ANNO XXVI. Capodistria, 16 Luglio 1892. N. 14 LA PR DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3: semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Od numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Questioni del giorno (Continuazione vedi Numero 12 e 13) Benché le novità letterarie lusingassero le passioni, pure il terreno era poco favorevole, e quindi si spiega il pronto decadimento, e il ritorno attuale all' antico. La tradizione letteraria francese (e lo stesso dicasi dell'italiana) protesta contro l'estetica necessaria del realismo. Il latino è impaziente, vuole effetti pronti, brillanti, e l'arte realistica, che ci \iene a imitare la natura, solo la natura insciente, abbisogna di lunghe preparazioni. Pure, si potrebbe obbiettare essere noi inclinati oggi ad ammirare la grandezza, la sublimità così in una goccia come nell'oceano, in un insetto come in un mastodonte. Questo si concede a patto però che l'ammirazione nostra 11011 sia tutta ristretta a quel tal corpo minuscolo, ma lo veda ne' suoi rapporti con l'infinito, con lo spirito, col soprannaturale. Il vizio della scuola nuova non istà dunque nello studio delle piccole cose, della piccola gente; non nell' oggetto, ma nell'occhio che studia V oggetto", vale a dire nella tendenza di negare il grande e l'assoluto per concentrarsi tutto nell'atomo. Segue un rapido esame degli scrittori realistici. Tra i primi si cita a torto Standlial (la Chartreuse de Parma). Viene poi Balzac; ma non è esatto dire che egli descriva solo la vita reale; il suo è un rève, un sogno; ma lo descrive con tale precisione e con tante particolarità, che il suo sogno s'impone a noi come una realtà. Flaubert è il vero realista, che produsse il vuoto nell'animo, e di conseguenza il pessimismo. E per vero lo studio della sola materia porta con è per necessità logica, il vuoto, lo sconforto, i' pessimismo. Men^ male che ne abbiamo di di.e specie: l'uno è il pessimismo materialistico, che sprezza gli uomini usufruttuandone quanto piti gli è dato pe' suoi piaceri; l'altro è il pessimismo doloroso (Soopenhauer, Leopardi); e questo fa travedere una speranza nella stessa sua maledizione che è l'ultimo termine della evoluzione nichilistica, ma è nello stesso tempo il primo sintomo d'una resurrezione morale. Il moudo migliora, perchè non è contento; ecco il progresso. Sono proposizioni che sembrano paradossi; pure a pensarci su appariscono vere ed um?ne. E più che mai, a noi Italiani, dopo gli splendidi esempi dello stesso Leopardi. Quando il poeta del dolore esclama: ') Tu le cure infelici e i fati indegni Tu de' mortali ascolta, Vaga natura, e la favilla antica Rendi allo spirto mio, se tu pur vivi, E se de' nostri affanui Cosa veruna iu ciel, se nell'aprica Terra s'alberga o nell'equoreo seno, Pietosa no, ma spettatrice almeno ; allora lo spirito del lettore si riposa in quel se; e dietro a quella negazione non assoluta, ma timida e circospetta, e nell'affermazione, sia pure ipotetica di una cosa in ciel spettatrice delle nostre miserie, quanti rapidi voli, quanta speranza, quanto progresso! Altrove, nel Sabbato del villaggio, dopo descritta mirabilmente la vigilia d'un giorno di festa, e i fanciulli che saltano sulla piazzuola in frotta, all'allegro snono delle campane, il Leopardi non dice apertamente al fanciullo : Bada, tutto è dolore e disinganno; dopo la vigilia verrà la festa apportatrice di tristezza e di noja; ma timidamente, e con una specie di pudore lo apostrofa così: Garzoncello scherzoso, Codesta età fiorita E come un giorno d'allegrezza pieno, Giorno chiaro e sereno Che precorre alla festa di tua vita. Godi fanciullo mio, stato soave Stagion lieta è cotesta; Altro dirti non vo', ma la tua festa Che anco tardi a venir, non ti sia grave. Quanta delicatezza, e quanto d'umano e di gentile in questa reticenza ! Altro che le bislacche bestemmie e le spudorate negazioni degli imitatori di Baudelaire in Italia, contro le quali alzò il buono e bravo Rizzi il potente suo grido. Ma torniamo a bomba coi Francesi. A proposito di Flaubert ecco una splendida lezione data dalla Sand allo scrittore realista. Non si chiede al romanziere di commentare la sua opera, e meno che meno di comparire in scena e di confessarsi per mezzo de' suoi personaggi. Tuttavia si desidera di non aver dubbi sulle intenzioni dell'autore; e chi legge ci tiene a sapere ciò che egli pensa de suoi personaggi. Il capobanda però dei Satanici, e dei Realisti più avanzati è Carlo Baudelaire col suo libro — Fleurs du mal. — È pur troppo il maestro di tanti poeti satanici in Italia; e male si farebbe a tentare un'importuna resurrezione tra noi, appunto oggi che i Francesi, ripudiato il percorso cammino, lo sconfessano, provando il bisogno d'una letteratura più ideale e serena. Ed ecco in brevi parole compendiato il giudizio su Baudelaire del primo critico della Bevue. ') Anziché ritenere fine dell'arte l'imitazione della natura e l'espressione della verità, suo unico scopo è l'artifizio nell' espressione del paradosso. Segue il ricettario per comporre i Fleurs du mal. 1. Associare le immagini materialmente ripugnanti ed improprie : il fiore e la carogna; Baudelaire realista. 2. Cercare immagini di sangue e di lubricità: Baudelaire salace. 