti a! cnore. Quin- di forte dalia vaghezzane! melfaegiero de- fcricta,piu che dalia felicita nelle di hu paro¬ le pronofticata, proud tiranneggiati i penfie- ti ■ I fofpetruialcono da vna conhderatione inquieta, alimentatinel feno di cid > che piu d’ogn 3 altro (i ceme. L’alteratione di quefti dubbi addormento l’animo, al fentimento di gioia conueneuole acosi lietoannuntio . Per certezza di quello, chedubitaua pill, che per confermatione di quanto haueavdito, pre- fento vna fupplicaa- Diojaccioche liman* dalle,chi gia era venuto come ambalciatore, col difpaccio de*fuoi Fauori. Arreccd per naotiuo della fua dimantkil deliod’intender con piu accurata diligenza, quantooperar douefle, per incaminae ico* ftumi del figlitioio su’l lentiero della fua vo- lonta,prefcrittogli. Lapuntualita necellaria fiell’elecutione de gli ordini di quel fupremo Principe, gli perfuadeua il non affidarli a detti della moglie,la quale, come donna fti- mar po’teali foile ftata piu intenta in vagheg- giar l’Angelico volto del giouane,chem vdir le fue parole. Nel leggerei Diuini commandi ogni ca- rattere,che ft tralcurhrompcndo il fenfo del¬ la fua volonta; preuerte l’ordinedel noltro debito. Efauditefurono nel ritorno.dell’An- gelo lotto le primiere fembianze , le di lui preghiere . Con aperta confermatione fegli approuatonoper veridiche, le relationidella moglie. Replied i comandi dell’ aftinenza da vino, d altra beuanda , da cui nafeer porendo 1’- vbriacchezza, germogliatc forano le mine di quelle glorie, alle quali difponeua il lo¬ ro figliuolo • One li fommerge la ragio- ne H DELSANSON-E ne prfglo (ingolare dell’ huomo ; m a rani glia none, che naufraghino leprincipali gran- dezze dell'humanita • Accredito finalmente Je (ne perdition),col moftrarfi loro,qual‘era , Angelico fpirito. Nelhafcender al Cielos’an- ualle, quafidi cocchio , della fiamma , che mandauano al throno di Dio 1 facrifici di Manue. Atterrati eflo, e la moglie publicaro- no gli sforzi del terrore,parto d’infoliti acci¬ dent),6 prodigio(e vifioni La conftidone de* penfieri paleso la lingua, nel chiamar Dio quellofpirito, chela mente conolceua eder vn’Angelo. Se par forfe il timor della morte, che dalla fua vifta pauentaua , no lo perfuafe a dar nome Diuino ad vn* Angelo ; proprio effendo d’vn timido Peder prodigo d’hono- ri,verfo chi ei pauenra. O pure ftimpdouerff chiamar vn Dio ; mentre s’auuidde non eder ambitiofodi rimuneratione j anzi rittutaro- gni premio offerto al duplicatofauore , con- celTogli nella fua prefenza- Piti d’ogn’ altro (l ama,e predica grande coluhil quale il noftro, ne brama,ne chiede,mentre i (uoi the fori al- 1‘incontro liberalmente ci dona. Anche Da it id con affettuofi (entimenti efprimeua il fuo a- more verfo Dio , chiamandolo quafi amante tuttofuo,&all’hor,credo,co lebracciadell- afFetto,(hingendolo al cuore ■ Adduce quad ragioni di quefto ecceffo, la fperazadeile fue gracie,e la ficurezza,ch’ egli non era de* (uoi beni bifognofo; onde nulla preteder poteua, moltoei all’incorrodalui atteuder potendo. Il vataggio di riceuer fenza darejobliga trop- po l’auaritia delltomano i nee rede, piuardi- ta la moglie,perche forfe lieca dell’eder dine- nuta feconda, non permecteua l’auualorard nell’animo a sforzi d’alcra pallionejconforto il marico con quei trattid iconfidenza ,che deferitei inlei crederli poteano, piudaila vix- LIBRO PRIMO. if t6,chedal giudicio V(ci final mente i] Fargo- letto promello, da quel carcere, in cui (i rice- ue l’anima; entrando in quefto mondo, nel qualeco’ refpiri di vjta, andiaino fempre fo- fpirando la nrorte. Comparue piagente focto gl’occhi di quel Sole ,che tender poi douetia fpettator inuidiofo de’ fuoi trofei. Saluto co gl'ordmari vagiti gl’habitatori dell’vniuerlo, che atterrir douea polcia co’ terribili rtiggiri del fuo prodigiofo valore - Col nome di San- fone.il quale fignifica robuftojdirizzaronola ftatua della fortezza; anati.ch’egliponefle il piedeftallo delle fue gloriole vitrorie. La lua fanciullezza noni'ti a fronte delPhumana de- bolezza lagucnte; anzi copiola di quei fegni, ch’eil'er poteano preludi de’futuri fuccelfi, Anche in quell’eta, cuttel’imprefedotroua- tiano coraggiofo.nel’impronto di quellaga- nerofita.ch’egli hauea cotrattadal Cielo; po- tea aboiitfi , o confonderfi da quaroha forza di atterrirci in terra-1 triofi rafsebrauano nati con lui.o almeno obligati al (no fegiuco, im- prigionati tragreccefli delle (ue giorie. Chi intraptedeua cimeto con lui.era neceliitato a maledire le perluafioni della lua tementa; metre ptima,che in atto d*offendedo, fe ftel- lo, vedea in ftato di (egnalar col proprio fati¬ gue i di lui trofei. Vncolpo del fuobraccio, non era piu ddiderabile,di quello fia vuiul- mine del Cielo Chi preggiar li poteua d’vfcir folamente (conei,d llropiato dalle fue mani s era inobligo d’appender vn voto all'Altare dell’onnipotenza ,dalla quale cio riconolcer douea,come fingolar miracolo. Anche ne’ea- pi guerrierijtragreferciti nemici entro la fiia giouentu in aiimgo, facedofi vedere qual’era ftato pionofticato>flagello,cioe,de'nemici d’- Ifiaele. Chi no lo pauetaua,insoma,daua in- dicio di no hauler cuorej riputar cio douedoli i6_ DEL SANSONE vn cotrafcgno d’infenfibilita > piu che d’ardi- re. Taco in lui operand fingolar dono di Dio, il quale tie’capelli collocando vn’inuineibile virtu; voile fabricare vn’animatoprodigio, nelle cui qualita fatra mendica di penfieri 1’- humana cofiderarione, abondance foffe d’af- fetti per ammirar il di lui potere E certo non douea, checrinira eflcr quefta Comeca , i cui prodigiofi (pledori fonnauano infaufto pro- noftico a Fihftei deftinati a gran mine, (otto Tinfluenze del fuo valore.Se pur intrecciar di quefte chiome non pretefe la corda all'arco della propria poteza; onde fo(Te faettata l’in- credulita, e depreflo l’orgoglio di quefti crtl- deli nemici del fuo popolo , e difpreggiatori della fua Diuinita • No potea niaggior debo- lezza trotrarfi per foftegnovn dono cosi tin- golarediDio, edendo ordinario il riceuere maggiori gratie dalla fua libera!ita , oue mi¬ nor foccorfo attcder (i puo dalle forze della natura.Ne douea fimilmete in altra parte de- polkatfi vn tanto fauore , per rooftrar indefi- ciete il fonte de J fuoi beneiici. Ogn’altro me- bro mutilato, che fode, ftabilita haurebbe 1’- vltima meta alia di luifortezza ,prefcriuedo i! termine alle fire iltuftri imprefe.Recifo alt’ incotro il crine, eftTto no laguifce, ma, pin vi- gorofo rinafce; onde rimrouatane la virtu, rr- larcirne potea la perdita,eternadone in feme, defmo il pofleflo-Co particolar coma (o pe- 16 Timpofe il conferuatlo illefo dalle fauci di quel ferro,che trocar! olo, haurebbe diuotate le file glorie permetter non porea Dio,che in alciin tepo priuo egli folle de’ doni della fust bonta;qua(j, che I-’aggrauino i fuoi rhefori,ri- ftretci tra le fue mani,e non difperfi a gl’huo- jnini • Veto e, che come Nazareo era aftretto alPobligodinutrirfi lachioma, eflemlo cip legge inuiolabilea quell’anticaRehgione ln- fegnar LIBRO P.RIMO. 17 fegnar voile ad elli in qitefto , con qual dil i- geza cuftodir doueflero gl’affetti, & i penfie- rismeutre co ordine efpreflo, veniua lor com* mandato ilgotiernod’elcrementi si vili ■ A quefto infegnamento s’oppofe Sanfone,.- tato men faggio ncl moderar le paftioni del¬ ft animo,quanto piu era liiiracolofo ne! palc- far le foiz: del corpo.Nel paefe cli Tamnata, advna vagadoiizella ini habirante, giro fen- za freno lo fguardo• Tanro bafto per dichia- rare,che fenza dimora, ripoiratin’hauea ar- dori nel cuore. Quaudo il lenfo ha ii maneg- giodegli occhi, perde laragione ildominio degli aftetti. E impoflibile il non fulcitar fla¬ me d’amore, mentre nel concauo di quefti snembri,(acali alia noftra liberta.fi permettc, cfie riflettano i raggi d’vna feminile bellezza. Da alcro elemplare non crederei handle pre- fa Avchimede la forma di quelia machina,co cui loucsMOi abbruggio I’armata nemica; fe non lapelii, qualmente altro amore ei non proud, che audio ddla virtu >il quale non «mra pergl'occhi. Fatto amanteSanfone, proub I’importu- rita de’ defideri,propria di chi ama , eflendo credico commune, cheotie non punge con quefti ftrali C’upido, iui col fuo potere non regni. 11 vagheggiaril hello, l’inuaghirlene, £nl braniarlo, fono quafi tie annella, che con vicendeuole vnione inlieme intreccian- dofi, compongonola catena, con la quale la Jibcrra noftra imprigionatarimane. Quindi quel triplicate nodo fi forma, che difficil- me nte rompendofi; facihnente ad vna fchia- ilitudine perpetua ci aftringe . Impaticnte nel tolerar le punttire d’vn’- alretto indilcretto ; come, che nuoiio era liella fcuola d’amore; al Padre , & alia Ma- drc, per ncaitrueii compiaccimento, pui che 38 DEL 5ANSONE the per hauerne configlio;dichiaro in tal gui- fa >1 proprio volere. O non vine, 6 non ha fenfo» chi su la camera dell’ humanita dalla viftadibella donna ftimolato a procurarne il godimentonon corre. Gl’occhi.che per lor delitiolo oggetto hano la belta , fon a dencro fifti nel capo per dar forfe a vedere, che im- mediatamente all'applicatione de’ fguardi. fucceder deue l’elettione del gindicio . L’ec- ceffo della mia fortezza, no m’efenta da que- fti (entimenti communi agl’huomini, anche pili vili.perche ilnon foggiacer'a quefto af- fetto, c vno sfuggire quei maggiori incontri, ne’quali pud far popa di generoftta vn cuo- re. Senza quel coraggio di cui mi pregio ha¬ lier improntato l’animo;confe(lo non haurei poturo colerar Jilatione tale era la vifta , &il pofleiTo di colei, che tiranneggiandomi co la fua gratiajmetre m’inuaghifee mi tormenta „ Ritennco non m’haurebbero le violenze di mille e(eroiti»in guifa, che nel valor cofidato in quefto braccio.tra l’hafte,e tra l’arme,non fofli corfo a rapirla,per liporla nel mio feno, Quiui ftrettamente annodandola cogi’am- plelli,c fcoppiandole mille baci nel volto, co dolci vendette rifeontrate le haurei quelle fe. rite,ch’eft'a col folo mirarmi, m’auuento per morte delhanima. Non poteuo incio incon- trardifficolta , ben fapendofi non v’efler in terra , chi reprimer poila gli sforzidel mio furore' Ho faputo vincere anche vinto ; con lpeme pero, che premiar voi dobbiate le mie vittorie,co! procurarmelam moglie. NelCa- pidoglio del voftro giudicio,credo non s’vdi- ranno.che applaufi a quefto trionfo ;e ftimo concorrera la volonta , nel confenfo a i miei defiden : nondeuonii quefticondannar per ingiufti, ancorche tra nemici eletto habbmo I’vuico oggetto de’ miei amori. OlHUV LIBRO PRIMO-, 19 Ouunque inchinar (i dene la belta ; mentre da fe ftdla.non dal luogo riceue quel merico, che la rende adorabjle. Anzi edebitodichi la conolce, il (eparar da gence abborrita da noi vn si pregiato theforo,di cuijmcntre pof- fellori fono i Fililtei: no pollono nonelfer ri- ueriti, & amati ■ F. come potrei auuerando i pronoftici,che il mio nafcimeto precorfero; efler auttore delleruine di quel popolo,rra'l quale annouerandofi vn’Iddio di tanta belt!, ftimarei facrilegio l’offender quel la Circa , oue efla dimora! Portera in fronte il total ab- borrimento quefla natione : priuata di colejgq che fola apprezzabile la rende. Sollecitate dunque gpaft'etti conform! al miocompiaccimenconuido di quelle nozze, per piu tofto condurre le ftraggi a noftri tie- mici : onde col fangue loro reder potianio fpezzata la durezza della fortuna , che ci ti- ranneggia fotto il lororgoglio . Moftrarmi non polio con efli crudele, fin che tra quel 1 1 (i trona, chi tendendomi fchiauo, mi necelli- ta ad eder amante. Vorreffimo, rifpofe il Padre, che i tiioi ac- centi,o figliuolo, follero piu fecondi di veriti fondata siVl debito , di quello lono ricchi d’- arteinfegnatadall’aftetto. Quando falli non follero i vanti, che ti dei d'hauer pratticata la virtu, chenell’animocorrifponder dourebbe alia fortezza del corpo;non ti vedrefiimo ab- badonato nelle mani del fenfo , tra le cui for. ze la ragione miferabilmente Ianguil'ce. Ma- cano forfe tra di noi donne, le quali cola lor vaghezza ponendo in forfe gPeccelTi, che fo- prala terra prefumono i Cieli, s'alTicurano di poter emular con le Dee , dalla genulita finte piu belle ? M’accertareidi douer ripor- tar quefto giudicioda’ tuoi occhi medefimi j fe intereilati con la pallionefempre procliue acio, »o DEL SANSONE a cio.che meno comiiene; non prometteflero ■vnafenrenzaingiuftacontro laverita, non, che concro !a ragione. Ccnfentir non poflTo a defiieri (i poco leciti, che a donna ftraniera , &alle noftre leggi comraria, obligano i ttioi cfFetri, da ogni obligo richiam ui per confe- crar/i al merito delle noftre figliuoli . Fra qncfte non ti fara difficile l’acquifto d’vna mog’ie.di cui con ecceflo di gioia porrai van- rav il pofT'effii Douiebbero efTer e(]egtiiti,non cne intefi i miei deed (replied fenza perinec- rer alcre parole SanfoneJaU’hor maffime,che yna rifolnta determinacione porta in fronte, I’infegna d’vn'efficace volonta • Qnella fola amraetter io voglio alle mie nozzc , che condiletto conduflerogli (guar- dim fern a gl’occhi; e iietigi'aft-etti ripofe- ro , quad in throno, nel cuore. Tancobafti per rnoftrarui, fotto quale (cudo io ricorre- ro per difender il nno compiaccimento , quando la voftra oftinatione formi contra¬ lto a miei penfieri. Con atti conformi accredito gbaccenti.Co’ viuicolori del volto, piu.che co l’ombra del¬ la voce; fece apparire quail effetti haurebbe ,cagionati la lorocontinuata refiftenza,al fuo volere.Difperd 1’vtilita delle proprie perfua- (ioni il Padre ; quando s’auuidde, che l’elet- tionedel figlio, era interefle del fenlo . AlP- hor, che intele non efler raffirinara , (enon dall’aggradimentodegl’occhi, conobbeelder impodibile il rimuouerlo,perche altra legge, che qnella del piacere,non ofteruano. E (ein- pre cieco il ginditio quando da raggi d’amo- re vengono illuminati gli (guardi. Alla bet- lezza d’vna donna non conuienfiil parago- ne del Sole; fe nonperche attenramente ri- nairata accieca la mentc, come lemplice- mente riguardata labbag lia. LIBRO PRIMO- 1 * Dubitarono.cfie a poco lodeuoie rifolucio- ne incamiifafte il (no furore, perch: troppo c indilcrera vna volonta appaflionaca; mentre su l’adherenza d’vn gran potere fi fonda • Ad vn gran fiume, ii quale non conolce riparo ; dinertir fi deuonodiuile l’acqne ;accioche 1’- impero fi fcemi, con cni nel fno corfb a pre- cipitij fi fpinge. Moderar in tal modo anche la corrente d’vn vehemente furore bifogna: perche,quanto maggiori (eglioppogonogli argini, tanto piii indilcreto , oner altieroca- giona ruina- Quanto minor dannoprodureb- be il fuoco : fe vn'picciol foro hauendo, onde elalafle, all’hor, die leper ogni partec rac- chitifo: aftretto viene ad aprirfi il varco per conduffi al (uo centro? Col litme del giudicio dene altri condur colui, cliecon la fola guid.a d’vna cieca palIione,camina. Rifolfe i! Padre di compiacerlo : perche l’auctqrita delie fue iorze non dominalle in qucllo negotio : in cui preualer non potea l’auttorica delie pro- prie perfualioni.Doleuafi perodella pertina- cia del figlio; rincrefendogh di fcoprirne nella rraccia d’illecito piacere, peruertito l’a- liimo- Pauoneggiauafi all’incontro Sanfone della victoria confeguita dalla volonta, die lempre fi colma d’alcerigia , quando ne' fuoi appeciti ttioufa Ma con fallacecredito erra- uauo ambedue, nel colpire lo fcopo della ve- lita : col conolcere da qual’intelligcza fi pro- ducefi'eil moto di quelti defideri. Ii pnmo mobile della Dinina prouidenza, raggiraua quefto interefle, che ciafcu d’elli credeuafof • le ftrafcinato al line pretelo, da vna violence inclinacionc . Intradurlo volea alle giapro- nollicate ftraggi de’ Filiftefche veder douea. no m prona : qualmente puo feininarhii- rnano braccio le morti ,'lenza coitiuare ii groprio valore.col ferro, Ne ItupilcQjch’all’• tt DEL SANSONE intentione d’irritarlo . e farlo dVfli nemico coopcralle , col renderlo d’vna lorfemina a- mate.Gia quefta mia pcnna ne’foggetti facri, ch'efla ha delcritti, e auuezza a confermar queft’aflioma,che Ponnipoteza di Dio opera lempre con mezi contrari, 6 almeno impro- portionati ali'effetto, che ne pretende; onde non lafcia luogo alia marauigliajmetre limili elempi fi Icuopre ntimerofi,e ftequeti.Se pur nondicellimo.che anzi non voilequd fupre- mo Signore declinar dalla (olita ttradade' raezi co’quali li tramano le piu milerabili mine a gl’huomini.Non poceua in confegug. za Itabilirne per principio alcri,che vna don- na,cagione vniuerfale de’nolhi danni: primo naotiuo deU’efterminio de‘ popoli. Mentirnonmi lalcia quel la tanto decan¬ tata Helena , la cui fama riceue anima per il volo.non so, le tanto dalle lue bellezze, qua- to dal miferabilc eccidio di Troia- Per Hipo- damiabramaca, foggiacque Enomaoacnu delilfirnaguerra, dicui altri auttor no fit,che il figliuolo.Regnate in Frigia. Della morte d*. Hercole,chi cagione fti altri, che Deianira, la quale tra elI'o,& il Centauro fufcito contela? Chi traEnea, e Turno fpinfe dillenfioni ttra Toloraeo,& Alellandro Re della Siria Itabili cotrafto! Non altri,che done: tra quelli Laui- nia : e la famofa Cleopatra quefti. Ondenac- quero nella Cittadi Perlepoli gl’incendi fe- condi di ruine,& abondanti di ftraggi; fe non da quelt’impura Thaide.alle cui fuggeftioni, compiacque il grande Alellandro, con effetti di crudelca si iiorrenda? Roma finalmete prt« mad'vfcir dalla culla, feggio de’propri na- tali: dalle donne Sabine fti ingolfata nel mar delleguefre , efecondata di cadaueri > prima d efler accrekiuta di Citta iini. •Vizi tutta lanacura humans fu fatta mi- fera , LIBRO PR I MO. . -fera, all’hor chi appenadallemani di Dio eravfcita perfetta ; ondeviddefi daEuaap- preftato il fepolchro alle grandezze.prima di goderne compito il pofleflo. Ma che occorre inoltiplicar eifempi: fe cochiuder con l’efpe- rienza fi deue, non altri, che la donna efler il focile,concui l’efca dellehumani calamita- di.s’accende’Non vedefi ogni giorno, che a- uantaggiandofi nelluflo deglihabiti, e nella fuperbia degl’abbigliamcci;e(teiniano le Cit- tadi.fucnano i popoli in guifa.che con veriti puo affermarfijChe ouefrequenti fono le fe- mine:abbondatigermogliano le tiiine.Quin- di non altronde trar douea Dio quelle de’ Fi- liftei; per abbeuerar la lua giuftitia nell’ordi- nario fonte, da cui deriuano le humane mi- krie. Intal guifa dal fuo decrcto fauorito l*a- mor di Sanfone; facilmente aniub alia bra- mata meta di quell’efito, ch’era fofpirato da* defideri- II conginnger la noftra volonta con quella di Dio,e vn accertarci d’ottenere tutto cio»che bramar potiamo . €ira l’vniuerfo a fua voglia coluijche fa proprio volere,cibch« eDiuinadifpolicione. Par che gareggi dipo- cenza con Dio j mentre quanto egli concepi- fce co gl’aftecti, tanto infallibilmente vede riufcirnegl’effetti. Hebbe Sanfone haflenfo del Padre, perche quello, contro de' cui de- creti ogni reliltenza e vana; commandaua quelle nozzemedelime, che ambiuano i di lui appetiti. La fodisfattione di quefti follecitaua foue- £eil giouane amante, perche la fiatna d'amo- re tanto tempo prolongar non potea l'arriuo alia luasfera.Le ale,conle quaii volano gl’a- manti, non come quelle d’Icaro fono appefe con cera; onde temano la vicinauza del fuo Sole,m3piiitoftoq,Usfid’Aquila, ondefe uo J4. DEL sansone alia vifta di quello ripofano. Hnuea ftabilito di non poire i propri fguardi a cimeixo co le bellezze dell’amataftenza pote.re copiti au.i- taggioli progrefli riftorar la laguideza degl’- aff'etti. Col’arme perd d s impomme inftaze cobattendo il voler del Padre, a cui forfe non aggradiua,come a! genio repuguaresi prefta partenza,(ecopochi giorni dopo a concertac quefto matrimonio, quafi co violeza lo traf- fe. La £erie del lor viaggiogii condulTe ne’vi- gnali coHnanti a! Inogp, in cui tinferrauafi il lofpirato theforo.auzi colei,chegiudicar do- ueaffipotelleeiler produ trice d’altri tiiefori. Quiui da chi Paccopagnaua (i druife Safonc, perche forfe la proprietafeguendo di quelle cole,cb’al fuo cetro mouedo/i, neila vicinan- za a quefto fi uendono piu ve!oci,dalla yehe- meza de’ delideri fpronaco,;gt’alm precorle > . perpiutoftoalmeno,fpingergli fguardi in I grembo a colei,ch’adoraua: ouero perche ar- ^ ■ roluuafi d’efler vedtno caminar co’ paffial- miumetre 1’elder amante 1’obligaua ad efler piuci’ogivaltro vcloce. Se dir noti voledimo, cheforie atcrauerfando alrri in piu vfato se- tierole vigne, feguace egli elder non voile dell’orme loro; perche, one con pie ficuro calcaua il corpo quelle (trade, non lenza pe- : ficolo pafleggiaua l’anima , poco licura di trafcorrerene'precipirij della colpa. Gl’ era- [ no con particolar diureto inlieme col vino f prohibite l’vuc. Era in confeguenza vn’efporfi a manife* fto ritchio della tralgrelTione di quefto pre- i cetco, il caminar cola, cue in tanta frequeti- zada’fuoi tralci pendeuano ; quail luppli. cheuoli chiedendo al pallaggiero d’effer d’in- di leuate.auide di n5 pin aggrauar la Madre • Era negorio troppo difficile per l’appedro > il rifiucar gl’inuitr di quelle, che tante poppe LIBRO P R I MO*, if mofhandofeconde d’humore, incitauano, e quafi sforzauauo a guftar 1’abbodanza delle file dolcezze . Pur troppo il ferro dell’animo noftro s’attrahe dalla calamira del vido, fen* za.che quefta con 1* occafione temerariamen- te fe gli auuicini. Labili pur tropo fiamo per traboccar ne’ peccati , fenza che con la corn- modita rendiamo piu lubrico il fentiero. C’o Pali di naille affetti portati dall’inclinationj > andiamofempre volando alia ragione deli'- iniquica , e pure su 1'arco dell’ occafione con piu rapido corfo,qua(i faette.corriamo rra le nubi delle fceleraggini, ouecopiofeci s’ap* preftano le tempefte, Si i fulmini alle noftre mine. Ecofa infal!ibile,ch’il volontariamere riporfi in pericolodi peccave , e vn’ allicurar aldemonio quelle vittorie, chedalla noftra I caduta ei pretende. Cluiftq medefimo ricuso di moftrar la fua pocenza a Satanallo, col co- ueitir le pietre in pane,perche la commodita deirhauer prefeme il cibo , edergli potea oc¬ cafione per romper il gia quafi terminato di- giuno. Ardifco dire, civ egli ecceffi della fua iantita , anzi 1’impeccabilita fua propria,non l’accertauano dimonfo, contro il commune nemico, quando permeilo gl'hauefle il com- batter leco, con I’arma dell* occafione in niano . f Polio ben dire, che repute Sanfone piu fa- 5 cilelo fchermirfi dalla ferocia d’vn Leone , che lo fcanlar lacolpafuppollala vicinanza j del pcricolo-Allhor pero,che contro di.fe co l’infegne del proprio furore fpiegato , venir lo yidde,non sfuggi l’incotro, negl’araldi ri¬ cuso , co’ qunli era inuitara la fua fortezza a cimenro. Oftentauala fieta orgoglio ucl fro- ce,ferocia ne! moto , generofita net corfa , e yoracita nelle fauci • Peiluadeua afpetto si fiero, lo siadieare. quiui d’intorno vna di B quell? if DEL SANOSNE quelle men aljolute piante, per trouare (gii, che priuo era d’armi ) inftiomento d'oppor- tuna difefa. Ma, no, difle i! cuore da fpirito Diuinoanimato. Vn vigor celefte.non ha ne- ceffica di foccorfo terreno. Prodigiofo dirii lion potrebbe il mio valore; quando contro vn folo Leone render non potefle vincitore, dilarmato il braccio. Accoftati pur fiera.ch’- 1 io fermo t’attendo per trion far del tuo furo¬ re. Aggira purlacoda.ballenagbocchi, apri le fauci.moftra pur arrabbiato il dente, cru- delelo fdegno,egenerofo il petto.Sono vatie pompe.inutili per atterrir vn cuore, che non e hurnano . Le forte di quefte mani ti faran vedere,che male ti conliglib l’ardire.ad abbe- uerar la tua fierezza neile mie carni, nisntre efalcar fi deue la mia forcezza nella tua mor- te. Cosidifcorreua l’animo. quandofu sfor- zato ad elercitarfi il braccio. All’hor.che dal- lavicinanzafii la fieraauuertita di far l'vlti- mo colpo. con vn faltoimpetuofo verloSa- fone fcaglioffi. Corraggiofo quefto afpetta- ua l’aHalto,allhor appunto, ch’auuentandofi quella,col ritirar il paflb.refe vano lo sforzo, mentre eg! i contro d’efla fpingendofi, l’affer- ro neile fauci gia per tranguggiarlo, come fi- ; cura preda.Rinforzatofi, pofcia con non pin ' d’vna fcolla atterrolla, facendone Io fcempio co cui Iacerarebbe altri debole capretto . Tra j cefpugli finalmente , fuori diftrada ftrafci- j nandone.come fuoi trofei le membra, conti- j nud felicemente il luo viaggio.Dopo vna ta- taimprefanon moftroili riccodi fuperbia, 1 ondefolTe auaro di lode Amore, che l’humil- taftabilifce per primo elcmento de‘ fuoi fe- guaci.-non permette s’annidi Porgoglio in vn cuore,perche con le leggi dell’anabitioue, no ben conuengono le forme del (uo comando • Con veridica oftentatione non tie fece vana- ’ K men- LIBRO PRIMO- 17 mente pompa : dando a vedere di non ftimar lecito nel coperarli con la lingua le lodi, per- cete le glorie,che s’era acqniftate col merito * Quelle dilleminate all’aria: e fparfe al vento, facilmete fuanifcono. Fruttifiea quel folo fe¬ me) che qualx fepolco li nafconde. Non l’ac- - ceil no ne meno al Padre, co cui riunitoli, an- fiofo in moke interrogation! l’vdi d’inten- dere, qual’impedimento ritardato gl’haueile il camino. Forfe non giudico conueneuole-co publicar vn’ecceflodi tanta fot tezza atterrir- loin guifa, che piu non ardille con ello efer- citar l’auttorita, che gli concedeua il gradodi Padre. Losfuggirelafoggettionede’maggio- ri,e vn fottoporfi a pericoli di chi lenza fcor- tadiluce.trabaize,edirupi camina,con lafo- la (icurezza di mille precipitij. 11 fottrarli all* almii obedienza) e vn voler correre nel coc- chio della propria volota, fenz’hauerchi col freno gouerm i deftrieri de’nofhi appeciti.La giouemu, che da fe fted'a prefume hauer cu- ra dell’animoproprio, non cede in temerita aFetonte, non cedera ne-menonellaproua di quelle ruine, chefurono parti della dilili fuperbia. Credo pero tacelTe balone il 1'uccef- fo, per non necellltare nel 1 acconto la mente, ad abbandonar co’penfieri l’amata. O pure, perche trouati i compagni in Tamnatajteme di prologar il trattar de’ fuoi amori.Da que- fli foli hauea refpiro il cuore, che non fi :iu. tre d'aura d’alteriggia; mentre cibo piu fodo- di dolcezze rintraccia. Spinfe, importuno,il genitore a contrattar quelle nozze; non con- cedendogli ripofo, mentre egli Hello goder non poteuaquiete, tumultuandogl’aftetti, ch’applaudeuano alia fua felicit.i, nella prof- lima I'peme d’vn tanto conteuto. Iparenti della giouane non trouarono oltacolo alia condullone di qilefto Matrimonio; vincendo B ^ ogui __J i3 DEL SANSONE ogni refiftenza il timore piii tolto del cono* fciuto valoredi Sanfone , che il confenfod’- viv appagata volonta,o !a f'orza d’altro inte- refle.Con la liberta,che concedetiagli il grado di fpofo, ancorche non di man to, fd intro- dottoa coglier quelle prime fodisfattioui , delle quali appagar (ifuole la conditione di vn poco foitunato aniante ■ Ottene l’ingreflb all’amata, con cni hebbe auttorita la lingua per ftenderli in amoroli accenti , non tanca dimora, che fatollarfi potell'ero gl’ occhi d’- affettuofi fguardi . Ne’colloqni con la fua donna gode quelto vantaggio 1’amante, che nel fauellare efalano quegrardori.i quali col mirarla introduce a! cuore . Ha pero quefto difauantaggio.ch’iniiidiofe le labra de’tratte- nimenti della lingua ; fanno ftrugger il cuore 1 ne defideri d’vn bacio. Qnance fiatc in fimiii ragionamenti inuifibile lo fpirito, condol. cezza l’imprime, sii gli animati coralli della fua vaga : o sii le colorite role, che inuitano ogni bocca ad efler rapace di quel miele, che in fe vinchiudono? Quante fiare l’atiima ftef- fa dell’amante.quafi di cocchio , auualendoii dell’aria, che porta la voce, alia bocca dell’- amata trafcorte, dalla languidezza del pro- j priocorpojchefenzadilei fuanifce, troppo prefto neceffitata al ritorno . L’apprenlioue di quefte futtiue dolcezze.non il iemplice fa¬ uellare e quella da cui eftatico> fe non efte- ntiato ii vede fatto hamate . Se pur dal dolo. re, cagionatodall’impotenza di giungercon l’atto,oue si importuna (i (olleua laimagina- tione,c le cupiditadbiion nalcono quegli ac- I cidenti, de’quali in (tupido filentio per efla- gerar la Diuinita di colei, con la quale fauel- la,s’auualechi ama. Nel primo ingreflo alia | fua fpofu , non replicaua Sanfone, che bene- dicriani, a chi introdotto lohauea in tanta Bea- LIBRO PRIMO. 19 Beatitudine • Comincid pofcia d’ogiv’aictq Icordatofi, ad affjggiar quella felicita, in cui ambiuanod’im merge! fi gl’occhi , ficuri ch’il naufragare nel mar della belta , e vn trouar il porto dt’ content! ■ Eftendcrfi upn voile in quella fuperfluica di parole, ch’in fimdi oc- correnze mendicar fi (ogliono dal 1 a fimula- tioiie.piu.che da'vn fincero afFetto. Con mi¬ nor afFertatione, ma con pit! aperte dirno. ftrationi d’amore, i (enfi dell'animo reftrinfe in fomiglianti accenti. 11 poficflo >che di voi (belliflima miafpo- fa ) mi fi promette , rieice a queft'anima cosi fecondo di gioia , che crederei effer quefto 1’* Aurunno de’miei content;; fe alia voftra pre- fenza vedendomi nel lolftitio folamente, neceffitato non fofli a conchiudere, eh’atten- der deuo i frutti di maggiori diletti. Non 1 pofl'o pero non folennizzar i miei liuouina- tali, mentremi ii congiunge quella, ch’io ri- ceueti per mio cuore, all'hor che gli ftrali delle voftre bellezze m’vccifero quelio, ch’io tonfefiauo dalla natura. Con vn cuore si caro principiaro vna nuo- ua vita, nella culla della voftra gratia, tra le fafcie de gl’abbracciamenti, & in alimenco di quellaj il latte, che fi filcchia da’baci,precor- rerail cibo di pita dolci piaceri. Ringratiarei la fortuna d’vna tanta gratia , quando nel confiderar le voftre qualita, non auuertifti d‘* offender il voftro merito, ftimandoui thefo. ronellemani di colei collocato, e non piu tofto ne gl’eraii del Cielo. Lamiaferuitu fata il paragone, con cui fcorgeraiff a qual mifura d’obligatione, io aggiufti il mio debito. Non e picciol pregio deile voftre giandezze, l’hauerioggetto vn’- huomo j al cui nome folo fiegue l’ombra d’* f n riuerente ouiore, in chiunque 1’ode. B J OlUlUr *o del sansone Oiiunquee noco chi fia Sanfone; il copen- dio della fortezza.il flagellode’nemici,il mi- racolo del mondo ■ Qnefto perd inchina tal- mente le voftre qualitadi, che cedarebbe d’- eder qualeegl’e il primode gl huomini; fe cidgli vietall'e l’eder voftro amace. Tra qua- te ricchezze preteder io polfa in premiodei mio valore.millaapprezzopiu.del voftro af- fetto. Rjnontioa tutte le vittorie, allequali afpirar potrebbe qnefto bracciojpurche trio- far poda nelcampidoglio del voftro feno. &C inalberar vjttoriofo loftendardo, traleglo* lie de’ voftri diletti. Per vnbaciodi quella bocca, per vn vezzodiquellacandidamano; per vna lufiiiga di quei’ delitioli piaceri, che partorir podono le voftre gratie rigettarei quanti chelbri, quati principal donar poflb* no.ela Fortuna.e le Stelle: non ftimando.che vi fra il piu feliceMonarca ,di chi polfiede la donna, che ania. Mi comentarei infomnia di non edere, quando col no edere habilitar mi potedi ad eiler voftro Marito. Confiderate quali (iano legrandezze della voftra belta, degna d’hanere cuori a fe confecrati con tal’- affetto, che non ricufarebbero di rifoluerfi in fumo , quado conofcedero eder voi vna Dei- ra.a cni fode agradeuole . Sono pero di mag- gior pregio quefte oblationi, fe con La genti- lezza le niantiene, chi le ha copetatecol me* rito. Dalla liberalita de’voftri affetti attendo di contrar nell’aniroo obligatione maggiore : onde Lofpirar io debba la conchinfione di queftoMatrimonio, folopertutto dedicar* mi alia voftra pocenza, con cni aftringendo- mi a fodisfattione impollibde: annullare gli sforzi della mia virtu. Queftatardanza non m’arreccara , che dolori, poiche de.ftina* to alia felicita di goderui, douro fempte, come per me calamicofi pianger qiie’giorni, LIBRO PRIMO.. Ji ne’qtialicio non mi verra della m:a fortuna concedo. Termino finalmenteil ragioname* to,non percbegli mancadero fimili hiperbo- li.delleqnaii mai e pouero vn amate, tna per daf tepo all’amata; acciocbe dalla ruggiada del fuo filentio aprendo laconehiglia della bocca.oftenrade il cadordi quelle perle, cbe racchiudea , nel dileccarlo con le fue parole. Rifpofe con quegl’accenti, che fomminiftra* re potea vna affettata fimulacione, metre^era mendica'd’arte,e poco ricca d’affetto. No at* tele,6 non curd quefta fua rifpofta Sanlone_, icuipenfieri mirauano folo al fuggellaraua- ti la partenza quefti fuoi piaceri, con vn bac? cio,da offerirfi per ficurta della gia data pro- mefl'a. 5enza vn tale riftoronon s’aflicuratia di poter foftenere la violenza de* defideri fin* atempodellefuture nozze. Data gli fu lice- za di prender quefta caparra, nel tempo, che porger gli fecero per pegno la mano. Reftof- fi in queft’atto.non so le piu lieto,o confufo. Rifoluer non fapeua in qual parte callocati* do queft’vnico baccio, auuantaggiar potede i propri diletti . Maledide prima la legge di colui,ch’vn folo in tal’attione, ordinandone , convnagocciadi piacere fodisfar voile all’- afFettuol'odelio d’vn amante.fenz’ auuederfi checioera vnfollecitareglisforzi degli ap- petiti, non vn eftinguer la fete de’ defideri . Penso pofcia di contrauenir a tal’ordine fur* tiuamente,preudendo(i cio.che non gl'era li- beramente concedo. Vn folo rubbandone, crcdea poter compiacer l’affetto.vn’alle gua- du>el’altro compartendo alle labia, gia, che in quelle la porpora della rofa,l’oftro de’ co- talli in qitefte infieme garreggiando , render £ deuonotonegual cortilpondenza de* baci concordi. Ma ben tofto vdl nel tribunale de* fiioi penlieti j da quefta lentenza appellarft B 4 El'- %i DEL SANSON® gl’occlii. Moftrauanodi pretenderefTi fait ragionetiolmente il bacio, perchc s’egli e vno fcoppiod’amore, controqual membro au- uentarlo deue l'amante, fe non contro d r efli, che co’fuoifguardi i primifuro a faettargii il cuore? Se poi per prezzo s’offre de i riftori, chene’ftenti amorofi dal volto (ereno dell’- amata riceue cln ama: chi lo negara a gl’oc- chi pill d'ogn' altra parte benigni, qualian- che fono i due foli, onde vna bella facciafi rafi'erena,e rifplende > Se anche per indicio di fedelti fi porge.oue meglio aflicurar fi pud, cbenegl’occhi, fetnpre fidi nuncij del cuore •, mentre lcgnancie cangiano ogn’horamen- titi colori, e le labra ion porte falfe, per le quali efcoiio fempre faifificati gb afFetti dell’ ammo? Se pur anche fi da per fegno d’amo- re,membro non e, a cm piu fi conuenga dell* occhio , ch’eftatico. diuenendo rapir.fi la- fcia da vna vagheggiatabelta, anziefto fo- lo veramente riamando, induce il cuore ad amave. Oitre,che cieco effer dene vn perfetto amo- re,fe dtinque tale s’efprime, chiudanfi gl’ oc- chi co’ baci. Se quelii finalmente fi prendono perpiacerdell’amante: qual’e dell’occhi piu delicata parte, del etii contatto pero piu pof- fa dilettarfi il fenfo • Cosi litigaua 1’occhio, quando inforger voile a moftrar le file pre- tenfioni la froute-Concorrer volicroallagar- ra anche il col!o,& il feno in guifa tale , che tra poco auuededofi Sanfone, haurebbe gar. tito la lingua,o fi fora iagnata la niano, on¬ de non potea, che con vna fentenza di mille baci terminarfi il litigimdeterminoalla sftig- gira prenderne role .Juefta rifoiurione pero in piu intr. -..o laberinK) lo pofe ; du- bitando , con quale de’ liuganti efler eg do- BelTepaniale. Ma tempo non era quefto di que. LIBRO PRIMO- . 