Arheološki vestnik (Arh. vest.) 49, 1998, str. 261-270 261 La rappresentazione del dio fluviale Acheloo in area Slovena Elena MUSSINI Izvleček Avtorica analizira tri upodobitve boga Aheloja v Sloveniji: reliefno izdelano glavo boga iz apnenca, v Mestnem muzeju v Ljubljani, ki je datirana v čas Neronove vlade in je delo tujega kiparja, ter dva marmorna reliefa iz trajanskega obdobja v Pokrajinskem muzeju v Celju, iz lokalne kamnoseške delavnice. Upodabljanje Aheloja se je v razne kraje rimskega imperija iz Italije razširilo prek vojaštva in s trgovskimi tokovi. Aheloj je ponekod zasenčil domača vodna božanstva, čeprav nanj ni vplivala državna religiozna politika, ki jo je usmerjal vsakokratni vladar. Abstract The author examines three representations of the god Acheloiis in Slovenia: a limestone sculpture of the head of the god (probably the work of a foreign sculptor), currently located in the Municipal Museum of Ljubljana and dated to the period of Nero's reign, as well as two marble friezes from a local stonecutter's workshop dated to the period of Trajan's reign and currently located in the Provincial Museum in Celje. The representation of Acheloiis disseminated to various parts of the Roman Empire from Italy via the militia and through the various currents of trade. Acheloiis even dominated over the domestic aquatic deities in some places, despite that the governmental religious policy reflected by each ruler was not particularly influential. Questa ricerca intende giustificare, dal punto di vista storico e storico-artistico, l'esistenza di tre immagini del dio Acheloo rinvenute in Slovenia, piii precisamente una testa in marmo da Emona, citta appartenente all'antica Pannonia superior, e due bassorilievi in marmo da Celeia, citta posta all'estremita meridionale del Noricam. Queste rappresentazioni, nelle quali del dio e raffigurato soltanto il viso con un breve collo, sono gia state esaminate dal punto di vista iconografico, ma mai da quello iconologico.1 Eunica monografia riguardante il dio Acheloo risale al 1970 ed e uno studio di tipo iconografico con taglio formalistico, che trascura gli aspetti antropologico-culturali del problema. Ad esso si e aggiunto, circa un decennio dopo, un successi- vo catalogo delle raffigurazioni di Acheloo, pub-blicato nel Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae opera dello stesso autore, strutturato anch'esso in base ad un criterio puramente tipologico e geografico; il catalogo risulta inol-tre incompleto in quanto trascura i territori pro-vinciali in eta romana e, pertanto, non considera i monumenti sloveni qui analizzati. Per lo scopo che qui ci prefiggiamo sara suffi-ciente riprendere i risultati dell'Isler intorno al ruolo del dio nella mitologia e alia diffusione della sua iconografia, ma muovendo da tali dati, si dovra cercare di impostare sinteticamente il problema dei motivi per i quali si sono diffusi l'iconografia e il culto di Acheloo e quali significati essi abbia-no assunto nelle diverse aree geografiche, tenendo 1 La testa di Emona č stata rinvenuta nel 1987 da L. Plesničar-Gec, che ringrazio per avermi cortesemente consentito di studiare il reperto conservato al Mestni muzej Ljubljana. Le lastrc di Celeia sono state pubblicate da J. Orožen e nel catalogo del lapidario del Pokrajinski muzej Celje, nel quale sono attualmente esposte: J. Orožen, Zgodovina Celja I (Celje 1927) pp. 39,38,173; V. Kolšek, Celeia - kamniti spomeniki, Kulturni in naravni spomeniki Slovenije 7 (1967) pp. 28,34. Si vedano inoltre: H. P. Isler,Acheloos. Eine Monographic (Bern 1970); H. P. Isler, Acheloos, in: Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae I, 1 (1981) pp. 12-36. conto anche della variante cronologica; si deve tentare, inoltre, di individuare alcune delle pro-babili cause che hanno condotto alle varianti iconografiche e alia loro diffusione geografica, particolarmente in relazione alle testimonianze presenti nell'area danubiana in eta romana. Dallo studio delle fonti emerge che il primo valore concettuale di Acheloo e stato quello di acqua primordiale: il nome "Acheloo" pare infatti essere stato all'origine di una denominazione generale delle acque correnti, fertili e apportatrici di vita; uso linguistico di cui, anche in tempo posteriore, si sono conservate testimonianze in sicure forme di culto.2 Pausania, per esempio, narra che Teagene, tiranno di Megara, avendo deviato un torrente che scendeva dai monti che sovrasta-vano la citta, aveva eretto in quel luogo un altare ad Acheloo.3 Un secondo e piu interessante valore attribu-ito dalla tradizione ad Acheloo e quello di divi-nita legata ai lavori idraulici e alle opere di bo-nifica. A proposito di questo bisogna ricordare che l'avvenimento mitologico piu rilevante della storia di Acheloo e quello piu frequentemente rappresentato e stato, certamente, la lotta con Eracle per la mano di Deianira, figlia del re etolico Oineo: durante tale scontro il dio, che aveva assunto le forme di uomo-toro e di serpente, era stato sconfitto e privato di un corno dall'eroe.4 Strabone, riportando la spiegazione raziona-listica che Eforo, partendo da Sofocle, dava di queste