$&7$+,675,$(‡‡‡ received: 2004-09-06 UDC 32.019.51:323.12(450)"1938/1943" review article 135 "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE VISTI DA "LA DIFESA DELLA RAZZA" Barbara COSTAMAGNA Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, IT-10124 Torino, Via S. Ottavio 20 e-mail: b.costa@libero.it SINTESI Questo intervento intende ricostruire lo "sterotipo ebraico" fascista attraverso le parole de La Difesa della razza, una pubblicazione quindicinnale con la quale il fascismo italiano tentò di diffondere le teorie razziste nella popolazione. Si tratta di un breve excursus all'interno della rivista che mette in risalto i punti salienti del pregiudizio antiebraico, volto a costruire un'immagine dell'ebreo di- sumanizzato e come tale degno di essere perseguitato. Parole chiave: fascismo, razzismo, antisemitismo, propaganda, ebreo, persecuzione "A PEOPLE WITH NO HEROES". JEWS AND THEIR PERSECUTION FROM THE POINT OF VIEW OF "LA DIFESA DELLA RAZZA" ABSTRACT The article reconstructs the Fascist "Jew stereotype" presented by the magazine La difesa della razza (Defence of the Race), a biweekly publication via which Italian Fascism tried to promulgate its racist theories. This is a short excursus into the magazine that underlined the salient features of the prejudice toward Jews with the intention to divest the Jews of their humanity and thus enable their persecution. Key words: Fascism, racism, anti-Semitism, propaganda, Jew, persecution $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 136 L'impurezza, certo: poiché proprio in quei mesi iniziava la pubblicazione di "La Difesa della razza", e di purezza si faceva un gran parlare, ed io cominciavo ad essere fiero di essere impuro. (…) Secondo la rivista sopra citata, un ebreo è avaro e astuto: ma io non ero particolarmente avaro né astuto, e neppure mio padre lo era stato. (Levi, 1994, 37) Nell'autunno del 1936 Benito Mussolini decise d'intraprendere una campagna propagandistica che portò all'"antisemitismo di stato" (Picciotto Fargion, 1994, 49). Gli studiosi concordano sul fatto che si sia trattato di un atto dettato non solo dalla volontà di non creare attriti ideologici con l'alleato tedesco, ma anche dalla necessità di consolidare un sistema di carattere totalitario dello Stato che non poteva tollerare alcun tipo di diversità (Michaelis, 1982; Sarfatti, 2000). Michele Sarfatti giustifica in questo modo la costituzione, voluta nel 1930 dal governo fascista, dell'Unione delle Comunità Israelitiche, che così persero le proprie secolari autonomie e carat- teristiche, divenendo in un certo senso uno strumento del regime fascista e della sua politica di consenso (Sarfatti, 2000, 68–87). Inoltre l'avventura coloniale richiedeva lo sviluppo di una coscienza razzista per giustificare l'imperialismo italiano e dis- suadere eventuali relazioni simmetriche fra italiani e africani. In questo senso devono essere inquadrati i primi provvedimenti contro il madamato, ossia i matrimoni contratti tra italiani e africani, e la diffusione delle tesi di Giulio Cogni e Julius Evola sulla superiorità della "stirpe italica", che sfociarono ne il cosiddetto Manifesto degli scienziati razzisti, pubblicato sul Giornale d'Italia il 13 luglio 1938 con il titolo Il fascismo e i problemi della razza. Vennero così sancite l'adesione ufficiale del fascismo al razzismo di tipo biologico e la sua fusione con l'antisemitismo, che già da alcuni anni era propagandato attraverso pubblicazioni locali o nazionali.1 Con il Manifesto degli scienziati razzisti si aprì, il 5 agosto 1938, la prima pubblicazione de La difesa della razza, un quindicinale di divulgazione diretto da Telesio Interlandi. Sfogliando le pagine di questa rivista è possibile tracciare una panoramica esaustiva di quelli che furono