ANNO XXIV. Capodistria, 16 Febbraio 1890. N. 4 LA PR DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-iriineatrn in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono pressi" la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Dn numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Ogrn/cm.0 a, casa sua (Continuazione vedi N. 6 e seg.) Gli altri artisti 17. San Girolamo. Veramente il K, nella chiusa del breve articoletto, rileva che la Dalmazia lo annovera fra le sue glorie. Se non che, essendo tuttora aperta la questione circa la patria del Dottor Massimo della Chiesa, che il sentimento storico degl' istriani vuole essere nato a Sdregna sul Pinguentino, così noi lo riportiamo qui, inviando il lettore, per maggiori studi, allo Stancovicli. (Seconda Edizione, Capodistria, 1888 tra pag. 48-67). Il K. lo Introduce nel suo dizionario per ragioni artistiche. Dice che lo si ritiene quale inventore del canto corale nelle cosidette „horae canonicae". Aggiunge che in una missiva a Dardano, egli si ocoapò di argomenti musicali testimoniando la particolare perizia nei-l'arte relativa. Fonti. Gerber, Lexikon der Tonkùnstler. Gassner, Universal-Lesikon der Tonkunst. 18. Angelo Cameroni, scultore, nato a Trieste. È superfluo di ricordare che il cognome incomincia colla sua dura K. slava ! Racconta l'A. che P artista nel 1854 fece il bel monumento sepolcrale per la famiglia Persich in issile lombardesco ; e che nel cimitero di Trieste si trovino altre sue tombe delle casate Corti, Kall-Rosenbirg, Draghiscevich, Gerolini, Manussi, Bettondi, Vielli, "Volpi, ecc. Rammenta eziandio che nell' anno suddetto si immirava un suo Cupido alla esposizione artistica. Fonte. Diavoletto. 1854. N.i 177, 229. 19. Giuseppe Camisetta, pittore, di origine istriino, viveva intorno al 1806. Unico lo ricorda il Zani iella sua enciclopedia. E probabile che questo diligente e benemerito autore non ne abbia maltrattato il nome alla iugoslava, quale comparisce nello Slovnik. 20. 21. Giovanni e Paolo Gampsa, da Bosote, scultori e intagliatori istriani ; i quali negli anni 1497 e 1499 fecero pelle chiese di S. Servolo e di S. laria in Buje due tabernacoli, adorni di dorature e di disegni artistici. Di Paolo Campsa si trova a Bescanuovs sull'isola di Veglia, nella cappella di S. Michele, un grande altare di legno, non troppo bello però, colla statua della Madonna avente in grembo il Bambino che dorme, e poi altri santi. Al di sotto sta la firma: „Paolo Capsa Veneziano intagliò l'anno 1514. Giovanni Gallerini Bresciano ristauro nel 1842." Dopo il — Veneziano — il K. ci pone tra parentesi un ? L' autore poteva risparmiare il detto punto, perchè proprio non c' era alcun bisogno d'interrogare il lettore a proposito di una difficoltà, che da noi non ha mai esistito. Piuttosto avrebbe fatto un servizio migliore all' arte, ed al Campsa, se fosse stato aggiunto un cenno sulla bontà e riuscita del ristauro eseguito dal bresciano. Fonti. „L' Archeograf'o Triestino." Voi. 14. pag. 299-301. Proprie Note (K). E. Dr. N. --——-- all' iirsa al Tirrìa^o (Continuazione vedi Num. 3) Il suolo Ed è questa varietà la nota caratteristica dell'Istria, e che c'impedisce di cogliere l'assieme, di formarci un' immagine precisa, netta della provincia. A chi muove di fatti dalla costa, e si avanza verso l'interno, reca maraviglia l'ondulazione, l'instabilità del terreno. Da prima fertili colline vestite di oli-veti e di vigne, campi colti, regolari nelle valli, poi colli rotti, sassosi, quindi monti aridi e cime rocciose. Per lungo tratto il terreno è coperto di macchie, di cespugli, miseri avanzi di monti diboscati ; quando meno te lo aspetti ecco di subito in fondo ad un vallone un bosco ancor denso e forte ; la luce stessa pare giuochi a niscondi, e si compiaccia di una bizzarra tavolozza. Di qua un guazzo di colori indecisi e neutri: il morello delle siepi, il rimessiticcio di povere piante tagliate al tronco dalla scure dell' improvvido slavo, poi ancor qualche macchia di vecchi olivi dal verde cupo, cangiante; campi di grano turco giallognolo, secco, prati freschi verdi in fondo a un burrone, erba misera, secca tra le pietre sul pendio ; spesso il monte frana nudo, bianco, dilavato con rapida china, altrove la discesa è franata da frequenti ripiani, dove crescono la vite e i fichi dai rami involti, col verde fogliame. Nei fondi valloni le ombre umide, dense mettono un'uggia, una malinconia indefinita nell' animo ; su su, l'orizzonte si allarga, tra colle e colle, tra rupe e rupe; a un improvviso svolto della strada ecco lontano ti allieta 1' occhio il tremolar della marina, 1' azzurro del mare si confonde con 1' azzurro purissimo del cielo ; il sole manda onde di luce viva, dorata, il roseo scherza e saltella sulle ghiaje dei torrenti, sulle spalle dei monti; il firmamento si tinge del color dell'opalo, e nell'ora del tramento del più vivo rubino, che si fiacca, direbbe Dante ; tutti i colori dell' iride scherzano, si confondono, sfumano nel cielo, in quel cielo così bello quando è bello, e che così spesso è bello ; un saggio, una primizie del cielo d' Oriente. Sì l'Istria è alla pirta cF oriente ; dai nostri canali, dalle nostre isole, dai nostri dirupi la fantasia vola ai Balcani, alle rotte rive della Grecia, ai canali dell' Egeo, agli stietti ed ai seni dell5 Ellesponto. Non è un' allucinazione, è verità; e perciò molti forestieri che visitarono l'Istria interna, come il Yriarte fraucese, credettero di riconoscervi una regione orientale. Hanno ripetuto di molti errori ; neglessero la storia, non videro la curva naturale dell' ultimo lido adriatico che si attacca alla riva a ponente