Amo xxvi. Capodistria, 1 Giugno 1892. N. 11 LA PRO DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione — On numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. INDICE DELLE CARTE ])I RASPO (Archivio provinciale) Filza 7. (Continuazione vedi N.o 10 anno XXIV e seg.) anno 1551 c. 1391-1396 Capitano David Bembo Processus criminalis contra Matiam Corvatinum prò perino de verch Trovandosi il capitano nel bosco di Montona a presenziare il taglio di legna che vi faceva Antonio Scampicchio, accadde tra Perino di Verch guardiano del detto bosco e Matteo Corva-tino una disputa, in cui questi colpi il Perino con arme da taglio. Il corvatino' è punito. anno 1551 c. 1397-1400 Capitano David Bembo Processus et sententia condemnatoria d. Lucie uxori- ser Marci a Seno Donna Lucia moglie di ser Marco Del Senno è condannata in pena pecuniaria a cagione di una pelliccia. anno 1551 c. 1401-1409 Capitano David Bembo Processus criminalis Matei Corvati, Miclielis gerbaz francisci gerbaz filii. Item processus criminalis Gregorii Corvati A cagione di una rissa avvenuta tra gli stipendiari di Raspo Matteo Corvato, Michele Gerbaz e il figlio di questi Francesco, il primo è cassato dalla Compagnia di Raspo e bandito per dieci anni. Michele e Francesco sono cacciati in prigione per un mese. — In seguito allo stesso fatto per ingiurie, minacce e percosse Gregorio Corvato è punito al bando dal capitanato per tre anni. anno 1553 c. 1410-1418 Capitano David Bembo Processus criminalis Iuani bencich de rotio contra Thomichium remarium de Lanischia Una notte a Giovanni Bencich di Rozzo vennero a mancare tre cavalle e due puledri che Tomichio di Lanischia si offerse di rintracciare. Infatti, avuti non so che denari dal Bencich, egli trovò quelle bestie di là da Fiume, in Croazia. Le cavalle condusse di ritorno e i puledri vendette. Il Bencich vuol essere indennizzato per i puledri. (Proc. non esped.) anno 1551 c. 1419-1431 Capitano David Bembo JProcessus criminalis contra Iurium et Crisman sextach fratres de brest I fratelli Giorgio e Crisma Sextach ferirono gravemente tanto che poi mori un pastore che trovavasi in erbatico sul Carso di Raspo presso il passo di subresem. Essi vengono puniti col bando dal capitanato e per quindici miglia ancora oltre i confini. anno 1551 c. 1432-1442 Capitano David Bembo Processus criminalis de furto contra Andream Dusich de Razziza Andrea Dusich, imputato di aver rubato un paio di bisacce contenenti cose di valore, è assolto e punito 1' accusatore nelle spese. anno 1552 c. 1443-1452 Capitano David Bembo Processus criminalis Nicolai cham Urbani bosich In un tumulto avvenuto sotto la loza vechia di Pinguente Nicolò Cam con la spada sguainata ingiuriò il contestabile Domenico de Castro che s' era intromesso per separare i contendenti. Nicolò è condannato in pena pecuniaria e a chiedere pu-blicamente scusa al detto contestabile per le ingiurie proferite. Urbano Bosich poi viene assolto perchè nel tumulto badava soltanto a difendersi. anni 1551 e 1552 c. 1453-1465 Capitano David Bembo Processus criminalis contra Bertonum bacich de pinguento de furto comisso Tergesti de quadam bursia Pietro Saurer, abitante di Trieste, trovandosi a Pisino ebbe una borsetta con entro 37 lire dalla moglie di ser Ambrogio merzarii da Pisino con lo incarico di portarla al marito in Trieste e non lo trovando di consegnarla a messer Beltrame del lino di Conegliano mercante di panni. Senonchè quella borsetta gli venne rubata in Trieste dal suo servo Bertono Bacich di Pinguente. (Proc. non esped.) anni 1552 e 1553 c. 1466-1472 Capitano David Bembo Processus criminalis Iurii Zornadich de Rotio et Iuani crancich Giovanni Crancich è condannato alla pena di lire 25 per avere colpito uno alla fronte con un sasso. anno 1552 c. 1473-1496 Capitano David Bembo Processus criminalis contra Iuanum et Vitum corianich fratres de rotio prò furto I fratelli Giovanni e Vito Corianich di Rozzo, ladri, soso puniti il primo a vogare il remo in galera a catena per diciotto mesi e il secondo a due anni e mezzo della stessa pena. anno 1552 c. 1497-1508 Capitano David Bembo Processo contra Agnia cuseliza criminal Agna è imputata di aver fatto disperder per pagamento 3 o 4 zovene per non esser discoverte. Dalle testimonianze udite nel corso del processo si apprende che Agna la una erba che dagandogela amanzar la fa disperder in 3 di. Essa conosce anche il modo di far sparire la zalura del viso o el zalo del viso. E cioè si prende uno fil de seda zalla, la se mette in aqua et se lava il viso cum quella e cosi se caza via quella zalura. (Proc. non esped.) anni 1552 e 1553 c. 1509-1516 Capitano David Bembo Processus criminalis contra Alexanclrum de Vertiis Alessandro de Verzi, trovandosi al reparo in Pinguente, ingiuriò e minacciò anche con la spada ser Domenico figlio di sei' Iacopo Frumento cancelliere del capitano. Egli è bandito dal capitanato di Raspo per due anni; quindi, commutata la pena 1 del bando in un mese di prigione, è tenuto anche al pagamento delle spese processuali. anno 1552 c. 1517-1524 Capitano David Bembo Processus criminalis contra Mateum et Vitum Maurosicli habi-tatores territorii Montone ob mortem lacobi Ratosich de Sa.lexe Matteo Maurosich, trovandosi alla fiera di S. Spirito nel territorio di Pinguente, venne a contesa per interessi con Iacopo Ratosich di Salise cui minacciò con arme. Accorso il fratello di lui Vito, questi colpì Iacopo con scure al capo in modo che dopo quattro giorni morì. Vito è punito al bando perpetuo dal capitanato e Matteo al bando per anni cinque. anni 1552 e 1553 c. 1525-1533 Capitano David Bembo Processus criminalis Andree Tubicinis Andrea Galasio, trombetta della Compagnia di Raspo, senza darne avviso al capitano e trovare altri che lo sostituisca, montato il suo cavallo con