ANNO XX. Capodistria, 1 Settembre 1886. N. 17. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Rao- i! 1" pii il 10 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un auuo fior. 3; semestre e qua- driii'-strc in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la R-ìnzioue. Popolazione della diocesi di Cittanova nell'anno 1806. Portole, luglio .1886. Dal Rapporto sull'Istria presentato il 17 di ottobre del 1806 al Viceré d'Italia dal consigliere di Stato Bargnani si viene a sapere che questi a-veva incaricato i vescovi di compilare l'anagrafe della provincia. Devesi notare che l'Istria veneta faceva parte allora del regno d'Italia col nome di Dipartimento, del quale il detto Rapporto reca solo la popolazione complessiva che ascendeva a 89251 abitanti. Poi che serve ad ampliare le notizie contenute in quel Rapporto, che il Combi riguardava giustamente quale un documento storico, sarà utile conoscere la popolazione de' singoli luoghi che componevano la diocesi di Cittanova insieme con questo brano di lettera indirizzata al Prefetto del Dipartimento. La quale, mentre conferma l'incarico accennato, viene a correggere altresì altra anagrafe spedita prima a Milano. Lettera ed anagrafe, eh' io ritengo inedite senz' altro, trovatisi nell' archivio de' vescovi di Cittanova, dove furono da me trascritte. Le accludo pure la copia dell' ultima Anagrafe a Lei spedita per sua commissione, avvertendola che quella spedita a Sua Eccellenza il Ministro del Culto in Milano fu dal mio Ministro Cancelliere scoperta fallace, con il riscontro dell' occlusa più recente la lei ricercata. Ho 1' onore di protestarle la mia distinta stima e considerazione di v. s. Obi. Teodoro Vesc.0 di Cittanova Cittanova li 23 Agosto 1806. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Anagrafi degl'individui assunta da tutte le Popolazioni componenti la Diocesi di Cittanova dell' anno 1806, 20 Luglio. Cittanova conta persone 11.0 825 Buie 1478 Grisignana 1058 Portole 1952 Piemonte 694 Umago 1000 M orni ano 1175 Verteneglio 740 Villanova ' 375 Castagna 257 Sterna 5 20 Crassizza 506 Materada 413 S. Lorenzo in Daila 370 Gradigli a 348 Berda 267 Carsette 122 Tribano 241" La popolazione complessiva adunque della diocesi ascendeva a 12311 abitanti. G. V. Appendice alla recensione sul Merio del Ferrai1} SECONDO ELENCO delle famiglie Capodistriane, parenti, amiche ed avverse del vescovo Pietro Paolo Vergerio, i di cui membri, rilevati negli archivi comunali e parrochiali, vivevano nel secolo XVI con brevi cenni; compilato da Andrea Tommasich Catelli Giovanni - Pietro, medico, — Matteo, — Aurelio, — Giov. Pietro Giorgio. ') Continuazione. Vedi n. 1, 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14 anno corrente. Nel primo chiostro del convento di 8. Francesco sopra T arca dei Catelli si leggeva: Sepultura Exc. D. Gio. Antonij Catelli et Haeredum suorum. È ora estinta. Ceredello Antonio, Giovanni. — Estinta. Varie contrade territoriali portano i nomi degli antichi possidenti, nelle medesime, p. e. Còppole, Ceredello, Paderno, Piacentino, Gra-visa, Carbonai-, Cantamessa. Ingaldea ecc. Due conservano il nome degli abati dei monasteri di Benedettini nelle medesime in tempi remoti esistiti, cioè Barbano ed Ancarano. Cocever Leonardo, Antonio, Giorgio, Lucia, Matteo detto Patta, Ambrogio, Simona d'Ambrogio. Esiste in varj rami. Possedeva la sepoltura N. 43 nel primo chiostro dei Minori Conventuali. — 11 minore Osservante Padre Giacomo Cocever d'Antonio insegnò uel 1688 ai preti il canto fermo. Colombo Paolo, Bella, Domenico. Trasferì il domicilio nel Veneto. Costantini Giovanni - Maria, Giovanni - Vincenzo. Passò nella Dalmazia. Febeo Giuseppe, Giov. Paolo. Estinta. — Giuseppe, morto all'età d'anni 43 nel 1571, fu sepellito nella chiesa dei Minori Osservanti dove esiste il suo epitatìo che rileva i suoi meriti. Fedola Zaro, Giacomo, Caterina, Paolo, Apollonio, Francesca, Diana, Giuseppe - Zaro. Esistono varie famiglie. de Flapp Giov. Maria, Francesco, Bortola - Gasparija a, Antonio. Si trasferì nel Friuli. — L' attuale vescovo di Parenzo e Pola è Monsignor Giovanni Battista