i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti degli ebrei, attraverso i quali la propaganda fascista cercò di fare presa sulla popolazione onde evitare possibili intoppi sulla strada della persecuzione nei con- fronti della minoranza ebraica: "l'Ebreo ha un aspetto fisico, spesso, ma non sempre, evidente. Ha un contegno morale di più difficile, ma di più sicura diagnosi. In poveri termini vorrei definire che sia da considerarsi ebreo chi è capace di commettere un'ebreata: ogni buon Italiano lo sa per esperienza, benché i dizionari non registrino 1 Per un'accurata cronologia e storia della campagna stampa antisemita vedi De Felice, 1993. Si noti che nella bibliografia in calce al contributo è stato segnalato anche l'anno fascista in numeri romani, poiché esso veniva utilizzato per conteggiare il numero e l'annata delle riviste e dei libri. $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 137 forse la parola. Oltre le solite qualità tradizionali – l'avidità del denaro, la grettezza, la capacità di compiere cattive azioni pur di guadagnare, di essere anche spenderec- cio e caritatevole pur di guadagnare2 – l'Ebreo possiede altre qualità che lo distingue dall'Italiano: un sentimento di famiglia innegabile, unito ad una spiccata tendenza all'adulterio e al concubinato;3 una commovente solidarietà fra Ebrei, che li induce a incrudelire contro l'umanità non ebraica;4 ostinati nei propositi, quando vogliono frodare non si levano mai dattorno; cacciati dalla porta rientrano dalla finestra; non contenti di essere virili sono immancabilmente sensuali e pornografici. (…) L'ebreo agisce da ebreo quando si nasconde, e da ebreo si comporta anche quando ignora di esserlo".5 La rappresentazione dell'ebreo come essere perverso e sessualmente corrotto ritorna in molte pagine de La difesa della razza. Il legame fra la sessualità e l'ebraismo viene mutuato da un autore che aveva ottenuto un grande successo in Italia, Otto Weininger. Nel suo testo Sesso e carattere Weininger interpretava la realtà della razze come una polarizzazione tra maschio eroico e femmina indecisa e passiva. L'ebreo raccoglie in sé il femmineo e come tale è fonte di corruzione e di debolezza e manca totalmente dello spirito kantiano. Egli è l'espressione della de- generazione nella quale si trova la cultura moderna dove i rapporti sessuali erano diventati un dovere. (Weininger, 1992, 386–418). Lo stesso Hitler nel Mein Kampf faceva continui rimandi al legame fra l'ebreo e il sesso: ragazzi ebrei per le strade in agguato in attesa di vergini ariane, ebrei responsabili di schiavismo bianco e prostituzione (Hitler, 1991). La propaganda razzista e antisemita trovò un terreno fertile nei pregiudizi già presenti nella maggioranza degli italiani, rafforzando in essa stereotipi antichi e creandone di nuovi. Il successo della rivista "Il Mulo" è sintomatico della presenza di un sentimento antisemita in Italia precedente al periodo fascista. Il settimanale era nato in seguito a una sottoscrizione lanciata dalle pagine de "L'Avvenire d'Italia" nel 1907, alla quale risposero con entusiasmo preti e laici di Emilia Romagna, Lom- bardia, Piemonte e Veneto. Il suo prezzo era contenuto e la grafica riproduceva quel- la dell' "Asino", un settimanale satirico vicino ai socialisti italiani. Nel 1908 il suo direttore Algranti, un ebreo convertito, poté annunciare la vendita di circa ottantamila 2 Il tema dell'attaccamento degli ebrei al denaro e della loro tendenza a rifuggire le attività lavorative più faticose ritorna in più interventi presenti nella rivista: Tosti, 1938–XVI, 60–61; Barduzzi, 1939– XVII, 31–33; Angeli, 1941–XIX, 26. Vedi anche i testi sulla criminalità giudaica:G.L., 1940–XIX, 21–24; Piceno, 1941–XIX, 18–21. 