3. Alle immagini lubriche e sanguinarie attaccar qualche bestemmia. Baudelaire satanico. A molti facili lettori parrà di cascare dalle nuvole, leggendo la critica del francese ad un poeta ritenuto quale oracolo in Italia, e imitato da tanti bestemmiatori di seconda mano. Da lui l'origine di tutti quei libercoli in elzevir che fecero la fortuna dei tipografi venti anni or sono; quindi quell'accozzaglia di versi, in cui con la pretesa di dire cose nuove, che in fondo non erano che goffe imitazioni, se ne dissero di cotte e di crude, insul- tando al buon senso, al decoro, all' arte, alla inorale, a tutto. Da lui specialmente, la famosa boem-mia letteraria lombarda abbaruffantesi tra un bicchier di alcool, e un'injezione di morfina con le nuove muse, sgualdrine uscite dalla bolgia dantesca delle femmine lusinghiere e degli adulatori. Certo anche Baudelaire ebbe ingegno; nessuno glielo nega; per ottenere simili effetti, per trascinarsi, sia pure in effimero trionfo, dietro la folla e la plebe letteraria, se non cuore, ci vuol mente di certo; ma tanto sono più a deplorarsi queste aberrazioni del genio; e quel che è peggio le pazzie degli imitatori in Italia che incarono la dose, senza tenere conto dei severi giudizi del critico francese. Il quale a proposito di romanzi e di versi realistici così conchiude. "Da venti anni il romanzo si occupa a riprodurre ciò che vi è di più sporco, di più basso, di più volgare nell'umanità e che è nello stesso tempo più facile a vedere e a descrivere ; ed in tutti nasce quindi il desiderio che si ripari ai guasti dei decadenti, e che gli scrittori cerchino altre cose, e ci presentino un ritratto più somigliante dell'uomo contemporaneo. Con la gentilezza, con un sentimento più giusto della vita, l'ideale, come lo si chiamava un tempo, sta per tornare di moda; un ideale però meno artifiziale, meno convenzionale dell'antico; un ideale più reale, mi si passi la frase, meno poetico, meno inverosimile, meno alto, ma un po' più umano.. Ed altrove. — La gioventù ardente è stanca di realismo brutto : Ni muse, ni fumier, de V air — ecco il suo motto. Aria, aria, aria libera e serena, fuori delle puzzolenti alcove. Il realismo mancò al suo scopo, e abbrutì gli umili invece di sollevarli; la generazione nuova è stanca. Dite alle povere rondini, sbattute dalla tempesta che vi è una nave dove si raccolgono e si riscaldano gli uccelli feriti, e voi le vedrete calar tutte sopra l'antenne della nave ospitale. Così le anime si alzeranno, e partiranno a gran volo al di là dei vostri aridi deserti, seguendo lo scrittore che le avrà chiamate con un grido del suo cuore. (Continua) P. T. -WP**®--—• INDICE DELLE CARTE 1)1 RASPO (Archivio provinciale) Filza 7. (Continuazione vedi N.o 10 anno XXIV e seg.) Dominio, iuribus et actionibus eius proprio nomine agat, petal, exi-gat, excipiat, recipiat et difendat eisque libere utatur, fruatur et experiatur in iuditio et extra iuditium ubilibet, et directis actionibus ad eius velie, quemadmodum dicti Domini Iacobus et Bartolomeus fratres venditores primcipales predicti, uti, agere, petere et experiii poterant ante venditionem et alienationem predic-tam, Et hoc pretio et foro pretii ac finito mercato ducatorum quinque milia quingentorum et quinquaginta boni auri et iusti ponderis computami or um ad rationem librarum sex soldorum quatuor prò ducato, exbursandorum et integraliter atque cum effectu persolvendorum per totani primam diem mensis madii proxime futuri sub pena ducatorum quingentorum in ratione ut supra quam tamen penam non intelligatur incurrisse idem Ma-gnificus Doimnus Simeon emptor principalis nisi transactis tri-bus diebus^ìost terminum ut supra prefixum, Et hoc habito respectu ad temporis cursus et intemperie»! vel similia impedi-menta, qua suma ducatorum 5550 idem procurator nomine prin-eipalium suorum venditorum ipsum castrum preciavit, et si quid castrum predictum cum predictis iuribus et membri» omnibus va-let, valeret, aut prò tempore valebit plus pretio supradicto, id totum plus, sive fuerit parva, sive magna quantitas etiam si guantumeunque excederet ultra dimidiam iusti pretii partem, dictus Dominus Ioannes venditor et procurator illam etiam si sciret aut crederet plus valere Illud quod valeret procuratorio nomine ut supra eisdem procuraturibus recipientibus, et vice et nomine Magnifici Domini Simeonis Equitis predicti ac successorum suorum stipulantibus donavit et remisit titulo donationis inter vivos perpetue et irrevotabilis ob amorem et dilectionem quem et quam dictos suos principales se habere in dictum Dominum Simeonem emptorem dixit irrevocabiliter et in perpetuimi eis dedit, cessit ; et concessit, trastulit et donavit, quibus supra nominibus, quia ; sic (ut asseruit) voluerunt predicti Domini venditores principales et sic eis facere bene placuit et placet, constituens se nihilominus i dictus procurator et venditor nomine principalium suorum dictum j castrum cum iuribus et pertinentiis, actionibus et membris suis i omnibus ut supra venditum nomine eiusdem Magnifici Domini j Simeonis emptoris principalis tenere et possidere donee idem de \ ipsius castri venditor cum omnibus et singulis iuribus actionibus ■ et membris suis possessionem apprehenderit corporalem quam ap- i prehendendi auctoritate propria et retinendi deinceps sine strepitìi : forma et figura inditii et absque decreto seti iussu curie, iudi-cis pretoris seu magistrutus cuiuscunque licentia ipsius emptoris heredum et successorum suorum iuris lesione concessit, dictus procurator et venditor quo supra nomina eidem Magnifico Domino Emptori, vel procuratoribus ipsius et promisit dictus venditor quibus supra nominibus obligans ipsius principales et eorum he-redes per solemnem stipuìationem et logiptimam sub hipotheca et obligatione omnium eorundem honorum presentimii et futurorum eisdem procuratoribus presentibus et quo supra nomine ementibus et solemniter stipulantibus de dicto castro vendito, aut eius parte, litem questionem vel controversiam aliquam non inferre nec in-ferrenti modo aliquo consentire sed ipsum castrum venditum cum iuribus et actionibus et membris suis omnibus legiptime discalum-niare desbrigare deffendere et uastare (?) ab omni debito, con-dictione onere et servitute preterque a condictione in sententia tridentina ut supra apposita, ac ab omni homine omnique personal publica vel privata, collegio seu universitate et ab omni sa/nfiafa veniente persona in omni curia et foro et ubique, quotifns pt quando dicto Magnifico Emptori, lieredibus et successòYims siiis,' aut cui vel quibus ipse emptor heredes et