3 % queftioni: peeche il difputar per alrrf.era vil tormentar [e fteflo. Al collo perd della Spofa auuentatofi , lafcio , che la natura comman- dalle all’affetto . Quindi ando sii le labra il baccio: perche bocca a bocca,come fimile al (no fimile, facilmeiite s’aggiunge. Oltreche quelle humettate alquanto, fanno si,che me. glio imprefli riporti i caratteri di tanta dol- cezza l’amante. Se 'Jiure non diciamo fom- mamente bramatfi quella, benche -picciola humidita,da chi ataa: mcntre tutto arde nel- le-fiamme'd’amore. Concertatoin quefto mentre anche tra Pa- dri il tratto di quefti fponfali: aTIa patriari- tomcV, perdifpohecio, che neceflario efler poteua alia fdlenita delle nozze. Bifogno non bauea di chi lo fiaiilecitafle, a fufficienza fti- molaco da’defideri, i quali alia cote de' pafla- ti di1ettiarruotati,rmfciuano pill pfigeti.Alla paffione amorofa vn fbrfo di piaceri non ba- fta : mai appagadofi,fe non quando tutto nel fonte fi fonamerge de’bramati content!.Que¬ fto la proprieta di quell’acque partecipa, la ftiperficie delle quali toccando vna face s’- accende, e folo in quelle actuff’ata s’eftingne. Si ricondufle poco doppo a celebrar quefto Matrimonio inTamnata, non con la pom- pa di quegl’apparati , ch’vfa l’alteriggra de r - noftri fecoli, ne’quali non rigorofiffimo pte- zo fa di meltieri comperarfi que" primieti gufti, che poco dopo innutnerbbili ftenti ca- gionano- ia prefenza del luogo, in ctii gia la- cerato hauea il Leone, gliene rimiotio la me- moria, co’ tratti fegnati del di lui fatigue, an- cor forfe in terra vedendo regiftrato il fattp. Per (odisfattione delft animo , ch'iu quefta rimembranza. fi pauoneggiaua d’vn tanto trionfoile lacere membra veder volle,glorio- Strofeidelfuovalore. B j La ?4 DEI. SANSONE Labocca di qucltotrouo facta rcggia del- I’api, che con i’mduliriola lor’arce fabbrica- .to haueuano il rmeletra quelle fauci, tra lc quali aimidarfi lolea ,1a crudelca.ini forleco- corferoi per applauder alia f«a fortezza » cre- dendoli di non ricouerar pill licure in alcro luogo, che in quello.m cni lotto 1’infcgnc d*- vnatanta victoria ,.vedeali I'nppronto dVn j fegnalaco valore. Opureal Uedegli animali 1 riuerenti, vennero a fabricar ia cera, onde n’- honotalkro i funerali;ouero collocar i! thro, no in quel capo, che fu ferapr,e il Regno dd- la Madia; qndc non conueuma dmeutailcji menfa di vermi. Se dir non vok/Timo, che in fuo fcorno (i fondaflero i’alueo in quelJa boc- ca.che atteniua co’ liioi rugglti il mondo,co¬ me, checoneilo contendouo laprecedeiua del Regno- .Ne larebbe difdiceuole il dire, ch’effi- giato fbfle lo Rato della noftra mortalita, in cui anqhc i pin Grandi no guftano il miele delle dol£ezze,che morti;mencre viuono pro. uando folo abbondanza di pene. Qtiero iim- bolcggiata ci fu la pazzia di cojorp, che, 6 la quicced’honorato lepokhroal corpo, oil Jieggiod’vna vanagloria dopomorte procu- ; Jtano al nome: in fomiglianza appunto di quefto Leone, haueudo la bocca piena di miele jall’hor,che priui di fenlo, non tie pojf- fono guitar ladolcezza • Alcuni faui ne colic , de’quali eisvuiualfe percibo, nel chepuo dirli fofle figurata la gloria,con cui vn’animo grande fi pafce.trat- ta dalle Cue generofe aitioni. Cosi crdcono quegl’illuftri campioni, che folcando i cam- pi guerrieri con l’atmi, d’altro non li nutto- no, che de gli honori, i quali prouengono ad edi da’ cadatieri de’neinici vccili dal luo va- lote, Non ci difobbliga dalla feruitii ad vua. gran LIBROPRIMO- if gran potenza.ne pur la morte. Al Padre,& a!* la Madre, parte diede di quefti frutti; fenza perd palefare da qual terreno gb haueile col- ti,ne qual origine h3udTero,radicata ne’ pro- pritrionfi. Ciooflerua partico!arment_e vn Scrittore di.quefta Hiftpria > regiftrarno do- nendofi, che come miracolofo il filentio d’- vi) atrione, cheefler gli poteatanto feconda d’applauli ■ Ecertonon,e,chemarauiglia il veder vn huomo parco di verita ,nel fodisfat all’appetitodi iode ,-coskenacemente affiilo all’animo; mehtreper tal’ eifetto ciafcuno, prodigo anche di menzogne (i fcorge, 11 fe- pelir la gloria, checo faticofi (udori s’acqui- 116 in pericolole imprefe> deuedirfi prodi- giofo effetto, 6 d’vm gran llolidita > o d’vua non or'dinaria viral Molto ben prouigianaco di quells pup cwdei'J) vn’anjmo, acui pro BQivefcaua la linguaGo.dall’oblmione, p.dalP jgnoranza altrui vnfatro illuftrejper pafcer- . to di vanita. None finalmentealtro , che vn Camaleontecolui, che va mendicando enco- rtn.perche nutreudo/i di voci, non s’alim.eta , the d’aria-Quindi in Tarnnata il primo viag- .gio lu a riuedev l’amara,per reintegrar quel- la parte digioie, che fcematas’era nella ion- rananza da.ki, Aggradi quefta il duoatriuo , '.perdelio di. veder I’vfato dono de\Spon(ali .pill,che per aboudanza d’aft'etti. La donna,ie no e di fiouerchio amaote,e lempre in ecceilo anara. AnGofa fernpte attende a fpogUarP- huomOjimenta fempieal rieeuere, ptrarric- chir fe Itefsa • Poco doppo fi celebro per Ie nozze il conuito>coo atkgrezza,pili, che con loncuofira, non elsendo aocorjiitiodoctol’a- biifo di l iltringer in vna tauola, quanto pud contend l’ampiezza del Mondo. La gola non ancor vedeaG-a tanta digniti afcel’a ,cJae nc]«irpo Ipflsodacnfkar i pro- & 6 pri 3chie crudele.e forte . Non manco,chi per far pompa d’vno (pirito agi¬ le pretefe tofto, con vn femplice volo di con. fideratione, efier peruenuto alio fcopo. Ma comiimadifalfitala fua rifolutione , cono- LIBRO PRIMO. J 9 fceu'a > che i fuoi penfieri erano fpinti fenza guida,da vn temerario ardire,piu rofto , che su’l fentiero della veiica.condotti da vn viua- ceingegno. Quelli, che non ardiuano prodnr alia luce i cocetti della mete • non ceflauano d’alimen- targlixhimerizandone cofermatione, e pro. ue ■ Non defifteuano da cal imprefa anche i pill ignoranti; fperando forle.ch'il fumo del vino coll’accendeifi nell’agicatione de’fpiri- tijdiuenutofiamma, piu dell’ ordinario illu- minalle rintelletto,mentre pure lufFocaua 1‘- intendimento . Non diftinguendo l’hedera dall’alloro, di quefto credettero coronate le t'empic a Bacco, per honorar i trionfi del fuo iHgegno. Quiudi ftimauan nell’ efler fuoi le- guaci, di meritare dall’ivbriachezza cio, che pretender non poteano dal ceruello. Ogni hor piu in fomma, ciafcun d’e/Ii in- ivilupato nelledifficolta , s’auuedenanod’ef- lerconlor Icorno cntrati in quefto laberin- to, ingannatidallapparenza. Doppo Ion- ghi giri,e r.'giri di variefpeculationi, e pen- fierisporta non trotiauano, che gi'appreftaffe la vfcita da quefte ambagi, reftaudo in oltre legati dalla confufione. S’adunauano in diuerfi concilij , fempre conchiun col (ententiare la propria ignoran. za , infufficiente a fciorre il dubbio ■ Piu tin- crefcenaloro il doutrfi arroffire di quefta, chel’ofterir il premio aldor vincitore, acui erano obligati dal patto. Tre intieri giorni tolerarono quefte an- guftie, dalle quali difperando di liberarfi col proprio lapere , rifolfero d’vfar Pinganno. Alle lulinge della moglie ricorfero , non po- f endo altri, che Yna donna trouare , inftro- memo di frodi. Alcuni di loro, Sc i piu orgogliofi , che la biauura hauendo nel ?8 DEE SAMSONE folo fembiante , e neila lingua: atterrir facil- mente poteuano vna vil fern in a : con grandi - Tnrnaccie la trallero a fodisfar i propri defi* derit Infifteuano quefti nel voler la fignifka- tione dell’ enigma, rimeuedo alle foe perfoa- fioni,accompagnate da vezzi, ll riti'arla da’- detti del marito, Altrimentegl’incedi, e ie mine proteftarono eiTer le oiitiori veridette, che fuhninar corcKo d’efla doueano gli ardo- ri del loro fdegno.Tanto e tenacemente ntli’ amor proprio fondata la volonta , d’vn huo- fflo, che per non celi'are d’eiler ne. defideri oltinata , fi compiace d’efler nelle rifoluttoni irragioneuole. Nonfuperd neceflarioil moltiplicar in¬ flame,o replicar le minaccie, perche in con- trattar tradimenti contro vn Marito , non v’e etettionefoigliore.cheil negotiar con lamo- glie. Facile quefta iempre e al rradiie, quan- donone, ofedele,oeflicacein am a re. Q1 ere, cheil timore, che nella donna tiene la foa sfera,non potra arreftarfi dal correralla me. ta d’vna tale determinatione , aggirata dal fiatode’ fpauenteuoli rnggiti di quelle fiere. II chiodo dell’oftinatione l’haurebbe raffer- *nata jeflendo proprieta della donna incon- trar lenza riguardo anche lamorce, prima d’ammetter oppofitione alcuua al proprio ■volere . Manon haueacoftei a cuore gl’iij- teredi di Sanfone tanco,. che in.clinalfero i fuoi penfien a vederio vincitore,piu che pet- dente S’accinfe perd all’ imprefa ; preparando totte quelle artr,con le quali eolorir puo vna Jemma vn (imulato aft'ecco , Lnftrd le arinj delle lufinghe, adundgl’ efercici delle lagri- mejpofe in otdine le forze di pietefi lamer, ti, fonddil campo di mille fintioni, ordind in foroma tucti qucgli aflalci, che m vna donna area- LIBRO PRIMO. . 39 amata, colpi fonorroppo pollenti a! cuore dell’amante. Nel primo ricoino, the a lei fe- ceSanfoneprincipioIa battagiia.col mandar auanti vna 1'chiera di baci, lmprelli c-on quel, la maggior forza d’affetto.che lafciar sa l’or. me d’indicibil piacete. Succedeccero i vezzi, foliti a gradirfi da vn’amante, i quali hanno poflanza d’aggirat a fuo piacete ghaftetti. Aperfe finalmente I’Arfenaie delfeno, lecui arme riuolgeuaegli medefimocontrofeftef- fojmentre famelico proctiratia guflarne i di- letti. Con tand ailalti ftimando cortei d’ha- uer bafteuolmente infieiiofirp ogni rigore, nella di lui mente poltibilejvenne a dar il col- po eon la dimanda di cip,che braraaua • A qucita interrogatione vidde moftrarfi fordo lo fpofo 3 la oue qiqlcp viuace l’hauea fcoperto nel rilpondere all e ptecedenti voci d’amore. Penfando forfe, che il fouerchio gu- fto di quefte fofpendelle alle file inftanze 1’- vdiro; letiandpfi dal fuo jpembopn cui anno- data con le braccia al collo fedeua; non len- za qualche indicio di fidegno, fi dolfe di non efler intefa.Mortrd quelli di cotradir alia fua volonta folamente per fcherzo; beffandcla forfe anche tra le fteflbjperche impomina cf- fa era m chieder giatie,all’hor ch’egli gia era fatollodi guftai dilecti. Non deue la donna fperar porto alle fue dimande.doppo^he la- fcio dolcemente naufragar lie’ piaceri bania- te. Quando quefti arde ne’ delideri, fpinger quella deue il feruor delle inftanze j perche non pud negate, chi cerca d’ottenere. Ad hd- nao vuoco.mai s’apprende i! pefcc; anzi 1’arte del pefcatore fchernifce , dopo d’hauerne fenza rcftar prefo, diuorata 1’efca. Dopo nondimeno moftrolli molto in que- fta dottrina.conla prattica di queft’inkgna- toenci efperta• Diuenuta auara di fguardi, ri- 40 DEL SANSONE riftrettonelle parole, col cigliofetiero, c6h failin' interrotti, con faccia ttirbata ; aggi- taua le pallioni del Marito , al quale fmarri- ta la fatieta de’gufti pallati, e rinforzati a fronre del di lei rigore i propri affetti 5 rire- nerfi non pocea tra termini , da quelle appa- renze di fdegno a fuoi godimenti piefcricti , Procure d’acqtietarla con amorofe parole; tenderle procurando cfficaci con l’accarez- zarla co’vezzi, intenerirla co’ fuoi lamenti. Sc addcmefticare quella feuerita con le lu- finghe. Ma nulla opero ; percjie fondato ef- fendo il traffico della donna di quefte arti, sa molto bcrx'valutarle sborfandone propor¬ tionate prezzo, quando srr’l banco s’cfFro- no della fimulatione, 6 dell’interelle, Ri- fpondeua a baci, non ripudiaua gl’amplefi. fi j con tafira freddezza, peio,che vifibilmen- 5e languido in quelli Icorgeafi, anzi, che molto 1’affetto . Con la piecedenza di que- #e preparationi, atigurauafi colei efito fefi- oe nella feconda batteria, con la quale ; men- rreoccupato era da tanti affanni, fiimo eli¬ fer tempo d J a(ialirlo di nuouo . Spende o- gni mbneta 1’aftlitto, per comperarfi rilto- ro. Efpofe la vera cagionedel (nofdegno; gia rnolte fiate negata alle di Ini interroga- tioni. Approuo quefto per ragionciiolejmcn- ire in gratia cosi vile, all’hor ch’a pena con- ehinfe erano le nozze , non poteua cfler com- piacciuta, da chi verlo lei hauetia vantatiec- ceffi d’amore. Si drlcelpo da qneft’accufa Sanfone; moftrando non dotierfi iiimar offe- fa, lie giudicare mancamento nell’affetto, in eelarle cio , che ,neal Padre, ne alia Madre , hauea fcoperto. Vdir non voile la donna nitre feme; ma tome d’aperta ripnlfa Idegnata» dalla (tu prefenza parti/Ti, Vacillaua era queffe ttrr» LIBRO PRIMO. buknze il di lui ample; riiifcendo ogriifben- che picciol difgufto, iutolerabile alia ferocia dell’animo . Sueller pero non potea colei dalcuore; perche gl'affetti , malfirne dop- po [’elder nutriti di dolcezze, fatti vigorofi ; reprimeuano gli sforzid’vna virile conftan* za, impedendogl’effetti d’v.no genetofo ffr fiuto. Ad vn petto magnanimo,troppogra- ue riefce , il fopportar letiranniche violea- ze di donna crudele. Sa ben fqggiacer all’- affetto, come huoino ; ma non giaall'indi- fcretione d’vnafemina , comecodardo. Iin- portuuata fra tanto, ognihorpiu dell’addi- mandata rifpofta lamoglie : piu fiate ogni giornc vdendofi replicare le primiere minac- cie; difperauafi combatrnta dalla lor oftina- tione da vn canto, e per l’altra parte > dall’- inhabiljta d’ottenere quanto chiedeano. Au- uerti nel paflato cimento, cb’ il procederc con rigore,era vn irritarlo fenza vtile,perche laferocia d’vn animo, quafi coipodi bom- barda,in duro fcoppo s’auualora; la cue fe queftoe molle.iDdebolifce.Ritentd conque* Ida intentionegliaflaltidellelufinghe , con- fiderando qnalmente anche la Sirena facil- naente fa preda de gli huojnini, perche ne va alia caccia col canto. A qucida melodia con¬ certo Sanfone di nuouo gli afFetti 5 e mentre afcendeua alia sfera de fnoi graditi diletti il fenfo; ritorno nel lolito centro del cno- reamore . Mai gli panic si delicato ne’ba- ci qnel vifo, mai tanto amorofe fcoperfe quelle labra , mai proud si gentile ne! fauel- larquellalingua , niaisigratiofoqnelfeno, quato rra que’vezzijeflendo vero.dall’amaro chc precede i contentijcondirfi, & accrefcerfi il dolce, che ne fiegue . Anche quefta fortita a! fine j terminatanella fohta propofitio- ne de’ propri deli derive ritifci molto vana: Aflo- 44. DELSANSONE AfFoIiftamente nego qtiello di confoldre : flnell’auiditasi vehemence jconfbrtando fo- ; Jamence quella, ch’ efla fingenafemplice cu. fiofitacon ficura proineffa dichiarar I’enig- 1 ma,pa(Tato il deftinaco giomo, in cni lafciati | kauede nella propria ignoranza confufi gl’- emuli. A quella vltima fentenza^egPabban. 1 dono colei era lebraccia, quafi negl’ vltimi f refpiri languertte. Stimaua di vincere, con re- derli degna di pieta.chi giudicaua eller facto ctisi rifoluto dalla conftanza , piu che dall’- oftinatione. Con vn dilmiio di lagtime fi ma< ftro ingolfata in vn Mat di dolori , accioche pernon vederla nanfragarnelle pene, al por- toia conducefle del bramato conforto.il fiu- Kied’vn piantofemimle dir fi puo quel fiu- medi Thefialia , apprefio il quale l’Apollo dell’animo humano perdendo 1’efTere, fe non Diuino, virile,vinto anzi auuilito s’arrende. Merce.che adombrato vniuerfalmete nel fi li¬ me,allecui fponde coucorfero Deucalione, e pirra a confultare lareparacione del genere humano, alia vifta diquello riloluer no pof- fono gl’humani penfieii,a!tro,che gratie, nel confenfodicio,ch’erichieflo. Macorrono quell’acque, fenz^condur qnafi lor preda la volontadicolni.che fi fupplica.Nella piti al¬ ia parte del noftro corpo nafeerfi vedono per darci ad intendere, che come di torrente, il quale feenda dalle cime de’ Monti rapide, &impetuole corrono , afeconda della fua corrente ftrafeinando tutto cio, ch’ efle inco- trano. L’iftdTo Dio raffembra.che non fi re- puti da quelle violenze libero , che pero con Samuelefidolfejallhor, che piangeua Saule deprdlo dal Regno. piii d’ogn' altro pero , pianto d'amaca dona cominuoue, agitanda flranamente le paifioni, e turbando meccet- fo ia niente. Nel veder piangenti due occhi, che LIBRO PRIM0• 4J the s’adorano, quaff due Soli, coinei’ecctiffe appunto di quel fupremo pianeta; non pud noncagionar ofcurata ne gl'affecci ,nefenza effecti di compaffione colerar fi pud,che luce eelefte communicaca ad abbellic vn voltote* renno, fi diftilii dolorofamence in lagrime. Troppo rincrelce ad humano fguardo ilri* mirarin queft’acque miferamence lepolta la belra di quel vifo,chepallido, e fcolocito lot* to roppreilioni de' dolori languifce. Cne fe bene quaff perle raflembra, fianq mandate a coronar le guancie , per cotracambiar la por- pora delle rofe, ch’il dolore le inuola,non re- fta pero che goccie fatali no fiano, dalle qua¬ ff alia marauigliofa bellezza d’vn Ciel ani- maco, s’efcaua la tomba. Formano inlomma vn Mate qneft’acque, in cui e neceflatio,che, oncllo (coglio di rnorte, d nel Porto della piecafi conduca vn'ammo humano . Refifter altcimente nonpuote, ne meno cogl’eccefG della ffia fortezza San(one,onde cedendo alia forzadcl ramarico lo forprefero i tormenti ptopri d’vn cuore affannato. Rifolueua forfe da qiiefte arti (ollecicaco di copiacerla.quan- do ltimd effa, ch’il prolongar cio procedefle da contimiaca oltinacione, non da vna confu- lione dolorofa , onde comincio quaff difpe- raca,adirnpatientementelagnacff ■ Davn fo* fpiro pero moftrando di prender reIpiro,coit fomigliati affetci, diede fiato alia cromba de’ propri lamenti. Ahi qtiato fon’io fopra ognt altra ink-lice , neceffitata a celebrai’i funerali alle miegioie, mentre , non ancor e compita la folennita delle mie nozze. Quaff progrefti augurarmi polio di felicita, fe 1’allegtezza veggo fepolta, nel tempo fteflo, che lagodo nal’cCce! Quaff Content! fperar polio da que- fto Imeneo, di cui a pena per maggior mife- lia ne fcorgo chiulo il node, che per mio tor. mento, 44 DEL SANSONE mento, prouo cfierne efclufo I’amore ? Con qual prezzo attender dourd in acquiftarmi l’affetrione delMarito: fe i diletd.ch’io por* go non prima iono afiaggiati, che vilipefi ? E pur mo efier noi donne quad lo ftelo materno d’vna rola, in cuimenrre quelia po- pofa rifiede; ogn’vno fatto dc’ftioi preggi nmante, lo vagbeggia, ciafcun lodefia: ma coltone li note cgn’vn lo difprezza. Eccone cfempio nellanna lagrimeuoie conditioner mehtre da chi mi pregiai efier adorata,non si *ofto e iiato goduto ii fiore de’miei diiec— ti, chepriua mi conoicodel vanto de’fuoi amori. Specchifi pur in me, ie alcunav’e, che figlonj d’hauer chi idolatri ie Cue bel- lezze, 6 poco meno , che mono fi ftrugga neij’aiiidica dei iuoi piacen. Vedauoquai’- ombraeal corpo d’vn tanto deiio leguace. Albino, one al fine termini il fuo precipito* focorfo quell’amore, che paretia formon- tafie i Cieli • Ah, che ben pazza e colei, la ■qualealrro affetto, che quellod’vn vile in* tcrefle di guftofugace ciede in vn’huomo. Mentono troppo enidentemente que* pen* fieri,che periuadono trotiarfi la fedeita nell’- liuomo.il quale non per altro,che per menti- ie,o fchernire; noi ama,& adora. E fi ftnpifce altri, che la femina fi dtca di natura inconfta* te? io come forfennataammiro colei,che non saeliertale ; mentrefn proual’huomo fem- pre fi (corge efier’ infedele. Ceder non poteuo gia io ad alcuna, nell’- hauerdel miofpofo, contraria anche all’vfo d’-ogtv altro l’opimone della fua fede : ha. uendo certezza,credeua io, infallibiledel fuo amore- E pur hora,fchernendoKii,con quato maggior ardore moftrdbramatrni,con tanto maggior empieta hora pofiedendomi, mi di¬ fprezza, Ne hiperboli fon gia qucito di gelo- LIBROPRIMO; 4 f Iia,o accenti.ch’vn vano timore produca. Ho forcogli ocelli, onde mentir non polio , quel male,che mi tormenta . Compiaccittta eller non polio,lie pur in gratia tale,che a qualim- que altro ii cocederebbe, da vna femplice fa- miliarica, non che da run fuifcerato affetro . E pur vigorolo, e forte ilnodo e de fponfa- li.dal tempo ancor non corrotto ; anzi appe- 113 e tetmmato dellenozzeil conuito , che in me incominciano d’abhorrita i difgufh . Infelici principij, da quali argomentar non pofso»che sfortunati progreffi. Ma pur»come temeravia vorrei rimprouerar i miei lamed , quandoalcun incommodo , o danno , celato nelle mie dimande, cohoneftar potefse , non dito giultificare ,le negatiue d’vn’amante • Ma ne anche 1 ’imaginatione concepir pud nelle mie preghiere motmo.su’I quale fi f'on- dino le tipulfed.vn huomo, non diro d’uno (polo. Non e difficile il conchiudere, ch’il fo* lo abhorrimento delle miebellezze, e la nau- fea de’ mid piacerid'vnica cagione (iano , da cui fi lende ineforabile, chi pfeco prima pro. ttftaua d’adorarmi . II promettere,quanto io chieggo,none vn concederlo, perche il diffe- rir le grade,non e vn donarle , ma vn voiere > che con rigorofo prezzo d’importuni defide- ri fi paghmo. Oltre, che per affronto riceue- ro>non per fauore,che tii mi palefi cio,ch’at- tende la miacuriofita, quado I’haurai publi* cato , anche a cuoi nemici. Mai auuenturata lpofa, legata co chi ne) difpenlar i Itioi doni: doni folo di lingua. Teco efier non vuol par- tiale.ne nieno a paragon de nemici. Huomo ingrato net nadir chi t’adora : donna infelice deftinata ad efier compagna, di chi con vio- lenze crudeli la tua liberta tiranneggia. Queft’ vltimi accenti interruppe vn fin- ghiozzo , fegno, che riiuiotiauafi il diiuuio del 4.6 DEL SANSONE del pianto. Inondaua con quefto di Sanfone ilfeno, fperandoche a gala in quell’acque condotcaladi lui coftanza.facilitar 1'egli po- cefle il rapirla tra le fauci delle file querele , col morfo d’ importune inftanze. Egli all’in- contro, che tante hauea riceimte ferite,quan- ce da colei hauea vdito fulminar accufe con- cro la (ua fedeka ■& amore, n’andaua faldan- do le piagheco’baci; con Ie labra afciugaudo su le di lei gote le lagriine le 3iTorbiua,per ap portar refrigerio al cuore. Menrre quella in- lenfata fingendofi, moftraua di morir lan- .guendo, era in eflo molto viuace, e pronto il fenfo nell’auuantaggiar ipropri dilecti, fre- quencando in ogni parte i baci: riftringendo con raddoppiata forza gl’abbracciamenti : e mencre perluadeua all’affetto inpalelarcon quefti legni vehemenza d'amore all’amata: andaua procacciando eccelli di gufti a (e Hel¬ lo . Con grancopia d’affettuofe dimoftratio- tii ftimandodi quella appagar 1’animo : op. primendo la fallita del fuo credere, s'andaua iottrahendo alia necefTira di concederlocio, per cui faceua refiftenza la volonta : ancor- che non l’affetto. Non s’aggiunfero per all’- hora altri adalti alia di lui conltanza: ftando che dar volea ad intende* colei, che l'ecceflo deldolore lopiua ogn'altro defiderio. Dilpe. l'auavn'efito felice a queft'imprefa, per la quale efperimentata la vanita delle Cue inli- die > fe gl’accercauano lo fcoruo, & il danno d'ignominiola perdita. Riloluta dall’altro canto di vincere, perche oltre 1'elTer donna > immobile cioe nelle lue brame .• in tal oftina- tionel’ailodauanojeradicauano i col pi trop- po pefantidelle minacciedi coloro,i quali lafperanza nelle lue arti ficuri rendea della vittoria. Confondea Idegno.lufinghejelame- ti,per foiraat vn mifto,in cui folk quella vrr tu LIBRO PRIMO. . 47 . tu, che non crouaua in ciafcun folo di queRi particolari affecci . Arriuo finalmente il fetni- mo giornO) nel quale coparir fi vidde la me. {chinai competitori dell’ enigma, comear- rabbiati : con le faci uelle mani per auuerar quegl’incendi.che predetti le haueano. Yna. palfione indomita, lempre corre in craccia d‘ ecceiTi d’iniquica. L’ambicionc di non cederc vna gloria fugace, eccederfa fempre in vn* fceleraggine enorme ■ In poche hore che re- ftauanoa conchiuder il tempo prefiflo , al- cunereliquiedi fperanza,oppofe perritegno agl’impetidel lor furore. Determiuo gl’ vlti- mi sforzi ,co’ quali il feme delle fuppliehe produr (uolc la pieta , nel cuor anche d’vna fiera. Snudo il feno.ch’ efler fuole fcoglio d’- alabaftrojin cui nel Mare anche d’vna rigid* leuerita, s’infrangono le dcterminationt dell" huomo. Spiego quail vela fcapigliata la chioma; per promouere maggiormente al corfo era l’onde delle lagrimegl’ afFetti Se pure attra- her non voile 1 ’auaritia d’amorofo intereffc facile a fuoi voleri 5 mentre ingordo egli edi quell’oro,ch’elIadifpergeua nel crine. O for- fefarlo procurd alle proprie fuppliche piu attento, con la lingua ftrifciadel crinecom- parendo quad cometa, onde 1 ’atrendedeSa- fone, come prodigiofa ; gia che radembraua non curaiTeleScelle della fua belta , benche lucenti. Aggiunleil piantoa gl’occhi.perche oue fofpettaua aridita d’ affetto , con quelta fol acqua preparar potea la fecondita a pro- pri accenti. In quefto bagno prefentato dalle pupilled’vn’infelice, lafeia le macchiedella crudelta vir animo; ammohlce almenoil ri¬ gor dell’oftinatione. Intreccio le mani, pec dar a vederesu che duro patibolo languiua Uvica del cuo^ g & jaheme moftrare, qual- men- 4* DEL SANSONE mence entrando nellacomba della difpera- done, li riftiingeuano le btaccia.come priue della vita de gl’abbracciamenri,ptimi princi- pijd’ognialciodiletto. Cosi pari mence (co- lotite le Iabra dauano ad incendere, che par- dta gia fofse l’anima de'bacci, incrodotta fo- lo la vitadi coutinui lofpiri. In cal guifaarti- ficiofamente compolla , atterri nel primo afpecto Sanfone , dando poi l’vltimo colpo, l’atcerocon fomiglianti fcongiuri. Alcra vita io non godo.o Marito.che quel, la puo fortir uii’infelice, deltinaro dalla for- tuna ad diet viub; accio, che diet poila tor- lnetato.Cocepille in me talidolori, la cogni¬ tions del tuopocoamore.che il no vfciralla luce il parto della morte.irapedito viene , da chi mibrama piu longamente mifera Tanco foctemente bell’ ammo s’impfime la negati- ua di quanto piii fiate,t’hd importuna richie- fto, che conlidcratione non trouo bafteuole , ad abolir con propotdonato conforto, l’or- me,che ne (ieguono de’miei trauagli. La vil- ta della dimanda, reprimer deue l'oftinatio- ne de’miei defideri, ma pure m’iirira mag- giormente, vie piii efaggerando lacontra- aieta de’tuoi affetti - M’anoflilco nel cono- (cer, ch'in cola di si poco momento , anheli al fined’impetrarla.il delio-Nel vederti perd ritrofoa concederla, canto piu rn’ inuipeti- fco,quanto meno efl'a vale . Prendono il lot vallente le grade dall’ardote, con cut il fup- plicante le chiede.comedall’alcro canto dalla prontezza.con la quale i 1 fupplicato le dona. Vn fod'o d’acqua iara fuigolat fauore ad vn aiiecato, onde fara in eccefloempio colui, che glieionieghi. Ancor.ti guuo,perfuader nonpolTo a’ pen- fieri il credico di tanca tua lierezza . Mi di- pmgono, come lognato ilrigore della tua ofU- LIBRO PRIMO.', 49 oftinatione.prouata immobile,& a lufinghe, Sc alle Iagrime, alle preghiere, & a’lamenti. Non credo a me ftefla, perche veramence al* tri, clie 1’efperienza non mi proporrebbe per poflibile, al conceder vna gratia di si po- corilieno, tanto verfo l'amaca Spofareni- tenteia volonta d’vn’huomo. M'accingoa Inpplicarti dimiouo, per pofeia rimproue* rare, come fintione di falfachimera, quanto etrafeorfo; mentreio impetri cio, che di* mando. Gia non fono pili.che poche hore per giun- gere al termine, in cui conuincendo l’altnu ignoranza, palefar deni la vera rifolutione dell’enigma . E non vorrai tu fingolarizar la tna amata,la tuafpofa.il tuo bene.il tuocuo- re meddimo.pvima d’ogn’altro a lei in com- piacimeto della iua curiofita.palesadolar No ti polio riputar si proteruo , e crudele, ch’ a menieghi vn cortefe dono di cio , ch’hor ho* raprodigodifperdcrai a gl’oiecchi di cacti. Non permettere , omia vita, chemencano quelle mie 1'peranze ; accioche terminal- pof- fano i miei tormenti. Non ofrendere, ti fup- plico.la finceritadel noftro amore.per quan¬ to t’c grata la vita de’miei diletti. Attendo quetla vilillima gratia dal tuo aftetto, e fara poffibile ch’ancora ticufi d'-eHermene libera* le?Su mio bene,a che badi? qua! motiuo ti ri- tarda dal copiacermi; Snoda,in fodisfattioue de’miei defideri.quella llgua, che atteftatrice fu tante fiate del tuo affetto- Apri per fuelar- xni quanto bramo, quella bocca, che tante fiate ripoito il pieisiode’piii dolci piaceri ; correndo su le mie labra 1’atringo de’ baci. Rifoluiti, in Comma, di condefcender alle naie blame; perche ferma ela mia volonta di non partite, fenza queito fauore , dal- la tua prefenza; Non mi ftaccaranno C qus; SO DEL SANSONE quefteginocchia, nepcrcode, neferite.nS jnorte • Non lafciaro qtieft’atti di fuppliche- : uole, fin che allicurata dag! i efFerti, che m’a- •mi; riforgero per appendermi con !e braccia al tuo collo, e rimtinerar con millebaci iltuo afFetto • Hora non mi conuiene, che ftar pro- fhata, come trionfo dell’iniquica della mia forte: mentre con tal teftimonio viuo certa i del tuo abhorrimento. Accompagnaua fimili parole con 1’effica- cia di quei gefti, ch’efiagerando le calamita del fupplicheuole : pongono in fronte delle lue preghiere, pietofe violenze per efler efau. dite • A queiti, poil'o dir incanti (efl'endo fup¬ pliche ardenti di donna amata ) in mille gui- fe fi trasformo il cuorc di Sanfone, Era que- fto finalmente vn Sanfone : la onde non ha- uea virtu, che Io rendefie inuincibile a quefti affalti. S’atrefe finalmente a quelle violenze, afronte delle quali ,non v’e fortezza d’animo humano, che inefpugnabile fi vanti . Nelraccontodicio, ch’efa intorno i! Leo¬ ne fucceduto, dicbiaro one fbndauafi , & oii‘- de fcioglierdoueafi il nodo, dell’inniluppato problema. Ogui parte in colei animati da i fpiriti d’allegrezza, ribSbaua fuono di gioia. Godeua d’efler vfcita dal laberinto de’ peri- co!i,con!a vittoria de’ fuoi ingauui • Elalo la vehemenza de’ fuoi content! i fingendo di fo- : disfar al debito d’vna fincera gratitudine_*t, j con tanti vezzi, accarezzamenti, e lufinghe, ©he dal fenno s’vdiuaafprarnente rimprotie. rato Sanfone.come che con l’efler reftio a i di lei voleri prolougaso s’hauea il godimentp ; di tali dolcezze . O la vita d’amore , 6 l’ani- inadeira!legrezza> auuiuano talmente i fe- niinili dtletti, che non fi crederebhero propri della noftra mortalita, quando nonnepor- tafiero I’infegna, nell’cflet brieui,e fugaci. Non ; I.I BRO PR IMO• it Non altto pero, che l’efterne apparenze haueua eflTa applicata all’ efercitio di qucfte Emulation! > occupato cllendo l’interno dc i penfieri neil’auidita diriuelaril (ecreto , 3 chi glien’era ftaco importuno, & all’ hora imaginauafi , efl'erne anfiolo. La donna in, fommanontrionfa,fenoncradifcc ; come, che mai combatce.che non inganni. Chi vsd in vece d'armi le frodi, ha per vitcorie i tra- dimenti. Erano gia venuti alia traccia della rifpofta gliemnli, lollecitatidal timoredvna igno- miniofa perditajmentre non Icuopriuano IV arriuo d’alcun foccorfo . Quefto riceucttero dall’ingannatrice moglie, la quale fuellando gliocculti (enfi dell’enigma , leuo leofcure tenebte della loro ignoranza. Fefteggiarono, come trionfatiti,accoirendo fubitoa parteci- pare quefta ficurezza deile lor gloriea gl’al- tti, che tutti conuennero nel folennizar cogli applaufila felicita di qneit’ ehto, conrrario allecommuni iperanZe. Tutti s’vliirono, fatri orgogliofi, &a!tieri per trouar Sanlone,peiuenendo anche 1’ ora per terming prefilla,come impauenti di- pro- longarli l’acquifto della felicita , che ad efli nelle vutoneda quelio riportate , promette^ ua vna inuidiofa ambitione. Appena comparuero alia di lui prefenza> che con fupetbe parole,& imperioii accent!, ricercanano il premio ftabilito , conaevinci- tori. Senz' attendere le fue interrogation!. Oue.ditTero.piu loaue dolcezza,che nel mie- le, 6 pure, one maggior fortezza, che nel Leone rifiede? Et oue,npigliotofto Sanfonej tant’altutia, efrode, quanto nella donna n truoua? Se dalla mia vitella.cioei da mia mo- glie.nou hauelle fatto condur 1 ’aratrodella voftra cognitionejle glebe del vollro iozzo _ fz DEL SANSONE ingegno, non forano (tare feconde d i si alto pen(iero,& occuko intendimento. Chi vince con Parts degl’altrui inganni, podede gl’ac- quifti della vittoria; ma noil godegia le glo- lie del trionfo.Cid detto dallo fpirico di Dio, che l’animaua , riceunto il moto fpinfecon- trogl’Afcaloniti il fu'o furore . Trenta d’efli fpoglio della vita per ritrarne le fpogliede gli habiti, onde pagar potefle i! ttibuto' delle veftimenta, donnte all’obligatione della pri- ma promefla.Etitrdd’improuifo nel lor pae- fe, quafi vorace fiamma > ch’in efca propor- tionata a fnoi ardori, ineftinguibil’ incendio fenzafreno contmua , & il tnrto coniuman- do,incenerifce. 11 prmio,ch’il fiilmine incon- tro della fua prefenza , tofto conobbe molto fatale effer il deftino,da c«i in quell’hora era ftatoGondotto a vagar in que’contorni. Con feroceimpeto artalitolo Sanfone : l’afferro con vnica mano si ftrcttamente nel collo , ch’in poco d’hora , fenza ne pur poterli fcuotere, o minacciar vendetta , iafcid nel di lui ptigno col refpiro la vita • Euro a tempo d'accompagnarne l’anima a pena vlcitadal corpo i vicinii ch’ accorlero a difenderlo, o a vendicarne gl’oltraggi. Con non minore facilitad’elTifece lo fcempio nredefimos al- tricon vn pugno atterando, & vccidendo iiv- iieme; altri con impetuofe fpinte lcaglian- do si fortementeal inuro , che fracaffato il capo porgeua largo Icampo alia vita,la qua¬ le timida di cosi prodigiofa braunra,per non foggiacerne ad altra proua,velocemente fng- giua. Gli vrli delle donne.le grlda de fanciulli, lo ftrepito dell’armi, che preparauanfi da’ piu congiunti,che il proprio fangue vedeano mi- ferabilmence fpargerli in cosi cruda ftragge : fuegliarono tutti.quelli del paehi ioliccitan- dogli LIBRO PRIMO. Si dogli alia propria difefa, fe non alle altrui yendette.Carichi d’arme, pinched! valore: correuano anco i piu codardi i quali piud’- ogmaltro moftrauanfi animofi, dop6 che in» tefero tanta preparatione efler contro d’vn folo . Andauano rifolnti di trucidarlo, in tal gui- fa, che fminuzzate apparilTero l’ofla medef- me.Lo ftimarono.o temerario,o pazzo,qua« doda tanta moltitndine , checorrer fapeua alia (ua morte.non punto atterrito, viddero. quafi ftatua sii due colonne alibdata , immo¬ bile ftarfisupiedi • Perdeuano pero a que- fta vifta il corraggio, (c I’ecceflo loro tanto fuperiore in numero,non hauc/Ie rifarcito, quanto inuolar poteua 1’iutrepidezza di quell’animato coloilb. Afpetto della moltl- tudinegl’artalti.conpompa tale di genero- iita, che da vn terror, quafi vniuerfale, fon- datifividdegli apparati delle proprie gran- dezze. Al primojch’oso contro di lui auuentarfi , inuolatelearmi ftromenti della fua temeri. tajleadopro perminiftre del proprio furo¬ re. II ferro nelle fije mani rallembraua la fal- ce di morte,maiaggirandefi, ch’alcunonon tracollalle vccilo . Pareua vn’Aquila, che portandoi fuhniniadannialtrui , illelaim- petraua lo fcampo da moltijch’erano vibrati alle fue mine. Determinarono, infomma > dopo le proue d’inutili sforzi,di cedere; ftimando, che vna Deitacombattendocon elli, inchinarfi douea col tributo d’vn volontario trionfo,piu toito •he di tante violente ftraggi. La Cola fuga s’- auuidero poter rmfcire feconda di (icurezza, edivita, mentre la conftanza molhandofi vanaper l'altrui offele, fondaua infallibilc cette zza della lot taorte. C 3 <4 DEL SANOSNE Fu neceflitato Sanfonedi rapirli dalle pro¬ prietor cafe, oiiedoueano dirit forcificati , non chiufi , percompire il deftinatonumero dicrentahomicidij ■ Ad vna fola fpinta del poderofo braccio,cadcano atterrate le porte , . fenza , che ne pur debole fcolTa precedeffe, indicio della vicina caduta- Nongiouauano i tuttele arti > cheinfegna la timidita ad vn' a- nimo, perche luperatedalle Cue forzeriufci- uanofnperflne.afcanfargli accidenti d’vna rniferabd morce. Tratanti crofei dicadaueri, congrego fi- nalmentelaprefiffa qnantitadi veltimenta> neceilarie a fodisfar aide pretenfioni di chi ambiua preinio alieproprie vitrorie.