e ne forma una sola regione ; ma sono errori in parte scusabili, e la natura ci ha pure la sua colpa. Sì, l'Istria è una porta a chi viene dal mare, ma porta sempre orientale; non t'inganni l'ampiezza dell'entrare; di là dalla soglia c' è un andirivieni di sentieruoli e di labirinti : la geologia e la storia ti metteranno in mano il filo d'Arianna. Quindi è facile spiegare quella vaga e dolce malinconia che invade l'animo del forestiere. Il silenzio, il silenzio stesso ha un non so che di caratteristico nell'Istria. Piace il silenzio della campagna, dopo i rumori delle industri e popolose città. Se eccettui Trieste ed oggi Pola poste al confine, nessuna cittadella dell' Istria ti fa sentire il bisogno del silenzio e della quiete in aperta campagna. Le cittadelle rimangono spopolate di giorno, perchè i solerti agricoltori che vi abitano, si sono recati per tempo al faticoso lavoro nei campi lontani. Attraversato in silenzio l'abitato, continui a camminare per ore ed ore nella spopolata campagna. E non in questa le frequenti borgate, le ricche fattorie, i casali di numerose famiglie; ma solo povere ville, e casucce isolate sui ciglioni dei monti. Al mare i boschetti d' olivi hanno ancor qualche voce, e lo stormire delle fronde ti susurra gradevolmente all' orecchio ; ma non così nell' Istria bassa tra le nude scogliere, non nell'Istria interna ; e se il vento soffia tra le macchie e i miseri avanzi di boschi recisi, non ci dà il suono eguale, aggradevole, di fronde agitate; non è un susurro, è un crepitio di sterpi che ardono, di ciocchi che gemono. E non parliamo delle folate del Borea; quelli sono urli, fischi, strida, sghignazzamenti di spiriti maligni ubbriachi. I fiumi stessi, i torrenti non hanno voci tra noi. I pochi torrenti si pigliano lo strano piacere di gettarsi a mormorare sotto terra dove nessuno li sente; il classico Timavo, se ai tempi di Virgilio compiacevasi di uscire per nove bocche magno cum murmurc montis, oggi come oggi, vien fuori a San Giovanni cheto come 1' olio. Il Risano, venerando veglio, superbo della sua dignità eteroclita di termine romano, dopo aver borbottato alquanto nelle gore dei molini sotto a Villa Decani, va via lemme lemme e s'impaluda. Peggio il Quieto, che in aspettazione di non so quali disegni secolari d'arginature per non far torto al suo nome scende così tacito e lento al mare "che se* vada ò se stia mal si presume.. Sono poi così poveri d'acqua in generale tutti i nostri fiumi, che non hanno proprio voce in capitolo. Perciò, se a quei di Capodistria venisse il ticchio di rimodernare la loro fontana in Piazza Da Ponte, e di ornarla con la simbolica rappresentazione dei fiumi istriani, come si vede a Firenze in Piazza della Signoria od a Roma, Tacconando fin d'ora allo scultore di non presentarmi il Risano, il Quieto e compagnia bella sotto la fonia di vecchi robusti ed ossuti con un vaso traboccante sotto l'ascella, nè circondati da forti Tritoli. e grassotte Ninfe dai baldanzosi fianchi: ba-steià alla bisogna un gruppo di magri vecchietti rincalzantisi a vicenda, con una misera barbetta come quella del Padre Zaccaria dei Promessi Sposi ; con una caraffa di mezzo litro in mano, ossequiati torm torno da una danza convulsa di rane sbilenche e nervose. Torno in chiave subito per dire del silenzio caratteristico della campagna istriana. Posso dirne con ]iena conoscenza di causa: è una delle memorie piti «are della mia gioventù; quaranta giorni me lo soio goduto su su sul castello di Montona, rimettevo in calma i miei poveri nervi tanto allora agitati Lassù, lassù, dirò anch' io col Porta : „No ghe se sente un et Che rompa la quiet." Gli agricoltori cantano forse ; ma sono troppo lontani pei monti, nella valle ; nel bosco ci stride-deranno gli uccelli di rapina, le cingallegre e le capinere vi faranno loro risvolte svernando allegramente; ma chi le sente fino lassù? Silenzio, silenzio; e la natura ci culla in un dolce abbandono, in una beata fiducia di mondi più quieti e sereni. Ma i poeti ed i romanzieri nel descrivere il silenzio ci mettono, come è necessario, anche le eccezioni. C' è sempre lo strepito di una sonante fontana, il gorgoglio delle acque che si rompono alla pila d'un ponte ; d'altro genere i susurri lassù, e nell'Istria in generale. Ora è il cadere repentino, tronco d'un oggetto sul palco d' una casa isolata ; ora un sommesso favellio di donnicciuole in un orto sotto il barbacane; qualche volta una canzone lontana, morente come un lamento nella valle. Ma dal bosco non arriva fino lassù un grido, non una voce mai. Le piante prima morelle, rinverdiscono mano mano in primavera, in certe ore del giorno pare che un gran manto di porpora si stenda sui tronchi secolari, e un velo cangiante si agiti e fluttui sulle quercie, sul fiume, sulle campagne, sul pendio dei monti ; e allora il manto che si agita, il velo che fluttua, le pigre colonne di fumo che si alzano dai camini di qualche remoto casolare sui fianchi della montagna di Portole, e la nebbiolina della palude sembrano i soli indizi di vita di tutti gli esseri che si svegliano dal lungo sonno invernale. Sono questi i susurri, e le voci della natura lassù ; di raro qualche strepito eccezionale. Uno ne ricordo, ed anche questo così caratteristico che merita di entrare nella descrizione dell' intonazione generele. Era una sera ai primi di Marzo, splendeva la luna crescente, il zefiro caldo di primavera faceva tremolare le nuove fronde degli alberi nei quieti orti, scendevano le ombre giù dai colli e dai tetti facendo spiccare in alto le bianche, rosee ed umide cime dei peschi e dei mandorli. La natura tutta placidamente dormiva, senza