365 Miona Dinić: L’INCANTO DEL PESCE LUNA Miona Dinić DOI: 10.4312/vestnik.14.365-367 mionad1403@gmail.com L ’INCANTO DEL PESCE LUNA Ade Zeno, L’incanto del pesce luna. Torino: Bollati Boringhieri 2020. ISBN 9788833932194, pp. 183, Euro 16,50 La realtà è mostruosa. Questa è la premessa che Ade Zeno pone come base del romanzo L’incanto del pesce luna. La storia, ricca di elementi fantastici, narra l’amore di un padre, Gonzalo, che accetta di fare di tutto per salvare la figlia Ines, in coma da anni. Il suo percorso eroico apre due domande cruciali: quale sia il punto fino a cui ci si può spinge- re per amore e se l’amore possa cancellare atti immorali e mostruosi. Il mostruoso e le sue incarnazioni sono il tema principale di questo breve ma denso romanzo il cui autore riesce a presentare il mostruoso su due registri narrativi: fantastico e realistico e così ci trasmette l’idea che nemmeno il mondo di referenza (quello della realtà storica) sia privo del mostruoso. In medias res veniamo introdotti nel mondo fantastico del romanzo dove ci con- frontiamo con il primo dei due modi in cui vi si parla del mostruoso. La scena è quella del «Convivio», cioè il momento della settimana in cui la signorina Marisòl si nutre di persone viventi. Leggendo queste prime pagine il lettore non è ancora sicuro se questa sia una nuova realtà a cui deve abituarsi o solo una scena onirica. Ci sono molte lacune dovute a reticenza soprattutto all’inizio quando il lettore non sa ancora che tipo di mostri stia incontrando così da essere portato a ipotizzare che tutta la narrazione proceda allo stesso modo e che una comprensione completa possa essere raggiunta solo verso la fine del romanzo. Invece presto si renderà conto che i mostri appartengono (nella finzione let- teraria) a una dimensione reale e, attraverso il ritmo dinamico della narrazione di Gonzalo s’imbatterà in un mondo orribile. La Signorina Marisòl e la sua Famiglia, tra cui Camelia, Malaguti, Zoran e Badem, rappresentano nel romanzo una realtà da fantastico dellʼhorror. Si tratta di un genere di mostruosità che non appartiene al nostro mondo poiché le leggi che regolano quella dimensione sono diverse, così come gli esseri che la popolano sono diversi da noi. La Signorina è una specie di vampiro che una volta alla settimana, duran- te la notte di Convivio, riceve la sua dose di carne umana procuratale dal protagonista. Questa figura viene descritta come un «serpente rattrappito» che senza il suo cibo giace in posizione fetale e che, per la sua età, dipende dagli altri (Zeno 2020: 19). A un certo Vestnik_za_tuje_jezike_2022_FINAL.indd 365 Vestnik_za_tuje_jezike_2022_FINAL.indd 365 24. 01. 2023 09:19:07 24. 01. 2023 09:19:07 366 VESTNIK ZA TUJE JEZIKE/JOURNAL FOR FOREIGN LANGUAGES punto si definisce un mostro: «Sono il mostro che ti ha permesso di andare oltre i confini» (Zeno 2020: 166) e il lettore vede che lo stesso Gonzalo ha paura di lei, dato che sceglie di starvi abbastanza lontano durante ogni visita. Villa Marisòl è quindi un’ombra oscura che incombe sulla vita di Gonzalo, un patto con il diavolo stipulato in un momento disperato. Tuttavia, anche se i due mondi sembrano incompatibili, verso la fine del romanzo Marisòl ricorda a Gonzalo che loro due in realtà non sono così diversi perché li unisce la fame: la propria, fisiologica a un mostro, quella di lui invece metaforica, la fame disperata di sal- vare la figlia. Scegliendo di nutrire lei, attempata donna vampiro, egli diventa complice della mostruosità che odia. Gonzalo è il personaggio che sopporta il peso maggiore del nefando e che unisce questi due livelli: il fantastico e l’umano. Ricordiamo uno dopo lʼaltro i tre momenti della storia che collegano questo personaggio con il mostruoso, sebbene lo scrittore non pre- senti in questo modo le linee guida della trama. Lo stile di scrittura di Ade Zeno, infatti, è frammentato e l’intreccio del romanzo è pieno di flashback, così che dobbiamo sistemare noi stessi Lʼordine degli eventi per ricostruire il passato di Gonzalo. Da fan di vecchi film e musica rétro, Gonzalo vuole trasmettere gli stessi valori a Ines. Così Gloria, l’ex moglie, lo accusa: «Hai creato un mostro» (Zeno 2020: 32). Il passo successivo concerne il lavoro di Gonzalo nel crematorio, episodio che apre un nuovo sottotema di questo romanzo: quello della morte. La morte stessa è considerata mostruosa anche se dovrebbe essere vi- sta come un evento normale, proprio come la nascita. Naturalmente la perdita di una per- sona scatena diverse emozioni, anche traumatiche e ciò la rende tragica e inaccettabile. La morte è quindi intrinsecamente mostruosa e Gonzalo lo conferma quando ci fornisce le