-ancor- che pard degli altrui ingantii- Nella dittribu- tione d'dTe finalmenceeffectub, quanto era douutoalla obligatione dellelue prime pa¬ role,che alle richicHe del lormerito. Etag- giuftatamete per cerco corrifpodeua la qria- licadiqueftefpoglie,alla conditions de’lo¬ ro trofei . Come vinto haueano efli arreda- tid'armi, ad altri inuolate confrode; cosr gli premioegli, con vefti rapite altrui CQn violenza. In quefto facto pero rimirar potjamo effi- giata la poucrta di quefto mondo, si fcarfo di ricchezze.che quanto ad alctino concede , tantoadaltrinetoglie . Qual'alcro Sanfone premia i feguaci (uoi con tuctocio, mentre (ue- nando la madre: tantodi vita conferuiamo a noi Iteffi, quanto d’humore mbbiamo al fuo feno. Siamo col late inibcuuti di queftodocu- mento, che lo ftato dell'humanita, edalla Diuina ptouidenza ordinato, quaff vn’ho- rologio,il quale vicendeuolmente girato dal- lagrauezza de’ contrapefi, fi muoue. Quando vnodiqucfti s’inalza: fa di me. ftieri, che l'altros’abbadi, & egualmente al- l’afcenderdi quefto, fuccederala deprelfio- ne dell’altro. Non diuerfamente dalle nuoue grandezze d’vn’huomoftempre lice conchiu- dere lemiferie d’vn’altro: perche hauer non potiamo le vefti de i contenti, fe non fono fpoglie dell’altrui calamitadi. Nelle corti de’Principi quefta e leggein- uiolabile, dall’inuidia, perfecutioni, e mali- gnita, che iui regnano j offerendofi d’vn’in- fallibilecettezza il tributo, a quefta verita. Si fcuoprono molti mal contenti: perche fol- leuato vn contrapefo e necellario s’abballi- uo gl’altri: ecialcuno preftima fia toko al propriomeritoqud!adignita> con cuialtri li vefte. In Comma anco nello ftato morale ecerto l'ailioma > chenel naturale e verifsimo; la gcneratione, cioe d’vn’oggetto, eller la cor- ruttione d’vn’altro. Decreto ineuitabile di quel (upremofapere, ch’eincapace d'erro- ie, necellario al conferuar in vn limicato nuk mero le cofe create> come pure a renderle tra le ftefte fficcelfiuamente. & a vicenda dipen- denti. Non £ pero marauiglia , che da improui- fe difauuenture allaliti, c'impouer ifee la for¬ te ; perche noftro non e cio, che pollediamo; roa foggetco al dominiodichi per fame do- C 4 "O j6 DEL SANSONE no ad altri,fadi meftieri rapifca a chi lopof* fiede. Tanto fiamo finalmente anguftiati da quefta mendicita della natural che sforzati fiamo di reftituiril corpo medefimo alia ter¬ ra,perche di quella giafoflimo fin da princi- pio formati . Redo nel cuor diSanfone qualche fcintil- la di fdegno contra ia moglie : non oppo- nendofi in cio alia vehemenza del fuo amo- reiil quale anche nella fiicina deli’ira, rinfot- zar fuole taluolca i propri ardori. Ven- dicarfi non voile con aitro, che col Iafciar- la; perche la donna nulla piu del difprezzo •offende, come la lende akicrail conofcerfi amata. Refiftetiaa quefti fuoi penfieri l’affetto j mollrando, ch’il vendicarfi con proprio pre- •giudicio; e non tanto vn nbatter l’lngiuria, quanto vn vaddoppiarfi per fe ftelTo l’offe- fa. La furnma nondimeno di giufto fdegno porgendo lume al giudicio ,non gli permife il caminare su*l fentiero d'altra rilolutione. Coufideraua non douerfi moftrar effetti di fchiauitudine da vn’huomo verfola femina, ehe brama tenerfi foggetta . Guardici Dio dall’alteriggia, Sc indifcretione di donna,che conolca d’hauerci legati. E tirannico il fuo dominio,quando violenta-fcorge eiler la fog- gettione dell’huomo. Non potrebbe infre. narfi lagenerofita deldeftriero, quando in paragone di chi lomaneggia, (apefle gl’ec- celli della propria fortezza. E proprio in Comma d’ogni ftera, il diuentar piu orgo- gliofa, quando di fe vede elTer altri piiiti- niido. Ritornoad habitar col Padre, fingendofi anfiofo di riuederlo, no riferendoil riceimto difgulto,cagione della fua partenza.Fuggma d’eiler conuinto da quefto fuccelro; come , che LIBRO PRIMO.. £7 the erraro haueffe nel conrranenir alia di lui volonta in quefto ma:rimonio,deile cui noz. ze germogliatuno.come primi fruttni traua- gli. Sononel difendere l'opimonedella vo- lotiu si tenaci i pen fieri, che per non confef- far i caftighi di propria colpa ; gi’aiiuerfi ac- cidenti, che (uccedono, gl’andiamo chimeri- zando , cagionati daila fortuna,o prodotti dalcafo. Tanta renitenza proua l’huomoal confeflar i propri errori, che contradicendo all’ euidenza degl’ argomenti i quali di cio lo eonninconoimoftra falfa ogm confeguenza, che lo conchinde colpeuole . Mai colpifce la confideracione ; lo fcopo > che feiifcpno .i Diuini caftighi; perche darfi non vuol a cre« dere l’animo noftro, d’ellerfi ne’ peccati > fatto mericenole bcrfaglio,de’fiilminidiDio. Troppo alciero il giudicio di que’ pregi.ch’- egli gode communi, al primo ence, & alle pill fublimi foftanze ; s-arrollifce, che altri lo fcuopra dalle naturah grandezze decaduto , con poco faggia elettione, ouero con opera- tioniindegne- Ageuolapeio alia lingua l’addattar velo difoufa, 6 pur anche inuentar menzogne ; non feulandole note dibugiardo, per fug- gir i rimproutii douuti ad altro picciol er. rore. Con queft’arte cilubrieail fentieroa precipitii, chi fempre procura diftraherci dall’afcefa . L’oftinatione,con cui frequentiamo a bella pofta quegratti.de’ quali fiamo riprefi, non c parto d’aitri ,chedi quel pertinace credi- to,iI quale perfuade a formarci vn habiroin cidjche altri condamia,per confermar, qual- mcnte non conofciamod'crrare.Allaprese- za malurne di chi ci difuafe, fempre neghia- mo d’hauer operato male,per non approua- *e,ch’egli diceil« il vero • C f Con $S DEL SANSONE Con quefta falfa politics fi maijtiene lo fregolato regno cklle palfioni. 11 primo ele- niento del lor gouerno, e ll mantener nei fnoicommandi 1'apparenza di bene,fapen- do quando foloeflerdalla voionca appetibi- le. Per confernarfi quefto tiramiico poiTef- focol diletto s’acquiftano l’adherenza de i fenfi, da’quali peruertendoli gli affetci, con sforzi concordi refta pol’cia offufcato l’in- tendimento. Inral guifavienordinatala ferie delleno- ftre mine , dall’ amor proprio atterate mife- rabiiqjente, con cali infidiele gloriedelia ra- gione. tine del Tn'mo Libro IL SANSONE D I FERRANTE P ALL AVICINI. LIERO SEC07iD0 N ON poteua la lontananza fepa< rar il cuor di Sanfoue da colei > con la quale era dal nodo d’amo- re legato. Le catene, dalle quali vien’imprigionato I’amartte; da liitina diftanza impedite, fi prolongano oltre quei termini, ne*quali, quafi nella sfcradel¬ la propria attiuita, pare, chela prefenza dell’ amato oggetto , racchiuda. Lofpirito d’vna viua bellezza, non hauendo irnpedimento corporeo, anzi godendol’agilita, come pre- gio celelte giunge a ferir co’ fuoi dardi.anche cue non pud prender la mira: con gli archi degli occhi volaamore, che perd non de- uonfi dir de' fuoi ftrali vere piaghe, che lou- tananza falda . E come faldaile pud vn veto amante, le ouunque va, feco guida cc.lei, che riuuoua ogn’hora al cuor le ferite ? Vedeali tanto piu fouente auanti gl’occhi la moglie, quanto pin gli era lontano. La memoria noil proponeua altr’oggetto ; ogni penfiero ne formaua vn’imagme, ogni- fguatdo fempre ne vagheggiaua i’Idea. Introduceafi il diletto nell’animo, il quale , nonconfiderandoumo cio eller ombra dell'imaginatioue.non cono- fceua idler femplici apparenze quei fuoi pia. ceri. Se u’auiiide ben si, quanto dalla rimerrw C 6 bran- «o delsansone branzadc’vcri gufti goduci con lei, eccitato l’appecito de’fenfi, prou.iua, qualinentecibo fognatonon nurre. L’ombra mai facorpo, Sc vn grato odore diletta si,ma non facia. Qnin- di ii genero il pencimenro della prela nio* lutionc.condannata per imprudente: mencre a lui fteilb era pregiuditiale. Scacciaco il ri¬ gor dello fdegno s’impoileilaronodel cam- pogl’affetti, ecol doloredelleperdutedol- cezze.con la fpeinedi tiiarciti contenci; con la rapprefencatione di rimiouare allegiezze, combatcerono si forcemente il fno petto, che abolico il ricordo della riceuutaofteia, ritor- no a caratterizzarui !e note d’vno fuifceraco amore-Cosi le ingiurie folite a regiftrarfi nel fogiiod’vn marmo, per conferuame indele- bile i tracti; fe da! la dona prouengono,fi feri. ilono in polne, onde dal lolo fiato d’vn’amo- rofo fofpito, ogni rimembranza di quelle (i toglic. Di tante flrane violenze ilgiogola poflauzade’fuoi incanti c’impone, chedi- uemiciconcrarijanoifteiTi, le foleinfegne, che ci contrafegnano efler fuoi fchiaui, ci moftrano quali fiamo.veiihuomini- Il fupe- rarjnnoi l’appetiro infatiabiledi vendette, e flimaco impollibile, e pure contro vna crti- dele, ingrata, nemica della noftrafelicita, in* tentafempreanoftridanni, ciorielce facile, quando ricouera lotto la protettione d'amo- re. Sotto l’ombra di quefto feudo diueran- no, non folo inuincibili a noftri nemici, nia quad, che fiano tante Deita, fono riuerite, e temute, quando c’offendono. Tale creder (i deue fingeile a ifeilo la fua aniaca Sanione, mencre da ftitnoli interni follecicato,cotfe alia rifolutionedi ricondur- li a lei. Determino iniieme preientargli vn capretto; quafi precuraileappunto placarla con yittime,come fe lei,con elto lagnar li do* LI BRO SECONDO. 6 1 liede di riceuuto difgufto. Oh quantofeli'ce- menre s’iftradarebbc l’huomo alla-Beatitudi* ne, fe verlo Dio caminalle co’ palli, sti qua- Jifiguida advntcrrcnooggetto, l’amante- Non dourcbbe vfcire.che abondantidimo il pianto ; fe (otto il corchio della confideratio- ne raggtralliino ben bene laperuerfita de gli humani penfieri, nella traccia di benifugaci camo.’accurati, e patienti, nel feguito all’in- contro di Diofpenfierati,e proterui.AI para- gone d'vno.clv’ami qui in terra,dourebbe ar- roflirfi ogn'hiiomo.lcorgendo quanto diner, fanaente fi porga il debito tributo deli’affet- to a quel DiOjCh’infinitamente araar douref- fimo.anche quando non foilimo, fe podibile fofle il non eder, & amare . Maforfe rifpondeua la donna con vn’af- fettuofodonodi fe fteUa,achi adoraua il roe- rito della fua,finalmente vana.bellezza? Pen- tita forfe del falio commelfo in tradir il ma- rito, 6 pur incolpandone Ie violenze dichi leminacciaua ruine, pui tofto, che inaligni- „ta,!a quale diminuiflegPaffetci.fofpiraua do- rente l’hauerfene occaiionata la perditaz For* fe piangenti gl’occhi allargauano il flume de! dolore, accioche nauigar potelleal fuo diletto fpo(o,il cuore ? O pure turbata la fac- cia moftraua fmarritelegioie,olcurati i con¬ tent! , abbandonati i piaceri •• qtiafi Lunaec--. cliflandofl,rnentrelontananza si amara im- pediuagli il rimirar’il fuoSpolo? Ab_che chi- mere lono quefte , in.segue anched’annoue- rarfl tra concetti d’vna mente giudiriofa, quando fi rratta di Donna. Sono vaghezze d’lride , le dimoftrationi del fuo amore. Non hanno altra fufliftcnza, ch’il rifleflo de’raggi foiari, altro (oftegno cioe,che la fperanza di coluijdel quale fi fin. gono amarue, Non per rendergli pin al fuo nuouo mari- to aggradeuoli. Quefta e Tafollia d’vn’aman- te, per cui ragioneuolmente fi radomiglia ad infenfata farfalla, la quale amando, non e ri- amata dal lume; e mentre eda per goder de’ fuoi abbracciamcnti, inquieta s’aggira, e lb- fpirando languifce: quello per confumarla tra tuoi ardori, lucido auuampa, e crudo tra la fuefiamme l’attende- 11 vmer in vn dilu- uio di pianto, per chi fchernendo le altrui la- grime varca vn Mar di gioie, e vn feguir il corfo dr Sirena, la quale col fuo camo , pre. tend: la noftra morte. Spettacolo farebbe degno piu di pieta, che di rifo; il veder i tormenti d'vn’amance , dicui l’amated burli; fe non fod'e atto di pazzia il difperarli nella traccia d’vna don¬ na particolare,nel la quale, cid, che s’apprez- za,b aroa, e a millc altre, le non a tutce com¬ mune . Nella mentecaggine di qurfti tali e imitato 1’humore ndicolofod’vncerto tale, che goder porendo abondantememe la luce del Sok,appoltacamente chiudeali in appar- tato LIBRO SECONDO- 6 ? rato luogo, ini ftcntando in mantencrfi lo fplendored'vn picciol lurae . Dou:e(limo in quefto proporli perefemplare la femina;im- parando quei docnmenti, ch* efla pin (aggia in amare.anche a noftre fpete c’mfegna. Mai longamente vna donna dal fuo amante abba- donata (i lagna. Merce, che conolce non do- uerfi piangerfi dilperatamentela pcrdita di cio.che iivmolti altri pudfacilraente ricupe- rarli. perqual cagione dunque anche j’huo- mo dalconfiderar quefta verita.animato, no lifolne di difprezzarechi non l’ama! E forle in noi piii.che in lei vehemence l’appetito, o poflente l’aff'etto ? Cosi non foffe men gindi- tiofo il fen no, o piii vigorofo il i'enfo. Arifto- tele mede/imo, la donna, non l’huamo pofe per efemplare; cffigiar volendo l’appecibilica naturale, che dalla forma ha la materia di qucfte foftanze inferior!. Giudico pero, che dalh ecccder efl'e in queft’appetiro^agionan- dofi l’hauer fempre piu d vnamante; in con- leguenza nafca > che d’hauerne perdnto vno , mai troppograuemente (5 dolga; mentre al¬ tri abbondantemente ficura poifede. Credito ditreido acqniftar non ft puo appreflo viV at- tenra confideratione, la mogiie del noftro tormenrato Spofo . Rimaricotfi con vn com- pagnq di Sanfone, honoratodalui con l’vffi* cio d-aliftente alle hie nozze. Manif- fto indicio, che dalla conuerfatione col nrarito, auualendofi di moriuo per imia- ghifffine.fofpiraua a nnoue nozze.o almeno a terminal- 1 (hoi-nuoui arnori con eflo.Odi- nariA mancamenro di donna poco honefta ; il vagheggiar, & apprezzar fempre piu le beikzzejd qualita d’altn, che quelle del Ma- rito . Mai ccurenra d’aftcingerft all’ aggradi- meiito d'vn ioio : applica lempre l’aftetto a chi eflcr lie dourebbe piu fcarla - Non <4 DELSANSONE Non prolongo gran tempo in tompiaci- mento della fun volonta, percheforfegiunti a) fommo i defideri,era pericolo,che trafcor- rede ne gl’eccelfi Nel conuito di quefte nuo- lie nozze, iinbandiua 1» viuands de’ diletti il fuogufto ,cui (ollecitaro hauea. epoi con- chmfo il Matrimoaio, non dicoamorerper- che donna,la quale sa ttadir.e mentire , dif- ficilmente credo , chepolTa amare . Dolce- mente nell’amorofe delitie tratceneali: forfe all’hor quando atfannato Sanfone alia di lei safa peruenne , lieto nella fperanza di ricou- rarfi tra le fue braccia . Gia ne’ progrefli del viaggio.alwo non liaueano fatto, ch’incami- narfiald, s« bonne de gliaftettii penile- li. Giatutto mo!le,noche intenerico il cuore, trafpertata la in a durezza altroue , liqtiefa- cea/i a gl’ ardori d’vn rinforzato amore . Fat¬ to incapace d’altra forma era gia il more , dall imagine della fuacara Spoia,ch’ in ef- fo con freqitenrati atti , imprimeua la conii- deratione, L’ imagihatione s’e trasformata in vna compica Dea del dilctto, con cui liftabi- litohaurebbe l’edificio d'amore , diroccato alle percoile dell’ira. Rtiminaua tra fe ileda la mente que’piaceri, co’quali riltrctto di nuono egli haurcbbe il no do nhjritale , nella fua partenza allentato flimaua ben si, ma «on difciolto. Gioua infomma nel penfare il conrrattodi quefta pace,d3 formarii anch’ ella co’baci; e con cio ch’ a quelli ne’ trattati jnaneggiad da Cupido fuccede : onde non douea meno della conclnfione delle prime 'nozze,eiler di dolcezze fecondo. Con queftoapp3iatod’imaginati conren- rifece siiontuoio 1’ingreflo inquella cafa , the ftimo 1’animo d’entrar in vn Paiadilo teireno. De- LIBRO SECONDO- . 6< Depofto ogni rancore, e cordoglio : a mille voci digioiaera echo il cuore , afo. lenni pomped’allegrezza, era fcena il vol- to- Portandonellemaniilcaprctto,moftra- na intentione d'offerirlo a quella Deita > che forte pocosgli huuea apprezzata : conpen- liero di humiliat'd a colei, dalla quale oouea ftimarfioff'eto. Andauapur fpiegando infegne dipace,e ftendardid’affetto, percheconofciuti inllii i trionfi d'amore: negata non gli fotle la pre* tefa corona de’bramati piaceri. Ma nulla giouoil fingerfi vincitore, mentre le vitto- riegiaerano donate dal fuo deftino a quella fortuna, che combatteua lafelicita de’tuoi detideri. Come tofto fi forma, cosi prefto fuamfce cio,che compofto di chimere, e for. mato folo d’ombre, ordinate dall’imagina- tione. Entrato con la liberta , che concedeagli l’efler di Marito,ino!troil patio fin’alla por¬ ta della rtanza, ch’era habitatione della mo- glie- ‘ . . Quiui (i fcoperfe nella meta de i proprt contenti; auuedendofi di non douergli go- derecon i’attual potletTo, diuerfamenre dal modo con cm fin a quell’hora propottiglic l’haueuano, ad affaggiare i pentieri. Pretcritto ti vidde dal Padre di quella, il termine del non plus vltra, ondeconobbe dfi. non potereconla regola d’amorofa nauiga- tione , auuatTtaggiarfi al defiato porto : Che perogli fti necetlario mutar la carta del na- uigare, cangiar cioe atfetto, per condurfi ail altra rilblutione. Nelle prime interrogationi s’vdi trattato, quafi foraftierojoalmeiiOjCOin’vnOja cui nul la afpettafle di quella cata- Stupido.eccitato fii» non so,Is inaggiormente al rilo, d pur aL- \o 66 DELSANSONE to fdegno : vdendofi richiefto , che cola pre* tendede in quel luogo: da chi fapeua hauet | iui la Moglie. Quefta difte di ricercare con ■vn’altiera rifpofta,a!!a qualeaggiunlc: quafi anche aperta violenza per condurfi a lei: me¬ tre da quel vecchio, chefegli opponeua per l’ingreflo, fi riputo fchernico. Replied que- fto, ch'egli non piii hauea ragioni per quefta ■ dimanda:hauendo rimaritatalafigliuola,co- [ me,che il fuo improuifo partire.contrafegno giudico d'hauerla ripudiata. Tutto fi turbo , e commode a talautiifoSanfone.Inarcd pri- ma _le ciglia, mcrefpd pofcia la fronte jfolle- uo finaknente, come irato contro il Cielo gft occhfie col pie fdegnato percofte la terra Pni che in ogni altro luogo; vigorofoeraquefto tumulto, e gagliarda quefta commotione nel cuore ; percheiuiprincipalmenteagitatida quefto accidente gi’affecti; fi generauano i tuoni,fi produceano le tempefte.e fi coiicepi- uano i fulmiufipreparati a rigorofe vendette. Quella fucina, in cui prima foleanfi fabricare gli ftrali di Cupido , comincioad impiegarfi nel templar l'arme alia Diuina prouidenza , che pretedeuaatterrar l’orgogliode’ Fdiftei. Atterrito refto quel pouero Vecchiodailo fpettacolo di quel volto.che a monti pin gra- tiidi di fiamme, non cedeua nello Ipirar ince¬ di dagl’occhi. Lo fpauentaua il vedere.qual- mente ilfuoco neila faccia d’iroprotiifo, ve- deafi con la pallidezza conuertiro in cenere j eda qnefte pur anche fcorgea di nu-ouori- pullular gli ardoii.Scuoprina qualmente era •quad generofo deftieto, che animato dal fuono di bcllicola tromba ; morde il freno > fcuote il capo, batce il piede, olpira al moto, anhela al cor(o,e impatience dimora.fitibon- dodi ftraggi , &ambitiofo di far pompa d’- Yiia generolua ferocejonde folleuato sir i pie- LIBRO SECONDO. 67 di, vnico cenno. del Cauagliere atcende: per dar al volo, con cui tra letruppe nemiche , impetuofo fi pom , non altrimente ed'endo ad effectidi furore, inchinata la volouta di Sanfone: la onde ad vnico commando della pailione, pauentaua s’inoltrafle nella came¬ ra della ferocia,a!le propne mine. Proctiro diuertire qtiefte nubi, che fopra di fe cemeua fcaricardoueflero quei diluuij di vendetce , che gli concepiaa nel (eno dell'- ira. Gli propole Ienozzed’vn altra (uafigli- uola; inuitandoloa quefto con l’eflaggerar le di lei bellezze, come maggiori dell’ altra . Trouatoegli hauea per ceno il vero incan- ro,con cui trasformar poteafi il di lui afFetto: fe giaconvn profondo fofpiroefalata l’ani- mad’amore, reftato nonfoll'e auuiuato,da foli lpiriti di Idegno. j£icuso peio ogni con. tratto di pace, con gli araldi d’altieri accen- ri, minaccieuoli d’afpre vendecrejannuntian- dogli nlolutaguerra. EccopMcjarruotatefq- nol’armi della mia ferocia concro de’Filiftei: onde fenza freno correranno , girate .dalla mia forcezza alle ftraggi . Non dolganli > fe gonfiato il torrente del lor fangue mondara il lor paefejconducendo copiole le mine, e le morti. Riconofcer non douranno altra cagion de* propri danni; che fe ftelTi; priuandomi hora di queli’oggettO) per cui (olo, ergendo in me fteflo ilTempio d’amorc; riueriuo, come da lui dipeudente,anche quefto popolo- Impen. liarole ale della crudelca, per volarouuuque appreftar potro efterminio alle voftre gran- dezze, otronearil capoalvoitro orgoglio- Gia che (inda* natali, fon deftinato llagello di quefta natione peruerfa , (empre al popo¬ lo noftro nemica; dalla prefente ingiuria in- citaco, m’impiegaro ndrelercitio, a : cui nV- 68 DEL SANSONE obliga I’ impronto d’vna lingolare fortez- za. Cosidicendopa«ifli,surorme dellefue fpauenteuoli minaccie feguito da quello.co’- f>alli d’vn timido aftetto . La memoria del iperdnto bene, era il fondainento a penfieri iper formar contro queft’empi liemici , in a* chinepiu pollenti ad atterrargli, e diftrug- gcrgli, Neilafchola d’vna confideratione.re- golata d’animo inquieto,e ferocejimparo vn bizzaro modo di vendicarfi.non si tofto pro- iioftodalla mente,ch’eletto fu dalla volonta: non moltodoppo principiacane anche befe* cutione- Alle piu vicine campagne ridottofi> nndo alia ca«cia di volpi.L’aiiiitia loro natu- rale, nongiouo a fcanfare leartidi quefto cacciatore , che fingolari congiettiirar li pof- iono.nella nnmcrofa preda, ch’einefece . Col folo rimbombo della voce, credo,che at- terrandole: itnpide le rendcffe, oner imnie- brli. Egliferuiuaa fefteflo in quefta caccia di cane : agile moltopiunel perfeguitarle ,e pill forte anco nelbafferrarle In appoftata riferba : non si tofto iuciam-* pauano ne. lacci delle fue mani,che trOua»a- no vn’oCcura prigione. Trecento finalmeme n’adiindi fpopolatoftim’ iodiqueglianima- li il paefe, per tranlitarle da quel carcere ad vna dolorofa liberta , la quale pagarono a concantid’vn’ecceifiuotimorejnon meno , bruggiandoi legami. In tal gnifa compolte,' leliccntiaua, dando loro auttorita di correc tanto veloci.quanto mai craiao Hate, ne diet inalcnn tempo poteano : hor foloriceutita l’agilita delle fiamme . Appena vfdte dalle di Ini mani> goder vo- leanoi fruttidelta ricuperaca liberta.che (i conofceano in laberinto pill inuihipato rac- chiufe,prouando il ritegno de-legami, men- t*e pur fi vedeano fciolte. Ciafcuna prenden- dodiuerfo camino,dalla campagna , o ritar- dato fcorgeafi, o impedito il moto. All’ar- reftarfi folo erano concordi > fuggendo l’»na d’dl'ere ftralcinata ; riculando I’altra d’af- fatticarfi, nel condurla ,su’l fuofeutiero Ic- guace . Inquetto mentre pero con gagliardepun- ture ogn’hor pill follecitandole l’accela face, troncauai dilegni, delia loro fcambieuole oftinatione.Raffigurauano appunto i deitrio- ri del Sole, all’hor, che dali’ inefperto garzo- ne non ben regolatidior all’ alto correano, & lior al bafl'o.hor per dritto camino , hor in obliquo fentiero, volgendo il parto . Era di- Jetteuole fpetracolo il vederne tante copie » che nel modo fteflo; altre qua« altre la giran- do , dir fi deue volaflero , pcrche ad ogni og- gecto , anzi alia terra lie (1 a di lira natura im- mobile,impenna leale il fuoco. Temponon haucano nepurdi fermarfi, per rimirar a- dierro quale ftimolo si actitamente ptingeua- le . Procurauanodi fempre pill aftretcar’ il corfo, percheal fine fodisfatta, ccllalse I’im- jaottunita.dichi credeano,le fpingefse ad vna determinaca meta. Con quefto difordine, fecondando l’or- dinede’penfieri diSanfone j porrarono gli inceudi nelle biadede’ Filiftei ■ Quelle gia maturate dal Sole , difpofte erano quai’- efca 70 DEL SANSONE ei'ca gli ardon. Ogni parte, che decadcua la prima in poter delle fiamme: fuccediuamen- ■ te trasfcriua le proprie mine all’altre.-iui folo . liauendo termine la loro tirannide, oue fini- uanogli oggetti proportionati, alia loro vo- racita.In poche horediifomma, s’efteiero tal- mete, che la sfera del fuoco pareua folie pre- cipitata in terrade pure fopraquelta.dir non li douea afcefo 1 ‘Inferno. Ne molto doppo tuttalividde feminatadi cenere: la oue con .quella bionda chioma hauedo copertoil ca¬ po , altiera andaua emulando i raggi del So¬ le. Non contenta la fiama d'ederfi era le bla¬ de palcmta : quelli adettata corfe a trangug- giar anche le viti- Non reftarono illefi.ne me gli alberi.-quelli madimefintorno a quali per hauer picciolo il tronco: facilmente aggira- uanfi/ferpendogliardori. Chi con l’occhio era prefence a si funefto fpectacolo •• per ftu- pidica era da fe lledo loncano. Da quelle lin- gue di fuoco, fenza hiperboli vedeua fempre piu amplificarii le mine del paeie : onde au-- uertiua, che l'epilogo di quefto dilcorfo, in cui fempre piu vigorofe Icorreuanoicder do¬ uea vna total defolatione, di cui rimanendo aeliquieleceneri, adicurarfi poteuano fora venuta a rnieter era edt la rnorce. I piu lonta- ni dal fumoj che occupando tntta quad la re- gronedell’aria, radembraua, chealcendede altieroad impadronirfi del Cielo , argomen- tauano l’ampio pofledo, che nella terra ha- uea il fuoco. Congieturauano, che rinforzati dall’mceudio i fuoi fplendori, col luminolo pianetagareggialk di luce,mentre si copioib efercito di quei tenebri vapori , mandaua or- gogliofo coutto i luoi raggi . A tutti finalmaite fi fece commune la co- gnitione di quede ruine,come a gl'interelfi di tutti,n’era commune, il danno. Bramauano la- LIBRO SECONDO. yr faperne l’atutore; lecondo I’vniuerfale pro-' prieta della noftra natura.ne’ mali, che acca- dono piu curiofa di trouarne la caufa > che follecira a preparar il rimedio- Ancorche queftolia impollibile, applicandoil ferroa quelle ladici, onde germogliarono lenoftre miferie; pare,che reftando at:errate,ripulluli a noftro pro foaue conforto. Altro follieuoappunto non trouarono i Fi- liftei: perche tra le ceneri qual frutto fperar poteano, fuori che eoperte Icintille di fuoco, onde accefo il loro fdegno, fulminafle quel ventre, incui s’era conceputo vn’ecceflo di tare calamitadi. Da Sanfone (olo intefero ef- f« (data deuaftata queil’ampiezza di paefe - nella quale (atollato ft farebbe con mmori ruined’odiodi rnille nemici-Sollecitato perd a quefti affetd d’hoftilira !o pitblicarono, dall’ingiuria,eon cui cflefo l’hauea.chi gli ri- tolfe la moglie. Quefto non si toflo intefero interelTato in quefti danni, eflo per fcopo 1’- eleflero del proprio furore;conofcendo qual- mete Sanfone, efler no potea berfaglio a col- pi delie loro vendette.Gia in tutti q’uei color¬ in' era palefe il fuo valore , fattochiaroa! iu- me d’llluftri imprefe. Gia fegnalatii prodigi della fuafortezza, nella cogni done diciafcu- noglilpiegauano.quafi infegne,per arruolar- ui lotto intimidid gl’aftetti. La fola voce,che lie proferiua il nome;atterriua non meno,che il rumor di guerriere rroinbe, che vicine mi- nacci le ftraggi d'vn poderofo elerciro. An- uertirono perb.che alia rabbiolalor fame,no era quelli buon cibo, che pero con offefa, an¬ corche minima aflaggiandolo per fodisfar l’» apperito dell’ira, guftata haurebbero beuada di morte. Quindi con intentione piu tofto d J - inrpietofire verfo fe ftefti gl’influlb del fuo furore: ambidofi ft moftraronodi vendiear Stife 7i DEL SANSONE gli affronti a Ini fatti, piu che le offefe da !ui [ riceuute. La traditrice moglie pero,col Padre j & il nouello Spofo, nelPaltare della lor pro¬ pria cafa, tra le flame facrifiearono al fuo fe* roce fdegno . Credettero co quefto nuouo 1«- cedio placar!o;ftimando vna Deica dalPaltre diuerfa, a cni non il fumo aggradifl’e , mail ftioco . Ollertio perdiche come il prime mo- t tiuo per dilguftar Sanfone ill lo icanfar gl‘- 1 ihcednalla fua moglie minacciari.da chi- pre- deua la rilolutione dell’enigma : cos! qtiefti rnedeftrni gliene vennero in caltigo. E difpo- fitione ordinaria della Ditiina prouidenza, che i mezi, de’ quali la noftra pernertita vo. lonta s’auaale per peccare, fiano mftromen- li, de’quali ia Dinina giuftitiafi feme per pumrci. Se pur non diciamo efler ordine fa¬ tale del noftro calaniicofo ftaro , l'eflerper- feguicati dalle mine sii quel lentiero fteflo, liel quale l’andiamo fuggendo. Racchiufi nei circolo di quefta mortalita : in ogni parte , a cui fi riuolgiamo, nftretta fl Vede la noftra vita dagl’incanti degl’infortu- lii. Quafi Scorpioni circondati dal ftioco : al- tra portaj che qtiella della morte no liabbia- mo , per (chifar I’incontfo cogli, ardori deli- liumane fciagure. Nel mare delle miferieil cercar porto, e vn ingolfaifi maggiormente tra que!l’onde,ndle quali agitata da millepe. ricoli, uouiamo il naufragio . Tantopili in- , diilolubilmente allacciamo not ftefti nella- beriuto deliecalamitadi, quanto piuaggi- raiiiosi) rentiamo sfuggirne l’inmluppaceri- torre: La rcte infomma della fortuna, tanco piu tenacemente ci prende,quanto piu folle- . citi licrlo Icampo m elfadibattendocij pil\ ftrettamente s’imprigioniamo. Raffotniglia queft’empia que'cani, i quali j riforzano lairrati,azt incrudehti petleguiranp col LIBRO SECONDO- 7J col corfo, che piu veloce da lors’allontana , accitandogli al mordere, lo fcorgerio pronto alfuggire.I inali insoma di quefta terra (pie- gar non fipolTono concatenati con la condr- tione miferabile del noftro ftato.in paragone pit! perfetto, chequellodelPombra . Come quefta da noi infeparabile a gra paffi ci pre¬ cede,(e volgendo il paflo fuggiamo d'elfer da quella perleguitati; cosi precorrer vediamo fempre gl’infortuni in quel luogo, one ci ri- couriamo per fcanfargli- Quad vccelli,chein tempo dinotte da qualche gran ftrepito ac- territi, volano date ftdfiad imprigionarli ne’lacci da'cacciatori orditi, & incontrano vn mal maggiore, per (chermirfi daquello, che vn’apparentetimorgli minaccia. Moftrarono i Filiftei a Sanfone leceneri, reliquiedelleloro vigorofe vedette;accidche col ftioco, il quale fotto ede cuopriuafi acce- defle il rogo alio fdegno,il quale contro d’ef- fiviuea fempre fecondodi ttraggi.Terminar volcano purei maligni influ(li,co’quali il fuo furore cagionaua loro tante mine; col far pompa d’vn’ofequiofoaffetto, fiiperar pre- tendendoil rigor della fuaferocia. Vfo ordi- nario anche nelle corci,dalle quali comeger- niogliano tutte le miferie deH’humanita,cosl quefta nafcer fi vede frequence, l'e0ercioe perleguitato.odiaro, e vilipefodatutti, non per altra caula.che per il compiacimento del Principe. L’odio del Grande tal volta anche ingiuftojfl reputa demerito bafteuole,per pu- nire con odio commune, chi per la lua virtu merita d'efler da ciafcuno riuerito,& amato. Di tanto poco vallente (i ftima vn’huomo, che la lua felicita; anzi la fua vita (i vende al femplicegufto di chi concepifce il (iiolde- gno nell’aluo delia malignita, pill tofto , che ticl (eno della giuftitia. D Non D 74 , DEL SANSONE None pero men empio, chi chiede quefte vittime.per ofleqai alia propria gradezza, di quelloha poco giudiciofo colni, ch’irragio- neuolmece facrifica il proprio affetto ad vna indifereta volonta. Sono regolati ad intelli- genzeinfernali quefti primi mobili , che ra» pirdietroafe vogliono le altrui paluoni-Am miro I’iniquita de’ loro apperiti j pin, che la maluagitadi chi gli feconda; perche ordina- ria proprieta di chi alhfte a Grandi, e l’efler Gamalecnte. Con la proprieta di pafeerfi se- pre d’aria,6 di vana alterigia.d d'vn benigno fguardo, 6 d’vn forrifo di eolui, ch’molatra- no per intere(k,piu che per affetto, conftrin- gono 1’ariadi veltir il colore di quell’ogget- to,acui fono viembimitar cioe i coftumi, co- formarli al volere, & aggiuftarfi nell'appa. renza alle attioni di colni, al quale , come A foftegno.s’accoftano per afeendere. No puo- tero pero con quefte apparenze i Filiftei, in* gannando Sanlone, peruertinl dilui genio, accidche feguacede’Diuim decreti, piu che oflequiofo alle loro fintioni, uon piu inchi- nafle contro d’effi alle ftraggi ■ No ancor.dif- fe, appagaco e il mio furore, alia cui voracita non bafta il cibo di si poche vendette. In voi ancora cercar deue nutrimento la mia giufta crudelta,perche il miofdegno.fologra copia di sague eftlgue. Il feme d'vmca ofFefa in vn’- animo grade frucifica defideri di moki plica¬ te venderte.Fu piu liberale il bracciodi ftrag- gi, di quello fi folk la lingua prodiga di pa¬ role . Vn’animo grande douitiofod’vn vero valore.e pouero d’hiperbolici vanti- Non cu- ra di comperarfi co le menzogne quella glo¬ ria, ch’in fatti ei sa di poter acquiftar facilme. cecon I’arme. Nonlono abondanti di lode verfo fc ftellagl’accenci di chi ericcodi me- zici: perche il vararfi e fempre inditio,che 1’- auimo LIBRO SECONDO- 7f animo per non hauer one latiarfi, e famelico di gloria. Superarono gl’effetti della crudelci quanto promeflb hauea i! rigor delle mitsac- cie . Con le prone della fua lorcezza facendo crudo fcempio di quelli, refesi copiola la meffedella morte.chene’campi guerrieri,ne ineno jnai godette vna tauto feconda eftate . Intento lo vedeano que’mileri alle pro- prie mine, anzi afFacendaco nel Ipopolarle lorocittadi, per moltiplicar habitatori a fe- polchri;epur, quad ftatue fenzaienlb; im- aiobili reftauano, e dilanimati prima, che morti. Tanto atcerriutt la fola vifta di quel poderofo braccio, quando giraua lasfera del proprio valore . fotto di cui era fempte fpie- tato il deftino a fuoi ncmici. Congregarli nonlapeanoad atterrarledi lei forze,oueroad opporfi a fuoi aflalci; per- che confula dal timore la mente, faceano in efla aborco tucti i penfieri , nevlcir poteano alia luce d’vna prudence ritoludone . Quad fiera appunto, die da vn continuato latrar de’ cani longo tempo atterrita , Uordita alio ftrepito de’perfecutori, ftanca d’vn longo ca- mino;come volotaria predaal voler delcae- ciatore s’arreude, abbandonanano coloro fc ftefli nelle rnani di Sanlone, che gli trucida- ua 5 di modo tale,che raflembraua eftinta in efli quell’ordinaria propnera della natura, con cui fempre con ogni fuo sforzo, fa reli- Itenza al morire . Non tentauano ribatter i fuoi colpi,o (canfar le fue ferite, & incatena- todavneccellb di fhipidita ilcuore, correc non potea ne meno a piedi, perfargli gene- rofi al fuggirejgia, che yaloroli efler non po¬ teano nel combatcere. Qucfto cllcr inlenfibiledi ftatua; fcemate haurebbe le glorie alia fortezza di queftq heroe ; quando daU’efperinientate proue di D a que- 7< DEL SANSONE iqiicftc non folic ro ftari necellitaci, a difizzar- fi,corae colofii al (no prodigiofo ualore, pri- ma di lafciariie per trofei appefe alle fae ar- me,lefpoglie della propria uira. In tal giiifa concclTogl’era il poterfi fatol- lar d’homicidijj & ampliar qiiei mari di fan- gue>ne’ quali ad incogniti lidi di non ordina- rie ucndette.iiolea tranfitar il fuo fdegno. La fola ftanchezza interrompeua il corfo aldi lui furore; altro impedimento opporli non potendo a quella correlate, a cni fabricar non poteafi forte riparo.con tucco cio, ch’edi ui. gorofo in terra. Le reliquie auanzate al fuo ferro, reitananoo tramortitc,perclie timi- do dclle fue ftraggi il cuore , precorrer facca a’ di lui colpi la morte; ouero rendeanfi fto- lide dallo ftupore di fpettacolo si horrendo , eprodigiofo infieme, in cni da tin folo rap- prclentate uedeanfi tante ruine.dallequali ns pur poteano in si copiofa moltitildine, pte- pararfi opportnna difefa . Cosi pelanti fono le percode della Diuinagiulfitia, quando ar- ma le naanialleofFefede' luoi nemici. Econ- uencuole,ch’ei fi molhi Dio ne’ caitighi con. trochile grandezzedella Diuinita gli con- tende. Se pure dir non uogliamo, ch’ei fi pre- gi di manifeftarin quelli lin’eftraordinario porere.acciochc contrafeguati per fuoi ; fap- pia il patiente in qua! modo fchermirfi, me¬ tre fcuopre da.qual parte gli uengono. L’auuerte a ritirarci con la penitenza , j per far si che ci perda Dio di mira : onde non piti fiamo berlagli del fuo giufto fide- gno. Cosifempre ciporge illiquore della mi- fericordia, ancorche coperta fia la fuperficie, dall’amarezzadelle uendette. Nella fucina dellc file pene mai fi temprano ftrali, che nel firir il corpo j non precendano la falute dell'. am- LIBRO SECONDO.. 