metamorfosi, dice che Acheloo, come tutti gli altri fiumi, era assimilabile ad un toro per il mugghiare delle sue acque e per il fatto che, spesso, si attribuiva ai meandri dei fiumi il nome di "cor-ni"; era inoltre paragonabile a un serpente per la lunghezza e la sinuosita del suo corso.5 Diodoro e Strabone, inoltre, danno una spiegazione razionalistica della lotta tra Eracle ed Acheloo, affermando che i mitografi avevano creato questa storia alludendo ai lavori eseguiti per restringere il letto del fiume e per prosciugarne le rive, in modo da renderle piu sane e fertili: Eracle, per fare cosa gradita ai Calidoni, aveva canalizzato la corrente del fiume Acheloo, ren-dendo la regione fertile e ricca di alberi, ed era stato percio considerato un benefattore, in gra-do di dominare le alluvioni del fiume con dighe e canali; il corno spezzato di Acheloo rappresen-tava quindi, l'ansa del fiume tagliata da Eracle.6 Sin dall'antichita, dunque, questa lotta, terminata con la vittoria dell'eroe contro l'essere dalle sembianze mostruose, era divenuta il simbolo dell'intervento razionale e proficuo dell'uomo nei confronti delle acque talvolta ostili. II mondo etrusco e magno-greco, in particola-re, e in seguito anche quello romano, ma con implicazioni differenti, conoscevano bene questo mito e le spiegazioni che se ne davano.7 Un ultimo valore simbolico attribuito alia rap-presentazione del dio Acheloo, proprio dell'epoca imperiale, e quello di "amante infelice". II mito della lotta tra Eracle ed Acheloo, nato in Grecia e immediatamente accolto nell'arte etrusca, e conosciuto in epoca imperiale, tra il I e il III secolo d. C., ma rivela una mutata interpretazione del-l'antico racconto. In questo periodo, infatti, non viene piu raffigurata la dinamica dello scontro tra i due antagonisti, ma, simbolicamente, solo il suo l'esito finale, dal momento che si presuppo-ne che la storia sia universalmente conosciuta: diviene essenziale solo la vittoria di Eracle, mentre Acheloo appare semplicemente come l'avversa-rio piu debole, interamente spogliato della sua 2 Aristoph. Lys. 381 e schol.; Artemid. II, 38; Verg. Georg. I, 9; Serv. Georg. I, 9; Maer. Sal. V, 18, 4-11, quest'ultimo riporta la piu antica tradizione greca. Sul valore di Acheloo come simbolo dell'acqua cadente sui luoghi dell'uomo e come fiume primordiale si vedano anche: G. Wentzel, Acheloos, in: Real Encyclopadie der Klassischen Allerlumswisenschaft I, 1 (1894) col. 213; M. T. Marabini Moevs, Acheloo, in: Enciclopedia dell'Arte Antica I (1958) p. 15; L. De Ronchaud, Aeheloiis, in: Dictionnaire des antiquites grecques el romaines 1, 1 (1969) pp. 25,26; Isler 1981, cit. nota 1, p. 12. 3 Paus. I, 41, 2. 4 Sulla storia di Deianira e la lotta tra Eracle ed Acheloo: Soph. Tr. 9-27; Apollod. 1, 8, 1; II, 7, 5; Diod. S. IV, 34, 35; Str. X, 458; Philostr. Jun. 4; Lib. /V. 4; Ov. Mel. IX, 1-97; Am. Ill, 6, 35-36; Episl. IX, 139-142; XVI, 267,268; Prop. II, 34, 33,34; Sen. Here. O. 299-303, 495-499; Hyg. Fab. 31,33; Serv. Georg. I, 9; Boelh. IV, 7, 23,24. 5 Str. X, 458; Soph. Tr. 9-27. 6 Diod. S. IV, 35, 3-5; Str. X, 458; Wentzel, cit. nota 2, col. 213; Dc Ronchaud, cit. nota 2, p. 25; Isler 1981, cit. nota 1, p. 12. 7 A proposito dell'Etruria si vedano: J. R. Jannot, Acheloos, le taureau androcephale et le masques cornus dans I'Etrurie archaique, Latomus 33, 1974, pp. 765-789; G. Colonna, Note preliminari sui cult i del santuario di Portonaccio a Veio, in: Scienze dell'antichita. Storia areheologia antropologia 1 (1987) pp. 437-441; G. Sassatelli, Spina nellc immagini etrusche: Eracle, Dedalo e il problema dell'acqua, in: Spina. Sloria di una cilia Ira (j'reci ed Elruschi (Ferrara 1993) pp. 126,127. A proposito della Magna Grecia: J. R. Jannot, Contributo al dibattito, in: Melaponlo, Alii del XIII convegno di Taranto (Napoli 1977) pp. 300-303; A. Stazio, Osservazioni sulla monetazionc di Metaponto, in: Melaponlo, Atti del XIII convegno di Taranto (Napoli 1977) pp. 80,81. natura divina, mutilato del corno e in atteggia-mento di perdente o, in altri casi, addirittura morto.8 L'eta imperiale esalta la figura di Eracle, eroe invincibile che potenti e imperatori cercano di emulare, oltre che nel coraggio, anche nell'aspetto esteriore; le immagini degli awersari battuti nelle imprese da lui compiute risultano essere, quindi, un segno della sua potenza, un mezzo per aumentare la sua fama e, simbolicamente, un richiamo alia Virtus di quegli imperatori che lo imitano nell'aspetto e nei gesti.9 Le immagini di Acheloo, dunque, sono utiliz-zate per sottolineare l'onnipotenza di Eracle e il dio appare, anche nelle testimonianze letterarie, come l'amante sconfitto in un duello amoroso.10 Se per ottenere un quadro generale delle va-rie rappresentazioni di Acheloo ci si avvale dei metodi della storiografia quantitativa e si opera un'analisi statistica dei dati raccolti da Isler, in-tegrati con le immagini appartenenti all'area delle province nord-orientali qui studiate, si puo rile-vare che la rappresentazione iconografica piu diffusa in assoluto e quella della maschera o testa del dio (38,3 %), che nella sua isolata presentazione sembra assumere