ANNO XXI. Capodistria, 16 Luglio 1887. N. 14. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1* ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. S; eemeetre e qua- drimrstre in proporzione. — Gli abbonamenti ei ricevono preeeo la Keiia/.ioiie. TRA FRATELLI I Parenzani pagarono in questi giorni un debito di affetto ai fratelli Triestini, a questi figli della grande città, oggi più che mai orgogliosa e fiera della sua lingua e delle sue civili istituzioni. Chi non ricorda la gentile visita fatta V anno scorso ai Parenzani da numerosi rappresentanti delle più elette associazioni triestine? — Or bene — quest'anno, ripetiamo, i Parenzani soddisfarono ad un sentito bisogno del cuore, ad un dovere di mutua ospitalità, hestitnendo la cara visita ai fratelli Triestini. Noi, > pur troppo, siamo giunti tardi per estenderci in una dettagliata relazione delle accoglienze ricevute dai Parenzani ; diremo solo, e con frasi notissime, ma nel nostro caso assai vere, che elleno furono splendide ed entusiastiche, anzi tali da poterle chiamare uno storico avvenimento, il quale si riverbera non solamente sulla nostra Parenzo, ma su tutto il paese che si estende da Capodistria a Pola, da Pisino ad Albona fino alle gentili jsolette del Quarnero. Non aggiungiamo altro, certi che ogni istriano serberà la memoria di quel giorno, — sacro alla fratellanza, — come una delle più dolci di sua vita. Ciò che per altro non possiamo astenerci dal ripetere, perchè preziosissimo documento, sono le nobili espressioni del primo cittadino di Trieste, essendo sgorgate dall' anima di un notissimo patriotta, di un fortissimo italiano, avvinto assieme a Trieste da nodi indestruttibili colla provincia dell'Istria. — Eccole : È giunto finalmente .-il giorno — per me tanto desiderato — in cui mi spetta l'onore di porgere Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — U» numero eeparato soldi 15. — Pagamenti anticipati in nome di Trieste ai rappresentanti illustri e cospicui della colta cittadinanza istriana i più riverenti e cordiali, saluti. Siate i benvenuti fra noi! Memori della splendidissima e festevole accoglienza ch'ebbero i Triestini un anno fa nella bella e ospitale Parenzo, adempio al sacro dovere di attestare la viva gratitudine da noi tutti custodita in cuore. Ma non sono soltanto gli atti di squisita cortesia che tengono avvinti Istriani e Triestini in ottimi rapporti di vicinato, ma lo è sovra tutto la concordanza dei loro intendimenti in ciò che riguarda il comune sacrosanto diritto di conservare incolume la propria gloriosa nazionalità, la propria antica e storica civiltà, (applausi fragorosi), diritto questo che trovando legittima e legale rafferma nelle istituzioni liberali, non si può e non si deve lasciare affrangere e menomare giammai. Se dal verone di questo edificio, noi volgiamo lo sguardo verso l'orizzonte a meriggio, noi vediamo come le terre dell'Istria e di Trieste protendono le braccia come ad amplesso fraterno. (Applausi entusiastici). Il discorso finì con brindisi all' Istria, sorella prediletta di Trieste e a' suoi rappresentanti — di lei amatissimi fratelli. Gli risposero in modo adeguato il podestà di Parenzo e il vicepresidente della dieta provinciale istriana, il qual ultimo disse tra altro che — ogni gloria triestina è pure gloria istriana. I nostri canottieri Un bravo parenzano, il maestro Gregorio Dra-ghicchio, vero apostolo della ginnastica, e autore di molti scritti versanti sopra questo importantissimo argomento, i quali furono anche premiati a Roma e a Bologna, ci dà ora una relazione sul periodico Palladio da lui diretto, intorno allo sviluppo che va prendendo le nostre società de' canottieri. La relazione dell' intelligente