la tromba ad armacollo partì di Pinguente e recossi nel Friuli al soldo dei Savorgnani. Egli è condannato in lire 25 e al bando dal capitanato per anni cinque. Quindi, in seguito a rescritto di Stefano Teopulo capitano generale di mare dato in porto di Pirano li 17 decembre, la pena è commutata in un mese di prigione. anno 1552 c. 1534-1539 Capitano David Bembo Processus criminalis Iulii de Germanis cum Domino Tisio Lugnano Tiso Lugnani, trovandosi al ballo, senza cagione alcuna, disse a Giulio de Germanis: tu se superbo perchè to pare e zudese de tanti aseni; a cui Giulio rispose: mio padre e homo da ben. Allora Tiso comenzo a darge eli schiaffi et de pugni et messe le man da drio credendo hauer el pugnai et non lo lia-ueva perche el ballava che sei Iho avesse habbuto el ge haveria dato. Poiché Tiso ha mancato in tal guisa di riverenza ai magistrati e ha percosso, viene punito in lire 25 e al bando dal capitanato per un unno. anni 1552 e 1553 c. 1540-1547 Capitano David Bembo Processus criminalis inter Griseum Palaz et Bartolomeum Caincich Grise Palaz è condannato in pena pecuniaria per aver ferito Bartolomeo Caincich. anni 1552 e 1553 c. 1548-1553 Capitano David Bembo Processus criminalis Michelis gerbaz Nicolai de germanis Fran-cisci gerbaz Nicolò de Germanis stipendiarlo di Raspo, Michele Gerbaz pure stipendiarlo e il figlio di questi Francesco essendo nelo-staria et facendo tra loro parole venuti fora, messeno man alle arme et siano ferito. Nicolò e Michele sono puniti alla prigionia di quindici giorni e al pagamento delle spese processuali, assolto invece Francesco. anni 1552 e 1553 c. 1554-1599 Capitano David Bembo Processus criminalis prò assassinamento et homicidio facto in personas Grisei vodopia et Perche eius uxoris per Incognitos in territorio Razize Sconosciuti malfattori, entrati a due ore di notte in casa di Grise Vodopia posta nel territorio di Racizze, uccisero lui e ferirono gravemente sua moglie; quindi, minacciando di morta i figli se loro non fosse indicato ove giaceva il denaro del padre, tolsero tutti i denari che trovarono, vestimenta, carne porcina salata, biade e griso. E, caricata la roba sui cavalli, se ne fuggirono. Riuscita vana ogni ricerca, il capitano avuta facoltà dal principe con lettera ducale Francesco Dona 3 aprile 1552, bandisce una taglia di 1. 200 allo scopo di eruire i colpevoli. In seguito a ciò il vice-gerente di Racizze scopre uno dei malfattori nella persona di Giovanni Fedrigovich abitante di Cosliaco, ove era signore Francesco Barbo. Il Fedrigovich, condotto al tribunale del capitano, confessa che Giovanni Doymonich detto Sepaz, sarte di Veglia, come capo, andò a Segna ove tolse due uscocchi — certi Iacomo Segnani (?) de bergod et matio Zu-pich — e chiamato anche lui (Fedrigovich) andarono insieme a Racizze ove commisero l'assassinio. Il capitano, nell' intento di scoprire gli assassini, scrive dopo di ciò al castellano di San Servolo, al signore di Cosliaco, al capitano di Fiume e a Marcello Capuano vice-capitano di Trieste ove fu cacciato in prigione il detto Sepaz per altri delitti ivi commessi. Egli vorrebbe averlo nelle mani, poiché il fatto di Racizze è più grave, ma il giudice de'maleficii di Trieste Panfilo Cremesio d'Ancona gli rescrive di non poterlo fare vietandoglielo lo statuto. — Il Fedrigovich è condannato alla morto, il suo corpo fatto in quattro parti che vengono appese su quattro forche a bella posta preparate: una nel territorio di Pinguente, l'altra nel territorio di Racizze, la terza nel territorio di Draguch e la quarta nel territorio di Rozzo. Il Doimonich Sepaz intanto, fuggito dalle prigioni di Trieste, viene preso a Racizze, processato e condannato alla stessa pena inflitta al Fedrigovich. Sono anche confiscati i suoi beni coi quali pagare la taglia promessa. Sono egualmente puniti contumaci Matteo Fedrigovich della berda di Cosliaco e Matteo de bergod di Castua al bando perpetuo dal capitanato e dallo stato veneto; se fossero presi, sarebbero uccisi e squartati come i primi due. (Continua) G. V. — Portole ------ 2ST otizie L' ottavo congresso della Società politica istriana Il giorno 18 maggio p. p. si è tenuto nella nostra città 1' annunziato congresso ; e fu per noi una giornata che resterà memorabile per tante ragioni, ma sopratutte per quella di aver potuto ospitare quantunque per poche ore tanti egregi comprovinciali, ciò che pur troppo può avvenire di raro, causa la posizione di Capodistria discosta dalla linea di navigazione che congiunge Pola e tutti i porti dell'Istria con Trieste. L'importanza di questo ottavo congresso non si deve ricercare per avventura nei deliberati presi, ma nel fatto pur tante volte ripetutosi, e che è desiderabile si ripeta ogni anno almeno: nel deciso volere dei migliori patriotti di mantenere forte questa nostra società onde poter soffocare a qualunque costo, fin dal primo nascere, ogni scintilla di maledetta discordia tra noi, e potere così — e soltanto così si può — con le schiere unite combattere 1' agitazione straniera tra le nostre popolazioni rurali, e rimanere noi i padroni di casa nostra. E in questa vita travagliata che pur troppo non accenna a cessare, ma sempre più minaccia, ci è di conforto a ogni speranza la schiera di quei giovani uomini, che oggi si presentano nella vita pubblica e nei municipi e nelle associazioni e speriamolo, tra breve nella dieta provinciale, con un ricco corredo di coltura, di buon volere, e sopra tutto con l'usbergo del nobile carattere; in nome di questi giovani con la coscienza che alle parole seguiranno i fatti, disse bene l'on. presidente della società nel suo discorso di apertura del congresso : .non bisogna stancarsi ma rimanere vigili e compatti per le lotte future, a salvaguardia dei nostri diritti, della nostra augusta