una valenza puramente apotropaica separata e in parte diversa, dunque, dalla funzione tradizionalmente assegnata al personaggio dal mito letterario. Ad essa fanno seguito la raffigurazione di Acheloo sotto forma di uomo-toro (26,1 %), la rappresentazione della lotta con Eracle (17,3 %), la presenza del dio su rilievi sacri (16 %); seguono quindi, in nume-ro decisamente inferiore, le raffigurazioni di Acheloo in forma antropoide (2 %)." II dato piu evidente che emerge dall'esame di queste cifre e che esistono due tipi differenti e ben definibili di rappresentazioni di Acheloo: le immagini aventi funzione cultuale e apotropaica e quelle derivate dalla formulazione letteraria del mito. II primo gruppo (82,4 %) raccoglie le testimonianze di un culto legato al dio, o comunque alle acque (rilievi sacri e rilievi con le Ninfe, il dio in forma di uomo-toro a figura intera o come protome, il dio in forma antropoide), e le rappresentazioni apotropaiche (la testa o la maschera del dio in forma di uomo-toro). II secondo (17,3 %) e costituito dalla raffigurazione delle scene mitologiche tratte dai racconti degli autori antichi (differenti momenti della lotta con Eracle, spesso in presenza di alcuni spetta-tori, soprattutto sulla ceramica dipinta); all'in-terno di quest'ultimo gruppo si puo enucleare una categoria a se stante, comprendente le raffigurazioni di epoca romana imperiale che derivano dalla narrazione letteraria della lotta di Acheloo con Eracle e mostrano la fase conclusiva del proces-so di umanizzazione dell'uomo-toro, iniziato in eta ellenistica.12 Un'indagine statistica, condotta invece sulla base della diffusione territoriale dei reperti, fa emer-gere altri dati significativi intorno all'espansione del culto del dio. Alio scopo, e stato necessario procedere ad una suddivisione geografica delle aree analizzate, avente valore di pura ipotesi di lavoro e, pertanto, sog-getta a possibili variazioni: Grecia continentale; Sicilia e Magna Grecia; bacino del Mediterraneo (aree costiere esclusa Grecia continentale, Sicilia, Magna Grecia e restante penisola italiana); Italia (esclusa Sicilia e Magna Grecia); Province europee. Dai dati analizzati emerge che il culto di Acheloo come divinita delle acque associata alle Ninfe, oppure collegata al mito di Eracle, e prevalente nella Grecia continentale, dove invece scarseg-gia l'uso di raffigurarlo sotto forma di maschera o di semplice testa.13 Al contrario, tale uso appare predominante in Etruria, Sicilia e Magna Grecia e nelle Province 8 Sulla lotta tra Eracle ed Acheloo in eta imperiale: S. Gozlan, Au dossier des mosaiques heracleennes: Acholla (Tunisie), Cartama (Espagne), Saint-Paul-les-Romans (Gaule), Revue Archiologique 1, 1979, pp. 55-72. 9 Riguardo l'utilizzazione dell'immagine di Eracle da parte degli imperatori romani: J. Ferguson, II culto imperiale, in: II mondo di Roma imperiale III. Economia, societa e religione (London, New York 1987), (trad, ital., Roma, Bari 1989) pp. 270-275. 10 Ov. Am. Ill, 6, 35,36; Epist. IX, 139-142; XVI, 267,268; Prop. 11,34,33,34; Sen. Here. O. 299-303,495-499; Boeth. VI, 7, 23,24. Inoltre: Isler 1981, cit. nota 1, pp. 12,13,16,34-36. 11 Resta uno 0,3 % di incerta collocazione iconografica per la cattiva conservazione delle raffigurazioni. I dati riportati riguardano soltanto i reperti di provenienza geograficamente accertabile. Per quanto riguarda le raffigurazioni la cui provenienza e sconosciuta, i dati statistici confermano la tendenza sopra configurata: maschere o teste 54,2 %; rilievi sacri 4,2 %; lotta con Eracle 27,1 %; forma antropoide 0,0 %; forma di uomo-toro 14,6 %. 12 Sulla progressiva umanizzazione dell'aspetto di Acheloo: Gozlan, cit. nota 8, p. 58. 13 Maschere o teste 11,6 %; rilievi sacri 55,1 %; lotta con Eracle 26,1 %; forma antropoide 1,4 %; forma di uomo-toro 5,8 %. europee, dove invece scarseggiano il rilievo sa-cro e l'immagine della lotta con Eracle.14 Un'ipotesi di lavoro che pud essere avanzata a questo proposito e che il rovesciamento del-l'uso iconografico possa essere direttamente legato a varianti di culto connesse ad usanze loca-li. Per l'area etrusca, l'ipotesi puo trovare possibility di verifica positiva se si tiene conto della religiosita particolarmente legata a valenze ctonie ed apotropaiche, che accoglie in queste funzioni le forme abbreviate (la testa, appunto, per la raffigurazione intera).15 La raffigurazione di Acheloo in forma di ma-schera con barba, corna e orecchie solitamente taurine era dunque prevalente e poteva avere la funzione di immagine cultuale, come quella di Dioniso, o apotropaica, come quella di Medusa; in ogni caso, comunque, l'assenza del corpo fa-ceva si che tutti i poteri del dio fossero concen-trati nel suo volto e, soprattutto, nel suo sguardo.16 Dal punto di vista iconografico si possono di-stinguere tre tipi differenti di maschera di Acheloo: un tipo arcaico, caratterizzato da lineamenti ge-ometrici, gioco dei chiaroscuri ridotto al minimo, totale mancanza di espressivita; uno giovanile, piuttosto raro e costituito dal volto imberbe del dio; infine, uno patetico, proprio anche di altre divinita fluviali e caratterizzato da un