maestro, si può chiamare un breve esame storico sulle condizioni attuali del canottierismo, ci si passi 1' espressione, istriano ; breve esame, lusinghiero ed incoraggiante per i giovani dell'Istria, e stimolo nello stesso tempo a perseverare con alacrità e ad estendere le società dei canottieri per tutta la costa istriana, cogli esempi che ci hanno ormai dato Trieste e Parenzo, e colle speranze assai promettenti di Pola, Pirano, e Capodistria. Parlare qui degl' immensi vantaggi morali e materiali del canottierismo è assolutamente ovvio, chè la gioventù istriana fidente nei destini della patria lo sa quanto basta ; solo ci si permetta di manifestare un voto; che, cioè, il convincimento dei sommi vantaggi prenda forti radici negli animi dei giovani, sicché in breve tempo l'Istria e i suoi canottieri, eredi delle gloriose tradizioni marinare del passato, sieno celebrate anche fuori della provincia e nelle nautiche tenzoni gareggino colle altre città che da lungo godono il primato. Notiamo anche con vera compiacenza come tanto le società già istituite, quanto i canotti che loro appartengono, vengano battezzati con nomi tratti in gran parte dalla storia, specialmente istriana. È bello al nostro orecchio 1' udire ripetere il celebre nome di Epulo, il prode guerriero che seppe resistere ai fortissimi avversari, e che preferì morte onorata, trafiggendosi il petto, piuttosto che arrendersi vivo ; l'altro nome di Salvore pure famoso per la vittoria dei Veneziani sugli Imperiali nell'anno 1177; e quello di Sebastiano Ziani, doge di Venezia, sopracomito di trenta galere armate per quella circostanza cogli aiuti degli stessi istriani, che offersero denaro e vita a salvezza della patria comune ; e il nome di Faveria, 1' antica città istriana, d'origine etnisca, distrutta con Mutila, di cui Livio fa menzione nel L. XLI, e Pietas Iulia, la Pola romana smantellata da Ottaviano e riedificata con quel nome gentile nel 45 a. Cristo; e Sergio influente e illustre fa- miglia polese detta poi anche dei Castropola, originaria di Treviso; e in fine gli altri bellissimi nomi, di puro sangue italiano, quali Adriaco, Quar-nero, Saturnia, Ezio e così via. Dette queste poche parole di esordio, che abbiamo creduto opportune nelle condizioni presenti, facciamo ora seguire l'articolo del maestro Dra-ghicchio, accennato più sopra. Egli è colla massima compiacenza, scrive il sullodato Draghicchio, che oggi constatiamo il forte sviluppo, che va prendendo nell' Istria l'utilissima istituzione delle nautiche discipline. Parenzo, si sa, ha dato per prima 1' esempio con la fondazione della forte Società di canottieri Adriaco, e, dopo due anni di vita molto attiva, ha mandato i suoi simpatici canottieri alla regata del 26 giugno, nella quale si fecero davvero onore. — L'Adriaco di Parenzo possiede quattro barche: il Quarnero canotto a otto remi; il Nizzardo a sei remi, l'Istria lancia a dodici remi e a vela, l'Ezio, baleniera, oltre a sandolini e a un toppo alla veneziana. I soci frequentano 1' esercizio a remi con grande assiduità ed in fra loro regna la più schietta cordialità ed ottima disciplina. Merita cenno speciale l'importante gita intrapresa il 5 giugno con due imbarcazioni nel canale di Leme (quindici e più miglia marittime) in quanto che la fu una gita oltremodo istruttiva. I canottieri hanno fatto anche dell'alpinismo, perchè si sono inerpicati sul magnifico castelliere San Martino di Leme, I e hanno visitato la famosa grotta di San Romoaldo, prò- ' fonda qualche centinaio di metri. Visto l'esito splendidissimo di questa gita, pare che i parentini altra ne vogliano intraprendere sur pel Quieto. La gentile Pirano anch' ella, subito dopo Parenzo, istituiva il