strepiti di gualchiere, d' opifizi, di fabbriche, altro distintivo della pace, del silenzio istriano pur troppo ! Ed ecco tutto ad un tratto in quella grande tranquillità un rumore da un casolare sopra ai monti di Portole; un rumore strano, un batter sulle tavole, un tompello di ferri, di casseruole. Domandai a quei di casa; mi dissero che era una musica da gatti ; una serenata ad un vedovo già innanzi negli anni, e che si era unito in quel giorno stesso in matrimonio con una bella ragazza; e che i giovanotti, come è uso del paese, ci facevano il bajone. Sorrisi, e tornai alla finestra a godere di quello strepito originale. Che strane senzazioni mi producevano i suoni diversi ! Mi pareva che un drappello di satiri fossero tutti usciti dal bosco, per ispaventare le pudiche ninfe del Quieto; che que' suoni venissero da una compagnia di geni malefici concertatisi ad irridere alle miserie, a sturbare i sonni pacifici dell' Istria. E come il venticello portava qua e là il suono, e lo faceva echeggiare per le spalle del monte, io immaginava il drappello scendere serrato, girare la strada tortuosa, avanzare, avanzare sempre in taciti sogghigni, mormorando parole di scherno. La luna intanto immobile pendeva dall' alto, contenta di quel baccano, sorridente anche lei, e con un sogghigno tra bonario e briccone su quella mezza bocca velata dall' ombra terrestre, mentre altri spiritelli scherzavano e ridevano nelle macchie profonde, sugli orli dei freddi e spenti crateri. E il bajone continuava insistente, monotono, eguale, se non che il crocchiare dei legni, il tremolo dei ferri si trasformava ogni tanto per la distanza in un' armonia quasi dolce, in una successione di suoni vaghi, misteriosi, profondi. Yi udiva per entro uno sbizzarrire di violini con la sordina, un guizzare di note vellutate, sospiri di flauti, tremolii d'arpe commosse dal vento, lunghi rumori di fili telegrafici; cascatelle d'acqua, gorgogli di rivoletti tra i sassolini ; come nell' armonie divine dell'Aida, annunzianti il murmure del Nilo vicino. E allora via via, di memoria in memoria, d'immagine ad immagine nel mondo dei sogni, nel regno delle fate d'Oriente, con un fantasticare piacevole, con un sentimento affettuoso indeterminato nell' animo : sinnsucht lo dicono i Tedeschi, rèverie i Francesi : noi Italiani, gente allegra, elastica, diffusa nello spettacolo della bellezza plastica non ci abbiamo il vocabolo proprio ; e c' ingegniamo di esprimere questo stato piacevole alla meglio in più modi: dormiveglia, sogno, fantasticheria, meditazione. E davvero anche io mi perdo troppo in queste vaporose idealità, torniamo adunque al reale. Volevo dire che questa varietà del terreno, e i lunghi silenzi e i pochi rumori diversi sono la nota caratteristica del mio paese : non piacerà a tutti, a me si. A molti piacciono invece le cose ben definite; una pianura deve essere una pianura co' suoi filari di viti e di gelsi a perdita d'occhio ; un bosco, un bosco, una valle una valle. Non così nell'Istria. Le brevi pianure sono qua e là interrotte da colli, i boschi da paludi; e quel che più dà nell'occhio i passaggi sono bruschi, i colori non armonizzano sempre. Quale strano contrasto per esempio tra il bosco di Montona e le gole di Pietrapelosa, dove una via rotta conduce tra sassi e sassi nell'uggioso vallone fino ai piedi della diroccata bicocca, alla rupe di Santo Stefano, alle miniere di Sovignacco, alle porte di ferro di Pinguente, alla desolata Prealpe! Così su quel di Pisino, di Albona, e in molti altri luoghi. Per trovare un equivalente musicale dei sentimenti eccitati nell' animo del viaggiatore, non si hanno a ricordare i motivi dei nostri maestri italiani, dove tutto è ben definito, ed ha precisi contorni; meglio cerchiamo nella musica moderna, negli ultimi ardimenti resi italiani dal Verdi nell' Otello, in que' motivi musicali che appena cominciati, svaniscono, e che solo la riflessione e lo studio ci fanno sentire riprodotti, continuati tra un via vai d' altri suoni che volteggiano, s'inseguono, s'incontrano di nuovo, per fondersi in un tutto, non sentito sempre negli orecchi, indovinato quasi nell' anima. Meglio prendiamo un esempio dall' arte del giardiniere. L'Istria non è un giardino classico; non un parco alla veneta come accanto ai palazzi soutuosi del Brenta ; co' suoi viali, co' suoi filari di piante eguali ; l'Istria piuttosto è un giardino inglese. Prospetti vaghi, inaspettati incontri Bei sentieri, antri freschi; opachi seggi. Dirupi di sublime orror dipinti : Campo e giardin, lusso erudito e agreste Semplicità, quinci ondeggiar la messe, Pender le capre da un' aerea balza. l) La similitudine non è però esatta; meglio si dovrebbe dire : L'Istria potrebbe divenire un giardino inglese. Ma perchè tale sia, le mancano i capitali; mancano i comodi della vita, manca la stamburata 0reclame) che inviti gli uccelli di passaggio al paretajo. Soprattutto però difetta la popolazione; su pei monti, nelle valli manca 1' uomo, la popolazione non vi è equilibrata ; addensata, alla marina, frequente nelle molte cittadelle, rara nell' aperta campagna. All' Istria fu largo il cielo di molte bellezze ; ma le manca 1' equilibrio. La storia spiega molte anomalie: la divisione politica ruppe l'unità della provincia, le pesti desolarono più volte il paese; ma in tutto questo non ci avrebbe forse un po'colpa anche la natura? Vediamolo. (Continua) P- T. Seminario o Collegio di Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Nel Nome del Sig Nostro Giesù Christo Amen, l'anno della sua Natiuità mille seicento settantasette, 1677, Inditione Decimaquinta, giorno di Domenica 7 del