sapiente gioco chiaroscurale e da una forte espressivita del volto, data dalla piega degli occhi, dalla direzio-ne dello sguardo, dalla contrazione dei muscoli della fronte. Quest'ultimo tipo di rappresenta-zione era assai diffuso in eta ellenistica ed e stato piu volte ripreso in epoca imperiale, come testimoniano la testa di Emona e i bassorilievi di Celeia. Per quanto riguarda le immagini dell'area danubiana, si puo rilevare che il modello iconografico non mostra alcun legame con il mito e quindi col significato attribuito alia rappresen-tazione di Acheloo nel territorio greco, ma si lega direttamente all'iconografia diffusa nella penisola italica fin dal tempo etrusco e della Magna Grecia ed appare, come in questa zona geografica, strettamente collegato con funzione protettiva alia presenza di corsi d'acqua pericolosi o di acque stagnanti e paludose.17 La testa di Acheloo da Emona (fig. 1) e stata trovata durante gli scavi del 1987, nell'ambiente 5 dell'insula XLIII, assieme ad altro materiale di risulta e va considerata chiaramente avulsa dal suo contesto originario e reimpiegata.18 L'immagine del dio, ora notevolmente danneggiata e lacunosa, appare scolpita ad altorilievo in un blocco di pietra calcarea non locale, sommariamente squadrato nel retro. II volto risulta fratturato nella parte posteriore destra e manca quasi completa-mente del lato sinistro; a destra sono ancora vi-sibili una porzione di orecchio taurino di forma triangolare e una piccola parte del collo, pure taurino, caratterizzato dalle pieghe della pelle ferina. L'arcata sopraccigliare, ben delineata, crea un'ombra sull'occhio sporgente, sottolineato nella parte inferiore da due profonde borse, e confe-risce al volto uno sguardo minaccioso; il naso e largo e con grosse narici; la bocca e anch'essa molto pronunciata, le labbra sono rivolte in basso. La superficie del rilievo, assai abrasa e scheggiata, lascia intravvedere a sinistra una traccia di barba riccioluta. Nonostante le condizioni del ritrovamento non permettano di stabilire con certezza a quale monumento appartenesse anticamente il pezzo e che funzione avesse, la forma del blocco, le 14 Etruria: maschere o teste 51,7 %; rilievi saeri 1,7 %; lotta con Eracle 20,7 %; forma antropoide 5,2 %; forma di uomo-toro 20,7 %. Sieilia e Magna Grecia: mascliere o teste 36,5 %; rilievi sacri 4,S %; lotta con Eracle 0,0 %; forma antropoide 0,0 %; forma di uomo-toro 58,7 %. Province europee: maschere o teste 52,9 %; rilievi sacri 0,0 %; lotta con Eracle 5,9 %; forma antropoide 0,0 %; forma di uomo-toro 41,2 %. Poco significativi i dati dell'Italia: maschere o teste 33,3 %; rilievi sacri 33,3 %; lotta con Eracle 33,3 %; forma antropoide 0,0 %; forma di uomo-toro 0,0 %, quantitativamente desumibili da un solo reperto noto per ciascun genere. 15 E. Galli, 11 sarcofago etrusco di Torre San Severo con quattro scene del ciclo troiano, Monumenti Antichi dell'Accademia nazionale dei Lincei 24, 1916, coll. 27-35; Isler 1981, cit. nota 1, p. 35. 16 Sui problema della maschera nella cultura antica: F. Frontisi-Ducroux, Senza maschera ne specchio: I'uomo greco e i suoi doppi, in: La maschera il doppio e il ritratto (Roma, Bari 1992-) pp. 131-158. Sulla maschera cultuale in particolare: F. Frontisi-Ducroux, Le dieu-masque. line figure du Dionysos d'Atlienes (Paris, Rome 1991). Sulle immagini di Acheloo in forma di maschera: Isler 1970, cit. nota 1, pp. 114,115; Isler 1981, cit. nota 1, pp. 31,32. 17 Sui valore concettuale attribuito ad Acheloo in area etrusca e magnogreca cfr. nota 7. IK Queste informazioni mi sono state cortesemente fornite da L. Plesničar-Gec, a cui rinnovo la mia gratitudine. Per alcune notizie storico-archeologiche sulla citta di Emona: L. Plesničar-Gec, II problema urbanistico di Emona, in: La citta nell'Italia settentrionale in eta romana. Morfologie, strutture e funzionamento dei centri urbani della Regiones X e XI, Coll. de l'Ec. fram;. de Rome 130 (1990) pp. 653-663. Fig. 1: Scultura in pietra calcarea raffigurante il volto del dio Acheloo. Ljubljana, Mestni Muzej. SI. 1: Glava boga Aheloja iz apnenca. Ljubljana, Mestni muzej. dimensioni del volto superiori al naturale e i Ii-neamenti piuttosto massicci fanno pensare che essa fosse collocata in una struttura architettonica con funzione di mensola o di chiave d'arco, o comunque inserita entro un paramento murario, in modo da essere visibile dal basso. Lo studio dell'iconografia rivela che il dio e rappresentato secondo un'interpretazione, di gusto neroniano, della variante patetica di eta ellenistica, riconoscibile soprattutto in alcuni particolari, quali l'enfatizzazione del collo taurino e la contrazio-ne dei muscoli della fronte, che conferiscono al volto 1'aspetto torvo e minaccioso proprio di alcuni ritratti dell'imperatore Nerone. Eartista, co-noscitore ed abile imitatore dei modelli dell'arte plastica ellenistica e dell'interpretazione romana che ne dava la sua epoca, era sicuramente Fig. 2: Calco della testa precedente, opera di uno scultore locale moderno. Ljubljana, Mestni Muzej. SI. 2: Kopija Ahelojeve glave, delo lokalnega modernega kiparja. Ljubljana, Mestni muzej. straniero, come