successori& sui quo quo modo alienaverint, fuerit opportunum cum expennis ipKopmisi ipsius venditoris, heredum et successorum suorum dicU^qnie pepa,-), ditionem et alienationem pretii costitutionem, possessioni, tradii, tionem et omnia et singula in hoc instrumento contenta, firìnà,' rata et grata habere perpetuoque tenere, attendere et iMtlAàmli/t&k observare et in nullo contrafacere vel venire nec cuntravenietìtii exinde modo aliquo consentire per se vel alios,, nj/ijMCf| fi^atiffm, ingenio, iure, modo, titulo sine causa de iure, vel de facto. exinSe, vel in parte in iuditio vel extra iudicium pubtlèe liei o'cemtè suo pena omnium et singulorum bonoruniu'é¥Ìiéntmni>'vt fUt-arorum predictorum Dominorum venditmUm.pwiìutpulvum;ètisirnvifmhe*t redum, Benuntiato a dicto^flfnflffpMrff prflcpff-fttwefflffòwffltprfl, nominibus ex certa eius, sciéntia supra- premissis omnibus,et singulis, exceptioni doli, rhM'idìMik % in "fcktuiiì ' actloni, cpn-dictionis sive caUM, ■ VeVptmctè WM $kstèì lt>r\ts'è>iUà^Won,I lebrati. conlrqciusy, n ori i facto t dipte11 neMàtianir i tih i Mknfitòitlist ! beneficiis per quas et que deceptis ultra dimidiam iusti pretii subvenitur, licet revera (ut dictus procurator et venditor dixit) nulla in predictis interfuerit seu intervenerit deceptio; cum scivit rem, cognovit et sciat verum et iustum pretium dicti castri sibi conventum et ut supra patuitum benefìcio restitutionis in inte-grum, usibus, consuetudinibus, constitutionibus et capitulis qui-buscunque premissis, vel ipsorum alieni in contrarium adver-santibus quoquo modo, iurique dicomignalem (?), renuntiationem non valere et iuri per quod cavetur quod predicto iuri re-nuntiari non potest, ac omnibus aliis iuribus, exceptionibus, allegationibus deffensionibus iuris et facti quibus et proter-que dicti Domini venditores corumque heredes et successores contra predicta vel ipsorum aliquid venire possent quoquomodo eisdem procuratoribus et emptoribus quo supra nomine presentibus, et renuntiationem predictam a dicto venditore quibus supra nominibus recipientibus per solemnem stipuìationem cer-tiorato prius ipso venditore et procuratore per me notarium in-frascriptum de dictis iuribus et eorum benefitiis: tnsuper dictus procurator quibus supra nominibus promisit procuratoribus an-tedictis se sive eius principales exhibiturum seu exhibituros ipsi Magnifico Domini Emptori vel procuratoribus ipsis tempore exbursationis pecuniarum consensum Serenissimi Domini et Illustrissimi principis Domini Ferdinandi Romanorum Regis in scriptis autenticum et secundum usum curie dicti Serenissimi regis validatum (?) et roboratum super tali alienatione, que sit de eius Serenissimi Regis assensa facta et confirmata tamquam de bonis subditorum suorum et eiusdem Serenissimi Regis sceptro suviectis, Et insuper omnes et singulas scripturas, quas habent sen que penes ipsos reperiuntur vel in futurum quoquomodo reperirentur spectantes et pertinentes ad dictum castrum et eius iura. vel aliter quoquomodo de ipso tractantes: super quibus omnibus et singulis, partes suprascripte quibus supra nominibii^ intei'venientes a me notario infrascripto de hoc rogato PJfjfì^ cum instarunt fieri documentimi Laus Deo. ' Ego Sebastianus Baroneinus q. Domini Alexii ci-tiis'TuSìi-nopolitanus publicus imperiali notarius et Iudex ordinattittsipnje-missis omnibus et singulis inlerfui et rogatus scripsi, el aliis occupatus negotiis per alium mihi fidum notarium in hanc pu-blicam formam extrai et reduci feci, et quia ad invicem colatio-natum concordere inveni. me subscripsi, aCjSigno nomine atque cogvfimine meis solitis appositis roboravi. Ego presbiter Ioannes antoni-us Siparinus de sancto Laurentio pasinaticorum pubjicua Imperigli i auejforitate notarius et ad presens benefisiatus inJ'midiìi sub^asCriptum. Intrumentum fideliter exenff>Mfll>et:'ik^deMlrHèlàibikripsi et sigillo quo utitur in piìidióad^enàtri1,tiigiikimi -j^ij ,'i '>! jìJIov jsaq^gro-jiiu a'ii)im t) <0i9(jifli'llj; iJruuIàiii;i[(|/j iiiuiIi;Ji Quei procuratori assteriscfoiidii,t'ojiia, priniai! delleoguierreii®! della su riportata, amtpftm d^nTrei}tp, i pfi^i pnd^fflfla appellazione a Fisica;e (^ujp4i.aUa-Maestà r^gia^^he pri^n^ dej.l^ dette guerre,' essi' per conto','tfei governo non èrano tenuti ai trasportar'1 Wotìair'Sàlc'utìa' dèi 'lorò' btm; ttià' fcfoWittiifiviltìò1 soUantó1 V imposicion sopra la facuità per pagar soldati al tempo,di gmrneu wrimritótfcp c»ft'tHbvfttbhef;yi 'tìoVi^dà» ntì',tW>ittì'il!i(Mi,Mòtotóno;'fùWntì» boJiati/ le^naloi'i pes i icointoI -deà i govprpoi ivierietoi) ctoe^prjfpa ideile; tSmm t ^ritardine, j |fi#j.nifltieif;,MSflfaitfi ; al(', pr^euftlft Xftftezi&i cttW^V Ipdgàiitònftl. PHéàBhtànb pWé-lè'^MUó feeWfreMtét,1 stsrfa peri manio dtl '.notaioiipme/Siparino ldtardiae'de4iBighoiie|>d9Ì[ ceMtìlta mìtietiWM* mJf -v^mpi ^firmfV «i ^«Wh'.q i* óiuiaq uon un ;mvoeai °mf° ««8W!» c. uno et s 40' de pizoh per ogni viaso IréWMteitipete1 W-atthd'itti■ Mér L>faWl f&Vl'iMmn^iVnfim -oisiiii oiii'ig Ii.l) o.tk(IiiH,-P9VÌ,mh[è MliMmi'ffwmi4e Smu l$\PotM\tìh signor cer.chii do-ver caaeuno m oh'àv 'et irei>t 'syMun iìmcitfckv&m1 mM olidiggoqrai La lettera ducale Francesco Dona, 27 aprile 1552, mentre narra che i Momianesi ricorsero a Venezia per il fatto che il capitano volle obligarli alla carratada come tutti gli Istriani e chiesero di esserne liberati perchè mai ebbero gravezza simile invita il capitano David Bembo a informare come sta la cosa. Il capitano risponde, 7 giugno 1.552, che ha già rassegnato alla Signoria la sua opinione in proposito, che i Momianesi tentano di ingannare il governo, che essi questa della carretada chiamano nova impositione, che non e vero ; che la Signoria veda di risolvere la cosa, giacché anche gli altri comuni, visto l'atteggiamento dei Momianesi, si rifiutano di prestare i carrizi loro spettanti. — Il podestà di Pirano Francesco Cicogna nell'anuunziare, 9 settembre 1552, al capitano che fece intimare al giusdicente di Momiano un mandato in fatto di carrizzu gli dice.