Dr. Flapp. Franza Polo, Francesco, Giovanna, Giovanni. Traslocò la dimora ad Oltra. Un giovine della famiglia Franza d'Oltra, venuto in questa città nei giorni della sollevazione popolare del 1797, si condusse al deposito della polvere, presso la casa Num. 614 di proprietà Genzo ora Marinaz, nella contrada S. Tomaso, chiestane ed ottenutane nel berretto, percorrendo, senza armi, le vie, venne incendiata maliziosamente da un suo vicino col rovesciarvi la cenere della pipa, la quale gli abbrustolì orribilmente la faccia. Galli (Gallo) Domenico, Cristoforo, Virginio, Giovanni. Esistono sette famiglie. Possedevano le case N. 537, 538, 539, 542, 543 nella contrada S. Pietro. Francesco Gallo fu il primo Direttore del Demanio. — Garello (Sandrin) Clemente, Nicolò, Orsa, Marco, Marina - Orsa, Leandro. Esiste in varj rami. La sepoltura N. 76 nella chiesa di S. Francesco era di questa famiglia. de Giovanni (de Zuanne) Giovanni, Michele, Vincenzo Marc' Antonio (farmacista) Susanna, Pietro, Demostene Flaminio, Don Giovanni (canoni- co), Ostilio, Francesca, Laudomia - Isabella. — Non esiste. — Possedeva la farmacia al Gallo nella casa N. 1123, attualmente di Giovanni Cren sulla Callegheria. — La farmacia al Gallo esiste nella casa N. 1124, che sta di fronte a quella del Cren ed appartiene alle sorelle Pellegrini fù Nicolò. Le case N. 941 e 844 in contrada Ponte-piccolo erano della famiglia de Giovanni (de Zuanne). Fra Pietro de Giovanni fù nel 1569 Inquisitore in patria. La Callegaria o Calligaria, nella contrada di Porta Maggiore (o S. Clemente), è la più frequentata della città, quantunque angusta, con negozi di varii articoli. Il suo nome deriva da Galligaria, eh' era la principale porta della città, situata alla seconda cinta delle mura, tra le case Marsich fu Carli e Marinaz. La prima porta di Costantinopoli intitolavasi pure Galligaria, la quale è stata distrutta dal Sultano Maometto II, successore d'Amu-rat II, nel 1453, il terzo giorno dell' ossi-dione di quella infelice metropoli, a mezzo d' un formidabile cannone denominato Basilica , fuso dal rinegato valacco per nome Urbano, insigne meccanico e celebre fonditore di cannoni. Questa città assunse il nome dell' imperatore Giustino I, che la insignì nel 524 col primo vescovo, ed alla sua porta maggiore diede quello della precipua della capitale. *) ( Continua) Il colera in provincia Pur troppo, siamo costretti di aprire questa triste rubrica: Togliamo dall' Istria del 28 il bollettino che va dal 19 al 26 agosto e che si mantiene quasi stazionario fin' oggi ; diciamo quasi stazionario, perchè in altra nuova località, a Risano, nel comune di Capodistria, scoppiarono due casi susseguiti da morte. „Nella città di Trieste e territorio 1' aumento di casi nella settimana suddetta fu di 53 con 45 morti. — Si constata qnindi, in confronto della settimana precedente, una diminuzione di più della metà nei casi di malattia. Tra la guarnigione non si verificarono casi ulteriori. La totalità delle persone colpite dal 7 giugno *) Ci permettiamo di ricordare al lettore quanto dice sul nome di Giustinopoli, dato a Capodistria, il prof. Vatova nelle Digressioni. N. d. R. a. c. importa 348: di queste guarirono 91, morirono 224 e rimasero in cura 33. Nella provincia dell'Istria avvennero casi isolati nei distretti politici: di Yolosca (comuni di Castua e Jelsane), di Parenzo (città di Parenzo e comune di Buje) e Rovigno e Pola (comune di Canfanaro). Nel distretto politico di Capodistria, l'aumento a Socerga, comune di Pinguente, fu di 5 casi, e il numero totale dei colpiti ammonta a 29 con 13 morti. Nella località di Yalmovrasa, appartenente allo stesso comune, furono constatati 9 casi con 4 morti, e nella città di Muggia 1 caso. Va estinguendosi 1' epidemia a Rizmanje, comune di Dolina: l'aumento di casi fu di 4; in tutto ammalarono persone 61 e ne morirono 34. In Isola invece il morbo infierisce colla maggiore intensità, e in questa settimana vi si registrò un aumento di 45 casi con 29 morti. Dall'11 m. c. vi furono colà 139 casi e 55 morti. A Fianona, distretto politico di Pisino, va pure estinguendosi l'epidemia. L'aumento