ANNO XXL
Capodistria, 16 Dicembre 1887.
N. 24.
LA PROVINCIA
DELL'ISTRIA ____ ___
Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese.
ASSOCIAZIONE per un anno fior. S; semestre • quadrimestre in proporzione. — Oli abbonamenti «i ricevono presso la Redazione.
FEO
Trieste 12 dicembte
<Nescio, qua natale solum dulcedine cunctos ducit et ivimemores non sinit esse sui.»
Della festa di iersera — cliè la fu veramente una festa della nazionalità nostra e della scuola — allestita dal gruppo locale della Pro Patria a prendere vie maggior vigore, ben vorrei dire per filo e per segno: e del merito della musica e degli esecutori — se fossi intelligente di quest' arte. Ma perchè non sono e solo mi beo a sentirla, — e a quest' ora se n' è letto minutamente su per i diari tergestini — dirò in poco e malamente com'io abbia goduta la sera e le impressioni del publico — tanto che ne resti memoria anco nella patrio-tica Provincia — e l'esempio tragga pur Capodistria, come odo preparar concerti al nobile scopo e Pirano e Pola.
Si parve che pur il cielo volesse sorridere alla pietosa opera; giacché, smesso il velo onde tutto il giorno s'era coperto, prese verso sera a risplendere in tutta la magnificenza delle sue stelle.
E tutti coloro a cui sta a cuore la patria — e son tutta Trieste — e potè procacciarsi un posto qual fosse, tutti vi parteciparono. Era la folla immensa delle grandi occasioni. Leggiadrissimo simpaticissimo l'aspetto del Politeama. Stipate le gallerie il loggione la platea, ed ondeggianti di teste come campo di biade e fiori frammisti agitato da vento primaverile. Anche i palchetti occupati tutti, meno quello della Luogotenenza. In quello del Comune il Podestà Bazzoni in compagnia dei vicepresidenti Luzzatto M. e Dompieri.
Anche dalle provincie sorelle, dall' Istria, da Gorizia, dal Friuli accorsero patrioti ad allietarsi in questo tripudio. E c' era Ipp. Valletta, il critico musicale della Gazzetta Piemontese, giunto qui a bella posta per assistere al concerto.
E vi vennero a bella posta da Venezia e da Napoli e il valente maestro Coop e il Romaniello pianista distinto e '1 geniale violinista Tirindelli e la signora Ida dal Piccolo Sambo, egregia artista di canto, che efficacemente cooperarono al successo straordinario della festa.
Bene scelto, attraentissimo il programma. L' orchestra, ringagliardita da provetti dilettanti, apre il concerto con la sinfonia dell' Assedio di Corinto del Kos-
Articoli comunicati d'interesse general* »i stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Db numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati.
sini, diretta dal maestro Cremaschi. Il Romaniello eseguisce al piano da par suo un Notturno e un Valse capriccio, composizioni sue. E la signora Sambo canta come non si potrebbe meglio la Nenia del Mefistofele del Boito e la romanza Dimmi che in' ami del Palloni. Anche il Tirindelli suona egregiamente oltre al Racconto del Bazzini, due composizioni sue: Arie ungheresi e Csordas, accompagnato al piano dal noto maestro Luzzatto. Indi coli' Inno Pro Patria si passa alla seconda parte del programma. E di nuovo P orchestra col Re Lear del Bazzini, diretta dal Cremaschi. E il Concerto del Coop per orchestra, diretta dall' autore, e per piano, a cui siede il Romaniello. L'accademia si chiude col Bolero del Moskowsky dall' orchestra.
Tutti questi signori e quelli componenti il coro prestarono 1' opera loro gentilmente. Ed a ragione furono applauditissimi tutti. La signora Ida s' ebbe anche uu bel mazzo di fiori.
Ma il perno della festa fu l'inno Pro Patria, ispiratissimo sì nelle parole di C. Rossi che nella musica del maestro Wieselberger. Suonato con bravura dalla orchestra ed egregiamente cantato da un coro di centotrenta fra signore e signori, diretti dal maestro compositore, destò immenso entusiasmo nell' immenso publico e s'ebbe vivissimi interminabili applausi. Fu replicato ed una e due volte, e la terza tutti si scopersero il capo, le signore agitavano i fazzoletti, si applaudi con frenesia, la commozione fu al colmo, specie ai versi ,Salve, o favella, onde fur grandi gli avi E de' nepoti reggerai le sorti" ed all'ultima quartina, che fu subissata. Il valente maestro s' ebbe delle ovazioni anche lui e fu pure evocato il Rossi ; ma non era presente a cagione di lutto domestico.
Però stampate le parole di questa poesia : chè i lettori della Provincia le vedranno, io credo, volentieri in queste carte.
Quando la luce del pensier balena Con arcano tumulto entro la mente, L' anima umana nell' età serena S' apre al sol dell' idea festosamente :
Ed al richiamo del materno accento Pura zampilla come rio tra' fior La favella eh' è raggio e sentimento, Interprete del gaudio e del dolor.

Dice l1 affetto che dal sen trabocca Ne la delizia de 1' amor diviso, Mentre nel bacio che su' labri scocca Sì presente sognando il paradiso.
Canta le glorie e canta le sventure, Vita e morte, passato ed avvenir, Dove il moto fatai le creature Spinge eterno fra l'estasi e il martir.
Salve o favella, onde fur grandi gli avi E de' nepoti reggerai le sorti: Sprona gl'inerti, suscita gl'ignavi, Consola i buoni ed incorona i forti;
Salve, o divina; tu ripeti eterna La parola cbe Dante immortalò, Tu sei la stella che il pensier governa E il suo genio sovrano illuminò.
Chi poi volesse udirne la musica sì ben disposta al soggetto, sappia che ridotta per piano a due e a quattro mani, si vende a totale beneficio del gruppo locale della Pro Patria.
Che viva e prosperi e debelli!