civiltà latina!" La relazione del congresso fu pubblicata da tutti i giornali della provincia, e crediamo sufficente per comodo dei lettori riportare i conclusi. Fu votato un atto di ringraziamento alla direzione sopra proposta dell'avv. Costantini appoggiata dal Dr. Belli; fu approvato il bilancio della gestione 1890-92; e stabilito di mantenere per l'anno in corso il solito canone di fior. 4; fu eletta la nuova direzione: avv. Silvestro Venier, presidente ; avv. Andrea Amoroso, Dr. Matteo Bartoli, vicepresidenti ; avv. Felice Bennati, avv. Guglielmo Vareton, Agostino Tornasi, Italo Gabrielli, Dr. Costantino Costantini, Dr. Vittorio Scampicchio, Pietro Madonizza, direttori ; Camus Leandro, Mazzarelli Giovanni, revisori. Infine fu accolta la seguente proposta dell'onor. avv. Costantini : .La società politica istriana radunata a congresso generale, incarica la sua presidenza di avanzare mediante i deputati italiani dell'Istria a Vienna, un memoriale a S. E. il signor ministro-presidente, in cui sieno esposte le condizioni politico-sociali degli italiani dell' Istria nei rapporti colle autorità governative, dai primordi della presente era costituzionale sino ai giorni nostri, che prepararono le cause e tanto contribuirono a creare lo stato gravissimo in cui presentemente gli italiani si trovano ; invocando da S. E. un trattamento da parte delle autorità governative più giusto e più conforme al diritto ed alle leggi, quale uuico mezzo per ricondurre l'Istria al suo stato normale e tutelare la sua esistenza politica e nazionale in armonia alla tradizionale sua civiltà e coltura." Recatisi a pranzo i soci alla trattoria Ferrari, si passarono un paio d' ore allegramente, fino al momento della partenza del battello a vapore che condusse gran parte dei congressisti a Trieste. Cose locali Voci del pubblico lontano Sono voci lontane lontane di uu pubblico che ha poca voce in capitolo, ed è rappresentato da pochi individui, ma che pure reclama il diritto di palesare netta e schietta la sua opinione, la quale deve essere pure valutata e giudicata nou pel censo, o per officio, o per autorità che questi pochi individui abbiano, ma per la semplice circostanza che essi, essendo lontani, non fanno questioni personali, e sono in grado di potere quindi giudicare con la massima oggettività. Ciò posto, sono Istriani, e tra questi alcuni cittadini di Capodistria, che affannosamente domandano il perchè di queste scissure che travagliano uno de' più antichi e nobili municipi dell' Istria, in modo da provocare giustamente lo scioglimento del patrio consiglio, e di conseguenza le nuove elezioni. E dunque tanto al basso caduta la città che per secoli fu, come suona il nome, a capo di tutta la provincia; e la confusion delle persone è arrivata a tal punto da rendere impossibile l'in- tendersi, e ad uomini di buona volontà di condurre a riva la pericolante barca dell' amministrazione comunale? E ciò in un tempo in cui più è necessaria la concordia per tener testa al comune nemico ? È vero che la discordia è nel campo amministrativo, ma è ovvio l'intendere che 1' odio e le passioni di partito possono oggi 0 domani estendersi anche nel campo politico. L' esperienze d'altri luoghi, e dell'Istria stessa ci dimostra che 1 rinnegati ebbero appunto la prima spinta a buttarsi nelle file nemiche da questi battibecchi e questioncelle da campanile. A questo grazie a Dio nou siamo ancora arrivati. Recentissima è la lode tributata agi' Istriani di tenersi uniti contro l'invasione slava. „È generalmente in uso, scrive 1' ,Indipendente" (17 maggio), parlare di partiti iu Istria, mentre realmente non ve ne sono, almeno secondo 1' interpretazione usuale della parola. Nell'Istria non c'è che lotta di due razze." Ma pur troppo i recenti avvenimenti fanno a noi lontani temere assai per l'avvenire; quello non è avvenuto ancora, se le cose procedono di questo passo, potrebbe accadere domani. E davvero ci reca dolore il dirlo : lo scrittore dell'ottimo .Indipendente" è troppo ottimista; il fatto di Capodistria ci dimostra pur troppo che esistono da noi anche partiti, e che tra la razza italiana serpeggia la maledetta pianta della consorteria, e che unita uu momento nell'ora del pericolo, si divide subito per ragioni personali. Noi sempre giudicando da lontano, ignoriamo del tutto le particolarità: non facciamo questioni di torto o di ragione, le parsone scompariscono, rimane il fatto nella sua desolante nudità. A Capodistria ci sono dei patriotti tutti d'accordo finora a battere il nemico iu campo aperto, ma rimessi nella stia si beccano a vicenda come i capponi di Renzo. E come l'andrà a fluire? Questo solo sappiamo per esperienza antica: l'odio partorisce odio; solo l'amore è efficace. Le passioni, una volte sguinzagliate, hanno una terribile logica al loro servizio; e una volta incominciato non si sa dove si vada a finire. La .Provincia" finora ha prudentemente tacciuto ; ma la preghiamo questa volta di farsi organo delle apprensioni e dei timori, sia pure esagerati degli amici lontani: chi ama teme, e troppi esempi abbiamo vicini per temere.1) Fu già detto che le nostre baruffe storiche d'altri tempi sono ima prova del sangue che ci scorre nello vene. Altri e più validi argomenti abbiamo a provare l'italianità: le baruffe, le intestine discordie, oggi ') Malgrado la contrarietà, sempre avuta di entrare nel campo delle lotte comunali in città, per molte ragioni che qui non è necessario esporre, non possiamo rifiutare la pubblicazione di questa lettera che ci viene chiesta con tanta cortese insistenza, e buon diritto da egregi concittadini. E non è solo per dovere di cortesia e di pubblicisti che la stampiamo, ma perchè la voce viene dal di fuori e da lontano, vergine di influenze di parte, e inspirata dal più sincero affetto per