3 Sull'argomento vedi i seguenti articoli de La difesa della razza: Gatti, 1939a–XVII, 24–26; Gatti, 1939b–XVII, 22–23; Angeli, 1941–XIX, 26–27; Samengo–XIX, 1941, 21–23; Tosti, 1941–XIX, 21– 24; Montadon, 1939–XVIII, 18–23. 4 Vedi i seguenti articoli de La difesa della razza: La difesa della razza, 1938d–XVI, 13; Barduzzi, 1939b–XVII, 55; Salotti, 1939–XVII, 22–24. 5 Vedi Angeli, 1939–XVII, 30–31. $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 138 copie alla settimana "soldo a soldo", a dimostrazione della sua diffusione anche tra i ceti operai e contadini, che non avevano il denaro per sottoscrivere un abbonamento (Urettini, 1999, 299–230). Tra le varie accuse imputate agli ebrei dall'area del cat- tolicesimo rappresentata da "Il Mulo" c'erano: il deicidio, la loro presunta identità di "razza straniera" alla "nazione italiana"; la loro natura "approfittatrice", che li avreb- be portati nei secoli ad arricchirsi sulle disgrazie degli altri; la loro avarizia; l'alleanza giudaico-massonica; e infine la loro vicinanza ai partiti bolscevichi. Tutto ciò si univa al disprezzo per gli ebrei usciti dai ghetti, dove erano stati chiusi per essere protetti dall'odio del popolo. Secondo La difesa della Razza quali erano le colpe degli ebrei per avere subito in passato delle persecuzioni e per essere in quegli anni perseguiti e soprattutto quale era l'atteggiamento degli ebrei nei confronti della persecuzione? Tralasciando le classiche accuse di infanticidio rituale come ad esempio la più volte citata storia di San Simonino (Gaspari, 1939–XVII, 14–16; Senolni, 1940– XVIII, 26–27), la giustificazione alla persecuzione e all'isolamento, passati e presenti, degli ebrei che più spesso viene fornita dagli articolisti della rivista riguarda la loro volontà di non assimilarsi. Gli ebrei vengono accusati di essere razzisti e di non volersi integrare: "gli ebrei, i quali – come risulta in modo solenne anche dal recente manifesto dei rabbini d'Italia – sono stati sempre e dovunque gli apostoli del più integrale, intransigente, feroce… razzismo" (nota n.18 dell'Informazione Diplo- matica)".6 Nell'articolo Roma antica e Giudei Giorgio Almirante afferma che "c'è un ghetto spirituale in cui gli ebrei si sono volontariamente rinchiusi e del quale non si lamentano: è quello rappresentato dal muro della Legge che per secoli ha impedito agli ebrei di comunicare cogli altri popoli. E c'è un razzismo di Israele che avviluppa gli ebrei. (…) Questo razzismo ebraico arriva a delle forme di esasperazione tali che di fronte ad esso il razzismo praticato dai cristiani, nei riguardi dei giudei, diventa un innocuo scherzo" (Almirante, 1938–XVI, 27–30). Per provare questa tendenza viene anche utilizzato Thomas Mann, "ebreo e fuoriuscito tedesco", del quale si estrapola, decontestualizzandolo, il finale di una sua novella dal titolo Sangue riservato dove l'ostilità ereditaria dell'ebreo nei confronti del cristiano viene descritta attraverso la storia di una fanciulla d'alto lignaggio ebraico che alla vigilia delle nozze con un funzionario prussiano commette un incesto con suo fratello come forma di vendetta di razza contro un matrimonio non desiderato (La difesa della razza, 1938b–XVI, 39). La volontà di isolamento è confermata da una serie di articoli sul Talmud che furono pubblicati regolarmente sulla rivista e che cercavano di dimostrare come l'ebraismo fosse impregnato di odio razziale e di pregiudizi atavici nei confronti dei gentili. Riferimenti al Talmud ritornano spesso nella letteratura antisemita e razzista 6 Si tratta di una nota riportata in un articolo de La difesa della razza, 1938a–XVI, 40–41. $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 139 dell'epoca. In Razza e fascismo Giuseppe Maggiore sottolinea l'importanza del Talmud per il mondo ebraico e parlando della visione