DI SIMONE DA RAGUSA
scultore del secolo XIII
Neil' Arte e Storia, giornale di Firenze, al n. 30. in uno studio del Signor Sante Simoni si dà la descrizione di una porta esistente in una chiesa di Barletta, opera ricca di sculture e di vaghi arabeschi, e con al sommo la seguente iscrizione :
f 1NCOLA • TRANENSIS_" SCVLPSIT • SIMEON RAGVSEV3 " DNE • MISERERE.
Con la solita trasposizione evidentemente si ha a leggere così : — Simeon Baguseus incola tra-nensis sculpsit. Bomine miserere; cioè Simone da Ragusa, abitante a Trani, scolpì ecc.
Ci sono due paeselli con tale nome: Ragusa inferiore e superiore nella provincia di Siracusa in Sicilia; e c'è la ben nota Ragusa, città della Dalmazia, illustre repubblica. Non escludo che il Simone de quo possa essere Siciliano; è assai più probabile però sia stato Dalmatino. Le frequenti relazioni dei Dalmati e degli Albanesi col Napoletano, il breve tragitto, il nome di santo che ha esteso culto in Dalmazia, e lo stato delle scienze, lettere ed arti, sempre coltivate in quella florida repubblica, i frequenti nomi di artisti schiavoni (così si chiamavano a Venezia gl'Istriani ed i Dalmati) che ricorrono nella storia dell'arte : tutto in-
somma mi fa credere trattarsi qui di uno scultore dalmatino. Forse gli egregi scrittori dalmati ne sapranno qualche cosa; e potranno scrivere a ine, o direttamente ali 'Arte e Storia. Firenze, Viale del Pallone n. 24.
Ma o Raguseo di Sicilia o della Dalmazia, Simone rimane schiettamente italiano. La Dalmazia poi, che ha dato a Milano ed all'Italia un Boscovich, un Tommaseo e tanti altri uomini insigni, può aver dato benissimo uno scultore anche a Barletta nel secolo XIII ; e P Italia non ci ha niente da perdere.
P. T.
2ST o tizi e
L'idea di istituire una Società della pesca ha trovato subito e a Trieste e nel Litorale moltissimi fautori e caldissimo appoggio, specie nella classe dei pescatori, i quali subito compresero l'importanza di una istituzione creata a loro esclusivo vantaggio. Dall' Istria furono inviate al benemerito comitato numerose adesioni ; specialmente da Muggia, Cittanova e Rovigno.
Da una Relazione sull'operosità generale del 2 Novembre 1886 al 1 Novembre 1887 inviataci dalla Società di mutuo soccorso fra triestini ed istriani in Roma rileviamo come i 62 soci ordinarli iscritti versarono in contribuzioni mensili L. 343. Pochi furono i soci contribuenti, tre cioè a Trieste, uno a Pola ed uno a Gorizia, cbe insieme versarono L. 48. La cospicua somma invece di L. 706,50 fruttarono alla società varie oblazioni di egregi benefattori. I nomi di questi, cui Vanno date le più sentite grazie, furono pubblicati nello specchietto. Ma ci preme di rilevare il fatto che all'appello inviato a tutti i municipii delle nostre provincie risposero la Delegazione municipale di Trieste inviando fior. 100 pari a L. 201,50 ed il municipio di Capodistria, il quale con gentilissima lettera accompagnò l'invio di L. 20. Pochi furono i sussidii accordati e veramente a cinque soci e ad una famiglia triestina senza lavoro ed a tre conterranei, appena arrivati. La somma totale concessa di L. 335 risulta divisa in un numero forse troppo grande di sussidii e tale di ridurne di molto l'entità, ma i mezzi della società, messi in rapporto ai bisogni manifestatisi, non concessero di adoperare diversamente.
11 fondo attuale di cassa di L. 550,85 adunque, tenuto conto delle spese non piccole, cui la società ha dovuto sobbarcarsi quest' anno, e dell' entrate non troppo grandi, è soddisfacente.
Pratiche furono fatte per adempiere al voto dell' asemblea relativo alla bandiera sociale e sappiamo che una gentile signora di Trieste ha fatto un' offerta che non tarderà ad esseve tradotta in atto.
L' entrata complessiva nel decorso anno scolastico 1886 - 1887 per sussidi a studenti bisognosi italiani presso

l'Università di Graz fu di fior. 238.50, l1 uscita di fior. 325. — L'avanzo pei risparmi anteriori è di fior. 1436.65, parte dei quali sono posti a frutto presso la cassa di risparmio di Graz, parte investiti in pubblici effetti.
Il 10 del corrente ebbe luogo in Parenzo 1' apertura del nuovo ed elegente teatro comunale col capolavoro dell'illustre Ferrari: Goldoni e le sue sedici commedie. La bellissima scielta non poteva essere più adatta alla solenne circostanza.
Il presidente del consiglio del Regno d'Italia ha aderito al voto della pressidenza dell' associazione di beneficenza italiana in Trieste, affinchè il legato di 20000 lire (recte 18000, detratte le tasse al governo austriaco) lasciato dal benemerito filantropo barone Rosario Curro di Catania, sia destinato a quella associazione di Trieste già illustre per tanti atti di illuminata beneficenza. La fondazione Currò s'intitolerà col nome della regina d'Italia : Fondo Margherita.
Il Comitato del periodico Pro Patria partecipa che gli abbonati a tale pubblicazione oltrepassano il centinaio. Incoraggiato dall'appoggio spontaneo dei giornali Dalmati, Triestini ed Italiani del Regno, egli spera di raggiungere presto la richiesta cifra di 1000 firme, colla quale egli sarebbe in caso di versare annualmente alla cassa della società Pro Patria la somma di fior. 2000. Nel programma già pubblicato fu eseguita la modificazione di comprendere in esso anche la Dalmazia ; e perciò, oltre che degli altri stemmi già enunziati, il periodico sarebbe fregiato anche del dalmato.
