ANNO IV. Capodistria, 1 Agosto -1870. N. 15. LÀ PROVINCIA GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, E«OMHICl ED ilimiTliUTI DELL'ISTRIA. Esce il I ed il 16 d'ogni mese. ASSOCI4ZI0.\E per un anno f.ni 3; semestre e quadri-meslre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione \ degli asili rurall Aprite Asili d'Infanzia, caldeggiate questi semenzai di virtù cittadine, questo cenacolo della civiltà, questo rifugio delle famiglie. N. Tommaseo. Educhiamo l'umile parte del popolo e massimamente la più onesta delle campagne, e avremo accertata qualunque altra specie di progresso e di perfezionamento. T. Mamiani. I popoli, trapassando per varie forme del politico ordinamento, ci si presentano per la storia avere felicità e grandezza, quando in una, quando in altra. Ma facilmente ci persuadiamo queste fortunate condizioni essere commisurate allo spirituale perfezionamento degli individui, e quindi alle istituzioni che si attengono alle varie ragioni della vita. Richiedere la migliore opera per la patria, vale pretendere ogni studio per isviluppare le facoltà del popolo corrispondentemente ai bisogni legittimi ed onesti, ed al grado di felicità di cui è capace. Nè il nostro secolo nel fatto contrastò a queste esigenze. Si cerca elevare la dignità dell'uomo coli' aumentare la materiale agiatezza e accrescere il tesoro d'efficacia delle sue facoltà: scopo impossibile a raggiungere quando non sia convenientemente istrutto ed educato al lavoro e alla virtù. Non bastano più pochi virtuosi; non è tempo d'ingiuste restrizioni. Anzi i più alti richiami sono latti per quella parte della popolaziane che, se non del tutto, più delle altre difettò d' educazione e d'istruzione, e la cui redenzione si presenta bisogno urgente ^er non compromettere il frutto del progresso sociale. Santa verità cotesta, che un popolo libero o che aspira ad esserlo, abbisogna più che altro di sapere e di quelle virtù che ne scaturiscono, anche perchè, intendendo a scemare gli impulsi del pubblico governo, sarebbe la libertà individuale sciagurato dono a quelli che nella propria attitudine non trovano virtù all'azione spontanea, e nella coscienza sufficiente e diritta forza impellente e sanzionatrice autorità. Lo spirito log- Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti anticipati. — Un numero separato soldi 15. gero invece e vano e avvolto in pregiudizi, l'intelletto smussato per non vedere 1 punti finali, il carattere depresso per l'inanità degli sforzi meccanici, animaleschi, lo fa vacillare sull' orlo del precipizio, se già non vi è precipitato. — I sacrifici che il buon vivere civile impone non si compiono se non dall'uomo sanamente istrutto e chiaramente illuminato. E il carattere generoso e l'adoperare ■ virtuoso entrano in consuetudine e informano la natura solo per diuturna cura. Così essendo, non è meraviglia che si parli e si ragioni e si scriva quotidianamente sull'importante tema dell'educazione del popolo, se è fermante il desiderio di indirizzarlo col viatico delta virtù individuali e domestiche, e di sorreggerlo .per la via del progresso, e di aprirgli la conquista del tesoro della civiltà. Ma m quest'opera di educazione ogni cura invanisce ove non cominci fino dalla prima età e continui per lungo lavoro. Per l'apprendimento di nozioni scientifiche, ancora in età progredita, date certe condizioni, si ripara al ritardo : stanno a prova molti chiari esempi storici. Non così per la educazione : dove si tratti di sentimenti, dello impulso della volontà, niuna dilazione impunemente è concessa; perchè nei primi anni si pongono i semi che fruttificano nell' avvenire di una generazione. Niuna dilazione è concessa; dacché non si possà inalzare solido edificio, vuoi materiale vuoi morale, dove manchino o sieno deboli le fondamenta. Se Salomone dice: formate il fanciullo dagli albóri di sua esistenza, e non se ne allontanerà più nè anche in vecchiezza, —- negletto sul principio non si creda poi che si formerà da sè: rari ciò ottengono; e a quali spese sei sanno essi stessi. Ed è molto che abbia fino alla vecchiezza estesa la influenza degli anni fanciulleschi quel Sapiente: gli anni sono certo una catena di vari anelli sì, ma non interrotta. — Le impressioni di questa età, che gli osservatori non possono quasi seguire, debbono logicamente essere profonde, che altrimenti gli avvenimenti successivi resterebbero senza spiegazione. — Vuole essere risvegliata la coscienza, le tendenze che s'hanno da natura vogliono essere secondate o dirette secondo la ragione, chè abbandonate tralignano così che le cattive soperchiano e guastano pur le buone: onde la cagione di tutte le miserie. Cose tutte congiunte con l'obbligo di vegliare al fisico per gli aiuti di sviluppo, per la correzione delle imperfezioni, per il contrasto alle lente azioni nocive esterne. Quindi i filantropi per questo solo avrebbero dovuto dare vita a istituti che al bisogno soddisfacessero, raccogliendovi i fanciulli delle classi più numerose per gittarvi una buona base a tutta la istruzione e alla educazione popolare; avrebbero dovuto, dicemmo, e il fecero, dando al nostro secolo anche questo nobile vanto. Gli istituti, col nome di Asili, moltiplicarono in una maniera che, se resta indietro dei desiderio, pure — ove si considerano le circostanze e le tendenze dei passati anni — fa onore ad una Nazione, dove già più numerose e più per tempo ebbero origine le istituzioni della carità pubblica. In questo argomento veramente pare che si sia raggiunto quanto