definizioni eufemistiche che altri popoli danno alla morte solo per non menzionarla di- rettamente. Nello svolgere la sua funzione di cerimoniere al crematorio, egli sviluppa «il settimo senso», un altro elemento straordinario che lo allontana dalle altre persone e allo stesso tempo gli permette di compiere in modo efficiente e con successo questo lavoro macabro: la capacità di riconoscere il dolore nelle persone e dare loro ciò che vogliono (Zeno 2020: 44). L’onnipresenza della morte nel romanzo è evidente anche nello stesso pseudonimo scelto dallo scrittore – Ade. Inevitabilmente, un tale nome ci riporta al dio greco della morte. La natura del lavoro svolto dal protagonista solleva in noi una questione morale, che gli pone anche il personaggio di Gloria: «Siamo diventati dei mostri?» (Zeno 2020: 66) La questione è cioè, fino a che punto il male sia giustificato se lo facciamo per amore di qualcuno. Non c’è una risposta; ogni personaggio del romanzo ha una sua interpretazione e alla fine tocca al lettore decidere. Ad esempio Lentini, come Gloria, condanna l’opera di Gonzalo, ma Lentini stesso è una sorta di mostro. È un personaggio moralmente osceno, un giornalista che ricatta le persone di cui scrive per raggiungere il suo obiettivo, quindi il suo senso di moralità e la sua condanna di Gonzalo non sono altro che ipocrisia. Oltre a Lentini, gli altri mostri umani che hanno un ruolo nel romanzo sono dei membri del per- sonale dell’ospedale dove Ines è ricoverata, i quali, in accordo con Marisòl, nascondono Vestnik_za_tuje_jezike_2022_FINAL.indd 366 Vestnik_za_tuje_jezike_2022_FINAL.indd 366 24. 01. 2023 09:19:07 24. 01. 2023 09:19:07 367 Miona Dinić: L’INCANTO DEL PESCE LUNA a Gonzalo il fatto che Ines quattordici mesi prima si era svegliata dallo stato di coma per venire poi di nuovo sedata. Elementi mostruosi sono legati alla figlia stessa: le sue condizioni di vita, da sole, sono tutt’altro che normali. Il colore della sua pelle indica la differenza che la separa dagli altri, mentre il coma e il sonno indotti, in cui è calata, la tengono a un passo dalla morte. Da bambina, Ines aveva incontrato dei mostri immaginari nei suoi sogni, in particolare lo pterodattilo di cui aveva paura, e il suo coraggioso papà era il suo unico salvatore. Più avanti, nella storia, Gonzalo combatte uno pterodattilo, che è una metafora della vita da lui scelta per salvarla. Se riuscisse a superare quella lotta, potrebbe sperare che Ines si svegli. E questo spiraglio di luce viene proposto alla fine anche a noi lettori. Zeno inseri- sce qui, infatti, un bellissimo elemento che in fondo rende il discorso affrontato in termini più positivi. La fiaba sul pesce luna e Re Tristezza è in realtà una storia che evoca quella di Ines e Gonzalo. Re Tristezza crea un mondo che poi distrugge, e pesce luna, l’unico essere che è riuscito a sfuggire alla rovina, gli promette un nuovo incontro e una nuova realtà nel mondo dei sogni. Se sussurrare fiabe a sua persona in coma era all’inizio del romanzo solo un modo per rendere più indolore il percorso verso la morte, alla fine quella fiaba promette salvezza e fa sperare in uno spazio dove si possa ricominciare, uno spazio in cui Ines sarà al sicuro dal mondo mostruoso che la circonda. «Se Dio esistesse direbbe che sono stato un uomo mostruoso» afferma il protagonista prima di una breve riflessione in cui ci fa capire che a suo avviso dio non esiste; e continua poi dicendo: «Se ci fosse un dio, se la riderebbe». E lì Gonzalo, che ormai non crede più in niente, riderebbe insieme con quel potenziale dio (Zeno 2020: 181). Tutto questo riassume bene il senso del romanzo di Zeno. L’opera, che fa passare un discorso nichilistico (seppur non così radicale da togliere valore allʼimmaginazione), si conclude paradossalmente con una soluzione un po’ deludente da film hollywoodiano – Gloria, da lontano, chiama Gonzalo e gli promette un nuovo inizio. Questo clichè finale non toglie però il punto cruciale del romanzo: essere umani non significa non essere dei mo- stri. Morte, spietatezza, atti machiavellici sono elementi che compaiono in tutte e due le realtà, sia fantastica che umana, e sono proprio tali punti in comune che uniscono i due mondi. Comunque, con il nuovo inizio proposto dallʼautore alla fine, si ricorda una particolarità dellʼessere umano. A differenza dei mostri, una persona ha capacità di scelta poiché, se conosce il concetto di male, conosce pure quello di bene. Così Zeno ci lascia con una speranza ottimistica, con lo sguardo rivolto a un futuro mondo migliore. Vestnik_za_tuje_jezike_2022_FINAL.indd 367 Vestnik_za_tuje_jezike_2022_FINAL.indd 367 24. 01. 2023 09:19:07 24. 01. 2023 09:19:07