Il progetto di legge diretto ad impedire la diffusione della fillossera nel Regno d'Italia, presentato ora dal ministro di agricoltura al parlamento, stabilisce che nessuna indennità è accordata al proprietario di un vignette distrutto, che avesse importata la fillossera nel suo fondo, contravvenendo alla legge, oppure che non avesse denunziato, a tempo debito, il deperimento delle viti.
Danna corrispondenza di Torino alla „Perseveranza, rileviamo che i rimedi cuprici contro la peronospora adottati ormai con istancabile zelo dai valenti viticoltori piemontesi furono assai soddisfacenti. Il professore lamina, allievo del compianto Cantoni, docente di agricoltura all'Istituto professionale di Torino, tenne su quel tema al comizio agrario subalpino un'importante conferenza, esponendo come nelle conferenze pratiche tenute per incarico pure del governo in parecchie località viticole, raccomandasse 1' uso del solfato di rame, e dovunque fosse adoperato con successo, aumentato dalle propizie condizioni sopravvenute dal 15 agosto in poi. In alcuni luoghi la peronospora dei grappoli, il Conioshyrium diplodiela e qualche altra malattia s'mile al Diok Roth si mostrarono ribelli alle medicine, ma il danno fu maggiore dove l'ignoranza o la caparbietà la vinsero sulla scienza e sul buon volere.
A Cesena, nella villa Marioni, fu aperto in questi giorni un Asilo-scuola agraria femminile ove gratuita-
mente si accolgono povere orfane per farne abili massaje. esperte fattoresse, operaje di vario genere casalingo. Il nuovo Asilo segnala fin d'ora rapidi progressi, specie nel cucire, nel tessere, nei servizi domestici, nell' arte culinare d'uso comune e nelle sue raffinatezze. La direzione e 1' istruzione sono affidate a docenti della regia scuola pratica di agricoltura cesennate ed a provette istitutóri.
Cose locali
Rappresentanza comunale. Seduta del 17 Novembre, ore 6 pom. presidenza del podestà sig. Giorgio Cobol ; commissario governativo sig. Guido Perinello, presenti 18 onorevoli signori rappresentanti.
Ordine del giorno: Lettura del protocollo di seduta d. d. 17 ottobre p. p. — Comunicazioni officiose — 1. Domanda della cessata direzione del civico spedale per l'approvazione suppletoria di 23 contratti di mutuo attivo. — 2. Proposta di acquistare gli edilìzi e fondi scoperti dell' antico episcopio e seminario. — 3. Istanza del M. R. Lazzaro Azucki, per essere accolto nel nesso di indigenato. — 4. Detta di Andrea Flego fu Biagio per permuta di fondi. — 5. Detta di Andrea Tremul fu Stefano per cessione di fondo comunale. — 6. Conto preventivo pel civico monte di pietà per l'anno 1888. — 7. Conto consuntivo del civico asilo di carità per l'infanzia per 1' anno 1886. —• 8. Resoconto delle scuole popolari di Capodistria e Lazzaretto per l'anno 1886.
Mancando il numero legale la seduta è rimandata con lo stesso ordine del giorno, al giorno 19 novembre ore 6 pom.
11 19 novembre sotto la presidenza del podestà, commissario governativo sig. Guido Perinello ; si raccolsero 12 signori rappresentanti e 4 signori sostituti.
Approvato il verbale dell' antecedente seduta, il presidente partecipa :
„per commemorare i loro defunti, i nobili signori Anteo e Nicolina marchesi Gravisi, mi consegnarono addì 1 corr. a favore dell'asilo d'infanzia la somma di fiorini 15, in sostituzione alle ghirlande funebri. Per l'atto pietoso e gentile ringrazia i generosi oblatori ;
,l'on. Giambattista de Franceschi, a ciò ufficiato, presentò alla eccelsa camera dei deputati nella seduta 18 ottobre la petizione della spett. rapprasentanza conforme al voto 4 maggio a. c. per la istituzione di una università italiana in Trieste ;
„l'approvazione da parte della inclita giunta provinciale delle addizionali e tasse a pareggio 1888 deliberate nell' ultima seduta ;
„dal 19 settembre si ebbero nel comune di Lazzaretto 4 casi di vajolo nella località Pobeghi, con 2 morti; ed in città dal 18 ottobre casi 6 ed 1 morto; furono presi i necessari provvedimenti, e presta buon servizio P ospitale sussidiario ;
«commemora la morte del maestro di musica della civica banda Francesco Caretti avvenuta la sera del 17 corr. e informa della parte presa ai funerali.
Rimessa la discussione del primo punto dell'ordine del giorno in chiusa agli altri, si passa al
2. punto dell' ordine del giorno.
Il podestà riferisce, e accennato alla imperiosa necessità di provvedere al collocamento conforme le esigenze di legge, delle scuole popolari femminili, rileva lo sconcio delle rovine nel centro della città, sulla piazza del Brolo, degli edilizi dove un tempo avevano stanza 1' episcopio ed il seminario, e la possibilità di farne acquisto per erigere la scuola. Accenna alle pratiche fatte in proposito con le competenti autorità, che tutte concorsero a facilitare l'esecuzione del progetto della deputazione. La deputazione ricercata di presentare una offerta, fece eseguire una stima, in base alla quale i fondi che costituiscono l'antico episcopio e seminario inscritti a nome della mensa vescovile, misurano tese quadrate 553 pari a metri quadrati 1988 ; e furono stimati in ragione di fiorini 2 al m. q. fiorini 3976 ; i fondi inscritti a nome del fondo di religione, tese quadre 272, metri quadrati 978 a fiorini 1.50, fiorini 1711.50; tutto sommato fiorini 5687.50.
Propone l'approvazione dell'acquisto dei detti fondi per il comune censuario di Capodistria, sulla base del prezzo accennato da soddisfarsi in rate annuali senza interesse, entro i limiti possibili del bilancio ordinario.
L' on. Babuder, deplorando che per tale acquisto, eh1 egli approva, svanisca l'ultima speranza di ripristinare le già esistenti istituzioni ; dimostra la necessità di provvedere eziandio al collocamento delle scuole maschili, e fa istanza analoga. Il podestà assicura che sarà provveduto, e la proposta della deputazione è accolta a unaminia.