bastava nella persuasione generale. E noi non ne interterremo i lettori, se non vi fosse una classe di popolazione già troppo trascurata quando si parla di istituzioni civili : tra-scuranza che impedì a moltissime la buona forma e il conveniente sviluppo. Diciamo della gente di campagna, che vuole essere istrutta ed educata. Che se gli Asili nelle città sono un'istituzione santa, sono santissima nelle campagne ; e dicendo che gli asili rurali recherebbero grande utilità al nostro popolo, non abbiamo la presunzione di dire cosa nuova, sì verità utile, opportuna, profondamente sentita. In questi Asili i fanciullini imparano ad a-marsi come fratelli, a compatirsi, ad aiutarsi, a rispettare l'altrui proprietà, ricevono istillati i principii di onore e di amore. Scuola ottima: i semi di istruzione e d'educazione prendono salde radici, dovranno fruttificare, e li cresceranno amanti del sapere e della fatica. Apprendono la pulizia: buono esempio ai genitori stessi; cogli esercizi utili sviluppano le membra e crescono sani. Imparano ad amare il lavoro che non è pena, anzi è bisogno e congiunto al piacere evita la noia e i perniciosi traviamenti. Poi avvezzare all'operosità è bene sopra tutti grandissimo, chè, dice Franklin, abbandonati i fanciulli diventeranno o dissipati o neghittosi; pericolo che deve essere fieramente combattuto oggi dopo un tempo che l'ozio era santificato e la più bella vita si estimava quella vissuta sen-y.a la cura di guadagnarsi il pane. Adesso sappiamo invece tutte le ragioni della esisterla essere determinate dalla istruzione, e l'ozio, ruggine dell'animo (Lévis), nonché ostare al suo perfezionamento, gli guasta ancora le innate facoltà che riceve in un grado dalla natura. Ma alla primissima educazione non provvedono i genitori ? — Sì veramente i genitori e in ispecie la madre deve essere la prima educatrice dei figli; essi li devono e mantenere ed allevare con sagrifici, tempo, lavoro, cure; ma non possono soddisfare a tutti e due, dove quel primo scopo richiede tutte le loro forze e la massima parte del tempo ; — diciamo massima, perchè l'educazione ancora vuole cura continua, d'ogni parte. L'esempio del buon costume e del regolato vivere si può dare sempre ; ma non basta : correggere si vuole e infrenare, e difetti e cattive inclinazioni. — Ora, senza dire che l'opera dei genitori dovrebbe («tendersi ad ogni ulteriore educazione, pur troppo spesso i genitori della classe popolare non sanno nè possono attendere a questo ufficio. L'avvenire di un fanciullo è sempre l'opera di una madre, volle dire già Napoleone: le madri sentono questo obbligo, e felici se hanno tempo e potere di adempirlo. Invece si sa che il padre e spesso la madre, come nelle città alle officine e ai negozi, così nelle ville sono chiamati al campo. I poveri fanciullini intanto pur troppo vediamo crescere abbandonati, o chiusi in casa o errasti per il villaggio, o, peggio, affidati a mani traditrici. Oltre l'ottundimento dell'intelletto, sono e-sposti a mille pericoli, che li minacciano nella salute, nella costituzione e nella vita stessa ; così da parere meravigliosa cosa che loro non succedono maggiori e più frequenti sciagure. Meravigliosa; perchè sappiamo come da infinito numero di piccoli accidenti, leggeri in apparenza, possono scaturire conseguenze gravi. Le cause di certi mali sono già nascoste nella fisica organizzazione e nelle prime impressioni. Questi accidenti che si rivelano nell'infanzia è necessario che si osservino, si sorprendano, si temperino negli effetti dal genitore o da chi ne può fare le veci. Però quegli abbandonati sono creature infelici condannate al pianto fino dai primi anni! — E quale non sarà il tormento delle madri amorose ? Sempre in ansia devono pur essere travagliate nelle opere stesse, devono affrettarle, eseguirle alla meno male, pur di anticipare l'arrivo a casa. Segue il dispiacere che il poco tempo che stanno assieme non permette loro la eura dell'educazione. Specchiandosi in quo' volti vorrebbero leggervi un' animuccia cara, piena di sentimento, ed oh, come sono dolenti che altri li avanzano in istruzione, e come da così scarso principio temono scarso seguito e che manchi quel grado di considerazione in cui negli amorosi sogni loro parve di vederli. E se si guastano, il crepacuore dei poveri genitori dica chi ebbe figli, con il cuore capace di amore. Felici quindi, se, col cuore tranquillo, potranno ad altri affidare parte del fecondo ufficio ! Come dovranno baciare la mano che in esso li soccorre concedendo di dedicare il tempo alle cure quotidiane dei mestieri! ■— Clio se fossero madri disamorate, il disamore crescerebbe : indifferenti e trascurate per ogni miglioramento dei figli, sarebbero solo intente a cogliere il primo momento in cui poter utilizzare le loro tenere membra. Ma tolto pure questo caso dell'abbandono, non poche madri ancora nella casa hanno tante cure che non possono dare molto tempo ai figli; e quando il potessero, non furono convenientemente coltivate, non hanno elevato concetto dei loro doveri verso la società', e sono pure sprovviste di cognizioni intorno ai mezzi di perfezionare le facoltà intellettuali e fisiche, cosichè, dove dovrebbero consacrare tutta la loro attività, lasciano in tutto operare la natura. Queste considerazioni valgono per tutte le madri della classe popolare. Ma altre ancora speciali mostrano la utilità degli asili rurali. Ne diciamo tre soltanto. — Yi si taglierebbe nella radice i difetti, che più profondi si trovano nei campestri per la