dimostra il confronto con altre opere attribuite con certezza a scultori locali, prive della sensibilita artistica e della capacita tecnica che essa, invece, rivela.19 Per confermare 1'attendibilita della proposta riguardo al significato di questa rappresentazione di Acheloo, bisogna ricordare che 1'area a sud di Emona era originariamente paludosa e cio non solo rendeva estremamente difficoltosi i collega-menti con l'esterno in questa parte della citta, ma, probabilmente, creava anche problemi di carattere igienico.20 II problema delle bonifiche idrauliche, dunque, doveva essere stato risolto contestualmente alia fondazione della citta romana o in tempi immediatamente successivi la strutturazione urbana e la presenza di Acheloo, simbolo delle acque soggiogate daH'uomo, ben 19 Si eonfronti, ad esempio, la grande testa di Giove, in pietra calcarea, rinvenuta a Pola e conservata presso il Museo Archeologico dell'Istria della citta, risalente al I secolo d. C., attribuita ad un artista locale: G. A. Mansuelli, Itinerario critico della mostra, in: Arte e civilta romana neliIndia settentrionale dalla repubblica alia tetrarchia I (Bologna 1964) p. 121; tav. 90: 182. Per lo studio iconografico della testa di Emona e possibile avvalersi di un calco della statua, integrata nelle parti mancanti da uno scultore locale moderno (fig. 2). 20 Plesničar-Gec, cit. nota 18, pp. 657,658. Fig. 3: Lastra in marmo di Pohorje raffigurante il volto del dio Acheloo. Celje, Pokrajinski Muzej, inv. 121. SI. 3: Plošča iz pohorskega marmorja, ki prikazuje obraz boga Aheloja. Celje, Pokrajinski muzej, inv. št. 121. si presta ad essere giustificata con questa situa-zione geografica.21 Considerate la notevole capacita artistica del-lo scultore, le dimensioni dell'opera, il valore del dio, si potrebbe supporre che la sua immagine fosse collocata in un punto della citta particolar-mente significativo, come ad esempio il foro o un arco di porta rivolta verso il territorio bonificato. Nulla si puo aggiungere sulla committenza dell'opera, oltre al fatto che doveva essere piutto-sto colta e certamente prestigiosa, per aver scel-to un artista straniero anziche uno scultore locale. Bisogna segnalare, infine, che la testa di Emona rappresenta una eccezione all'interno dell'icono-grafia di questo dio in quanto e Tunica rappresentazione, sinora rinvenuta, del volto di Acheloo scolpito in pietra ad altorilievo e a grandi dimensioni. Al contrario della scultura emonese, i rilievi da Celeia sono evidentemente opera di uno scultore locale, come rivela il carattere del linguag-gio plastico, che mostra la persistenza di elementi provinciali.22 Nella prima di queste lastre {fig. 3) il dio e rappresentato con barba, corna ricurve, orecchie 4HHI Fig. 4: Lastra in marmo di Pohorje raffigurante il volto del dio Acheloo. Celje, Pokrajinski Muzej, inv. 171. SI. 4: Plošča iz pohorskega marmorja z upodobitvijo Ahelojevega obraza. Celje, Pokrajinski muzej, inv. št. 171. taurine appuntite e parte del collo. I lineamenti risultano poco espressivi e i dettagli dell'imma-gine non sono particolarmente curati: la barba e i capelli figurano come una massa ondulata, le orecchie come due appendici bidimensionali. La cornice mostra una scheggiatura nella parte su-periore destra, nella parte inferiore destra e nell'angolo inferiore sinistro. Tutta la superficie del rilievo appare abrasa in modo non uniforme, forse per la lunga esposizione agli agenti atmo-sferici. Nella seconda (fig. 4) appare il volto di Acheloo con tracce di barba, corna ricurve e piccole orecchie taurine appuntite, unite al volto non tenen-do conto delle proporzioni e della tridimensionalita. La faccia ovale e incorniciata da una ricca chio-ma di riccioli a chiocciola, che ricadono ai lati delle guance. Gli occhi piuttosto ravvicinati e la bocca inarcata verso il basso conferiscono al dio un'espressione torva. La lastra risulta totalmen-te mancante dell'angolo inferiore destro, scalpellata nell'angolo superiore destro e notevolmente corrosa dall'azione dell'acqua. Oltre alle due lastre rappresentanti il volto di Acheloo nel lapidario di Celje si trova un altro 21 Riguardo le origini della citta e il dibattito intercorso in propositi) tra B. Saria e W. Schmid, nel periodo fra le due guerre, si veda: Plesničar-Gec, cit. nota 18, pp. 653-663, che data la fondazionc della citta romana agli inizi del regno dell'imperatore Tiberio. 