3.	punto dell' ordine del giorno.
Sulla proposta della deputazione, la rappresentanza accorda V indigenato nel comune, al M. R. Lazzaro Azucki suddito estero, parroco della chiesa greco-oriea--tale presso l'i. r. Carceri.
4.	Punto dell' ordine del giorno.
Viene accordato al sig. Andrea Flego sopra proposta della deputazione una permuta di fondi, per riguardi di abbellimento e sicurezza pubblica; verso le volute cautele, descritte in una sua emenda dall'on. Dr. Zetto.
5.	Punto dell' ordine del giorno.
Dopo lunga discussione, viene rimandata ad altra seduta, con l'incarico alla deputazione di fornire dati più sicuri in proposito, la domanda di Andrea Tremul per cessione di fondo comunale, che in massima la deputazione e la rappresentanza sono disposte a cedere, per rettificare ed abbellire lo sconcissimo piazzale Carpaccio (era detto Maniago).
6.	Punto dell' ordine del giorno.
Viene approvato il conto preventivo del civico monte di pietà per l'anno 1888 con un introito di fior. 2147.4572, un esito di fior. 1712.47, ed un civanzo di fior. 434.987r
7.	Punto dell' ordine del giorno.
Viene approvato il conto consuntivo del civico asilo di carità per V infanzia per l'anno 1886, con un introito di fior. 1521.37, un esito di fior. 1303.32V2 «d un civanzo di fior. 218.04 xfv
8.	Punto dell' ordine del giorno.
Vengono approvati i resoconti : delle scuole popolari di Capodistria per l'anno 1886 con un introito di fior. 1866.45 un esito di fior. 1865.42 ed un civanzo di fior. 1.03; delle scuole popolari di Lazzaretto per
l'anno 1886 con un introito di fior. 277.69, un esito di fior. 277.51 ed un civanzo di soldi 7 l/2.
Portato in discussione il 1. punto dell'ordine del giorno, il podestà in base all' art. 43 del regolamento prega 1' onor. Fontanot di allontanarsi.
Riferisce 1' on. Dr. Gallo : ancora nella seduta 4 maggio a. c. la spett. rappresentanza deliberò in merito ai 22 contratti di mutuo, stipulati senza la di lei autorizzazione dalla cessata direzione dell' ospitale civico ; in esito a ricorso dei cessati direttori dell'ospitale, l'i. r. capitanato distrettuale a sensi del § 92 reg. com. sospese 1' esecuzione del deliberato, il quale per vizio di forma in base al § 93 del detto reg. fu annullato dall'eccelsa i. r. luogotenenza, d'intesa con l'inclita giunta provinciale, mentre l'oggetto stesso fu rinviato a nuova pertrattazione.
Neil' assoggettare nuovamente la domanda della cessata direzione, estesa ad altro mutuo di fior. 250 con Antonio Pelaschiar fu Giorgio, rassegnato posteriormente dall' amministrazione del pio luogo, appena intavolato; la deputazione si riporta all'anteriore riferta, e tenendo conto del voto emesso nella seduta del 4 maggio dalla minoranza, e da uno dei cessati direttori del civico ospitale, che scagionò l'operato suo e de i colleghi, la deputazione, mantenendo pur ferma nell'essenza 1' enunciata proposta, la emenda come segue :
„La rappresentanza, adottando le ragioni esposte in argomento dalla deputazione,
1.	ammette in via di sanatoria l'accettazione suppletiva dei detti 23 mutui per conto nome ed interesse del civico ospitale, colla congiunta riserva delle azioni di regresso giusta i disposti del capitolo 30 del codice civile e con riferimento ai §§. 7, 8 e 24 del vecchio regolamento del civico ospitale 1 novembre 1870, di confronto ai membri componenti la cessata direzione,
2.	elegge dal suo seno un comitato di 3 membri coli'incarico di esamiuare riferire, e proporre a quali dei 23 contratti di mutuo sia precisamente da riservarsi con successivo deliberato consigliare l'azione di regressso ad 1 di confronto ai direttori contraenti, da notiziarseue a suo tempo.
L' on. Babuder parla in appoggio della proposta, la quale viene approvata con voti 11. — L'onor. Pio Gambini a sensi del § 42 reg. com. si è astenuto dalla votazione.
Riescono poi eletti a formare il comitato gli on. Nazario De Mori con voti 15; Pietro Madonizza con voti 10 ; Pietro Dr. Longo con voti 8.
Esaurito l'ordine del giorno, e nominati gli ou. Dr. Zetto e Prof. Majer per la firma del verbale, il podestà scioglie la seduta alle ore 8 l/2.
In seguito a deliberato sul trattamento estintivo dei focolaj fillosserici di Prade o S. Canziano nel nostro sotto comune il Lazzaretto, il giorno 9 corr si recava sopra luogo la commissione composta a sensi del § 4 della legge 27 giugno 1885 B. L. I. N 3. coli'intervento pure dei proprietari dei fondi danneggiati.
Nella località di Prade, tutta di un solo proprietario, coltivata a vigna bassa, si compresero nel raggio estintivo N. 1218 viti delle quali furono dichiarate anteriormente infette N 548.
Nella località di S. Oanziano, divisa fra otto proprietari e coltivata a filoni, a pareto, a vigna, ed a pergola, si compresero nel raggio estintivo in complesso N 2;ì91 viti, delle quali infette N 1660.
Alla firma del protocollo il quale comprenderà la stima per l'indennizzo delle viti da distruggersi saranno chiamati tutti i proprietari dopo di chè si procederà all' esecuzione dell' operazioue destinata.
E Dio voglia che l'energica misura porti lo sperato giovamento.
Bollettino statistico municipale
di Novembre 1887.