simpatico club nautico Salvore. Abbiamo avuto campo di conoscere da vicino que' forti giovani i quali si dedicano con tanta passione al remo, e possiamo a priori assicurare che daranno splendidi risultati. II club Salvore ha una buonissima barca a vela e a remi: la Saturnia, la quale è l'antica Libera, che armata a vela, da alcuni mesi solcava velocissima l'onda del nostro Adriatico. Il canotto a otto remi Sebastiano Ziani, recentemente varato, è un vero gioiello. Sorte dal cantiere piranese del signor Petronio e fa grandissimo onore al suo valente artefice. Il tipo e le dimensioni sono quelle del Quarnero, ma lo vince nel lusso di tutti gli accessori. 1 piranesi, che, fino poco fa, e-sercitavausi nel maneggio del remo con la Saturnia, oggi si istruiscono con la massima passione e con assidua frequentazione nel superbo Sebastiano Ziani. Di gite fatte dai piranesi menzioneremo quella per Salvore. Pola, la romana Pietas Iulia, ha pure il suo forte e simpatico club nautico Pietas Iulia, ed i suoi soci gagliardi anch' essi e pieni d' entusiasmo, sono una eccellente promessa pei progressi dello sport, ed abbiamo ammirato la serietà di propositi e la disciplina che regna fra loro. 11 Pietas Iulia possiede un canotto a sei remi, Sergio, uno a otto remi, Epulo, ed una lancia a vela e a remi Faveria. Questi due ultimi legni, da un mese circa varati, sono sitati costruiti dall'ormai favorevolmente noto armatore Martiuollich di Lussinpiccolo e corrispondono alle esigenze di buone karclie di mare. L'Epulo una fedele riproduzione del Quarnero di Parenzo, snello ed elegante, fila molto bene. I frontapiedi però no» corrispondono allo scopo, al quale incouveniente il club polese sta per riparare. La Faveria è una lancia a vela velocissima, solida ed ottimamente riuscita. Ci si dice cbe anche a Capodistria sia in vita un tluì) nautico, il quale voga sopra un bel canotto a sei remi, fatto nella città, il Dogali, al quale noi sinceramente auguriamo le migliori sorti. E la gioventù di Rovigno quando si sveglierà -dal suo torpore ? L' anno scorso, in occasione della gita dei parentini a Rovigno, ci aveva fatta una promessa, ama finora niente cbe accenni alla istituzione di un club nautico. Più difficilmente, ma pur sempre possibile, sarebbe l'istituzione di una piccola società di canottieri anche ad Cmoago, a Cittanova. ad Orsera. Animo adunque, giovani istriani, avanti ! e fate che in breve lasso di tempo ogni città istriana abbia il proprio club nautico. APPENDICE** Esposizione fatta davanti sua serenità dall' amba-sciator Vergerio per nome della magnifica comunità di Capodistria Die Veneri» 26 octobris 1576 In pieno collegio | Serenissimo Principe, illustrissima Signoria, Desiderando di eseguire, secondo che conviene alla mia fede, il carico che io sostengo e con tutto questo di non tenere lungamente occupata la Serenità Vostra con le mie parole, mi sforzerò di esponere brevissimamente solamente le cose necessarie e pretermettere in tutto e per tutto tutte le altre. La mia patria, parto ed acquisto antichissimo della Vostra Sublimità fin dell' anno — se bene sono memore— 1278 sotto il serenissimo figliuolo Tiepolo Lorenzo, à sentito e sente tuttavia grandissimo dispiacere della pestilente e contagiosa malignità, che tanti mesi sono con tanto disturbo e strage insieme d1 abitatori miserabile à tenuto afflitta questa inclita sua patria e sede parimenti del suo nobilissimo imperio, Vinezia. Si ricordano ed ànno più che mai, Principe serenissimo, impresso e scolpito nella mente nell'animo nel core suo i suoi devotissimi di Capodistria, che altre volte in simile accorrenza, in tempo che da tutti gli altri si trovavano abbandonati — e sono appunto di questo adesso 