condizione della vita pressoché isolata o almeno fuori del commercio abituale con le persone civili; e sono la ruvidezza, il sospetto, la caparbietà, il poco sentimento, l'egoismo, il naturale vendicativo, l'animo chiuso. Le prime traccie di quéste disposizioni negli Asili facilmente potranno essere sorprese e impedite nello sviluppo, al che non sarebbe sufficiente l'opera delle sole scuole elementari e per il loro imperfetto ordinamento e per il poco tempo che i fanciulli vi sono tenuti. Ed è parte della educazione indispensabile perchè si sa quale tenacità i campestri abbiano alle abitudini ed ai principj nei quali furono allevati, così che mai più non abbandonano gli errori portati dall'adolescenza. — Gli Asili poi preparerebbero nel modo più conveniente al contado la istruzione del popolo. Oltre la buona custodia dei ragazzi e assieme all' occupazione in utili e dilettevoli lavorucci manuali, per fàcili e semplici metodi s'insegnerebbe il leggere, lo scrivere, e le primissime operazioni dell'aritmetica: principii che vi si imparano meglio che nelle altre scuole, per la continuità dell' esercizio. Così sarà resa più facile e fruttuosa T istruzione nelle elementari, festive o serali. — E impossibile che le scuole elementari dove entrano i ragazzi ai sei anni e che quindi vi sono occupati per due o tre anni ad imparare i primi elementi, corrispondano alle esigenze e diano veramente buoni frutti. Si sa quali esse siano, e quanto nelle famiglie i ragazzi abbiano eccitamento allo studio! Le scuole elementari, mentre agli altri servono per lo più di avviamento a studi ulteriori, qui formano tutto il capitale di scienza; che gli adolescenti più presto sono chiamati al campo. E quindi vano di parlare dell' importanza delle scuole e-lementari rurali, dove i frutti che da esse si a-spettano non si otterranno finché i ragazzini non portino certa predisposizione che faccia guadagnare molti anni. Solo quando ci saranno gli Asili si potrà sperare di avviare queste scuole secondo norme di efficace insegnamento. Gli Asili ancora vi manderebbero i fanciulli alle scuole con buone abitudini e con disposizione di curare meglio l'istruzione. Nelle scuole elementari, resterà tempo ii studio più serio, nè in esse nuooerebbero quello frequenti assenze e interruzioni che spesso vi hanno luogo per molti scolari. Si potranno dare notizie più pratiche e più utili all'agricoltura ed ai rami d'industria favoriti dalle risorse del luogo. Ciò darebbe specialmente sviluppo alle festive o alle serali, mentre adesso vi si consuma la maggior parte del tempo a farle una pura ripetizione delle classi elementari. — Ed è una delle cause che i contadini siano restii a mandare alle scuole i loro figliuoli questa: che occupati nella parte formale non ne ritraggono tosto un vantaggio palpabile, si permetta la parola, per la casa e per gli interessi, uguale almeno a quello che altrimenti riceverebbero dalla mano di fanciulli sui dieci anni, comunque ignoranti. Per questo riguardo gli Asili sarebbero dunque di suprema utilità, e farebbero che le spese per le scuole elementari stesse non andassero in gran parte sprecate. — Un altro vantaggio ancora è che inizierebbero quella educazione campestre di cui è bisogno per isviluppare senza impaccio ogni ragione della vita sociale e perchè queste classi moralmente e materialmente concorrano agli scopi civili e corrispondano alla voce che avvii all'incremento della ricchezza e della prosperità. Ma dobbiamo ogni assidua cura e perseverante a cercare di strignere le campagne alle città o le varie frazioni della popolazione nel tutto della Provincia. Ora da questa istituzione, come dall'ordinamento delle scuole, nascerebbe reciprocanza d'affetto: ove per la solerte cura e per la cooperazione dei cittadini ne fossero assicurati i fortunati successi, sarebbe argomento di amore da una parte e di gratitudine dall'altra fra le classi più agiate e le più bisognose; perocché certo i genitori benediranno un'istituzione, che è sollievo alla loro condizione e li soddisfa dello sviluppo intellettuale e morale dei figliuoli. (Continua) ancora della società enologica. Ci ha nel Camposanto di Brescia — egregia opera del Vantini, che gareggia colle migliori di questo genere — sotto que' lunghi e sonanti por-ticali e davanti a una di quelle nicchie destinate a raccogliere le ceneri de' trapassati, una figura di donna in marmo, la quale, facendo atto di schiudere l'uscio della tomba del marito, pare vi piccini col nocco delle dita e attenda risposta. Al sonano del monumento infatti l'artista, a meglio chiarire il suo concetto, volle incidere anche quel bellissimo verso, con cui si chiude un sonetto del Vittorelli: Batto e ribatto, ma nessun risponde. Se noi dicessimo, che la sorte di quella donna di marmo, la quale da anni attende invano una risposta all'amorosa sua premura, è la sorte di quanti tra noi s'alzano a proporre qualche utile impresa, e che il silenzio del marito di lei è pareggiato dall' indifferenza, con cui le nostre popolazioni atten- 5'Gi (iuiio all' opera di quelli, i quali vorrebbero evocarle a nuova vita economica e sociale, non commetteremmo forse quel così grande peccato di esagerazione, che a taluno potrebbe sembrare. Lazzaro quatriduano udiva ancora — per quanto narra l'evangelista — la voce del Salvatore e usciva dalle bende mortuarie a rivedere le stelle ; il nostro popolo, che pur non dovrebbe essere ancora preda della corruzione, non ode la A'oce di quelli, che lo invitano alla risurrezioue morale, o se