- che se lei non manda la cavalcata a far la essecutione, si come gV ha fatto intender (intendasi al giusdicente), mai in alcun tempo non si curerà di far quanto è suo debito . . . perchè li vilaui si rendono prontissimi per quello che intendo. Difatto il capitano con apposito mandato, 26 settembre 1552, incarica il contestabile della Compagnia di Raspo Antonio Lugnani di recarsi con 10 stipen-diari e altri uomini a piedi alla volta di Momiano e — dice loro — levatile tanti animali de quelli troverete de esso locho deli quali se possi trazer lire duxento de pizoli per satisfattone deli carizi soprascripti. Ciò che eseguisce veramente il Lugnani, porta via di Momiano nove bovi e li conduce a Pinguente. Dopo che ebbero in parte sodisfatto al loro dovere, i Momianesi riscattano il pegno ma la cantroversia non è ancora risolta della Signoria. — Trovasi qui riportata una istanza dei Raunicher al principe contro l'ingerenza della giurisdizione del castello di un podestà di Pirano il quale, avendo i Raunicher oppignorato i villici di Berda che s' erano rifiutati di prestare le opere occorrenti nel ristaurare un torchio da olio, obligò i Raunicher a restituire quei pegni ai villici stessi che erano ricorsi al detto podestà. 11 qualepodestà i Raunicher sostengono non dover essere che giudici in appellatione delle sententie fatte per noi; i Raunicher però confessano di essere tenuti a dar pomeni o carizi o altre simil cose necessarie. (Continua) 0. V. — Portole ---------- otizie Nella seduta del 6 coir, della Camera dei deputati in Vienna; nella discusione del credito di 8 milioni per le università Austriache, i nostri deputati fecero sentire ancora una volta le ragioni per cui tutti gli italiani appartenenti all'impero, e non sono meno di un milione, hanno ripetutamente, insistentemente domandato T istituzione di una università italiana ; e malgrado conoscessero 1' ostinato rifiuto del governo e della camera votarono il credito a vantaggio delle altre università. 11 relatore Beer mise avanti a difesa del rifiuto qualche ragione burocratica, ed una più larga che forse potrà appagare qualcuno, quella che l'università di Vienna può offrire ogni possibilità di studio e opportunità di sviluppo agli italiani ; come il fatto dimostra quanti italiani vi accorrano, da ogni parte della penisola; ma la questione è spostata, e a Vienna e a Berlino e a Parigi si recano gli studiosi italiani, dovunque una scuola insegna; ma non perciò si pensano nel regno vicino di chiudere le università che sono assai frequentate, dal fiore della gioventù; ed è soltanto in seno a quella gioventù che ferve il pensiero illuminato dal genio nazionale ; la nostra gioventù soltanto nè è privata; ed è questo precisamente che l'imperiale governo vuole, seguendo una politica, vecchia rancida che non conduce a nessun risultato fuori quello di farsi malvolere. Pare impossibile che non l'abbiamo ancora capito ! Le ultime elezioni comunali di Montona sono state confermate. , Anche il caso di Montona, scrive V Istria del 9 Luglio, viene a confermare, una volta di più, le circostanze anormali in cui ci troviamo e che reclamano un pronto ed efficace rimedio. Non v'ha per così dire, elezione comunale cbe non sia molto tempo prima preceduta da grande agitazione, e seguita da una lotta che ha dell'epico, sia pure maccaronesco, e da ricorsi e proteste che conducono alle caleode greche, la costituzione della municipalità. Sicché, si può dire, che, fra agitazioni, lotte e contrasti, si sciupa uu buon terzo del periodo destinato a tener in vita la nuova Rappresentanza. E questo vivvaddio, è troppo ! E chi ne soffre sono sempre coloro che delle istituzioni vogliono beneficarsi a fin di bene, e non per servirsene di arma politica e nazionale, per invilire e tenere sottomessa una parte, e la migliore, della cittadinanza, per eliminare e distruggere tutto ciò che è di glorioso, di antico e di civile fra noi. Ulteriori oblazioni pervenute al Comitato Provinciale pel centenario Tartini: 1. Dal Prof. Sebastiano Scaramuzza, di Vicenza, lire ital. 25. — 2. Da Luigi Risigari, di Manchester, altre lire st. 5. — 3. Da alcuni triestini in occasione di una gita a Pirano, fior. 10. — Dal Municipio di Capodistria a saldo del contributo di fior. 200, fior. 100. — Dalla Società Filarmonico-drammatica „Tartini" il ricavato di uu concerto fior. 60. — 6. Dal prof. De Leva il ricavato di un concerto datosi a Padova, lire ital. 283:45. — 7. Dal cap. A. F. di Pirano, fior. 2. — 8. Dalla Giunta Provinciale dell' Istria, fior. 300. Inoltre 1' egregio comprovinciale Cav. Tomaso Luciani. di Venezia, rimise, per essere vendute a benefizio del fondo pel monumento Tartini, 60 copie della sua raccolta di Tradizioni Albanesi, 35 copie del suo studio sulle Fonti per la Storia dell1 Istria e 15 copie del suo opuscolo L'Istria. Parimenti la gentile e valente poetessa Angelina De Leva, da Padova, rimise allo stesso scopo 50 copie del suo nuovo volume di versi Sogni e Ricordi. Il giorno 29 giugno decorso fu tenuto il primo congresso generale dell' Associazione marittima in Trieste. Dal resoconto siili' attività annuale si rileva che durante il decorso anno s'inscrissero 95 nuovi soci, di modo che ora ne conta 205. L'associazione si mise subito all'opera, studiando i mezzi atti a tutelare ed a promuovere gì' interessi della nostra marina mercantile, cbe si trova oggi all' orlo dell'abisso. Base degli studi fu il materiale dell'inchiesta governativa sul decadimento della marina mercantile tenuta ancora nel 1885, adottando il sistema di studiare ogni singola questione e rivolgersi quindi ai competenti fattori per ottenere gli opportuni provvedimenti. Una fra le riforme più urgenti era quella delle tasse portuali e consolari, che sono enormemente gravose di confronto a quelle imposte dagli altri stati