il paese, di che nessuno potrà dubitare. Non contiene allusioni a persone ne a fatti speciali, ma accenna al fatto unico della discordia dei cittadini; alle cause ed alle conseguenze, che sono le stesse quasi sempre in tutti i luoghi. I nostri amici e, non ne dubitiamo, gli stessi onesti avversari, riceveranno un benefico influsso dalla lettura di questa lettera; e con gli animi ben disposti di tutte le parti, intanto la cattiva erba della discordia non mette nuove radici. (N. d. ned.) come oggi, ìli tempi radicalmente mutati, sono, rammentatelo bene, la rovina della italianità. Tocca ora agli elettori scongiurare uu tanto male presentandosi compatti alle urne non per iscegliere il consorte A o il consorte B, ma senza distinzione di nomi e di partiti, quelli cbe hanno dato prova di non volere altro, niente altro cbe il pubblico bene. Facciano questi che la risposta delle urne sia tale da cessare le giuste apprensioni che ci agitano, e ci rendono più amara la lontananza della carissima patria. Se qualche cosa abbiamo pur meritato di voi, fate di non dimenticare il consiglio dei cittadini lontani. Semper ego. Bollettini statistici municipali di Gennaio, Febbraio, Marzo ed Aprile 1892 Anagrafe: Nati battezzati 12; maschi 7; femmine 5. — Morti 33, uomini 15 (dei quali 1 carcerato) donne 9, fanciulli 5, fanciulle 3, nonché 1 maschio nato morto. — Trapassati: 1 Minca Antonio di anni 32, 10 Tremul Andrea fu Matteo d'anni 74, Tremul Domenico ved. nata Schipizza, 13 Pozzacai ved. Maria nata Postogna d'anni 85, 15 Dugan Francesca ved. Pasquale d'anni 77, Riosa Domenica ved. Giovanni nata Cercego di anni 90, 16 Riosa Domenico fu Giovanni d'anni 66, (16 Gennaio rinvenuto il cadavere dell'annegato 28 dicembre 1891). C. S. carcerato da Cattaro d' anni 71, 1S Kermaz Michela conj. a Giovanni d'anni 78, Lonzar Francesco fu Nazario d'anni 48, 19 Norbedo Andrea fu Francesco ved. d'anni 81, 21 Gandusio Antonio di Giovanni d'anni 50, 22 Princich Maria nata Pizziga d'anni 75, Bori Mario di Nicolò d'anni 7, 24 Demarchi Caterina nata Pecc.hiarich di anni 57, Riosa Pietro di Pietro d'anni 49 Pieri Giovanni fu Antonio d'anni 71. 25 Bertoch Giovanni fu Domenico d'anni 76, Bertetich Francesco fu Matteo d'anni 47, 26 Ogrin Maria fu Giovanni d'anni 42, Cepich Andrea fu Pietro d'anni 78, 30 Bo-desso Orsola ved. nata Petronio d'anni 92. Matrimoni: 16 Rasman Giuseppe con Margherita Zucca, Rasman Pietro con Maria Minca, 18 Zugna Giacomo con Antonia Decarli, 30 Tamplenizza Giuseppe con Antonia Destradi. Polizia: Usciti dall'i, r. Casa di pena 4 dei quali, 2 istriani, 1 tirolese, 1 carniolino. Sfrattati 3, rilascio di nulla osta per l'estradazione di permesso di viaggio marittimo 3. Insinuazione di possidenti per vendere al minuto di proprie campagne 2 per ettolitri 20 di vino nero a soldi 36. Certificati per spedizione di vino 1, per botti 35 del peso complessivo di chilogr. 24775 di sardelle salate 2, per barili 14 del peso di chilogr. 592, di olio di oliva 1 per caratelli 65 del peso di chilogr. 541. Licenze industriali 7 cioè: 1 per vendita al minuto di caffè, gelati, birra, vino e bibite spi ritose, 1 per osteria, vino, birra e cibarie, 1 per vendita chincaglie, 1 per macelleria, 1 per pistoria, 1 per vendita vestiti fatti e berette, 1 per fabbrica pettini. — Animali macellati : Buoi 45 del peso di chilogr. 3236, con 135 chilogrammi di sego, vitelli 30, castrati 4. Bollettino delle malattie zimotiche. Capodistria: Influenza casi 433, guariti 354, morti 4, rimasti in cura 75. Lazzaretto : Nulla. Anagrafe. Nati, battezzati 28, maschi 13, femmine 15, — Morti 33, uomini 9 (dei quali 2 carcerati) donne 10, fanciulle 5 sotto i sette anni, nonché 2 maschi nati morti. — Trapassati-. 1. Fontanot Giovanna n. Bernè d'anni 80. Visentini Susanna n. Ceconi d'anni 58, Filippini ved. Maria d'anni 96. 3 Majer Elena n. Dellavalle d'anni 74. 8 Wagner Giulio fu Pietro d'anni 59. Riccobon Andrea fu Giuseppe d'anni 78. 9 V. V. (carcerato) da Yergorac (Dalmazia) d' anni 70. 10 Parovel Nazario fu Nazario d'anni 68. 15 Bolzatti Maria n. Cosleva d'anni 56. "Vittoria ved. Vlach n. Corazza d'anni 73. Mareovich Giovanni fu Giov. d'anni 72. 18 Tremul Giacomo fu Stefano d'anni 79. Giovanna ved. Orlini n. Gallo d'anni 82. 20 Salvagno Angelica di Frano, d'anni 11. 21 Monferà Antonio fu Gabriele d'anni 75. 23 Babuder Orsola ved. Gius d'anni 55. 26 B. F. (carcerato) da Banjevac (Dalmazia) d'anni 31. 28 Gerin Bartolomeo fu Cristoforo d'anni 52.^ 29 Simeoni Francesca ved. Marco n. Traiper d'anni 42. — Più fanciulli 7, fanciulle 5 al di sotto di sette anni, nonché 2 maschi nati morti. — Matrimoni 11, 6 Sestan Antonio eoa Lucia Lonzar, — 13 Ban Domenico con Maria Cernivani, — 20 Deste Antonio con Giovanna Pecehiar, Favento Giuseppe con Anna Stock, 27 Norbedo Giovanni con Maria Ukmar, Comuzzo Nazario con Fiiomena Bonivento. Simon Edoardo con Angela-Elisabetta Giorgini, Radivo Giovanni con Lucia Pacchietto, Pe-cenco Antonio con Antonia Steffè. Cecconi Giovanni con Giovanna Parma. 29 Surian Natale con Lucia Morin — Polizia : Certificati d'indigenato 1, ci buona condotta 1, denuncie per ferimento 2, per bailo abusivo 1, per contravvenzione all'ora di polizia 4; usciti dall'i, r. casa di pena 9, dei quali 2 dalmati, 4 istriani, 2 triestini, 1 italiano; sfrattati 4 — rilascio di nuila osta per l'estradazione di permesso di viaggio marittimo 7, rilascio di libretti di lavoro 3, permessi di ballo 2. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino dello proprie campagne 12 per comp. Ettol. 