vi fu di 3 casi, e in tutto gli ammalati furono 25 con 11 morti." In Isola il morbo fa tale strage che si è trovato necessario di ricorrere a rimedi estremi, di una grandissima importanza per i risultati che se ne attendono. Il chiarissimo nostro comprovinciale Prof. Lodovico Brunetti da Rovigno si recò la settimana scorsa ad Isola, e dopo una breve ispezione locale con quel colpo d' occhio eh' egli possiede, giudicò che la nota, anzi famosa fontana d'Isola doveva essere inquinata dai terribili microbi. Prontamente suggerì il rimedio dell' acqua bollita, oppure di altra acqua; e dubbioso che fosse posto in pratica il primo suggerimento di farla bollire, senza badare alle difficoltà, s'appigliò a quello di consigliare V acqua pura di Aurisina delle stesse fonti che forniscono la città di Trieste. Rileviamo questo fatto, raro ad avverarsi, di un uomo, quale il prof. Brunetti, il cui nome non poteva esser noto ad una popolazione di una povera cittadella composta in massima parte di agricoltori, che in pochi minuti ascolta, applaude e ciecamente obbedisce al prof. Brunetti. Orgoglioso del suo trionfo, il benemerito istriano, corre a Trieste, ottiene col-l'appoggio pronto ed energico della i. r. Luogotenenza la fornitura di 4800 litri di acqua giornaliera, delle fonti di Aurisina. Senza perdere un mi- nuto, l'egregio filantropo è in trattative per la spedizione di detta acqua, la quale il giorno seguente è a disposizione degli isolani. Il prof Brunetti ritornò ad Isola domenica 29 p. d. e raccolse i voti che furono unanimi per ottenere una doppia quantità della stessa acqua. Non dubitiamo che i voti della cittadella d'Isola saranno soddisfatti; ora stiamo ansiosi ad osservare i risultati coi più fervidi auguri che sieno coronati da felice successo. Al momento di porre in macchina siamo in grado di dare il bollettino ufficiale tolto dall' Osservatore Triestino del 31 teste spirato, che ci mostra una assai sensibile diminuzione del terribile flagello, specialmente in Isola, nella quale non possiamo più dire che il morbo fa strage : Ecco il bollettino : Dopo il 30 corr. vennero annunziati i seguenti casi: Nel distretto di Capodistria : Isola 4 — Muggia 3 — Valmovrasa 1. — Nel distretto di Parenzo : Tribano 1. — Nel distretto di Volosca: Bergud 2. Rileviamo dunque che in Isola il morbo è in decrescenza: il giorno 29 casi 8 —il 30 casi 6 — il 31 casi 4.....Con tutta ragione ci lusinghiamo che la serie decrescente finisca con lo sperato Zero. ZbT otizie Udine nel giorno 29 m. d. inaugurò il monumento a Garibaldi. Esso si compone di una base granitica, sulla quale ergesi la statua in bronzo dell' eroe leggendario con a lato un garibaldino stringente in pugno la bandiera. A proposito del settimo congresso internazionale degli orientalisti che avrà luogo in Vienna il 17 del prossimo settembre, scrive II Diritto iu un notevole articolo: „Nel campo della biologia indo - europea risuona alto e acclamato il nome di Graziadio Ascoli, vanto dell' itala sua vallata dell' Isonzo, il più grande linguista che oggi abbia V Europa, a confessione di quei meticolosi che sono i nostri alleati del Nord. — Il Congresso di Vienna, aggiunge più innanzi lo stesso Diritto, avrà una peculiare ir~portanza, dacché a quello si dice, si tratterà di organizzare spedizioni scientifiche per le regioni orientali." A Montona si è costituito uu comitato collo scopo di raccogliere delle sottoscrizioni per 1' istituzione di un gruppo Pro patria. Il numero dei soci è ormai tale che potrà formare un gruppo così forte, il quale potrà estendere la sua attività anche uella campagna, dove è più bisogno di tutelare 1' avita nostra nazionalità. A Dignano si è costituito un comitato per la formazione d' un gruppo Pro patria. La direzione della società di navigazione a vapore Istria — Trieste ha stipulato nei giorni scorsi il contratto preliminare per la costruzione di due piroscafi col rappresentante e procuratore a Trieste dello stabilimento Howaldt in Kiel. Il comitato permanente del Consiglio agrario provinciale tenne il dì 26 m. d. la sua ordinaria trimestrale adunanza. Nella località di