ANNO XXIII. Capodistria, 16 Aprile 1889. N. 8 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Ogn."CL2n.o a, casa- suia, Carpaccio (Continuazione vedi numero 6 e seg.) B.) Se la sentenza: poco, ma buono — vale per la media delle capacità dell' uman genere, la cui memoria svanisce nel breve volgere degli anni ; essa non si applica però ai geni, pei quali sta la massima generale: molto ed eccellente — tanto che ai secoli lontani rimane sempre qualche cosa di classico. Dante, Michelangelo, Raffaello e tutta la pleiade degli altri sommi, in cui risplendette più viva la scintilla di Dio, danno testimonianza del secondo assunto. Anche il novero delle opere eseguite dal Carpaccio non è breve; e un dì era ben maggiore. E forse la eccellenza dell'insigne pittore rifulse ancor meglio in ciò che di lui andò fatalmente distrutto. All'elenco del K, che qui riporto, mi son permesso di fare delle trasposizioni di numeri, ed anche qualche osservazione, tratta da vari autori, per giovare viemaggiormente alla chiarezza ed al riscontro, che altri ne potrà muovere a miglior agio, con successive correzioni e aggiunte. PITTURE I. A Venezia. — Uno dei primi grandi lavori storici del Carpaccio si fu il quadro da lui dipinto nella Sala del Maggior Consiglio (1474), rappresentante papa Alessandro III a San Marco. * L'incendio del 20 dicembre 1577 distrusse i capolavori della scuola veneziana, specie dei Vivarini, del Carpaccio, dei Bellini, del Tiziano, del Veronese, ecc. (Dr. Gsell-Fels.) 1. Nella regia Accademia delle Belle Arti: a) S. Orsola e le undicimila vergini in 9 quadri (* Vedi: Catalogo delle R. R. Gallerie di Venezia, 1887, il quale ci è di scorta anche in avanti — Sala Vili N. 10, 11, 14, 17, 18, 20, 23, 27, 32.) * Capolavori, ricchissimi per figure, motivi e caratteri ; l'uniforme cerimoniale, che han per base molte di queste scene, è costantemente interrotto e levato dalla finezza dei gruppi e dallo spirito dei rapporti ; i colori rifulgono nel più chiaro spendor di luce. — Ku-gler. (Dr. G.-F.) Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redattone. — D» numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati b) La presentazione di Gesù a Simeone (Sala Vili, 8.) Federico Pecht dice, che, per la verità dei sentimenti espressi, pel corretto disegno, e pel magnifico panneggiamento, il Carpaccio superò in questo quadro lo stesso Tiziano. * Tra le altre si apprezza, nei tre piccoli e amabili musici, la grande bellezza ed il fervore. (Dr. G.-F.) * Ed ora convien rettificare un errore. Il K e la Nuova Enciclopedia, riferendosi a diversi critici, parlano anche di una bellissima B Purificazione di M. V." Ma ciò non è che una confusione col titolo della or citata „Presentazione," e non si riferisce ad altro congenere lavoro, del Carpaccio. Il dubbio, da me sollevato nel proposito, fu trovato giusto dall'amico Cav. Tomaso Luciani ; ed il fatto resta perciò così rettificato. c) I diecimila martiri dell'Armenia (Sala VII, 54). Il celebre Jacopo Tintoretto ci teneva molto a copiare questo quadro, per poterlo così meglio studiare. d) Il miracolo della Croce (S. Vili, 2.) Che pone il maestro al livello di Giovanni Bellini. Pare però che al lavoro abbiano concorso i discepoli del Carpaccio : Mansuetti e Sebastiani. e) Incontro di S. Anna e S. Gioacchino (Vili 34.) f) Madonna col Bambino, Santi, ed un ritratto. (VI 38.) g) Ritratto di un prelato. (VI, 55.) * Copia dal Carpaccio. (Cf. il Catalogo.) lì) Crociferi nelV interno di una chiesa. — Attribuito. — (Loggia, 5.) *i) Nel catalogo, testé menzionato, favoritomi dal dotto e gentile direttore di quelle gallerie, il Comm. nob. Barozzi, si legge: Carpaccio (maniera) Tavoletta, divisa in due parti, la superiore rappresentante la resurrezione di Cristo e l'apparizione alla Maddalena, la parte inferiore invece la cena in Emmaus. (Corridoio dalla sala IV, 14.) — Si confronti forse col successivo N. 6, a capo. 2. Nella chiesa di S. Giorgio degli Schiavoni: Il K. novera 11 pitture, tra la Chiesa e la Scuola, rappresentanti fatti delle vite di S. Giorgio, S. Trifone, S. Girolamo e di Gesù Cristo. * Il Dr. G.-F., e Sylvius (della Guida pratica di Venezia, del 1881) ne specificano sole 9. — A comune giudizio dei più illustri artisti, sono questi lavori: bellissimi, ammirabili, preziosi. 3. In quella di S. Vitale: La pala del Santo titolare. Lodatissima dal Moschi ni e dal Paoletti. 4. A S. Giovanni in Bragora: La pittura di S. Andrea, San Girolamo e S. Martino. Il Zanetti la dichiara una delle più eccellenti del Carpaccio. * Il nominato Sylvius rileva però — che fra i soliti intelligenti ferve battaglia, se si voglia attribuire questo antichissimo quadro al Carpaccio, o ad Antonio Vivarini. 5. Nella chiesa di S. Fosca: Cristo con S. Pietro, S. Paolo, S. Sebastiano, S. Cristoforo e S. Hocco. 6. In quella di S. Antonio : Gesù si mostra a Maria e a Maddalena (V. N. 1, lett. i.) 7. Nell'Oratorio dei Tessitori presso S. Simon Piccolo: il quadro dell'aitar maggiore. 8. A San Martino: a) La Sacra Famiglia in viaggio peli' Egitto, b) V adorazione dei pastori, c) Lo sposalizio di Maria. * Nel .Sylvius" trovasi appena a S. Martino di Burano: „In pessimo stato a sinistra esiste una tela con la Fuga in Egitto della scuola dei — Bellini." 