184 di vino nero a soldi 32 al Litro. — Certificati per spedizioni d'olio d'olive 9 per caratelli 55 del peso comp. di chil. 4238.50, di sardelle salate 1, per barili 31 del peso di chil. 1332, per magliuoli di vite 2 del peso di chil. 50. — Licenze industriali 1, per vendita gelati, caramelle, frutta secche o dolci. Animali macellati, buoi 44 del peso di chil. 10241, con 422 chil. di sego, armente 18 del peso di chil. 2600, con 113 chil. di sego, vitelli 27. Bollettino delle malattie zimotiche. Capodistria: Influenza casi 59 dei quali guarirono 58, morto 1. Anagrafe. — Nati battezzati 26, maschi 14, femmine 12. Morti 22, uomini 6 (dei quali 1 carcerato), donne 8, fanciulli 2, fanciulle 5 sotto i sette anni, nonché 1 femmina nata morta — Trapassati. — 2. Pecchiar Ved. Caterina nata Bolcich d'anni 77, 5. Gavinel Domenica fu Nazario d' anni 72, Zecchini Angela fu Dom. d'anni 82, Corrente Lucia ved. Domenico d'anni 54, 6. Tremul Antonia nata Norbedo d'anni 44, 7. Padovan Regina vedova Felice nata Modenese d' anni 72, Simeoni Madaleua ved. Antonio nata Gasperuti d'anni 79, 11. Norbedo Francesco fu Andrea d'anni 58, 14. Verba Giuseppe fu Martino d'anni 46. 17. Karlin Maria d'anni 83, 18. Genzo Francesco di Pietro d'anni 48, 21. K. A. (carcerato) da Sebeuico d'anni 24. 23. Cuvarà Pietro fu Atanasio d'anni 97, 25. Riosa Maria di Francesco d' anni 12. Più fanciulli 2, fanciulle 5 al di sotto di sette anni, nonché 1 femmina nata morta. — Matrimoni, nessuno. — Polizia. — Certificati d'indigenato 2, di buona condotta 3, arresti per ferimento 1, usciti dall' i. r. Casa di pena 4, dei quali 2 triestini, 1 istriano, 1 dalmato. Sfrattati 4. Rilascio di nulla osta per 1'estradazione di permesso di viaggio marittimo 7. di libretti di servizio 2, di lavoro 4, passaporti per l'estero 1, permessi di ballo 3. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 10 per complessivi Ettol. 155 50 di vino nero a soldi 32 il litro. — Certificati per spedizione di vino posto in bottiglie del peso di chil. 29 80, d'olio di oliva 3 per 12 caratelli del peso compi, di chil. 1878.50, di sardoni salati 1 per mastelle 1 del peso di chil. 19, di barbatelle di viti 2 per pezzi compi. 600, di crena di maiale 3, del peso di chil. 391, — Licenze industriali 2, per fotografia 1, per commestibili e coloniali 1. — Animali macellati, buoi 28 del peso di chil. 7216 con 311 chil. di sego, armente 25 del peso di chil. 3739 con 203 chil. di sego, vitelli 23, castrati 0. Bollettino delle malattie zimotiche. Capodistria, nulla. — Lazzaretto, nulla. Anagrafe. Nati: battezzati 32, maschi 14, femmine 18._ Morti 35, uomini 13 (dei quali 7 carcerati) donne 6, fanciulli 5, fanciulle 9 sotto i sette anni, nonché 1 maschio e 1 femmina nati morti. — Trapassati: 2 Mamolo Maria n. Fabretto d'anni 40. K. L. (carcerato) da Knin d'anni 28. M. C. (carcerato) da Zara d'anni 40. 3 Cociancich Ant. fu Nazario, d'anni 78. — 6. Carbonaio Giuseppe fu Gian Maria d'anni 68. Parovel Matteo del fu Fietro d'anni 70. 8. B. S. (carcerato) da Dignano d'anni 78. 9 Fedola Giovanni fu Giov. d'anni 82. 11 Verzi cont. Antonia J. Bortolo nata Iustich d'anni 90. Cimadori Teresa n. Snajer Dom. d'anni 35. B. A. (carcerato) di Gimino d'anni 26. 14 Fi-ipini Domenica fu Domenico d'anni 68. 17 A. G. (carcerato) i Zara d'anni 34. 18 Zernitz Lucia di Simone n. Decarli d'anni ) 19 Parovel Caterina n. Steffe d'anni 56. 22 S. M, (carcerato) i Dernis d'anni 31. 25 Vidali Vincenzo di Giacomo d'anni 25. Dionis Matteo fu Matteo d'anni 42. I G. (carcerato) da Venta d'anni 26. — Più 5 fanciulli e 9 fanciulle ai di sotto di anni, nonché 1 maschio e 1 femmina nati morti. — Matrimoni, i Demarchi Antonio con Margherita Zima. Fontanot Giovanni in Maria Gonich. 27 Micali Giuseppe con Maria-Luigia Maho-tsch. 30 Riccobon Pietro con Domenica Busan; Barut Antonio in Caterina Busechian. — Polizia: usciti dall'i, r. Casa di pena dei quali 1 carniolino, 1 dalmata, sfrattati 2, rilascio di nulla ita per l'estradazione di viaggio marittimo 6, rilascio di li-etti di lavoro 5. Insinuazioni di possidenti per vendere al mirto vino delle proprie campagne 6 per Ettol. 32, di vino nero s. 32-36 al litro. — Certificati: per spedizioni di sardelie saite 2, per barili 35 del peso comp. di chil. 1505 con due barili I salamoja del peso di chil. 150, di sardoni salati 2, per ma-Ielle 161 del peso compi, di chilogrammi 3059, con tre barili i salamoia del peso di chil 260, 2 per 4 fasci di barbatelle di iti del peso compi, di chil. 23, 1 per n. 300 piante di pomi 'oro del peso di chil. 1. — Licenze industriali 6, per comme-libili 1, per pistoria 1, per insalatura di pesce 1, per vettorino , per osteria 2. ■— Animali macellati: buoi 35 del peso di chi-jgrammi 9383, con 462 chil. di sego, armente 21 del peso di hil. 3160, con 138 chil. di sego, vitelli 25. Bollettino dello malattie zimotiche. Lazzaretto: febbre puerperale casi 1, in cura. ■--•——«-- Appunti bibliografici Sogni e Ricordi. Versi di Angelina de Leva. Bologna. Zanichelli. 1892. Italo Sonzio. Arazzi. Trieste. Caprili 1892. Ho più volte domandato a me stesso, perchè mai il vecchio Orazio, buon uomo in fondo e di manica larga in molte altre cose, abbia poi usato tanto rigore verso i poeti ai quali non volle concedere la mediocrità. E per vero con uno stile sempre fresco, e con ragioni che pajono oggi, dopo diciotto secoli, palpitanti d'attualità, il grande critico scrisse: mediocribus esse poetis Non homines, non di, non concessere columnae. Riflettendo però sugli esposti argomenti, e un po' leggendo tra le righe, panni di avere capito il perchè della sua severità. Di avvocati pur troppo, non si può far senza, e tutti non possono essere cime ; di medici, di speziali, d'ingegneri, idem ; ma di poeti si; la poesia è un oggetto di lusso. Anche il lusso è necessario, relativamente intendiamoci. Ma tuttociò che ci allieta la vita, che educa il sentimento deve essere bello: il lusso brutto è la barbarie, barbarie del selvaggio che si fora le pinne del naso per attaccarvi un gingillo. Ciò premesso si capisce perchè