Zopiga, territorio di Buje, si è, purtroppo, sviluppata la fillossera, e si crede anche a Merischie ; così pure a Bassania, territorio di Umago, nelle vicinanze di Salvore. A Bolzano, cittadella di oltre 9000 anime, fiorente ed operosa per le sue seterie, calzetterie e pel suo commercio di transito, avrà luogo un' esposizione enologica, in cui si porranno in mostra anche i vini istriani. Il podestà di Pola invitò i suoi concittadini, con generoso e caldo appello, a concorrere alla sottoscrizione pel ritratto di Pietro Kandier, che già eseguito dal Gianelli, verrà conservato, come annunciammo nel penultimo num., nella sala della Società di archeologia e storia patria in Parenzo. Un corrispondente da Pola dice a ragione nel periodico L* Istria, — „che fra tutte le città nostre, quella che più deve allo studio di quel-P egregio patriotta, è appunto Pola;* ciò non toglie che l'infaticabile storiografo abbia giovato coi moltissimi suoi lavori a far conoscere tutta la provincia. Cose locali -.. i'JL' ti • : . L'egregio prof. L. Brunetti diede nel pomeriggio di Domenica 29 p. p. un' applaudita conferenza sul colera, nell'antica sala del palazzo Pretorio, alla presenza di numeroso pubblico, tra cui oltre parecchie signore e popolane, anche moltissimi artieri ed agricoltori. Alle 11 pomeridiane di Venerdì fu avvertita una scossa di terremoto in senso ondulatorio, ma così leggiera da non produrre alcun panico nella nostra città. ------ Offerte a beneficio dell' Ospitale ed Asilo Infantile. Vittoria Paccanoni Cornelia Gasperutti Antonio Platzer per l'Ospitale per l'Asilo Importo delle oblazioni in denaro raccolto fin' oggi per l'Ospitale ed Asilo fior. 102. 50 Per il solo Asilo „ 42. — Totale fior. 144. 50 TOPONOMASTICA Neil' annuario per il 1881-85 della Società degli Alpinisti Tridentini fu pubblicato uno studio „sulla nomenclatura delle dolomiti di Fassa" dei signori G. Gambillo, C. Candelpergher e A. Tom-bosi, accompagnato da uno schizzo topografico e da quattro panorami. Lo scopo di questo studio fu quello di determinare colla possibile esattezza la topografia di quell' importante gruppo alpino, i di cui rilievi nella carta dello stato maggiore austriaco (1:75000) furono rettificati dal signor G. Merzbacher nella Zeitschrift des deutschen und oest. Alpenverein del 1884. Molte sono le inesattezze topografiche e toponomastiche che si riscontrano sulla accennata carta dello stato maggiore, anche per la nostra provincia e per il gruppo delle Alpi Giulie, e non ha molto abbiamo avuto occasione di riscontrarne parecchie, con 1' ajuto di un distinto militare. Sarebbe quindi opera lodevolissima, se il nostro Club alpino delle Giulie volesse occuparsene di proposito. Il Bollettino della società geografica italiana raccomanda assai questi studii al Club alpino italiano, perchè „non solo la Geografia, ma anahe la Storia e la Filologia hanno grande interesse alla scrupolosa osservanza di queste regole." Appunti bibliografici Annuario dalmatico diretto dal Professor L. Be-neventa, Prof. V. Bruneiii e S. Ferrari Cupilli. Anno terzo. Zara. Artale 1886. Contiene quattro ottimi studi su importanti argomenti col titolo — La Contea di Poglizza del Prof. T. Erber — Notizie sulla fauna imenottero-loga dalmata del Prof. Riccardo Gasperini — Vita, ed opere di Giandomenico Stratico del Prof. Vitaliano Bruneiii — Il comune di Zara nel Medio Evo (dal V al XII secolo) del Prof. Lorenzo Be-nevenia. Ciò che eccita subito tutta l'attenzione del lettore si è una larghezza di vedute, ed uno sguardo sicuro gettato non solo sul fatto particolare, sulla storia di un dato paesello, ma sulla provincia tutta, e spesso sulla nazione. Niente qui adunque di cam-panilesco, di gretto, non quella smania arcaica di frugare nelle cronache spropositate di qualche archivio di chiesuola per dare valore storico alle strampalate leggende. Vi si ammira pure la freschezza dello stile, la purezza del dettato, un'italianità spontanea e viva. Motus in fine velocior; fior. 4 »così iti confini ed oltre ai confini, nelle antiche colonie, benché tanto contrastata vive pura la romanità. Il primo studio La Contea