mese di Pebraro Capodistria nella Camera dell'Audienza del Palazzo Pretoreo, Presenti Patron Antonio Maier, e m. Francesco Cercego testimoni hauuti Alla presenza dell'lll.mo et Ecc.mo Sig. Z. Cabriel Contarmi Podestà, e Capitanio sotto li cui auspicii benigni si spera ogni buon progresso al Collegio. Il Sig. Pre Bastian Sardi habitante in questa Città da questo giorno in poi, et in perpetuo per se, et heredi ha dato, uenduto, e liberamente alienato alli SS. Cau. Olimpo Gauardo, e Cau. Orazio Fini Sindici, et alli SS. Gou. Antonio Brutti, et Andrea Tarsia Dott. Deputati alla fabrica del Collegio, che si deue erigere per seruizio publico in questa Città con Decreto dell'Ecc.mo Senato, qui presenti, e per nome del stesso Collegio acquistanti una casa posta in questa Città in Contrà di Santa Maria Noua soleuata coperta de Coppi, con un luoco di sopra, et uno di sotto et un poco di Corticella, e con tutte le sue ragioni habentie, e pertinente stata da esso Sardi acquistata da m. Antonio Zuppetto habitante in questa Città, come per lnstrumento de dì 17 Nouembre 1675 negl' Atti del sig. Rizzardo Vida publico Nodaro da me Nodaro infrascritto ueduto, e letto. Al quale confina in sol leva le ragioni del detto Collegio, mediante il Casale hoggi acquistato dal sudetto Zuppetto, e ragioni pur del medesimo Collegio per gl'acquisti fatti dalla Confraternita di Santa Maria Noua, mezodì ragioni del Sig. Petronio Petronio, sol a monte, e tramontana strada publica ; Estimata lire trecento, e nouanta tre, mà d'accordo per prezzo, e ualore di lire trecento trenta, giusto all' in-stromento d'acquisto sudetto qual danaro s'obbligano detti SS. Sindici, e Deputati di quello esborsare al detto Sardi, ò à chi hauerà ragione da lui nel termine di giorni quindeci prossimi in tanti contanti, senz' alcuna contradizione, così che fatto detto esborso s'intenda il detto Collegio libero Patrone della dettà Casa, e di poter di quella disponere, come meglio parerà, e piacerà alli sndett: SS. Sindici, e Deputati, e tanto promettono le Parti di mantener, et osseruar, cioè esso Sardi nei proprii, e li SS. Sindici, e Deputati in quelli del Collegio, et Iurauerunt Fran.co Vecelli Nodaro publico >'el Nome del Nostro Sig. Giesù Christo Amen; l'anno della sua Natiuità mille sei cento settantasette, nell' Inditione XV, Giorno di Mercoledì 23 del Mese di Febraro; Fatt'in Capod'Istria nel Pretoreo Palazzo; Presenti il S. Domenico Tiepolo, et m, Anzulo Pugliese, testimonii ecc. Alla presenza dell' lll.mo, et Ecc.mo S. Gio Cabriel Contarini Pod.à e Cap.io sotto i di cui auspicii si spera ogni buon esito al Coll.o infras.to. M. Valentin Carbonar q.m Gio. Maria di questa Città, facendo, come disse, di sua ragion prop.a e libera d' ogni grauezza per se, heredi ecc hà da questo giorno in poi dato, uenduto et alienato agi'Ill.mi SS. Cau. Olimpo Gauardo. et Oratio Fini Dottor Sindici, alli SS. ioli. Antonio Brutti, Andrea Tarsia et Agostin Vida lottori, Deputati alla fabrica del Coll.o di q.sta città, ! per nome del med.o compranti et acquistanti Vn pezzo li Casa prò indiuiso con altra, di ragione del medesimo, :ioè la parte uecchia tutta con corticella e staletta posta n questa Città nella Contrà di Porta Ogni Santi, cou-ina parte d.o Venditor et parte ragioni dal d.o Coll.o ìaluis ecc. e con tutte le sue ragioni ecc Estimata da m.ro Martin Striz et da m.ro Giacomo Frez milanese nurari eletti dalle d.te parti, ualer com'affermano le stesse, lire settecento nouanta sei, mà le medesime parti sono rimaste d' accordo p. ualor e prezzo de lire set-ecento ; A conto de quali hanno cesso e rinoutiato al-l'anted.o m. Valentin accettante e riceuente Vn Casalo, tosto in questa Città nella sud.a Contrà, uenduto al d'o Coll.o il giorno d' oggi con Instrom.to stipolato da me Sodaro per m. Giac. e Filippo de Pangher p. ualor de lire 143.1 et il resto consistente in lire cinquecento tinquanta sei p. 10 è stato effettiuamente esborsato dal iitto S. Vincenzo Roffini p. nome del S. Gio. Batta Srauise Cassiere del Coll.o, che tirò a se il sud.o Venditore chiamandosene p'ciò del prezzo, e rinontia sudetti tanto contento e soddisfato renontiando (carte 60) Promettendo mantener et osseruar la presente Vendit.e S'bera d' ogni grauezza sotto perpetua obligat.e et hipo-theca de tutti, e cadauni loro beni presenti e futuri, et lurauerunt. ■-------- Non abbiamo esitato a pubblicare la lettera ieguente, nella quale il modo di esporre le opinioni non è l'abituale da noi usato, tranquillo, perchè in essa si alza un grido che viene schietto dal tuore, è tutto uno scoppio di dolore che esplode Ja un animo commosso a tante nostre miserie; e, Sciamolo, perchè ha trovato un' eco profonda nel more nostro, da troppo lungo tempo costretto tacere... e tacere. Un altra ragione ci ha fatto convinti di pubblicarla, ed è questa: la voce ci viene dal di fuori, fuori di questa cerchia ristretta dove siamo costretti al lavoro quotidiano, ci viene da un concittadino autorevole, il quale ha la fortuna di vivere sa di una scena assai larga, dove ha parte vivissima nelle maggiori palestre di movimento delle idee, ed estraneo alle piccole questioni che hanno diretta relazione con gli affari nostri più locali e domestici, si trova in grado per avventura di esporre n giudizio senza passione sul nostro modo di comportarci, aprirci orizzonti più larghi e costringerci a rifare la volontà. Pubblichiamo questa lettera in fine, anche in «maggio alla libertà di discussione, senza divi- dere tutte le opinioni dell'egregio autore, perciò che riguarda i suoi apprezzamenti sul contegno del nostro partito in taluni episodii della lotta nazionale. Miseria e... miserie Egregio signor Direttore. 