22 anni — 1'auno 1554 la Serenità Vostra con carità e pietà inenarrabile non di principe, perchè, vaglia dire il vero, nessuno altro o raro almeno si avena ritrovato in queste parti uguale, ma di padre certamente e benefattore amorevolissimo, per diverse vie *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX; 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20, 21, 24 an. XX ; 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9, 10, 11 an. XXI — Digressioni ; 13 an. XXI — Appendice. diede ad essi ogni necessario e possibile aiuto. Di modo che, parlando del favore umano e non del divino, sì come sempre per 1' addietro da quel tempo in qua ànno confessato, così di presente predicano a tutti : di vivere, di respirare, di essere in questo mondo quel che sono, reliquie ed avanzi dell' orribilissima pestilenza di quel tempo, per mero beneficio ed opera della sua benignità. Per questo, dopo l'avere di continuo senz' alcuna intermissione con private e pubbliche orazioni pregato — cosa che fanno anche tuttavia — 1' altissimo Iddio per la liberazione e salute di questa sua e madre e regia carissima, volendo anche per altra strada fare estrinsecamente manifesta, in quanto possono, l'interna propria gratitudine dell' animo, ànno risoluto — e non pure adesso, nel quale tempo, mercè della divina grazia, pare che ogni giorno più si vada estinguendo, ma quando più ardeva il fuoco, del quale si parla, sebbene poi per diversi impedimenti, come accade, si à tardato sin a quest' ora — ànno, dico, risoluto che a nome suo si trasferisse ai piedi della Vostra Sublimità l'ambascieria che quella ora vede nella mia persona. Così io dottore Vergerio come ambasciatore, il quale tieue espressamente questo speciale ordine e commissione, ritrovandomi dove mi ritrovo in questo onorabilissimo ed illustrissimo luoco, alla reale presenza della Vostra Serenità, con quello affetto ed umiltà eh' io posso maggiore profero a nome loro in suo servizio e per occasione dei commemorati travagli pie|nissimamente tutto quello, a che si estendono e potranno mai estendere le forze quantunque deboli dei medesimi. E tutto ciò, serenissimo Signore, con fermissimo pensiero secondo che anche gli stessi fedelissimi erano persuasi, quando deliberavano in tale materia, che una così fatta umile ed affettuosa profferta, massimamente d' uno popolo qual è quello di Capo d'Istria, di perpetua e non già mai interrotta divozione, dopo che nel predetto tempo volontariamente si messe sotto la sua protezione, non sia per esserle se non accettissima, non tanto perchè da me o da' miei si creda che la Vostra Sublimità non vorrà in questo fatto farsi conoscere di animo men regio ed eccelso di quello che solevano avere — secondo che si legge nelle istorie — i famosissimi etnici artosseni, a somma laude de' quali è tri-buito che ogni cosa per picciola che fosse erano soliti di ricevere con prontezza e umanità grandissima, quanto perchè io son sicurissimo che sedendo nel trono che ella siede, come principe cristianissimo, non dipendente da alcun altro salvo che dal Signore Iddio, vorrà appunto nella presente occasione imitare sua divina Maestà, la quale mentre che in abito d' umana carne si degnò d'insegnando indrizzare la vita nella retta e vera via dell' operare, dimostrò apertissimamente con 1' esempio della povera e quasi mendica vedoa del Gazzofilacio, che anche a' supremi principi conveniva non solamente non isdegnare, ma aggradire, anzi, per megliodire, avere maggiormente a grado, uno quale si voglia segno di chi prontamente s'esibiva a quanto poteva, sebbene fosse minimo, che le superbe offerte de' potentissimi ricchi, i quali essendo il più delle volte cortesi e larghi del soprabbondante, più