la ode, poco o nulla ci bada. Volgiamo indietro lo sguardo, consideriamo solo un breve tratto del nostro più prossimo passato: quante proposte feconde di benefici enetti non vennero ripetutamente fatte dalli amici nostri nelle colonne di questo stesso giornale? E quante non andarono disperse coli' aura, che le portava? Aures habent et non audiunt, potremmo, ancora col Vangelo, dire di cotesti nostri concittadini così palesamento restii a ogni abito di educazione e di progresso. Sciagurata inerzia, che fu, è e sarà causa precipua di ogni nostro malanno, poiché ci fa rimanere addietro sulla via, dove le altre provincie italiane hanno già fatto lungo cammino, e ci rende ludibrio di quelli audaci stranieri, i quali perchè ci vedono pochi e divisi tra noi, credono poter cogliere il momento, invadere la sacra terra de' nostri padri e felicitarci, puta caso, colle delizie di una civiltà, che essi hanno elaborato tra li spumanti calici delle loro bacchiche citaoniche. Ma, vivaddio, se cotesti fatti non bastano a romperci il sonno nella testa, che cosa dunque ci vorrà? Così, per non uscir troppo di carreggiata, non v' ha alcuno, crediamo, de' nostri lettori, il quale non ricordi quante volte sia stata fatta nel nostro giornale parola della Società Enologica e dei vantaggi manifesti, che essa avrebbe recato. E ciascuno sa oltre ciò, che, per la benemerita costanza di pochi cittadini, un Comitato promotore si venne • la ultimo formando per la regolare costituzione della Società, della quale furono publicati lo statuto e le condizioni per farne parte. Or bene, nulla di più evidente, ripetiamo, dei vantaggi, che codesta associazione viticola è destinata a produrre, e nulla di più facile delle condizioni di ammissione dei socj. E quali ne furono i risultati? Finora solo 135 persone risposero all' invito del Comitato, mentre ce ne vorrebbero almeno 300 e la provincia nostra può darne 1000; e quanto ai Municipi, che il Comitato interpellò ed eccitò, due soli, che noi vogliamo qui nominare a titolo d'onore, quelli di Pisino e di Pola, diedero una risposta adesiva alle sollecitazioni del Comitato; li altri tutti non lo degnarono pur d'ulna risposta e forse misero ad acta il suo scritto, senza averlo pur letto. Codesti risultati, a parlare propriamente, dovrebbero muovere il riso, se non muovessero prima la compassione — compassione per l'accecamen- to ostinato di chi respinge il bi ne, che altri gli fa suo malgrado. E se qui potesse esser questione di bizze, noi consiglieremmo al benemerito Comitato promotore della Società Enologica di lasciar che perisca chi non vuol' essere salvato e lavarsi le mani da un' impresa, che mostra d'essere tanto spinosa ; ma poiché conosciamo il patriotismo e la costanza di quelli egregi uomini, e sappiamo che non usano recedere davanti alle difficoltà, così a consolazione loro e nostra e forse a stimolo di chi non sia diventato insensibile affatto a ogni ragionevole proposito, vogliamo qui riportare dall' Italia Agricola la storia delle molteplici traversie, cui andò soggetta nella provincia del Trentino la Società Enologica ivi di recente istituita. Chi sa che cotesta narrazione, la quale mostra come anche nel Trentino, provincia a noi per tante altre disgrazie rassomigliante, vigano ancora le stupide gare di campanile e sia pesante la borra dell' ignoranza e dell' invidia, chi sa, diciamo, che cotesta narrazione, mentre incoraggierà i buoni, non apra a qualcun' altro li occhj ? Noi abbiamo cotesta fiducia, e perciò preghiamo i nostri lettori a udire narrate qui sotto le vicende della Società Enologica Trentina: Sorta per iniziativa di un distinto nostro concittadino, il defunto Giovanni Boscarolli, ed accolta con vero patriottico entusiasmo dai possidenti di tolta la provincia^ essa si prefisse quale oggetto e scopo il perfezionamento dei vini del paese e la cura di agevolarne lo smercio, e quali mezzi per raggiungerlo si propose la assunzione di uno o più enologi di riconosciuta capacità, la erezione di vivai per introdurre, nel paese le più reputate qualità di vili onde somministrarle poi ai possidenti e cercare di sostituirle a quelle esistenti finora, la istituzione di un alunnato con posti gratuiti da disciplinarsi con apposito regolamento, la erezione a norma delle circostanze e dei bisogni nei diversi distretti vinicoli di fattorie e di stabilimenti filiali per la provvista delle uve, per la manipolazione dei vini, per eventuali anticipazioni e per il ricevimento ili quei vini che prodotti secondo i nuovi sistemi dai possidenti stessi \enissere affidali alla Società in commissione di vendila, e finalmente la promozione di mostre di vini e di uve nell'uno o nell'altro dei distretti vinicoli. Il fondo capitale della Società fu fissato nello Statuto a lire italiane 000,000, diviso in 2000 azioni di lire 500 l'una, indivisibili, alienabili mediante girata e pagabili con lire -100 entro i due primi anni e pel residuo importo con rate trimestrali di lire 25, l'ultima delle quali è scaduta nell'aprile p. p. Fu stabilito di emetterne 1500^ rimettendo ad una adunanza generale a misura dei bisogni di poter emettere le altre 500, nell'acquisto delle quali fu riservata la preferenza ai soci fondatori^ che godono anche qualche altro favore riguardo alla provvigione per lo smercio pei loro vini ad opera della Società, e riguardo ai posti dell'alunnato. In realtà poi le azioni sottoscrille ed emesse sin qui non sono che circa 1200, di guisa che il capitale, di cui al presente può disporse la Società è