il Venosino non abbia concesso ai poeti la mediocrità. Se non che la mediocrità da lui osteggiata non consiste nell'invenzione e nei concetti; ma nella forma. Se si do- vessero accogliere nel tempio dell' arte solo i sommi, allora si avrebbe a fare un gran repulisti in tutte le letterature; e ben pochi poeti sfuggirebbero la condanna di Orazio. Da quanto egli dice poi, spiegando la sua cruda sentenza, è evidente che egli intendeva condannare la mediocrità della forma. Si devono perdonare, scrive egli, al poeta i pochi e leggeri vizi : ....ubi plura nitent in Carmine, non ego paucis Offendar maculis; ma vuol essere invece disprezzato, quando ad ogni istante violi regole e leggi. Chi è ignaro di poetica e pure si ostina a scrivere, sottoponga gli scritti all' esame del censore, e con lungo studio si occupi poi a renderli nitidi e castigati. Ci siamo adunque intesi: se anche taluno si sente il sacro fuoco dell'arte; se ha viva la fantasia, non perciò ha il diritto di scodellarci ogni tanto versi, versi e versi senza studio, senza il lavoro della lima l'inspirazione non basta; l'opera sua non può essere che mediocre, e quindi condannata a priori dal grande maestro. E oggi come oggi saranno poi molti gli scrittori di versi da inscriversi nel catalogo dei mediocri nel senso oraziano? Se diamo un'occhiata alla statistica, scienza fredda ma implacabile, temo che la lista diventi più lunga che il noto catalogo sul quale Leporello avea notato le conquiste di Don Giovanni. E ciò, perchè gli autori di versi che fra parentesi non si chiamano più semplicemente versi; ma si fanno girare con la marca di un titolo, per lo più stravagante, sono innumerabili ; e dotati di una spaventosa fecondità minacciano di crescere al paro delle stelle del cielo, e delle arene del mare come la discendenza di Abramo. E tra la moltitudine, è naturale si facciano largo i mediocri. Concediamo pure che la inclinazione del genio italiano ecciti, i giovani specialmente, a scrivere versi, e che molti siano tra noi veri poeti; ma anche ciò concesso, rimane il dubbio che molti siano i chiamati, e pochi, assai pochi gli eletti. Se poi si riflette ai tempi mutati, alle esigenze della nuova società, alla tendenza degli animi all'utile, al positivo, vi ha ragione a temere cresciuto assai nella presente abbondanza il numero dei mediocri. Pare impossibile; quanto più alto alza la critica la sua voce, quanto più in generale i lettori si mostrano infastiditi di versi; tanto più si avanzano in battaglioni serrati i cultori della poesia. È prezzo dell'opera adunque indagare la ragione di questa anomalia. E parmi averla trovata nell'amor del nuovo, nel fastidio delle strade finora battute iu questa febbre continua, male caratteri- stico del finisecolo, che ci spinge tutti alla scoperta di nuovi cieli e di nuove terre. Il nuovo ! Analizziamo un po' questa tendenza. Negare il nuovo? Dio guardi; sarebbe come rinnegare il progresso; e chiudere gli occhi alla storia della nostra e di tutte le letterature. Quando i primi cultori dell'arte, senza vera inspirazione, calcavano le orine dei provenzali sorse Dante creatore del dolce stil novo; e quindi il Petrarca più moderno, che iniziò il classicismo; poi si ebbe l'innesto felice, non in tutto, del pensiero moderno alla forma antica. In mezzo alle stesse stranezze del seicento si può rilevare un grande amore al nuovo che nella prosa ci dà Galileo, con cui il libero pensiero combatte e vince le ultime battaglie contro la scolastica e il principio d'autorità a sproposito applicato anche nelle regioni della scienza. E così via via dicasi dei grandi innovatori: l'Alfieri, il Parini, il Manzoni. Ed oggi? Con tanto progredire delle scienze, con tante recenti conquiste nel mondo politico, anche a chi vive nel suo guscio, è ovvio immaginare che da una febbre di novità siano dominati quasi tutti i cultori dell'arte. Quindi una smania di cercar nuove vie, e un disprezzo, spesso volgare di quanto fu operato fin qui. Ed eccoci così alle varie scuole che si succedouo una dopo l'altra; ai Romantici, ai Naturalisti, ai Simbolisti, ai Decadenti, che pare minaccino oggi di scendere giù giù per la china, e di dare indietro, ma pur sempre per amore del nuovo. C'è poi un altro pregiudizio non avvertito che io mi sappia, e che è causa di un' inconsulta agitazione nel campo dell'arte. Siamo nel finisecolo; una nuova età sta per spuntare; novus in ordine saeculorum nascitur ordo. C' è della brava gente che in buona fede aspetta dal nuovo secolo la soluzione dei grandi problemi che agitarono finora l'umanità : una rivoluzione sociale, un cataclisma, un guerrone che tagli netto tutte le questioni ; un trionfo della scienza, del reale, del positivo sul mondo religioso-morale così come P abbiamo immaginato finora. Quasi quasi (se è lecito in cosa di così grave momento la celia) si direbbe che ci siano i credenzoni che aspettino abbiano a spuntarci, la mattina del primo gennaio 1901, le ali di qua di là del groppone per salire nei lontani mondi di Venere, di Marte, e di Sirio. E qui, se non temessi di tirare troppo pel lungo il ragionamento, e di uscire dal seminato, vorrei, con la storia alla mano dimostrare che questa divisione della storia per secoli, se è utile allo studioso, anche ci può in molti casi far perdere la tramontana ; e che se molti avvenimenti importanti accaddero in fine di secolo, o al cominciare di un nuovo ; anche moltissimi altri, come la caduta dell'impero d'oriente e la epopea gloriosa doli' unità italiana e germanica accaddero alla metà del secolo 0 giù di lì; onde i criteri per giudicare un secolo si devono prendere di qua e di là, come avviene in tutti i fatti complessi. ] Tornando a bomba dirò adunque che con tutte! queste speranze, illusioni, ardimenti, pregiudizi, le nienti aspettano