di Poglizza non è frammentario, ma illustra una data epaca. Le vicende di Poglizza, la perdita de' suoi privilegi e diritti storici si annodano alle vicende della Dalmazia e di molti altri paesi nel principio del nostro secolo. Il primo dominio austriaco, il francese, il regno italico, il dominio austriaco ancora, la guerra del 1806, la fiotta russa nelle Bocche di Cattaro, 1' energica difesa del generale Marmont, la rivoluzione di Po-glizze finita con la strage degli illusi ribelli e la perdita di tutti i loro secolari privilegi, per cui Poglizze formava, durante il Dominio Veneto, uno stato nello stato : sono tutti questi fatti importanti, e per molti anche nuovi. Lo stesso dicasi anche dei minuti ragguagli. Sotto il primo dominio austriaco „tutti i protocolli, nonché le corrispondenze ufficiose della contea, dovevano essere scritte in lingua italiana, e soltanto i decreti del governo austriaco risguardanti quei sudditi, oltre il testo italiano, dovevano essere corredati d' una traduzione slava" (pag. 4). Nelle scara-muccie e nei fatti d'armi dei Francesi contro i Russi ed i Poglizzani si segnalò 1' undecimo battaglione della guardia reale italiana (pag. 29). Anche giova sapere che i Russi, usciti dalle bocche di Cattaro per scorrere lungo il litorale dalmata, portavano, oltre il proprio stendardo, quello della repubblica veneta, collo scopo evidente di guadagnare meglio i Dalmati; e che i Poglizzani ed alcuni Bocchesi fra salve di fucili spiegarono la bandiera di San Marco (pag. 36): ultimi tratti questi del per poco redivivo leone sul mare già suo : tanto era radicato nei Dalmati l'amore a San Marco. A queste fonti adunque utilmente dovrebbe attingere la storia nazionale e la veneta in particolare. Ma come, domanderà il lettore, nacquero questi straordinari privilegi di Poglizze, piccolo e povero territorio tra quel di Spalato, Signa ed Alinissa ? Lo si travede dai documenti annessi, e specialmente dalla Patente 15 Novembre 1537 del Doge Andrea Gritti. Rimane il desiderio di un circostanziato racconto ; desiderio che il chiarissimo autore vorrà forse, e certo potrà appagare. Seguono le — Notizie sulla Fauna imenotte-rologa dalmata. La Dalmazia sotto il punto di vista imenotterologico è stata assai poco esplorata, nessun dalmata si è mai occupato di questo interessantissimo ordine d'insetti. Vi si accinge 1' autore, e chiede il ben dovuto compatimento per le eventuali mancanze, ricordando che forse a nessun studio quanto a quello di questo genere d'insetti si attaglia il vecchio adagio : ovine initium est durum. Anche il professor naturalista vede largo come i suoi compagni, e perciò premette alcune opportune considerazioni sui principali rapporti geologici, sul clima e sulla flora della Dalmazia, e ci dà in ultimo una tavola della temperatura mensile in vari luoghi del litorale e dei monti dalmatici. Tractent fabrilia fabri; passiamo quindi a dire con maggior conoscenza di causa del terzo studio — Vita ed opere di Giandomenico Strafico. E qui, per mostrare come il Prof. Vitaliano Bruneiii si sia uniformato allo spirito dell'Annuario dalmatico, cedo all' autore la parola: „Lo studio, della vita e delle opere dello Strafico non è soltanto una curiosità letteraria che possa soddisfare alle esigenze di qualche bibliofilo ; non solo s'appaga per esso quel piccolo orgoglio municipale, che cerca di accrescere il numero degli uomini illustri del proprio paese; non contiene in sé la conoscenza soltanto di un uomo e delle opere sue ; ina abbraccia insieme la storia letteraria e civile, la morale e la filosofia di un' epoca intera, e di un' intera nazione" (pag. 87). Egregiamente, professore ; non siamo no col catalogo in mano dei settantasette letterati di Portole. Ma vi ha anche di più. „La storia della vita giovanile dello Strafico ci conduce in mezzo alla società colta e galante di Roma e di Toscana, e ci fa conoscere ancora una volta quelle poetesse equivoche, quegli abatonzoli sentimentali, quei frati sguajati, quelle monache vittime innocenti di tanti pregiudizi, quel nobilume superbo e corrotto. " (pag. 88) Badiamo però di non allargar troppo