77 amma-Il caftigardi Dio e vn rifucgliarci,ar- finche addormentati nel lctargo della col pa » nontrabocchiamonellefauci della Sirena in* female,che dilecta col can,rt» delle delitie ter- iene,pcr condurci all'eterna morte • Lafciara in quelto mernre in tante morti vna viua memoria della (ua iingolar fortes*, zaa Filiftci, s’allontandda loto: conducen- doll ad habitat nella fpelonca d’Ecau,Forte principale della tribli di Giuda • Non era prudenza il viuere fempre tra le forze di quelli, che petuertito hauendo dalle file offefe l'animo, non poteano non correr a fuoi danni, follccitati da tanti ftimoli, che indifcretamence pungcndoli, eftrattogl’ha- ueano il langue. Non era contieneuole il ten- tar Dio, neceditandolo ad operar quei mi- racoli,che egli riconolceua nel proprio valo* te ; perche da quel dono di Dio creder (i do* uea fatro forte,ma non temerario. Oltre, che vna ritirata, da cui fperar fi pofl'a vna copio* fa fottita de’ nemici, altrimente fempre na- fcofti, per eiler attetriti dal contrario efferci- to,e cratto di faggio confeglio, per replicar i trionfi,o acquiftar fi pip gloriofa vittoria. Qnegli animali,checolcimore,longi dafe fcacciano le altre here, inuitandole cogl’in. ganni,con fingerfi morte, vfano il fame pre- da. E impolfibile il condur in trionfo , chi ef- fendo attenito, non pud ne meno guidarfi in ileccato. Si rende celebre il valore, ma non gia ho. norata la victoria dicolui, conchiricufa al. ttid’entrarinbattaglia. Con queft’arte ap- punto s’eccitarono contro Sanfone qnei Fi* liftei, che alia liiaprefenza iftupiditi pen- far non fapeano , non che rifoluerfi alle uendette. Quando quieto lo viddero defi- fter da i loro danui: & vdirono elierli ri- D i £9f 78 DEL SANSONE coueratoinficuroluogo, veftito 1’animo di eoragio, l’armarono d’vn generofo fdegno • Anch’il nocchiero>chericourato dal furor d’ horribil tepefta ftaua ritirato nel porto,men- tre fcorge bonaciato il mare, difancora, fpie- g3 le vele/ollecita i marinari, e difcoftandofi dalla ficurezza del lido , turba il ripofo deli'- onde,e fquarciandogli il feno co! legno; per- cotedogli ildorfoco’remi, procura aprirfi il varco al volo, ad onta di quella dimora , con cut turbatoricardbilfuogia principiato ca- niino. Ma, che ? Sufcita ben rofto il tumulto de’ ventinuoue iouii)e,egonfiandofi fuperbO l’onde , non temono d’atmentarfi contro il Cielo medefimo, per piu vigorofamcnte co- tro di lui folleuarfi,impetuofamente (pinge- dofi Tin’a piu profondi abidi - Quindi fi na. fconde il Sole, (i comtnoue I’aria > & armata dell’edercitodelle nubi fcaglia mille fulmi- ni,percuote con mille folgori,e manda final- rnente vn diluuiod’acque.a fommerger l’or- goglio del mare- E pur in quel tempo vedea- do il noccbiere fracaflate le vele , rorte le far- te,ipezzaci gl’alberi.sregolato il timone, non sa onericourarfi.ldtan.o dal lido,priuo d’ogni ficurezza,dimodo, rh’il confegnarfi alia cru- delta di quelrondedia l’vnico mezo ad auua- lorare la (peranza della propria falute. Qui¬ te fiate litornando i delideri ad approdare , onde egk fretrolofo fuggi, affondando l’an- chora, maindarno, perche imaginata fer- irtezza.non pud refifterea quell’abbatcimen- todell'acqua, che piu fempre rinforzando gl’aflalci.ogn'hor piu ingolfano ue’ pericoli illegnoj (in che,qua(i in campidoglio, in vn fcoglto vittoriofe trionfino Non diuerfa- tnentei Fdiftei a tutte le fue Deira appen- dendq von per la propria liberatione,s’augu- rauano di mai efferfr accinti a queli'imprefa, in LIBRO SECONDO- 79 m cili con ecceflo d’vn’ardita prontezza j croppo all’arrider d’vn foane Zefiro affida- tijS’impicgarono. Doppo varie aflemblee,e niolti adunati confegli, rifolferodi fcuoter animofi qiiefto giogo, al cui pefo parea non fi rifentiflero,perche di fouerchioaggrauati, agio non haueano di refpirare, non chedi refiflere. Diceane efler gia tempo d’annullar qucgl'incanti, co’quali erano aftretti a com- portare ,non che la tirannide, la crndeltadi vn [olo ftraniero , diuenuto non lor Signore , ma carnefice. Sogginngeuanono douerfi piii ritenere le fpoglie di quella ftolidita, che raf- fomigliandoglia tanti boui, rendeavnfolo ardimentofo per ftrafcinargli al macello. Fa* ceua contralto a quelti penfieri lafolaefpe- rienza del valor di Sanfone, si difficolta gra¬ de , che lotto haiuebbe il filo d’ogni loro de- terminatione, fe conchiufo non haueflero di voler cimentar con efio, folamente legato# Concluflone si generofa ftabilirono nella di- fputa di coragiofe rifolutioni, Alta impre- fa d’aaimofi configli Armarono atal’cffetto tre rnilla, forfe de’ pill prodi guerrieri, ch’altre fiate moftrando il braccio di Marte> manifeftarono la mano efler di Gioue. Accamparono queftoefercito controla tribu diGiuda: intimando loro , qualmente armati s’erano a fuoi danni, con leruine.che condor fuole foldatefca nemica, pill che cogl’araldi folitia madarh da’com- bartenti. I capi di quella atterriti.da cosi irn- penfato ailalto, mandarono a fpiar la caufa di quefta impronifa folleiiarione, per rime- diar a* propri malij fodisfacendo alle loro ri- chiefte. Fu ad efli ri (polio con orgoglio, non efler improuifa quella guerra, che moueano pur troppo tardi, gia gran tempo auanti fol- Ucitati ad efla, dalle ofteie di Sanlone. D 4 le So DEL SANSONE Le ruins da quefto loro cagionatcgli difle* ro di-voler rifcontrarcon ftraggi ad edi com- muni, come, che ciadella loro natione,e vc- niua picfidiacoinluoghi ad efli foggetti. No donerfi,che di lui dolere fopraprcli da si gra- ue fciagura ; menrre prendeuano l’arme im- portunann,anzi sforzati dalla temeraria cru. delta di colui, mai appagata d’vn certotcr- mine nelle lue impertinenze.Eller in fomma neceffitaci al vendicarli in tal guifa jdicuri d’- atterrarlo nelle commnni mine di tucti loro: gia, che vincerlo non poteano inparticolar cimento. Con fimili brauate procurauano ati terrirgli, per ageuolarli iltrargli allamera dellepropriedetermination!. Alteriggia non v’e, che pareggi quella d’vn codardoimentre con chi lo terne contends. Arrofliuano forle di moftrar adunato vn corpo d’eflercito, per gnerrcggiar contra Sanfone folo, e legato. Differirono pero il publicare quella loro in- tentione all’dlerne fupplicati: per colorir lit quefto mentre, con pompe apparenti d’vn cuor valorofo queft’impenfaca nrofla d’ar- me. Sortirono i! bramato efFetto le trame de' lor penfieri. Cocepirono in efli terrore le pa- role di quelli,de’quali terner doueano la cru- delta , prouandonegia gran tempo tirannico il dominion Auuezzi ad eiTer fchiaui non fa- peanoaccingerli adeffer vincitori, ne olaua- no combattere,contro chi.polti tra le lor for- ze, veniuano neceffitati a feruire.Oltre che se- zala precedenza delle debite preparation!, ribatter non poteuano i colpi di si fubita for- tita- Ptotcftauano di non hauer parte in cid, chealordannioperaua Sanfone, non eder peto ragioneuole.che concorreflero nella pe- na, con chi non concorreano nella colpa . Negauano d’efler conlapeuoli di tanra fua LIBRO SECONDO.'. Si ^ temcrita; ltupendofi, come ad inaudite ftra» uaganze: al racconto delle ftraggi, nelle qua- li efjercirato hauea il proprio furore. In confermatione di quantodiceano, furo- no aftrctti al condefcender alle loro diman- de . In quefte faceano inftanza d'hauer in quel medefmo luogo legato Sanfone , rimer, redo in clettione d’efli, 6 il compiacer la giu- ftitia di quefti defideri, 6 il prouare leruine d’vna crudeliflimaguerra. Adherirono a que¬ fte conditioni, che proponeuauo l’eftinguer nel fangucd’vn priuato quel fiioco, the fij. fcitar douea incendi ad efterminio del publi¬ co. Se la mutilacione d'vn membro compor- tarfideue per la vita d’vn corpo naturale , quanto maggiormente la perdita d’vn priua¬ to per la falute d’vn corpo politico , non ef. fendo vn lolo Cittadino tanto neceflario alia Republica, quanto all’ humano compofto d neceflaria ogni di lui, benche minima parte ? Lafciati dunquecola i Filiftei , con l’oftagl gio di promefla conforme al lor volere,s’vni- rono al numero di tre milla quefti della tri- bu di Giuda , incaminandoli al luogo , in cui era ritirato Sanfone. Contro te veniamo , diflero a! primo inco- tro. II poco riguardo co cui operi, cagiona in noipoca cura della tua falute, perchc poco moltri d'hauer a cuore la noftra pace , e feli- cita. Sai pur qualmente ferui, & incatenati iiamo tra rapaci artigli di quefti Filiftei, che ci dominano: e tu nondimeno con le tue fpropofitate vendette,gli vai ogn’hor irritan- do a noftri dannilChi ci difendera » fe tramu- tando il dominio in crudelta; contro di noi ft volgeranno , mentre, come chi ci iff retto tra ceppijhberi habbiamo il lenfo al dolore > ma non ilpotere alia difefa ? Eche altroat- tender potiajr.o conofciuti si orgoghoS , D J CEC- *t DEL SANSONE etemerarhche ne menole viliffimecoditioni della fchiauitudine , ci ritraggono dagli ec- cefli della ribellione,& immobili tra le cate- ne della (eruitu, frequentiamo gli infulti co- tro chi ci domina ? Ne gioua il codannar, co¬ me ingiufto contio di noi queffo fdegno.me- tredatefologli vengono l’offefe- Sapendole mifere coditioni del noftro commune ffato, non poflono fe no credere,che gl’infulti d’vn particolare , prouengano da fuggeftione del publico. E facile a! grande il perfuaderfi di prouar ribelle.chi sa viuer mal concento . E poi l’otfefo aft'amatodi. vendette,vd procura- dociboat fup (degno in Iitogo > incui ficuro egli (ia di poterfi latiare • Chi ha lo fcettro della potenza in pugno, fi vedica cocro chi egli vuole, fe no pud contro chi egli dourebbe . L’efperieza gia poco c’af- ficura,non efler quefti penfkri, vani fofpetti. Ancor cirifuonano negliorecchi le crudeli minaccie, con le quali proponeanodi sfbgar fopranoi ilfuo fdegno, quando comodo non gli porgellimodi Icaricar (opra di te le lo¬ ro preparate vedette. L’obiigo, coeui infifler dobbiamonel matenimeto della propria fa- lute , cifcufara fe radembra cotrauentamo al debito,con cui fateffimo aftretti a difenderti. Lo ftrafcinarfi dietro inconfideratamente le mine, e vn coirer a bella pofta in feno a pre- cipitij L’intraprender vn’impiefa.mentre fia- mo impotenti a terminaria ,denota, che irrt- prudenti lerifolurioni, veligono fabricate sil fondameti d'arena-Quando fieuole il potere, ceder dene all’altrui forze;non conuiene,che oftinato il volere.refifta a gli altrui comandi. Non manca d’vna lodeuole fi metria il copo- Hodi quelle determinationi, nelle quaii la parte,che v’ha il giudicio.fi coforma propor- juonatamece a quella.che nell’atto y’haurala po- LIBRO SECONDO. Sj poten2a. II non concertar quelle due corJe» cagiona quella diflonanza, cbe confonde l'» harmonia di faggi confegli. Non v'annoij(ri- fpofe Sanfone ) la neceffita di confegnarmi nelle mani, di chi e fieramete auido di daimi la morte. 11 non faper leggere su'l libro della Dinina prouideza, nel quale dalla fua voloti e regifttato, quanto occorre tra noi, e l’vnica cagione; onde no ft penetra Peflere de gli hu- mani accidenti. Non v'affliggerebbe il veder irritata quella canaglia, quando conofcefte ordinatfi cioparticolarmente da Dio : accio- che per fe fteffi venganoad incontrar quelle ftragi, cbe conuengono ad effi, come a fnoi,e nofhi nemici- Le mie oftefe, quado anche no foUero gmfle:come corrifpondenti alPingiu- rie da eiTt riceuute, fono Hate comieneuoli in rifcotro della tirannide, con cui s’vfurpano it dominio della voftra liberta. Non m’hanel luo f'eno accolto la luce del m6do,neila cop- pa d’vna culla tra lacci delle falcie, prefenta- togli dalla natura come lchiatio > prima,che dandomi 1 pirito l’aria, animato m’habbi,.per eller vn viuoflagellodiqnefti peruerfi. Non prefumo perd ricouero tra le voilre ruine,ne pretedo efler difefo all'ombra de’voftri peri- colt . Anche ficuro di mojtre volotariamente facrihcarei la mia vita alia voftra falute . Co- dncetemi pur legato,ma vtuoi e vedrete,qua- to lacilmente da' raggi della-mia fortezza (a- rano diflipate le nnbi,ch.e offufcano d leteno di queftoCtelo.Imprigionatemi ptsrdntrepi- di, per betfaglio al furor di queglt em-pi , Sc aneorcagionaio inefli pentimento d’kauer fatti queffapparati per la mia morte,mentre gli vedranof'erutre alia iblenitadellepropne elequie • Pur ch'io viua, non dubitogli douer attcrrar anche vn’efercito; perche contro la vrrtu, che in me combatte,nulla pud, armatot D 6 sic 84 DEL S'ANSONE ne meno I’vniuerfo - Con quelle parole su la lingua, raa con pili coraggiofo ardire nell* a- nimo,volontario entro tra legami.da quali (i preuedea guidatoal rrionfo,non al macello: Con duplicate fuui, le quali mai applicate ad altrodubitarli nonpoteanocorrole, 6 confu- mate dall’vlo,formarono quei laccbrra quai credeala patte nemica, d’hauerailicurata la t intentione delle ddftinate vendette . Quando fin da longi viddero efl'er nellarece gia ac- cappata la pteda.alleftiuafi ciafcuno a fame lo Icempio.cbe proponeua il furore d’arrab- biatidelideri. Quelloa cui la memoria lug- geriualariceuuta dimaggiordanno; procu- raua auuantaggiarli ne’ primi )uoghi,per po- ter con vno almeno de’ftioi colpi trouarlo vi- uo.onde fperar poteire vederlo dalle proprie itiani vccifo. Tentaua limilmente ogn’vno di hauer il vanto di primiero in ferire, oner at- terrarequel viuo prodigio d'inuiucibiie for- tezza- In tal guifa gareggiauano,timidi di no partecipar di quel fangue , die bafteuole non Itimauano in si numerofo fluolo, per difpen. larne a cialcuno vna ftilla. Mi celso be tollo nella frequenza de’concorrcnti,anche la gar- ra. Alia fola villa del valorofo Sanfone, atter- rici anco i men codardi,li ririrauailo, one con minor pericolo giudicar poteuano cader do* uelTe la tempefta, che minacciauano il baie- nar de’fuoifguardi j il fcodo apparato della faccia turbatad ventide’ yehementi refpiri di vn cuorferocej 1‘ordinara mole in fommadi quelle robulte membra , che fe bene per elfer legate muouerli non poteano; col lolo feno- terfi generauano, e produceuano, nel tempo fledo terroTe anco negl’animi arditi.Ne’ fco- gli,che pur fono immobili.fi rompono le na- ui,che con bale delle vele,plio dirfi, che voli- po.Chi da'iacijtra quali era iiilretco,non ha. LIBRO SECONDO. 8; ueacuore per affrontarlo coll’arme; faceali generofo per ingiuriarlo con !e parole . Cosl mentre yerl'o di lui marchiauano per accele* rar col preuenirlo le offeled piu animofi fnu- dando i ferri,gli minacciaua la morre, gl’alcri Iciogliedo la lingua l’aggrauauano dhmpro- peri,edi fcherni. Correua lieta.e trionfante quella canaglia.quali ad vn’illuftre imprefa: a danni d'vir huomo legato. Ma confufe beu tofto Dioil lor orgoglio.facedogli conofcer, qualmente chi ride con fondaniento di terae- rita.lagrima doppo con pianro di fangue. Qnal generofo deftrieiOj che coll’occhio attendenelpiedelCauagliere ogni minimo cennojche gli commandi il moto,fermo San- lone afpetto iFiliftei percoglierne maggior nuraero fotto la sferza de’ luoi caftighi .Co¬ me quello appena del moto dello fperone s’auuede, che quefto rduuifando eller la Stel« la vnica guida del fuo viaggio.veloce nell’ ar- ringo s’inoltra , e ne’ campi guerrieri volau- dononcedeai !egni,che coll’ale delie ve- le fcorrono i campi del mare; e pareggia al- menogli vccelli, chcco ileggieri vanni del- lelorpiume liporrano pet la fpatiofa arn- piezzadell* aria , e su la faccia del Soleemuji del (no corfo fi pregiano snon altrimente Sa- fone alprimo moco > in cui dalla vicinanza habilitati tentaronoi nemici d’oftenderlo: raccogliendo in fe ft die le membra , per riu- nire il natio vigore , con non pill d’vua fcofla li fprigiond da quei lacci. Fracafsd,e ruppe lefuni; con difficoka non maggiore di quella, con cui diuider fuole la fiamma, debole, e non ancor intorto lllo. All’hor, che ancoi piii aninnofi,polio in non cale i luperbi vanti di generofita , nalco- der non fapeano gl’affetti, d’vn eftraordinario timorc, 8* DEL SANSONE De’codardi no parlo.perche ricirati nell’vl- timc (quadre.fe bene ipalleggiati dagli altri» formauanoil veroritratto della paura , nel tremor delle mebra.e nella pallidezza del vi- fo. Acqnetata fi vidde in vn mometo la con- fufione.co cui si numerola mifchia.era incera a colpir J vn berlaglio (olo- L’ecceflo di mol- titudine si copiofa, non era fudidio baftenole alle loro abbandonate (pcranze j mentre cia- fcuno ricnfaua maneggiar contto di lui le ar- me, per non tentar il iuo deftino, onde fe gli follecitafle il morire.Vedendofi auuancaggio in quefto particolare d’efferdifarmatoSafo* ne:pen(arono al ritirarfi,auanti,che inuolado con violenzaad alcnnod-efli il ferro, accop- pialle la perdita della vita,col difcapito della ripucacione. Quando,che vn tal foccorfoha- uefie potuto ricener la fua fortezza: erano fi- curi di doner aggrauar la naue a Caronte in Ynamiferabilmorre.' fericufato haueilero di calcar frettololi il dorfo alia terrain vna ver- gognofa fiiga- Ma le opere della Diuina onni- potenza non vengono effectuate permezi or- dfiwri,commune anche alle operationi della ! natura. Non voile,che in quefto fteccato ei s’, auualefle del ferro :perche reggendo egli fin* gofarmece quel bracciornon era conueneuole j’auualorafte co cid, che auuiua anco la mor- ta generofita d’vn'animo vile, accompagnato da manoimpotete. Vna mafcella d’Afinoiui ; cafualmete trouata.iropugndper fpada;por- gendola in veee della fuaadunca falce, alia morce. Co queftopenenraidole truppe nemi. che.-tralehafte,e le lancie fcorrendo,auneta- ua colpi si fieri, che tepo non haueano ne pur di fencirgli: si prefto effendo da quelli atter- | rati,& vccifi. Con impetuofo furore aggiraru dola,quafi infegna del fuo fdegno: non si to- fto daua indici) di combatterc, che gia ter mi- LIBRO SECONDO. 87 natoegli hauea il vincere. No la vedeano co- loro riuolta a propri dani prima di prouar la Parca crudele,nel troncar lo (tame della pro¬ pria vita. Ogni colpo fenza ferite vccideua ; fpinra fuoriaforza l’anima jcheaflalica da quefte violenze, vfcir fuole'dietro la correce del fangue. Animata dalla fortezza di quel pfodigiolo braccio,oue percuoteua.fracalsa- do le ofl'a, peftando la came, difgiungendo i nerui.toglieua 116 folo la uira, ma tal’hor an- co le (embiaze d’huomo. Ad altri attrauersa- doiluolco glielo lcbiacciaua in modo, che ftaccateda! proprio luogo tuttele interiora del capo, ogni adito le ageuolaua, il fuggir unataleoppreffioiie.Altn procurando fcher* mirfi ,riceueano il colpo su‘l braccio di tal maniera.che fcommofle le giunture, non re- ftaua congiuntione alcuna lie’ nerui. Ne perd con quefto andaua ille(o il capo; ma feruedo all’hauer in un tratto replicata percofla il di- fenderfi ; piombaua anche fopra d’eflo co tal fierezza.che rutto reftaua Ipezzato il cranio • Sopra d’altri,che coll’abbaflarfi pretendeano sfuggir il colpo: cadcua quelti si precipitofo, che ftimando quei miferfdi profondardpinci da tanta violenza , la terra fi conolceano nel tempo fte(lo,e morti.e fepolti. Quelli poi,a quali cahialmente giungeua no aggiuftataa loro danni del braccio,haueano gratia di non reltar vccifi;atterrati pero.tra la milchiade’- compagni languiuano, miferabilmenceop- prelTi. Ogni ombra, infomma, che nelmuo- uerfi formaua la di lui mano , era a quei me* fchini ficuro annuncio di morte. Fuggmauo quelli era tanco auuiliti dall’ec- ceflo di canto valore , & inhorriditi nel veder di fe tanto cruda ftragge. 11 tenerfi fempre qnel ful mine alle fpalle, arrecaua loro tanta velocica, che gareggiauano co i vend, e pur fern- 88 DEL SANSONE fempre fi rimprouerauano, come pigri al moco. Tolgendoh adietro , fe ben di rado, per non rirardar il corlo , mentre vedeano Sanfone perfeuerar nell* vccidergli; maledi- cenano quella virtu,chegli dana cantalena , ondemai h flancalle • Gli perfuadeano tal*- hor i penfieri, chepur vna voltaconfegnaco I al ripofo celfafle di moleftargli, qtiando fal* laci fcorgendo quelle fperanze, rinforzailano il vigor a piedi : gia che la timidita rinuoua- ua i cimeti al cuore. Anche quefla fiiga mol- tiplico trofei d’humane fpoglie al noltro in- U it to guerriero,perche la fouerebia follecitu- nine d’accelerarh Io fcampo,facedo intoppar molti nel camino,era cagione, che concnlcati fotto i piedi de’ feguaci.con l’impronto delle lororrneveniuano raffermati ,come fchiaui di morte. Ah canaglia fdiceua anche n«l per- euocergli il loro fcorno Sanfone) a che fuggi- te ? Vn’intero efercito.vn’huomo folo, & an¬ che difarnrato pauenta. ? Vo!gete faccia,fe pur non s’arroffifce quella della vilta dell’animo. Ahcodardi • Auuerate hora quei vanti,coi quali prefumeuace trucidarmi, per fatollarfi eiafcun di voi nelle mie carni. Accingeteui a fiuorir i deiideri, fitibondi del mio langue . Che temete ? Su coraggioli ■ Rimirateui al- roen a dierro,e vedrere, clvio foil folo s fe for- fev’atterrifcono i penlieri.col darui ad in.. lendere, che vi perfeguiti elterciro pill nume- rofo del voftro. Sono quel Sanfone, a cui he¬ re debitori d’afpre vendette; perche lie con- trade il credito nelle fue contro di voi mol- tiplicate ofFefe- Quello fon’io, di cui deftina- fte far si crudo feempio , qual mai s’vdihe da feluaggia fieras all’hor , che legato vedendo- mi > credelli folli m balia della voftra crudel* ta . Sono Iciolto si,Ion pad ftnz' arme,e fen- za foftegno d'akrui difefa, Che LIBRO SECONDO. S 9 Che pauentate dunque; mentrequelli ftelli voi fiete, che con altiere minaccie intimafte gnerra a tutta la tribli di Giuda, quando non mi confegnaffe nelle voftre forze ? Haueuate cuorc per combatter con tanti, & hor non hauete animo per foftener la prelenzadi me folo , non diro le arme i Et e poffibile non fi rifuegli la voftra ftolidita, da’ ftiraoli di tan- te percoiTe ? 6 purpenfate, che con quefteio v’inciti al corfo; Si si affrettaceui pur valoro- fi, in far pompa d’vn paflo veloce, gia, che xnoftrar non fapete vn’animo forte . Oh che gloriofo ftuolo di gente; oh che vnione di vi- gorofi foldati, degna, che fi piantino rnille palme,per appederui ciafcun d’effi,che in ve- ce d’acquiftarfi trionfi, con pie fugace va co- culcando le glorie. Volate pur agili,e giunge- rete a quella meta , in cui trouarete regiftrati ivituperialiapartitadellevoftre illuftriim- prefe. Imparate qual fia il valor di San (one ,e quale la vilra de’ Fjliltei. Imprimete nella memoria quefta cognitione, ch’io nella ca¬ thedra dell’efperienza v’infegno, sii’l librodi vna mafcella di ftolido giumenco . Degno torchio, fotto di cui ii ftampino in voi i ca- ratteri delle mie vedette, per cancellar i tratct del voftro orgogho. Cofimili fcherni, erimproueri, ftuzzicaua talmentelarabbia dicoloro,chelol!euaua in tal’vno i penfier/,a rifoltiere vn’animofa refi- ftenza, a chi rinfacciando loro i dishonori, tormetauagli con la lingua, no coteto d'vcci- dergli col braccio- Maerano rifolutioni que¬ lle, che vfcir non potendo alia luce dell’ ope- ratione; la mente fte(Ia,ch’era l’aluo, in cui erano concette,diueniua tomba , nella quale erano fepoite. Reftarono in fomma milie Fi- liftei eftinci in quel campo, il quale coltiuato 4aiia fouezza di Saufone, fti fatto fecon. *3 DEL SANSONE do di cadaueri co’ denti d’vn giumento, qua¬ il ch’egli garreggiade con Cadmo , eke coi denri di Drago vn campo re(e fertile di guer. rieri. Nell’elercitio di qtiefte llraggi,altra re- iiftenza non hebbe, che quella hauer foglio- noi fulminidelCielo. Che fe alamo tenta. uavolgercontrodi !ui vendicatiuo il ferro f liufciuagli 1’efuodclle fue vendette > confor- zneaquelledi quell'empio jehetrattoda fo» uerchio furore fcoccando contro il Cielovit dardo, con precipitola caduta rimandatolo fcoperfe a’propri dani Non tantofto in efter- no tetaciuo „ moftraua alcun d’edi vna tal in- tentione , che fubito trial perfuafo conofcen* dofi.non deplorade Pirn portuniti de’ defide- ri, folleciti della fua > non dell’alrrui mortc. La quantita de’cadaueri gli era diqualche impedimento al corfo ; onde feemo il nume- ro de’ morti, che forte fora ftato maggiore i potendopiii agile edere nel feguirgli il pie* de. Era pero al conchiuder il fine di quei mi* feri in foccorfo ai btacciojperche chi da que- fto non ben colpito, atterrato folarnente gia- ceua, da lui nel paffaggio ad altra ftrage con- culcato, fubitamente moriua . Faceua ben di meftieri.che inchiodata,6 almeno tenaceme- teriftretta tenefle l’anima quel petto, ch’op- prello da si rebufto colodo cofto non l'efala- iia.con vn violento lofpiro . Laftricato final* inente con tanti trionfi il fuolo di quel cam¬ po , fabried per 1'eternita vn’edificio, incui habitade fempre la memoria di cosi glorio* i'o cimento ■ Seruiua di tetto il Cielo, perche da minor giro cuoprirnon poteua mole tan* to (uperba di glorie. Meritano d’eder A (guar. di di tutti aperti quegli honorati t/ionfi > e quad conuienfi per theatro l’vniuerfo. Suqueftopauimento adobbato de’freggi dititfite fue victories riposo ftancodi tante LIBRO SECONDO. 9t ftraggiie pago.ch’atterrici fuggiflero incmi- ci al fuo valorc, mentre tata parte di loro at- teratagia hauea il fuo braccio. Dalle ceneri del timore , nelle quali confumati gia erano gli fpiriti pin generofi de'cuori de'Filifteijti- fortero quefti tucri lieti, al vederfi lontano quefto fhgello , non piu afFacendato in per- feguitargli. Rioforzati peroaggiunfero nuo- ne piurae al volo , oue rrouar poteano la fi- curezza, non piu one s’eranoincontrati con l’ecceflo di cosi miferabili raine. Schemata* gli tra tanto con altre grida Sanfonctfaccndo- ne rifponder l’echo ne J rabbiofi tormenci,che in e!li produceua col fuonode 1 difpreggi me¬ tre non piu gl* affligetia con le dure percofTe della mano.Quando poi la lontananza,folle- citata in vn velociffimo corfo,a’di lui fguardt gli tolle, ceilando d’honorar con applaufi di fifchiace la loro vergognofa fuga ; comincid a loknnizar nel campidoglio della propria confidcratione,qu;fto fuotrionfb. Aceorre- uano faftofi tutti i penfieri, a celebrar le fue lodi: moftrando lecico al cuore il pauoneg- giarfid'vnatanta victoria. Riceuette le con- graculacioni degl’affetti.da quali, mentregii diletaua 1’occhio nello fpettacolo di tan fuoi vccili trofei; in tali fentimeuti riceuette il tri¬ bute , che ltimauano doueili al meritodella fuafortezza. Quanto,diceano, lei gloriofo.d Sanfone , fatto terror dell' yniuerfo, epilogo di tutte le graudezze , fopra le quali fbrnion- tando l’humanira > emular fuole i pregi del Cielo? Tu felo vccifor di millenernici :defo- lator d’ vn eferciro, trionfator in vn cimento, nel quale vna Deita non potea.ne combatte- re con piu valore.ne con maggior gloria yin. cere’E con quali arme ! Forle con artificiofo ftromento , da cui sboccando in vn lol colpo copiofele moni, feguir poteuano ad vn trar- to 91 DEL SANSONE 10 moltiplicare le ftraggi t Forfe alineno coni vna tagliente fpada, ch’agile al retire, da po- derofo braccio giraca, in mar di fatigue cfler pud condutrice di rnille cadaueri ? Ah ch_e xnezi non fono quefti per levittorie d’vn Sa- fone,i! qua’e per ecceder quanto puo efl'er di xiguardeuole tra le forze terrene,obligato e a pareggiare, quanto s’ammirarebbe ancbe tra gl'errati dell’onnipetenza. Con vna mafcella di vilegiuniento.aperto mi foil il varco a ta¬ ro illuftre trionfo.non con altro aratro folca. do quefto campo, in cni germogliano tante paime.atteftatrici di si fegnalati trofei. Qn5- do s’vdl giamai fimile imprefa altroue.o pur chi fognarfi oso giamai proue tali di forcez- za.ch’il fenodell’imaginacione, ancorcheca- pace di mille chimere.concepir non puo, co¬ me troppo lontane dal poffibile.' Anzi chi no fchernirebbe, come vantator di mezogne co- lui, il quale ardilTe regiftrar vn fatto fimile alia memoria de* pofteri, non potendofi co’ caratteridi tanta virtu,defcriuernel foglio della verita,alcuna terrena potenza. Gloriofo Sanfone, in cui hanno la vita dell’operatione quell’imprefe.che riferite d’- alcri,o*ener ne men pocrebbero la vita dell’- altrui credito. Di te non faranno fauolofi, 6 hiperbolici i racconti d’vn attione si grande. Teftiinoniano, che non menti, e che non fo- gni tanti proftrati cadaueri, da quali, oue tft folotitroui,viue , efl'altata laDiuinita della tua fortczza ■ Da quefti nafcerannocommu- ni,emarauigliofi gl’applaufi al tuo valore,fe gia nell’eftinto Leone leApi fabricarono il miele, per honorar il tuo merito. Volarala fama di quefti tuoi pregi.predendo per prin- cipio del fuo corfo quel termine del non plus vltra , oue ne pofe la nieta , porcando i fregi de' piu fegnalati heioi.Ceflarauno fempre le lodi LIBRO SECONDO. 9J Iodide’famo/i Duci, 6 illultri guem'eri. che uantar poflano in alcun tempo d’hauer al fuonome piancaca bimmortalica col braccio. quando s’udira nominar Sanfone. A quefta uocefempre hauro ftupidi della miemarauigliegli udicori j licuro, che tanto piu nel celebrar i miei encomi faranno lo- quacigli animi, quanto pill per non fapec con che fpiegar il mio mcrito , taceranno le lingue-Rifuonera fempre quell' ariaapplau- li alia mia fortezza,mi germogliaranno fem¬ pre nuoueglorie in quefta rcrra,fecondata di tanti cadaueri; folennizzara ilCielo le mic grandezzc.fpettatorejd’inauditc prcue di tcr- rena polfanza. Inemici llelli nella pallidezza di quelle ceneri , chelafciara nelloruolto il terrore fiilminato dalla rimembranza di Sanfone ; portaranno un uiuo theatro, in cui fi rappre- fentino gl’eccefTi del mio ualore • Venice put Filiftci,ouer alcri.che inuidiando i miei preg- gi dcfiderace la morte alia mia felicica. Veniceamilie, a mille,ch'io m’offerifco intrepido a foltener fenz’ arme i uoflri aflal- ti • Oh gran Sanfone ardito d’incontrar con animo generolo, un’intero eflercito . Chi fia piu , che tend ordir infidie alia tua uita > tender lacci d’oftefaa’ tuoi danni, (e habile fei ad accingerti alleuendette , control'iini- uerfo tucto. Ah checadera ciafcuno humiliatoa tuoi piedi ; ftimandoti un Nume ; mcntre nel campo dell' humana debolezza lei refo in- uincibile,e dall'aluo della morcalita natq fei pocomeno che immortale . Perdute hai l'occalioni di ttionfare., mentre fuggira cia¬ fcuno poili teco a cimento, e pcro molto piiS gloriofo il uincere , quaiido il nemico fenza combattere $ 'airende, 9+ * DEL SANSONE Tale Victoria non piu che afcriuerfi alia cognicione d’vnecceflo d’efperimentato va- , lore,]a oue ftimar fi fogliono le alcre, doni di vna fauoreuole fortuna.. Co(i vammence gloriauafi , vfurpandofi con am'oiciofo furto quell’honore, che pro- prio elsendo di Dio, coronar douea quefto parto della fua onnipotente virtu, non d’« humanopotere. Anzi compitamente rapace, n-efclufe to- i talmente Dio da queft’imprefa, di cui rimec- I ter volendo vna perpecua memoria a pofte- ri: inti told quel luogo l’eialatione della ma- fcella- Tanto evn'huomo grandefamelico di lode , che nega, quail apertamente nelle proprie artioni il foccorfo diDio; accioche non s’attnbuifca alia fua virtu quel merito, ch'eflo in fronte ioftiene, con l’aifSffittacione d’mauditi fuccelTI. Pare, che ne’ piu rigtiardeuoli accidenti fi trafciiri l’influenza di quel primo principio > oueappuntoriconofcer fi dourebbe maggio- re, con mentecaggine non minore di chi chiama il Sole Padre dehe terrene foftanze, confeilarlo pofcia non volendo autcor della luce . Leacque, che cigtiidano alia felicita fon quelle di Lethe, nelle quali fi beue 1'obli- mone diDio. Quando d fereno il Cielocia- fcun logode.ma non v’e chi l’ammiri; quan- do turbaco col balenare defcriue il (uo fde- gno, nella guerra de’ venti rifuonano le tro- bede’tuoni, fi temprano nella fucina de gli ardori.da quel visenrieuol moto, accefi i ful- rnini; liteme in fomma.che diroccate lenu- bi in horribi! tempefta , ne precipitino le mi¬ ne in terrajall’hor ogni vno lo riguarda,riue- rifce,& inchina. “ Auche vn nauigante» quando quiete ripo- fan- LIBRO SECONDO. fando , le onde formano vn piano fuolo del luo liquido Chriftallo, onde fortilTe il legno vn delitiofo pall'eggio , fenza prouar altr’im- peto, che qnello con cui vento foaue fpinge- dolo in quefto lubrico fentiero l’inoltra; ad- dormentato alcun voto non offre, anzi dx niuna Delta fi licorda, allettato dal godi- mento di quel elkrc, che pursa eflerbrieuc, e volubile. Mafeorgoglioroil mare, contro del fuo legno con vn’ elkreito d'ende feroci in lor* gendo s’accinge a far pompa del fuo furore, rapprefentaudo le fue graudezze nel theatra dell’aria, in cui per renderlo piiimaeftofo, efclufo ogni fplendore. s’ammette la fola lu¬ ce de’ folgori: all’hor le ginocchia portando il pefo della riuerenza, il cuore nalcondendo- fi all’ombra dell’humilta, ricouerandoli gl’» affetti lotto lo feudo della deuotione, foruo- lando tutti i penfieri al centra della Diuina onnipotenza, (i trasforma in vna Idea di San- tita,fa fuoelercitio l’oratione. Inlomma raf- fomigliano le pietre, le quali no curano d’ir- fene al centro ; mentre commodamente su proportionate fofteguo fondate ripofano , ma fe queftofi fotrahe.ad ello ben tolto pre- cipitolamente fi volgono. Quali nulla ardi- fco dire, curiamo Dio, iuimerfi nelle conten- tezze terrene, perche Ihmperfettione noftra didimili ci rende da! fuoco,il quale ouunqus ci (iajtralcurato ogni pretiofo oggetto, lem- pre alia fua sfera,& afpira,e li muone. Non c pcio marauiglia , fe con le punture de traua- gli, procura Dio nel noftro fangue riufrefcar la fua memoria. E giufto lo ftimokr quel giumeto, ch’abondantemente cibato, e fatol. lo no corre. Ral!embra,che morta la fua pro. ufdenza fopra di noi.non s’opponga alia cor- rente d’itnprouife calamksdi, 6 non fermi l> an- 9 6 DEL SANSONE anchora del (tio foccorfo la nauedella no- ftra vitajch'anguftiata attende d’efler quanto prinia fepolta fotto que’ inali, che l'oprimo- no. Merce>che trouandoci in ftato felice, col noftro filentio.col mat rieorrer a lui,pcrmet- tiamoch’ei dorma , onde chiufi veilodinoi quegl’occlii, da quali ogni bene ci deriua, no dobbiamo ftupirfi le dtluuiano fopra di noi ltjruine. Sanno gl’Apoftoli; quad affanni to- leraronoin compagniadel Saluatoremede. ftmo, in quella nauicella cola tra’l furor dell' onde.perche eglidormiua. Adamo medefi- jno coll'ingratitudine s’addofso quel cumu- lod’infortuni si grande, chetutta l’humana generatione copiofamece pur troppo ne par- tecipa . Con eccelTo d'indicibili grandezze creato, in infinite gratie allaggiata la Diuina botH nelledelitiedel Paradifoterreftie,fbnda xa la ficurezza d’vn felicillimo ftato,Jmentio- liealcunanon fi fa> ch'eglia tanti benefict porgdl’e il tribuco della gratitudine.Che ma- rauiglia dunque, ch’ei dal nemico vinto, ca- tkfle atterrato.trofeo della co!pa?Non man- tenne Dio vigilante co’litoi ringratiamenti, &ecconel tempo della necellita dormendo accorrer non puore in fua difefa. Lucifero n5 hebbe il tracollo delle proprie grandezze al- nande che dal riconofcerle, c compiacerfi in die , comefe fue fudero ,e non nceuute da Dio. Lacreatura>ch’orgogliolamentedalla Diuina dipendenza fi fwcrahe, marauiglia lion e, che priuata di quel foftegno , da cui lolo fcgli mantenne, e l’eller, e la vita, mife- rabilmente precipiti. In ragionedi medici- na,ch’applica a mali contrariremedi .-fanar non pub Dio Palteriggia di chi nonlocono- fce per gl’eftetti della fua liberalitdcon altto che col farfi conofcere nell’atrocitadecafti- ghi, Iuquefta guila Sail fone dalla fete tor- men. LIBRO SECONDO. 07 rnentato.confefsoquella verira.che trafcura- rahauea. le non ncgati tr.i vanci della fin vittoria. I col pi della Dmma giuftitia fono ferite di chirurgo, 1’intentione dclie quali & leuar il tumor della colpa , fanando la parte off'efa . Nomino fubito Dio auttor di quefto trionfo.il quale attribuito di gia.con temera- rio orgoglio.al propriobraccio podenre, per foileuat ail’acquifto di si gloriofi trofei lo ftromento deboliffimo d’vna vile mafcella. Ecco qualmente nel poftodi tante grandez- ze credeafi Aquila inalzata con 1’ale delle proprie forze; ma lipoftonello Staroallade- bolezza dell'humanaconditione conueneuo- le; conolcedafuperiore virtu edergli impen- nati i vanni.onde a canti pregi (oniola.Comc chi rapprefentando infeena il perlonaggio di Re> c d'habiti regali veftito •• (e di quefti (i pauoneggia; fpogliato,ch’egli n’e.fcuopren- cio la propria mendicita, deli’errore s’auue- de. Anche quel Grande al giro delle quiglo- rie fe pin longamente fode vtduco, erane- cedario crear nuoui mondi, & inuentar nuo- ui modi d’adorationi per nichinar quel po- tere, ch’ecceder raflembraua i'onmpotenza de'Numi nel fa do di tante glorie: nell’altez- zaditantafelicita. Aggradiua il titolo di fi- gliuolo di Gioue, dandod ad intendere di meritarlo. Ma non fi tofto a gli adalti fog- giacque d’vna graue infermita, che auuerti ingiudamente, fotto quefte infegne d’eder caduco,e inortale,collocarfi leconditioni d- vn’eller Diuino . Le dolcezze di quefta vita hanno fempre feguace, fe non congiunta qualche amarezza; accioche non fi riputia* jno Dei: dimando eder ambrofia , 6 netta* te, cibo ad effi proprio.il miele di quefti fra* li, ecaduchi diletri - Giudicaraffimo facil- mente efler Angelico il canto della Sireua; E quaudo 98 DEL SANSONE quando non fapeffimo efler homicidiale , 8 c aifine della (na harnionia, fucceder il termi- nedella noftra vita. II fielede’ trauaglifinal- mente,eil preferuatiuocotro il vekno,di cui fuole imbenerfi l’animo,nel guitar (ouerchia dolcezza . Quindl forle prouidamente ordi* 116 la natura, chel’ape fenza I’aculeo non vi- ua: onde egualmente habile fia, &alledoI* cezze,& alle punture per denotarci, die go- i der non (i puo gufto, che non ci amareggi il 1 palato. Scoperle Sanlone.come irragioueuo- le.i’attribuire vna victoria,che argomcntaua, lopra humano potere, a qnella debolezza, rhe dall’anguftie d’vna intolerabil fete ftra- fcinata alia morte , reprimer non potea que. fti sforzi, come gia ribattuti hauea i colpi d’. vn’intero elercito • Il perdernell’arringo del- lelciagnre communi alia nofha morralita, annullaua il creditodi ftaro immortale.in cui perlnaderlo poteua 1’hauer vinti inuumera- bili uemici, in campo guerriero. Semprepili ficibondo lalanguiua; onde proftrato a canto di quei cadaueri , trofei del fuo valore, andatia mnirando quegli elem- plan , a quali poco dopo attendeua efler fat- tofimile. Oue ti fondi (cred’io con incrociate le ma- ni,tra (e fteflo dolente, dicefle,)d humana al- teriggia, che palcendo i’animo d’aria. fondi fopra pure vanita i tuoi pregi! Ecco que|l’io, , che poco auati vatandomi imiincibile, ftima- f uo di poternn pareggiar ad vna Deita , con- docto a termine di non poter con vn forfo d’acqua ne meno > foltener qucfta mia vita cadente? Chegioua l’edermi coninimitabil fovtezza poi tato alia sfera della gloria , fe dalle natural! miferie rilolpinto mi veggo,al- l’ordinario centto dell’hnmana vilta ? Che gioiia il vantarli lllefo da colpi di tanti LIBRO SECONDO. , 99 nemici,dalla rabbia di taute furie;fe fchermit hor non ti puoi da nemico interno, checru- delmente t’vccide ? Pregiati pur della ftragge di mille Filiftei,su cadaueri de’quaji ti fci fa¬ bricate vn’altare,nel quale s’adori la tua for- tezza • E che ti gioua l’hauer fatto di tanti (i crudo fcenrpio, fe hor difender non ti puoi da vnico Carnefice , che ti ftralcina aila mor- te f Gia poco le tue imprele darti poteano il titolo d? priitio tra gl'heroi, & hora chiamar tideuiilpiii miferabile tragl’huomini- O ttietamorfofi troppo ftraiK, 6 troppo crude- 1 i riuolte, tra k quaii cangiando fubitamente ftato.aU'eftremo di dolorofe fciagure tralco- riaiTio,dagl’eccdlid’vna felice fortuna.O hit- m.anitasfortunata, nella quantita poco me- no, clr’immenfa de’ ma.li, che l’opprimono j mai ficure de’ colpi, ch’infidianio fempre al fuo profpero ftato, O lenriero troppo lubri- co della noftra mortalita , in cui auuataggiar non potiamo vn pailo, che non c’ageuoli se. pre pill horribile precipitio,a maggior mine. PoueroSasone-jiio (i tolto arrichito di gloria, che fubito cotto lui ordifce il Cielo fciagure, perimpouerirlo di vica. Eri hor hoi a accla- niato il piu illufhe campione , ch’adorni il theatrodell'vniuerfo.fei adeflo il pni mefchi- no,e nicndico , che rendelagrimeuolela fce- na di queito niondp; mentre lie pur con puo- ca acqua eftuiguer puoi la lete, che ti conlu- ma. Vattene pur nel tuo falto altiera, 6 hu- niana gloria, infufficieiite ad acquiftarnucol prezzo del tuo merico cio.che lie meno a piu vili, 6 miferabih (i niega. Ne men vn lorfo d’acqua, vn lorfo lolo, (i concede a quel San- func , di cm conolciuti i pregi, (tnnarebbe ciafeuno impoiTibile il vederlo neceibtofod’- oroaion che d’acqua. S'corgo ben hora il val» fence degfhonori,della fdma, deliegrandez. Et ze, loo _ DEL SANSONE Ze, detitoli aicieri, ch’a piri gtandi dona il Mondo, quail pieriofi thcfori. lodiquefte ricchezze abondante, hauer non polio viliflTi- rnabeuanda, con cui ni’itnpedifca ia morte. E pul' tu muon, 6 Sanfone ; e pur continuan- do tra gi’ardori 1’inlanguidirfi la vita; giat> aiiuedidi non douer lenon iucenerito vfcir da qnefto rogo, in cui ci confutni. Muore Sa. fone,muore l’epilogo delle marauiglie dell’, vniuerfo.il prodigio dell’onnipotenza; quel- ]o, che folo di fe timido pud rendere, 6 inu'i- diofo il Cielo . Eda quel colpo,e tanta gran, dezza atterrata ? Forfe da vigoroloeflercito alle cui molriplicate forze refifter non po. tendo, e ftato necedario cader vinto a fuoi adalti? Ah che il combattere, e vn giuoco per Sanfone, in cui Temper pud efler licuro di gloriofo guadagno, Forfe perche confumato da gl’anni giunto, gia ioliacol concinuato corlodella vita alia tomba, nella quale coni uiene, ch’io m’offenlca vittimaalla morte ? Ah che farei troppo felice,ne potrei dolermi di morire in tempo , in cui foffe noiofo il vi- liere. Ma pur almeno le nella primauera dell’eta,ancorcheeftate della gloria, niorifs’- io trd com modi ca, ch'alleuiando quegl’vlti- ini dolori, tanto amaro non retulono quell*- eftremocranfito, a chi maffime sa di lalciar viuo il none, con non ordinal io capitale di mento; ma heller vccilo anziftentatamence, con intolerabili tormenti eller diftrurto dal- la fete,e vn morir troppo infelice, e morte di perfena mendica ,e miferabile ,non gia d’vn Sanfone • Cosi efaggerauaegli i propri dolori, men- tre ogn’hor p?ii da patimenti anguftiato , ha- lieua lempre mioui motiui per efprimer le lue miferie, Gia dall’interno ardore eftenuati gli Ipiriti inaridico ogni fonte d'luunore.ma. caua LIBR.O SECONDO. »oi tana alimento alia vita. Confnmato gia qua- fU'humido radicate .eftratca da cgni pane cutca 1’humidity, con cui giouar fi poteua al* la natura,nel rcprimere gli sforzi d’vn canto fuoco, rellaua quel petto vn’ ardente furnace nella quale fperar non potendo alcun refri- gerio 1 ! cnore.