ebraica del mondo egli afferma la sua irreligiosità e la sua forte componente discriminatoria: "Ella non unisce ma divide. E divide gli uomini in due categorie: l'ebreo e il non ebreo; il giudeo e il gentile, il youtre e il goim. Di qui due morali una per la comunità ebraica, l'altra per quelli che ne stanno fuori. Quella che nell'una è permesso, nell'altra è interdetto. Si può uccidere, derubare, frodare, violentare il goim, non l'ebreo. Vi sono delle mas- sime del Talmud, ben note, che documentano questa doppia morale. "Uccidi il migliore dei non ebrei". Non è permesso derubare un fratello (leggi ebreo) ma è permesso spogliare un non ebreo, perché sta scritto: "Tu non spoglierai i tuoi vicini". "I giudei sono chiamati uomini, i popoli del mondo non sono chiamati uomini, ma bestie"; "il seme di un non ebreo non è che di un animale " "un non-ebreo che colpisce un ebreo merita la morte. Chiunque dà uno schiaffo a un ebreo è colpevole come se schiaffeggiasse Dio". (Caffaz, 1975, 6–67). Julius Evola ne il Mito del sangue tratta della definizione dell'ebraismo e degli ebrei e partendo dal presupposto che "Israele non è una razza ma un miscuglio di razze" individua come fattore di unità la Legge: "Come è noto, il tema centrale dell'antica Legge è che Israele è il "popolo eletto", destinato al dominio su tutte le genti, le terre e le ricchezze del mondo, tale, che, a lui tutti i regni dovranno obbedire. (…) Il "potenziale" deter- minato da quella idea della Legge doveva allora fatalmente tradursi in un odio profondo e senza limiti per ogni non ebreo e concentrarsi in una prassi, per così dire serpentina. (…) È così che il Talmud e lo Schulcan Aruch autorizzano a frodare il non-ebreo; non considerano come adulterio quello commesso con una non-ebrea; del prestito ad usura non solo fanno un diritto, ma quasi un dovere; prescrivono di non testimoniare o di deporre il falso in un processo mosso da non-ebrei ad Ebrei (…) e via dicendo". (Evola, 1942–XX, 218–226). Gli ebrei non si assimilano. "È un errore affermare in senso assoluto che battesimo e matrimonio misto diradino le file degli ebrei conducendoli all'assimilazione con la gente nel cui paese hanno sede. In ogni epoca gli ebrei hanno detto di volere l'assimilazione e mai l'hanno voluta veramente" (Callari, 1938–XVI, 20–21). L'ebreo infatti è spesso rappresentato come un ingan- natore che finge di assimilarsi e di accettare la società e la cultura circostante, mosso da uno spirito di opportunismo e dal desiderio di dominio atavicamente presente nella sua "razza". "Per poter ingannare i cristiani è permesso ad un ebreo farsi passare per cristiano", questi versi, che si diceva essere stati estratti dal Talmud, vengono citati nell'articolo Cristo e cristiani nel Talmud come dimostrazione della falsità delle conversioni ebraiche (M.d.B, 1939–XVII, 22–23), cosa che era già stata ampiamente dimostrata nel numero precedente da una ricostruzione storica delle conversioni funzionali degli ebrei nella storia (La difesa della razza, 1939–XVII, 27–28). "Orbene: quale è stato il precipuo atteggiamento degli Ebrei nostrani di fronte ai provvedimenti della politica razziale del Regime? Passato il primo stupore e primo $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 140 intontimento" secondo Gino Sottochiesa gli ebrei hanno applicato la loro solita strategia, ossia "mettersi sotto la protezione della Chiesa Cattolica, implorando il battesimo cristiano" (Sottochiesa, 1940–XVIII, 18–22). L'articolo prosegue con il rapporto di un'inchiesta da lui svolta sui battesimi di ebrei avvenuti in alcune diocesi italiane in seguito alle disposizione legislative contro gli ebrei. Paolo Orano, ne Gli ebrei in Italia ieri ed oggi, rivolgendosi a Raffaele Otto- lenghi riporta la sua esperienza alla Società