gl' intenti, o, meglio ancora, spieghiamoci. Il mondo dello Strafico non è tutto il mondo italiano, direbbe il De Saudis: proprio in quei tempi l'Alfieri, il Parini, il Foscolo, per tacere di molti altri, sdegnosamente combattevano contro la corruzione e gl' intrighi di frati sguajati e di abatonzoli sentimentali. Lo Strafico pur troppo lo troviamo schierato dalla parte di quelli (ed erano i più) che furono combattuti dai riformatori. I quali alla loro volta, se predicarono sempre bene, qualche volta (oggi volerlo negare sarebbe rettorica) razzolarono male. Rimane adunque vero con questa restrizione che la vita dello Strafico abbraccia insieme, come sopra, tutto quello vuole il chiarissimo autore. Il Bruneiii non è nome nuovo pei lettori della Provincia. In una corrispondenza da Zara nel Num. 17, — 1883 il signor Bruneiii toccò già dello Stra- tico, e ci diede un elenco de' suoi scritti relativi a cose e persone dell'Istria, scritti che si conservano nella biblioteca del ginnasio di Zara. Nel N. 3 del 1884 rispose a me sulla nota questione di Luciano Laurana o Lovrana; trattò lo stesso argomento nell'Annuario Dalmatico dello scorso anno; e la causa è tuttora pendente. Dello Strafico ho trattato anche io in due articoli nella Provincia 6 e 7 —, 1884; e a questi rimando il lettore per non ripetere cose già dette. Fornito dunque di nuovi studi e documenti, il Professor Bruneiii da pari suo è ritornato alla carica, e ci ha dato un' ottima biografia dello Strafico, completando, e qualche volta rettificando qualche giudizio deH'Ademollo, il quale nel Fanfulla delia Domenica, prima, e nell'Archivio storico por Trieste e l'Istria ecc. poi, fu il primo a ritoccare dello Strafico ai nostri giorni. I molti documenti, le lettere specialmente e le poesie, confermano il giudizio dato già dall' Ademollo sulle debolezze, e più in là, del frate domenicano pel devoto femmineo sesso; anzi lo aggravano. Il signor Bruneiii però non vuole sopraccapi; cita, riferisce, e si rimette poi alla discrezione del lettore; frase sua prediletta. Senza più questioni riferirò qui spigolando quanto può tornar utile a sapersi ai lettori istriani. In data 24 Dicembre 1777, essendo \re-scovo di Cittanuova, scrive ad un amico in Toscana: — „Non sono stato ancora a Trieste, e non ho perciò veduto la bella Voinovich; ma v'anderò forse nel carnevale; e allora cercherò di riverirla e parlarle toscano. Ho riscontro che essa è piena di ricchezze, ma moglie in una casa di Greci dove vivesi colla severità orientale ; ed il suo consorte, uomo feroce di marina, non ha ancora appreso bene l'eleganza toscana, e perciò è estremamente geloso," (pag. 107). Chi sa dirci, domanda il Prof. Brunelli, il casato di questa signora, a cui il vescovo Strafico si sentirebbe in gambe di fare il galante? Probabilmente, al cognome, sarà stata non greca ma illirica, e il marito qualche vecchio lupo di mare delle Bocche di Cattaro. Queste ed altre lettere dello Strafico, contro il mio primo giudizio già manifestato, devono persuadere me ed altri che 1' uomo vecchio non era spento del tutto neppure sotto il peso della mitra. Giova però a scusa dello Stratico riflettere che egli scriverà con la primiera confidenza ai vecchi amici, e compagni di avventure in Toscana, non mai immaginando che dovessero un giorno rendersi di pubblica ragione i suoi scritti. Sono tristi conseguenze queste del trovarsi in uno stato contro la sua volontà ; dopo tutto il Vangelo dice tondo: Qui potest capere capiat, e il povero Stratico, dotato di fervida fantasia e di un focoso temperamento, quella benedetta parola non la poteva proprio capire. Non credo poi che questi effimeri e saltuari ritorni al passato dimostrino nello Stratico un vizio costante ed abituale, certo incompatibile con la gravità vescovile. Chi sa quanto il povero uomo avrà combattuto! Questi ritorni, questi sospiri poi al passato tanto più dovevano essere violenti ed eccentrici, quanto più prima repressi, e combattuti. Così si spiegano gli eccessi d' uno stile quasi pornografico ; più che casi di coscienza sono casi patologici questi, ed alterazioni della fantasia; i