10 non vi domando un regno : chiedo soltanto che mi usiate la cortesia di publicare questa mia lettera nel vostro giornale. Capisco perfettamente che voi, leggendola, troverete che è un grattacapo quello, che io sto per darvi; ma che volete? io faccio assegnamento sulla vostra onestà e poi, dopo tutto, metto qui sotto il mio bravo nome e cognome, e di tutto quello, che io dirò, voi, infine, non sarete che complice — non necessario : l1 imputato principale sarò io. E io, non occorre dirlo, ho buone spalle. Ho ricevuto, come avrete ricevuto anche voi, il resoconto poligrafato della gestione amministrativa del periodico L'Istria per l'anno 1889. E aggiungo per chi amasse saperlo che 1' ho ricevuto per la semplice ragione che da quando L'Istria venne fondata, io sono uno de' suoi azionisti e, quantunque lontano e impegnato oramai in altre cure e in altri interessi, verso tuttavia con molto piacere il mio piccolo obolo a favore di un giornale, che merita tutta la stima e tutta la simpatia di quanti sono ancora in Istria uomini onesti e . . . intelligenti. Ho ricevuto, dunque, come dicevo, codesto resoconto e 1' ho esaminato. Dio mio ! quale miseria ! Qui qualche diplomatico della vecchia scuola osserverà che, se si tratta di miseria, non è il caso di parlarne in publico, che la biancheria sporca si lava in famiglia, che un bel tacer non fu mai scritto ecc. Le conosco tutte, queste ragioni ; ma io sono d'avviso che alla fine dei conti la verità valga ancora meglio ; io sono d'avviso che le piaghe, di qualunque specie siano, non si possono curare, se non si mettono innanzi tutto in piena luce ; ;.o sono, in una parola, d' avviso che il tacere potrebbe per avventura essere pietoso, ma che il parlare è certamente più vantaggioso, se si vuole, non dirò ottenere, ma almeno tentare qualche riparo. Miserie ! miserie ! miserie ! 11 giornale 1j Istria sorse sei o sette anni fa per necessità di cose, quando la protervia slava, cominciando a impersonarsi e a prender forma e figura, fece comprendere alli uomini prudenti che era tempo di porre un argine a codesta fanghiglia, la quale, assumendo le parvenze e le minaccie di un torrente, accennava a volerci tutti ingoiare. Sorse appoggiato, per quanto io credo, dal voto concorde di tutti i migliori nostri, affidato alla direzione di un giovane, che io non conosco, ma che si rivelò da sè in sette o otto anni di lotta, non solo patriota sicuro, ma uomo colto e polemista di polso. Sorse, insomma, accompagnato dai migliori au-spicj, e in tutt' altro paese, che non sia codesta Istria infingarda, avrebbe dovuto fare il suo cammino e ottenere insieme collo scopo patriotico, che lo aveva fatto nascere, un risultato finanziario modesto, ma sicuro, che sarebbe stato meritato compenso a chi ci aveva messo il proprio nome, il proprio ingegno, il proprio lavoro. Invece le cose andarono proprio all' inverso ; il giornale ebbe un bel sventolare la sua patristica bandiera, ebbe un bel mettere i punti sulli i, chiamare le cose col loro nome, eccitare, stimolare, provocare i comprovinciali. Che ! lo lasciarono gridare, come si lascia gridare una rana, che non si può far tacere ; ma, alle corte, lo lasciarono anche solo o quasi. E il giornale, ajutato da pochi, colpito dalle solite tasse, senza modo di espandersi, simile all' uccellino nella campana pneumatica, venne via via scemando, non di coraggio, grazie a Dio, ma di forze, di quelle forze, che egli aveva diritto, sacrosanto diritto di attendersi dai comprovinciali, e che questi sapientemente gli rifiutarono. E ora siamo agli sgoccioli, o io mi inganno. Ripeto che non ho l'onore di conoscere personalmente chi scrive l'Istria, e che non so nulla de' fatti suoi ; giudico da quello, che vedo, dalli atti resi publici, come il primo venuto. E trovo che il resoconto dell'annata 1889, quello, a cui accennavo in principio, è una prova palpabile di miseria. Giudicatene voi, egregio Direttore della Provincia, che di siffatte miserie dovete essere da anni giudice competente. Il reddito totale dell'anno 1879 fu di fiorini 3434, e ciò — intendiamoci — per un giornale settimanale di quattro e qualche volta di otto pagine, il che vuol dire 66 fiorini per settimana. Un giornale, il quale non arriva a incassare (intendiamoci : incassare, non guadagnare) che 66 fiorini alla settimana, è già qualcosa di . . . americano — alla rovescia. Ma c' è di meglio ; sapete voi come si poterono incassare codesti miserabili 66 fiorini alla settimana? Ecco, i fondatori dell' Istria, conoscendo i loro polli, avevano fino da bel principio fatto poco assegnamento sui canoni delli associati, che nei paesi civili sono quelli, da cui i giornali traggono vita e spesso anche lauti guadagni ; perciò avevano invitato i più intelligenti, i più colti, i più amanti della patria fra li Istriani a firmare delle azioni annue da dieci fiorini l'una. Or bene, li azionisti, sulle prime, non mancarono ; ma poi pare che si stancassero, e ora sono ridotti a una cifra, ehe non è molto gloriosa. Quanto alii associati, quelli poi pensarono che era meglio leggere il giornale gratis al caffè, e tagliarono il nodo gordiano, non associandosi. Alle corte, volete sapere come si riparte codesto meschino reddito di 3434 fiorini incassati nel corso di un intero anno ? Ecco qua: 1818 fiorini si ebbero dalli azionisti; e qui il resoconto osserva che, durante l'anno, vennero a mancare 270 fiorini, importo di una metà delle 54 azioni firmate dal compianto Dr. Yidnlich morto appunto a metà dell' anno. Dal che si desumono due cose : l'una che le azioni sottoscritte avrebbero dovuto dare in totale