soltanto di circa 500,000 lire italiane. La direzione generale della Società e la sorve- glianza sull'andamento degli affari è affiliata ad una Commissione direttrice composta di 06 membri, divisi fra i singoli distretti vinicoli e da scegliersi fra i rispettivi azionisti, e di nn presidente da eleggersi fra quelli di Trento, il quale, assieme ai dieci membri della Commissione direttrice spettanti al distretto della città di Trento, costituisce il Consiglio di amministrazione cui è demandata più da vicino la gestione sociale. Su queste basi fondamentali la Società si costituì per i due primi anni in via di prova, riservandosi, trascorso questo termine, qualora gli ottenuti risultali fossero stali riconosciuti come abbastanza favorevoli di costituirsi mediante deliberazione della adunanza generale definitivamente per 10 anni. Sorla solto auspicii assai propizi!, essa ebbe però beo presto a lottare con molle e gravi difficoltà, alle quali poi nel corso di questi quattro anni di sua vita ne susseguirono molle altre ancora più rilevanti, che fecero più volle temere di sua sussistenza. F. quantunque di regola sia saggio consiglio quello di serbare un velo sopra le proprie miserie, pure in questo caso io preferisco di scoprirne alcune, affinchè la esperienza fatta da noi possa al bisogno servire altrui di ammaestramento, e se mai qualche istituzione di questo genere avesse a trovarsi in simili circostanze, essa senza perdersi di coraggio sappia prevenire od e-vilare prudentemente gli ostacoli che incolsero alla nostra. E lo faccio con lauto maggior coraggio, dacché la nostra Società mercè la iutelligenle e costante operosità di alcuni benemeriti suoi soci seppe già in gran parte superare felicemente gli scogli in cui ebbe ad urlare, ciocché se da un lato fa sperare che fra breve saranno violi anche quelli che ancora restano, dall'altro lato è una prova della buona volontà, della convinzione e della fermezza di proposilo della maggioranza dei soci, e deve valere di sprone a concordia maggiore ed a perseveranza. E qui in primo luogo devo far cenno della morie del sig. Giovanni Boscarolli, primo e polente iniziatore di questa impresa, avvenuta poco dopo la formale costituzione della Società e prima ancora che essa a-\esse incominciato ad agire. Questa perdita fu un avvenimento infausto e gravissimo per la nuova istituzione, giacché la privò nei suoi primordi non solo del presidente, ma ben anche di quella persona che per la sua intelligenza, e per le sue cognizioni in questo ramo speciale dell industria a buon diritto univa jii sé la stima e la fiducia di tutti i soci, ed in ogni riguardo si prestava meglio di qualunque altro per dirigere la nascente istituzione con fondala speranza di buona riuscita. Al contrattempo nato per questa perdita sopprag-giunsero i già noli e per noi si poco fortunali avvenimenti bellici del 1866, i quali posero per qualche tempo in forse se si potesse dare mano all'opera ancora in quell'anno; conchiusa però la pace, 1' impresa cominciò ancora con quel raccolto la sua attivila, stipendiando quale enologo direttore il sig. Francesco Colon)beiti, già direttore dello stabilimento enologico di Savigbano, e facendo alla meglio i preparativi di impianto col prendere a pigione in Trento ed in Rovereto cantine ee altri locali privati, disgiunti l'uno dall'altro, e perciò assai poco adalli per le operazioni, cui venivano destinati, col far venire le bolli di quercia ungherese da Vienna per la maggior parte dalla fabbrica Pfeifer, coli'approntare in fretta i torchi e gli altri attrezzi ed utensili, e col fare acquisto di circa 4000 emeri di graspalo di quasi tutte le qualità della procincia onde istituire le prime prove. Il terreno, sul quale si aveva ad agire era poco conosciuto, la coltivazione delle viti all'antica, poco razionale in massima e non preparata alle innovazioni richieste dai progressi dei nostri tempi, gli esperimenti fatti sulle uve dai privati rarissimi, ed anzi di quelli che si potessero dire corrirpondenti ai nuovi sistemi non ne esistevano quasi affatto, le qualità delle uve molteplici, in parte buone, ma in parte anche poco idonee quale materia prima per le operazioni della nostra impresa. L'isliluzione nuova del tutto, quasi improvvisata e perciò non da tulli del paese ben compresa; la persuasione, la fiducia, la buona volontà dei soci grande, ma non minore nella maggior parte di loro la smania di vedere tosto dei risultali, smania almeno in parie forse giustificata dal troppo breve periodo fissato per la prova, che si avrebbe dovuto prudentemente estendere almeno a quattro anni. 11 campo insomma era vergine sotto ogni a-spetto, epperò conveniva mettersi loslo all'opera, ed esperimenlare il materiale per impararlo a conoscere e poter dare una risposta alle domande del paese. La Società lo comprese e non frappose indugi. Ma con ciò appunto commise un grave errore, giacché per soverchia connivenza alle inesperte esigenze dei soci i vini, non si loslo poterono essere imbottigliali vennero - a quanto mi .si dice, contro il parere? dell'enologo - posti in commercio. E questo, lo ripeto, fu grave errore, il quale lece sì che nel paese, ancora avvezzo soltanto ai vini confezionati coi vecchi sistemi, i nuovi non peranco perfètti e stagionati incontrarono in genere assai poco, e furono causa di giudizii precipitali, di critiche inconsulte e di diffidenza, ed anche all'estero i saggi degli stessi non poterono essere debitamente apprezzati, e se a dirittura non vi furono accolti con biasimo