marittimi. Purtroppo però, in causa delle inevitabili lunghe pratiche burocratiche richieste dal sistema dualistico, le relative petizioni non hanno potuto ottenere sinora un' evasione, ma è da sperarsi che i fattori governativi saranno compenetrati dell' equità delle domande. e sarà accordato alla nostra marina almeno questo meschino sollievo. In pendenza delle trattative per la completa riforma del servizio consolare, si poterono ottenere intanto alcune facitazioni nel disbrigo delle pratiche ufficiose per i piroscafi transitanti il Bosforo, facilitazioni queste che sono già note al ceto marittimo, perchè pubblicate a suo tempo nei giornali. Avendo constatato quali enormi danni materiali ha procurato ai nostri armatori la mancanza di una legge, che regoli la procedura d'inchiesta sui sinistri marittimi, è stato prodotro al Ministero del commercio analogo memoriale, perchè sia promulgata anche in questo riguardo una legge sulla base del sistema adottato negli ultimi tempi. Da ultimo 1' associazione si occupò dell' istituzione di una Banca marittima e di altre questioni riguardanti la marina. ---- Oggi (in data 29 giugno, scrivono da Venezia alla Perseveranza) fu fatta nella sala dell' Ateneo la commemorazione promossa dalla «Lega fra gì' insegnanti», del principe dei pedagogisti nostri di Aristide Gabelli. Nonostante il gran caldo, la vasta sala era quasi pieua, con prevalenza dell' elemento femminino sul mascolino. Parlò il prof. G. Buffoni, dell'Università di Ferrara: e parlò da bravo, da forte, insegnando e ricreando in pari tempo. Io sono uno di coloro che rifuggono dai luoghi chiusi quando qualcuno deve parlarvi dei morti, chè di solito 1' orazione riesce un elogio autobiografico del vivo, ma stavolta mi ci sono trovato bene, perchè 1' oratore ha avuto 1' abilità di presentare, grande nella sua. modestia, tutta com' era la figura di Aristide Gabelli, l'insegnante, il pensatore, l'incarnatore dell'ideale dantesco : « seguir virtude e conoscenza ». Il liuft'oni chiamò Aristide Gabelli uno spirito moderno, un sostitutore del buon senso alla scuola cattedratica, un liberatore dello spirito italiano che aveva la mente del filosofo e il cuore del misantropo. Oltre che il principe dei pedagogisti, come lo chiama il Villari nella prefazione ai due ultimi volumi gabelliani il nostro Aristide aveva 1' abilità di trasformare la stessa pedagogia in estetica, in una poesia che solleva lo spirito e induce a pensare. Ad uua ad una 1' oratore esamina le opere del Gabelli, ricordandone i motti più caratteristici, facendo cadere da esse gocciole d: oro, che dovrebbero risonare in ogni mente e in ogni cuore. In fine fece un felice confronto fra il Gabelli e quelle due figure piene di urbanità e di spirito che risaltano nel gran quadro del secolo XVIII : Gaspare Gozzi e Carlo Goldoni. Nato modesto, il Gabelli deve tutto a sè stesso: la sua carriera è il trionfo della più pura e più colta democrazia. Allievo di quella scuola positivista che parte dal Macchiavelli, passa pel Romagnosi ed arriva sino al Manzoni, col Manzoni stesso e col Leopardi egli ha in comune la gentilezza dell' animo. Apostolo coraggioso indefesso del vero, Aristide muore il 7 ottobre 1891 senza muovere un lamento, lui che era ridotto la sofferenza, il dolore in persona. 11 ricordo dei patimenti dell' ultimo tempo commosse. 11 fratello del Gabelli, Andrea, che assisteva alla commemorazione, piangeva. E molte signore si commossero ; poi tutti acclamarono il buono e valente Buffoni che parlò con la mente e col cuore. Tutti i giornali di Trieste annunziarono con espressione di grande stima, e congratulazioni, che il signor Cesare Combi col giorno 1 Luglio ha istituito una casa commerciale in Trieste, in successione alla cessata ditta Smreker e Comp. Ci permetta 1' egregio nostro concittadino e caro amico di porgergli pubblicamente a nome nostro e, possiamo dirlo, di tutti i comprovinciali, le congratulazioni e gli auguri di prosperità; e ci permetta ancora la sua modestia d'indicarlo ad esempio ai nostri giovani, perchè egli giovanetto entrò nella casa commerciale Smreker e Comp. quale semplice commesso, e con lavoro perseverante, intelligente ed onesto, non solo si accaparrò la fiducia dei suoi superiori fino ad occupare il posto di procuratore della casa stessa, ma animato da vero amore di patria si fece conoscere per i suoi studi sulle più vitali questioni economiche di Trieste e specialmente quelle ferroviarie, per cui ebbe il più alto onore quello di essere eletto rappresentante comunale. Possa egli godere a lungo i frutti ben meritati del suo lavoro, ed essere conservato alla patria che di questi cittadini laboriosi ed onesti ha più che mai grande bisogno. --------5---$--g----- O o s e locali Nella sala maggiore del palazzo pretoreo, presenti le autorità, la scolaresca e numeroso pubblico si chiudeva ieri solennemente Fauno scolastico delle nostre scuole popolari. Dall'esposizione dello stato delle due sezioni rilevammo che, di 657 scolari iscritti ne furono promossi 384, dei quali 131 con distinzione; i non promossi furono 162, i non classificati per vari motivi 111. Molto opportunamente 1' ill.mo signor Podestà trasse argomento per ricordare i doveri che incombono alle autorità, ai doceuti, e particolarmente alle famiglie, affinchè il bisogno della scuola si renda fra il popolo più sentito. Noi plaudiamo ai saggi e nobili intendimenti, e facciamo voti perchè da una cooperazione colettiva e concorde ne derivi vantaggio alla scuola e con essa alla civiltà del paese. Il mercato bozzoli si è chiuso col giorno 3 andante. Dinante l'intera stagione vennero comperati 15067.16 chil. di bozzoli tutti di qualità nostrana. Il prezzo medio fu di fior. 1.34. Bollettino statistico municipale di giugno 1892 Anagrafe-. Nati battezzati 20. maschi 9, femmine 11. Morti 16, nomini 5, (dei quali 1 carcerato), donne 3. fanciulli 3, fanciulle 5, sotto i sette anni; nati morti maschi 0, femmine 0. Trapassati: 3. Pedrazzini ved. Caterina nata Fabris d'anni 81. 