Anagrafe. — Nati (battezzati) 24; fanciulli 12, fanciulle 12; morti 33 ; maschi 9 (dei quali 5 carcerati), femmine 10, fanciulli 7, fanciulle 5 al di sotto di sette anni, nonché 2 maschi nati morti. — Trapaisati. 3. Corte Giovanni fu Giovanni, d'anni 67 — 11. B. M. (carcerato) da Zara d'anni 80; Pecchiarich Marina fu Andrea d'anni 76 — 12. Bertok Giovanna fu Giacomo, d'anni 84; Delenna Domenico fu Giovanni, d'anni 56 — 15. Dorbez Antonia fu Biagio d'anni 75 — 16. Canussio Emanuela fu Leandro, d'anni 85 — 17. A. F. (carcerato) da Zara, d'anni 35; Caretti Francesco fu Pietro, d'anni 42; Vascotti Zilinia di Simeone, d'anni 17 — 21. S. F. (carcerato) da Cilli, d'anni 38 ; Scher Domenica fu Antonio, d'anni 30 — 22. De Mori Maria fu Giuseppe d'anni 66; Barut Giuseppe fu .... , d'anni 94; Iursi Maria di Rocco, d'anni 11 — 24. Depangher Rosa fu Nicolò, d'anni 80 — 25. I. S. (carcerato) da Zara, d'anni 37 — 27. Steffè Catterina fu Biagio d'anni 78 ; P. S. (carcerato) da Spalato, d'anni 48. Più fanciulli 7, fanciulle 5, al di sotto di sette anni, nonché 2 maschi nati morti. — Matrimoni : 16. Antonio Castro di Giovanni — Anna Kavrecich di Domenico; 20. Giuseppe Favento di Giuseppe — Catterina Parovel di Andrea; 23. Lamberto Monfredo di Antonio — Adele Scher fu Tomaso ; 26. Antonio Paoletich di Giovanni — Giovanna Cecutin di Domenico ; Giovanni Colarich di Michele — Maria Cleva di Giuseppe. — Polizia. Denunzie per pascolo abusivo 2 ; per contravvenzione all'ora di polizia 2; per furto campestre 1; per per malizioso danneggiamento 1 ; per abusiva uccellazione 3 ; arresti per vagabondaggio 2; per publica violenza 1. — Sfrattati 7. Usciti dall'i, r. carcere 14. dei quali 4 dalmati, 2 istriani, 5 triestini, 1 goriziano, 2 carintiani. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 0. — Certificati per spedizione di vino 7, per ettolitri 30, litri 92; per condotta d' animali 1 per capi 2 ; di povertà 1 ; d'indigenato 1 ; di morale condotta 2 ; permessi di fabbrica 0 ; rilascio di nullaosta per r estradazione di passaporto per l'estero 1 ; rilascio libretti di lavoro 2. — Animali macellati: buoi 67, del peso di chil. 11592, con chil. 763 di sego ; vacche 3, del peso di chil. 466, con chil. 28 di sego, vitelli 44, castrati 165. — Licenze di fabbrica 0 ; industriali 1, per vendita al minuto di commestibili. —
Bollettino mensile delle malattie zimotiche
Capodistria — Angina difterica ; rimasti dal mese precedente 2, colpiti in novembre 4, assieme 6, dei quali guariti 2, morti 4. — Oftalmia granulosa: rimasti dal mese precedente 51 ; nuovi colpiti, guariti e morti nessuno, restano tuttora in cura 51. — Vajuolo : rimasti dal mese precedente, nessuno, colpiti in novembre 6, dei quali guariti 4, morti 0, rimasti in cura 2. — Lazzaretto — Vajuolo : rimasti dal mese precedente, aessuno, colpiti in novembre 5, dei quali guariti 2, morti 2, imasto in cura 1.
Appunti bibliografici
La Dalmazia ai tempi di Lodovico il grande re d'Ungheria. Studio storico del Prof. Silvio Mitis. Zara. Tipografia S. Artale 1887.
Questo studio del Prof. Mitis vuol essere subito lodato per 1' opportunità dell' argomento : e
questa è dote sine qua non per trovare oggi lettori in tanta colluvie di dotti opuscoli e di studi frammentari. E per vero la Dalmazia, come l'Istria, poco è conosciuta, generalmente parlando, in Italia; se gli storici veneti, in capo a tutti il Romanin, ne discorrono con piena conoscenza di causa, pure la storia dalmatina non entra, con quella misura che sarebbe richiesta dall'importanza, nella storia generale ; e di raro l'attenzione dei dotti è richiamata alle cose dalmate dai periodici. Non parliamo dei manuali, ristretti, compendi ecc. ecc. ad usum Del-phini, dove la poca o nessuna conoscenza dell'argomento è evidente. Qua e là, due o tre volte, si fa un cenno della Dalmazia, perchè non è possibile farne a meno. Sono luoghi comuni a tutti noti : la presa di Zara nella quarta crociata, le guerre tra Genova e Venezia. Come poi c' entrino gli Ungheresi in questa lotta, e quale l'origine dei loro diritti sulla Dalmazia bujo pesto. E non s' intende con questo di lamentare la mancanza di più diffuse cognizioni in un compendio ad uso delle scuole ;, ma solo la deficienza di più ampi studi nell'estensore di detti manuali, deficienza che rende impossibile quella larga e sicura sintesi che in pochi capoversi compendia molte cose necessarie a sapersi dalla così detta gioventù studiosa.
Opportuno è poi questo studio del Mitis tanto più oggi che la propaganda croata manda sulle riva orientali dell' Adria i suoi campioni. A parte ogni preoccupazione politica ; egli è certo però che non possiamo nè dobbiamo dimenticare un paese a cui l'Italia diede per secoli la cultura, le arti, la lingua. Se la bassa Italia fu detta ben a ragione un tempo Magna Graecia, anche la Dalmazia si può chiamare la Magna Italia: trascurare lo studio delle cose dalmatine è dunque per noi un rinunziare allo studio dello sviluppo della vita e del pensiero nazionale. Pur troppo basta dare un' occhiata alle citazioni a pie' pagina per convincerci, che gli stranieri ci hanno tolto in gran parte la mano. Le storie del Fessler, dell' Engel tra i Tedeschi ; i Monumenta del Miklosich, i Monumenta slavorum merid. del Ljubic, gli scritti del Kukuljevic e di molti altri Slavi sono opere di polso, non certo da guardarsi con quella indifferenza, un po' canzonatoria d'altri tempi. A tutela del nome italiano vegliano però i valorosi Dalmati : le opere del Mitis, dell'Erber, del Solitro, del Boglic, del Gelcich, del Petris ecc. ecc. ne danno fede che viva è ancora nella Dalmazia la romanità, e che gli antichi coloni non sono disposti a cedere punto terreno senza la prova delle pacifiche armi.