non vi guadagnarono però neppure quel favore che loro non sarebbe manoato se fossero stati inviali a tempo debito. A questa si aggiunse un'altra fonte di malcontento. I vini comparvero sul mercato solto il titolo comune di vini della Società enologica Trentina e distinti col nome delle qualità di uve trovale più buone ed idonee nei falli esperimenti, e solo fu fatta eccezione, a cagione del bel nome, per il Goccia d'oro, il quale lo ricevette da una località vicina a Trento, quantunque non provenisse esclusivamente da uve dì quella situazione. A sensi però dell'art. 6 dello Statuto i vini avrebbero dovuto essere posti in commercio sotto la denominazione generale di vini trentini e col-l'aggiunta del nome della località da cui provenivano. Qaesto articolo quindi era stato violato, ed i troppo po zelanti delle glorie del proprio villaggio 0 troppo teneri del proprio campo avevano tutto il diritto di querelarsi e di fare dello strepilo; di qui una piccola crociata non soltanto contro il Consiglio di amministrazione, ma anche contro i soci di Trento, accusali in corpo di essere per ispirilo di egoistico centralismo la causa vera di quella violazione. In ciò però si poteva fare di ricambio a molli soci il rimarco che essi ignoravano 0 disconoscevano uno degli scopi che la Società deve precipuamente prefiggersi, quello cioè di ridurre i vini del paese al minor numero possibile di tipi, e di cercare anzi di dare loro un tipo caratteri-si i co unico e generale, che valga a distinguerli da quegli degli altri paesi; con che le località e le diverse qualità stesse di uve perderebbero la passata speciale loro importanza, ed almeno nell'impresa della Società enologica non dovrebbero essere che fattori senza nome e senza differenza di rango per le \arie combinazioni consigliate dalla scienza e dai risultati delle esperienze, onde ottenere così le specialità di vini migliori possibili col complesso di materie prime fornito da tutto il Paese, invece che confezianare una lunga serie di specie diverse., che, molto disuguali nel gusto e nel tipo, richiederebbero maggiori spese nella manipolazione, e prese separatamente non raggiungerebbero i pregi delle poche qualità formate mediante razionale e pratica combinazione delle diverse uve. Salve le eccezioni, a me s;iùbra un errote enologico ed economico quello di preparare altrettanti vini quante sono le buone località ed in esse le specialità di uve aventi delle buone qualità, e tutto mi consiglia invece di fondere assieme i buoni numeri delle stesse per supplire colf una a ciò che manca nell'altra. (Partendo eia questo punto di vista, lo Statuto contiene quindi all'ari. 6 un grave errore; la pratica però, non badando allo strepitare di molli, vi pose rimedio col-l'adottare di regola il nome delle migliori qualità di uve prodotte dal paese, e col fare di conformità in modo che queste qualità di uve sieno il fattore predominante nel vino segnato col loro nome. E giacché sono in questo argomento mi torna iu acconcio il dare il nome di quelle qualità, che già conseguirono il favore e gli elogi del pubblico, e non Ammettendo di porre alla testa il Goccia d'oro, benché - come fu detto - ripeta in via eccezionale il nome da una locatila, distinguerò fra i vini neri il Te-roldego il Marzemino ed il Negrura, sotto le quali denominazioni si danno pei- ognuna Ire specie di vino diverse per bontà e distinte in qualità inferiore, superiore ed appassita, e fra i bianchi il Nosiola, il Trebbiano ed il t'everella, Dirò pure che furono lavorate anche uve di viti importate dal Reno (Riesling) »■ dalla Francia (Pineau) e che questi esperimenti riuscirono abbastanza bene, ma che tuttavia anche per prove fatte da qualche privato sembra essere eonsi-gliabile di andare cauli coll'estendere la coltivazione di quelle viti perchè eoll'acelimatizzarsi degenererebbero e per di più darebbero una rendita sproporzionatamente inferiore a quella delle nostrane. Nè qui stavano tutte le cause delle misintelligen-ze e dei dissapori verificatisi già al principio in seno alla nostra impresa. Molto diverse erano le idee che i soci si erano l'ormate sulla Società, sullo scopo della stessa e sui modi di raggiungerlo; alcuni la repula-vano una istituzione essenzialmente di istruzione, tendente cioè a far conoscere le migliori qualità delle nostre vili, i migliori metodi per coltivarle, ed i migliori sistemi per prepararne vini alti al commercio non solo interno,ma anche esterno; altri invece consideravano la Società esclusivamente come una impresa di speculazione e di guadagno. Non curando le o-pinioni secondarie, che, quantunque forse più giuste e conciliative, erano però in gran minoranza, quesli due concelti sulla natura, sulle l'unzioni e sullo scopo della Società formavano quasi due partiti, i quali a seconda del proprio modo di vedere traevano profìtto ora da una ora da un'altra circostanza per censurare e pur troppo di frequente anche per osteggiare le operazioni sociali. I primi, e non in tutto a torlo, si lamentavano perchè nulla si fosse fatto per istruire il paese e neppure i soci stessi, perchè i progressi della scienza, i risultati degli esperimenti falli, i sistemi di coltivazione ritrovati più opportuni per le diverse località, i metodi di vinificazione che avevano tetto miglior prova per le differenti qualità di uve, lutto insomma quel complesso di nozioni teoretiche e pratiche, che avrebbero dovuto costiluire il principale e prossimo vantaggio che non solo i soci, ma il paese tutto aveva a ritrarre