per tutto l'anno fiorini 2088.20, ossia che le azioni raccolte in tutta la provincia sommarono in complesso a 208, dico duecento e otto-, l'altra che di queste duecento e otto azioni, più di un quarto, ossia precisamente 54 erano state sottoscritte da una sola persona, il Vi- dulich, quel Vidulich, di cui i politicanti da caffè avranno chi sa quante volte detto plagas, fumando il virginia, e sbadigliando, fin che veniva l'ora d'andare a pranzo. Tutto il resto della provincia, compresi i comprovinciali all'estero, non diede che 154 azioni. Il secondo cespite d'entrata fu quello delle associazioni, ossia delli abbonati ; e anche qui c' è proprio da ridere. Si incassarono per questo titolo fiorini 886.84r ossia, ritenuto che il prezzo d' abbonamento è di fiorini sei all' anno, si ebbero 113 associati. Il resto viene dalla Giunta Provinciale e dal Consiglio Agrario Provinciale, i quali pagarono, l'una 200 fiorini all'anno, l'altra 200 fiorini per una volta tanto, quale compenso della stampa dei loro verbali fatta dal giornale. Il che vuol dire che in Istria le cose vanno all' opposto di quanto accade altrove, perchè altrove i giornali fanno a gara per publicare i documenti d'interesse publico, e qui invece si fanno pagare. Ossia, a dirlo in lingua povera, si devono cercare dei pretesti per soccorrere un giornale, che dal publico è lasciato in asso. Altri 99.62 fiorini finalmente provengono dalla cessione in secondo abbonamento dei giornali di cambio e dalli annunzi. E siccome il primo cespite diede 90 fiorini, ne consegue che per spese di publicità sul giornale maggiore e più autorevole della provincia li Istriani erogarono nel corso dell'anno 1890 la cospicua somma di fiorini 9.62. Posto tutto ciò, non deve far maraviglia che le spese abbiano dovuto essere più che ridotte, e che il redattore nelli ultimi quattro mesi dell'anno abbia dovuto lavorare soltanto per la gloria. La ragione è chiara: non c' erano danari per pagarlo. Ma è chiara anche, almeno ai miei occhi, un'altra cosa, ed è che, dati questi risultati, 1' alternativa, che si presenta a chi li considera, è questa: o il giornale è mal fatto, inutile, inopportuno, e per questa ragione non è appoggiato ; oppure il giornale è meritevole d'appoggio, e tuttavia è lasciato solo, e allora il paese, che lascia languire e morire d'inedia un organo di publicità sorto apposta per difendere i suoi interessi, è un paese, che da se stesso pronunzia la propria condanna. Ma, pur troppo, la prima delle due ipotesi non è altro che una ipotesi. 11 giornale non merita la taccia d'essere fatto male; al contrario, è fatto benissimo, è uno dei migliori giornaletti di provincia, che io conosca; sarebbe difficile, per non dire impossibile, date le sue condizioni, di far meglio. D'altra parte chi potrebbe negare la sua utilità, la sua opportunità, diciamo la parola, la sua necessità? Come? avete in casa quel po' po' di agitazione slava; avete quelli energumeni di preti cranzi e croati, che col pretesto della cura d' anime vengono a spadroneggiare le coscienze, aizzandovele contro; avete i maestri comunali, e ... . tutto il resto, che da anni vi hanno posto regolare e — diciamolo _— minaccioso assedio ; avete la Dieta Provinciale divenuta per colpa dei vostri deputati troppo deboli scena di farse indecenti, ove lo slavo si fa beffe di voi e irride alla vostra millenaria cultura italiana — e vorreste dirmi che non è il caso di darsene per intesi, e che si può continuare a fumare il virginia al caffè, contentandosi di ridere delle improntitudini di quei quattro matti, che vanno alla Dieta di Parenzo a vociare in lingua slava? Scusate: Siete in errore. Non è più il caso di sclamare: jam proximus ardet Ucalegon ; l'Ucalegon arde già, e se non provedete, e presto, finirete a restare bruciati. Ed ecco qui un galantuomo, il quale, ajutato da altri galantuomini, vi dice : son qui io, prendo sopra di me tutto, dirigerò io la battaglia; voi non avete che a seguirmi e a pagare quei pochi, che occorrono per saldare le spese. E voi me lo lasciate solo, o quasi, e non avete nemmeno tanto senso comune, da capire che le spese, dovete almeno pagarle, e che quei pochi, che vi si domandano, sono denari messi al cento per uno — se almeno vi preme di accertarvi che i vostri figli cresceranno, come sono nati, italiani, e che la vostra provincia non diventerà, nè oggi, nè mai un'appendice dell'illustre regno uno e trino . . . della Croazia? Davanti a tanta inerzia cascherebbero le braccia anche ai più ardimentosi. Noi, da qui, ove siamo, lavoriamo, per quanto ci è dato, a sostenere e a far accettare quel concetto fondamentale della nostra vita, che si riassume nella frase : l'Italia delli Italiani; e voi, voi, che siete costì, sul luogo della lotta — e che lotta! — non trovate nel vostro patriotismo e nella vostra saccoccia nemmeno sei fiorini per pagare 1' abbonamento a un giornale, che insieme con quello, a cui scrivo è il solo a sostenere il vostro diritto nazionale ? Ma allora, di che paese e di che tempo siete voi ? Come ? in un' epoca, nella quale tutte le nazionalità lottano per la propria esistenza, voi non vi sentite ribollire il sangue, vedendo che altri vi contesta la vostra? Non vi pare che sia venuto anche per voi il momento di lottare ? di lottare per vivere ? E quando perchè lottiate, vi si domanda solo la miseria di sei fiorini, come potete voi rifiutarvi? come potete lasciar cadere un giornale, che in cambio della sua opera vi chiede solo codesto meschino contributo ? Egregio Direttore, io non vado più innanzi. Certe cose, o si capiscono, o non si capiscono. Se i nostri concittadini hanno sentimento di patria, devono