dei venditori ambulanti del ghetto di Roma: "Quel che mi stupiva e, debbo dire, irritava, era la sopravvivenza del ghetto ebraico nella capitale d'Italia nella capitale d'Italia emancipatrice d'ogni trista eredità del passato. Era mai possibile che dei cittadini romani e italiani, a malgrado che i cancelli fossero stati abbattuti e che i loro correligionarii di altre classi fossero partecipi alla sonante vita borghese, politica, di governo, continuassero a dare l'ob- brobrioso spettacolo della separazione dalla cittadinanza (…) come nei secoli an- dati?" (Orano, 1937–XV, 43). Orano accusa parte della società ebraica italiana di auto-ghettizzarsi: "L'Italia abolì il 'ghetto', ma gli ebrei ebraizzanti e sionisti vi si rinchiudono. Quello era un ghetto dovuto ad inferiorità ed immaturità di tempi; questo è un ghetto voluto, meditato, nel quale gli ebraizzanti della 'razza pura' e della 'tradizione sublime, ecc, ecc.' mirano di isolare, con una evidente insolente provo- catrice dissidenza, tutti coloro che sono d'origine ebraica, anche quelli ai quali non riesce più troppo comodo e piacevole esserlo" (Orano, 1937–XV, 12). Gli ebrei quindi si sono rinchiusi nei ghetti e continuano a perpetrare questa forma di separazi- one volontariamente anche in età contemporanea. Un tal "Catholicus" afferma all'interno della raccolta Inchiesta sulla razza, curata da Orano nel 1939, che: "I Ghetti sorsero fatalmente e più per la sospettosità e la diffidenza dei lontani degeneratissimi discendenti d'Israele, che per la ripugnanza della nostra popolazione" (Catholicus, 1939–XVII, 76). "L'esame anche superficiale dello spirito ebraico ce ne rivela due caratteristiche, due tratti fondamentali che soprattutto lo contraddistinguono dal nostro spirito ita- liano come quasi da ogni altro: 1) l'assenza di vita agricola; 2) l'assenza di uno spirito militarista" (C. M., 1938–XVII, 32). La guerra risulta essere qualcosa di assolutamente antitetico allo spirito ebraico. Gli ebrei in qualsiasi epoca e in qualsiasi occasione si sono sempre dimostrati una "razza di disfattisti", anche se spesso cercano di mettere in risalto la loro parte- cipazione attiva agli eventi bellici. "Non solo il giudeo non ha spirito guerriero e sentimento militare, ma, più ancora, l'idea ariana del coraggio e il sentimento eminentemente ariano nordico dell'onore non sono conformi menomamente al suo spirito" (Canevari, 1938–XVII, 34). Questa avversione della razza ebraica per le armi viene documentata "attraverso un caratteristico episodio di storia patria, di quella storia del Risorgimento di cui i giudei rivendicano a sé non poche glorie" (La difesa della razza, 1938c–XVI, 18). Citando il libro di Livio Livi, Gli ebrei alla luce della $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 141 statistica, un ignoto articolista riporta un fenomeno esemplificativo registrato dal demografo nell'anno 1849, dove vi fu un repentino aumento dei tassi di nuzialità all'interno del gruppo ebraico romano: "Escluso che l'ingrossamento potesse derivare da un errore materiale di trascrizione o da un duplicato della registrazione dei matri- moni (ho diligentemente controllato le date delle nozze ed i nomi degli sposi), la causa di questo strano fenomeno doveva ricercarsi in circostanze speciali determinate dai gravi avvenimenti di quell'anno; la stranezza della cosa era accresciuta dal fatto che quasi tutti i matrimoni risultavano conclusi nel mese di marzo, cioè poco dopo la proclamazione della repubblica romana avvenuta nel febbraio. Ed io confesso che avrei stentato di molto ad attribuire una causa accettabile a questa improvvisa frenesia collettiva per le nozze, se non mi fosse stata suggerita da un vecchio israelita che aveva vissuto quei giorni di ansia. Si tratta di un esempio (mi si