- attendeua su I'incudine di tan. to tormencoTvltima percolla della morte , onde qual infuocatofetro, ad altra forma ft riducelle Difperaco in tal guifa ogn’humano limedio: conobbe non porerfi ragioneuol- mente in altro,che in Dio fondare vna ficura fpeme, quad che l’lngratitudine 1’haueile re- fo tanto (cordeuole di Dio , che ne par l’vr- gente bifogno, rammentargli potefle la di lui onnipotenza. E pena dell'ingratola peruer- fita medefima, con la quale nega riconofcere da chi riceuete le gratie Ne’patimenti del bi* fogno, non ha pili crudocamefice, della ne- ceEita di ricorrer fupplichenole a’piedi dl qudlo,ch’egli fuggitia.Quindi e,che Adamo dopo la colpa,ancorche nella propria uudita conofciuta.cominciaileadefperimetar i ma¬ ll,che gliene feguiuauOjancorchel’affliggeil'e il rimor della minacciaca morte, nafcondeafi dalla faccia di Dio, in vecedi cercarloper trarnei fiioi infortuni rimedio . Merce,che eglis’elcggeua di viuetc trale miferie,piu to- fto,che a quel Signore a cui era ftato ingrato offerir preghiere. Ma pur anche dir potrelli- mo hauer Sanfone tanto tempo differito il prefentai le fue fupplichej auuerdto delle coditiom della Diuinamifericordia, dicui e proprio (occorrcr in quell’ vltimo ptinto, in cui rauuifato impoilibile ogm luimauo rime, dio,fperar ii podono i fuoi foii fauori. Pro¬ priety,che prouienedallanolfra ingraticudi- ne, per la quale vieneneceEitata amoftrarci euidentemente le fue gratie, afiinche feufac E 3 non i 01 DEL SANSON E non ci potiamodal conrrarnecon eflb 1’obli- ‘ gatione • In ftaco dunque vedendofi di noil | poter piu con arme natnrali, ciracntarcon la j- morte,chegia principiaua ad introdnrfi nella ■ rocca del cuore; co la inente (i riuolfe a Dio . Non piii porenrlo nuioner la lingua ediccara j da'll' interno fuoco , & immobili eilendo le i fauci : con efk fpiego fimili. fentimenci defi- l derofi del fuo foccorfo. Ecco, 6 mio Dio, che quelb vita alrro adi- tonon ha alia conferuatione, fiiori che quel- lo.ch’aprir 1c puo la voltra poteza. I gloriofi trofei.reliquiedella tralcorfa vittoria , chiari teftimoni fono della voltra liberahta ; ende mentir non puo la Iperanza fondata sii le vo- ftre gratie. M’hauete co rati pregi coronato, come vincitore, non credo gia per maggior- mente honorar i trionfidella miamorte. II lafeiarmi tra le arme di rariti nemici illefo , per rendermi piii miferabilmente con effi ca- dauero,e vn vincer infelicc.a cui fi da per Ca- pidoglio vna tomba. II tiferbarmi fcopo a’ ftrali della voltra giuftitia, e vn vendicar coil mio maggior dolcre le Itraggi,che pur furo- nodi voftri nemici ,&ordinateda’voftri com- maiadi S’aumentara verlo il voftro popolo 1‘ orgogliodi quefti empi, farri alrieri al vede- rejehe il mio fteflo Dio, dalla cui prorettione mi pregiauois’accinge alle venderte,alle qua. li edi fono impotent!. Crederanno facrificar f alia voltra grandezza, con olrraggiar quefti voftri lerui; fcuoprenddui cosi fieramente armato controchi eili (che pur ci fono trudi Carnefici,e perpetui tiranni)offende.Soccor- retemi dunque col larte de’voftri fauori, hor appunto,®he abbandonato , e- languente ; ap. pender non mi polio ad alne poppe , che a quelle della voltra bonta'. I prodigi del yoftro porere m’hamio auua- lo- LIBRO SECONDO- rot lorato nel combartere; greccefii della voftra mifericordia mi fatiorifeano nel vitiere. Non permettere almeno ral difeapito della voftra riputatione, quale vi rmfeirebbe fe eflaltafle- roi Fihfteila fpogliadi queftocorpo , nel quale vedono riflertere la voftra inftiperabi- le virtu Socforretemi.o mio Dio, coll’abbe- uerarmqne-fonti indcficienti, che per culla ,e per feretro conofcono il mare della voftra onnipotenza Viia goccia fola d’acqua cbieg. go a quella pieta, ch’a mendici non sa negar i thefori piu pregiati, che racchmda 1'erario d’infinite ricchezzc. Non s’eftefero piuoltre ]e fue preghiere , perche impetratone il fine bramato , fu poftoil terminealle fue diman- de- Nella carriera dc.lle ftippliche, quando ft corre verfo Dio, prefto li giunge alia prefifla meta. Non occorre molto affatticarfi nel cor. fo.perche la calaniita del!’ oratione attrahe , ouunque fi vuole.la mifericordia DiuinaOl- tre che vfati hauea quegli argomemi Sanfo- ne , a quali non sa Dio negate la cpndufione de’ fuoi fauori.Gode quefto fuprerno Princi¬ pe nel communicarci le fue gratie.molto piu di quello rallegrauafi quell’ Imperatore, chc doleafi come di gra perdita, d’hauer trafeor- fo vngiorno, in cni non fofle ftato benefico. Le noftre ftippliche perolo trouano fempre pronto non piu ad vdirle jche ad efaudirle . Refta da quette legato in modo, che raffeni- bra fenza altro moto, che quello, con cui la noftra volonta lo conduce al fine,che purs*- ambifee da defideri, oft conforma a noftri bifogni.Qilindi,quando la ginftitia follecita- ta dalle noftre eolpe reprimer proctlra gl* ec- ceili della fua liberalita', moftrnndo, ch’effec dourebbe prodigopiu di fulmini, che di the. fori;aggradifce l'vditfi propofti motmi d’lio- nore, oncle quafi per riputatione s’aftringa a E 4 fauo- 104 DEL SANSONE fauoriici. Soaiii a lui fono quefte cate nc, che in tal guifa lo legano a noftri piaccri,piu che quelle d’amorea gli amanti-Do'ci gli riclco- no qusfte ainorole violenze,lequali,oue egli in tutte leoperationi e libero in farbeneficij lo rendono necelTano. Non pnotc peto efler rigio'o controSanfone,all hor,che gli molho diet alle di lui gviidezze pregiudiciale la pro- pria morte, la quale cagionaco hanrebbe ac- crefcimentonell’alcenggiade'Filiftei nenai- ci,e fprezzatori del (uo nome. Prendedo pet qu^ftoladilui falutc, come dir li fuole per picca d’honore, luperb tutte le oppofitioni, con le quail i demerici della di lui ingratitu- dine ,rallembrauacontradicefIero all’ inten- tione della fua bonca. Nello ftromento mc- ddimojin cui fomminiftrato hauea tanto va- lore al fuo braccio: elcauo vn fonte per eftin. guer la lua fete. Da vno de’ denti della ma- lcella, che fparfo hauea il langae nelle ftrag- gi de’ nemici •• ftillo abondaptemente acqua, per nutrir la vitadi Sanfcpe. Non fit pill dif¬ ficile di porgerli latte, quafi con vna mara- rnella, con vn dente di giumento, di qucllo fligia,il produrre vn fiume nel (eno d’vn faf- fo. Moltiplicar non voile i'oggetto de’ fuoi miracoli : accioche (cula non hauelTe per di- menticarfi de' fuoi fauori. O pure con quefto lecondo ptodigio, a cui aflegnar non poteali altra caufa, che la lua onnipoteuza: confer- rooili per atittore anco del primo al quale raflembrauanon s'arrendclle petfetramente ilcreditodiquellamentealtiera. Attuffo in quefte onde prodigiofe i patimenthche a pe- ricolo mortale ftrafeinatagia haueauo ladi lui vita, in molto dolorofa camera,la cui vl- tinia meta efter doueano i cofini dell’altro lnondo . Impugnoqueftamifcdla , hot che facta lorgence d’acque si gradice, gli ftillaua LIBRO SECONDO:_ toj la vita; moltopiti volontieri, chequadopar. torendo le ftraggi, gii ptoduceua i crionfi. Eftinfe in fornrnagl’ardori della fete nell’- hiimorediftillatoda quel lupremo arcefice,_ die con l’infinita della propria virtu,da ogni materia cftrar sa qualunque forma, che de¬ termini lafuavolota. Ritrattatoil primoer- rore.dopo d’hauer giarinuouatigli fpiriti.co la memoria di quefto beneficio fegnald il ti- tqlo di quel luogo. Negar no poteaii couinto 1’animo di grata corriipondeza a quelle gra- tie,in vigor delle quali conofceafi viuo.Quafi die ci oblighi laconfcruatione perpetua, con cm foftiene Dio il filo della noftra vita,meno di quello ci leda debitori vn fubito {occorfo , col quale da graue pericolo ci fottrahe. Cost il coutinuato pofleflo, (cema i pregi al bene, il quale non s’apprezza; fe nella priuatione il fuo vallente non fi conolce. Quindi cefso tal’iiora dal rimprouerar le volubili vicende della force, con le quali va fempre cagionan- doloftatodelle alcrui fortune. Merce , che volendo efla porre in preggio i ftioi doni; e neceflanamence aitrecta a non concederne longo il pbilcifo ;mentre cio,che con vna no interrotta conrinuacione figode, poco,o nul¬ la s’apprezza. Infominale ne! quauro della noftra vita foil'ero lolo i viui coloti di perpe- rui contenci; non fapreffimo difcerner [’ima¬ gine dellafelicica , cbe fpicca all’ombfe delle fueiciagurc■ La condicione noftra, qual’e di mai diet felici, mentre fiamo mortali, lempre ci perluade non efler profpero lo fta- to.in cni ci trouiamo, finche coilocari in peg- gior elide, cisi rnoftra l’etrore del noftro creditojfollecitando i dehdcri a bramar cio, di cui gia fiamo mancheuoli. Cosi i’h'uo- mo icmpre mifetabile , qual’alcro Tantaio poflede llbene, enon logode: perche per E s ta!s JO 6 del sansone tale lo conofce.folo dopo I’hanerlo perdtito. Ritiroffi final menteSanfone al qmetogo- uerno d’ifraele di cui era Gilidice.piiaingra¬ de-, che ad elli era cocedo ncl riftretto domi- nio.th’vfurpauano alia tirannide de’Filiftei. Mai lalcio quella (uprema prouidenza quel jdopolo.quando era ii fuo diletto/enza capo che io e..;gefle,e fe bene ccn diuerfi ticoli.se- pre gP afiegno vu Duce, 6 vn Principe, Fra graui infommi, co’ quali aggratiaua loro il collo.sepre ripugnanre al portar il giogOde> fuoi comadi, gli eseto da quello di reilare se- za chi lo reggefie.qguidalfej, anche negli an- gufti sctieri delle ISghe loro cattiuita. Il cor- po politico neceffita minored’vn Prlcipeno ha di quello habbi bifogno il corpo naturale d’vn capomefla priuatione di cui,come a que fto tnanca toflo la vita , cosi a quello I’efi'er prcprin fi toglie.togliedone il Precipe Refta vna cofula mafia di mebra, nelle quali non (i diftingue ne ragione.ne selo.e per non halier chi l’mfrenijfeguedocialcuno l’ipero de’ (uoi capricci dilperdono I’vnione precipitando lo ftato.Nocoinleiado la fimmetria, che in vna Republicafi ricliledejtutri tal’hora voglioao elder capi.onde la molnplicita do’ cofegli re- golata leilza giuditio, rimalla fi fcuopre len- zaefecutione,'. Rcflano finalmente fimiligo- nerni.come laTorre di Nembrot.dalla diuer- ; lira dell’opinioni, dalia confufione de’ coma- di ne viene ben tollo interrotta.anzi termina* ta la continuatione; lafciando le reliquie foie di moltjplicate miferie a popoli. La fcliciti i, de’fildditi.non ha aitra bale.che la prudenza, j & il gmdicio di chi gli domina . Sono quali , materia prima,che per fe ftefia informe;quel ellcre, e quelle qualitariceue, che la (forma L. del prmcipaco gl’imprime. Fine del Sectndt Libra , I L K IL SANSONE D I FERRANTE P ALL AV ICINI. LI B RO T ERZ O'. G ludica il noftro Sanfone,come fu* premo nel gouerno del popolo d’ I Trade, conferuarlo inquieco polleflo della felicica,ch’egli ac- quit-ci gli hauea col fuo valq- re. A lufficienza gia atceriti i Filiflei haueano vn freno.che ritardaua, anzi Fermaua il corfo della loro cirannide. Non era pero prudente confeglio l’efporre coniaggiori proue difor- tezza il fuo potere, perche di quefto feruir (i deuono i Gradi, come de’medicinali fi (erne altri nella com politione de’medicamenti. Co diligence pefo di confideracione, auuertir de- tie di non ecceder la mi fur a, che prefigge la necellita, {tando chealtrimente, cioche vrile e alia vita,diuien veleno, che arrecca la mor- te . Olcre, che deuono i Principi doppo d’ha- tier con l’jrme efcauati a’ popoli i fondame- ti d’vn profpero ftaco, ftabilirui per prirna pietra la pace.portano le fiamme sui capo> per denocare , che quafi fuoco, vfcenao il fu- rore.per (uperari nemici, cli impedilconorl ripolo deitaci, impetrato in honor a to trion. f'o quelto fine.correr deuono a fermarfi nella sfera d’vn pacifico dominio. Dauali paiinir- te da Babilonij per inlegnaa loro Regi nella lommit.i dello icetro vn’aratro> per moftrar- gli doueiii auualer della porenza deli' arme 5 E 6 nel >cS DEL SANSONE lie! modochedi quello s’auualgono gl’agri- coltorinellacolcuiade’carnpi. Elecicopre- parar il feno al feme d'vna profpera tran* quillita, in cui germogli fecondato dal fati¬ gue iiemico-Ma quaudo gia uelle vittorie na. Icente, d’abondance frncto far pompa fi fcor* ge L’mtraprender mioua guerra ,e»n formar luioui (olchi, ne' quali rifepolto il gia riforto leine.lenz’altra {peme di vita.fi condanna ad vna perpetua motte. Fa sepre aborto la pru- denza , meutre da vn gloriofo rrionfo per F- infatiabile ingordigia del vincirore, fi genera piuafpra battaglia Chi non pagod hauer deprello il nemico, quafi che annichilarlo pretend;,col riunirlo bene fpello !o rinforza, in guifa > che femir (i vedono di tomba alls glorie que’trofei, ne’qualil’orgoglioakrui appreftar non vollela cullaalia pace. Anche nel rigor dcll’inueruo il calore , perfeguitato dal freddo,alle fue violeze arreiendofi, nell’- acqtie piii prcfonde ririrarfi; nia cola rinfor- zandcfi contro il vincicor cotnbatte.e d'indi, oue pur egli ha il fuo Regno lo fcaccia. 11 re¬ tar imoua fortuna, dopo d’eilerfi prouata profpera, precede, 6 dal non conolcerla vo- lubile, 6 dal dehderarla follementeauuerla . Longamentecontinuati imotidi guerra > in. fieuohfcono talmente anco i piu gran poren- taci, che con debolezza per ordiuario li cer- minano quell’imprefe, che li principiarono con eccello di forze . L’efperienza infomma ne’noftn fecoli, ancora euidentemente mo- lira, a chi mai s’appaga di vincere vna 6 due volte con gloria, eiler frequence il perdere moke liate con fcorno, outroal fine da mol- tiplicate vittorie, non riportar che l’acquifto d’vno Ineruato potere. Celso Sanfoue dal perfeguirar i Filiftei, a benclic certo di trion- fare; dubicar non potes difcapico nella pro,- pria LIBRO TERZO. 109 pria reputationejperche humiliati quelli.an- zi acterriti con la riuerenza lo predicauano tale, quale potea farfi conofcer col valore . E maggior gloria del Grade l’imprimere an- co ne’ nemici il timore delle file gvandezze con la prefenza; di quello da lo fcolpirne i caratteri col ferro, Caminaua tra eili nelle lo* roCittadi dctiro di non eder offcfo; perche era cerco d’efTer pauentato da tucti. Non v- era chi ardid'e ftar a fronte de’di Ini fguardi, non so fe perche nel rodore della trafcorfa battaglia, fuggilfero fpiegar quell’ am nianto di porpora, che conueniuafi a fiioi trioofi; 6 pure,perche nega.lo di confeflare vn fultniue contro fe ftedi la di lui preseza; no voleano, ch’ eigli vedede le ceneri della cimidita net volto.Solo ledonnes’affrontauanocorragio- fe con i di lui occhi; perche racchiudendo la forza de’propti incanti ne’ fguardi > s’adicu* rauano fempre di.fcrirgli, fenond’vccidergli ilcuore . I dardi d’Amore volanoanchecon- tro l’anne di Gioue, ne la corazza di Marte , e impenetrabile ad vna occhiatad'vna Vene- re.I raggi della belta, quad fchernedo la for- tezz a, rinforzauano la podanza de’fuoi fple- dorijriuetbando in vn cuor d'acciaio . Ancorche per vna muita conftanza dir fi pod'a di diamante d’ogm forma incapacejop- pofto al Soled’vnbel volto impedirnon pud, che per rifledo non refti edigiata l’imagiiie di quel la luce. In fomma eraogni donna detira di vincer Sanfone coi (olo mirarlo; mentte ogn’ huomo all’incontro, dal veder lui refta- ua atterrato. Tra 1’altre vna mcretrice nella Citta di Gaza, con noil molto contralto riporto d’yn tantoheroe vna gloriofa victoria . Merce , che conformando/i all’infame conditione del fuo itaco doue hauea lmpennaci i vaij- ni too DEL SANSONE ni di tutri q'aegli aitificij, co’ quaii foruolado al foramo della lalcinia dano ad intended- all’ incauca giouentu, d’eller vini Paradili ne i quaii promercono ogni cerreuo dilecco. Elfer douea come le altre vna compofta tece di fi- nnilate belkzze,intornoalla quale,quato piii raggiiando li va l’occhio , tanto piu ftretta- niente s’allaccia il cuore del mifero amante. Quaii ragni appunco ( come diceua a quella ftia arnica Socrate )confumauo la vica > &il tempo iu fabticar vna tela di mile vanica.on- defacciauo preda di chi in loro li va inuilup- pando co’ fguardi,e con la liberta con cui vo- lano gl’occhi, s’imprigionano gl’afFetci • Ne inarauiglia e cib, metre nella guifa ftelTa, che quegli animalettifti palcono non d’altro, che di chi in quefti lor Incci inciapa , douea £01 fe coftei alhfa ad vna fineftra iui ordita a’ pal- laggieri,le infidie andando a caccia de aman- ti. Col crineinanellato, e co vna crelpa chio- ma elfer doueua principiato il lauoro della fua rece, iui facedo pompa di milk intreccia- tiabbigliamenti.inuecati per inchiodar, 6 al- nieno a'Todar slid capo quei capelli, ch’eleg- gerebbero ritornar alia toba, a cui furono iu- uolati, pin co (to, che adornar vn vino fepol- cro,in cui ogni vaghezza e morca. Era intef- furain efli vna primauera di (iori, per (cpelir con l’odore di quefti il fetore,che ancor Fork conferuauano riportatodal cadauero ,a cui furono rnbbati.Qltte,che cuopredo mille fal- ti della natnra non ben correcti daft’ arte fer- uiuatlo inhcine d’ombra a diftetti rileuanti nella piii aka patte del volco Con le violen¬ ce di molti arcificij, erano ofeurati con vn finillimo nero j accib, che in quell’ofcurica , creduto folk Iplendor di Stelle, il luminofa fieggio dell’o ro,che gli adornaua. O pure col format la uotce sft'l capo. da: gift LIBRO TERZO. m pill facilraente volea ad intendere, che fode vera aurora quella, che le campeggiaua nel vifo non da i raggi d’vna vina bdlezzana- fcente , ma con la mifura di diuerli colori co- pofta. II Iifcio nella fronte,e nel voltoj lubri- caua il fentiero a fpettatori di lei,per preci- pitar ne gli amori. Nafeondeua le rughe,che forfe vn’iuuecchiata era formate hauea, qua¬ il ftrade al diipveggiosquafi in lolchi diftinri dall’aratro del tempo, eil'endo fepolto per ta- tofto germogliare, il feme della deformita- Nelle di lei guancie le rofe confumando;co¬ me sii poco buoncapitalefondarelericchez- ze de* iiioi preggi, chiedeuano in ciafcuno giorno rinuouato ammanto di porpora. Fa- cilmente n’erano fpogliate;mentre habito no era lor proprio, ma con artificiofo frutto , vfurpato ad efterno colore. La vaghezza fi- milinentedellecarni. non eraobligatadell’- eflcr proprio ad altri,che alle mani di colei, che condelicata pittura effigiaua l’imagiue della belca,oue forfe era 1'idea della bruttez- za: In lei, infomma, vederfi non potea qual parte v’hauede la nacura; non apparendo al- cro parto di lei, fuori, che la fimmetria deile parti. In quefto pero etiamdio con vna aftet- tata compofitione, conligliata conlo fpec- chio; cuopriua ilnaturale con quelle artifi- ciofe Iimulationi,che dimoftrarla poteano, d pill vana,o pill lafciua. Quindi con l’occbio fernpre baldanzofo ; col volto fereno,e con bocca ridente, incitaua i paliaggicri col canto di mille vezzofe lofin. ghe, quali Sireua, ad entrar nel Mare tran¬ quil lode’ fuoi amori.Per amialorar le fuear- ti; facea pompa inlieme di ricchezze, che ac- crefcendo l’apparenza del (no bello , accredi- tallero lo Rato deilefue finte grandezze. Cir- condato hauea ii collo di pcrle, che legate , Hi DEL SANSONE languiuano nella nccelfica di garegginte; po¬ lio ilproprio candore a fronte delle ijeue di quelloj&il litnulatoalabafho del petto. Da queftoalcro riparo nonhatieano gl-occhi al- trni.che vn trafparente velo, i! quale raffigu- rando la fortiliflima retedi Vulcano, Cctuiua folo pet prender gl’affetti, che dietto la gui- da de' (guard i correuauo a goder in quel fe- no. Appaviuano, quafi con altiera maella ti- ceuutc le poppe,alle quali pet fucchiat il lat¬ te, onde s'alimanalTe, pottato era dagl’occhi il cuore,nuouamentenato a gl’amori.Su que. ftimoti quali Paridesu quellod’Ida.l’araan- te ; mentte contendono di precedcnza la ra- gione,la prudenza, e la lafciuia: a quefta Ve- nere concede il trionfo , per honorar giufta- mentele fue grandezzecol podeilo di quel duplicato porno . Scherzaua tra quefte vna catena d’oro.chegli pendeua dal collo, onde ralTembraua,che dal feno dell’Oriente vfcen- do il Sole, que’ pregiati, & ameni colli indo. ratle co’raggi. Se pure crederfi no douea quel vagogiardmo, incuigiaper Danaedifcefo era Gioue,in pioggia d'oro. Cosi alraeno fti- maua il pouero Sanlone,il quale aftretto dal, ia vehemenza della paffione, andaua con la conlideratione luCielo pertrouare: tralc^j D eitaluogoacodei, ch’eg'i giudico l'Idolo della bellezza , accompagnato dal corteggio di ttltte le gratie . Il primo fguardo lo refe ftupido, il fecondo lofece amante. L’occhio inlomma trafporta, quad sfienato deftiiero , rta le mine il cnore , perche non sa ritenerfi lie’lguardi-Quafi farfalla per troppo vagheg- giar s’accende, & imitando quel Satiro, civ- abbraccio il fuoco, tenacemente ftringerfi •volendo con quelbellojch’aluipiace.e mile- rabilmentearde , e confuma . Pattir queflo non fageua dal volto di colei > ancorcke ca- LIBRO TERZO. nj minafleilpiede; ma ogni momento riuol- gendo il capo, raflembraua viuer non potef- (e,non die muouerfi , knza riceuer gldnfluiTi da quel Cieloja cui afpirauano i penfieri, che ini ltabihta haueano la felicita de’ propri co- tenti. Gitinfe a termine finalmence di noil poter piu aimantaggiar i paili, diuenuto im- inobik per la refiftenza , con la quale ricufa* ua i’animo d'aliontanarfi da quell’oggetto. Qifindi ho fempre celebraca la fimilitudinc di colui > che paragonola meretriceal pefee Remora>che fi picciolo eflendo ferma le piu gran naui.che fquarcino il (eno all’onde. No d’ammiratione minore lo fpettacolo d’vnV huomo,a cui erubbata la liberta del fuo mo- to, da vn volto riguardato anche alia sfnggi- ta,il quale forle anche altro non haura d’am- rnirabile, che la vanica • Come chi tocco dal fulmine re ft a quafi ftatua aucorche ad ognr picciola fcoffa ineenerito s'atterri: fulminate* vn’huomo da vno (guardo lalciuo, co gl’oc- chi fifli in colei, <“he lo feri, refta quafi infen- fato marmo : lolo nell'efterne fembianze fcorgendofi l’efler d’huomo, mentre nell’ in* terne parti gli ardori d’amore, con leceneri fabricate gl'hanno, l’efleredi cadauero . E purerari fono gli Edippi, chefciogliendoi lacci d’amorofo enigma preapofto, con la muto Ioquela d’vuafaccia lafeiua, anzi con troppo loquaci promeded'impuri diletti; li¬ beral' fi pollonoda quefte impudiche,le qua¬ il quafi Sfingi appunto con la facciadi Ver- gine.ma nel rimanente fiere; hanno per efer- citio fallaltaie Wncauta giouentu, per ripor- tarne nell’animaftielle ricchezze»e nella vita , infame trionfo. Necellitato fit in fomma il pouero San- lone di ritornar a dietro; feguendo la corren- te degli affecti, perche non pin potea fpin- gerli I !4 DEL SANSONE gerfi auanti contro l’impeto de’defideri. La confufione de’ penfieri , e la vehemenza della paflione, lo rendeanocieco adogn’altra ftra- da,fuori,che aquella , nella quale andaua ad ineontrar il fuo Sole. Lo confortoa quefto viaggio, offerendofegli anco per guida ; la fperanza d hauer fauoreuole a propn appeci- ti colei, dalia quale vn grariofo forrilo, Sc vn vezzofo fguardo ottemuo hauea in rilpofta della (11a prirpa occhiata Inefperto forfe.non conofcea imitarfi da quefte impure i caccia- tori.che lufingano con dolci inuiti la preda, per inuolgerla nelle file reti,e dopo d’hauerla in quefte allacciata, la tormentano, & anche ■vccidono. L’efperienzalofecedicio, rnacon fuo dano,auuertito; metre nel ritorno proud ritrofa colei, che si gratiofa fe gli dimoftro nel primo incotro.Scoperro gial'haueafatto di fe amantej onde infuperbitadelP amor d’- vn’heroe si grande, per le voci d'vna publica fama a tutcipalefe,vefti quel luftiego, co cui moftrando dinon ell'erdelfuo affetto iade* gnaicredeua di perfuaderlo, anonftimarla vile. Olcre.che il traffico della fua profelfio- ne > richiedeua il marcener in riputatione lc xnerci.ch’efla vehdeua a gli amanti; apprelfo chi maflime vedea auide di comperarle . L’- efempiodi quell’Indiano , che col moftrare pienavna calla di fmeraldi, n’auuitt ftrana- mente il prezzo,ha infegnato a non fpalancac nel principio tutto l’erariodelle grade, nedif- fondere ad vntratto tuttele ricchezze de i liioifauori, a chi con buon guadagno, far vuole fpaccio della fua mercantia. Leacque diftillate,che foie, come di gran valuta s*ap- prezzano,e conferuano : efcono da! lambico agoccia.a goccia: nulla all'inconcro curan- doli quelle,che prodighi fpargono i fiumi, e paiabbendantejporgeil feno del mare . Le donne LIBROTERZCF iif donne pero fagaci neli’apprender quegl’mfe- gnameti, che giouana per matenerfi in preg- gio,appre|]o chi le ama, non fi danno, che a ftile,& anco inteirotre,a propri amanti. Vna guftata n’haueua Sanfone; ma nejl’at- tender la feconda , quafi che gli bifogno mo- rire,per impatienza.fe non per difperarione . Pingeua colei di non vedcrlo, per moftrardi non curarlo . Quanto piu egli con lento paf- fo fe gli auuicinaua: tanco piu efla da Ini di* moflrauafi lontana col penfiero . Null3 gio- uaua con qualche ftrepitofo cenno follecitar verfo di fe la curiofita dell’occhio, pcrche non lo rniraua quefti, fe non con alcune qua¬ fi mezze occhiate, all’inteutione di torrnen. tarlo con la lua ritrofita,tubbate perfchemir il fuo tormento. Fiflr teneua gli fguardi in vn genciliflimo cane , concui gratiofamentean- datia fcherzando,quafi che altro oggetto, ne diletto hauefle il fuo cuorc. E quefto pure maggior affanno cagionaua al rnifero ,nel vederfi antepofta vnafiera, con neceflitadi inuidiarne lo ftato . Aggiungeua dalP altro canto nuouo fuoco, nel rogo del fuo petto, one confumauafi gl’afFetti; l’efler fpettatore della gratia , con cui l’innamoraua, facendo vezzi a quell'animaletto.fe ben all'hora, co¬ me ftimato cagione dellefue pene, odiato a> morte, s’acceudeuano vie piu i defideri net- bramar il ripofo di quel feno j fperando di guftarla dolcezza di quelle lufinghe,cheab- bondanfemente veniuano difpenfate ad vn brutto. Dilettandofi nel vedcr arricchitodt quei gratiofi vezzi chi ne bramaua mendico, per hauer verfo di fe copiofi gli fguardi di colei . Prefiggeafi vn indicibil cotentodago- derfqalt’hor che impetratoanch’egli hauef- fe d’efler introdotto ndl’erariodi rantegra- tie. Men- n 6 DEL SANSONE Mentre pero s’auualorauano in ta! guifa le eupiditadijsdndeboliuano le fperanze , poco fondamento hauendo per crederfi deftinato a goderla , metre efla ricufana anco di mirar- Jo. Maiediceua Sanfonechi teneua occupati queg!iocchi,rimprouerandocome di fouer- chio temerario,chi ardina appropriate la lu¬ ce di due Soli, ch’eller fuole commune a tut- ti. Doleafi pero pin giuftamentetra (e fteflo, della ritrofa crudelta di chi permetceua, che egli laguilIe,col non foccorrcrlo d’vn seplice fguardo. Ma contro d’elTa riuotger'non fape- ua lo fdegno, perche mentre la rifguardaua, ogn’ hor piii (1 rinforzaua l'amore. Neceih- tato fri infomma per fuggire gli fcherni di chi l’haurebbe beffato, nel vcderlo delufo, ad allontanarfi , confegnando alia tomba della dilperatione quei concetti, chenell’ aluodi vna gran fpeme generati haneano le prime proued'vna generofa corrifpondenza. Ren- dono quefte impudiche gli amanti di quelle conditioni medefime, cheil pelce, il quale apprcndendoli all'hamo, nel guftar l’efca da principio dolcementegode , dopo reftando, 6 tormentato , odvccifo. Non pero feppe Sanfone , a cofto ne meno de’ propri dolori, imparar a difpreggiar colei; merce, che ftu- diando nella Ichola d'amore , apprendcr non potca quefta dottrina, totalmentc ecnttaria a principij,cheiuis’infegnano . Oltre, che mentre nella cathedra deil’animo, legge vna padione nel proprio furore circa, contraftan- do(i lempre i trionfi alia verita; non s’odono, che opinioni erronee,e condufioni falfe. II mai abbandonarla cogliocchi, fempreado- rarla col cuore : e cogl’affetti inchinarla ; fti- xono i documenti, lecondo i quali eglis’efer- ciro, anche contro i di lei dilpreggi in quefta prattica amoroIa'Giule final mete ad vn ter- LIBR-0 TERZO. n? mine, in cui reftando quefta fua damaefclu- fa dalla sfera , che ft rienapie dalla potenza dell’occhio, non potea a quefto indrizzar le fpecie dell’amata belca.Qiiiuirauuogiiendo- fi tra lacci de’propn afFetti,raggirauafi, qua* fi in auuiluppato laberinto , adito non cronS- do per vfcir da queila ftrada, nella quale ha- bitaua il fuo bene . Andauafi trattenendo in quefto tale , che felicitarfi poteftero i defide- rijhauendo commodita di bearfi nel vagheg* giarla. Non ancora fapea rifoluerfi di tentar con nuouo paflaggio auanti di lei > quad con nnoua fupplica otferta a quefta Deita, 1’ac- quifto di maggior fomuia , impetrando quei godimenti.a quali egli anliofo afpiraua.Sug- geriua laconfiderationedifcapico grade nel¬ la (lima commune della fua grandezza, e del fuo merito: quando a guifa di forfennato.co. nofciuto fofled’vnameretnce amorofoido- latra. Lo difloadeua ahco il cuore,che preue- dcafi crudeliflimi tormenti: quando egual- mente all’altro, infeliciftimo fode ftato que- fto incontro. Nulla nondimeno giouauano quelle confiderationi per ritcner l’impcto della paflione: ancor rinforzato dalla fperan- za, feapprodatialbramato lido i di lui pen- fieri, I’occafione non fe gli toglieua di cercar piu felice porto.Ad eflonon cedeua colei »e’ defideri, e nel compiacimento del fuo amo- rc.fatta altiera dall’hauer per amante vn per- (onaggio tale. Lo dare sul’alcocon queila fimulata lefiftenza, era la prattica d’vna dot- trina, che ihfegna laragione del trafficoa Mercanti, i quali mai s’arrendono alle prime offerte di chi compera le fue merci,anzi ofti- natifingonodi non volerle lafciare, chead vnrigoiolo prezzo, non perchericufino di venderle; ma per traine da tal vendita piii vantaggiolo guadagno, Quan. it? DEL SANSONE Quando ph'o vidde, che irreloluto > 6 di- fperaco tardaua il ticomoj temendo di perde- re la preda,mandd chi fappea che per fenrie- ro, laftricaro d'oro, dolcemente condurlo douea aile bramate dolcezze. Andoil medaggiero, econ be! modo mai mancheuole d’artificij, che fono i primi de¬ menti di quefta infame profeflione, s’abboc- cogentilniente con lui. Prela occafione da’ frequenci fguardi, co* quali andaua Sanfone prefentando il cnore sli Paltare di quella fi- neftra, nella quale ftauafi allila colei, comiu- cid a lodar anch’egh la di lei bellezza •• cele- brandola con eltraordinari encomi, non folo come bella , ma etiandio come grande . La fublimo con tiled i pregi po/Tibili in vna don¬ na, fuori,che quelli dell'hondta.impodibile ad affermarii di lei, (enza euidente. notadi bugiardo. Oltre che ad vn’amor lalciuoil predicar honefta nell'amata: e vn femiuar I’- odio in quegli affetti.che amano folo per go- dere- Lodolla curtauia.le non come pudica > almeuojcome molco ritirata ; atteftando.che non faceua copia di le lielia ad alcri, che ad vn’amante, aggradico per eller vno de’ primi della Octa Quefto era vn propone cibo ad vn’ailamncosma moftrar iniieme.qualmente era necellarjo sborfarne vn gradillimo prez- zo- Nons’atterinu pero Sanlone, perche vn combattentc amorolb; purche con la fua lan- cia,coipendo il nemico.trionfi; nifluna perdi- ta.ne alcun’alrro oggetto attende. Dal Cielo, da cui mai pioue.che acqua; dilnuiooro,all*- hor, cheGioue pretendea godimentiarnoro- fi. Cosi negl'niterelli d’amorc appare la pro- digalica di chi anche inaltro efler fuole piu auaro. Non sa riftringer la bona chi procura ipalancai (i il leno di quelle dolcezze , perle -quali nulla itima l’umauce ogni gran fpefa, LIBROTERZ0.' credendo di comprarli vn Paradifo di delf- tie : mentre s’acquifta vn fepolchro d’ira- mondezze. Dalla qualita del difcorfo,quail, che inail-' uedutamente fingendofi portato colui, con gratiofo paffeggio ricondulle Saufone auan- ti quelTempio , in ciii lafciato hanea , pet oftaggio della fua deuotione il cuore.Stimof- fidal Cielo mandata quefta guida, chel’in- caminaua al potto , a cui fapeua afpirate,ma non iftradarfi j come timido di quei fcogli, che partorir poteano naufiagio alia riputa- tione,& alia f'elicita. Quanto piu fe le auui- cinaua, canto piu importnni,e frequenti cor- reiianogl’occhi a vilitar gl’affltti, che artifte- uano alia beltadi colei, fattogia daiptimi fguardi.fuoi Ichiaui. Quelli ancora pareua » che reftar voleflero all’impiego medefimodi feruitu; portando per infegna della fchiaui- tudinelecatene, conic quail legati, diliidetfi lion poteano, lie fepararli da quel volto . Quindi l’amoreuole copagno,raoftraiidoli quad perlcherzo indouino del ftioamore, con certe indifFerenti parole vna tiamezzata ofterta glifece, del proprioaiuto-11 poucro amante non hanea neceffita di minor con¬ form,ripofto nell’auge d’vna dolorofa dilpe- rationej mentre rilioltecolei le Ipalle, 1 a vid- de ad onta de’ fuoi riuerenti ofequi, colloca- ta in niaggior polio di grauita : mercc, che giouaua il far pompa di maeltola grandez- za; all’ljor, che atmerti ftauafi di lei contrac- tando it mercato. S’apprefe peio a quel pro, niello loccorfo,con no minor anfieta di quel- lo,che ogni quaiuque cola afferrar proeura > per no fommergerli,chi col peio del proprio corpo, contende con la volubile.ne puntolo- do lulliftenza delhacqua; onde, quanto piu quefta cedendo s’arrende i tanto piu mifera- T» DEL SANSONE bilmente quello morendo perde . Suelofubf. to con la lingua la piaga deH’animo; affinche condotto dalla piet.i , non ancora conofcen- dolo ftrafcinato dall'intereire : applicafle il propofto medicamento , da cui fi promette- «a di donerricuperare, non chelafanita , la vita . Hebbe finalmente, e nelle promelTe , e negliefFettiil pofleflo di quel velo d>oro,clie ei bramaua: quando vccifo il Drngonedell’- auaricia, ne femiiio i denti di molto argento, da cui nncquero guerrieri ad oppugnartutte le difficoltadi, dalle quali affermaua colui fi fora contefo il compiacaimento alia fua vo- j lout.i . Ottenne 1'vltimo ingrefTa,per il quale credendo entrare nella beatitudine chimeri- zatada’bugiardi apperiti: entro in vn labe- ; rinto d’affanui, ne pur imaginaro da penfie- ri. Precipitatofividdeiir vna gran voragine i di mortal i pericoli, mentre ftimaua d’afcen- dere al fommo de‘ t'uoi contenti. Giunto era il fufurro del fuo arriuo in quel- Ja Citta appreffo i Filiflei, rhe iui habiraua- *o, perchela venutadi perfonaggio Grande, fe maffime c temuto, pare, che diftomando ciafcuno da’ propri afFari.gl’impieghi folo in fpiarnegli andamenti.ccercarne gPinteielfi. Cio malfimeconueniua ad eifi,che viua por- rando lamemoriade’danni da lui riceuuti > dubitar fempre doueano preparate nuoue machine dal fuo fdegno contro fe ftelfi, o puranche erano neceffitati ,a procurarcon le infidie di rifarcirfi in afprc vendette