9. Nella chiesa della Carità: S. Giovanni Battista. Quadro guasto dal tempo. * Neil' anno 1807 venne destinato ì1 edifizio di S. Maria della Carità per collocarvi i migliori quadri ritirati dalle chiese, ecc. (Origine della presente Accademia di B. A. di Venezia. — Vedi introduzione al Catalogo suddetto). 10. Nella Capella della Pace: Pittura divisa in tre parti: Padre Eterno — S. Giov. Evangelista — e un santo in divisa militare. 11. Nella Scuola di S. Stefano esistevano: Vari fatti della vita di detto santo. Ora le pitture sono disperse: a Milano (Brera), a Berlino, a Stuggardia, a Parigi. A Venezia restò solo il quadro di S. Stefano, S. Nicolò e S. Tomaso. 12. Nella chiesa di S. Simeone e Taddeo: La Madonna incoronata e quattro santi. 13. Nel chiostro di S. Giorgio Maggiore; nel coro d1 inverno : S. Giorgio che uccide il dragone. 14. Nella chiesa di S. Giovanni e Paolo: Il quadro tripartito: Cristo morto, sostenuto da due angeli; Maria e l1 angelo annunziante. — Cristo sulle acque ; S. Vincenzo Ferrerio e S. Sebastiano. — S. Vincenzo con due scene della sua vita. Celebre per artistica simmetria, per r anatomia dei corpi, e pella distribuzione dei colori. Alcuni lo attribuiscono al Parentino, altri a Giovanni Bellini, e a Bartolomeo Vivarini. * Crowe asserisce: Vari maestri. (Dr. G.-F.) Veramente è un' ancona in 9 spartimenti. * 15. A S. Salvatore: La cena d'Emnaus. Opera distinta, da alcuni attribuita a Giovanni Bellini; dal Crowe però al Carpaccio. (Dr. G.-F.) 16. Nel Museo Civico Correr: a) Due maliarde che scongiurano vari animali. * Sylvius (Sala X, N. 5) dice : Due Cortigiane. b) Ritratto di un domenicano (sopra tavola). c) Quello del Beato Agostino Giustiniani. — Se non del Carpaccio, della sua scuola. 17. Nella galleria Manfrin: S. Orsola che si scopre alle compagne (secondo il K. sala VIII). 18. Nella collezione Giustiniani: Il ritratto del Carpaccio, eseguito da lui stesso. 19. Un dì, nella collezione del Dr. Viviani : La Madre di Dio, con Simeone ed altri santi. 20. In quella del Vianello: S. Girolamo che fa penitenza. 21. Nella raccolta Sanquirico: Gesù davanti a Pilato. * 22. Al Palazzo Ducale: Il Leone di S. Marco (Stanze private del Doge) ; attribuito al Carpaccio. (Guida del Fontana, 1876, pag. 104). * 23. Nel „ Forastiere Illuminato " dell' Albrizzi (1740) eravi indicata in generale la esistenza di belle pitture del Carpaccio nella Scuola di S. Girolamo ed ai Frari, nella Cappella dei Milanesi (qui forse invece: di altri autori). Non ho neppure alcun riscontro recente pei N. 5, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 16 (b. c.), e dal 17 al 21. Restano avvertiti i diligenti ed i pedanti. * 24. A Sant'Alvise. Otto quadretti. — Attribuiti dal Molmenti. (Vedi ,La Provincia" 1881. N.o 19.) II. A Ferrara. — Neil' ateneo Comunale (* Cf. Dr. G.-F.; Pinacoteca Municipale, Sala VI, parete a sinistra): La Morte di Maria. Secondo il critico Forster, questo è il più bel lavoro del Carpaccio. III. A Milano. — A Brera: a) S. Stefano che predica il vangelo. (* Dr. G.-F. Sala IV. N. 237). b) Gesù fra i dottori. c) Entrata di Maria al Tempio. (* Dr. G.-F.: S. VIII, N. 356). d) Sposalizio di Giuseppe con Maria. (* Dr. G.-F. : S. VIII, N. 349). * IV. A Bergamo. — Accademia Carrara. Collezione delle pitture; li stanza, N. 69: Nascita di Maria; III stanza, 183: S. Rocco. (Dr. G.-F.) V. A Vicenza. — Nella Pinacoteca Civica: 1. Il ritratto di un giovine veneziano. — Malamente ritoccato. 2. Nella chiesa di S. Francesco ai frati : La pala dell' altare di S. Anna. VI. A Firenze. — Agli Uffici, nella I sala della scuola italiana: 1 Tre Re. VII. A Napoli. Collezione Kantangelo: Madonna col Gesù e S. Giov. Bali. Vili. A Padova. — Raccolta Osvaldo (1817) : La Madonna. X. A Capodistria: 1. Nella Cattedrale : a) fuori del presbitero a destra, Maria sul trono col Bambino, sei Santi, tre angioletti; * nella decorazione dicesi sia rappresentata l'architettura della cattedrale antica. Descritto con lodi dal Lanzi (vedi Strancovich) ; e dall'abate Iacopo Bernardi (vedi lettere sull' Istria.) * b) Nel presbitero due mezze figure rappresentanti i protetti Zaccaria e Geremia, ritenute dal pittore Bartolomeo Gianelli opere di Vittore. c) A fianco dell' organo,! grande tela bipartita, rappresenta la strage degli innocenti e la presentazione al tempio. Non è certo se sia una copia di un quadro di Vittore, o lavoro originale di Benedetto Carpaccio.) 2. Nella Chiesa di S. Nicolò : Madonna in trono, coi Santi Nicolò e Giovanni Battista, e un angioletto. * Alcuni lo ritengono abbozzato da Vittore e condotto a termine dal figlio Benedetto, vedi il periodico „Arte e Storia" Firenze, 22 Luglio 1883. *3. Nel Convento di S. Anna. Il nome di Gesù. (Benedetto Carpaccio.) * 4. Nella sala del Consiglio nel palazzo Comunale. Il Podestà coi nobili del Consiglio che entrano nel duomo. Eistaurato dal pittore Bartolomeo Gianelli. Nella stessa sala trovansi L'incoronazione di Maria di Benedetto Carpaccio, eh1 era una volta nella Chiesa dell'assunta detta la Rotonda; e Maria in trono con due santi e un angioletto, ch'era una volta nel duomo. Pure di Benedetto Carpaccio. Alcuni credono del Carpaccio un Cristo sulla Croce, nell' oratorio di S. Tomaso; e un S. Antonio nella chiesa del vicino villaggio omonimo ; il pittore Gianelli con ragioni apprezzabili dimostra che i dipinti sono d'altro pennello. X. A Pirano. — a.) Nella chiesa di S. Francesco: La Madonna in Trono, il Santo titolare ed altri Santi. * b.) Negli uffizii del Consorzio delle Saline - & Lucia (Benedetto Carpaccio). XI. A. Zara. — 1. Nella Cattedrale: sei quadri, ritenuti del Carpaccio, ma guasti: San Pietro, S. Paolo, S. Barbara, S. Giov. Battista, S. Filippo e S. Girolamo. 