8. Luis ved. Apollonia nata Genzo d'anni 75. 14. Norbedo Matteo di Giuseppe d'anni 39. C. A. (carcerato) da Sebenico d'anni 31. 17. Stulle Antonio del fu Andrea d'anni 76. 22. Decarli Andrea fu Nicolò d'anni 72. 24, Schipizza Francesco di Pellegrino d'anni 16. 26, Domori Margherita nata Vascon d'anni 89. Matrimoni: nessuno. Polizia: usciti dall'i, r. Casa di pena 4, dei quali 1 triestino, 1 viennese, 1 goriziano, 1 dalmate. Sfrattati 5, rilascio di libretti di lavoro 6, di nulla osta pei' carte di legittimazione 1, per passaporti all'estero 1. Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 11 per Ettolitri comples. 242, a soldi 32, 36, al litro. Certificati per spedizioni di sardoni salati 1 per mastelle 47 del peso comp, di chil. 936, con un barile di salamoja del peso di chil. 40. Licenze industriali: libere 2, 1 di granaglie, 1 di commestibili. Animali macellati, Buoi 41, del peso di chil. 10418 con 396, di sego. Armente 14, del peso di chil. 2165, con 150 chil. di sego, vitelli 27, castrati 69, agnelli 23. Appunti bibliografici Giovanni Bennati. Echi dell'Istria, Rime. Capodistria, Cobol-Priora. Un opuscoletto di pag. 47. E ancor versi! Meno male che sono di quei che si discutono, e che dimostrano, come altra volta ho avuto 1' onore di dire, una speciale attitudine del signor Bennati „all' arte onesta delle dolci rime." In questi Echi dell'Istria c'è molto sentimento, c' è l'armonia, c' è la facilità della vecchia scuola, sempre nuova, di dire le cose senza contorsioni da energumeno e frasi da spiritato. L'autore predilige il sonetto che va via liscio liscio con la punta dell'epigramma in fondo, senza scoppio di bombe finali. Eccone un saggio nel seguente che è proprio bellino. A un amico. Quando saremo vecchi, e il sol di Maggio C' infonderà nel sangue un po' di vita, Là, sul tramonto imprenderemo il viaggio Della spiaggia più verde e più romita. Data nell'ombra ivi d'un olmo o un faggio L' antica salma all' erba alta e fiorita, Ci rifarem di lena e di coraggio A ricalcar la via che avrem fornita. Intanto i casi ripetendo e il seme Degli entusiasmi andati, e i detti e i fatti, I vuoti onori e la mal posta speme: Di me, di te, d'altrui con molti scatti Farem di tosse l'alte risa insieme; E il passegger dirà : che vecchi matti. Non così mi piace 1' altro sonetto —- Il duomo di Parenzo — perchè un po' contorto nella prima strofa, ed oscuro alla chiusa. Non si capisce di fatti che colpa ci abbia il povero anfiteatro dei pianti e del sangue sul mare. Forse il poeta voleva alludere al sangue versato nelle lotte dei gladiatori, o indicare che Roma ci ha inoculato nel sangue l'ire fraterne ; e così si accennerebbe alla lotta fratricida tra Genovesi e Veneziani che insanguinarono il mare nelle acque di Pola. 0 io non ci capisco, o la è un po' tirata. Poi da quelle lotte molto pianto e molto sangue ne venne, non solo al mare, ma anche alle terre istriane. Senza perdermi in minute analisi, mi conceda l'autore di manifestare un mio giudizio complessivo ; sulla sua opera, e di vagliare qua e là i concetti, i Panni che il Bennati, pur possedendo una decisa vocazione alla poesia, non abbia ancor trovato la i sua strada ; e perciò vada tastando terreno. E per vero in brevi pagine qui c' è un po' di tutto : il sonetto, il capitolo (Allo stesso) la canzone alla Giusti in Psiche, bella per elevati concetti; la forma bernesca ; uno spruzzolo di romanticismo (La Madonna di Strugnano, Narciso) il quale ultimo rivela però alla chiusa un' anima gentile aperta alle gioje j del vero; e finalmente una divagazione nei boschetti d' Arcadia (La Pastorella). Tutto ciò nuoce alquanto al poeta, del quale il lettore non può formarsi nella mente una concezione sicura. Si badi però; non si condanna la varietà dei generi, anzi ; ma la varietà dell' animo nell' uso dei generi diversi. E in quanto alla fama, abbia maggior fede il poeta nelle proprie forze, e non si preoccupi troppo dell' ambiente; nè si lasci da questo soffocare. Inutile lamento è il seguente : ,Ohe io canti ancora? non le pare assai Che nato in Istria, un sì meschin paese Tanto tìu qui presunsi e tanto osai? Se fiorentino fossi o bolognese, A dispetto d'Apollo e delle muse Potrei cantare, e mi farian le spese." Si assicuri il Bennati ; al vero genio non si domanda la fede di nascita: e i pochi che emergono oggi in Italia sono debitori della fama al proprio merito, e non al campanile. E quelli che vogliono volare senz' ali, cadono anche in Arno e nel Reno, e nessuno fa loro le spese. Anche spia-cemi osservare che il suo lamento potrebbe dar luogo a malintesi, e a pericolosi raffronti con un illustre che, esagerazioni a parte, con tutti i suoi difetti è e sarà sempre riconosciuto poeta vero. L' essere istriani non nuoce poi alla fama; potrà ritardarla, ma non impedirla del tutto. Il Besenghi per esempio ed il Dr. Francesco de Combi sono nomi noti iu Italia; e tra i viventi il Pitteri ed il Rossi mandano versi ai migliori e più diffusi periodici del bel paese. Ma per ottenere ciò, non basta, un breve saggio, se anche buono ; convien affermarsi con un concetto direttivo unico e vario nello stesso tempo, e dare alla lirica quell'intonazione moderna che risponda ai bisogni del paese e rappresenti i tempi, e scegliere decisamente la propria strada senza tentennare tra il sentimentalismo morboso, e le ardite speculazioni. Il primo svanirà con l'età ; le seconde saranno sempre, ne sono certo, corrette dal freno dell'arte che crede, spera ed ama. Comprendo le difficoltà, experto Buperto, ma gli splendidi esempi dello Zanella prete che chiese alla musa severa della scienza i sereni gaudi del vero; e uno studio della storia e dei tempi schiuderanno al nostro Bennati più larghi orizzonti e gli suggeriranno la norma direttiva del poetare che sia conforme all' età, e lo levi al di sopra