medici e i naturalisti ne sanno bene qualche cosa. E ciò dico, non già per negare, Dio guardi, il libero arbitrio, solo sostengo che la libertà umana non è assoluta, ma che molti ne sono gl' impedimenti, quindi le circostanze attenuanti in tutti i codici del mondo. Ma in che misera condizione dovea trovarsi un uomo di tanto ingegno e di tanto spirito ! E che deplorabili conseguenze per la formazione del carattere! Ecco una delle tante deduzioni che il Brunelli lascia alla discrezione del lettore . Come si trovasse poi il povero Stratico, uso alla vita brillante e colta di Toscana, in una eit-taduzza dell' Istria, è facile immaginare. Sentiamo lui, (Lettera 6 Gennajo 1778): „Sono nella tristissima necessità di non poter approfittare di sì fatto a me gratissimo invito, avendomi la Provvidenza confinato in un paese infelice per tutti i titoli ; ma in fatto di letteratura così disgraziato, che mai ne perviene, nè un' ombra nè un' aura . . . Perciò è anche che io mi aunojo forte dell' Istria, perchè è facile che crediate non potermi divertire l'insul-sissimo carteggio dei parrochi per infiniti nulla, ai quali però mi è forza attendere. Tra questi, e l'impossibilità di cambiar mai parole con alcuno che abbia il senso comune, bisognerebbe che s'irrigginisse l'anima di Platone e di Aristotile (pag. 149). Altrove si lamenta con gli amici di non poter scriver lettere: — Le lettere si perdono in un maledetto paese in cui non vi è posta nè barche. — Le strade sono impraticabili fino a Capodistria ove finisce la posta. Non può vivere così isolato dal mondo, perciò ha il merito di aver fatto agire a sue spese un postino fino a Capodistria, (passim 147, 178). Vegga il discreto lettore in che condizioni si trovava l'Istria negli ultimi anni del secolo scorso! Però non da per tutto così; le miserabili condizioni di Cittanova, dove (è proprio vero il proverbio) non c' erano neppur osterie, e Monsignore dovea concedere a tutti ospitalità nella sua episcopale bicocca (pag. 141), lo rendono qualche volta ingiusto verso l'Istria tutta. — „Cessata la novità del mestiere, scrive egli, l'Istria m'annoja e Cittanova oltremodo, ove sfiderei mille Diogeni a trovar mezzo uomo ; e nondimeno una non indifferente dose di tristo e di mal formato animo tiene per lo più luogo di talento e d'ingegno in questi paesi" (pag. 148). Questa poi passa la parte! E quest'altra: — „In Istria non spaccerei nemmeno cento lunari, dilettandosi questa gente di boccali e non di libri." Qual maraviglia adunque se a Cittanova tornavano di quando in quando alla commossa fantasia del povero Strafico le seducenti immagini delle poetesse arcadiche di Toscana, come le donne stupende, sbucanti tra le stuoje nel quadro famoso del Morelli — Le tentazioni di Sant' Antonio ! E come passava poi il suo tempo su quello scoglio Monsignore? Sentite questa che vale un Perù: — „Mandatemi, scriveva egli a Venezia, una scattola di lusarioli o lustrini da teatro per questi miei giovani che vogliono fare la commedia" — (pag. 135) E al fratello Gregorio in Zara — „Bramo i vostri abiti teatrali in prestito." — Monsignore, impresario ! Apritevi o cieli ! Ma anche in questo semplice divertimento il povero uomo trovò le spine. Che è e che non è, per ordine di Sua Eccellenza il teatro fu bollato dal pubblico banditore, perchè Sua Eccellenza, la consorte Podestaressa, non avea trovato debito luogo. Che risa omeriche avrà fatto lo Strafico ! Oh tempora oh mores ! Le Podestaresse avevano allora tanto potere da far chiudere un teatro! Convien però credere che questa Eccellenza fosse uno spavento di donna, altrimenti Monsignor Strafico avrebbe trovato un posto conveniente per lei, magari ad latus del suo seggiolone episcopale. Non si ha a credere perciò che il vescovo mancasse a' suoi doveri ; e in quanto alla faccenda del teatro, ecco come se ne scusa con gli amici : „Non dovete maravigliarvi che io mi sia fatto l'impresario dell'opera di Cittanova. L'ozio è il padre di ogni vizio ... Se noi altri, invece delle vane caricature, seguitassimo i dettami morali e profittassimo della riverenza che ha il popolo per noi per guidarlo