2. Nella chiesa di S. Francesco: quadro bipartito, guastato da malpratici dell' arte : La Chiesa Militante e La Trionfante. XII. A Parigi. — Nel Museo del Louvre: a) S. Stefano che predica a Gerusalemme. Pittura di grande effetto per diligente espressione e per vigoria. b) Il ritratto di un certo Leonardo di Salba. XIII. A Budapest. — Nel Museo Nazionale al N.o 47 : Bue giovinetti e un cane. XIV. A Berlino. — Nel Museo: S. Stefano martire ordinato a diacono * La Madonna coi Santi. — Al N.o 23 di questa galleria; il precedente si troia al N.o 14. (V. „La Provincia" 1886. N.o 15; dove si ragiona anche di un altro quadro del C. passato in Inghilterra: Maria in trono col Bambino e due santi.) XV. Stuggardia. — Nel Museo: a) Madonna col bambino e tre santi, b) Lapidazione di S. Stefano. * XVI. Resta a sapersi se anche a Dresda, come lo accenna in generale il Lexikon del Meyer, vi sia qualche pittura del Carpaccio. Il primo suo lavoro, ancora esistente, sarebbe dell'anno 1479, l'ultimo del 1522, precedente di poco la morte di lui * avvenuta dopo il 1523; infatti giusta il rammentato Catalogo : si trova firmato il Carpaccio in un atto notarile del 5 settembre di quest' ultimo anno. — Lo Stancovich stampò 1525? D [SEGNI I. A Firenze. — Galleria degli Uffici. Nella sala dei disegni : a) Due guerrieri colle spade sguainate. * b) Giudici Ebrei che condannano un cristiano ; c) la Circoncisione di Cristo ; d) Maria col Bambino e due santi, e) S. Rocco ad altri quattro santi, già attribuito al Giorgione. (V. la „Provincia" dell'86. N. 15) II. A Parigi. — Nel grande Museo, un dì reale: al N.o 106 della scuola Veneziana: I viandanti d'Em-maus a tavola. III. A Vienna. — Nella Collezione del defunto Arciduca Carlo: Il demonio sul toro, portando il tridente; con figure e paesaggio. IV. Collezione del barone Rumohr (venduta nel 1846); Allegoria della Pazienza. * V. A Dresda. — Nelle Gallerie — gabinetto delle stampe in rame : Maria in trono col divino Bambino, coi santi Faustino e Giovita patroni di Brescia. Abbozzo del quadro ora in Inghilterra. (V. „Provincia" 1886 N.o 15.) Tutti questi rari disegni onorano altamente la mano del celebre loro autore. D.r E. N. Seminario o Collegio ìi Capiistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Reu.mo P.re Sig. Sig. Col.mo La comparsa del P.re Carlo di S. Pietro accompagnato dagl' altri Religiosi, e da spetiosi caratteri di V. P. R.ma ha tranquillato gl'animi di questa Vniver-sità con la uicina speranza ne Genitori di ueder risorgere sotto la tutela di si degni soggetti e la loro bontà, e la uirtù ne propri Figli. L' hauer uoluto questa Città appoggiare i teneri rampolli di sue più nobili fainiglie alla nota esperienza, e concetto di cotesta Relig.e è una caparra della stima per cui seguita la nomina, si conosce in debito di praticare con soggetti si Benemeriti della Virtù ; Come tale se gli promette continuata e partiale, cosi uogliamo sperare corrispondente al desid.o il loro studio, ed attente negl' ammaestramenti necessarij. La terza scola prouista da molti anni di sacerdote benemerito, non ci somministra per hora che motiuo di contestare a V. P.tà R.ma le nostre obbligat.ni per si generosa esibite, con quella riserua nelle occas.ni, che uoglia a farci conoscere. Capo d'Istria li 7 Giugno 1699 di V. P. Reu.ma Deuotmi, et Obbligat.mi seru.i D.r Bortolo Petronio, e Coll.a Sindici Al Rev.mo S. S. Dol.mo Il Padre Bernardo della Mad.a di Dio Ass.te, e Coad.e G.le Roma Ill.mo Sig. Sig. Col.mo Per la perfet.e dell' Opera pietosamente intrapresa da V. S. Ill.ma per Sem.o di questa sua Patria, come uengono da Noi in pub.co Nome contestate le più uiue obbligat.i, così si può promettere particolari gl'applausi, che da Geniti consolati, e figli ben educati saranno giustamente publicati al suo zelantiss.o affetto. La uenuta de P. P., che dimostrano tutta l'atti-uità, che ostentano con somma modestia tutta la discrete è un Aurora, che presaggisce lucidis.o il giorno de loro rudimenti. Sarà stabilito il triennio, e sarà a P. P. dimostrata la sincerità del N.ro Cuore per inco- raggire il loro impiego nei più necessari ammaestramenti a questa Giouentù tanto bisognosa. E per corrispondere al debito, clie corre uerso V. S. Ill.ma, di cui ci protestiamo Capo d'Istria 7 giugno 1699 Di V. S. Ill.ma Deuot.mi Obbligatis.mi Seru.i All' Ill.mo S. S. Col.mo il S. D. Dionisio Brutti Abate Roma adi 11 giugno 1699 Radunato il Sp.le Boll.o del Sem.o, oue compresa la persona di S. E. interuenero Colleggianti al num.o di 9; Et illieo fu proposta, e ballottata la seguente parte. Per diuertire 1' uso