della casta a manifestare ai fratelli un ideale più accessibile ed umano. Mi spiego; il suo sonetto — Martin Lutero — ha non so che di caustico, buono per una predica da vecchio quaresimale, ma che manifesta vecchi pregiudizi, e stuona maledettamente in Parnaso. Lo dico con la massima oggettività, e senza approvar punto una riforma che fu eccessiva, quanto gli scandali che 1' hanno fatta nascere. Caterina fu donna, non più che donna; ma se anche si fosse occupata di storia e di teologia, avrebbe trovato ben altro da disapprovare nel campo nemico. E iu quanto alla donna latina oggi come oggi, certo riconosce in molti punti mattoide il frate nemico ; ma più che mattoidi, birbanti i Borgia ed i Farnesi ed altri molti padri corrotti di sporchi e scellerati figliuoli. Con questi intendimenti, con questa temperanza che fu sempre frutto della pietà in beli' accordo con lo studio, intenda il poeta l'orecchio alle voci dell' Istria, ed altri echi sentirà suonare dai nostri monti, dalle nostre valli. Se egli saprà intendere le attuali condizioni del nostro paese, e, avendo tutte le buone disposizioni da natura, userà l'arma temuta del ridicolo a smascherare i nuovi esotici maestri, solo allora in questi suoi echi si ripercuoterà la grande voce della patria; solo allora l'Istria tutta saluterà in lui, il suo poeta. P. T. --—--- "V" ar ietà (dalla Perseveranza) Le Alpi e le intemperie nella valle lei Po La Meteorologia si trova, di fronte all'opinione pubblica, in una singolare posizione, tra una diffidenza e una credulità, ambedue egualmente ribelli a ogni discussione. Il filosofo, anche se matematico, e l'agricoltore (per parlare di quelli più interessati, per la teoria o per la pratica, coi fenomeni del cielo) hanno lo stesso sorrisetto di compatimento, se si discorre dei notevoli progressi che questa scienza ha fatto negli ultimi decennii; per loro non è uscita ancora dai lunari. Ma il filosofo e l'agricoltore si allarmano egualmente, se il giornale porta uno dei frequenti dispacci del New York Herald, che annunci l'arrivo di un ciclone dell'America, e attendono questo arrivo come si attende quello del postale transatlantico, e ne discutono le conseguenze, che per loro si verificano sempre, specialmente se non si verificano. Così, di quella scienza che negano, accettano una delle conclusioni più interessanti; ma, naturalmente, senza tutti i se e i ma, di cui la scienza delle cose naturali circonda sempre le sue conclusioni. E forse, se si potesse persuaderli che il ciclone aspettato di solito non arriva fino a noi, ma influisce, quando pure influisce, molto indirettamente e sotto speciali condizioni sul tempo nostro, perderebbero anche quella poca illusione che nutrono ancora sulla serietà e praticità di una scienza che discute tauto sui propri risultati. Eppure noi, confinati in questo andito chiuso, cbe è la valle del Po, colla forte barriera delle Alpi e la minore degli Appennini alle spalle e ai lati, siamo appunto in condizioni così eccezionali da non poter accogliere senza restrizioni e modificazioni radicali le leggi che la Meteorologia, nata e cresciuta quasi esclusiva-niente all'estero ha potuto assodare ne' suoi paesi d'origine, Stati-Uniti, Inghilterra, Francia, Germania e Scandinavia. Questi paesi, aperti verso il libero Oceano, senza ostacoli montuosi (tranne la Scandinavia) molto accentuati, sono in grado di accogliere il fenomeno ciclonico nelle sue manifestazioni dirette, e di lasciarlo svolgersi e muoversi come vuole la sua costituzione fisica e meccanica. Quando l'immenso vortice atmosferico, seguendo senza deviazioni il suo cammino maestro da occidente a oriente attraverso l'Atlantico, arriva alle coste occidentali d'Europa, esso è precorso da indizii sicuri (speciali torme e movimenti di cirri, abbassamento del barometro, aumento di temperatura, aria pesante, aloni lunari e altri indizii fisici e fisiologici) ; porta con sè, quando arriva, conseguenze sicure (brutto tempo, venti forti e umidi da mezzogiorno, piogge e nevi di solito abbondanti); è seguito, quando s'allontana, da fenomeni non meno sicuri (rapido raffreddamento, barometro che s'innalza, venti torti e asciutti da Nord, aria leggiera e elastica, spesso temporali rapidi, ma violenti). Da noi i fenomeni si svolgono in modo affatto diverso. Le Alpi sono una barriera insormontabile, o quasi, per il vortice aereo, che, se arriva dall'Atlantico alla latitudine della Francia e procede verso di noi, è obbligato a girar loro attorno, o verso Nord, sulla Germania, o verso Sud, nel Mediterraneo. L' un cammino o l'altro dipeude principalmente dalla situazione barometrica dell' Europa centrale e del Mediterraneo ; se il barometro è alto sul Mediterraneo e basso a Nord delle Alpi, il ciclone, che è una spiccata e organica depressione barometrica, si moverà verso l'Europa centrale; se il barometro è invece qui alto e basso sul Mediterraneo, il ciclone scenderà in questo, pel valico tra le Alpi e i Pirenei. Solo in questo caso possiamo dire di ricevere il ciclone preannunciato dal Neiv York Herald, ma questo caso è uno soltanto dei molti che possono succedere; il ciclone può anche perdersi o sciogliersi nella sua strada attraverso l'Atlantico; può arrivare, se arriva all'Europa, nelle latitudini più alte e volgersi a Nord, lungo le coste di Norvegia (è questa anzi la via più battuta); può volgersi, se arriva iu latitudini più basse, verso l'Europa centrale e passare al di là delle Alpi, che ci proteggono dalla maggior parte delle sue peggiori conseguenze. Il prendere l'ima o 1' altra o la terza strada dipende da condizioni di pressione, di temperatura, di umidità, alcune assodate, altre ancora sconosciute; e la mutabilità di tali condizioni è tanta, clie ben difficilmente si può prevedere, se non a breve anticipazione, quale sarà l'ultima deliberazione di questa capricciosa individualità atmosferica. Nel caso poi che essa si decida a farci