presto per vana ambizione o altro simile latente disegno, che per zelo di puro e sincero amore, si come io di nuovo faccio umilissimamente, sono soliti di offerire. Risposta di Sua Serenità Alle soprascritte parole tutte recitate e profferite da verbo ad verbum nel modo che si leggono in essa scrittura, rispose in line esso serenissimo dicendo bene due volte che si come punto non si meravigliava che questa città, la quale sempre era stata tenuta per carissima figliuola della republica, avesse mandato in questo tempo un suo ambasciatore per fare il prenarrato officio, così che era stata loro sopra modo grata una tanto cortese ed amorevole profferta. E però che .io Pietro dottor Vergerio nel mio ritorno dovessi ciò riferire, sì come ora faccio per nome suo a questa magnifica Comunità, e grandemente ringraziarla, con aggiuguere anche questo di più, che averebbono avuto in considerazione come della proposta fatta se ne avessero potuto valere nelle presenti occorrenze. ( Continua) COSE VECCHIE ISTRIANE (Continuazione vedi N. 13 a. c.) Direzione politica e Tribunale civile di I. Istanza a Capodistria Preside: Venier Silvestro Maria. Assessori : Gavardo Alessandro Franceschi Nicolò Gravisi marchese Lepido Brutti conte Agostino. di Zingani, di Eruli, di Vandali potrebbe saltar fuori a vantar diritti sull'Italia e magari anche sul bel regno croato, e gli Angioni voler tornare a Napoli, e gli Arragonesi in Sicilia, e i Greci nella Catapanata e così via. Le case regnanti le più antiche e potenti d'Europa ci hanno dato un buon esempio in proposito : sgranato il rosario dei soliti titoli c' è sempre il so' bravo ecc. ecc., che dice pur tante cose. Rimettano adunque i professori di Zagabria nel cassone della roba smessa anche il quondam rex Daìmanitorum ; e al più al più lo guardino dai topi come una curiosità storica di .nessun valore nelle attuali condizioni d' Europa. Quando e come vennero gli Slavi in Istria. Don Angelo Marsich. Trieste, Herrmanstorfer, 1887. Ed ecco qui un diligente raccoglitore, il Marsich, che con queste noterelle storiche viene a ribattere il chiodo. Non tutti comprendono I' utilità di questi studi frammentari, e non sanno quanta fatica costino, e quanto possano giovare con la muta eloquenza delle date e delle citazioni, risolvendo lì per lì le più ardue questioni. Grazie a-dnnque all' egregio Marsich che ci ha fornito così una buona arma di difesa contro gli Slavi ed i loro fautori. Stipendiari della repubblica rammentati nelle carte dell' archivio diplomatico di Trieste tra il 1370 e il 1380. Iacopo Cavalli. Herrmanstorfer, 1887. Viene secondo un altro bravo prete che con intelletto d'amore fruga nelle vecchie carte per udire i responsi della storia. Ho detto con intelletto d'amore non per rubare una frase a Dante, ma per mie particolari ragioni : mi spiego. Si tratta di stipendiali della Repubblica Veneta tra il 1370 e il 1380, soldati, e per lo più balestrieri nel castello di San Giusto, che per ingannare le lunghe ore d'ozio, si esercitavano in qualche altro mestiere, come sarebbe prestar danari e roba al prossimo, mestiere un po' pericoloso e che fa dare così facilmente un tuffo nel birbone. "La repubblica poi, dice bene il Cavalli, chiudeva volentieri un occhio sulle speculazioni de' suoi militi, e lasciava che tenessero anche staciones de pannis, facessero a lor posta i mercalores, purché non le venissero ab officio rationum serie lagnanze intorno al loro servizio.. Anche si noti la data — 1370 1380; è l'ultima volta che la republica veneta tiene in possesso Trieste. Nell'anno 1381 si fa la pace di Torino, e quindi la città passerà sotto il protettorato dell' Arciduca d'Austria. I Veneziani sentivano i giorni del