aver compreso a quest' ora, ogni discorso ulteriore sarebbe inutile; se, viceversa, non hanno . . . quanto sopra, è inutile proseguire. Ma in quest'ultimo caso, io vi darei un consiglio amichevole : voi, che da anni sagrificate una sommetta forse non indifferente per tenere in vita la Provincia, farete bene a risparmiarla. Morta VIstria, morta la Provincia,resterebbero padroni del campo il Diritto Croato e la Nasa Sloga ; l'Istria diventerebbe in pochi anni, e davvero, una pro-rincia slava; ma i nostri cari, carissimi concittadini avrebbero finalmente ottenuto quello, che si meritano. Credetemi vostro Avv. Giorgio Baseggio —-—-J53 «e»---- ILT otizie Per sabato 15 corrente è convocato a Trieste il consiglio d'amministrazione della Società di navigazione a vapore Istria-Trieste con il seguente ordine del giorno: 1. Lettura del verbale dell'anteriore seduta; 2. presentazione del bilancio prò 1889; 3. comunicazione ') L'egregio autore ignorava che abbiamo un valoroso confratello a difesa dei nostri diritti «Il giovine Pensiero» di Pola. (Nota della Red.) della direzione ; 4. lettura ed approvazione della con. venzione conclusa con i signori fratelli Cesare. Dunque fra le altre deliberazioni, il consiglio dovrà prendere pur quella riflettente l'accettazione dei patti dell' accordo stipulato fra i rappresentanti della ditta Cesare e la direzione della nostra società. L' argomento, come si vede, è di capitale importanza non solo per la società Istria-Trieste, ma per la provinciajintera. Crediamo di poter asserire che in virtù dell' accordo la ditta Cesare ritirerà i suoi battelli, cedendo il trasporto della posta verso uu indennizzo di f. 22.000 pagabili con fior. 8000 dopo l'approvazione del seguito accomodamento da parte del congresso generale ed i residui fiorini 14,000 in tre rate annuali senza interessi. Naturalmente che la ditta Cesare ritirerà dalla linea sinora percorsa i suoi battelli eppeua che il consiglio d' amministrazione avrà sanzionato 1' operato della direzione, senza cioè attendere il deliberato del congresso generale ; sicché la cessazione dell' attuale concorrenza potrà aver luogo già nella ventura settimana. Considerando che dalla stipula/ione dell' accordo la nostra società viene a ritrarne un vantaggio sicuro, non dubitiamo che tanto il consiglio quanto a suo tempo gli azionisti convocati in congresso generale vorranno senz' altro approvarlo. Nella seduta di sabato il consiglio stabilirà il giorno dell' assemblea generale, che avrà luogo a Pola. Ci fu dato di vedere le nuove tariffe da attivarsi dopo concluso l'accordo e siamo perciò in grado di far conoscere che i prezzi di passaggio saranno ridotti di un terzo dell' importo fissato dalle tariffe della ditta Cesare prima che principiasse la concorrenza. Ci sarà in confronto d' allora, pure, notevole ribasso nei noli. Nel riferire quanto ci venne gentilmente comunicato, siamo ben lieti di constatare il fatto oramai compiuto, per il quale va data meritata lode alla onorevole direzione della società, il cui decoro fu tenuto alto da essa e dallo spettabile consiglio d'amministrazione, con commendevole zelo attese agli intessi sociali come pure va notato lo spirito eminentemente patriottico degli azionisti in generale, che premurosamente e non senza sacrifizi copersero P ultima emissione. Di fronte a tale avvenimento, che sarà da tutti salutato con sentito piacere, il prezzo delle azioni è considerevolmente salito da 15 a 20 fiorini, per il quale importo vengono oggi acquistate, sicché havvi tutto motivo di sperare che nel corso dell' anno ammonteranno a fiorini 25, cioè al loro valore nominale. E prima di finire crediamo obbligo nostro di rammentare qualmente se prima d' ora non si è raggiunto 1' accomodamento ond' è parola, la cosa non dipendette certo dalla direzione nè dal Consiglio d'amministrezione, nè dagli azionisti, i quali alle proposte fatte in antecedenza dalla ditta Cesare, dovettero unanimi rispondere negativamente, causa P inaccettabilità delle stesse, e così facendo ebbero di mira il prestigio e gli interessi economici della società, a cui perfettamente corrispondono anche ora accettando le proposizioni fatte dalla ditta più nominata. (Dal Giovine Pensiero) La direzione del gruppo Pro Patria di Rovigno pubblicò il seguente avviso diretto ai suoi concittadini : "Anche quest'anno una eletta schiera di giovani egregi, ispirati da nobili sentimenti di elevato patriottismo, si costituiva in Comitato per organizzare —- col plauso della direzione del locale Gruppo — una festa da ballo a vantaggio del fondo Pro Patria. Qualsiasi raccomandazione sembrar potrebbe diffidenza non giustificata di fronte al privato Vostro patriottismo ; percui ci limitiamo a darVi il semplice annunzio che la festa avrà luogo la sera dei 15 febbraio a. c.