22 Si confrontino, in proposito, i rilievi a carattere funerario o mitologico contenuti nel lapidario del Pokrajinski Muzej di Celje: Kolšek, cit. nota 1. rilievo, simile per dimensioni e fattura, che raf-figura un volto di Medusa ben conservato, in-corniciato dai capelli divisi a ciocche a partire da una scriminatura centrale e che terminano con una serie di onde ricadenti nelle estremita inferiori del volto (fig. 5). Alia sommita del capo spuntano tra i capelli due piccole ali troncate dagli angoli superiori della cornice e, dietro ai capelli, due serpenti le cui code si annodano sotto il mento di Medusa. II volto ovale, dai lineamenti regolari, mostra sopracciglia arcuate che sovra-stano gli occhi a mandorla con pupille rivolte verso l'alto, in un atteggiamento apparentemente contemplativo, naso lungo e sottile, bocca semi-aperta. I tre bassorilievi, scolpiti nel marmo di Pohorje, sono attribuibili all'eta traianea per le caratteri-stiche stilistiche delle corniciature. La prima delle lastre raffiguranti Acheloo (fig. 3) era anticamente murata nella porta sud-occi-dentale, detta "di Ljubljana", la seconda (fig. 4) nella cosiddetta "Antica Torre" della citta, men-tre il rilievo con Medusa (fig. 5) e stato ritrovato in uno sterro avvenuto nella via Stanetova, al-l'interno della cinta muraria.23 Anche per queste opere, dunque, e impossible stabilire la collocazione originaria, sebbene si possa supporre che almeno due di esse, il secon-do Acheloo (fig. 4) e Medusa (fig. 5), se non opera della medesima mano (il giudizio stilistico e reso difficoltoso dal differente stato di conservazione dei due pezzi plastici), fossero almeno apparte-nenti alia medesima struttura edilizia, come sug-geriscono le dimensioni pressoche identiche.24 I due rilievi, comunque, erano probabilmente col-locati in un luogo pubblico, l'orse il foro, inseriti in una costruzione civile o religiosa di una certa importanza, come suggerisce il confronto con la situazione di lastre consimili.25 Fig. 5: Lastra in marmo di Pohorje raffigurante il volto di Medusa. Celje, Pokrajinski Muzej, inv. 120. SI. 5: Plošča iz pohorskega marmorja, ki prikazuje Meduzin obraz. Celje, Pokrajinski muzej, inv. št. 120. Per quanto riguarda 1'associazione di Acheloo a Medusa e necessario ricordare che essi hanno affinita di nascita e di raggio d'azione in quanto, oltre ad essere nati da divinita marine ed essere fortemente legati alia sfera dell'acqua, sono spesso rappresentati entrambi in forma di maschera e hanno una chiara valenza apotropaica, ma anche infernale e demoniaca.26 Queste affinita sono 21 Ouesti dati mi sono stati cortesemente lomiti dalla dott. I. Lazar, curatrice della sezione archeologica del Pokrajinski Muzej di Celje. 24 Lastra con Acheloo: cm. 86 x 60 x 34; lastra con Medusa: cm. 86 x 60 x 36. 25 Si confronti, in proposito, la ricostruzione proposta da F. Del Bianco e ripresa da L. Bertacchi per la fronte del portico di Aquileia, in cui si alternano plinti con teste di Giove Ammone e di Medusa, separati da plutei figurati. La Bertacchi sostiene questa ipotesi ricostruttiva ribadendo che il carattere un po' corrente delle sculture fa pensare che esse fossero fatte per essere viste dal basso e ad una certa distanza: L. Bertacchi, II foro romano di Aquileia, Aqil. Nos. 60, 1989, tav. 3 e col. 62. Inoltre, per alcuni esempi di rappresentazioni di volti di divinita nelle aree forensi nord-adriatiche, in particolare Giove-Ammone e Medusa: M. C. Budischovsky, Jupiter-Ammon et Meduse dans le Forums du nord de I'Adriatique, /4 itas delPespressione non hanno piu, a una cinquantina d'anni di distanza, il me-desimo valore. Le rappresentazioni del dio nella citta sono, probabilmente, da mettere in rapporto con la presenza dell'impetuoso fiume Savinja, le cui inondazioni erano molto temute dalla popolazio-ne:2v anche in questo caso, quindi, Acheloo avrebbe una funzione apotropaica contro 1'irruenza delle acque fluviali. Si deve infine sottolineare, ancora una volta, 1'eccezionalita del tipo di rappresentazione (testa del dio a rilievo incorniciata entro lastra di ampie dimensioni), che non trova, per ora, altri riscontri. Esiste, tuttavia, una testa di Acheloo (fig. 6) scolpita a bassorilievo in un frammento di una grande chiave d'arco, in pietra calcarea, prove-niente da Pola e risalente al I secolo d. C.30 II volto pingue del dio e incorniciato, sulla sommi-ta, dai capelli raffigurati come una serie di pic-coli boccoli paralleli sovrapposti e racchiusi tra le corna taurine ricurve; ai lati compaiono picco-le orecchie ferine. I lineamenti risultano alquan-to semplificati: grandi occhi a mandorla privi di pupilla, sopracciglia leggermente arcuate, lungo naso parzialmente rovinato, piccola bocca chiu-sa, barba solo accennata. Ai lati del viso, all'al-tezza delle corna, e scolpito, a sinistra, qualcosa di assolutamente indecifrabile a causa della rot-tura della pietra; a destra compare un elemento ricurvo, anch'esso interrotto dalla frattura del rilievo, decorato con una serie di piccole onde parallele, raffigurante, forse, una porzione di corno di ariete, che si puo supporre appartenesse ad un'altra divinita, originariamente rappresentata al fianco di Acheloo (Giove Ammone?). Questa rappresentazione di Acheloo, scolpita certamente da un artista locale, risulta molto simile, stilisticamente e iconograficamente, oltre che per le dimensioni, a quella della lastra proveniente dalla porta detta "di Ljubljana" a Celeia (fig. 3). Pur non conoscendo con certezza, anche in questo caso, la collocazione originaria del rilievo, si puo certamente supporre che 1'arco a cui appar-teneva si trovasse in una posizione signilicativa della citta e, di conseguenza, che il culto di Acheloo avesse, anche qui, una certa rilevanza. Accanto alle divinita locali, infatti, a Pola compaiono di-versi culti stranieri, dapprima soprattutto greci e orientali e piu tardi (dopo la battaglia di Azio, 27 Sugli scambi di attributi tra Medusa ed Acheloo: W. I lermann, Gorgo und Acheloos,Mitteilungen des Dcutschen archaologischen lnstituts. Roemische Abteilung 70, 1963, pp. 1-3. 