Questo studio del Mitis si raccomanda poi al | lettore per belle doti intrinseche, quali l'ordine, la lucidezza dell'esposizione, la tolleranza di contrarie opinioni, le quali se ritenute false, l'autore combatte conservando la serenità dì mente ; se riconosciute vere, accetta senza guardare alla desinenza del cognome.
Importantissimo è il periodo storico svolto : trattasi delle gesta di Lodovico il Grande, che mise a dura prova la costanza e la prudenza della repubblica veneta. Nella prima parte l'autore tratta della lunga lotta tra il re d'Ungheria e il governo veneto, fino alla conquista della Dalmazia, e la rinunzia totale di San Marco ai suoi diritti sulle città della costa. Il Mitis piglia le mosse dalla metà del secolo decimoquarto, quando quasi tutte le città marittime riconoscevano il dominio della veneta repubblica, dominio che nei tempi andati costrette dalla necessità avevano invocato, o deboli, non trovarono modo di respingere. Meta ambita dei Dalmati era però sempre la conservazione del reggimento municipale ; e quando le vicende gli obbligarono ad accettare dominazione forestiera, alla veneta anteposero 1' ungherese, perchè, popoli lontani e men culti, minore inciampo ponevano al libero sviluppo delle istituzioni cittadine. In ciò la storia dalmata va di un passo con l'Istriana. Venezia poi desiderosa di raffermare il vacillante dominio d'una provincia sì importante, pose ogni studio nel conciliarsi l'affetto e la riconoscenza, e con saggi provvedimenti diede incremento al ben essere materiale e morale dei Dalmati. Ma questi, amanti più che ogni altra cosa della loro libertà, tolleravano con vigilante rassegnazione il governo veneto; Ragusa lo faceva per politica, Zara, il caput Dahnatiae attendeva il giorno della riscossa. Se da una parte però le città dalmate rifuggivano dal darsi a Venezia, dall' altra erano costrette ad accettare la pericolosa sua protezione, il dominio poi per paura di cadere nelle mani rapaci dei baili di Bosnia, di Croazia e di Dalmazia legati alla corona di Santo Stefano solo da una nominale dipendenza. Così, prese tra due fuochi, non è a maravigliarsi se alcune città anteponessero la paterna e vigilante protezione di Venezia, al selvaggio feudalismo della montagna.
Apparecchiata così la via con queste osservazioni generali, il chiarissimo autore entra in argomento e diffusamente tratta della lunga lotta tra Lodovico e la repubblica. Degna di nota specialmente 1' osservazione siili' oculata politica di San Marco, che, per contrastare al Re, non rifugge dall' allearsi coi baroni croati e slavi, che, indotti
dalla necessità, avevano giurato fede all'Ungheria : sono lezioni della storia opportune a ripetersi anche oggi. Ma già Zara, approfittando dell'occasione propizia ha scosso il giogo di Venezia ; segue quindi la narrazione particolareggiata del celebre assedio di Zara del 1345. Quanto ne dice l'autore in proposito costituisce un'ottima monografia : sono pagine che si leggono con crescente diletto. Le trattative di Venezia in cerca di alleati, le promesse d'ajuto del re ungherese a Zara, gli ibis redibis, i ritardi, gli ajuti, la sconfitta dell' esercito unghero forse per mala fede dei Croati, e la finale presa di Zara tutto è ordinatamente raccontato. „Tale fine, conchiude l'autore, ebbe cotesta settima rivolta, la quale di certo rimarrà celebre negli annali della storia per i grandi ardimenti, le insigni virtù messe in luce dagli abitanti." — E dire che certe istorie non se ne danno per intese ! ')
Ma seguiamo 1' autore, il quale passa a raccontare la lunga negoziazione tra Venezia e il re Lodovico, finché questi, deciso di rivendicare Zara e la Dalmazia, scende in Italia, e con 1' ajuto di molti alleati, conquista il Trevisano e una buona parte dei possessi di San Marco in terraferma. Venezia finalmente dall' avversa fortuna è costretta a cedere e rinunzia ad ogni diritto sulla Dalmazia.
La narrazione di questi avvenimenti procede ordinata come al solito. Toccherò solo di qualche fatto importante. Venezia con ottima politica stringe legami col bano di Bosnia e col re di Serbia, intenti a scuotere il giogo dell'Ungheria. I Genovesi alleati di Lodovico scorrono 1' Adriatico ; Paganino Doria prende e devasta la città di Parenzo (1354). Non perciò si perdono d' animo i Veneziani, ma stringono ancor più i legami di amicizia coi baroni croati e coi re di Serbia. Qui si potrebbe aprire una parentesi per raccomandare agli agitatori croati, ai cacciatori d' Italiani a Spalato ed a Sebenico di studiare la storia. Ma dopo i rovesci in terraferma, Venezia è costretta alla pace stipulata a Zara nel 135S. Venezia cede all'Ungheria tutta la Dalmazia compreso Cherso, Ossero, Veglia, e il doge rinunzia in perpetuo al titolo di duca di Dalmazia e Croazia. „0h chi avrebbe mai detto, soggiunge molto a proposito il Romanin, che appunto i Dalmati sarebbero
n A proposito del valore dei Zaratini 1' autore cita queste parole, degne di nota dell'Albinoni: — Queste ardite e magnanime imprese furono inspirate anzi tutto dalla maschia elevazione dei Dalmati, e poi dalla virulenza dei fuorusciti italiani, i quali fuggendo dalle proscrizioni, guerre e partiti dei Guelfi e Ghibellini, dei Bianchi e dei Neri e dalle inimicizie del popolo e degli ottimati che squarciavano da un secolo e più le città repubblicane d'Italia, portarono anche in Dalmazia 1' animo baldo e guerriero, la sofferenza muta nei disagi e la più ferma imperturbàbilità.
stati un giorno i più validi difensori della repubblica, i più fedeli tra i suoi sudditi, compensando largamente di sacrifizi e di amore le passate incostanze politiche." Con queste belle parole nelle quali si rispecchia anche tanta vita istriana, l'autore finisce la prima parte del suo bellissimo lavoro, al quale vorrei solo fare un leggero appunto.