permetta il neologismo) di imboscamento collettivo" (La difesa della razza, 1938c–XVI, 18). Praticamente, secondo Livi, gli ebrei celibi romani avendo udito delle voci che an- nunciavano una leva in massa, dalla quale il governo avrebbe escluso solo gli ammogliati, erano convogliati immediatamente a nozze, fenomeno che invece non era riscontrabile nella popolazione cristiana. "Poiché si sente l'unico portatore di una cultura mondiale e immortale, poiché considera conquistatori veri solo i suoi scienziati, artisti e rabbini, e nel suo freddo raziocinio, nella ferocia della sua logica, non c'è posto e non ce ne può essere, per un'ideale di patria da difendere con la vita. Dinanzi alla guerra, come dinanzi alla persecuzione l'ebreo reagisce in un'unica maniera: evadendo" (C.M, 1938–XVII, 33). L'ebreo, neanche quando per una questione di numero avrebbe potuto resistere e vincere, l'ha fatto. Gli ebrei già dai tempi di Roma hanno sempre cercato un riscatto attraverso l'oro.7 Questo atteggiamento passivo fa parte della natura dell'ebreo. "Anche nei casi di peggiore necessità, l'ebreo non combatte ma si abbandona a quella larva astratta di ellenico Fato che è la semitica volontà di Jahvè. Volontà personale di un dio animico e vuoto, nella sua assolutezza contro natura e antiumano, che niente ha a che spartire con il Fato ariano, il quale si sviluppa da contrappunto architettonico dei motivi che circolano per l'infinita vita dell'universo. E anche quando l'ebreo sarà vittima delle più dure e ingiuste persecuzioni, non paragonabili per la loro crudezza con le persecuzioni assai più lievi subite da altri popoli, per esempio dall'italiano, nel corso glorioso della loro storia, non troverete fra gli ebrei neppure uno che sappia insorgere con uno di quei atti eroici e sublimi che salvano l'onore di una stirpe" (Cogni, 1938– 7 Vedi C. M, 1939, 32–33. La tendenza degli ebrei ad ingraziarsi i governanti e i persecutori attraverso il denaro o la supplica emerge dalle ricostruzioni della storia di alcune comunità ebraiche italiane (Trento, Ancona, Vercelli, Puglia, Roma, Cortona) presente in una sezione speciale chiamata "Do- cumentazione" ne La difesa della razza, 1939b–XVII, 9–31. $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 142 XVII, 13). Con queste parole Cogni giudica a partire dalla loro storia e dai loro testi sacri gli ebrei. "Incapace di autonomia" continua "mansueto e umanitario, mediocrità della propria forma vitale, si rassegna e perde: (…) si appella a un futuro sempre più futuro e sempre più lontano (…)". L'ebreo è quindi debole e passivo e per questo 'l'ebreo non è guerriero: perché debole e infranto'" (Cogni, 1938–XVII, 14). Conclusioni L'immagine dell'ebreo delineata nelle pagine de La difesa della razza raccoglie in sé tutti gli stereotipi che nei secoli si erano sedimentati in ambito cattolico italiano e in quello "razzista-antisemita" europeo. La rivista di Interlandi tenta attraverso i suo contributi "storico-scientifici" di giustificare l'eliminazione di un elemento, l'ebreo, che non desidera assolutamente integrarsi con la società, anzi che tende a dan- neggiarla e che oltre tutto dimostra una totale mancanza di quelle che invece sono le caratteristiche proprie dell'uomo ariano e fascista: amore per il lavoro, la patria, spirito guerriero. L'ebreo nel rapportarsi con la società circostante applica una serie di strategie che rientrano in un pregiudizio diffuso: auto-ghettizzazione, supplica, mediazione attraverso il denaro. Emerge, in poche parole, un'immagine dell'ebreo disumanizzato, capace unicamente delle peggiori azioni e dei peggiori sentimenti, il quale inoltre si è dimostrato in più occasioni passivo e incapace di una reazione "eroica e virile" davanti alla guerra (stereotipo utile per delegittimare