loro dominio contati; ed è naturale che mettessero a fette più che possibile il povero mellone. E per vero che gli affari dei balestrieri, cangiati in mercanti di panni, e prestatori di denari, non fossero sempre lisci, si capisce subito dalla prima pagina, dove è detto di certa vedovella, la quale per pagare in parte un debito che aveva verso Agnello d'Assisi conestabile pedestre in Trieste, gli cede una vigna situata in Cologna, valutata dal comune 50 lire di piccoli veneti e messa invece all' incanto e comperata per sole 26 lire di piccoli da Michele Cosec. E si possono facilmente immaginare i giri e i sottointesi col signor Cosec, probabilmente una testa di legno: onde si conclude esserci anche il so bel ghetto cattolico. Se tutte queste cose fossero avvenute qualche decennio prima, probabilmente Dante avrebbe reso ancor più vario il suo inferno, e nella bolgia dei violenti contro 1' arte, accanto ai nobili fiorentini e padovani, tutti intenti a pascer 1' occhio col sacchetto, avrebbe col magico stile dipinto i balestrieri e frombolieri di San Marco in atto di tirare sulle vigne di San Giusto, gridando allegramente „Con questi Fiorentin, siani Veneziani." (Inf. 17). Tutte queste cose, per carità nazionale il Cardili le ha sottointese, ed io per carità patria le dico chiaro ; che il tempo delle medioevali baruffe è finito grazie a Dio ; e Triestini e Veneziani siamo tutti una sola famiglia. E se le rilevo, non è per la voglia birbona e matta di rinfocolare ire spente; ma sì perchè mi giovano a spiegare la storia, e intendere certi fatti che a prima vista sembrano oscuri. Il possesso di Trieste giovava molto ai Veneziani, per avere così una piazza dove smerciare i loro panni, e dirette comunicazioni con la Germania; quindi si spiega la costanza e l'accanimento nel domarla ; viceversa la felice dedizione compiutasi subito dopo la pace di Torino, era un mezzo assai spiccio ai Triestini per pagare i loro debiti, e imbrogliare così San Marco, come a quel tale per esempio, che per chiudersi l'adito alla prescrizione, avea aggiunto alla dichiarazione del suo debito "usque ad centum annos proximos venturos.» E tutte queste baruffe sono, lo ripeto, un segno del tempo ; e invece di attestare contro la nostra italianità, sono anzi la patente, netta di slavismo e di germanismo, il connotato del sangue, il pili chiaro diploma pur troppo della fraternità come la s'intendeva in quei tempi. Importanti sono poi queste note raccolte dal Cavalli per la conoscenza dei nostri costumi, della nostra lingua e delle famiglie esistenti nel milletrecento, Di fatti in un corredo si trovano curiosi nomi di oggetti, di vesti, e vocaboli dell' antico dialetto ; alcuni in uso anche oggi, altri indicanti 1' affinità con la parlata toscana. Così — una var-nacìiia (guarnacca, e si legge nel Boccaccio) de varo . . . cum axulis argenti . . . imam zojam de perlis ; unum par stropolorum am i, unam schuffiam . . . una corda de paternostri de umbro (rosario?) .. . unum guxilare argenti (agorajo?) duo bacillia (bacili) duo puìvinaria cum ìentimis (entimele) . . . una cuìtra (coperta) nova .... quatuor gausapa(?) triginta fazolli ecc. ecc. , In quanto ai nomi e cognomi vogliono essere rammentati: il capitano Basilio Pietro di Venezia che adotta in figlio Daniele di Odorico Salinario di Trieste (quindi forse i molti Baseggio a Capodistria, a Trieste) ; Luchino de Lanfranchi da Pisa; (cognome storico, e tutti rammentano il verso di Dante "Gualandi cou Sismondi e con Lanfranchi"...) e Tisolo de Lugnani da Capodistria padre di quel-1' altro Tiso de Lugnani che fu contestabile di Ga-tamelata e dichiarato benemerito della repubblica ; se pur non è sempre la stessa persona. Commemorazione