introdotto di riceuere ogni sorte di persone nel Semin.o uada Parte che in auue-nire non possa chi si sia sotto qual si uoglia colore, o pretesto fermarsi ad allogiare in d.o luoco, douendo essere la presente notificata al Rettor del Seminario, che prò tempore sarà per la pontual essecut.e della med.ma Come pure resti incaricato lo stesso Rett. a non riceuer Conuittori forestieri senza espressa permiss.e di questo Colleggio. Ballottata hebbe P. 9 C. — fu presa Illico Fu andato scroto attorno per li seguenti offitii, eletti, e baliotati li sot.i, e rimasti i segnati * Cassiero al Sem.o S. Giacomo Grauise P. 4 C. 5 * S. D. Innocente del Bello P. 6 C. 3 S. Augustin Tarsia P. 5 C. 4 (Carte 45) Deputati alle scole * S. D. Mattio Barbabianca P. 8 C. 1 * S. D. Franc.o Grisoni P. 8 C. 1 adi 24 Agosto 1699 Radunato il Sp.le Colleggio del Seminario nella Camera dell' Audienza, doue compresa la Persona di S. E. interuennero Collegianti numero noue, e fù letta la seguente supplica, e posta la sott.a Parte Ill.mo, et Ecc,mo Sig. Pod.à e Cap.o Ill.mi S. S. Sindici e Sp.le Coll.o Prescelto all' honore di seruire per Maestro di Grammat.ca Io P. Antonio Scarpini, abbandonai la prop.a Patria, ot impiegai tutto il maggior feruore per meritarmi il precioso compatimento di questa Ill.ma Città. Condotto, e ricondotto più uolte, mi uanto d'ha-uer in ogni tempo adempito al debito del mio offitio; anzi nelle uarie mancanze de maestri estesomi oltra di questo, in quanto mai ha potuto la più suiscerata diligenza. Dopo hauer sacrificati a questa riuerita Città uinti due de miei più floridi anni, troppo mi pesarebbe perdere in uso men degno quelli, che mi restano in q.ta età già auuanzata. Onde la humilio riuerentemente per la nuoua ricondotta all' arritrio di V. E., e di q.to Sp.le Coll.o perchè resti intieramente consumato il sacrifitio, che gli ho fatto della mia Vita, e che humilmente ri-nouo. Gratie. Essendo ben nota la Virtù, et abilità di D. Antonio Scarpin;Vada parte di recondurlo per anni tre nel seruiggio delle Publiche scuole da lui attualmente sostenuto, con questo però che debba esser confermato giusta la parte ultimamente presa nel Magg. Conseglio. Ballottata P. 8 C. 1 però fu presa. ----- ILT otizie Tardava anche a noi di congratularci coi |nostri comprovinciali e di compiacersene colla presidenza benemerita della società politica, per l'esito felicissimo dell' elezione suppletoria ch'ebbe luogo il 1 e 4 corr. L' egregio Dr. Lodovico Rizzi riuscì eletto a deputato al consiglio dell' impero con voti 2549, di fronte al candidato slavo che n' ebbe 487. "Non ci si poteva attendere un maggior concorso di votanti e quel che più vale, una maggiore compattezza., Così scrive 1 Istria del 6 corr., in un articolo che ci dispiace non poter riprodurre per intero. "Così va fatto; e gl'istriani ancora una volta non potevano meglio giustificare — come raccomandò il manifesto elettorale emanato dalla Presidenza della nostra Società politica — l'invidiabile ma ben meritata fama, essere le città, borgate, paesi industriali e la Camera di commercio e d'industria sempre concordi, gli inespugnabili baluardi della nazionalità e civiltà italiana e del liberale progresso dell'Istria., "Così va fatto, ripetiamo, ed ogni onest'uomo deve esserne consolato ; non solo per la parte vivissima presa dagli elettori alle urne — parte che equivale ad una grandiosa dimostrazione del partito italiano, proprio nel momento in cui veniva sfidato da un' ibrida coalizione di forsennati agitatori — ma eziandio per la lodevolis-sima concordia da essi dimostrata nella votazione ; e finalmente per essere stati tutti disciplinarmente ossequenti al deliberato della nostra Società politica., L'Indipendente del 2 aprile nell'annunziare l'esito della elezione, così si esprime : La notizia dell' esito della votazione per la nomina del deputato al consiglio dell'impero avvenuta nell'Istria non ci ha sorpreso, perchè, come risultava da nostre informazioni, essa era prevista generalmente. Ritiratosi dalla candidatura l'avv. Gambini, ciò che addimostra ancora una volta come non invano si faccia appello al sentimento di concordia, restava il proposto della Società politica istriana il dott. Lodovico Rizzi, giovane di sentimenti liberali e caldo propugnatore della nazionalità nostra. Il neo-eletto dott. Rizzi è una promessa che non andrà fallita. Gli elettori dell' Istria hanno prescelto lui, forza giovane ed attiva, a cooperare per il bene dei proprio paese e Lodovico Rizzi non ismentirà certamente la fiducia in lui giustamente riposta. Lo stesso neo-eletto deputato venne eletto il giorno 2 corr. per acclamazione dalla rappresentanza comunale di Pola a Podestà di quella città. La nomina venne accolta con giubilo da tutta la popolazione. Si è costituita a Roma una nuova Associazione che pigliò il nome del più grande dei poeti moderni Dante Allighieri. Questa Associazione, a somiglianza d' altretali di altri paesi, si propone di difendere e diffondere la lingua e la coltura italiana dentro e fuori dei confini del Regno. La nuova Società avrà sede centrale a Roma, e comitati centrali autonomi nelle varie città d'Italia. Fecero parte del comitato promotore i