28 E. Štefani, Veio. Tempio detto dell'Apollo. Esplorazione e sistemazione del santuario, Not. sc. ant. 7, 1953, pp. 51-53; Hermann, cit. nota 27, p. 2; Colonna, cit. nota 7, p. 437. 29 A giustificazione del timorc della popolazione per I'irruenza del fiume si puo citare il rinvenimcnto della neeropoli romana di Šempeter (paese sito presso il fiume Savinja, a 12 chilometri da Celje) sotto strati di sabbia portati dal fiume, con segni vistosi dell'erosione fluviale nella parte inferiore dei monumenti: .1. Klemene, Le recenti scoperte di Šempeter presso Celje (Celeia) e I'influsso culturale di Aquileia, in: StudiAquileiesiofferti il 7Ottobre 1953a (1. Brusin (Aquileia 1953) pp. 131-139. Sul legame tra la raffigurazione di Acheloo e la presenza del fiume Savinja: Kolšek, cit. nota 1, pp. 23,28. -111 B. Bačič, Testa d i Acheloo, in: Arte c civil id romana nell'llalia settentrionale dalla repubblica alia tetrarchia II (Bologna 1965) scheda nr. 766 p. 543 (la riproduzione č nel vol. 1, Bologna 1964, tav. 90: 183). nell'anno 31 a. C.) anche romani, che convivono con quelli autoctoni dando vita a un forte sincretismo religioso e artistico.31 Infine, confrontando le raffigurazioni Slovene con le immagini del dio diffuse nell'epoca romana non si individuano possibility di collegamen-to con il culto imperiale, in quanto la religione romana non prevedeva un simile ruolo apotropaico di Acheloo, ma, come si e detto, soltanto quello di comprimario, sconfitto, dell'Ercole-imperato-re vittorioso. Si potrebbe anche supporre che il culto di Acheloo sia giunto attraverso correnti migratorie o mercantili, risalenti dalla Grecia le valli fluvia-li della penisola balcanica, ma neppure nell'iconografia greca si riscontrano forme iconiche simili a quelle registrate nell'area pannonico-illirica. Pertanto si deve concludere, almeno in via prov-visoria ed ipotetica, che le immagini di Acheloo si siano diffuse attraverso la mediazione delle truppe romane o delle correnti mercantili risalenti dalla penisola italiana, sovrapponendosi a divinita o culti apotropaico-acquatici locali, senza lasciarsi in alcun modo condizionare dalla nuova interpretazione data al personaggio di Acheloo nell'eta imperiale. A sostegno dell'ipotesi interpretativa formu-lata circa le funzioni cultuali di Acheloo in area slovena, si puo concludere ricordando che in eta cristiana, nell'area slava, alia sua presenza pro-tettiva, come a quella di precedenti analoghe divinita da lui affiancate o sostituite, e stata sovrapposta l'immagine di San Giorgio vincitore del drago, metafora della palude e quindi delle acque noci-ve sconfitte dall'opera bonificatrice dell'uomo.32 Upodobitve vodnega božanstva Aheloja v Sloveniji Povzetek Namen raziskave je z umetnostnozgodovinskega vidika pojasniti prisotnost treh podob boga Aheloja v Sloveniji: Ahe-lojevo glavo iz Emone, mesta, ki je pripadalo 10. italski regiji in morda krajši čas provinci Zgornji Panoniji, ter dva reliefa iz Celeje, mesta, ki se je nahajalo na južnem robu province Norika. Te upodobitve, v katerih je prikazan le Ahelojev obraz s kratkim vratom, so že preučili z ikonografskega, ne pa z iko-nološkega stališča. Glavo iz Emone (si. 1) (trenutno se nahaja v skladišču Mestnega muzeja v Ljubljani) so odkrili med izkopavanji leta 1987, v plasteh, ki so bile že premešane in zato kronološko nezanimive. Podoba boga je izklesana v visokem reliefu na bloku iz apnenca, ki ni lokalnega porekla; kamen je pravokotno obdelan na zadnji strani ter znatno poškodovan in razpokan. Podoba boga, ki drugod nima paralel, je izdelana v stilu okusa, značilnega za obdobje Neronove vlade, ki je bil različica helenistične patetike. Spoznamo ga lahko predvsem po povdarjenem bikovskem vratu in po nagubanem čelu, kar daje obrazu grozeč in hudoben izgled, ki je značilen za nekatere cesarjeve portrete. Umetnik, ki je bil spreten opazovalec in vešč posnemovalec modelov helenistične plastične umetnosti, je bil nedvomno tujec. To dokazuje tudi primerjava tega dela z drugimi, ki jih z gotovostjo lahko pripišemo lokalnim kiparjem. Čeprav nam okoliščine najdbe žal ne dovolijo z gotovostjo določiti, kakšnemu spomeniku je relief pripadal in kakšno funkcijo je imel, pa lahko vendar po njegovi obliki, merah in dokaj masivnih obraznih potezah domnevamo, da je bil postavljen kot podporni kamen ali sklepnik v neki arhitektonski konstrukciji. V nasprotju z emonsko skulpturo, sta reliefa iz Celeje (ki se trenutno nahajata v Pokrajinskem muzeju v Celju: inv. št. 121, 171) očitno delo lokalnega kiparja, o čemer pričajo značilnosti plastične izvedbe, ki dokazujejo provincialne prvine. Izklesana sta v pohorskem marmorju; zaradi stilističnih značilnosti okvirjev jih najverjetneje lahko uvrščamo v tra-jansko obdobje. Prva plošča (inv. št.121) je vzidana v jugozahodnih mestnih vratih, ki se imenujejo "ljubljanska"; je precej uničena, ker je že dolgo izpostavljena na prostem (si. 3). Na njej so obrazne poteze boga slabo izražene in podrobnosti