degli eroi caduti a Dogali. Discorso di P. A. Cicuto, letto nella chiesa arci-diaconale di San Vito al Tagliamento il dì 2 Marzo 1887. Udine, Tipografia Cantoni, 1887. Questo discorso del nostro Cicuto (dico nostro per la dimora dell' egregio prete a Trieste nel 49 e 50, dopo la sua destituzione dalla cattedra nel seminario di Portogruaro, per decreto di Radetzki e per molti amici che ha anche tra noi) questo discorso, dico, si distingue subito dagli altri per un'intonazione robusta e larghezza di vedute. Non è il prete che viene timidamente ad offrire l'olivo di pace, e a ribenedire quelli che altra volta ha più o meno apertamente fulminato, maravigliato egli stesso della parte insolita che gli tocca fare e trepidante di noti trovar fede. È invece il discorso di un vecchio liberale e d'un sincero credente, che non ha mai mutato bandiera, che nulla ha a ritrattare ; ma è andato sempre diritto per la sua strada, non curandosi di piacere agli ultra di destra nè di sinistra; ben contento gli si presenti una buona volta 1' occasione di manifestare questi suoi nobilissimi principi anche dal pergamo. Ecco perchè il suo discorso ritrae dall'intima convinzione l'efficacia —CArtlDISTBlA, Tipografia di Cirio l'rior». d' uno stile robusto, originale nelle sue scabrosità ed angolosità. Uditelo: — "Ma io vi ho. detto ancora che come l'eroismo dei Fabii presagiva a Roma l'impero del mondi», così l'eroismo dei nostri forti che preferirono il morire all' essere vinti, è una profezia dei futuri destini della nostra nazione, poiché quel sangue ha risvegliata quella coscienza e unione di sentimenti patriottici che dalla tristizia del presente parevano rincacciati negli antichi dissidii a spossare le preziose forze della robusta natura italiana, e ha dato a divedere che il senso naziouale italiano non fu una esplosione effimera avvenuta a mezzo stadio del secolo XIX per opera artifiziale di una mano di congiurati e frammassoni come si giudica dai neroveggenti di professione ; ma un senso profondo, diffuso, inestinguibile della nazione, senza del quale 1' arrabattarsi di pochi settarii si sarebbe dissipato nel ridicolo, come è ridicolo ora l'udir da loro che sono essi che hanno fatto la nazione. „ — Il Cicuto è anche collaboratore assiduo del periodico — Il Rosmini — compilato dall'illustre Stoppani a Milano. Si capisce come, con queste alte idee nella mente, il degno prete si trovi a disagio nell' umile Bagnarola ; e più di lui forse impacciata una rispettabile autorità che lo ha testfr condannato per abuso di potere e con ignoranza di causa. Certo il più bel segno dei tempi mutati, sarebbe una promozione, se anche da lui non vagheggiata, desiderata certo da tutti gli ammiratori della scienza e della virtù. P. T. PUBBLICAZIONI Della gestione ferroviaria di Trieste nell'occasione della inaugurazione della ferrovia Trieste-Erpelle avvertibile addì 5 luglio 1887 con cenni riguardo alle altre progettate comunicazioni ferroviarie con Trieste. Risposta all' opuscolo publicato in Salisburgo ai primi di Marzo 1886 dal signor Carlo Steiner, presidente provvisorio della camera di commercio e d'industria, possessor di ferriere ecc. ecc. per Cesare Combi, consigliere della città e deputato della dieta provinciale di Trieste. — Edizione dell'autore (con una carta geografica illustrativa). Trieste, Stabilimento Art. Tip. G." Caprin 1887. La Rivista mensile Cuore e critica'di Savona contiene uno scritto di Attilio Accame' in cui parlando dell' Istria tesse uno splendido elogio ' del compianto nostro Combi. A pagg. 103 del penultimo numerò, colonna seconda, linea 30, leggasi posarsi sulle cime non pascersi. fietr» Alad»uili» — ÀnUo «ir»ri»i «dit. • r«d»t. rMpduuibili