di quel la ftragge, della quale non ancor hauea- fio faldata la cicatrice, le pur anche n’hauea. no fanatala piaga • Poteano folo vendicarfi cogl’inganni, ficuri di non poterlo fuperar con le f'orze- Mentre pero erano,quali lepri, che dormiuano con occhi aperti per timidi- ta> doruurono all’hor quali Leoni per la vi- LIBRO TERZO; n,t gilanza nelPattender, one egl i fi ricouerade j quando meno pareua auiiertiflero le fue ri- Ibiutioni • Imeflerofinalmentc, ches’era im- prigionato nella ca(a di quefta meretrice, Sl\ l’imbrimir della fera , tempo appunco.in ctii pill volonticri quefte impudiche danno adi- to a nuoui amanti, perche le tenebre ageno- lano il nafeonder anco nella vicinanza, le fin- tioni delle loro fimulate bellezze. Fit quefto auuifo augurio di molra felicita a’ loro penfieri, perche tra ceppi della lafci- uia riftretto ,non dubitauano fode difficile il prcnderlopcr conflituirlo auanti il tribuna- le del proprio fdegno. Addormentato nel le* targo di quelle dolcezze, confidauano di po- terlo facilmenre tranfitarda quel fonno alia mo; te. Adunato vn collegio de’ loro Satrapi» fi tratto quello negotio, con gran moltitudi- ne di ccn(egli,e di pareri; perche il liberarft da conrinui affanni, ne’ qualigli conferuaua que!!o,e(lendo vino,era confonne ben fia lo¬ ro defiderijma il pel rcolo, a cui s’efponelTero nel tentar di dargli la morte.era vn freno alle lo ro rilolurioni. L'affroutar il di lui valore , prouato liuiincibile.non era imprefa,a cui fa- cilmente potede accingerfi, chi lo conofcea eller ftaco fpada fatale;auzi fulinine celefte ad vn’intero eflercito. Confidando per6 for* fe troppo nelle perlualioni,con le quali au- ualoraua I’ira i penfieri di vendetta, 6 pure perche fuol’eller ordinaiio il commandarne, o il rifoluere attioni, anche pericolofe fenza difficolta, a chi impiegandoli inefle col folo confeglio, hauerne non dene parte nelheffe- cutioue : determinarono , che chiufe le portc della Citra porfi doueffe l’afledio alia cafa, in cui era rinchmfo. Ordinarono , che la Citra tutta fi ridu- cefle a quella parte, che attendendo , che F cgli itx DEL SANSONE egli vfcille dal leno de’ dilecct: con vnico if. falto lo fpingelTcro in grcnibo alia morte . Ma finono vani i lorodiflegni, per fargli con maggior euidenza conofccre, che in dar- 110 s’afFatticauano per troncar lo flame di quella vita,che era foftenutadalla prouiden- 2a di Dio. O che da quefta com nielli i fantaf. mi fuggeriflero all’imaginatione , cio che co- tro di lui s’ordiua, oche il rtimore caufato dallaconfufione (olita in quefti tumulti r ge- nerafiero in lui fofpetti di quefte infidie.che a fuoi danni fi machmauano, con verifimili concettiife non con euidenri praue, fegli fco- perfe il tradimento . Notified il fofpetto all‘- amata > la quale dubitando con cio feufar va- lefle la rifolutione di partite, quafi di lei fa- toll o,proem 6 ritenerlo co’vezzi.pretedendo d’attrahetloco’godimcnti. Manonv’e dol- oexza.ch’alletti.colui.ch’il timore fpauenta • Vn'affamatofuggiracolui, che gli porge il cibo,feprimaincontrar dene,chi gli minae- cia percofle . Eiflb il terrore nell’animo , dji uenta quafi bombarda inchiodara, la quale lion piu concepifce le fiamme d’ardenti defi- deridi delitiofi oggetti, lie piti dasborro al furqr di lafeiui afbtti.RiuoIle i pefieri a fug- gir in ficuro ricouero , non piu ambitiofo di goder il feno di colei. Cos! le anguflie degl- aftanniefprimono dal cuore ogni vano ap- petico.e refo quafi arido il fenfo, no piu pro¬ duce impure cupiditadi. Iltrauaglioc vnit»- fermita, che fmagrilce, e togliendo le forze , impedilce alia mente, l’afpirar all’altezza delle vanitadi. Le tribulationi finalmente e lo fcoglio , in cui fpezzata la naue della noftra volonta.non piu va vagando cogl’aftetti, per cercarfi porto tie’ modani piaceri. Su l mezo della notte parthtempo apguoto, in cui, raf- lembraudo l'autuuno amcrofo , coglionfi ,tIBRO TERZO. Ttj dagl’amati piu foauemenre maturati, i ddet- ti. perche delideroli fempre deile nocturne cenebre, come, che togliendo illume dl lor ainato Sole , adico fi da a’ fplendori di Lima , a quelli cioe della propria felicita, bramar non poffono libra piu pioportionata ai fuo compiacimenco . Fuggi nafeoftamente verlb le porcejnon eliendoui chi 1’actendefle, b per efler/onnacchiofi, 6 forfe intimidici quelli » che lo guatauano. Ma perche fuggi, 6 Sanfo- ne/Scordato forle della cua fortezza ci llimi impotentea cimcntarti cotro coftoro: tu che inuincibile, anzi vittotiofo crionfafte d’vu’- intero efercito d’effi’Non ti ricordi di quell’- imprefa , nclla quale mitledi doro piileramente perdendo la belta s’infrange, mafe tra quefte fiamme precipita, con la perdita d’ogn’clsere totalmente dilegua. Ma dir pur anche con men ligorofo fenti- mento potiamo, chenegd Sanfonedi folfe- ner l’impetode’ Filiftei, non per mancamen- to d’ardire, ne di fortezza, rna per eccelso di prudenza. Fu defignato co’tratti riguarde- uoli di quefta virtu la linea di quella nfolu- tione, ch’in altro riputarfi doutebbe compo- LIBRO TERZO. ftarte’punti d’vn ragioneuoletimore. Veroe,' cjn’il feno dclle delitie, e feretio alia virtii d’- ■vd animo grande; rt come la rofa e culla alia morte di quel ferpe,che priuode piaceri, la- fciui per non hauer femme nella fua fpecie, collocato era da gl-Egitij, nelle ftatue d'huo- miniforti,ede’piu inligni heroi. Vn faggio nondimeno Ipinto dagl* impeti del fenfo vita nello fcoglio del vitio, come fragile ; mantenerfi pero sa r come giudicio* fo in flato tale, che fotto Tonde de’ diletti , non totalmente fommerfa la rnente; priua reftidi quelle pregiate merci, delle quali , quafi naue carica, fa va incaminando alia gloria • Quindi AriftippoPhilofophoilluftre :do- pod’erterfi con vna merecrice ne’ fuoi tempi famofa, impuramente congiunto; a gl’altri arnanti di colei, che di tal atco flupendofi.lo rimprouerauano; come, che vn’ huorso di si alto fapere.precipitato forte in fimile eccerto, faggiamente rnolto diuerfo da erti pregiauafi in qivell’attione, nella quale raflembraua d’- efier ftato loro conforme. Eill,diceua,quart vccelli inncfcati, col cuo re imprigionaco, e con allacciati gl’affetti re- ftar prefi,come in carcere nel fenodi colei, in cui andauano a guitar il cibo di lafciui piace¬ ri: la one egli all’incontro fatiatol’appetito della came; partiua col volo della fualolita libertartenza depofitar il luo amore in quell’ errario di doloezze;onde per nfcuoteiio forte necerticato al ritomo. In quefto finalmente artegnar fi puo la differenza, nella quale a Gedeonp infegnd Dio il modo a cui regolarfi douea per diftin- guer da codardi i piu valorofi foldati.L'huo- mo vitio(b,ueJ rtume de’diletti vilmente pro- ftiaudoli i miner ge rt volco,mcfhando vn’in- F j iatia* DEL SANSONE fatiabile auidica d’alTorbir quell’ acqite, eon femplicedefio d’eftinguer la fuafete • L’huo- mo prudence, e faggio albincontro; ftando su piedi d’vn ! inuariabilecondicione, canto fola- mente verlo la terra s*abballa, quanto bafta per prendcr vn (orfo di que’gn(ti>a quali.o la neceflira lo fprona,o tal’hor anche, la violen- 22 degl’appctitilofpinge. Noeinconlegufi- za irragioneuole, l’affermar inuariabilmen. reiftradato Sanfonesu la vefiigia della pru- denza, fe bene trauiato perquatche tempo- calcar ft vidde le orme delle delttie. Sotto b- imprelfione di qnefta virtu,,ricrafle I’impro- to di quella rifolutione.che lo perfuafe a fug. gire,metre l’ardisc auualorato dall’altre efpe- rienze della fua intiita fortezza, feminando orgogliofi penfieri,procuraua ne nafeefle ge- nerola, ma imprudence determinatione da> cobattere- Ne'gran pericoli.qtiando vna ine- uitabile neceffitanomciripone pvna bialime- nole temerita ci condanna - Col tencarDio’ fenza caula, c’habilicano a cellar fenza gl*- effetci del fuo loccorfocra quelle ruinc, che parcorir fuole la debolezza delle uoltre for- ze.priuadi fuperiorefoftegno-. Sonacopati- bili gl’ errori della noftra impotenza , nell’- operare,cib ch’efTendofuperiore alle fue for- ze , dallaviolenza d’aicun accidence gli vien propofto,non librramente edalla fua volon- ta eletco; Chi va sborlando appoftato prezzo di temerarie rifolucioni, giudica ciafcuno de» gno di quelle feiagure > ch’egli con cal mone- ta s’acquifta . Rclla pero qual’ altto Fetonte abbandonato in guila che la difperatione ambir gli fa,come defiderabile, & apprezzar s comepietofo-ilfeno de* fulmini, che (lima felice licouero, mentrepur gli femedi rogo. Qilindi nel genere (fedo d’unprefe, 6 da l5ti- valor eguali ,6pur auche da vnaftellb j LTBRO TERZO. 117 fortir fi vede rai'hor dmerfidimoI’efito > non’ Panto percbe il vicendeuole giro d’mconftan- te fortuna,cofi richiede; quanto perche l’en- trarcon fouerchia temeritane’ pericoli, eca- gione, civ indi fe n’efca con maggiori rulne . Anzi queftaordinaria volubilitaaella forte, efficaciilimo argomentoefl'erdeue, per nod intraprenderle attioni , anche col polTeflo fteffo, enelleftede condition!,con lequali gia felicemete.riufcirono.Il preder per lpec- chio il paflaro.noeinfegnamentodalla pru*- denza,da cui sbmpara negl' affari importan- ti,il regolarli al prefente.Negl’effetti, checo- ringenti ficbiamano ; e confeguenza erro- nea, dado, che fu, argomentar quello, che fuccederdeue . Reftoinquefto ingannatoil Gapitano Gieftc,il quale da cio t >che auuenne ad Abraamo impedito dall’ vccifionedel fi- gliuolo,con la fpeme di conforme fuccello : fucondotto in tacrificar la figliuola, in fodis# fattione di quel voto irnprudente s a cui non s per molti capi obligato. Merita pero rributo- di fingolari eucomi Sanfbne , il quale non il permife allettato da ricordo di queU’horren- aa llragge, con cui in ampio theatro, color! ladcenade"fuoi trionfi.,fabricandoliaCiela aperto vu Campidoglio, in cui qnauti erano cadauc’ri j tante per lui fuentolauano inlegne di gloria. Ricuso d’animar con lo fpirico d’’* orgogliofi penfieri latromba della propria generofita,ondenel riftretto della Cittaec- crtalle il duo furore ad incontrar 1 ’inlidiede- Filifteijcon fanguinofa battaglia- Appigliodl fn Comma adopportuno fcampo; conlidera- do-non efler in ambedue i fteccati egualeil rifehio ; mentre in quello gia fu Ikafeinato colegami, codonoeia. mquellodal proprio volere. Ecagione foueted’ignominiole per- dke-, vna ,,le ben fondata fperanza d'illuftrs ; f 4 vie- u8 DEL SANSONE vittorie.La prudenza non ha altro piedeftaj* lo.che la confideratione , in cui (i bilanciano con aggiuftato pelo, leconditioni del nego* tio.ches'intraprende. 11 mnouerfia foffiodi fperanza > e vn moto, che ci fpinge cal volta lie’ (cogli j mentre con l’ale della confidents audianio volando al porto. Arriuo Sanlone fuggendo alle porte del¬ la Citta, che chiufe rapprefcntandofegli, s’- offerfiero per ollacoli all’ intention fua, che eradi fchcrmirft daila necelfita di combar- tere. Quail fiamma, che racchiufa inferocif- le,al vederli chinfo a paffi l’adito, & impedi- to a piedi il coifo, prele ll furore per ammo d’vn cuorferoce, e richiamocon impetuofo motodatutce le parti la natia forcezza , alle robnlte braccia • Quelle lolpinte a poderofo sforzo, mandarono le mam ad afferar , oue meglio puofero le porte, ch’ al folo tocco di lui horribilmente fcofte , ftrepitarono quafi, che piangenti ft dolellero di quelle ruine^ch’- a fe ltefte temeano, lotto 1’opprellione di for- ze sigtandi- Tanto pin a quelle loggiaceano , quanto die (patio non hauendo per arrenderft , non poteano, che fracalTate ceder al luo potere . JQuafi acolpid’vnariete, alle lue gagliarde ■ violenze vacillaron lc mura , le quali anche > • ricufando d"attendere triplicato l’impeto della lua fortezza,rompendo(i; lafeiarono al¬ ia feconda fcofia , nelle di lui mani le porte, che tra fuoi limiti flrettamente chindeano . Anzi parte di fe fleUe a lati di quelle appela, i mandarono , come particolar tributo il luo robuflo poteredacendo, che quafi fpoglie fe- guiflero il carro de’fuoi trionfi • Di quefto, diet egli vuole il c6dottiere,come inello egli ; era il trionfante , onde di quelle porte aggra- uaudofi il doilo»caaiino vetfo la cima d'vn’- alEift LIBRO TERZO. . tzj altiffimo monte, con agilita non minore di quello, correicbbe aim aggrauatodi legerity fimapiuma. Quiui le ftabili, come nuoui ftendardi delle fueglorie, cbe anticamente intimato haurebbero terror a Gioue, i l quale con facilita maggiore, che da quegl* orgo- gliofi giganti, fcoperco hanrebbeda coftui poterfi portar monti fopra monti, in guifa > che formontafle a diftornar la fua felicita, & atterrar le fue grandezze. Dnbitaua almeno, cred' io il Cielo, che violata da eflo fofl'e la lua impenetrabilita, mentre con ecccilo tale di forze fpalancarii fapena da lui l’adito, one era piu fortemente chitdo Inuidio anco que- ftl (uoi trofei il fuoco , ch'inuolati fi vidde qlie’ vanti, co’ quali fingolarc (i preggia nell* apritfi con violenza il varco,per (bruolar al¬ ia fua sfera, ad onta di chi tra terrene augu- ftie lo riftrmge. I Filifteitratanro, preuenendo l’Aurora , guerniti d’armi non meno, che fe accingerfi doueflero afar vnagran giornata, intornola cafa della meretrice s’erano cogregati , afpet. tando quali cacciatori, che lie sboccalle la fieraambita dall’appetito del loro fdegno . L’impatienza nell’afpetcare, era la pietra ,1a quale s’arruotaua la loro crudelta, per pill fieramence fenre.e lacerar Sanfone. Aggrauaci erano i tetti j ripicne le fineflre, procurandofi luogo d’offenderlo co le pietre chi nella ftrada hauer non potea comnio- do pofto.per afl'altarlo coll' ai me. Con ftre- pitofe.picchiate finalmtnre, eliendogli inro- lerabile piu longa dimora, impofero fine al fonno di colei,che (in a! meriggio deftinando prologarlo, rifarcir volea le vigilie della noc- te. Con orgogliofo impeto ricercarono San- lone di cui no crededo alia di lei rifpofta, che u’affermaua laparteza teller voileroiauefit- nop DEC SANSONTE' fa tori effi medefimi; con impormna diligent- za affacendandoii ricercarlo* in ogni canto,, della di lcicafa. Hebberotra queftediligen- zeauuifodi cio, che nelle mine della porta 1 imptotato hauca, come iegno indelebile del¬ la fua gran poflanza, 8c euidente indicio del¬ la fua certa fnga- Accorfero ad afiicurarfi co- gl’ occhi del fatto -eifendo increduli alle pa¬ role, che giudicauano efaggerationi di chi cio raccontaua .. Aggiunfero alio fpetraco- lo afxetri d’ammiratione,per fepelir quellj di vendetta,itfentre sii’I monte,ch’era vicino, lo viddero qual’altro lafone Hauer portatiile- gni, ne.’ quali hauea fcampato tl naufragio minacciato da] lor furore. D’indiso alte gti- da gl’andaua fchernendo, con le fifchiare to- lemzando’l’efito di quefta loro imprefa.Noir fapeano quellqchecofufi mirarfi i’vn l’altro, & anguftiati da Itupidita, & rabbia inlieme ; ammutithad vnad vno»,paiccdontornaiiano a deporre que 1 grande apparaco d’arme, Ri- tomb fimiimente tra fuoi Sanfone, oue con fclice ripolbnella confideratione rapprelen- lauafi pergjuoco da peniieri, i trafcorG peri- coli, terminati ffcmpre, ocondanuo, o con (jomo de’Filiftei finche in nuouo cimento pofto d’amore; con atto per lui tragico , la fauola fi conchiuledella fua vita. Nella valle diSoreth paefe pur de’Filiftei, reftbdinuo- ua donna inuaghito ilcui nome era Dalida_. Ecco done attrahe l’animo la forza della co* fuetudine alia fcconda d’vn mal vfo, quanto facilmente trabalza 1’huomo d’vn precipitin invn’altro . La tirannide d’Vna fregolata paf- iione,ci rende cosi pronti a fuoi commandi, che in fomigjianza de gl’ habicanti su le fpo- dedelNilo, dallo ft'repito dellefucvcciaf- fcdarti, non vdiamole perftiaiioni della ra- gione, ma ne meno le minaccie di continuati peri- EIBRO TERZO.. pericoli. Ci li rende talmente otdioario il ca«- mino alle fceleraggint, che coit velocita non' minore diquella ,con cui su le biade (enza pregarle correua Camilla, neH’agilitade’ pie- di famofa; vollamo noi fopra gl’intoppi,che fono qnaii ripari oppofti al furore de' noftrii appetiti. L’efito poco fortnnato de’ due paf- fati amori, non puote per il terzo diet freno a Sanfone; perche liibricato quefto fentiero- dalL’vfOj appena al vagheggiar vna donna in. uiauagli iguardi, cheadamarlafcoreano gli affetti. S’era dagl’occhi talmente (oggettato il cuore, che fiflarfi nonpoteano quelli in vn bel volro/enza che con riuerente tribute,nom veniiTe ad adorarlo (1 cuore . Merce; che mai faldata lapiagadegl'antichi amori,vnica oc- chiatalacerandogli ilfeno, formaua doioro- fa ferita. Hauendo inlomma ne’ ceppi della confiietndine allacciato il piede; fuggir non puote Tinciampo ne' lacci ,. che con la rete della propria belcagli formb coftci . Non si" tofto vfcito era dal pericololo nailftagio, che nel mar de’ lafciui piaceri inconrrato hauea> ( fe benqii3fi in potto nella caiadell’amato bene ) che inanueduto cotinuande il nauigar fra queib onde; vrto in fcoglio > 0116 per non hauer apprefi. i documenti delpailato peri- colo , corrobbe quaiiruine fiano iltermine d“vna sfrenata volonta. Diuene dunque ama- te, anheloa gl’abbr3ciamenti, defidero i ba- ci,ne bramo il godimeto, n’ambi il poilello. Aftettijch’Ynitamentetumultuarono nella di lui mente con tal confufione, che ciafcuno ncufandocederall’altro il luogo, ondenon ben difcernerfi potea, da quale parte folle occupato il cuore . Cofinel fenodell’Aniino noftro prooline a piaceri porrandofi- i’arnor lafciuo,& i penfieri»'& i deiiden.e le padroni ttttte feco ftrafcitia, Sc ogni parte di not itrili F 6 tra ijt DEL SANSONE tfa (c fteffe confule con altiero orgoglio.qua- fi trionfo conduce. Non vi li ricercano mold fofpiri perfre- quentatl’ambafciatedegli appeciti, che len- za ftento compiacciuci, li pauoneggiano d’- hauer rrouato vn Cieio, al quale s’alccndeua lenz’ elder ellenuato tra niille cormenti, d el- ferui tratco da niille prolongate Iperaze- Fe- licemente impend > quanto puote ardente- mcnte bramare. Quel leno non prinia fece depohtario de’ luoi affetti, che lo prouo vero crario di gioie. Nel tempo Hello guild le lu- fiughe de’ fguardi, & i vezzi della rnano, vid- de nella bocca il rifo.e proud nelle labra i ba- ci, godette la ferenira nel volto , e la felicita lie’ content!, 1’aurora nel vilo, & auuantagia- to ne' dilctti il giorno, hebbe finalmente la primauera,ne’ fiori delle primieredolcezze,e autunno di pin fodi piaceri. Non tamo ancor hauea prouato delitiofo Cupido , perche her piu conofcerlo douea crudele, ellendo vero, che maggiormente col dolce (i cuopre l’ama. rezza di quel veleno,ch'vccide.Era coltei ne!- le lufinghe frequente , ne’ vezzi gratioia , nel parlar amabile, nellembiante beta, ne’ baci iniporama , negli ampleh affettuola, e di di- letri prcdiga . Non poteacol luo Adone mo- ftrarli piu amorola Venere, di quelloera co. llei con quefto fuo nouelloamante . Le gra- rie medelime.non poteano ellere pin corrcli. v Lavolontaftella di Sanlone, non haiirebbe potuto efsere verfo fe ftefsa piu hberaie,qua- doperle itelsa fofse llata bafteuole a com- piacer le fue brame, Prouaua lcarlezza ne‘- propri delideri, ma non gia auaricia ne’ di lei iauori.Hora infomma conobbe, in quale 11a- to s’hauelsero quelle elaggerarioni ftirnate fempre hiperboiiche d’vn amantefelice, che idle delitie de’ campi Elite- alia Bcatitudinc d' vm LIBRO TERZOJ rj} tnParadifo, ellende il paragone dc’propri fententi.Rincrelceua folo.che era (i frequen- ti dolcezze, reltando tal volca in calrna, reg- gernonpuocea iltimone, negiouaua ma- neggiar i remi, per ipinger pill oltre la nane de’propri diletci.Era mfomma li loaue il Hec¬ tare de’piaceri,uel feno di colei fonte di the. fori celelli guftato. die ragioneuolmeiue s*. haucrebbe riputato vn’altro Gioue, (e da vn Ganimede,euon da vna Veneregli fofle fta- ta prefentata la beuanda, di quefte delitie . In tal guilaarrife gran tempo lafomina a fuoi dcfideri;nelle proiperiradi quei amo- ri. Hebbe fpaciolo campo per fatollarlidf quei godimenti, de quali piu famelica cflefc raflembraua la Ilia natuia. Mai s'intiepidirono i ftioi gufti; perche il feruor della donna non so fe d’afFetro, 6 pur- da lufluria cagionato, fempre nel fuo villa, ce ardor gli mantene. Quindi il fuo efercitio era il conuer(ar,anzi 1’nabitar con colei.- giu- dicandopazziail cercar ripofo inalcro cen- tro: mentre erano fodisfatti gPafferci, & appagati gl’appetiti, entro la circonferenza di quefta sfera. Diede pero occafionc alia malignita della force, di principiarsu fondamenci di caned gioielafabrica delle luefciagnre. Not.iro- no quefta fua contimia practica iFililki,che con J occhio fempre aperto itauano auuer- titi, per accapparlo nella rete delle (ue infi- die- Sapeanoeller irnpoflibile i! cozzar cola fua fortezza: la onde a gmla di Leone pren- derfi non porea con altr’ai te , che cnopren- dogli jl capo,col cnantodellefrodi allacciau- dolo, cioe cogl’inganni - Ricorfero a Dalida anuertiti qualmente,oue li vaa caccia conle frodi >per l’acquillo dell’ambitapreda, non Ve della donna piu licuro mezo. ij4 DEL SANSONE Con molti Icongturi, intraprefero la batte~ ria della (iiavolonta, per hauerla fauoreuole: alle proprie richiefte: con qiiefte pretendea- noych’elTa per via di lufinghe.proeuralTe d‘- intendere da Sanfone d’onde riceuefie qiiella- forza.chelo facea imiincibiie, e lo redea for* midabile Conolcer voleano da qual’infltiflo procedefTe cosi (Ingolar fortezza; prcfumen- do pernertir quella Stella,che formauadefti- no tanto farale alia loro fllicica . Non hebbero molto contrafto quefte pre- ghiere. perche altiera colei di vederfi atianti inartodi fuppiicheuoh perfonaggi tali, quai> erano i Satrapi di quel popolo, diuenne am- bitiofa d’obligarfi. la loro grandezza , com- piacendola loro volonta Non fu pero da- queft’aura tola portata a cortefe rifpofta,fe- conda di gran fperanze , perche la femina corre ben si.all” elca della vanka,mada quel- la non riman prefa.Quanto pin e leggrera di< feniio,tanto piu nell 1 oftmato (no rigore gra- we.altro fi ricerca,che ventoal folteuarla,oue il voler aitrui l’ambifce. A’ raggi dell’ oro ft. folleuo, nella gujfa>che s’malza l’Aquila, a quellidel Sole. Vna gran quantita di danaro promeflalc in premio,fu il pomo,che fermo alle loro di- mandequeft’Atiaimyche suTaledelbafFetto forfevolaua alle negatiuc, per non conde- fcender in richiefte, ch' eila giudicar poteua pregiudiciali al fuo Sanfone. Era vn cibo troppo delicato, al quale non 1 potea non correr colei; ahzi fe ben rade volte fi prendano le donne con le promefle , non potea non reftar appefa al Iblohaino- d’vna tanta fpeme. Le ricchezze.furono aggiuftata- mentedal (bgno d’vn certotale figurate nel vouo.- si perche le fembianze deH’oro, e dell’- argente racchiude, si perche ntll’anlia , con LIBRO TERZO- ijc cui cheveggono , 6 eoccano.trasuitato in oro'. Giafi vede»che in quefto metallo irasfor*- roando le vedimenta.anzi le Ilefle, tal vna di loirnafiimbra vntheioro mobile, pili>tofto, chevn corpo di came. Dir fi pofl'ono minie- re,nelle quali dall’ ingorda lorauaritia^ adu= nara tal quantita di ricchezzc, che trarlenc pouebbe il mantenimetodi molte famiglis.. Aggrauate lono da foma 1 , quad che intolera*. bile : onde fon fatte immobili: e pur mai ii truoua termine,di cui fiano paghe, pill ga- gliarde de’Camel i eflendo,quando portar de« uono l oro . Lalbro auatina trouato ha mo- do d’atfaticar anchePorecchie, che lanatura dal pefo efento d’ogni facica 5 (in col lacerar- le , crudelmentc sfoizando'e a foftener pen* dente la meta d’vn theforo. Non rawmeoto la pientzza dell’oio,.. he in rutte l’altre parti, quafi per difprejzo colloca;o,rilucejne la co. pia MC del sansdne pia dellegemme, ch’intrecciata rifplende j perche giunte a termine di non trouar luo- go,in cui la ricchezza di quefti oggetti molti- plichino : fono ftimati vili, quando ll pregip della materia : in valfente_ non fia fuperato , dal lauoro dell’arte . Cosl mai paghe , anco dopo d'hauer refe efaufte le miniere, & i the- fori della natnra di cofe pretiofe , cercano di farfi donitioiesiVcio, chepiu ha di riguarde- ! uolel’arte. Credo infomma, che chi guardia si rigorola al giardino dell’Hefperidi propo. le: raddoppiarebbe i cuftodi alia guardia d’. vna donna »in cui fodisfacta fia l’auaritia de’- ftioi defideri. Con proportionara pena perd quell’ ingordigia feminile , caftigo Brenno Rede Galli, mentre con l’oro feceoppnfner in Efelo colei,al godimento della quale bra- mando , come amante eiler ammefl'o: moke ricchezze cfla ricercd da lui in mercede. Co- mando a : foldati, impiegaci uel facco della Citta, ch’ilgrembo di coftei facedero depoli- tatto ditutto l’oro, chetrouauano : ondedal- la louerchia copia aggrauata,eftinfe , co pre. tiofa niorce la fete degli auari appetiti. Non k dunque marauiglia fe conformandoli Dal ida alia proprieta del leiTo : fu facile al correr in quell’ empieta , alia quale veniua ftrafcinata dallaccio di ricche promeile. Intrapreiequello atfareconla diligenza, che ncercatia Defier fondameiuo di molto •vantaggiofo mterefle . Attefe al vatco la pre. da : col preparar prima i lacci dalla lunula. trone,e mokiplicar ie inuemioni, cole quali, elTendone il lor ingegno abondante, ingannar logliono la femplicita degl’ amanti . Partir nel principio non voile dall'ordinaria ferie delle vlatelufinghe: per non efler notata d’- affetratione, quando con le parole finalmen- ss colpito hamebbe is fcopo tie’ propri de- LIBRO TERZO'.' . ij? fidcri ■ Tanto fi vaiutano !e finitioni, quanto cuoprir fi fanno ; accioche conofciute non Cano .,Co’ foliti legni d'amore bafteuolmen- teappagana quell’animo, acuiilcibo de’- diletci,lempre riufciua foauc. Occafionc non haueadi defideratfi pill laiitoil conuito del. Ie dolcezze:metre auezza era colei a porger- lituctc quelle pit! delicate viliande, clietro- uar fi poflono sti ia mefa d’vn Gioue. Sofpec-, tonondimenoch’in vna fatieta non faltidio- fa, confolati gl’appetiti, confortaco il cuore > lieti i penfierj, feftolala mentc: godefle vna tranquilita felice, che profpero viaggio pro- metteua alia di lei volonta > le tra 1’onde di tantccontencezze: ingolfata fifoile co’fuoi tentatiui. Da vn animo quieto, quafida Ciel fere- no,non elcono, che raggi di gratie; e vento non eflendoui di cranagli , 6 turbatione di penfieri: riembi lie meno vi fono , da’ quali il Sole della gentilezza propria maffime di chi ama,s’ofcnri. Nonsa riftringerli la libe- ralita ne’ fauori: mentre fi difFonde per l’al- legrezza il cuore. Scherzauacon elfa dolce- meuteSaufone: tal’ hor cogl’ occhi dinoran- do quel volro, per alimentarfi con Ie fue bel- lezze la vita: tab hor qtiafi auido di trangug- giarlo •• fuggendo con la bocca l’oftro de’ co- ralli nellelabra,equello delle rofe nellegua- cie;come, che quelle infegne regali aflor- birvolefle, dalle quali couferuauafi l’autco- rita della di lei tirannide verfoilfuo cuore; tal hor traftullandofi intotno que’ vaghi pomi, che fruttificano nel feno ; moftrau- dofi ambitiolo d’inuolargli per potere, co¬ me uegl' atti di fortezza fuperb Hercole , cofi imitarlo nel gloriofo furto , ch’eife- cc de’pomi d’oro famofi , appo do’ Poa- ti. Non era men ladra Dalida in ogni vezzo., con TJ8 DEL SANSONE con cui gratiofa rifpondeua a fuoi fcherzi : ’ fnbbandogli il cuoie,egl'affctti. Tra fiori di queftedelitie mando ferpendo i'fuoi fimtila* ti inganni,perafferrarlocol tnorfo, one sfug- girjion potefte co! rigore, in fomigjiante di- Icorfo. Ob quanto pregiar mi deuo felice ( amato mio bene)fattadegna di-poffeder 1’amore d’- \ vn tanto heroe,chenon ha pa'rfnel mondo »■ j anzi ardifco dire, non ha chi lo fuperi, pet j nondirchiPeguagliinCielo. Vdirnonpof- 1 fo ftraniera voce; in cui non rimbombi il iuo- j nodelleglorie del mioSanfone. Laftupidita 1 d’ogn’znojche n e ragiona,e vn diftefo foglio; lielquaieacaratteri di merauiglia, defcritts fono i pregi della voftra fortezza. Oue 1’inui- dia occulrarpretende lalucedel voftro me- rito,nel (iletio delle douiitelodi, alfolo pro- ferir delvoftro no.me, il rimore drpinge nella gpallidezzadel volroquella veritir, che celar jjrocura ammutita la lingua - Clii ddmomini valoroli per celebrar i lero encorni difcorre }\ fempre efclnde Sanfone: perche in quefta parte,6fieteripntarovn Dio, onegano al* meno d'annoueraiui tra gl’altri: ftando che, come lapenna d’Aquila con altre niefcolata qucfte corrode; cosi le alrrui glorie il ricordo dc’voftri fregi confuma - Non polio , infom- na,fuori di quefte niura e (lender gl’orccchi, . che tofto afterdate non fiano da molciplicati panegirici, ch’cflaltano k llludri anzi prodi- giofe lmpreiedel voftro braccio. Quefti Fili- ftei maffime (lorditi, econrufi; veggo aftiiter alia voftra perlona.quafi ftatue,che bonora- no il theatrodelle voftregrandezze. Et iofdi- co alb hor tra me ftefla ) degna fono d’hauet vn tal'amante ; E di me imiaghito (i compia- ce vn tanto campione ,che Ipolato co laglo- lia alpirat nondeue al congiuugi merit o d’al- EIBROTERZO: *39 ' tti,che dvna Dea ? Io fenza merito di belta per ogni conto vile, refa ibno meriteuole di goder il maggiortrionfante: I’heroe pin inli- gne, di cui innamoratoil Cielo deftina d’ar- ricchir le prime tuefedi, per vantarfi de’fuoi I (plendorijpiu di quelio ,che delia lucedefgli aim lurpi'fi pregi. Tra quefte vocidell’ani, I mo faftofo fta ii cuore allifo al couito imba- ; dico da gli affetti di mille'contenti.ed’imme- I iagioia, one d’inccmparabile allegrezza ii mure. Le foie inftanze della curioiita pertur- j bano la quiete di quefte dolcezze ; confon- dendo ifdiletto di cosi foaui piaeeri. Mi mo- lefta con importtino defio di fapere one ii fbndi tal’ecceilo di fortezza,e chi nell’ciferci- tio di qualira, e conditioni humane fofteng* quefta infegna di Diuinita.fetto della quale nafconofecondi i trofei. Vso forza per re- primere quefti deiideri, come vani, 6 imper- tinenti; confiderando, che vna cogaitione tra linaicati terminidi dcbolezza riilretta; efteu- idernon fi pud per aggiuftarfi acio, che par- tecipa dell'infinito; Oltre,che cid,che in fro- te porta fembianze' di Diuinita •• fcco le com dirioni d’vn’eiler impreferutabile conduce . Ma in quefto punto pure rinforzandofi 1’- imaginatione.' E chi sa.dicea, che quefto non- iia lotto iimulate forme vn Dio ? Da ta! con¬ cetto nafeendone vndubbionella mente, fa¬ cile ad auuiuaranche i parti delle chi mere, m’mhorridifco ;perchelariuerenza douuta alle Deitadi nella prefenza d’eile, degenera ilvtimore j non alcrimente, che atterriti, anzi atterrati.ellendo lecito 1’inchinare la loroin- fmitaMaefta. Quii.di nell’interno fe;pendo vn non so qual gelo;; pregiudiciale conofco quefta ambiguita all’ardor de gl’ aftetti. che fat non poifono pompa delle proprie fiam- nie , necciiitati a cuopwte fotto le ceugri del- »4 &anchepiu dolcememe goderui.fe fete huomo, 6 put anche adoratui le fete vn Dio. Sigillo con vnfoaue bacio quefta fua di- manda.non con altro iinpronto ftampar do- tiendoli quelle orme.sii le quali douea quel* lo incaminarfi a far gratie . Non palefolli in quefti prieghi.ardente, perche forli ingeloft- tohaurebbero Sanlone.con maggior appa. rato d’efficacia propofti. E quefta pur vn’» arte.efta e da dogmi della limulatione ap- prefa : con maggior facilita conducendofi a feconda de’ noftri voleri.cbi con lento pafto . one quelli bramano ft guidasche chi con vio- lentomoto d’affettate fuppliche, 6 lufiughe fi ftralcina . E quefto forle dall'eller l’animp noftro inebinato a benefkij fuccede.che perd delle altrui violenze, in cio dolendofi, coil lc negatiue afptameuce ii til'eute. tIBRO TERZO: , . t 4 r O della ftdde atmertito Santone.o iticreda- lo alls apparenze, non proud acini frimoli dall'amore, per fodisfar con verace rtfpofta alia curiofita Hi coftei. Quafi in atto di befta- re la fimplicita della fua imaginatione, che fandaua fantafticando vn Dio, con vn forri- fo.rifpofe , ch’egliera huomo. N’accenno in confetmatione la proprieta d’cna debolezza ad ogn’altro commune in guila, che quando dafecce funi intrecciatedi nerui fofse ftato auuinto, imprigionato il potere > attercate le forze.altro non moftrarebbe di fingolate,che l'infeiicitad’vn cofi miferabiieftaco.Perla lii- curezza pero del fuo efser humanoj’muitd.a gl’amplefii, & a baci,ne quali proud all* hoc cofi affettuofa colei.che gloriauafi era fe ftefi- fod’hauerfi convna menzogna »comperata tanta felicita di diletti. Ellagioua ftimando conchiufo il negotio, e gia compito l’ordimeiito di quella rete . nclla quale far preda doueadel prezzo da’- Filiftei promefso al fuotradimento. Alcro efser fingeua i! fine di quel piacere, di cui ripiena, ftillaua perogni parte dolcez- zeal fuotiadito amante. Nelle mani de’- rraditoti fon trattaci gl’huomini, net modo > che !e fiere da chile conduce al niacello. All* hor piii s'ingraflano, & accarezzano quefte, quando vicino c il tempo d’vcciderle, cosie- ftraordiuarie dimoftrarioni d’affctto,pregia- to cibo didolci lufinghe, fono gl’ordinari preludhdei piu peruerfi rradimenti. Non si toftoda lei parti Sanlone ,che ail- Uerriti i promotori della fua malignitagiu^ bilarono,ftimando gitmta l’hora, nclla quale pafeendo il proprio furore ; liberati fi fora- *fo da continui ftimoli, co' quali gli tormen* tana la fame di crudeli vendette. Molto piiigioiua la perfidaj clwherlzan* da T4* DEL SANSONE dogia grand: edificij di vanitadi fopra quel denaro, ch’ella attendeua per mercede. Pre- pararono le turn ; conl’vfod’ ogni diligenza poilibile i procurando, che .foflero fopra d’- ogii'altre.forci ,e vcdetido .ciafcuna d’elTe ad ogni 'lorefpeiitnentata violeirza refiftere coil rtidlta fodezza,giuratohaurebbero,che fette fiate replicate, forano bafteuoli a ritener im¬ mobile, chi anco hauefle lle.forze d’vn Dio,; pur.ciiehaueile corps d’huomo. Con fom- mo dilecto ne mokiplicanano le prone., per compiacer i.penfieri,che (empre piu s’accer- tauano douuer riufcir indiflbiubile il nodo delledi lui miferie., quanto piu forti efperi- mentauano eiler quefti lacci • Con grande apparato d’arme finalmente., nella cafa di coftei, ntiraroniialcuni d’efu per Torpreder- lo con lmprouifo affaito, quando conforme aila lor intentione.fortito haueilero il lor efi- to i legami. Prefumeaao coftoro.con vna tal’ atcione atianzarfi vn gran capitale di gloria; non vaicanoperd comperarlo con alcun ri- lchio della propria vita, dal qualenon erano ficarifinche vn Colo braccio di queftoheroc dubitauano poterfi tnuouere, maneggiando l’arme del proprio (degno : Venue poco do- po Sanfone , a cut con honoraco incontro d’- abbracchmenti,edi vezzi moftro Dalida, co quata allegrezza celebraire il (no arriuo. Gia gran pezza lo ftaua su la porta attendendo , cola Ipinta dall’ impatienza de’ defideri, bra- itioli di tradirlo, benche qnindi prendede oc- calione d’elaggerar la vehemenza degl’ affet- ti, anididi vederlo. Non prima pero entro quelle mura pofe il pie., che con gran paiTo dalla mofl3 de’baci alia meta de’ loiiti godi- menti fi condufle. Co 1 i foaue zetiro in pop¬ pa fefteggiaua,nel veleggiarin vn mare, nel quale noij h to!to fi toccauane I'onde, che fi gum- X'lBRO TERZO; 14*.. 'glungeua in porto. Mifuraua ia propria felt- cita al contrario delle Iciagure di coloro, a' quail auanti di goderenellabonaccia la tra- quillisa di qualche diletto, enecedario affa- ticarli co’remi, foggiacer il pericolo di nau- fragij, e laftricarfi il camino di mille ftenti ? Satollopero ben tolto di piacerij abbandona foauemente la languidezza propria d’aman- te contemo.in grembo al fonno: per ordina- rio,aI canto del 1 c dolcezze leguace.E quefto appunto era lo da to, in cui lo bramaua que- fta Sirena ingannatvice, per farlo preda de*- fuoi fcelerati defiri. Vegliaua efla qual Argo> con cento occhi intenta ad attendere, ch’ egli dormendo ageuolalje il terminal- l’opera , ■nella quale infifteua quell’ecceflo di vigila- ta. Cofi leggieriffimo moto aggiunto ad voa fiugolar deltrezea , s’incamino all’imptela ; accoftandofi al Ietto, in cui giaccua co’ fen'fi talmente immerfi nel fonno, che giudicac potfali ha utile rinontiato al mondo j fe con frequcnte fofpiro, anfiofo no fi fofle moftra* to d’ancorgodernc l’aria. Quindi lion le ft! difficile,con raddoppiate fecondo idi hii dec- ti le funi ftrettamente legarlo ■ Ahnodoanibi i piedi infieoie; onde priuodel moto, qtiafi dilanimato reftafle i! fuo valore, di cui fotto •vn’effer immobile di ftatua,nulla giouano ue raeno gl’ecceffi - Tra quei lacci, cd’quali attrauerfato lo cinfe, imprigiouo quafitrale angiiftie.de t ceppi le braoiia; oude reftando lenza fpirito la fua ferocia, la generofira del cuore darno Potea animo ad altro effettoi che di di(pera- tione . Imploraua pero ad ogni memento co efficaci preghiere i voti de’ miniftri di quells Delta, che particolarmente c’aflegnarono i Poeti, all’hor.che dormiamo. Temeua pur iexnpre,che uiucgliandofi d'unprouifo. no* ,*44 DEL SANSONE rliftniggedc quanto cfla con efatta accurStes- za opeiaua. Se con l’auttorita delia Luna.ha- uefle potuto concorJar il pocere;molto piu volenticri.che quella all’amato Endimione, conceflo a Sanlone haurebbe , vn iongo, !e non perpetuo fonno. ' Ordito,& ordinato compitamente ci6>che a'leiafpettaua.follecito i Filiilei ad alkftir Ie arme,e correre fpietaticolferro contro lo fcopoka lei fiflo.e fermato a loro voleri. Ri* cufaronorimiico > perche lo (pauento nato dalla di lui fortezza , non potea diet fepolto altroue ,che nella ficurezza infallibile d’vn’- edere totalmentc impotence. Dal fapere, che egli era legato non riceueano conforto j onde per alTaltarlo s.armallero di coraggio; per¬ che ricordauanfi, che altre fiate rimafti delu- fi; vn fimile credito fii fondamento d’arena > alle lorofperanze. Prima infomma d’entrar nell’arringo , one correano riichio d’eflerdepredatidal fuo fu¬ rore ; tentar vollero con men pericolofa pro* uaefitopiiifdice. Rifolfcrodi vederlo ioui- luppatoconineftricabilnodo, tra quelle fii* ni; prima di iudarc con i’vfb d’aperte forze 1’occulteinhdie , cheriulcir contro fc iteffi poteano pur troppo heri afiaiti . Contenti pero d’occuparcon fnudati ferri 1’aditodeE ia ftanza in cui eflb dimoraua; concertarono di non inoltrarfi in quello fteccato, fe vn lie- to cenno di lei riceuendo per guida > accertati non erano d’eder chiamati in Campidoglio- Entrata peto Dalida con ftrepitofo furore accoppio vnagagliarda voce, dicendo : De- ftati Sanfone,che i Filiftei t'opprimono : Pe- netronell’interno albcrgo dell'animo la vo¬ ce, efufcitatotumulto ne’fanrafmi, genera confufione ne’penfieri, quale in vn’ efleicito : general fuole neila notturna quiere iiorribile ! rim- LIBRO TERZO. 