podobe niso dovolj skrbno izdelane. Na drugi plošči (inv. št. 171), ki je na več mestih razjede-na in vrzelasta, ker je bila nekoč vzidana na zunanji strani tako imenovanega "Starega stolpa", je izraz Ahelojevega obraza hudoben (si. 4). Umetniki iz Celeje, ki so bili nedvomno provincialnega porekla in ki se z vidika zahtevne tehnične izvedbe ter širše kulturne razgledanosti niso mogli primerjati z emonskim kiparjem, so morda za model svojih Ahelojev uporabili emonsko glavo, ne da bi popolnoma razumeli njen pomen: upodobitvi iz Celeje sta popolnoma dvodimenzionalni, rotacija vratov in izraz zlobe (torvilas) pa po petdesetih letih, ki so pretekla od nastanka emonskega Aheloja, nimata več istega pomena. Ob upoštevanju monografije o Aheloju H. P. lslerja in kataloga, ki je knjigi sledil (1970; 1981) in ki je izdelan na osnovi čisto tipološke in geografske razvrstitve ter je nepo- 31 Sui rapporti tra la citta di Pola e le culture greca e romana: V. Jurkič Girardi, I risultati delle recenti indagini scientifiche ed archeologiche in Istria nel eontesto della sua posizione storico-culturale di confine tra l'Oriente e 1'Occidente, in: La Venetia nell'area padano-danubiana. Le vie di comunicazione (Padova 1990) pp. 447-451. 32 Si leggano in proposito: M. Eliade, Trattato di storia delle religioni (Paris 1948) (trad, ital., Torino 19812) pp. 206-215; J. Le Goff, Cultura ecclesiastica e cultura folkloristica nel Medioevo: san Marcello di Parigi e il drago, in: Tempo delta Chiesa e tempo det mercante (Torino 19772) pp. 209-255 (prima edizione del saggio in: Ricerclie storiche ed economiche in memoria di C. Barbagallo II, Napoli 1970, pp. 51-90). polen kar zadeva gradivo iz rimskih provinc, smo poskušali določiti vzroke širjenja Ahelojeve ikonografije in kulta. Pri tem smo upoštevali geografske in kronološke posebnosti in osredotočili pozornost na gradivo z obdonavskega območja v rimskem obdobju. Iz Islerjevega dela in študija antičnih virov izhaja, da je upodobitve boga mogoče razložiti na več načinov, ki izhajajo iz različnih konceptualnih vrednot njegovega mita. V najstarejšem obdobju je Aheloj veljal za prvobitni simbol vode; drugo vrednotenje izhaja iz mita o njegovem boju proti He-raklu: poraz, ki ga bog doživi, simbolično primerjamo z vo-dogradbenimi deli in melioracijo tal v borbi proti sovražnim vodam. V rimskem obdobju Aheloj predstavlja vzor nesrečnega ljubimca, ki je poražen v ljubezenskem dvoboju proti Herakleju. Glede na omenjene možne interpretacije mita in statistične analize podatkov, ki jih je zbral Isler, in glede na upodobitve Aheloja v Sloveniji lahko postavimo sklep, da obstajata dva različna in natančno določljiva tipa upodobitve Aheloja: prvi ima kultno in apotropejsko funkcijo, drugi pa izhaja iz literarnih prvin mita. Prva skupina (82,4 %), ki vključuje apo-tropejske upodobitve, priča o kultu bofa Aheloja oz. o vodnem kultu na splošno; v drugo skupino sodijo upodobitve mitoloških prizorov, povezanih z Ahelojem, ki jih poznamo iz zgodb antičnih avtorjev. Iz geografske razprostranjenosti gradiva izhaja, daje bil kult Aheloja kot božanstva vode, povezanega z Nimfami oz. z mitom o Heraklu, predvsem razširjen v kontinentalni Grčiji, kjer pa so ga le redko upodabljali v podobi maske oz. preproste glave. Takšne upodobitve so, nasprotno, pogoste v Etruriji, Siciliji, južni Italiji in evropskih provincah, kjer se le malokrat pojavljata sakralni relief in prizori boja s Hera-klom. Te razlike bi mogli razložiti z različnimi, lokalno pogojenimi oblikami kulta. Kar zadeva podobe s slovenskega območja, lahko trdimo, da neposredno sledijo ikonografskim vzorcem z italske-ga polotoka (Etrurija in južna Italija). Ahelojeve upodobitve lahko tudi na tem območju povezujemo z zaščitno funkcijo pred nevarnostjo rek ali stoječo in močvirsko vodo. Območje, ki se nahaja južno od Emone, je bilo namreč nekoč močvirnato in problem izsuševanja se je verjetno rešil ob ustanovitvi rimskega mesta ali nekoliko kasneje. Predstavitve Aheloja v Celeji pa se navezujejo na nevarnosti reke Savinje in njenih zelo znanih poplav. Domnevamo lahko, da so se upodobitve Aheloja na slovenskem prostoru razširile s posredovanjem rimske vojske in trgovcev, ki so prihajali z italskega polotoka. Kult Aheloja je ponekod zasenčil lokalna apotropejsko-vodna božanstva in kulte, ne da bi nanj vplivali drugi kulti ali vladarska politika. V celjskem lapidariju obstaja še en marmorni relief, ki je dobro ohranjen. Ta predstavlja Meduzin obraz (inv. št. 120; si. 5), ki je glede na mere in izdelavo podoben drugi plošči z Ahelojevo podobo (inv. št. 171). Čeprav je nemogoče ugotoviti nekdanjo postavitev obeh skulptur, lahko z zanesljivostjo predpostavljamo, da sta se obe nahajali na nekem javnem prostoru (mogoče na forumu), brez dvoma v pomembni zgradbi, kot lahko potrdi tudi primerjava s podobnimi ploščami drugod. Prisotnost Meduzine glave poleg Aheloja na istem spomeniku bi lahko razložili z apotropejsko funkcijo, značilno za oba lika, in s podobnimi ikonografskimi atributi obeh božanstev, iz česar bi morda lahko sklepali na obstoj združenega kulta Aheloja in Meduze. Elena Mussini Via N. Sauro 4 1-42100 Reggio Emilia