prof. Carducci, Revere, Occioni, Scalari Chiarini, gli on. Bonghi, Mussi, Pais, Canzi, Solimbergo, Cavalieri, Del Giudice ed altri. Aderirono gli on. Cavallotti, M. Garibaldi, Caldesi, Fagiuoli, Di San Donato, Tabacchi, Gabelli, i fratelli Ferrari, Marcora ecc. Fu nominato un comitato esecutivo di sette membri per la compilaziene dello statuto e l'inizio del patriottico lavoro dell' Associazione. In corso d'istruzione nell'enologia e nella bachicultura verrà aperto presso l'i. r. Istituto sperimentale di Gorizia il 13 Maggio c. a. ed avrà la durata di 4 settimane. Il programma del medesimo si riceve dalla Direzione del detto Istituto, L'i. r. Luogotenenza del Litorale ha aperto il concorso per 7 stipendi pei frequentanti di questo corso, domiciliati e pertinenti al Litorale, ed il relativo Avviso di concorso venne inserito nell'Osservatore triestino del 30 Marzo c. a. -—^aae»----— Cose locali Bollettino statistico municipale di Marzo 1889 Anagrafe. (Nati battezzati) 30, fanciulli 14, fanciulle 16; morti 24; maschi 9 (dei quali 2 carcerati); donne 2, fanciulli 7 fanciulle 5 al di sotto di 7 anni ; nati morti 1. Trapassati : — 1. G. G. (carcerato) da Spalato d'anni 34 ; — 4. Derin Giuseppe fu Santo d'anni 82; — 11. Vicich Enrico fu Francesco d'anni 17; — 19. Skerbinsek Simeone d'anni 23; — 21. Deluca Paolo fu Giovanni d'anni 40; — 25. L. N. (carcerato) da Macarska d'anni 25; — Depangher Stefano fu Giovanni d'anni 85; — 29. Ban Maria fu Stefano d'anni 64; — 30. Fragiacomo Catterina di Lorenzo d'anni 53; — 31- Yerzier Giuseppe fu Valentino d'anni 63: più fanciulli 7. fanciulle 5 al disotto di 7 anni; nonché un maschio nato morto. Matrimonii: 2. Drascich Stefano di Biaggio - Pavscic Francesca ; — Sandrin Antonio di Antonio - Anna Clarich ; — Arlasi Tomaso di Luigi - Dandri Luigia. — Borri Bortolomeo di Nicolò - Contento Lucia; — StefFè Antonio di Pietro - Caterina Cociancich ; — Parovel Nicolò di Giovanni - Baseggio Elisabetta. Polizia : -Denuncie per contravvenzione alle guardie 1 ; per maltrattamenti 1 ; per schiamazzi noturni 1 ; arresti per malizioso danneggiamento 1; per aggressione 2. Sfrattati: 11. Usciti dalli, r. Casa di Pena 13; dei quali 3 dalmati, 2 istriani, 4 triestini, 2 carnioli, 1 istriano e 1 carintiano. Certificati : Pea spedizioni di vino 2 per Ettolitri 2 e Litri 28. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 2, per Ettolitri 37 e Litri 33, prezzo al Litro da 28 a 32 sol. Per sardoni salati 3, in 64 mastelle del peso di Chilog' 1078. Per condotta d'animali bovini 1 per capi 2. Permessi di ballo 5 ; rinnovazioni di permessi di viaggio marittimo 3; rilascio di nulla osta per l'estradazione di passaporto per l'estero 1, di carte di legittimazionel, di permessi di viaggio 1, libretti di lavoro 6 .Animali macellati: buoi 50 del peso di chilogr. 12560 con chilogr. 489 di sego; vacche 12 del peso di chilogr. 1837 con chilogr. 81 di sego, vitelli 28. Licenze industriali 9; di cui per vendita di vestiti confezionati 1; per vendita al minuto di commestibili e colloniali 1, di pane 1, di birra e ghiaccio 1, di birra vino e ghiaccio 1, di vino e cibarie 1, per industria di fabbro 1, di bottajo 1, salumiere 1. Bollettino mensile delle malattie zimotiche Appunti bibliografici Edmondo De Amicis: Sull'oceano. Treves. Milano 1889. Un nuovo libro del De Amicis è sempre salutato come un avvenimento nel mondo letterario ; le commissioni fioccano agli editori ; ecco un fatto che non si discute. Potrà anche sorgere qualche critico a gridare contro la fama scroccata ; sorgeranno i demolitori come tentò l'Imbriani con lo Zanella. Tutto inutile, il De Amicis è l'autore più popolare d'Italia, e non occorre altro. E simpatico poi e popolare per gl' Istriani. Capodistria lo ricorda sempre con affetto ; pare a tutti vederlo sempre aggirarsi per le vie della vecchia città con quel sorriso benevolo sul labbro. E perchè popolare ? Perchè fino dal suo primo apparire ne' suoi Bozzetti militari compendiò le speranze e le glorie italiane, e scrisse un libro col cuore, con uno stile piano scorrevole, borghese ; e fu quindi il portavoce delle nostre virtù, e un po' anche dei nostri difetti. Ed ecco al solito un nuovo viaggio ed un nuovo libro. Dopo la terra, l'oceano ; e dopo l'o-ceano forse un viaggio in pallone ; intanto accogliamo V oceano. L' autore non è più il giovane dei Bozzetti militari, è l'uomo maturo, il che vuol dire con molti pregi di più, ma anche (al De Amicis, si può ben dirlo senza tanti giri di parole) con qualche nuovo difetto. Incominciamo dai primi. L'autore entra di botto nell' argomento : l'imbarco degli emigranti. Sono mille e più poveri contadini che voltano le spalle alla magna parens, e vanno sul piroscafo MGalileo" a cercare fortuna in America. Strette di mano, saluti, ultimi consigli; lagrime .... Non tante lagrime, non tante descrizioni : invece un vecchio lungo e magro grida in tuono di sarcasmo : Viva l'Italia, e mostra il pugno alla patria. Il De Amicis ci obbliga a pensare; gli emigranti accompagnano il lettore ; sono sempre lì a prua per venti giorni compagni di viaggio, di pericoli allo scrittore, e a tutti i privilegiati di prima classe; diventano il pensiero