14;, rimbonbo, che chiami i foldati all’arme , 15 ondedepofto dal tbrono de’ (entimenti il fonno, collocato vi fii come piu vigilante cuftode, vn generofo ardire . Alle lolefcode di quel rremore , che pro- f)rio fuol’efler di chi da importune ftrepitqj ?i rifueglia, cedettero fenz’altri sforzi rom- pendofi le funi, quad fottiliffimo filo, che alia fola prefenzadi vigorofa fiamma ab- bruggiato, (i fparte. Quindi non d Icoper- fetraquefti Icgami tradito ; finche le reli- quie di quei fracadati lacci vedendo; co- nobbenello fteffo tempo i pregi della pro¬ pria fortezza, onde era difciolto, e gbingan- ni della fua donna , dalla quale era ftato le¬ gato. Nel rimirar quefti parues’alteradcil fem- biante; lotto il manto della naturale fua fe- rocia defiderofo d’infinuarfi in afpre ven- dette. Da molto pitirabbiofo fdegnoop- ptefo il cuordi colei; rimproueraua fe ftef- fa, comettoppo credulaa quei detti, da* quali all’ hor vedead si vergognofamente fchernita. Con vn mefto, anzi difperato fguardo, auuertiti dell'infelicita del fuccef- foiFiliftei, gli follecitoa nafeonderfi con tal fretta, che non cedendoli vicendeuol- mente illuogoj poco maned non s’oppri. mellero, 6 co Io ftrepito dell’arme almeno, inuitadero quel furore, che non ben dello ancora , pronto non era per entrar in batta. glia. Raccolti, che furono in (icuro ricouc- ro, comeftolidi mirauanli l’vn l’altro , & anhelando quad vlciti da vn gran pericoloj nel pallido voito del compagno, fcorge- ua cialcuno 1’imaginc dell’ intimidito luo Ctlore. Dalida in queito mentre, poco dcura, che G i 4 « DEL SANSONE per lei ancoranondiuenifle cragico lo fpec. tacolodell'ira diSanfone, peril quale gia fcuopriuanfi luminofi apparati di Idegno- fe fiamme negli occhi, celando fotro leli- mulationi il cordoglio dcll’animo, a fcherzi fi riuolfe. Correndo ad incontrarlo , cogl'abbrac- ciamenti lo ritenne; mentre feroce vfciua peratterrar l’orgogho, di chi tentaua infi- diar la fua quiete. Con gratiofo forrifo, fe fola dills inuentrice di quell'inganni, & or- ditrice di quei lacci,per confermar alia pio- pria cutiofoi-fse’-dubbi inquieta , la verira de’fuoi dctti. Freqnentandoin quefto dire i baci.- con replicate lufinghe procuraua ad- domefticar la fua fierezza, reprimendo gli impeti di quei furore , il quale mai li vidde balenarc, che inlieme crudelmente non ful- minaffe, chi l’hauea ofFelo . D'lhpo quefto vento gli ofcuri nembi, che rninacciauano cruda terapefta; onde l’avco della bocca fac¬ ta ridente , quad Iride indicio di ferenira > e concrafegno di pacejquefta formo con amo- rolo baccio. Cefso tra gli affetti la guerra.di cui correuano araldi neli’aflerne fembianze , edi commun confenfo ritornato nel throno de’fuoi maeftofi fplendori il SoJ d’amore.ne comparuero rifplendenti al folito i raggi de’ fuoi foaui diletti. Nel maggior feruove di quefti, interpofe quellehurnih querele.per introdur la pieca > one gia Icorgeua anmdato 1’afFecto . E co- sii/dicea) fi fchernifce, dmiobene, queila . che da voi tanto amaca i nominar non fape- te con altri tirolb che di voftro cuore. di vo- ftra vita > Ricufate dunque di fpalancar l’interno dcll’animp con vita fincera verita a colei, che LIBRO TE RZO- 147 clie tance fiatev’apre il leno , peralimentar col latte ddle dolcezze i voftri contenti ? Come potto io creder veridica qtiella lin¬ gua , die li foueote replica , e gitua d'amar- mij hor.che l'h£> tcoperta bugiarda I Giudi- cauo,anzi gloriauomi: ftimando tra noinon fi fraponefle altra diuifione , che qtiella de' corpi; la onde il mio volere polledefl'e i vo¬ ftri affettijfi come quefti, di me hanno alTo- luto il dominio. Non credeuo poflibile il trouarparte celata amici delideri in quel cuore, clie prefumeuo per ragione di traffi- co amorofo.efler mio, come dotuito prezzo alia vendita , che di me ftefla feci a voftri piaceri . Nella fchola de’miei penfieri era improbabile dottrina , il viputar polTibile, che diuenuta menzogniera: tralignafle la lingua d'vii vero amante dalla fedelta, che fempte moftro in vigorofe protefte d’amo- re. E pur l’efler io 1 ’anima voftra, il voftro bene, la voftre vita, non m'bano potuto im- petrar vna verita da qtiella bocca , che detio chiamar traditrice : mentre col fugello d’af- fettuofi baci, tante fiate m’ha confermateje lettere d’amore, clie con la penna della lin¬ gua (ctiuetia il cuoretper pagar i miei diletti coq lacertezza, ch’egli mi porgeua d’efler amante Deuoancochiamarla ingrata: men¬ tre con tauta frequenza da me nbacciata , femprefuabondantedigioie: elfermi uon • dotiea in queftaoccafione auara di gratia. Ho infommaginfta cagione di dol,ermi, co¬ me mal rimeritata, e pcco ficuradi goder ip voi la gemma della (incerita,fola apprez- zabile in chis’ama Con fimili lamenti, non letizarriticio coloriti, proponeua a gli oc- ! chidi Sanfone l’efemplare de’fuoi dolori, fcuza priuario p «6 deila bramata imagine G 1 de* * 48 . delsansone dc’ fnoi godimenti • Erano inceredati di lu- finghe per condire con la foauita di quelle ogni amarezzadi difgullo .che nafeer po- rede dall’importunita delle lue querele.Scu- fauafi quello, adducendo per motiuo di quello,piu tofto fclierzo, che menzogna, il non conolcernecedario i! compiacerla con veri derciimentre poteua la fiia lemplice cu- riodta d’vna verilimile rifpoftaappagard. Che pero croppo rigorola nello (indicar 1'- 1 intentione della lua mence; era rroppo fa¬ cile al lagnarfi , ch’egli hauede mentito con doppiezza di bugiardo ; mentre l’haueua burlata, con vna lieca femplicita d'amante. Altro miglior appoggio ofFerir non poteua a tradimenti di quell’empia, che da quefta (enfla trade occafione di fondar nuoui ten- tatiui; per effettuar i penderi della fua cru- delta,su Ie di lui parole. Serua dunejue (log- giunfe)perftimoloanonpiu bedarmi; il conofcere,con quanto ardore io brami que* flo compiaccimento . Mentre s'd agl'oc- chi aggiunta quefta conftrmarione della vaftra dngolar fortezza; mi s’c accrefciu- to vn grado di curiodta nella mcme , fatta pill dubbiofa nel penetrare la cagione di cio , che con piu infallibile certezza , fcuo- pro eder vero. Non fchernite dunque quellemie nuoue I preghiere, ledileggiatehauetele primiere dimande. Vi fupplica quello cuore.in cui d non folo l’imagine voftra: ma anco la vita, perche inquieto in quefti dedderi trouar • non pud pace altroue , che nel grembo di quefta bramata fodisfattione. Non negate, omio bene, alia voftra a- mata mercededi gufto si vile .• mtntrepro- diga fono con voi di uitco cio, che podo do- nar- LIBRO TERZO. 149 narui- Non ho in me parole , che volontieri non fi (uenafte, e facrificall'e a voftri piace- ri,ambitio(a d’inconrraril voftro genio, e confbrmarfi a voftri voleri. E voi si ritrofo (arette almio affetto, che con gratia cosl leggiera.fenz’alcun’incommodo voftro: ri- cuiiate di concorrere a facilitar le qualita delmio ft a to, che fenza rimporcunita di quefto defio potro ragionenolmcnte chia- mar beacitudine.gcdendo perfettamente del Paradifo della voftra prefenza ? Altro gia non ambifco.che faper le voftreglorie: co- nofcer fin dalle radici i preggi delle voftrc grandezze , per rneglio penetrate gEeccelli del voftro merito. Defiderij foil pur queftid’vn cuor fince- ro, che ami: auido di collocate nelle prime fedi del Cielo, fopra i Dei ftefti > fe poflibi- lefofte,l’oggettoamato. E tantofi refifte in fuelar’ i fuoi fplendori a chi del fololor lnme gode: mentre a chi pud dardi vane lodiil rifcontro, con altiero vanto fi publi- cano! Deh non defraudate, o mia vita.l’af* fettuofa intentione di chi vi ama, defidero- fa di conofcer il valfente de’ voftri preggi: per poter corrifpondere col pagamento delle douute adorationi , e moltiplicar 1 c fuegioie, quanto maggiori fcuopre le vo- ftre gloric. Replicana colei fomiglianti inftanze fen.' za interrompere la loauelade’diletti, con la quale s'ammolliua il cuore di Sanfone , per riceuer i’impreffione de i fuoi accenti . Quanto piu ftimoli pero effa aggiungeua importuna, contanto maggiorisforzi, lo necelfitaua a mentire.Era in obligod'acque- tarla con qualche rifpofta : ma pur era a- ftietto a racer ii vero : auuertito di no doner G j fcuo- I/O. DEL SANSONE fcuoprir il theforo, a ch* intention hauea di rubbatlo. Vedenco • che con 1‘afperienza procuraua conferm.irfi la vcrita de'fuoi der- ti: miferabilmence fi prenedea , d’ogni for- , tezza priuato, quando la radice moftrando- ne a colei, incitata hauefle a mandar cola il ferro per proua del vcro , fe non per efFetto di malignica. Fingendo pero di fuelargli I’- imernodelcnore.difle, che con nnone funi, eflendo legato •• allacciato totalmentedade* bolezza eguale ad ogival tro : fora reftato impotence. Con reiterate confermationi approuo lo fte(lo,per accredicar gli accenti.che non po- teanohauer fede in chi preuati gl'hauea in- gannenoli. Dirtegno (ubitosu qnefta cogni- tione fingolari progrelli alie fne antiche fperanze, non pin dubicando, che fapelfe mtntireil fuo cuore : mentre Ccorgeua dalle menzogne reftar offefa lei, che I’ldolo era de’ fnoi affetti • Richiamo i Filiftei, per mo- ftrar quanto approfittana le lue arti, appre- fentandofi come vincitrice di quell’oftina- tione,dacui fiU’altrafiatadetufa. Publico 1 per fuo trionfo qnefta nuoua certezza di quello, ch’elli bramauano intendere, per af- ficurargli, che la rorale vitcoria era nelle lo- , rotnani, auuidedi tradire. Gl’efortaua ,a t non abbandonar l’imprefa > hor piii, che mai auualoraradalla fpeme d’vn’efito glo- l riofo ; la onde fora rifolutione troppo con- tratia all'efficacia de’loro voleii: il non fe- ! condar il vento d’vna fauorcuole fornma.. | Con moire perfuafioni infomma gl’ani- mana a procurarfi quelt’auanzo di glorie, che pretendeano su’l capitate della morte di Sanfone; moftrando pazzo eller quel j noachieto, che da vna fcorfa cempefta at. • LIBR.0 TERZO. iji territo, cefla dal profeguir il fuoviaggio,' verfo il deftinato porco. Non puo elTereno- ftro patriraonio la fehcita; mentrecommu¬ ne heredita della noltra natnra, fono le fcia« gure . Intraprender pero dobbiamo i fuccef- fi>all’hor> che nell’opportunica deU’occafio- ne, qnelta dalla force a noi fi concede. Con raolte prone procuro dar forza a queftefue ragioni; dubitandodi non pe- dere quel prezzo, a cui hauendo la miral’- ingordigia degli appetiti; s’incrudeliua la perfidia de’ defideri . Vedeua efler quelli moltoritrofinel condelcendere alle fuein* ftanze, anche per conlencire alia propria volonta; licufando d’efporfi a quel rifehio , di cui ancora conferuaua vna viua imagine, inhorriditodall’efito precedence, ilcuore. Co‘ tracci della cimidica, erano defignace didiiafioni croppo pollenci per rimuouerlo dall’encrar in quel golfo , che gl’era ftato feno di dolorofo naufragio. Sti molati finaL. mentedallo fdegno: ricornarono siiquella carriers, nella quale rcftij gli rendeua lo fpauenco di milleombre, d’infaufti acciden- ti. Andarono larue del cimore,piu che huo- mini rifoluci rallembrando ad appiacarfi nella ftanza, ordiuario fepolcro , in cui na- fcondeuano la vilca di quei pecci generofi al combaccere in ftaco folamence, nel quale il t nemicofolle impotence al vincere, anzi a f guetreggiareinhabile. Con le vfate arte de' vezzi, inftromenti , della debc lezza feminile, per il compimen* todelleloro frodi: ridufle i fenfiadabban,- donar la cuftodia della vita : onde lafeiando d’inuigilar,come fencinelledel corpo: que- ftoconrtituiuauo preda d’ogni furor nemi- I to, Con qualche fonnifero,cred’io,corrom* G 4 peils Ijz DEL SANSONE pefle la vigilanza di quefti,per incglio fttini ger, & annodar i lacci, ficura di non hauere ehiladiftornalTe in tal’affare: mentre erano quelle guardie in piu profondo fonno, non che immerle fepolte . Quanto deftinarono i penfieri,tanto effecttio nell’efectitione. Rad- dcppio moke fiate le funi : mokiplico in piuguife i nodi, di modo, che accrefcinta la fortezzadi quelle,procurataprima da com- pratori ,giurato hautebbe quell'empia, da vn Dionemeno sfuggirfi potedero, lean- guftie di quei legami. Ammiro pero nell’ec- ceflb anchedifegacita si peruerfa , laceci. ti d’vn maliguo, il quale alia metaprefifla dalla fua perfidia cone, priuo a’ogni lame , tra continue tenebre. E per qual ragionc non tentar d’vccideido : mentre s’aifaticaua- nodilegarlo, conmaggior facilita, epre. ftezza.con vn colpo di ferro, mentre dormi- tia,potendo foggettarfi alia morte: di quel- lo llrettamente auuolgerli potefle tra lacci. Porgeua ficuriflimo l’adito ad vn pugnale > fpilito a mortal ferita quel fonno, che daua commodita per aliacciaido, con tante fu¬ ni . E pure nell’ardore di quel dcfio , che ne bramaua fpietate vendette, la fete de gliaffettieradelfuofangue, e quanto pili fcuopriuano impoffibile 1‘hauerlo viuo fco- pode’propri difpreggis tanto piu afpira- nanoad hauerlo motto, pet efcadel pro- prio furore. Ma tanto non hagiudicio vn peruerfo,per terminar con tanto maggior facilita, con quanto fflinor pericolo, le imprefe, che fo- no- i'vnico oggetto dc’fuoi penlieri. Con quefti ogn’hora, ch’ei piu s’aggira; cami- nandoal buio, feiil^re meno vede il vero fentiero, in cuipud pili facilmeceiftradarfi. LIBRO TERZO' ifj Celebrar perd queft’ effetti nel particola- re diSanfonefi dcuono, come parti della diuina prouidenza, obligata ad vna Angola* re an a di lui, dall’impronro di fuo feruo , che in ello (coigena. petmetteua s’elten- deile l'alrrui empieta a terinine , in cui ca- peggiar poteli'ero le lue giorie, non rant’ ol- tre.che giungefie ad arreccargli co’fuoi per- fidi rnezi la morte. Cosi limicare Ion fempre le tribolationi che Dio comparte, a fuoi fegnaci. Difpen- fa i trauagli a pefo; regolati, cioe ad vna mifura.la quale accrefcer pofl'a legradezze, &aumentari!meritodel tribolato; laoue dall’altro canto, ne grandi mine, lie nota- bile danno cagioni. La mifericordia, e la bilancia , su la quale concrapefar fi fanno quefti. all’vtile del patiente. Anzi e il lam- bico,dacuidiftiIlano quelli, elpreifi dall’- ardore del fuo affetto; vfcendone quei foli, che gioueuoli elTer poflcno per dar vit3, 6 lalutealb anima, a cui fi mandano . E fre- quente nella fcrittura il paragone del tribo- latocon l’oro j perche egualmcnte di que- fto, e di quello tra le fiamme fi pretende la bellezza, non la confumatione. Nell’ in- terno infomma delle tribulationi s mai fo¬ lio grauide, ne di tempefta,che vccida.n^li fulmini, che intenerifcano le nubi, che ri- piene raflembrano di furore; mentre non diluuiano,chegratie.Quafi alrro Ifaac.ogui fuo feruo permettc Dio, che sn’l rogo delle Iciagure, fatto altaredella patienza , su’l quale a lui fi confacri: miri iopra difeca- dentel’vltimo colpo,manon,che lo proui, perche nell’ acto del ferire,anzi dell' vccide- re,la mano del feritore folpende. Che fe cid concede alia crudelta de’ tirau- G s iu: Tf4 D-EI. SANSONE ci •• accade pcrefler necedarioil inorire, a chinelle brUezza di quefta terra noil deu£ piuvmere: facto vn compoflo d'amorofo fuo co, a ctii persfera la piu fublime altezia conuiend. Chi con illuftri vitcorie, e fegna- lati crionfi, acquiftato s’e gran capitaledi glorie, & arricchito di moire pregiare gran- dezze; altroue nen dene , che in Campido- glio condurfi. Se pofcia altrefiatein eiico toralmente iufaufto terminandoi fucceffi; l’vltime mine ne fegliono , la onde radem- bra, che Safer Dio verfaril vafodi ttitta la lorempia malignitaa perfeentori: dall’in- auuedutczza, 6 oftinatione neftra procede, 1 con la quale di fcanlar ricufiamo i propofti . pericoli. Dopod'hauerci Dio rafrenato gran tem¬ po > per non fare sforzo alia nolfro volonta, ci lalcia (corrcre a qtie’ precipiti j, a quali s’- i andiamo Itibricaado il fentiero: Ah‘nor>che i ci fa al precipitar facili la fragile condirione delnofho' Ifato, eglicon la mano della pie- ta ci foccorre: ma le habili al cader ci rende lacemeritanollra; traperigh, quali fdegna- to ci lalcia. Cosi Sanfone oltinatameiice conftante nell’amor di colei, che imporuina I nell’ordirgli infidie; farlo non pnoteaccor- ft per fuggire; nel potere del proprio affet- to redo abbandonato da quella promden- za , che ben tie fate rotte hauea la trama di * quei peruerd inganur. ConqUeito filo perbanebe dal (econdo ; label intoordiro da edacon pilt f-irti lacci , j vfei gloriofo; partendoft trionfantc da quel- lo fteccaco in cui inauuedutamente era en- ! traro, dormendo- , Appenaconftrepitofegrida deftinate ad l jutrodurnel cuore di lui la cimidiw, icaccib li LIBROTERZO- il formo , che com panic la forcezza, quafi da quel luono ehiamata in arriugo, afar nuoua pompa de’ (uoi illuftri pregi Del fo- lo moto s’auualfe, concui dnzzarfi procu- rd dal lecto, per ailifterc alia difeta di fe ftedo, intimatanecelTariadalle voci dell’a. mats, che vicina minacciauano i’oppreflio- nede’Fihftei. Il loro furore diquefta femplice mo(Ta» feuz’aggiunta di mioue forze : I'pezzo anco done piu erano replicaci i nodi, quelle nao- ue funi; quafi,che non tali follero Bate, ma debolillimo filo , quale nell’orditura di foc- tilill’una tela s’intreccia. Tanropai forte- mente era le catene del dolore riltretto rofto l’animodi colei j in quelli fecondi inganni fcuoprendofi, di louerchio vilipefa. Se pure maggiormente non l’affligeuail perdere quel guadagno, di cut nella rete di quei legami.gia credeali haner fatta glorio- la preda. Sforzaca a licentiar di nuouo, con vnfguaido, le fperanze di qtiegli empi , che a i dilet tradimenti affidauano le fue ven- dette j doleafi molto piu oeceflitata al repti- mere I’mgordigia degli aftetti, la quale all’— elcadeldenaro, ftimatavicina: aperte ha- uea le fauci: fpalancato de’defideri il leno . D’jtrabbiati penlieri ditienuta feconda, pro- dur piu non puote parti di lufinghe, dt’ quah anche oblfetrice folfe la fimulatione . Rilueghato Saulone, proud ftimoli, ondc eccitato era al rifo piu,che Ipinto al furore. N e’ trionfi del fuo valore feminati nellc re- liquiedi quei lacci iuidilperfi , ltimod’ha- uer lolo beffara I’amata , della cuiinquicta curiofita, non d’vna maligna perlidia, ripti* to quei repheati tentatiili, contro la propria forcezza. Con G 6 If6 DEL sansone _ . ; Con gratiofi fclierzi prima, e poi co amo- to li vczzi procuro d’acquetarla : incontran- dola con finiili aflalci, all’hor appunto, che armara di rigore, s’era in dilparte ritirata-• attendendo, ch’egli comparifle infleccato con l’arme d’amore, a fuperar le forze di fdegno . Nonoso d’irritarlo con apertidi- fpreggi: perche daigli prerendea tormcnto, onde (i ftimolade a compiacetla: non vfar violenze, onde olfefo riloluefle d’abbando. narla. Le meretrici mai danno il volo a queft’vccelli, che feruono loro a grande ac- quifto, fenz’hauer alle mani vn lilo, con cui a fe gl: ritirino. Non tenterano le donne di marrellar vnctiore; fe ficure non fono > che ripofto nelia fucina d'amorofe lufinghe: fia per habilicarh a quella forma , ch’elle pin bramanO:. Conformandofi alle regole d’- efperco nocchiero; mai (pingononel mar de’difgufti la naue di quell'afferctOjche con- dur vogliono a! portode’propri defideri; fe ben afferrata la vela della fua indinatione, non s'accertano di poterla a propria voglia girarc.fecondo li riuolge il vento Infenlata lolamente moftrauafi Dalida a fuoi baci, , forda a fuoi accenti; morta a fuoi fofpiri, e fepoltaper leluegioie. Non pid, che vn marnio firilcaldaua all’ardore d’affettuofe dimoftrationi ; in guild tale, che annouerar anch’egli a prima apparenza poteafi, net ruoio di quei pazzi, che di ftatue dmennero amanti • Vfciua taluolta qualchb lagrimuc- cia: impeditane maggior copia, dall’inten- tione di palefare , qualmente la fianun* dell’ira, eccedendo il dolore : confiimaual’- acqua del pianto • Non giudicaua douerfi combatter con lagrime vn'cuore, piude’ propri diletti, che della pkca amico. Con LIBRO TERZO.. i?7 Con la fola priuatione di quelli > reftaua afufficicnza punito,chi amando folo per godere, ft dilongaua dalla felicita , allonca- nandofi da i piaceri. Dopo moke iuftanze finaimente del po- ueroSanfone, impoi tuno con tutte quelle parti,& jn cucci quei modi,che fogliono ap- prello vna femina efler, non che loqnaci , efficaci.-vn’akkra, e breue lifpofta otcenne - In quefta conchiufe d’ecernar le conditioni di quello ftato; le con vna rilpofta, oftinato egli riculaua di fodisfare le fue richiefte . Ciodetto dalle di luibraccia> cheamo-' rofi amplelli la racchiudeano; con rabbia li dilciolfe dalla fua prelenza paitendoli. An¬ die i cacciatori tefa la rete, da quefta s’al- lontanano : accio che dalla ficurezza inui- tata la preda, in quella s’allacci. Non pud noninciampar ne’iacci di donna amaca > quando incauco amance correndo, quella foggitiuafegue. Diuento agonizante Sanfone , difperando di rihauer la falute, dalla feuera ngidezza del fuo bene inuolatagli •• menire il ntomo ■ lella di lei gratia, impetrar non poteali fen- zal’incontro dimanifefte mine. Non fa* pea in qual modo arricchirfi di gtifti; fatto mendico di menzogne, con le quali: ancor- die befFandola , compiacefle i’importnna curiolita di colei. Gia era difficilefe nonim- poflibile il perfuaderle , die con altrilega- uupotelle imprigionatft queila fortezza , the nelle pallate prone, s’era con tanta fcici- lita.difciolca dalle piu riftrette anguftie. Ri- comperar i’amor di Dalida, ouero le lue lufinghe col vero non era lecito: mentre** correua rifehio d’acquiftarli grauiftimi dan* tii.fe non ci udelilfima morce« if8 DEL SANSONE II vinere [enza qttefto cibo, era vn langui- rerroppo miferabilmente, fcampar non po- tendo dalla tomba de gli vlcimi dolori > £e rii:u gorito non era con fi dolce riiloro. Amore finalmente maeftro d’inuentioni, quando feruir deuono a procacciar godi- menti; fuggeri nuouo modo di fchernirla col falfo: canto piu pero facile ad acquiltar- fi il di lei credito, quanto piu in fe hauca del verilimile. Corfe canrofto a piedi del fuo Idolo > lie- tod’hauer tra penlieri trouata moneta , con l’off’erta della quale ricuperar poteua la di lei gratia, fenza ptegiudicar a fe ftelfo. Mo- ftrandefi arrefo alle vioknze dell’affetto, in lifoluta determinations di non difguftarla aff'ronto il fuo rittofo fembiante, col pale- far intentione di compiacerla Si, vna con bugie, ( dilfe colei ) per prenderui del mio credito, nuouogiuoco . A’fe , che non Card pet fauuenire canto femplice a voftri in- ganni, che fubito prodiga diueuci di fede, a voftri accenti. Con quefte parole accompagnate da vn*- apparente feuerica, intreccio vn tramezzato iornfo , la gratia del quale fu nuouo fuoco per ftruggere compitamente il cuore di Sanfone, ammollito gia dalle interne fiam- med’arjiore. No mio bene (replied Ipin- gendo le labra a rubbar almtnotragli am- pledi vn bacio,) che piu non vo lchernirui • La lontananza dal voitro feno, e troppo do- lorofa a quelVanimo, al quale il mondoe * vn feretro , quando quello non gli fia culla , iucuicralefafciedegli abbracciamenti >ef- fos’alimenca di gioie. Conofcea ben la donna quefti efler vezzi A’vn'affaoiato , i quail hauuo per vnico og- getto LIBRO TER 20- i S9 getto la fola auidica del bramaco cil»> onde refti fatollo. Scarfa peid di corrifpondeu- 2 a, moltranafi molto piu auara di credito a quefte dimoffrationi; attendendo quella, ch’ei diceua vera rifpofta,con fpeme,di con- uincerlo meutitore > per pocer'con nuouo fdegno lafciarlo addolorato. Sallecitatofinalmentt^piu con orgoglio, che con curiofica; dille, che fora reftato im¬ mobile, & impotence, ogni qua! voltaat- •orgliata ad vn cliiodo h (ua longa cliio- ma, con gagliardi colpiquello,s’affigeHeaI liiolo. Conformofi alia mente di colei vna tale rifpofta, ne fapena dtibbiofa laconlidera- tione trouar terminedi faliica, concni s’op- ponedea ftimar la verita infallibile. Ecerto coucepitii non potea qualmente nell’atto della proua, non folle piti tofto per fradi- carfldal capo il crine, cbe con la debole forza di quefto plantain il chiodo. Quindi acquecata ogni ambignita dell’a- nimo, appagata 1’impocunita degli affetci i liel viio facto lereno campeggiaua la felici- ta del cuore,diucnuco tranqmllo.Senz'alcint velodi rigore, compariua io (plendotede gliocchi; cotne lenzaalcim ramarico era il contentodcgii affetti. Rifolfe Deliabocca il rilo, come 1’aflegrezza net petto .-e diiltn- ne la faccia vn feftofo theatro d’amori: co¬ me diuenuta.era l amina vivcampode’piit comptti piaceri. Done t or, eccefti di libera- lira a Sanfene , quanto non fapeua anco bramare,non che richiedere. Soprafatco in tal guifada’di'ctti ftupiua: prouando vn liaufragio, fc ben dolce, in quel paradifo, chc ii repnta ikuriiiimo por- to. Di cio,,che godea contento:non permec- tcua, 160 DEL SANS ONE teiia,l>affiigge(Ie il confiderar cid> chefora feguito, quando 1’amata tentando certifi- carfi delle file parole : fcoperta fi foffe di iuiouo delufa. Quanto fcno pin folli gl’a- manti, tanto piu fono anche lontani dall’- imicare la prudenza della formica nel pre- ueder a! fututo . Purche fatij gioifcano al prefente.non penfano,fe doppo fata loro di meftieii il languirfamelici. Nutrcndofi al- xneno di Iperanza peril tempo, chcha da fticcedere : lion tcmono diconfumar ad vn rratto tutto il capitale, fopra dicui potreb- beroalrre fiate traffiearfi nuoui diletti. Procuraua pero con ogni polllbile sfor- zo reprimer il lonno, da cui tiuta ruinauafi la fabrica della fua profperita , per prolon- gare l’eflere fcoperto bugiardo;onde per ca* ftigo diuentar douelle di nuouo infelice . Ma nulla giouarono era le infidie della traditricc,le di lui diligenze. Ritarddmolti giorniil mandar adeffetto , quanto s’era dalla fua crndelta, fenzapiu temcr impedi- mento llabilito ; accioche vna fouerchia foliecitudine non futlall'e almeno al lume di fofpetti i penfieri della fua peruerfa ma- iignita-Oltreche con quefta dilatione , adi¬ eu randolo dinon voler efprimentar lave- lita de’fuoi detti .andaua atterrando ogni cautela , con cui (far potefle auuertito, per sfuggire i fuoi tradimenti. Quando ptiotedal tempo efferconfuma- t a ogni fofpettione di quetti; riuni nella f’o- 1 ita ftanza i Fililtei; prefi nel modo,che lei dall’apparent! fembianze d’vn efler proba- bile , che in paragone deli’altre hauea que¬ fta vltima rifpofta di Sanfone. Alttimente violenza non v’era bafteuole,pcr ftrafeinar- g li ecla, ouc con pericolo grande fperar non LIBRO TERZO.. , i« poteano, che d'efl'ere, ofcherniti, 6 traditij Con maggior fondamento arditi correuano aqueft’imprefas mentre inchiodaco,nonche legato il valore del Joro nemico; alficurarfi poteano d’hauer piantatoin quelterreno, vn trionfo. In quell’inchiodato crine fi fingeanod’- hauet afferrato quello della fortuna, che perd cellando d’efler vohtbile, lecondo i principij: foraancheftatain profperoefito feiice. Addormentato in quefto mentre Sanfo- ne, non so fe dal gufto di godutc dolcezze, 6 pureda’sforzi diqualche fonnifero, era le viuande infinuatogli, diedeagioaDalida d’effettuar le proprie determinationi, com- pitamente fermandone col chiodo, a fuo volere i fucceffi . Eiitro le vifeere della terra lo caccio talmente, che parue douerfi a quello affidare vno de’ poll, che foftengono lamolede’Cieli. Tantofortemente alme- 110 era cola fiflo, che ad vn poderofo brae- cio riufcito fora difficile 1’indi trarlo, fenza replicate fcoffe , A quello era fi ftrettamen- te vnita la chioma, che dal capo in cui ha- uea le radici piu tofto, che da quello in cui non hauea , che lacci , fi farebbe facilmen- tedifgiunta. A1 rifeontro di molte proue, nelle quail vfaua colei ogui lua forza; s’- accerto, ch’era molco benallodatala ma* china de' fuoi inganni, ne in deboli capelli imaginauafi efler polfibile fortezza tale, che ad atterrarla baftafle. Non fu pero fuf- iiciente quelta fua confidenza, perdarani- mo aquei codardi, onde con vnito aflal- to, s’auuentailero contro di lui, perche il ti- more inlegnaua loro il dubitar per propria falute, auche l’impoffibile, tancopiiicio, t*i DEL SANSONE chesu manifefti ecceffi del fno valore giu- dicar poteafi verifimile. Accorrer non vo- leano a fuoi danni, fe per fe ftelli ficuri non erano da ogni pericolo, perche la memoria delle di Im grariofe vitcorie , aflicuraua, che fciolto quefto fnlmine, volarebbero contro i fuoi perfecutori le ftraggi • Col folito ru- more, accompagnato dalle voci minaccie- noli dell’opprefTione de’ Filiftei , prectnfe Dalida, quad araldo, ad intimargli guerra, lepurnonencrd, quad fornere a preparar ficiiro albergo , 6 gloriofo campidogho a queft’empi, da commune applaufode’ pen- lien, gia acclamati per trionfanti. Non fi tofto rifuegliaro aperfe gli occhi per fcuopriri nemici, che nel folleuarim- petuolo il capo fpianto quelchiodo; rite- nendolo appefo, come trofeo d’vna robu- liezza indicibile. Refto l’empia quad mar- mo , in cui per mano dello fdegno vedeand fcolpite fembianze d’vna furia • Arrabbiata ardeua co’ (guardi, atterraua col fembian- te,atterriua col piede.fulminauacol furore, e finalmente anche dalla bocca vomitd damme d’ira. Ah menticor ingrato (grido,) e pur nuouo preinio di menzogne hai trouaco, per rimu- ncrare la roia perleueranza in amarti ? Cost rimeriti la mia fedelta ,nell’e(]er bugiardo; all’hor, che pill mi ti giurafti per veridico f E’degeneraco introppo aperti difp'rcggi cio, chedaprincipio accettai, come gtatro- fo (cherzo. Non ptio con akro velo, che di perfidia , cuoprirli queft’vltimo inganno; mentre eri cerci, che lo fchemirmi m que- fto particolare.era vngrauamente oftcnder- mi- F perche dimmi ,6 ingrato,celar il vcro a colei, che t'ha fmidato il I'eno; fuelatoil cuore LIBRO TER ZO.. t 6 $ cuore,ftienatigl’atf'etti ;e fatta vifibileogni partedi fe ftella, perche ti feruifl'e difpec- chio, in cui raffigurafti gl’ecceffi del fuo a- more? E che pauentaui nel contentar co’ co¬ lon della verita, gl’occhi con infolito prodigio fucchiando l’ambroiia, che folo fi gufta in CielqJ In qnal modo viurai non piti pafcendoti in quel feno, nel quale nntrono gli toli fguardi,come,che anco ueH’efterno, tutco LIBRO TERZO. . i«7 . tutto ecompofto di latteNon ti ricoidi- con qual'anfieta foiicnte in ello, co’me fa- melico t’ingolfaui, prouando, che 1’iui font,- mergerfi, era vn foaue mo lire ? Oue corrti- rai , quando ft imolandoti ia fame de gli ap* petiti; ti fpingera al procacciarti cibo di piaceri ? Forfe alia menfa d'altra donna; In- darno cio fperi, mai palcendofi compita- mente il gufto , fe non imbandilce le \ iuait- dei’affecto, & eflo con coftei impegnato - efllfter non puo akroue; anzi fempre lei rapprefentandoti t’amarcggiara ogm dilec- to ; procurando, che per lei tu arda in quel fiioco. ch'egli aecendera per incenerir ogtf- alcro tuacontento ? E poi oue ti ft porgeranno in fempre ka¬ ta menfa cibi, con la gratia, e co’ vezz'i si ben conditi, che nella viuanda medclima, troui varieta di piaceri, co’ quali ti pafei ? Ricorrerai m tuo (ormentoa tal’vna, che con maeftofa alteriggia rapprefentando vna palma ; ti ritardara vn lecolodal coglierne ibramati fructi. Incontrarai forfe con tuo danno altra.che con vn trattare pocogratiofo, ti fara pener anche godendo, 6 pure con la copia dclie h- mulationi contintiara fempre cateftta d'af- fetti, T’abbatterai Ip into dallamceflita in femina indiicreta, 6 auara, dalla cm conuer- fatione mai puoti dilattarti, che non ti pun. gaper trar da te, 6 oro, 6 fatigue • Trouarai chi conferuando in vna perpetua langui- I dezza gl’amdrofi piaceri, tmttera in vna eterua agonia il tuo gufto. Amarai infomma, o vna furia , 6 vna Se¬ ra , perche quefti fono i due gradr piu com- mtmi, eleinfegne piu vniuerfaie, fotto le quali le donne s'arruolino. E come all’hora fcan- '168 DEL SANSONE ftanfarai i tormenti, co’ quali punira la me- . nioria quefta tua volontaria priuacionedi [ cofteij con la quale noil puoi, che dolerti deltermine limirato de'piaceri mondani; onde non haueui oggerto, a cui applicar .potefd i dedderi , clie pronta eda non fode | per accumularti i contenti ! Penarai fempre tormentato, infelice Sanfone, tralarche- xnenzadegliappetiti , e 1’impotenzadi fo- elisfargli , cosi tenacemente rtftretto, che contentarti potrefti; quatido in si dolorofa j oppreffione.non vlcide diftillata a goccie di anortali affanni, la vita . Non si tofto da Sanfone fii vditoin que- fte interne voci amorc, come indouino, che | in efFetti conformi prouo eder veridico. Af- 1 fidaca con vehementc imprefdone in quefti propofti motiui la mentc , che conduce,-id all’amato bene : comincio a marteilat il 1 cuore concolpisi fieri, che fenfibilmente i vidde inlanguidirfi la vita. Vila ftolida confiifione di penfieri, ehc tumultuauano ribelli a! giudicio, il quale 1 commandaua rifolutioue contraria al vo- kre; lo rendeua quad frcnetico , 6 pure lo dimoftraua; quad agonizante • Irritatigli aft'etti dell’ammo, conuoigeuano il fatigue, j pertiubauaiio i fend > offiifcauano la fere- | nita della mente, rubbauano la tranquilli- ta del cuore; di modo, cheda si graui af- lalti conibattuto , vedead ogni momento iufaccia la morte. Ne mia efaggeratione cquefta niendicatadalle hiperboli, permo- ltrar eccedo d’amore, al paragohe d’vn’- eccedo di pene. Lo fcrittore facro di quefta hiftotia al termine medefmo di morce lo conduce, con je veftigia di quefti dolori, LIBRO TERZO. . iH E pur troppo e vero, ch’i parti dVn’a* mante fernprc cotrono alia tomba; quando noil hi ale, che loportinoa bramati con- tenti . La dilperationecfemprcil puntojiti cui termina l’eflere di chi ama, quando coil la felicita de’defideri non fi conferui. La ti- rannide di quefta paffione , non e contents del tributo de’noftri penfieri, ma s’eftende al volere fuenati alia luacrudeita i noftri CUQi'i • Chi amid amore di llrali, con mag- J gior proportione potea aggrauargli la ma- no,o la faretraco’fnlmini, perche proprio edell’amate il cellar da luoi colpi,piu tofto che fevito, vcci/o, e motto. Cogli ftimoli di tanti dolori, che non poteano non eder pu, ! genti; mentre riufciuano mortal i, li fpinfe il noftro amante, one lo conduceua Piniquita del deftino, coperta fotto le apparenze di ! compiacimento al fenfo . Riforto dal letto, j in cui egli giaceua fi troud con le foie for- ! 