una visita, o a far nascere nel Mediterraneo, come spesso avviene, un piccolo figliuolo, un ciclone secondario, le Alpi stesse, turbando fino a grandi altezze tutto il sistema di venti che ne forma il corredo, non permettono quei segnali che le alte nubi mandano innanzi a preanuunciarlo nei paesi più liberamente esposti, e, finora s'ignora, per quel ch'io so, a q ali altri segnali esse permettano il passaggio. Il solo abbassamento del barometro è un indizio necessario dell' avvicinarsi di un sistema ciclonico, ma per noi nou sufficiente, perchè attorno alla barriera alpina si formano 'facilmente altre perturbazioni che si manifestano in tal modo. È anzi notevole il fatto che molte volte il mal tempo ostinato, che i più attribuiscono a questi benedetti cicloni atlantici, è segnalato da un aumento, invece che da una diminuzione della colonna barometrica. Questo fatto, certamente per noi nou fccezionale, si verificò più volte nella scorsa invernata ; segnatamente le ostinate e abbondanti piogge della fine di febbraio, che in sei o sette giorni ci diedero più di un sesto della pioggia che dovremmo ricevere, secondo la media, in tutto l'anno, ci vennero quando il barometro era sensibilmente al di sopra della sua altezza normale. Le carte del tempo, ove la distribuzione della pressione è disegnata con curve di livello barometrico, dette isobare, ci segnalarono questa peculiare condizione della valle del Po, mostrandoci che essa era occupata da una striscia o cuneo d'alta pressione, che distaccandosi da un' area di pressione relativamente più alta che si trovava a Est dell'Italia, sulla penisola balcanica, la penetrava accomodandosi alla sua struttura orografica. Una condizione analoga di cose si ripetè nei giorni 13 e 14 marzo, quando avemmo la sorpresa di quella straordinaria nevicata; essa si ripetè ancora sulla fine di marzo, quando il tempo si rimise al brutto. Per il pubblico dei giornali era sempre un ciclone d' esportazione americana che ci regalava quelle intemperie, mentre noi eravamo in una coudizione barometrica che si poteva chiamare perfettamente anticiclonica. 11 fenomeno si presta a una spiegazione abbastanza spontanea. Abbiamo detto che il cuneo di alta pressione si staccava da un'area di pressione più alta, situata sul-1' Europa orientale e segnatamente sulla penisola balcanica. Che d'inverno, l'Europa orientale e tutto il continente asiatico a oriente di essa sia campo di un'area d'alta pressione, è un fenomeno molto comune, si può dire un feuomeuo normale; poiché è naturale che sul continente, che è molto più freddo dell' oceano, 1' aria sia più densa, e quindi maggiore il suo peso, che è misurato dall'altezza barometrica. Se, data una tale condizione di cose, siili'Europa occidentale la pressione si abbassa in modo eccezionale, sia per l'avvicinarsi di un ciclone atlantico, che è il caso più comune, sia per altra ragione, è naturale che l'aria molto densa ad o-riente si riversi in parte verso occidente per ristabilire l'equilibrio perturbato, dando origine su quasi tutta l'Europa a uu movimento d'aria da Est verso Ovest. Questa grande corrente orientale da noi trova però uu intoppo straordinario; noi siamo, come dissi, in un andito chiuso, e l'aria che penetra dalla porta aperta verso oriente, nou trova libero sfogo, per la barriera di monti che lo circonda. Essa quiudi, spinta coutinua-mente dalla pressione la sospinge alle spalle, è obbligata a rigurgitare, a comprimersi, ad addensarsi nell'andito, aumentando quivi la pressione barometrica. Ciò non avrebbe conseguenze notevoli pel nostro tempo, se questo audito fosse chiuso anche in alto; ma in alto l'aria può trovare sfogo al di sopra della cresta montuosa, ed è quindi naturale che 1' aria addensata in basso si sollevi per uscire dal solo sfogo che le è concesso. Avremo quindi, coli' alta pressione, un continuo moto ascendente, tanto più energico e costante quanto più energico e costante è l'afflusso d'aria da Est. Ora per principii tisici noti, una massa d'aria che si solleva nell'atmosfera, dilattandosi si raffredda, e raffreddandosi condensa il proprio vapore acqueo in nubi, ìli pioggia o in neve, a seconda della sua copia e della temperatura dominante negli strati superiori. Avremo quindi, coli'alta pressione, tempo torbido e piovoso. Come dissi, tale condizione di cose può essere provocata dall' affacciarsi di 1111 ciclone atlantico alle coste occidentali di Francia ; e in tal modo si può interpretare 1' azione perturbatrice di questi cicloni, quando non arrivano tìuo a noi. Ma perchè tale azione si esplichi è necessario che il ciclone non tocchi 1' Europa a latitudini troppo elevate, e che sulla penisola balcanica domini una pressione elevata. D'altra parte, quando questa seconda condizione sia verificata, non è nemmeno necessario che la depressione a occidente sia provocata da un ciclone atlantico, ma può esser dovuta anche a una causa diversa, più generale, più locale. Così la prolungata in-temp erie della fine di febbraio era dovuta a un forte squilibrio di pressione tra l'Europa orientale e l'occidentale dominando su questa una bassa pressione estesa, informe, non raccolta ad area chiusa, in una parola non ciclonica. Riassumendo, i cicloni atlantici ci portano cattivo tempo con bassa pressione, se arrivano fin nel Mediterraneo ; ma i più non vi arrivano. Essi tuttavia possono produrre per via iudiretta cattivo tempo nella valle del Po, provocando da Est una forte chiamata d' aria che rigurgita e sollevando.-! s'intorbida, dando origine a copiose precipitazioni. Luigi de Marchi PUBBLICAZIONI Giuseppe Dr. Barzilai. Carte vecchie. Sestine. — Trieste, Morterra, 1891. Rapporte Gènèral de 1' activité du cornité centrai de la Ligue pour 1' unite d'istructìon des Roumains, lù al' assemblée géuéral de la section centrale du 24 Novembre V. ST. 1892, par Iean Lupulescu. Bucarest Litho — Typographia Carol Gobel, lt> Strada Dómnec 1892. —