dalla nuova istituzione, e che erano state solennemente promesse dallo Statuto, fossero rimaste un pio desiderio o per lo meno una merce privilegiala o monopolistica di pochi fortunati o scaltri possidenti, che per relazioni personali se le avevano sapute accortamente procurare e ne facevano tesoro per le loro campagne, ponendo quasi uno studio nel non lasciare neppure trapelare agli altri il loro segreto ; si lamentavano perchè non si fosse fatto nulla per le mostre, nulla per le fattorie, per gli stabilimenti filiali e per le altre opere promesse dagli articoli f>, 8 e 9 dello Statuto; si lamentavano perchè il direttore tecnico non comunicasse in iscritto a sensi dell'art. 69 alla Società il metodo dei processi da lui seguiti ed i risultati ottenuti, onde potessero essere resi noti ai soci. I secondi invece, cioè quelli che Consideravano la Società come un Istituto di pura specu-lazionei avefilo fatti i conti da cattivi commercianti ed ancora più da poco pratici conoscitori della bisogna. gridavano contro le enormi spese di impianto, gridavano contro i vini mal riusciti, gridavano contro la imperizia dell'enologo e contro la mala aiinmini-strszione della Direzione; sia detto però ad onore del vero che quesli erano iu gran minoranza. Ma le loro querele altrettante pungenti e numerose, quanto non del tutto fondate, congiunte colle lamentanze in gran parte giu.ste del primo partito, davano origine e sostegno nella Socieià ad un imponente corpo di mal-éontenli, che coglievano ogni occasione per mettere discordie ed imbarazzi. E se poi oltre a questi si vo glianu annoverare i negozianti di vini, che seguendo la corrente erano entrati nella Società senza esserne persuasi, e poco patriottici o troppo affezionati ai metodi ed usi ereditati dai padri loro la osteggiavano per principio, i possidei ti di certi distretti vinicoli, i quali, per non venire prese in causa di cerle collisioni o misintelligenze, uve dai terreni del loro paese o dai loro poderi si credevano quasi in dovere di essere nemici della nuova impresa od almeno di non prendersene alcun pensiero, ed i signori di Rovereto che gelosi del lustro della loro città volevano uno stabilimento proprio con un proprio enologo ed una amministrazione separata ed indipendente; e se per ultimo si voglia riflettere al disavanzo, che in seguilo al dispendio inevitabile delle prime prove, alle spese di impianto ed al ristretto smercio fatto in principio dei nuovi vini, si presentava nel bilancio nei due primi anni, sarà facile l'immaginare il malcontoito che fermentava in seno alla povera Società enologica e la tempesta che minacciosa le sovrastava verso il finire del suo periodo di prova. (Continua) BANCHE POPOLARI. Se le scuole, le biblioteche popolari e le letture pubbliche hanno il compito dì migliorare le forze intellettuali d'un popolo, le banche popolari sono chiamate d'altro canto a migliorare il suo materiale benessere, e così tutte quante unite contribuire al suo perfezionamento morale e per conseguenza alla sua educazione. La storia c'insegna che la coltura intellettuale progredisce di concerto colle migliorìe materiali e non inai da sè sola. A pretendere che colui, il quale ha da lottare colle ristrettezze della vita possa e debba educarsi, sarebbe lo stesso come esigere che l'ozioso si arricchisca. La miseria, eccetto singoli casi, avvilisce e degrada, mentrechè il benessere materiale solleva ed incuora. Fa quindi mestieri, cercare il modo onde il popolo possa migliorare la sua esistenza; altrimenti alla sua educazione si avrà ben poco cooperato. Un tanto ad ottenere si riuscirà certamente coli'inculcargli la virtù del risparmio. Il risparmio fa l'uomo sobrio e laborioso, mentre la dissipatela lo rende dedito al vizio ed ali ozio. La maniera più persuadente ad una vita economa, è quella di agevolargli l'impiego anche della più piccola soitima, colla certezza ch'essa possagli arrecare un utile. Vi sono parecchi operai, che al finire della settimana e dopo di aver sopperito alle spese delia famiglia, si veggono possessori d'un iinporticino; ma non capendo con sì poca cosa che ad incominciare e siccome temono che mutuandolo ad un loro compagno non lo vadano a perdere, lo spendono largamente alla Domenica. Così in molti, che altrimenti sarebbero stati buoni, ha origine l'ubbriachezza ed il giuoco, vizii che valgono a degradarli intellettualmente e (Tisicamente. Se al contrario quest'importo risparmiato co'loro sudori, avessero potuto affidarlo a persona onesta e sicura verso un piccolo utile, essi si sarebbero vieppiù invogliati del lavoro, perchè fiduciosi d'immegliare così il loro stato. Ecco l'utilità delle casse di risparmio e qualora queste gli promettono oltre a ciò in caso che abbisognassero, di prestare ad essi una somma sorpassante quella da essi versata nella cassa, l'utilità ne sarebbe senza dubbio maggiore. Ciò è il compito delle Banche popolari. Simili Banche ideò ed attuò in Germania Schul-t/.e-Delitsch le quali oggidì soltanto in questo paese sorpassano il migliajo ed anticipano a'loro soci annualmente oltre a 200 milioni di fiorini. Nel regno d'Italia esse ebbero principio nell'anno 18G4 per opera dell'insigne economista Luzzatti e progrediscono mirabilmente, giacché adesso i soci si contano a migliaja ed il capitale a milioni di fiorini. Ed invero, non v' ha facilità e semplicità maggiore quanto l'istituzione d'una Banca popolare. Basti amo' d'esempio che una trentina d'individui vi concorrino ciascuno con un' azione forse di venti fiorini da