„ "Voi, figli della italiana Rovigno, vorrete concorrere con un numeroso intervento a render più splendida la festa del Pro Patria, dando così novella prova di quel forte ed elevato sentimento del principio nazionale che avita virtù dei padri Vostri, è Vostro vanto affermare tuttodì con altera fierezza, con fede incrollabile nell' avvenire,. Scrivono da Trento alla Bivista viennese : Godo di potervi partecipare che l'idea, suggerita dal venerando Don Grazioli, di erigere qui nella nostra Trento un monumento a Dante, dal campo ideale incomincia a scendere in quello della realtà. Fu costituito un comitato provvisorio, il quale verosimilmente emanerà una circolare, per sentire come i trentini e tutti gli altri italiani dell'impero siano disposti ad accogliere questo patriottico progetto. Quando ciò avvenisse ed i nostri connazionali condividessero i sentimenti da cui è animato il vostro corrispondente, il bel progetto sarebbe certamente accolto da tutti col massimo trasporto, e non ve ne sarà uno solo, che si rifiuti di prestare il suo obolo perchè se ne effettui la presta e decorosa attuazione. „ Abbiamo ricevuto il bilancio dell'annata testé decorsa, della società triestina, goriziana ed istriana di beneficenza in Milano. Gli incassi per contributi di soci furono di lire 625, oblazioni di privati e corporazioni lire 496.44; interessi sopra depositi alla banca lire 13.63, insieme lire 1135.12. Nelle spese troviamo lire 76.40 per spese d'impianto, stampe ecc., per esazioni lire 26.80, sussidi elargiti in denaro lire 351, buoni per cucine economiche lire 38.50. Civanzo in cassa alla fine dell' anno lire 632.42. Tra i municipi dell' Istria hanno contribuito sussidi a questa società soltanto quelli di Capodistria e Pirano, manifestiamo la speranza che anche gli altri municipi nel venturo bilancio stanzieranno una piccola somma a vantaggio della benefica istituzione ; e notiamo che la società colla distribuzione dei sussidi risparmia molte noje e forse più forti dispendii ai comuni di pertinènza dei singoli sussidiati. La Curia vescovile di Parenzo-Pola, pubblicava ai 13 c. m., quanto segue: „Oggi perveniva a mons. Vescovo il documento autentico, con cui 1' eccellentissima famiglia D' Oria in Genova, in base a varie pratiche precorse e a deliberazione presa nella sua radunanza dei 2 corrente, ridona, verso alcune condizioni molto accettabili, alla Chiesa Cattedrale, i Corpi dei SS. Mauro ecl Eleuterio, patroni di questa città e diocesi, che per diritto di guerra ve-nivano asportati da Parenzo li 14 agosto 1354 dal ge-CAPODISTRIA, Tipografia Cobol-Priora. nerale genovese Pagano D'Oria, e riposti nell' altare laterale, ora del Ss. Sacramento, della Chiesa abbaziale di S. Matteo in Genova, di proprietà della prelodata Famiglia." La notizia di questo avvenimento, che non meno formerà epoca, quanto è di supremo interesse religioso e cittadino, veniva dato al popolo di Parenzo a mezzodì col suono giulivo di tutte le campane, e accolta con lietissima commozione dalla intiera città, che lo ha per un faustissimo presagio, come non lo si dubita, sarà sentita con giubilo da tutti i diocesani. —---—--—3XS—----j Cose locali Bollettino statistico municipale di Gennaio 1890 Anagrafe: Nati battezzati 34, fanciulli 24, fanciulle 10. Morti 31; uomini 7 (dei quali 2 carcerati), donne 12, fanciulli 7, fanciulle 5 al di sotto di sette anni. — Trapassati-. 4 Decarli Giacoma fu Antonio d' anni 68 ; 7 Fogar Lorenzo d'anni 50 ; F. M. (carcerato da S. Vincenti d'anni 23 : Tremul Domenica d'anni 49; 10 Glaser Maria di Francesco d'anni 41; Cornelia Ivancich fu Matteo d'anni 42; 16 Tommasich Anna ved. Giovanni d'anni 81; 16 Deponte Maria di Domenico d'anni 17; 17; Corrente Cristina di Nazario d'anni 53; 16 0. M. (carcerato) da Bencovaz d'anni 41; Trobez Giuseppe d'anni 39; 19 Valencich Agnese fu Giorgio d'anni 50; 20 Favento Rosa fu Marco d'anni 77; 23 Zucca Antonio fu Filippo d'anni 82; 23 Lonzar Simeone di Antonio d'anni ; 22 Vattozaz Maria fu Giacomo d'anni 85 ; 26 Grio Pietro , fu Antonio d'anni 10; 28 Steffe Antonia fu Antonio d'anni 70; 31 Cernivani Orsola fu Pietro d'anni 60. Più fanciulli 7, fanciulle 5 al di sotto di 7 anni. — Matrimoni : 8 Francesco Stolfa di Antonio - Domenica Ragovich di Antonio. 11 Pietro Depangher di Pietro - Angela Bacci di Vincenzo. 11 Valencich Giacomo fu j Michele - Agnese Krainz nata Kastelich. 11 Grio Giuseppe fu Santo - Pizzamei Giovanna di Giuseppe. — Polizia; arresti per vagabondaggio 2, usciti dall' i. r. Casa di pena 7, dei quali dalmati j 1. istriani 4, carintiani 1, italiani 1. Sfrattati 7. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 1 1 per litri 56, prezzo al litro soldi 32. Certificati di spedizioni di vino 2 per ettolitri 13, litri 82; di maglioli di vite 2 per pezzi 516; per spedizioni di sardelle salate 11, per barili 177 del peso di chilogr. 7698, di sardoni salati 1. per mastelle 5, del peso di chilogr. 97; di salamoia 4 per barili 4 del peso di chilogr. < 360; di spedizione d'olio di oliva 3 per barili 66 del peso di chilogr. 4899.50, — Certificati di buona condotta 2, d'indigenato 2; rilascio nulla osta — Passaporti per animali bovini 5 per capi 8. _ Animali macellati, buoi 48, del peso di chilog. 11438 Jj.2, con chilogr. 464 di sego; vacche 20, del peso di chilogr. 285.7, con 126 chilogr. di sego; vitelli 23. — Licenze industriali 1, per vendita all'ingrosso di spiriti. Bollettino delle malattie zimotiche Capodistria: Angina difterica:; ammalarono in gennaio 3 e morirono. — Influenza: ammalarono 238, di questi ne guarirono 213, rimasero in cura 25. — Lazaretto: nulla affatto. _______.—lygy—---—M PUBBLICAZIONI La rivista critica della letteratura italiana diretta da T. Casini, G. Mazzoni, S. Morpurgo, A Zenatti ; Anno VI, N. 1. Sommario: G. Nardelli, W. Goethe. Ermanno e Dorotea, versione metrica di L. Virbis. — T. Casini, V. Monti, Poesie scelte e commentate da G. Piergili — G. Mazzoni, P. E. Guamerio, Le donne della Barbagia.' — M. Menghini, A. D'Ancona, il Tesoro di B. Latini versificato. — Bollettino bibliografico: G. Latini, Vere Novo — A. Saccheri, canti del mare — E. Coloni, canti e poesie ritmiche — Le memorie del globo — G. Mazzatinti, Un bestiario moralizzato — P. Molteni, Le opere di Dante Al-lighieri — L. Frati e C. Ricci, il sepolcro di Dante — C. Wothe, G. Kirner, T. Elette, dialoghi di L. Aretino — L. Amaduzzi, Undici lettere inedite di V. Gambara — Rivista dei periodici — Appunti e notizie — Recènti pubblicazioni »