dominante del libro, per dirla con una frase leopardiana, senza ricorrere al solito motto musicale tedesco. La questione è complessa ; quasi desolante, poi per noi Istriani che guardiamo trepidanti di là dal golfo. Niente paura ; quel povero vecchio disingannato stanco e rabbioso non maledice in fondo alla patria, ma con quell'atto disperato dimostra a suo modo un grande dolore ; certo l'e-migrazione si presenta sotto l'aspetto più desolante ; ma questa smania di cercar altrove fortuna, questo coraggio nella lotta non dimostra forse un' energia, una potenza di carattere, una certa larghezza d'idee comune a tutti i popoli più svegliati e colti oggi? E quanta parte di colpa ci hanno gli agitatori, come quel popolano in giacchetta verde a prua, e i gaudenti di prima classe ? A queste domande risponderanno in tutta Italia i lettori del De Amicis ; qualche signora dell' alta aristocrazia (come una certa contessina milanese, la quale non sapeva capacitarsi come Re Umberto potesse stringere la mano ad un operajo, e manifestò a me l'alta sua meraviglia) su queste pagine del De Amicis corrugherà la fronte, e penserà. L'oceano non è dunque solo un bel libro ; è anche un' opera buona. L'ingegno dell'uomo maturo allarga gl'intenti; il sentimento c' è sempre, come negli scritti giovanili ; ma corretto dalla riflessione ; concentrato in un motto, in un tratto di penna; quel vecchio, quel pugno; è notte! Ma Edmondo è sempre Edmondo; alla natura non si fa violenza. La descrizione del dormitorio delle donne, che i critici a sensation, si sono affrettati di riprodurre a saggio nei giornali, minaccia una seconda edizione del famoso ponte di Costantinopoli: niente paura; i legacci, lo scarpe, le ciabatte spariscono, resta l'umano. E macchiette sopra macchiette, discorsi colti a volo, desideri indovinati, rivelazioni instantauee, amori filati, odi concentrati: tutto il piccolo mondo insomma del „Galileo," condensato, stipato, per venti e più giorni tra quelle quattro tavole in mezzo all' oceano, all' infinito. Piuttosto qualche lettore si domanda, perchè l'autore più abbia ascoltato il chiacchereccio della società frivola che la gran voce del mare, più il limitato, molto limitato che l'infinito ; ciò che rende specialmente alla metà del libro , il suo stile alquanto monotono. È colpa dell' oceano e non dell' autore ; dell'oceano rimasto calmo fino quasi alla fine della traversata ; la monotonia del viaggio quell' aver sempre le medesime facce dinanzi, intorno le stesse miserie, l'afa i piovaschi dei tropici mettono l'uggia nell'animo dello scrittore. Costretto a vedere, a toccare, per iscrivere un libro, se alla rapidità e alla facilità della descrizione deve in gran parte la fortuna delle sue opere, non può non riuscire alquanto monotono, se uniformi sono le cose vedute e toccate. Lo stile pel De Amicis non è sempre V uomo ; lo stile è per lui V argomento. Benissimo, signor ipercritico, ma quanta vita in questo stile ! Lo studio del reale, l'esclusione di tutti i pettegolezzi dell' io ; di quell' eterno cacciarsi in mezzo dello scrittore, che ha cento cose a dire, delle quali ben poco importa a chi legge, sono pregi evidenti, riconosciuti da tutti. Le poche descrizioni e lo studio dei caratteri invece sono doti dell'uomo maturo. Pure non saprei in tutto dar torto a quelli che lamentano in un libro sull' oceano il poco studio del sentimento della natura, anzi lo studio di far servire troppo la natura stessa a portavoce delle nostre miserie. Si legge, si legge . . . sempre le stesse facce, lo stesso mare. Il mar giallo ! Ben venga il mar giallo. Delusione ! Poco mar giallo ; sono gli uomini ammalati di fegato, la bile schizza dagli occhi gialli. E l'oceano azzurro ? Ma che azzurro e che rosso? Sono i passeggeri azzurri. "Quella moltitudine d'emigranti seguiva con fedeltà ammirabile le variazioni del mare, (pag. 258). Dopo la bile e gli odi, la mitezza e le simpatie. E il mar di fuoco? Fuoco su tutta la linea e barruffe di donne. Acqua in bocca, criticonzolo. Questo è studio del reale; sono gli effetti del clima, dell' atmosfera, sullo spirito. E poi leggi la bella descrizione del mare in fuoco a pag. 254. — Ya benissimo, ma perchè non più frequenti queste belle improvvisate; perchè così di raro il poeta, lontano dal volgo profano guarda al mare ed al cielo ? E perchè in sul meglio della descrizione la nota stridula del marito della Svizzera? E questi dopo tutto non V ha sballata così grossa, credendo che la fosforescenza del mare sia prodotta da un' infinità di esseri microscopici ; se questa è un' ipotesi, giù il cappello, dello Stoppani (Vedi II bel Paese). Anche di un altro difetto del libro ho sentito lamentarsi una signora per bene. Che tutti quegli emigranti non fossero fiori di virtù, che la miseria stessa e la disperazione persuadessero una corserella in certi campi, che tutta quella gente stivata sotto il sole dei tropici sentisse bollire il sangue nelle vene si capisce subito ; spiace però nel De Amicis la tendenza a trattare il soggettino equivoco. Di amorazzi diurni e notturni, non descritti, intendiamoci, ma accennati, così pieno è il libro, che in qualche momento di dispetto viene voglia di esclamare: Maledetto „Galileo," pare una....... galleggiante. Non a torto quella tal mamma adunque mi disse: Un libro così bello! Peccato non lo possa dare a leggere alle mie figliuole ! Pure il De Amicis è lo scrittore più popolare. E le ragazze e le famiglie non entrano nel conto delle popolarità e della maggior diffusione ? E un po' anche, aggiungo io, peccato per 1' arte. Bando alle vaporose idealità e ai cormen-talismi giovanili; questo è pregio dell'uomo maturo; ma il notare più il brutto che il bello, più il male che il bene, dimostra alquanto, nel lodatore ed ammiratore dello Zola, la tendenza a modificarsi coi tempi e a legare 1' asino dove vuole il padrone. Possibile che tutte o quasi tutte le donne di quei poveri emigranti sieno state baldracche? Tra le carni denudate nei dormitori tra la palpitante materia c' erano pure degli stinchi di povere vecchierelle. Quanta pietà doveano destare nel cuore gentile del De Amicis e quanto sentimento le misere madri trepidanti per sè e pei loro cari, senza tetto, perdute in mezzo all' oceano, col fido rosario tra le mani, con 1' occhio illuminato da un' ultima speranza: soggetto degno di artista! Sono le manifestazioni di un' arte sempre giovane ; e non vi ha critico vero che possa deriderle. E queste manifestazioni, queste delicate espressioni del sentimento non sono rare nei primi libri del De Amicis ; 1' età le potrebbe oggi rendere più profonde. Ma per buona ventura del libro non mancano del tutto nell' oceano. Quando il lettore si abbatte nella signorina di Mestre, esclama anche egli: Ecco la virtù, signore, (pag. 198) E tira un largo sospirane. Ma perchè quell' unica virtuosa è tisica in terzo grado? Voglio la virtù, mi si passi la frase, rosea, tonda, pienotta: mente sana in corpo sano. Se tale uon esistesse più, per amor dell' umanità e dell' arte, si dovrebbe cercarla nei campi sereni dell' ideale ; o supplire coli' immaginazione ai difetti dell' ambiente. Se non che io ho ferma fede, e dati sicuri che una tale virtù vive, dorme e veste panni: solo conviene cercarla, senza quei tali occhiali sul naso che fanno apparire tutto scuro. Benedetta questa smania di cercare il pelo nell'uovo! Ammiriamo adunque l'uovo bello, rosso come un uovo di pasqua. Anzi tutto ci sono le macchiette, una più bizzarra, più seducente dell'altra. Il prete delle mani lunghe, il povero vecchio moribondo, il professore, il capitano, il guardiano del dormitorio delle donne e tanti, tanti altri vi restano fotografati nel cervello. Le scene del battesimo, e del funerale a bordo non si dimenticano più. Lo sento sempre nell' orecchio il tonfo del cadavere in mare ; quel grido immenso che copre 1' oceano : Oli me fieul! Oh me pover fieul! (308) L' autore sparisce; solo aggiunge — „ Prima che fossimo rientrati a poppa, il piroscafo aveva ripreso il cammino; e il povero vecchio proseguiva già assai lontano da noi la sua discesa solitaria verso 1' abisso". — Queste sintesi potenti del sentimento, questo tacere a tempo per sentire le lagrime delle cose è arte dei grandi scrittori. Se lo stile uniforme poi, e quei succedersi di periodi tutti eguali, borghesi senza ombra d'imitazione del periodo aristocratico italiano, a metà del libro specialmente, ci mettono un po' di malumore, ecco il De Amicis riprendere la sua bella rivincita nella seconda metà del libro — Motus in fine velocior. — Una novità a bordo ; la monotonia sparisce; tutto si anima, tutti corrono, tutti vogliono vedere; è il „Dante," un altro piroscafo italiano in rotta verso l'Europa: Ecco la patria : esclama con dolcissima voce la signorina di Mestre, (pag. 328.) Ecco il De Amicis, il buon patriota, esclama pure il lettore. Quella società equivoca, quella grande miseria non hanno freddato, come nel garibaldino l'entusiasmo dello scrittore dei Bozzetti militari. Come poi in un' opera si aspetta sempre il punto saliente, lo scoppio del dramma, il finalone, il pezzo d' effetto, che non manca mai nei celebri maestri, così nel libro del De Amicis, a tempo vengono le pagine che ci scuotono e destano una profonda impressione. Tale nel capitolo In extremis la descrizione della tempesta di mare. Fu detto da qualche critico che l'autore nel descrivere non sa dominare la situazione, che minia, non colorisce, e lavora più con la memoria che con l'immaginazione che assimila e crea. Non così in questa descrizione che vale tutte quelle del padre Bresciani e della sua scuola. I periodi eguali, le proposizioni affollate, incalzantisi, il turbine di parole, di similitudini non vi danno riposo ; bisogna leggere, leggere con la febbre nel sangue ; pare anche a voi che gli oggetti si capovolgano nella camera, che tutto vada sossopra; le parole vi forano il cranio come un punteruolo d'acciajo accumulato, freddo, immobile : quando chiuderete il libro 1' ultima frase vi si stamperà nel cervello, e vi accompagnerà per ore ed ore in tutte le occupazioni, farà capolino da tutte le idee, con un' insistenza spaventevole. Qui non c' è il taccuino ; qui gli appunti non c'entrano : la tempesta rugge veramente nella fantasia dell'artista rimasto allora quasi istupidito, annientato. Terso la fine del libro torna il pensiero dominante; il sentimento