mirabilie dal secolo vigesimo. Ciò-premesso si capisce subito conte l'amor del nuovo si sia per molti, pei poeti specialmente, e pei romanzieri, mutato in un amore dello strano, del contorto, dell' esagerato ; e in una rabbia pazza di tutto demolire. E ciò dico specialmente per una nuova categoria di scrittori mediocri, ignoranti non solo della forma metrica, della lingua, dello stile, ma della logica ; e che, vivesse Orazio, sarebbero certo da lui, per bene strigliati nella sua Arte poetica. Quante volte di fatto leggendo certe diavolerie analitiche, certi scrutamenti filosofici del cuore untano, che sono la negazione della filosofia, e inoltrandosi invano in certi nuvoloni di frasi e di parole che annebbiano il concetto, e si sforzano di far apparire sublimi le cose più volgari; quante volte, dico, non viene spontaneo sul labbro il detto sapiente del Verdi : torniamo all' antico ! C" è poi un' altra pedanteria di nuovo conio : per esprimere una verità della quale da secoli tutti siamo persuasi, e a significare la quale avevamo il suo bel vocabolo inteso da tutti, adesso per amor del nuovo, ci vuole un vocabolo inventato di pianta, mi vocabolone che abbia la virtù di far credere ai gonzi che col vocabolo nuovo si è creata anche una cosa nuova, mentre la è vecchia come il cavallo di Troja. Un esempio valga per tutti. Sapete qua)' è la nuova lirica che si aspetta? La lirica del poeta altruista. L'altruismo ecco la futura conquista del secolo. E non occorre dire che a significare la medesima cosa si avea da anni, ed anni il suo bel Vocabolo — oggettivo, poesia oggettiva. Occorreva proprio annebbiare il cervello con quel barbaro parolone? E che la massima oggettività abbia formato sempre i grandi poeti chi è che ne ha mai dubitato? Certo ci vuole anche la spinta dall'io;, lo sdegno, il dolore, l'odio, lo sprezzo, i casi personali diedero la prima inspirazione al poeta ; ma 1 migliori volando largo largo, crearono P eterna satira che mira amando al bene universale ; e perciò appunto furono sommi. Che se da altri per altruismo s'intende un trasfondersi tutto nell'oggetto, el reale, senza punto d'idealità, senza che il no-ro signor me, le nostre inclinazioni abbiano a ischiarvisi, allora, parlando così in generale, dico, ìe tanto vale distruggere la personalità, e ridurre i mente una macchina fotografica. Ho detto in ge-erale, perchè su questo argomento è facile essere raintesi ; e perciò mi riservo di spiegare meglio iù oltre il mio pensiero. Che l'altruismo poi di lolti nostri poeti moderni sia proprio quello che i aspetta da tutti, nella sua ultima esplicazione ; che almeno almeno significhi un saper vivere nori del piccolo mondo, sia 1' oggettività insomma esiderata sempre nell'arte grande, ci ho i miei ri-eriti dubbi leggendo molte recenti, ed anche lo-ate composizioni. Che cosa volete, o poeti, che mporti al mondo, il quale ha già tante faccende iulle braccia in questo finisecolo, delle vostre ma-inconie, dei vostri sentimentalismi, dei vostri iste-ismi? Dateci, per Iddio, vi dirò col De Sanctis, on le vostre, ma le lagrime delle cose. E se avete ei dolorucci, e vi piace invocar la musa per le-irli e cercar distrazione, tenete ben bene i vostri versi nel cassetto, o al più, al più leggeteli agli amici, non infastidite ogni tanto il prossimo e i critici dei giornali, che ogni anno, ogni mese, sto per ire ogni giorno sono obbligati a gettar versi nella voragine del cestino. Certo si potrà trovare come ai tempi d'Orazio il facilone che gridi : Pulcher, lene recte: ma gl'incensi degli adulatori, si sa da Dante, dove vanno a finire. Da tutto qnanto si è detto fin qui, il lettore comprenderà che in generale vogliono essere condannate tutte le novità della metrica arcaica, come contrarie al genio della lingua volgare, e più che tutto quell' andar saltacchioni, quella spezzatura del verso, quel trascinare il periodo di strofa in strofa, che sono la negazione dell'armonia; e in quanto alla lingua la smania di foggiare senza bisogno vocaboli nuovi, locuzioni, metafore simbo-liste le più strampalate, come — i tromboni che ridono veleno; ecc. ecc.. e d'altra parte la povertà ostentata per cui in tanta ricchezza di vocabolario si ricorre per moda a una parola sola, ad esprimere impropriamente differenti stati od azioni. Così leggesi di stanze per esempio, che hanno fulgori di luce, di seni che hanno fremiti, di occhi che hanno lagrime, e via via al sine fine. Ho detto di sopra che l'altruismo o meglio l'oggettività, si possa, anzi si debba accettare quale un passo ad una nuova esplicazione dell'arte e mi spiego. Con le ricerche della storia, coi documenti che ogni giorno vengono alla luce, non è più le- cito al romanziere, al poeta di fingere un personaggio storico secondo i suoi ideali, e neppure di rappresentare gli uomini nelle private loro faccende tutto l'opposto di quello sono oggi. Il detto del Mounier — La storia è un attaccapanni a cui io appendo il mio pezzo — non regge più, o almeno ha perduto gran parte del suo valore. L'Alfieri per esempio, il quale ha resuscitato don Carlos per farne un tipo delle virtù eroiche passate, lo Schiller che ce lo mostrò quale un liberale moderno, rimangono sempre due capolavori; ma non ci commovono tanto, dacché la storia coi documenti alla mano ci ha dimostrato che don Carlos, libertino, non più uomo a venti anni, e pazzo di giunta, aspirava al governo delle Fiandre per fare d' ogni erba fascio, e sgovernare a suo modo. E si finisce quindi a dar ragione al Manzoni, che con la sua vigorosa dialettica dopo avere composto un romanzo storico, scrisse quel che scrisse contro il genere stesso. Adunque, una lirica nuova, che esprima i sentimenti dell'uomo moderno, che s'inspiri ai dolori, alle speranze della società travagliata; un romanzo nuovo, una nuova