la parteci- pazione degli ebrei alla prima guerra mondiale e all'unificazione dell'Italia) e alla persecuzione. Considerando che questi argomenti venivano utilizzati dai fascisti per giustificare la loro politica discriminatoria, si può comunque registrare una permanenza di un certo stereotipo ebraico, che si riscontra anche, con valenze diverse, in alcune inter- pretazioni riguardo l'atteggiamento "passivo" degli ebrei di fronte alla Shoah. "Bi- sogna guardarsi dal senno del poi e dagli stereotipi. Più in generale, bisogna guar- darsi dall'errore che consiste nel giudicare epoche e luoghi lontani col metro che prevale nel qui e nell'oggi: errore tanto più difficile da evitare quanto più è grande la distanza nello spazio e nel tempo" (Levi, 1991, 135).Compito dello storico che si avvicina a queste problematiche è quindi quello di tentare di discernere ciò che effettivamente fa parte di una mentalità specifica e di comportamenti che si sono sviluppati con continuità o in casi specifici e ciò che invece nasce da un pregiudizio che si è sedimentato nel tempo all'interno dell'opinione comune. "Quando gli storici saranno in grado di proporre con maggiore sicurezza generalizzazioni su questi argomenti, probabilmente le dicotomie tra acquiescenza e resistenza che tanto hanno dominato le trattazioni della vita nei ghetti scompariranno rapidamente dal dibattito storico. Nel corso di questo processo, i nostri giudizi saranno maturati" (Marrus, 1994, 170). $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". GLI EBREI E LA PERSECUZIONE …, 135-146 143 1$52'%5(=+(52-(9ä,'-(,11-,+29235(*$1-$1-( Z VIDIKA REVIJE "LA DIFESA DELLA RAZZA" Barbara COSTAMAGNA Univerza v Torinu, Filozofska fakulteta, IT-10124 Torino, Via S. Ottavio 20 e-mail: b.costa@libero.it POVZETEK äLGRYVNLVWHUHRWLSIDãLVWLþQHPLVOL VH MHQDVOLNRYLWQDþLQLQY]WUDMQRSRMDYOMDOQD VWUDQHK LWDOLMDQVNH UHYLMH /D GLIHVD GHOOD UD]]D =DãþLWD UDVH  NL MH SRG XUHG QLãWYRP7HOHVLD ,QWHUODQGLMD L]KDMDOD GYDNUDWPHVHþQR1DVWDQHN UHYLMH NL MH SUYLþ L]ãODDYJXVWD]DGQMLþSD MXQLMD MHX]DNRQLOUHåLPNL MHVNR]QMR åHOHOUD]ãLUMDWLVYRMHUDVLVWLþQHWHRULMHSUYLþSUHGVWDYOMHQHåHYWHRUHWLþQLUD]SUDYL,O fascismo e i problemi della razza ("Fašizem in rasna problematika"), bolj poznani SRG QDVORYRP 0DQLIHVWR GHJOL VFLHQ]LDWL UD]]LVWL 0DQLIHVW UDVLVWLþQLK ]QDQVWYHQL kov"). Tako "Manifest" kot revija sta obravnavali rasizem v vsej njegovi kompleks- QRVWL2GORþQR VWD ]DJRYDUMDOL REVWRM þORYHãNLK UDV LQ SRVHEHM RSHYDOL þLVWR LWD OLMDQVNRUDVRNLVWDMRRSLVRYDOLNRWDULMVNRJOHGHQDL]YRULQNXOWXURäLGHVR REUDYQDYDOLNRWOMXGLNLQHSULSDGDMRLWDOVNHPXURGXLQ]DWRNDNUãQDNROLNULåDQMD ]QMLPLQLVRELODPRJRþD 5HYLMD=DãþLWDUDVHMHQDVWDOD]QDPHQRPGDELYLWDOLMDQVNLGUXåELãLULODWDNH LGHMH1DQMHQLK VWUDQHK VH MHPHGGUXJLPSRMDYOMDOD WXGLSRGREDäLGD NDNUãQR MH IDãLVWLþQL UHåLP åHOHO SURMLFLUDWL PHG OMXGL GD EL VH L]RJQLO PRUHELWQLP RYLUDP SUL L]YDMDQMXSURWLåLGRYVNH]DNRQRGDMHY,WDOLML Interlandijeva revija je z "zgodovinskimi in znanstvenimi" prispevki poskušala RSUDYLþLWLRGSUDYOMDQMHþORYHãNHJDHOHPHQWD±YWHPSULPHUXäLGD±NLQLPDQREHQH åHOMH SR YNOMXþHYDQMX Y YHþLQVNR GUXåER DPSDN SRRVHEOMD SRSROQR QDVSURWMH DULMVNHJDþORYHNDLQIDãLVWD3ROHJWHJDGDPXSULPDQMNXMHYROMHGRGHODLQOMXEH]QL GR GRPRYLQH QL Y QMHP QLWL VOHGX ERMHYQLãNHJD GXKD äLG QDM EL SUHGVWDYOMDO SD VLYQL HOHPHQW NL VH Y RGQRVLK ] ]XQDQMLP VYHWRP SRVOXåXMH UD]OLþQLK QHPRåDWLK strategij: samogetoiziranja, moledovanja in mešetarjenja z denarjem. 3ULVSHYNL Y UHYLML VR WDNR REOLNRYDOL SRGRER UD]þORYHþHQHJD äLGD NL MH ]PRåHQ VDPRQDMQL]NRWQHMãLKGHMDQM LQþXVWHY LQNL MHåHYHþNUDWGRND]DOGDVHQDYRMQR LQ SUHJDQMDQMHQLVSRVREHQKHURMVNRLQPRåDWRRG]YDWL .OMXþQHEHVHGHIDãL]HPUDVL]HPDQWLVHPLWL]HPSURSDJDQGDäLGSUHJDQMDQMH $&7$+,675,$(‡‡‡ Barbara COSTAMAGNA: "UNA GENTE SENZA EROI". 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