A pagina 12, l'autore scrive: „Se la fortuna avesse arriso all'Ungheria, le libere istituzioni municipali avrebbero forse ottenuto più ferme radici, in caso contrario esse sarebbero state dai Veneti del tutto soffocate. " Daccordo su questo soffocamento, largamente compensato da secoli di fraterno governo. Che 1' Ungheria pur non avesse nessuna volontà di mantenere intatti i diritti storici e i privilegi delle città marittime è certissimo ; e ciò risulta da più luoghi di questo studio. Veggasi specialmente ciò che il chiarissimo autore scrive a pagina 94. „Allorché Lodovico, principe sagace e di alti propositi, ridonò alla corona dì Santo Stefano, i regni di Croazia e Dalmazia, le istituzioni dei comuni, lungi dal ricevere fecondo incremento, vennero da lui energicamente frenate. E se prima avea cullato con belle parole le tendenze repubblicane dei Dalmati, e coi Sebenicensi, Spalatini e Traurini avea largheggiato di privilegi e di libertà, ciò reputiamo arte di astutissimo monarca, usata per sedurre le altre comunità a darsi anche a lui. , Anzi oseremo dire che 1' accentramento di poteri attuato da Lodovico in Dalmazia fu più radicale di quello avuto e voluto dagli stessi Veneziani." E non occorre altro.
Nella parte seconda il Mitis passa a dire delle condizioni interne della Dalmazia sotto il dominio ungherese, mare, dice egli, sconosciuto, procelloso e irto di scogli ; e ciò per la poca conoscenza dei documenti che vogliono essere ancora studiati. Quanto ne dice però ci autorizza fin d' ora a conchiudere con lui che durante il regno dell'Angioino vi fu la massima confusione nell'amministrazione civile e politica, e sempre una lotta sorda tra il re ed i comuni, in modo che il desiderio del governo di San Marco ben presto si fece sentire. E non manca in questa seconda parte la narrazione di fatti d'interesse generale, come le buone pagine sulla nuova guerra con Genova, sulla disfatta dell'armata navale veneta dinanzi a Pola addì 7 Maggio 1379, sulla vittoria finale di Vittor Pisani e Carlo Zeno e sulla pace di Torino, che mise lo spolverino sugli antecedenti trattati di cessione della Dalmazia all'Un-ghero, dalla metà del Quarnero ai confini di Durazzo, lmguani ab antiquo, de jure regno et corone Un-
gariae spedanti et pertinenti. Lo studio del Mitis si chiude con un appropriata prosopografia ed eto-peja, di sapore classico, del re Lodovico il grande, morto con la speranza che la Dalmazia sarebbe rimasta in perpetuo terra ungherese. Ma non passarono molti anni ; e troppo è noto come San Marco, con una vigorosa zampata scosse dalla pergamena quella tal sabbia versataci sopra a Torino.
Di questo erudito lavoro del Mitis, ho dato quest' ampia recensione e pel valore intrinseco dello scritto ; e perchè da parte istriana non mancasse ai valorosi dalmati quel tributo di lode che dovrebbe essere loro reso pieno da ogni regione italiana, come a strenui difensori del sentimento nazionale.
P. T.
Varietà
Siamo agli sgoccioli dell'anno ... e nessuno farà le meraviglie, quando gli avremo raccontato che sere sono, in una farmacia, il discorso è caduto, tra una presa e l'altra, su di una questione, diremo così, di circostanza e nella quale i nostri buoni vecchi si accalorarono tanto che . . . siamo stati pregati di pubblicare il seguente scritto ; ciò chè facciamo ben volentieri per compiacere lo stimatissimo autore, e certi di far piacere a molti.
L'anno 1800 appartiene al secolo XIX
Gli anni si contano, non da quando incominciano ma quando sono compiti. Un bambino non ha un anno se non dopo dodici mesi di vita extrauterina, e, se la sua vita si prolunga di tanto, ha un secolo dopo aver vissuto cento anni completi.
Quando dico adunque 1800 asserisco che dalla nascita del Redentore in poi sono trascorsi 1800 anni, ossia sono fluiti 18 secoli, e, poiché 1800 dico dopo la mezzanotte del 31 Dicembre 1799, così dopo la mezzanotte di detto mese asserisco che il secolo XVIII è finito e che quindi incomincia il secolo XIX.
Il Nipote del Vesta Verde dell' anno 1852 sostiene che il secolo XIX finisce alla mezzanotte del 31 De-cembre 1800. È un errore palmare ed a convincersene basta considerare che il secolo, essendo composto di cento anni, ognuno dei quali ha dodici mesi di nome diverso, non può comprendere più che cento mesi del medesimo nome, vale a dire, non più che cento Gennaro cento Febbraro .... cento Decembre. Ora, se ogni secolo incomincia col Gennaro, avremo tanti Gennaro, quanti sono i secoli che incominciano, e quindi, compito il primo anno viene il Gennaro N. 2, e compiuto il seeondo anno viene il Gennaro N. 3, così compitosi l'anno 99, avremo il Gennaro N. 100. Se vi aggiungiamo il Geunaro del 1800, questo sarà il N. 101, e aggiungendovi gli altri mesi avremo un secolo di anni 101.