s'incalora; la tesi si presenta non per forza ma naturalmente e vi comanda di pensare. Sfilano gli emigranti, ed escono dal piroscafo per prendere possesso della nuova patria. „Oh 1' interminabile miseranda sfilata! " esclama l'autore. „E l'immaginazione come uno scherno mi rappresentava ostinatamente, di là da quella miseria affannata, le baldorie patriottiche degli sfaccendati, dei benestanti e degli illusi, urlanti d' entusiasmo carnevalesco nelle piazze d'Italia imbandierate e splendenti." (pag. 409). Ecco la tesi sociale, e se non ra' inganno anche la tesi umanitaria e cristiana. L' Oceano non è solo adunque un bel libro ; è un libro opportuno. E quanti sono i libri che meritano una tal lode? Quaestiunculae quaedam theologicae, fratribus de clero propositae et enucleatae a presbitero justi-nopolitano Ioanne de Favento Apollonio ecc. ecc. Capodistria Cobol e Priora 1889. Allorché il Canonico Favento pubblicò la sua opera La chiesa cattolica, la sua dottrina e la sua storia, parve a taluno che in qualche parte la sua opinione si allontanasse dalla dottrina insegnata nelle scuole e lo esortò per conseguenza a correggere il testo in una prossima edizione. Ma all' e-gregio canouico che ha l'ingegno eminentemente analitico e temperato alle scolastiche disquisizioni, non parve opportuno di cedere subito le armi, e perciò in questo libro questioncelle teologiche torna alla carica, e sostiene con la sua buona tabella le proprie ragioni, pronto però sempre a rimettersi al giudizio della Chiesa. Non istà nello scopo del nostro giornale un esame critica delle singole questioni nè i lettori se ne gioverebbero molto. Però quello c'importa rilevare subito si è che alcune questioni vi sono trattate molto bene, e con certa larghezza di vedute consentanee ai tempi. Così nelle questioni del culto delle immagini e della orazione mentale. Anche ci giova notare come il bravo Canonico tocchi di una piaga recente del nostro paese per cui è compromessa non solo la religione ma anche la nostra civiltà. Compendio le sue parole, degne di essere conosciute e meditate anche dai laici. Dopo di avere condannato, e giustamente, l'esagerato amore alla propria nazionalità, senza lo spirito di società universale, aggiunge: „E che cosa diremo poi di quelli che tanto si lasciano aceccare dalla passione, da sperare la redenzione politica dallo scisma e dalla separazione dalla chiesa cattolica? .... E nostro dovere ammonire, correggere questi con pazienza e dottrina, e palesarne le arti, affinchè il popolo non sia indotto in errore. E per vero, benché l'incorporazione degli Slavi meridionali alla chiesa russa, non possa aver luogo, se i Vescovi stessi non si fanno autori dello scisma; (ciò che non è lecito neppur pensare) pure con queste male arti la fede del popolo viene offesa, distrutta la riverenza verso la santa sede, e all' azione unitiva della chiesa cattolica, che si studia unire tutte le nazioni in una grande famiglia, si sostituisce 1' opera di dissoluzione secondo i desideri degli scismatici, e l'in-consutile tunica di Cristo rimane in parti spezzata. „ (pag. 170-171.) Certo queste parole sapranno a molti di agro; 1' ottimo Canonico ha messo però il dito sulla piaga, e fatto opera di pio sacerdote e di buon istriano. Non ci mancherebbe altro che uno scisma nell'Istria. E pur a ciò si tende con la liturgia slava e con certe pratiche che allontanano sempre più lo slavo dal mondo latino. Gli agitatori dell'Istria vanno di un passo col clero ruteno della Gallizia, come si legge (ed altra volta l'ho notato) in un bel romanzo stampato l'anno scorso nella Bevue des deux mondes. Un' ultima osservazione. Dalle cose trattate, e dalle questioni discusse in questo volume, si vede quanto sia ampio il programma di religione delle scuole medie. Lungi da me 1' idea di approvare l'esclusione dell'insegnamento religioso dalla scuola. Il troppo però accusa il difetto del programma scolastico in generale, e dispone, a mio debole parere l'animo dei giovani, e della società, a desiderare l'esclusione che, lo ripeto, ritengo fatale e per la scuola e per la vita. E per vero perchè, tante questioni di casuistica? E che giova al laicato sapere quali siano per esempio, i ministri del matrimonio ? E non è anzi inconveniente il conoscere che su tali argomenti si bisticciano tuttora i teologhi ? Ritengo che questi studi adatti solo ai seminaristi, disamorano i giovani del nostro tempo dalla religione. Io so di uno studente di Vili classe il quale soffocò ogni sentimento religioso, perchè dal catechista di un ginnasio fu riprovato all' esame non avendo saputo ripetere in che anno fu tenuto il concilio di Calcedonia. Meno questioncelle e più affetto, meno dottrina e più sentimento: altrimenti si arrischia oggi di perdere tutto. Ma a miei tempi, ciò non era possibile nelle scuole di Capodistria, perchè il difetto del programma meno era sentito in virtù della bontà d'animo e della singolare mitezza del maestro, pel quale i discepoli, divenuti uomini, conservano anche oggi una cara memoria. Accettiamo adunque la nuova opera del Favento, e riconosciamo in lui un sacerdote del vecchio stampo istriano, utile alla religione ed alla patria. P. T.