2e, che gl’erano appreftate dalla rifolutio. ne gia ftabilita di correr a piedi del fuo be* ; ne- Era coftei vna deita troppo feuera, onde il non fodisfare alle di lei dimande, era vn’- irritare con troppo aperto pregiudicio , la fuapotenza. Era l’idolo del fuo cuore.che j pero Icorgeafi con tamo rigore pmiito , come lacrilego , ne! contraftare il di lei vo- lere, oftinato. Caminaua verfo la llanza , in cui s’era Dalida rinchiufa, co’palli di ri- lierenza 5 pill, che d’affetto . I tormenti prouati fotto le percofle della fua ficrezza, gliela raffigurauano tale in potenza.'j qua* leglieladipingeua amore in belta. Oppo- neuanli per intoppi a piedi gli sforzi della • 1 confideratione, prefaga delle future dilgra- 1 1 tic. Moftraua,che queli’ornie erano i figilli, eo'quali .Yeniua autenticata la fentenza, H dell# i-p DEL SANSONE defie f«e difaunenture. Mi nel fermargli, pateua cfi fentirfi arreftaco il corfo della vi. ta,coH 1’impronto di morte. Subitoal moto degl’affetri fconuolgeua l’hmuor peccante dell’amorofa piaga, da cui germogliaua la corrutcione della vita, fe non rinafceua la fe- 1/cita dc* contend. Con vn profondd fofpiro fprigiono la lingua > a cuigiurato hauea d’efl'er tomba la bocca , quando facta thcono della verita, nonfofle cullaad amorc. Con importune voci fupplicheuole , chiedeua l’hauer aper- to badico a quella prefenza , che cola rin- ferrata g!i facea credere chaffer efolufo dal Paradifo. Quafi mendico, econ picchiate.e con grida; Itauaffa quella porta addimandando il-cibo della luagratia, di cui, fe piu viueua digiuno ; proteftaua di douer morire fa- melico. Oflinatagran pezza Dalida, ricit- . sddidargli I’aditobramaro; fingendo di ne meno porger 1’vdito alle fue preghiere. Cosl la donna , ch’in tuctede fue attioni fa pom- pa di diuinita, faecerni i caftighi di chi 1’- offendc ; ondc dir fi pofla in vn inferno an- che perlaperpetuita delle pene qtrell’aina- te, cheintalluogoftimad’effercondanna- to, per la fola ptiuatione della fua gratia. La femina, che sa d’efleramata.s’alficiua nell’efler crudele. Aperfe finalmente la ftanza, ch’era car- cere dolorolo.al cuore di Sanlone. Quafi d’- indomicodeftriero , 6 di fcateuata fiera era il corfo degl’occhi di lui, che la riceuuta li- berta godeano , col palleggiar nel volco dell’amata . S’auuidde pero , che con la Maefti d’vn feucro fembiante , efiggetu tribaco di miour cormenci . Era dubbiofo LI BRO TERZO. _ iff tiel rifoluere, fe riputar douea Felicira l J af. ’ fifl'are g!i Fguatdi nel Cielo diquelvolco, chefatto mibilolo; in vece de’raggi della bellezza, vedea luminofo per ll balenar del- lo fdegno . Voile a di lei piedi proftrarfi:' perche I’humilcadelle file fuppliche meglio compeggialTe a fronte della di lei akerig- gia . Prohibi nondimeno efla quelFatto: per dar ad intendere di lion, effer ambitiofad’- adoratioui, hu folo delideiofa d’arriore . Nonfono , diffe trionfi della fuperbia qne- fti parti dell’ira mia; qndecol vederti pro- ftrato m-appaghi . Nqn bafla qhefto ad vccidere I’Idra dc’miet ioJort; nientre con nttoui capi riforgonoa tormentarmi i defi- deri, non figillati con bamorolo impron- to della bramata fodisfattione - A (tifficien- zancm ft pafeehanimo delfumo, che pud pbtgermi quefta tua humiliatione • Voglio eflercompiacciuta, come donna, per la ra- - gioue , die pollohauer inairvore, non ado- rata quafi Dea , con quegl’eccelli di ritie- renza, che non deno ptetendere. Q.uefto atto io repuco mdrcio d’vn cuore proteruo, pki che amance, Qaindi n’argomento vna volonti si con- traria a rniei defiri, che ti commanda l’au. nilirci a piedi d’vna feniina, ini tofto civil condefcender alle voglie delFamata . Que^ fto e Sanfone 1'vltimo termine della nra femenza 5 qualimqueefla ft ft a, 6 mortale a moi contenti)6 aggradeitble ituoi a-ffecti. A tegia d palefe il inodo, cd cui comuend il compiacermi. Se a qtiefto ricufi d’appi'en- derti: prendec puoi da te ftelfo eterno ban- . do dall'a nira prelenza, peiche vano ritilci* ra ogu’altro naezo , chetu-aioperr perrr- H * toruare *jrt DEL SANSOWE tornare nel primiero ftato, la felicita de’- tuoi penfieri. Sofpiro i pianfe, langolfi il mifero aman- te; era quelle anguftie’nccellitato ad vna rifolutione.che per ogni capo eflergli douea pregiudiciale . Nel corfo naturale d’amore, i fii miracolo_ il lop rail in ere a tanti affanni, Ma non cosi tollo terminarli douea la fee- m> in cui fi rapprefentauano idanni d’vna fregolata paflione, per dar a vedere nello fpecchio deldilui edempio,quanto vilm'en- te precipiti le grandezze piii riguardeuoli dell’liumanira, chi ad vno sfrenato affetto s’ arrende. Condotto infomma da vna necedl« tafatca ineuitabile, dal podedo conceduco ad amore, fu sforzato a fuelare il fecreto: perche pill non puote tolerar il cordoglio, con cui atterrauali fenfibilmente la vita dell* anima. Con breui parole, per non hauer le- na di moltiplicar gl’accenti, dichiarb i pre» gi della £ua fortezza dipendenti da Dio , dal quale perb per mantenimento di quella, riceuuto hauea in efpredo commando il nutrir della chioma.Qu*fta tederia quel no- do fatale aFilillei, che radembraua indido. Iubile da terrena potenza. Confermo con replicati giuramenti i fuoi detti; ancorche lion hauefle neceflitadi proue quella veri- ta , proferita in follieuo di tante feiagure • Non pub tradir il cuore quella lingua, che co’fuoi accenti porgergli pretende foccorfo nientre lo fcorge agonizante. Non douea crederfi , che fapede mentire, chi conofceua le menzogne eder a (e llelk) cagioni di mor- te’. Non v’era dubbio , che di nviouo fpen- defle moneta falls, chi da quella delufo : in vece di contenti , vedeua d’haucrli compe- *»timoitalidolori, Yn’arnantc infomma, LIRRO TERZO.3. '*?} dell’ardore dell’affetto quafi eftinto: ten? deua poco verifimile il credere , ch’ei doueC* lenegare di fcuoprire il vero a colei, per amor della quale s’era condorto a ftato di perder la vita • Quindi acquetatafi l’empia a fuoi detti, : parue, ch’aggiuftata fofle al fuo 'credere quefta rifpofta . Atcefe forfe l’affettiiola efpreflione diquefte parole: onde radem- braua , che profonddle il cuore per fodisfa- xe quell’oggetto, die tiraneggiando i fuai penfieri con si dolorofe violaize,ridnr fape- ual’altrui volontaaluo piacere- Caddero ad vn tratro que’ maligni vapori, che foie- 1 liati dallo fdegno, ferniuano di veloa raggi del volto, diffipandofi quelle nubi, che of- fufcauano la ferenita della fronte. Cefsod’, efler confufo il rigore dellofdegno, con la niaeftadella beilezza: chepero principia- uaafpirare vn’amore rmerente quellafac* cia,cb’intimauahorribilefpauento. A que-1 ftoi oracolo veftito di pieta, ricorreuano tur- ti i fenfi di Safone.per hauere rifpoflefauoi reuoli a propri defiri,mentre prirna fuggito l*hauea,come vnaDeitaarmata di fdegno,' L’eitremo infomma de’ (uoi tormenti, heb* be eguale il rifcontro d’vn’eftremo de’gu- fti. Godete Sanfone tutto cio, che puo deli- derar vn’amante,e cio, che sa conceder vna donna ambitiofa d’ecceiTi nei fauorire il fno vago . Furonoda Dalida di nuono adunati i Filiftei', che da principio dubitando.d’efl'ere fchernitis fulminauano minacie crndeli det- rate dall’ira: accufando la femplicita del di lei credito , facile al preftarfedeadogni menzogna : onde fchernirono queft’vltima fua propofta. Tato piii la rimprouerauano, quanto men conofcedo i mifteri della diuina H i onni- A-H D.EL SANSONE- piimpotenza •• giudicauano impefTibiler, che da deboli capelli deriuafle prqdigiolo vigore , i'11 vn’huomo. Altrimente giudica- ua colei inform at a , da quanti ftenti > e con ’quale oppredione d’affanni , eftratte (I foflero dalla di Iui bocca quelle parole : od¬ ds ftillato creder doueaft folamente il li- coredel veto . Facilmente dalla lingua sl- efpriraono.Ie menzogne : che pero anche facilmente fuanifeono, La verira all'incon- tro tardi li pubhea: perche fa dimeftie- ri, ch’efladapilireconditi fecreti delcuq- le, one fta riconcenttara per 1’odio.con cui e accolca nel mondo, arnico folo di firnu- •lationi, e bugie . Gli fcongiuro pero a fc- condare le (he fperanze , dalle quali con eftrema felicita veniua, quafi con ficurez- za, promello efito fauoreuole a loro defi. deri. Superb I’impamwita delle fuerepli- .cate preghiere j lediffuafionidel giudicio, che moftraua elTer pazzia, ilfar nafeere da fimili concetti, parti di fpeme. Entrarono nel folito arringo, ricoueran r dofi uella ftanza , che gli nafeondeua a gl* occhidi Sanfone, fieoccultando le loro in* fidie, gli fotraeua alle prone del di lui fu¬ rore. Non tardo molto che ingol fandoli Dalidanel mare delte lufinghe; prin*ipid aformar il canto di Sirena , per addormen- tarlo. Non voile , clvei s’addattafle .al ri- pofoalttoue, che nelfuo (eno : perche la frequenza de’ piaceri , ch’iui guitar pote- ua phi facilmente lo trafportade al fon- no , il quale vna dolce morte , nominar fogliono j godendo gl’aitjanti . E ce,rro non douea afTegnarli aitra culla a tradi- jrienli : perche foitirnon podono piu inr ‘fdicetomba 3 d'vnfenojgl’amori • L’eccef, L1BRO TERZO. t7f . fo di tanta felicita > porto Saufone fuorr de! Mondo . non cbe lontano da’ fenfi . Panic, chediueniflc eftatico: tantoerara- pito dal fomio; Forfc l’anima per Peffica- ce apprclTione del guflo , ch’ci fentiua del rrouaili tra.Parnate braccia , in pofledo di quel petto erario di tune Ie gioie, e theforo d’immenfi contend ; credeali ne’godimenti d’vn Paradifo ; onde come feparata dal cor- po, negaua di pill operare co’ fentimenti efterni . Tronco in quelfo mentre l’empia tradi- triccla chioma fatale, ch'rn fette treccie ri- torta: in fette colpi cadde da quel capo, itr cui conferuandofi , manteneua i miracoli del Dniino potere . Et ecco rotte quelle fi. 'la: diftrnttorimane Pordimento di que’pre- gi, che lb rendeano riguardeuole : come vnico nel mondo , in eccelli di prodigiofa fortezza. EfpreHo fimbolo diefi potrebbe queflo della caducita deH’humane grandez- ze , quando nominarlo non doueffima vnmanifefto efempio . A’debolillimi ca- pelli, lia appefa la felicita de gl’humani co- tenti; percbe a si fietiole appoggio non fpe- liamo dureuole cid, che non ha di certo , fe non PeiTer frale. Quindi ragioneuolmcnte fu fognato ll crine della fortuna , il quale diciatno hauer afferrato colui, che lorti- Jce profpero efito a fuoi dclideri. Melchi. na ptofpetita, allicurata k cofa , di cui non v*ela piueeuue, onde pauentar fempre fi detiecadente . Ledelicie di quefta morta- lita , del Ie qnali il noftro guflo fi pafee; fono capelli, cioe femplice vanita ; e pure la lola priuatione di quelle, inuola la tran- quillita deli’ animo , lufeita guerra rra’- pcnGai j Iqlleua tumulto tra gl’ affetti ; H 4 in- „ T7« DEL SANSONE inguifa ehe 1’anirnomido d’ogni pregio' priuod’ogni contentezza, ha per efercitio il dolerd » e per centro la difperatione - II ramarico d’Amman , balteuoleadamareg- giare rutte le file gioic , cagionauafi dalla perdira d’vn iuchino.da vn difguftoperal- tro fprezzabile, che nafceua dal no» ed'er falurato da vn’huomo vile , qual'era Mar- docheo. Equefto eil termine a cui ci conduce fa tirannide delle nofire pafdoni s facendo che di tormenti ci da feconda la priuatio- nedicio, iIcuiacquifto> opodedo non ci fora,ne vrile, ne dilerteuole. Qnantipervn capeilo, che tali dir fideuonoi pnntiglid’- lionore, tri quali viue l’odinatione del Mo, i do , arrifehiano, anzi perdono le ricchezze, la riputatione , e vita ? Qnanti per non hauer agio d’impetrare vn’oggetto viliffi. mo: turbano con dolorosa inqufetudine fe field: 6 anche difperati s'vccidono ? Sono miftici Sanford, a qnali recifo il crine d’vn capricciofo di!etto,6 pendcro, fi toglie ogni gloria, pacf» e contento. Rifnegliato alle prime grida dall’amata ^ che ftrepitofa publicando gl'adalti de’Fili- ftei, anfiofa moftrauad della di Ini fainter non euro d’accingerd ad opportiwa difefa, condderando , che , come altre date vna femplice fcoda , era bafteuole per fottrarlo alleofFefede’nemici, e porlo in polio di va- lorofamente difenderd • Ancornon fapena dfederda fe ftedodi- uerlo , la onde era troppo falfa coHfegnen- za, ch’ei dalle feguite prone deduceua, del fiio valore . Cio conobbe all’hor folo che atterrate vidde le fue treccie. onde conchiu- deua eflere diroccata la fortezza, In;- LIBRO TERZO.’ . .}~n Impallidito, etremame principicj a dar adito co! timore agl’iudicijdi debolezza, commune a men vigorofi, egli, ch’era fta* ro il pill potente tra gl’huomini- Dirizza- tofi in pied:, fenfibilmente prouaua la per* dita della primiera virtu ; quafi che non ha- uendo lena, per muouetfi. Vedeafi ftordito, econfufo ; contrafe* gnandoli anche nell’efteriore , la perduta generofita dell'animo, che cagionauavna non so qualelanguidezza del corpo. Con quefti fegni di debolezza, formo inuiti alia codardiade’Filiftei. Fattiaqtiefto fpetta- coloanimofi : eccitaronola propria crudel- ta per giunger alle vendette d’vn tanto ne. mico. Con fiero aflalto fegl’auuentarono contro ; moftrando di voler vcciderlo , non imprigionarlo. Stanafi quello fermo berfa- glio di quefti colpi, come immobile colon- na, non ofando ne pure co mediocre refifte- za,opporfi al loro furore. Quelladeftra,che parue i! braccio d’vn Marte, tanto di vigors non hauea , quanto ha quellad’vn pavgo- letto. Quella mano, che fsce tame ftraggij vantotante vittorie, terminogloriofe im- prefe , raflsmbraua fenz’anima.onde muo- uerfi non potefte in tanta necelfita, per for- maroftacoloairimpetodelle alcrui violen- ze . Quel colofto infomma, in cui compen- diata la fortezza de’ piii valorofi, erano re- giftrate leglorie della Diuina onnipotenza , fitrouo improntato co’caratteri d’vn’indi* icrerofdegno dique’nemici, che a lui era¬ no Carnefici, mentre d’efti egli eraftato vn flagello. Lo priuarono della luce,fenza pri- uarlo di vita. Gli traftero gl’occhiiperche la cecita efter douea il primo caftigo d'vno tormentato per ragions d’amore. H j Ad 13? DEL S AN SONE Ad eili > come primi ribelli, daqualifiior- dita la congitira contro le grandezze di Sanfone : doueafi la fentenza di morte ■ Quefti ftili fen il barbaro furore di quegl’- C.cnpi; perche vomitando fiamme d’ira ne' fgftardi , akropiiinqn hauea di terribjk, Hrif Ba'kiiar'di qtielfi Le grida , le fefts, le 1 allegrezze, con le qtiali fii (olennizato que- ftp acquifto: fono di gran longa fupenori 1 aliepompe pill magnificlie,coi,i le qiiali ce- kbrar fi iuofe gioriofo.trjonfo . N?JJe ftrade li Cpnculcaiia il populo , per la frequenza con cui concorreua ad allicurai (i di quefta prefa , pococreduta;ancotche ar.dentemen- te defideraca . Ouunque volaita la fama- ; (ucccdiua- mente volauano , non, che correuano, a ve- cjerlpgl’hrnsmini. Erano vuotele cafe , ab- bandpnate le officine, tr.afcuraro il ditto; perche non era coiiofcruto ngg,etto in quej- )a Circail qudle niaggior forza hauefle d'- aerraere. di quello hauea Sanfone tia dura lacci riftretro QuellijChe lo conduceano Ie'r gato fi pauppeggiauano, quafi illuftri cam- pioni, flej maiieggiar quelle film gloriadofi egualniente, che fe fofterteJT'ero vno (cettro. Con tale Correggio di vituperi , accrefciuto di direggiamenti.ingiurie; & offefe:venim il mifero con dot to ad vn cafcere, in cui entrar dotiea, in vece del Paradifqd’aniore. Quale fi folk I’infjelice invnataleperi- 'petia deliafuafortmia , & in tarito, dolorq- ja mutatioiie del (uo ftato, potVebbe delcti- lierfi co’ que’foli penfieri, che fcorrer do- ueano all’hora nella fua mente - Sc vn’aboz- zolianer ne potcili, co qual’efficacia potrei difcorrsr a gl’amanti, in difpreggio di quel- la Delta,ch’elli fokjneme adorano ; in Icor- LIBRO TERZO. 17? nodella donna, cli’cfii pazzamente idola- nano ? Mira( dir douea a fe Redo) 6 Sanfo- rje, in quale terreno tu habbi fparlo il feme della tuafeliciru> da cui vna meflehora rac* cogli di tanti cormenti ? Vedi.oue (epolte le tueglorie ; hanno hauuta la comba le tue grandezze; Ecco finalmente il Campido- glio, in cui ti riceue dopo rante victorie la Fortuna ; per nnumeral que’pregi, ch’a tuc- toil Mondo ti refero ineccelTo liguntJeuo- le. Che ti gioua 1 ’eller Rate le tue attioni tanti prodigij; l’hauer pofleduta vna fortezi. ga lenza efempio; il poterti vantareper Pa- dietro gloriolo tenza pari! Che ti gioua 1 % hauerfolo domatieilerciti , debellatii lie- mici; & hauer fempre fopra il credibile efal- tato il potere del tuo braccio: fe hora tra eeppi , Ichermir non ti puoi dalla crudelta di cbi fopra il tuo corpo, difegna afpre ven- dette ? Che gioua infomma Peflere Rato miracolo del Mondo .■ mentre il ritratto hor lei deU’infehcita.le altre fiatechiamarii po. teRi l’originale della gloria l Ah mondo in- •fedele : forte peruetfa, ch’ingrandifci folo per render pill mifero , chi per i tuoi fauori e diuenuto pill grande. Madi chemilagnoifedi me flefTo folo ragioneuolmente dcuo dolermi ; loa rwe ReRofui ilfabrodi quefla croce ;con 1'oRi. nations de’miei aftecti , conficandomi Sli queRo d.uro patiblllo. in cui mi farebbe gra¬ tia, il potermorire.Et a qual altrauneta pre¬ tender doueua di giungete.-prefomi per gui- da vna donna, chc fempre coduce a precipi- zi ? Sapeuo pur anche, efler queRa (imbolo .delPinfedelta: maeRra de’tradimemi.qiigi- nefolodi mileric, efonjamento di mine . Sapeuo pure > ch’alla femiija, c eflcrajale il H 6 men* I So ^ DEL SANSONE mentire, 6 il tradire : ondert-conuerfareon ' efla: molto piu l’amarla e vno ftar fempre in procinto di cadere,6 in graui inforcuni, 6 in mortali accidenti. M’era purnoro.che I* appoggioaliafededi donna, chehafefte- gnofolonelle apparenze: non potea ferui- re,che a precipitate la miariputacione,edi- roccarle mieglorie. Conofceuo infomma per moke prone 1’empia peruerficadi coftei che ra’ha tradito: e pure non ho faputo fng- gire le Cue infidie , e fciolgermi dalla rete de* iiioi inganni. Non ho voluto (eparar da co¬ lei il miocuore: ancorche non potefse efler in Jut certo vn momento di vita : mentre nelle mani eflo era d’vna traditrice. E quai tefori godeni, 6 Sanfone in colei, le cui inaggiori richezze erano le fimnlationi , ac- compagnate da frail diletti, e rnomentanei piaceri ? Per quefti dunque obligare si tena- cementedoueuigl’afFetii ad vn’empia > che col cibo de’ moi viliffimi gufti, prefumeua -folodiprenderticonl'hamo de’fuoi tradi- menti?Per acquiftarti tanti dolori.quali ho- ra proui,e (oli fperat poreui da vna impudi- ca: doneuidnnqueimpegnar iltu'ocuore, obligar si rigorofaroente i tuoi penfieri, e vendere ad vn tal prezzo te fteflo ? Maledet- to amore, che codanandomi a queftaifchia- 1 uitudine, jni fententiafti a quefti tormenti • I Maledetta la vilta de’ miei penfieri.che non fepperodifobligarfi dall’amare colei, ehe | fapeano non halier altro icopo, chele mic | mine- Equal cofa timancaua, 6Sanfone, j ■ refo inuincibiledal tno valore, facto glorio- fo dalle tue attioni, fe da vna donna non 1 veniua ttrafcinaca a si calamitolo ftato, la j conditione della tuaformna’? Eridacialcu- | uo ri«erico, da nemki terouto, e per i fin- golari LIBRO TERZO. m golari pregi, della tua fortezza, da chi mol- tiplicate le Deicadi concede > ripucato vu Dio: Sthora peredere ltato amante, fei dilienuto fprezzabile ; & one haueui rribn- tariolo ftupore degl’huomini, haurai fre« qiienti i vituperi, &compagni idishonori. In me fpecchiateui, 6 giouani, che dietro la traccia d’amate bellezze ; credere d’en- trarinvna Beatitudine, e v’incaminate ad vn’Inferno . Imparate,che la donna , tanto ha maggiorepenfiero di tradirui, quanto piti finge d’amarui. Siateinfommadal mio efempio amiertiti , qual fia la conclufione de' negozi d’amore , che per bretii dolcezze, guidas! finedi Ionghidimi affhnni.Chi per l’adietro non hauea veduto Sanfone; douea dolerfi , come priuo d’hauer in prcfenza go* duta la maggior marauiglia dell’vniuerfo. Nell’auuenirechinonverraa quefto carcc- re; non potra vantarfi di conofcere le milere tonditioni d' vn’amante • Quefti erano i fentimenti di quell’ani- mo : a cuifempre aumentananfi i dolorij mentre viuo era il fenfo nella proua di tan- ti affanni, Itormenti di quel cuore appaf- fionaco,erano fuperiori alia toleranza d’vn’- hucmo, quando non fodero ftati caftighi d* vn Dio • Non riccueua conforto > che dall’ima- ginatione , con ia quale andaua chime- rizandodi nonellerquel Sanfone, che gia fu tanto gloriofc: perchemolto menodo- leuafi dell’efl'er alhhora tanto infelice. Mi- fero ftato,in cui fi brama per follieuo il non ed'ere.metre larebbe anche gratia il morire. Era fouuete rinouata Ia piaga de’ fuoi dolo* ri da* fuoi perfidi nemici, che concorreano alia prigione, per dileggiarlo,* fchemirlo, i8t DEL S ANSON E Eracioqiiefti difprcggi ii maggior pefo. conaii aggrauatoil f'uo cordoglio ; oppri- mefle ilcuore, chebramaua per non eter- Har quefte pene terminare la vita. Si pren- d^uano a giuoco la fua, prefenza , ftuzzi- Cahdo il fuo fdegno con quegl-opprobri, che moltiplicar luole vn codardo rabbio- fo ,, cont.ro il nemico legato • Non venue loro in penfiero l’ycciderlo.perche era mag¬ gior crudelta i! continuare queftc ferite, che formano dolorofa piaga , rie pero aprono il varco alia morte, lafciaudo adito per rad- doppiarle in perpetuo. Al paragone di qtie- fto fupplicio,nulla riputaua ogn'alcro ..ch’- jnuentar puote l’empia tirannide deloro irnperuerlati effetti. Jlendcafi tri canto (empre maggiore , il lor giubilo > quanto piu s'andaua diffon- dendo lafarpadella fua prigionia inque’- cpntorni . Chi riceuuto liaueua qualche dahtio dalla di lui fottezza, veniuafe ben lpnranon vendicarfi ,col godete di,concern- plat i fuoi mali. Determinarono in fom- ina di folennizare vn tanup loro trionfo, col cetebrare (acrjfic.ij al fuolddio Dagon, per gradpudiflCYanzi per dfbito concratto, net (a r.iceuuta d’vn si fegnalato fauore. Deftina- rono a qiielto fine vngiorno foienne, daim- piegarfi in offerir vittimc, col tributo de’lo- ro rmgratiamniti. Accrebbero le gioie di qtiefta giornata facra, eftlice, con vn lontuufo conuito ,al quale erano affiftenti i Sacerdoti , e Satra- pi pr'incipali di quel popolo. La menfa era preparata nel mezo del Tempio, abbon- cfaute di queile delicatczze, che fono ordj- narc dal luffo, commandate dall’mtempe- raiiza- LTBRO TER-ZO. iSf Erano pompoii gl’apparaci, ecopiofe !e viuande , nelle quail peccare , nonfatiarfi fuolelagola. Ognidetto de'conuitaticon- chiudeua con vn rimprouerodi Sanfonc , a ,di lui danni conuei tendofi quel furore, che vien generato dall’vbriachezza. Con voci vniuerfa'i, eranoefaltati quelJj.che miniftri furonodi quellotrionfo.col machinar infi- die.per fogertarloalla loro crudelca. Predi- cauano iljuftri imprete.i tradimeti di quel- l'empia, che inuolto con le fue reel Phauea, per farlopreda del loro fdegno. Quelh ri- cordi (uggerirono alia m elite d'vno d'eiTi, dal vino forfe fatto piu degl’altri viuace, Hiodo di maggiormentegodere, ad onta di quefto gran nemico, ancorclie pofeia in lor danno rmfeendofu ad edi cagione di morte. Perfuafe i maggiori, adar ordine.che co¬ la folk condotto: accioche feruilledi giuo- co, in cui reftadcro cbnchiufe le allegrezze , folite a compendialfi ingiorni, egualmente a quello folenni. Fu tanrofto con commu- ni applaud atitrenticata quefta fua propo- lVa•• e fenza dimora commandatane 1'ele- ■cutione. Comparue dunqne alia guidad’vn fan- citilo affidato, quel Santone: alle fcoiledel di cui braccio, haurebhe prima col trenio- .te ceduto la mole della terra j (e immobile ■non foils per voJere di chi la creb, la sft-nel Cielo. Entio in quefto Tenipio ,che (cena de’inoi difpreggi, marheatro puranche ef- fei douea della fua fortezza. Nel dtluiii£ grefl'o : vdilli vn (ufttiro, che confufo di fi- ichiate, e di grida, formaua vnmiftodi nuoui tormenti .inchi predominaua vn’ec- celliuo dolore. -b - >84 DELSANSONE Gia l’attendea namerofo popolo , m! iri breue tempo con gran frequenza adunato s quafiche a fcatenato Leone, 6 ad altra fe- roce fiera darfi fi doueflela caccia •• onde n’- afpettaffe ciafcuno per preda , il diletto. Nelle ingiurie, e ne‘ fcherni contro quefto infelice, hauea parte, non chela lingua > la mano; gareggiando ciafcuno nell’inuentate miQue maniere d’effenderlo. Stauafi in quefte pene ii mifero, da ogni canto riceuendo nuoui colpi, per effete vid¬ eo berlaglio di tantinemici. Nel mezzo di quel Tempio: fingeafi d’eff'ere nel centro dellefue difauuentiire , onde difperaua d*- ogni contento : troppo vedendo (patiofa la circonferenza de‘propri affanni • I fenti- menti erano ftordiri: la mente confufa, I’- animo dolente, il cuore appaflionato : in guiia, che negaua d’auuicinarfi la morte, 6 perchclo credeffecadanero', 6 perchelo fti- mafletroppo miferabile. Nonpiiotegial’anima fcordarfi di Dio: perche lui folohauendopeivltimofine, a cercarlo fi nuiouc, perfegnitata in terra. Anche il fuoco: quando da altri fi fcorge tra anguftie, alia fua conditione incompa- ribili riftrecto ^.alla propria sfera, con le ale delle (lie fijmme col volo d’horribile in. cendio s'inalza • Quindi con interne voci fupplicheuole, s’aprefemo a quella Maefta, the ventlicaudo le (lie offefe , rifarcirgli po- teua le glorre. Sono pur tuo feruo fdiceua) 6 mio Dio ; capo di quel popolo, a cui gl’ecceffi del tuo amore,hanno confacrati gl’effetti della tiyr prouideiiza. Son pur io quel Sanfone , che fin dal ventre materno, arruolato tra tnoi feguaci: hebbi priuilegio di portare 1’inie- gna LIBRO TERZO. gna delle cue grandezze. A me pure fu im- pofta !a carica cii palefarea quefti fanciulli nella tua Diuinita le marauiglie, e della tua potenza . Et hora foggetto alia crudelta di quefti cmpi, fcoprir mi doura cialcuno ab- bandonato dalla tua protettione;? E pii\ longamente ancora douranno vantarfi di me trionfanti quefti tuoi nemici, che dalle tuepromefte erano deftinati ad eftere della mia fottezza trofei z Til vedi con quali ol- tiaggi io fia maitratto , quad il pui vile, Sc infame oggetto , che meriti hauere contro di (e congiurato 1’vniuerfb . II vedere i miei mali > e non compatirglij il contemplar i miei trauagli, e non foccor- rermi, eatto troppo pregiudicia’e all’mfi- nita della tua clemenza , all’immenfita del tuo affctto. A te folos’appartiene il darmi forze pet quelle vendctte, che ft deuono al¬ ia perueifita di coftoroi contro te perfidi , e verfo me crudeli. Su diinque auualora que¬ ll o braccio, porgi vigore a quefta deftra, ri- torna la primiera fortezza, a quefto corpo; perche io pofta efter Sacerdose, & offerirmf nel tempo fteftb vittima ad hcnorar il me- rito delle tue glorie. Muora Sanfone , purche nel (no morire hauendo compagni tanti Fihftei con glo- rioft vanti pofta efter nominato vincitore, ancorche non potra gloriatfi eflcndo vcci- fo. Non euro la vita : mentre la pro\ia di tante (ciagure , mi fa conolcere quefta vna delle maggiormiferie, ch’aggrauino la no- ftra mortality Non hadichedolerfi.clvi no Vine; e fe bene,ne anco gode, quefta efelici- ta.mcntre i piaceri del rnondo, oltre t'eftere fuo vano.e caduco,portano feco l’obligo d'- hauerne pofciail cambio di mille affanui. '186 DEL SANSONE Si si, che mi fara 'di contento il vendiear- mi morendo piu tofto, che il viuerepcnan- ido. Fauorifci til,dmio Dio, quefti defide- ti, animatqnon tanto dal mio fdegno.quan- todalzelo delle tueglorie : Da con la tua virtu calore aquefta miarifolutione j ac- cioche nel feno della tua onnipotaiza ne nafcavn parto prodigiofo , teftimcnio del¬ la tua Diuinita, e dell’afliftenza alle mie imprefe. Dopo fomiglianti parole connobbe, qua- fi fenfibilmence , che s’andaua rinuouando lafuafortezza.Sentiua rinuigoririi le mem- bfa, rinforzarfi il valoredel braccio, reftau- rarfila generofita del petto, eriforgerel- ardire del cuore. Quindi quel fancicrllo pre- go » cheglifcruiuadignida, a cola cbndur- lo,ouecon l’appoggioad vna delle due co- Jonne, ch’erano il loftegno del tempio, alia fua ftanchezza porger potefle qualche ri- ftoro. Non hebbecontradittioue quefta di- manda, fubitamente efaudita con aggmfta- taconformita,allefue preghieie. Cid non prohibi la fierezza di que’ribaldi , perche queilo forfe era miglior pofto, in cui pote¬ nt! il mifero efTec fcopo de’loro fcherni, e di leggiamenti - Guinto a quefta meta, vnico termine , d cui afpiraua I’irnportunita de’ fuoi pen fieri 5 replied le inftanzealfuo Dio, ch’efler do- ueua l’inttliigenza per ilmoto d'vnatanta imprefa . Gia nel tempo fcorfo, era ere- feiuta la chioma , & andauano ricuperau- do lo ftato della prima loughezza, icapel- li. Quindi fotto quefte inlegne , ritornd anche in parte il fuo prodigiofo valor*;, at- mato di coraggio, entro con le fue forze in campo, per conchiudere invn folo colpo LIRRO TER 7 . 0 . 1S7 le fue perdite, e term mat inlienaele file v it- tone. Fatto dunque l’vltimo sforzo del cuore „ ilquaie conogni fpiritoa quelia fuprema Maefta.che regger donea la lua deftra, pre. fentole vittime; ma le pill efficaccifiippli- che, perimpetrar gratia di potete a quefti fuoi nemieidare, elamorte, ela toolbar s’accinie tantofto a si glnriofa imprela An* nodo ftrettamente con le braccia le colon- ne.jnelle qualUnfauftitali abbraciamenti (i conobberoj mentre era quefti con feroce fdegno Icuotendole, non pvima vacillo, che cadente li fcorgeflejl’ethficio. Con ladellra I’vna, con la finjftra l’altra afFerrate, effig- giana 1’imagined’vnacroce, ch’efler donea de’Filiftei il patibolo. Forle per inlegnarci, chedalla crocedi» pender doueano i piu illuftri trienft > om. breggiando quelia di Chnfto, Con (trepi. tofegtida, pame che fi doleile di quelle violeuze, i! terto, vedendofi neceftitato a formaredelle proprieruine, vn lepolcro. Se pure con quel fuono , non commandaua laritirata a quelli> aquali minaeciaua la jnorte. _ Ma nulla gioud lo fcuoprire quefti prelu- di dicalamitolo fuccelfo, a chi non pnote per ftrada alcunafuggirlo. Da queftoatto di Sanfqne, prelero sli’l principio i-Filiftei occalione di beffario, chiamandolo con ac¬ cent! concordi vn pazzo . Conuertironft perotantofto in timore gl'affetti,& in pian- to ilrifo; quando in queilo fttepito vdiro* no gl’annuntij delle venderte, ch’attender poteano dalfuo fdegno ,amia!orato dal po¬ tere di forzeeguali. . 1 . Nacquefubicodaqueftavniuerfale timi- dita 1*8 DEL SANSONE widita vnagran confufione, fuo lolito ef¬ fect 0 . Vana fu nondimeno per tronare rime- dij, perche non puote difeernerfi, fe pri- ina foile in edi i! temere, dptireil prouare la morte. Lefeconde fcofle, replied appe- nacon maggior forza, che arrendendoii fi fpezzarono !e colonne; onde priuo di fofte- gno l’edificio; cadde precipicofo a terra. Ruino il tetto, diroccaronolemura > epa- reua'che volaftero lepietre , all’oppre/lio- nediqueiperfidi- Altri fi viddero dal folo tiroore vccifi; altri nell’aria fteffadaqual- ■ che parte di tetto , che indhufa cadena fe- poltij altri finaimente fotto lagranezzadi quefta mole cadendo, miferabilmentc in- franti- Glirrili, e legrida non affordarono Faria, chenel primocrollo dellafabriea , principiodi quel-la horribilecadllta. Dopogli vltimi accenti di Sanlone, che efdamd.-niuora Sanfone conturn iFiliftei > fu eterno in quel iuogo il filentio. piuen- to tornba i! Tempio , e per le glorie di que- fto heroe, vn Campidoglio, mentrejquafi tie milla de’fuoi neniici, attend fotto la sferza della fua fortezza, con le machine del fuo furore. Tanto pudlo fdegno d’vn’- I huorno: tanto opera la gmftitia di Dio . Non fuggi la lenteza d’vna cosi xniferabil morte, nel vederne coMangue nemico for- mati i caratteri, ne ricusd di foggiaccr a i eolpidiqiiella falce, che Ibloftami vitali recide, perche impiegata era a mietere le vite de’ nioi p£rfecutori, E’ confecrata alia noftra felieita, anche la morte, qiiando puo fauorire i deiideri d’afpre vendette. L’ira ci rendefimilialfuoco, il quale cellar non ?«l«udo dal conitunare cib> che lo nutre, s’ 1 ell in- LIBRO TERZO; *8? eftingue, & e cotento di monte,pnrche a °ttt s’incenerifca. Quefto fu il fine di qnell’h _ o- mo.ch-era necefiario adorare,qua(i vnDio , a chi non lo rauuifatia vn miracolo della Di. uinaonnipotenza. Leglorie della fua vita, faranno fempre a mm irabili nella pofterita: come le fue fciagure, copaflioneuole eflem- pio dell’efferecaduco dell’humane grandez- ze,e della tirannide cmdele de’ noftri affetti. Mori anche co ! vanti della propria for- tezza trionfance : onde nelle memoriedeglt huomiui per ttuta l’eternita , viura fempre gloriofo. Reftofepolto, evero, inquefti trionfi: hebbe pero di mine machinate dalle fue mani, fabricata la tomba: onde piu to- ftodirfideue, ch’ei dirizzaffe a fe tteffo vn Maufoleo; dalle ftatueyi tanti cadaneri re- fo , quale lo meritaua ihfuo nome infigne . Balt a, che vantarfi non puote d'hauer at- terrato quefto campione altro braccio , che il fuo medefimo, di cui erano giuochi le ftraggi, & ordinario parto le vittorie . E da quefto pur anche refto cgli vccifo , in atto» che riportaua i piu illuftri trofei, cheregi- ftrar fi poflano all’imnaortalita tra fuoi fa- mofigefti. Che fe bene la perdita deii’ani- maper hauer vccifo fe fteflo ; fi dubita, che feguifle ad vn canto trionfo, in cui debello i nemicij mentre indecifa e quefta lite.m’ag- grada il foltener le parti della Diuina cle- nieza; pin tofto,che per il debito di qualche colpa necellitar quel fupremo Giudice, a gli atti d’vna rigorola giuftitia.Stimo venfimi- le, che non permecrefle Dio la dannatione di quefto heroe,di cuis’addofso la protettio- ne fin dal nafcimento moftrando d‘haueruc lingolare prouidenza. Me deue fimUpiente credcrfi, che lafeia f fe in IJO DEL SANSO&E fe in poter di Satanaflo la di lui anima , mentre alia crudeltade’ Fdiltd non perml- fe, cheper breuetempo, e fenza auncorita d'vcciderlo , il corpo. Oltre che I’eflete homicidiale di fe ftef- fo, ftiaccidenteconfecutiuo alia ftragge di coloro, de‘quail, ne in alcro modo, ne ill altra occafione , effettuar ppteua le vendec- te; non prohibite dalla (da legge: anzi qtia- fi com mandate da Dio , ch'in quefto mon- do lo deftiiio ad edere loro flagello. Ri- ftrettoeraceppi:incateuato tralegami.- in altra guifa non poteua fperaredi vendicar- ii, mentre ne pur vn momento, egli era ft- curb di viuerc. Giudieo lnfomma) ch’in queft’atto non pi Li peccalle, di quellofta peccato la generofita d*vn guerriero, che ndii dalladilperatioiii, madalvalore con- dotto, tralehafte filatieia: ouefono piii folti i combatrenti fi Ipinge: otte fono pilt copiofe l*arme fen corre: oue certa puo dirfi lamortej s'inolrra . Non haquefti i! proprio morire per fine.- ma le ftraggi de' nenaici,per fcopo. Quindi non ecolpcuole, come di fe fteilo homici- daimaben si lodeuole, come valorofoguer¬ riero . Lo fprezzare la vita: non e vn volon. tario morire, che fia co!pa,ma vn’atto ma- gnanimo , che denota virtu. Comunque pe- ro cio fi fia: come io non pretendocon quelle ragioni pregiudicare alia vertta co- sinon dette qii ftp dttbbio, pregiudicar af merito delle glorie di Sanfone. Sard lem- pre veto, che l'hiftoria della fua vita, d vn’- aperto thcatro , meui fupeiiori all’humana coiiditioue ft fcuoprono, legrandezze ddl’- hamauita., imancamenti, che poflono in ltd cou- dau- LIBRO TERZO. cUrtnarfi furono falli d’amore, ch’SIo ftef- fo, chedire, 1 'ombre non macchie. Nonerra con maggiot (ciifa, ne con dcbito minore di ! colpa vn’huomo, che qtiando erra,aman- do . L’efTere humano porta fecola necellitl d’efTer amance: onde non e marauiglia , fc rel vagheggiare la belra d’vn’oggetto, alia lecon^a*di qtiefta proprieta, l’affetto preci- I pitolo fen corre. In non amare 1’amabile, d troppo difficile imprefa alia noftra volon- ta, la quale dalla natnra ha per legge, l'ap- pigliarfi acio, chel’intellecto rapprefenta pertale. Che tale poi belladonna non fia * e vn difcorrere fenza giudicjo , & vn con- chiudere fenza ragione , che Vn'oggetto i quanto piu ha in (e perfettione, tanto non ; fia piu degno d'amore . Conclufione falfif. i firna , checi vietarebbe il conuincere , ch’a Dio (i conuenga infinito amore: raentre non larebbe fufficiente proua, 1’effer egli infini- tamente petfetto, La colpa del noltro affetto , elolonegl'- ccceffi.co’quali fouerchio amaiado, antepo— ne al Creatore, la creatura. Sono pero feu. fabili anche quefti: perche non sa conofcec fteuo la volonta, che quafi dellriero nel cor- rer al male fempre sfrenata : mentre viene fpronatada quefta neceffita d’amare il hel¬ lo, none gran cofa , che rranfeenda nella cariieradiquelto amore, ftermini preferit- l ti dalla ragione. La donna b vn’imaginc cosl viua di not I Refit:anzi per 1’identita della natnra, pill che imagine :onde il nonamarla con eccel- lo e impoffibile,mentre l’arnar noi fteffi con qualche eccefio, edebito. . Co si va fchermendo fe ftelTo hluiomo , - £ nc petfuaderfi era came yiolenze vorebbe di 1*1 DEL SANSOME LIB. III. di non errare amando la donna ; 6 pure precende moftrar, che fi conuenga a que« fto fallo il perdono: menrre dalla neceffi- ta, non da malitiaprotiiene. E per certo troppo fono pofl'entiglisforzi, chVfacon- tro il noltro cuore per facrificarlo a (eftef- fa con infufficienti fomiglianzene gl’mcan-, tefmi, caccne, e legami efpreffi : perche ef- lempio non habbiamo di violenzr? ch’« egualmentea quella della donna, tiranneg- gi le noltre pallioni. Quindiprendi attnertimento, 6 Letcore, di porreal tuo affetco vn baon ritegnoj t£r- che quanto pju lofcorgi Sne’precipitij tra* t bocchcuole % tanto pill hsi debito di cufto- dirlo, con diligenza maggiore . Noufolle- ■ ua dalla colpa l'euidenza del pericolojquan- 1 do quefto preneduto > potea fcanfarfi. Non tefta da ogni bialimq efente qnel Caua- liere, che dbndomito corfiero e icaualca- to, perche era fuo debito il cencrlo con can¬ to maggior rigore in freno j quanto pin lo j conofeea feroce. t fnt del Ter\t , & vltim Litrt} X J