pagarsi in rate, e che affidino la gestione a persone di loro fiducia e la Socie à cooperativa di credito mutuo o Banca popolare — previo adempimento delle formole volate dalla legge — è costituita. Una banca costituita con sì modesti mezzi porterebbe degli avvantaggi incalcolabili, ed il numero dei soci e del capitale, m breve tempo, andrebbe con prodigiosa rapidità accrescendosi. I primi soci della Banca Mutua popolare di Milano non accedevano i cinquanta e tutti operai: adesso le azioni emesse oltrepassano le diecimila. Così una tal Banca sottrarebbe i piccoli commercianti. possidenti ed operai alle sovvenzioni dell'usura e de* Monti di Pietà, i quali prestano su pegno senza prendersi pensiero dell onestà dell'individuo. Le banche popolari al contrario prestano a'soci che si trovano nell' imbarazzo senza ipoteca o pegno fino al doppio delle azioni possedute su garanzia morale. È perciò che una tale istituzione oltre che migliorare il benessere del popolo serve ad elevare la sua moralità, avendo essa per base delle sue operazioni l'onestà dell'individuo. Se a lieve fatica quale si è l'istituzione di una Banca popolare, corrisponderlo frutti sì fecondi per il materiale e morale benessere, non so invero perchè la nostra Istria ne debba andare ancor priva di sì benefica istituzione. Qui non v'ha bisogno nè di grossi capitali, nè dì complicata direzione e per conseguenza nemmeno delle forze unite della Provincia, ci bastano pochi desiderosi del bene comune, per vedere che una Banca popolare possa prosperare tanto in piccola borgata quanto in grande citta, presso popolazione agricola che industriale. Lo risveglio dello spirito di associazione, siccome ce lo dinotano l'istituzione della Società marittima i-striana, delle Società di mutuo Soccorso di Capodistria, Pirano ecc., mi serve d'ara che queste mie parole non saranno gittate al vento, ma che cadute su terreno fertile non tarderanno a germogliare. LA SOCIETÀ PltOMOTRICE dei giardini infantili Per iniziativa di afcuni egregi educatori ed amici della popolare istruzione, si è costituita in Milano una Società promotrice de' Giardini Infantili, la quale si propone di divulgare in Italia le Idee del sommo pedagogista della Turingia, il quaìe completò l'opera e-ducativa del padre Girard e di Pestalozzi, armonizzando tutti gli elementi costitutivi della prima infanzia, e considerando il fanciullo come un piccolo uomo. Egli fu il primo a stimmatizzare quelle piccole prigioni, quei ricoveri di mendicità, che col nome di scolette ed asili pei bambini facevano intristire le tenere pianticelle, schiudendo loro il grande teatro della natura, e battezzando la nuova istituzione col nome simpatico di Giardini Infantili. Se il sistema educativo di Frobel mise già profonde radici fra le più eulte nazioni d'Europa, noi facciamo a fidanza che debba maggiormente attecchire in Italia, sì largamente favorita da tanti doni di natura, a patto ch'esso sia giustamente conosciuto e debitamente applicato con tutte quelle modificazioni, che sono consigliate dalla diversità delle stirpi, del clima e del grado ai civiltà. Ed è appunto per farlo giustamente conoscere e rettamente applicare, che il giornale L' educazione Moderna, organo della nostra Società, si assunse il compito di S rasentare in una serie d'articoli coordinati a questo uplice scopo l'idea madre, che informa tutto il sistema antropologico ed igienico di Federico Frobel e di quella donna illustre, che nel cuore della Germania consacra tutta se stessa al trionfo di uno de' più grandi principii riformativi dell'educazione moderna, e di quella età, in cui, come in germe, si schiude l'avvenire d'una nazione. Questo giornaletto, ch'entrò già hel secondo anno di vita, non ha altra pretesa che di suscitare anche fra noi una tranquilla e serena discussione intorno ad un argomento, di cui si occupò seriamente l'ultimo Congresso filosofico di Francoforte, e che sarà pure all' or-cline del giorno fra i temi da trattarsi nel futuro Congresso pedagogico di Napoli. SOS Si pubblica il primo d'ogni mese in opuscolo in ottavo, con la copertina a foggia di giornale con notizie ed annunzi!. Prezzo L. 5 anticipate. — La seconda annata ebbe principio col secondo trimestre. Chi desiderasse la prima annata, composta di 12 fascicoli, compiuta col Marzo del corrente anno, vi aggiunga L. 6. Gli associati sono dichiarati benemeriti promotori de'Giardini Infantili, ed hanno diritto d'assistere con voto alle sedute generali della Società promotrice e alle conferenze pubbliche, che si tengono in Milano in una delle sale del Giardino infantile, Corso Magenta, N. 29, ove trovasi per cura della Società aperto un Giardinetto Infantile col metodo frobelliano. Chiunque intenda fare adesione agli scopi nobilissimi, che si propone la Società promotrice de' Giardini Infantili, non ha che a rivolgersi alla Redazione della Provincia, cbe spontaneamente di buon grado si assume di ricevere le associazioni all'annunciato periodico. ìliblioj^ralìa costanza vince ignoranza, ossia la conquista del sapere, malgrado gli ostacoli, di L. Craik, traduzione li-bei a di Pietro Rotondi, Firenze, Barbera 1870. Fra i libri più raccomandabili usciti testé alla luce, li avvi certamente questo, che un valoroso nostro letterato volle fare italiano. Non a caso diciamo fare italiano, che questa non è una traduzione delle solite ma un completo rifacimento per adattare il libro ai nostri bisogni. Il suo titolo ancora più che un proverbio è un grave ammonimento. Se c'è paese, clie abbia bisogno