epopea pure senza il Deus ex macchina dell'antica e in cui il protagonista operi come veramente ha operato, e non come l'autore vorrebbe a seconda di quella tal sagoma che si è formato per uso e consumo ; la massima esattezza storica insomma ed oggettività vera che non escluda il sentimento, e la finzione di quei fatti possibili; che dato V individuo, sono la conseguenza del suo temperamento, del suo carattere, e dell'ambiente in cui visse ecco il progresso, ecco il nuovo nell'arte che tutti aspettiamo. Con pazienza però ; perchè i geni non crescono come i funghi; e intanto con inconsulte novità, con pazze imprese, con la smania di tutto demolire, non gabelliamo il vecchio per nuovo, ma piuttosto accontentiamoci, pure cedendo alle esigenze attuali, di seguire le orme dei sommi che ci hanno preceduto, ed apparechiamo così la via al conquistatore novello che è sempre di là da venire. Tutte queste cose si sono dette a proposito di due libri di versi; e non mi sento la voglia di scendere a minuti particolari, e ad analisi fastidiose per me e pei lettori. I quali avranno abbastanza discernimento per comprendere da sè quanto e come i giudizi generali vadano applicati o meno al particolare. Solo aggiungo che al favorevole giudizio sulle poesie della signorina De Leva, già manifestato nella ^Provincia" non ho a togliere nè ad aggiungere parola, meno che meno dopo le lodi tributate alla gentile autrice da quel giornale magno che è la Nuova Antologia. (1 maggio 1892. Al signor Italo Sonzio poi favorevolmente già giudicato dai giornali triestini, e che ha una innegabile vena poetica non io turberò con le mie fisime la legittima soddisfazione del successo. Solo mi permetterà il chiarissimo autore di modestamente osservare che i suoi Arazzi, per certo affollamento di colori e di fili, qualche volta, per associazione d'idee, troppo mi rammentano i seguenti versi di Dante: Con più color sommesse e soprapposte Non fèr' ma' in drappo Tartari nè Turchi, Nè fur tai tele per Aragne imposte. (Inf. 17). P. T. ■----------s&S----- Abbiamo ricevuta in data del 2 corrente questa lettera e ne abbiamo dovuto ritardare la pubblicazione causa la mancanza di spazio. Spettabile Redazione, Un'erronea supposizione ed una non meno erronea deduzione, espresse dall' egregio P. T. nell' ultimo numero della ^Provincia", e che si riferiscono alla mia persona, mi obbligano ad una breve rettifica. La prima consiste in ciò, che non fra me ed il prof. Mitis — come per isbaglio crede il signor P. T. — ma fra questi ed un altro professore avvenne l'anno scorso una piccola polemica, nella quale io non c'entro per nulla nè ci voglio entrare. La seconda poi sullo stile agro dolce della nota in cui c'ito lo studio del prof. Mitis: ,La Dalmazia ai tempi di Lodovico" ecc., nonché essere erronea, m'offende sul vivo; in quanto io intendessi con quella compiere un atto di stima verso l'A. e non viceversa. E giacché l'erronea interpretazione dell'egregio P. T. mi offre l'occasione ad una rettifica, ecco come devesi intendere quella mia dichiarazione, scritta sinceramente e senza sottintesi. lo conosceva lo studio del prof. Micis anche prima; ma siccome nei due fascicoli antecedenti dell' „Archeo-grafo" io doveva dimostrare soltanto, che la cessione delle isole del Quarnero, fatta da Venezia a Lodovico nel 1358, non fu nè giusta nè legale, la citazione dello studio suddetto era fuori di luogo: I.o perchè in esso questa questione non viene toccata; II.o perchè le diverse e lunghe trattative che precedettero quella cessione sono basate sulle stesse fonti alle quali attinsi il Mitis. Quando invece nell'ultimo fascicolo dell' „Archeo-grafo", dichiaro di non potermi dilungare sulle vicenda posteriori della Dalmazia e di Venezia (1358-81), perchè ciò non è necessario alla dimostrazione del cómpito assuntomi circa le isole del Quarnero, rimando in nota il lettore alle opere del Lucio e del Romanin (scrittori di casa nostra) ed in particolare allo studio da me lodato del Mitis, la cui citazione qui mi cadeva in ac-l concio. Ecco tutto. Trieste 2 maggio 1892 Giuseppe Vassilich. ------m".—--—| PUBBLICAZIONI ; La Cooperazione rurale, periodico dedicato alla diffusione delle casse di prestiti dei Circoli agricoli e delle altre istituzioni cooperative e di previdenza nelle campagne. Istituito nel 1885 da L. Wollemborg. — Padova, tip. Prosperini. 1892. Sommario del N. 5 (15 maggio): L'assicurazione] del bestiame (pag. 73) — La cooperazione nella classe operaia (pag. 75) — Un'organizzazione pratica del credito per l'agricoltura (pag. 78) — Le Casse rurali e i Comitati per gli acquisti (pag. 80) — Cenno necrolo-logico: Ermanno Ziller (pag. 81) — La prima Cassa rurale in provincia di Parma (pag. ivi) — Bibliografia (Ottone Brentari) (pag. 82) — Atti delle Casse dei prestili confederiate : Estratto del verbale dell'assemblea generale, del giorno 31 marzo 1892, della Cassa di prestiti di Campodoro (pag. 84) — Estratto del verbale della Cassa di prestiti di Campodoro (pag. 84) — Estratto del verbale della Cassa di prestiti di Loreggia i del 27 marzo 1892 (pag. 76) — Verbale dell'assem- ! blea generale della Cassa di prestiti di Buttilo tenuta il 27 marzo 1892 (pag. 88) — Estratto del verbale dell' assembla generale seguita il 29 marzo 1892 della Cassa rurale di San Rocco di Castagnaretta (pag. 97)-. | In copertina : Situazioni dei conti al 30 aprile j 1892 — Movimento di soci (Cont.) — Pubblicazioni I ricevute — Annunzi — Il giornale degli economisti — La Cooperazione italiana — L'Economista. ---33*5—---- i Pregati pubblichiamo : RINGRAZIAMENTO A tutte le Autorità locali e Corporazioni, nonché a tutti quei gentili che vollero onorare la memoria del conte Gregorio Totto, accompagnandone la salma all' ultima dimora, rende pubblici ringraziamenti La famiglia.