Il Calendario milanese non ebbe presente il nostro proverbio: Non si dice quattro che quando è in sacco, nè considerò che quando si dice 99 compiuti si asserisce che ad arrivare al cento ne manca ancora uno, e quest' uno sono appunto i dodici mesi che trascorrono dalla mezzanotte con cui finisce 1' anno 99 alla mezzanotte in cui si compie 1' anno centesimo.
A renderci intuitiva la cosa invece di secoli ed anni, contiamo fiorini e snidi. Un debitore mi deve cento fiorini e mi dà tante Bn. da fior. 1. Le numero e ne trovo solamente 99, gli dico, dov' è il centesimo fiorino? Egli, allora me lo dà contandomi 100 soldi. Non altrimenti. quando sono passati 99 anui ne manca uno eh'è il centesimo e questo incominciando a decorrere dal Gennaro e continuando a correre fino a tutto Decembre compie il secolo e col successivo Gennaro ha principio il secolo seguente.
A raggiungere un'assoluta evidenza osserviamo l'origine e il decorso dei secoli dell' Era volgare.
Secondo le osservazioni di Dionigi il Piccolo, il Redentore è nato dopo la mezzanotte del 31 Decembre dell'anno 774 dalla fondazione di roma; ora ecco l'origine ed il progresso dei secoli :
Anni del		Anni dell' Era
Redentore		volgare
		I. Secolo
Nascita		Primo anno
un anno		Anno secondo
due	anni	„ terzo
nove	anni	„ decimo
10	V	- XI
99	r)	100 mo
		II. Secolo
100		1° del 2° sec.
199	V	100° „ „ „
		III. Secolo
200		1» del 3° sec.
299	ri	100° „ „ „
		IV. Secolo
300		1° del 4° sec.
399	1)	100° „ , „
		V. Secolo
400		1° del 5° sec.
499	r)	100° „ „ „
Anni del Redentore
500 anno 599 „
900 „
1000 1099
1700
1799
1800
1899
1900 1999
Anni dell'Era volgare
VI. Secolo
1° del 6° sec. 100° , „ „
X.	Secolo 1° d«l 10° sec.
100° „ „ ».
XI.	Secolo 1° del sec. 11°
100°, „ „ Secolo XVIII. 1° del sec. 18" 100° „ „ „ Secolo XIX. 1° del sec. 19° 100° „ „ „ Secolo XX. 1° del sec. 20° 100°„ „ „
Da questo prospetto si vede ahiaramente che gli anui del Redentore sono anni già compiuti, e gli anni dell'Era Volgare sono anni in corso e che perciò, quando si dice 1800 anni dopo Cristo, questi anni sono terminati ed è completato il secolo decimo ottavo e che quindi il primo minuto dopo la mezzanotte del 31 Decembre 1799, eh'è l'anno 100.mo del secolo deve incominciare il secolo XIX0.
Come contiamo i fiorini così contiamo gli anni. Contati 100 soldi, diciamo un fiorino, seguitando a contare non diciamo fiorini due se non quando abbiamo contato il lOO.mo soldo, benché tutti questi soldi formino parte del secondo fiorino. Così quelli che vivevano l'anno 1799, vivevano nel secolo 18" perchè i 99 anni trascorsi dopo il 1700 facevano parte del 18° secolo, nè
dissero secolo XIX0 che quando passò l'anno lOO.mo che ancora mancava a compierlo.
Ciò che vale dei secoli, vale pure degli anni. Siamo nel 1887 perchè dalla nascita di Cristo passarono 1887 anni completi, ma viviamo nell'anno 1888 perchè i mesi che trascorsero dal 31 Dicembre a mezzanotte in poi quando l'anno 1887 finì, appartengono all'anno 1888, ma non scriveremo 1888 che quando sarà terminato, cioè dopo la mezzanotte del 31 Decembre corrente. Gli almanacchi portano in fronte l'anno ch'è compiuto perchè incominciano dal 1. giorno dell' anno che corre, perciò quando in un lunario dell'anno presente si legge 1 Decembre 1887, si deve intendere 1887 più undici mesi ed un giorno a conto del 1888.
In quanto ai bisestili, la regola si è, che non si fa bisestile 1' anno se non è compiuto e se le sue due ultime cifre uon sono divisibili per quattro ed è perciò che sarà bisestile l'anno 1888. Del resto la bisestibilità nulla influisce sul computo degli anni e non serve ad altro che per impedire la confusione a cui si ridurrebbe il calendario se si trascurassero i minuti che oltre ai 365 giorni dura di più l'annuo corso della terra intorno al sole.
G. F. A.
PUBBLICAZIONI
Almanacco agrario per l'anno bisestile 1888 pubblicato per cura della sezione di Trento del consiglio provinciale d' agricoltura pel Tirolo ; Trento tip. G. B. Monauni edit.
Pregati, pubblichiamo il seguente
AVVISO
Colpita la benefica istituzione del Monte di Pietà "Contessa M. Pola-Grisoni„ di Capodistria dalla gravosa imposta erariale di I classe sulla rendita, la sottoscritta Commissione dirigente il benemerito Istituto, indotta dalle imprescindibili esigenze del bilancio, per non vedere in non lontano avvenire menomato e forse distrutto lo scopo dell'istituzione, fu costretta, suo malgrado, di elevare il piede degli interessi sopra i prestiti a pegno dal 6"/0 al 7% e ciò a cominciare dal 1 Gennaio 1888,
Di questa necessaria misura rende avvertito il pubblico e gli interessati mutuatari.
La Commissione Dirigente il Monte di Pietà Marianna Cout. Pola-Grisoni
Capodistria 14 Decembre 1887
Preghiamo i signori associati di compiacersi a mettersi in corrente nei loro conti con la sottoscritta, per la chiusa dell' anno.
L' amministrazione
del periodico «La Provincia dell' Istria»
fietro Madonizza — Anteo Gravisi edit. e redat. responsabili
CAPOOISTKIA, Tipografia di Cari» l'riora.
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