con diletto alle strade della rettitudine e dell'amicizia sociale per quel poco che esso ne è capace, sarebbe più utile e forse meno vilipeso il nostro ministero" (pag. 136). Ed ora vediamo come facesse il vescovo: „Fo il vescovo volentieri e non male, e preferisco le arti della dolcezza, della modestia e del poco strepito .... I miei preti sono oltremodo buoni ed esemplari, nè fanno il ganimede o il cicisbeo, come costà voi altri usate. Se lo facessero sentirebbero Monsignore in tuono più valido di quello di Tiberio a farsi ubbidire. Laonde io non disputo mai di coro e di canonici ; ma andandovi ogni festa procuro impegnarli coli'esempio. Fo scuola solo, predico solo, fo il maestro di canto" (pag. 144). Questo sistema, che in fondo è quello degli apostoli, non piaceva a tutti. E non tutti i chierici erano degni della fiducia di Monsignore. Nel 1878 girava a Cittanova per le mani di tutti una lettera cieca in cui si declamava contro i costumi dei preti. E non a torto, se un chierico Lughi faceva l'occhio dolce ad una signora Alessandri, e dovette essere allontanato da Cittanova, ed un chierico Novello si ebbe una solenne bastonatura in barba al privilegio del canone. Furono anche avversari del vescovo un canonico Menghini e Giuseppe Ambrosi parroco di Momiano. L' ire di questi erano state specialmente eccitate da un' opportunissima pastorale del Vescovo : — Sulla santificazione delle feste comandate e sulla fuga dell' ozio palliato dalle feste di devozione — Venezia 1790, Tosi. — Così facendo lo Stratico obbediva ai comandi del governo che voleva rialzare le condizioni economiche, ed anche alle sue proprie convinzioni con la debita prudenza però. Udiamolo: — Intorno alla pastorale, così scrive al fratello, non trovo, come possa un Vescovo proibire per comando assoluto le feste di devozione; oltre che non può comandarsi che la gente lavori, o che non vada in chiesa, o che le bettole, luogo dove le santificano, siano chiuse : questa cosa scandalizzerebbe oltremodo il popolo, oltre ogni credere superstizioso ed ignorante. Mi pare che a noi non resti che la strada dell'insinuazione : ma a togliere certi vecchi abusi che appena si potrebbero svellere dall' autorità del Principe, vi vuole tempo e destrezza. Voi però saprete che il guadagnare poco con molta fatica fa gli uomini inerti ed amanti di trovar ragioni per non lavorare. GÌ' Istriani sono in questo stato, fuori dei Rovignesi, i quali, perchè guadagnavano molto, lavoravano anche il giorno di Pasqua. Il lume filosofico dice a noi le vere cagioni degli abusi che il comune non intende. Nulladimeno farò ciò che vorranno a Venezia. Basta che io ne sia ammaestrato, (pag. 145). E qui si vegga 1' acume del Vescovo che in dottrine eccnomiche vedeva meglio, e più in là del decrepito governo. Per rialzare le sorti del popolo questo intimava ai vescovi di scrivere pastorali contro le feste di devozione; e lo Strafico aggiungeva: — a che pro lavorar molto per guadagnar poco? Era come dire: date al popolo mezzi di comunicazione, strade, poste ecc. ecc. Singolare uomo adunque lo Strafico ! Noi siamo grati al Prof. Bruneiii che ci ha fornito, più che ogni altro, copia di documenti che gioveranno a formarci un giusto giudizio di questo illustre prelato. E T ultima parola 11011 fu ancor detta, e lo stesso Bruneiii alla fine del suo pregiato lavoro ci avverte che 1' anno venturo tratterà dello Strafico quale Vescovo in Dalmazia, dove è a sperarsi lo vedremo dare una buona volta un addio alle fole giovanili, raccogliere le vele e spiegare le sarte. Dell' ultimo lavoro, e il più importante forse: — Il Comune di Zara nel Medio Evo, — scriverò la prossima volta. Programma dell' I. R. Ginnasio di Capodistria. Capodistria, 1SS6. Contiene un buon lavoro — Le rimatrici e le letterate italiane del Cinquecento del Prof. Antonio Zemitz; di più le notizie intorno al ginnasio. Lo studiu dello Zemitz ha il merito della modernità, e potrà essere letto con frutto da tutti. Però il tema è troppo vasto e perciò qua e là ci sonò le solite infilzate di nomi. Ma viceversa se 1' autore ne avesse dimenticato qualcuno i critici 11011 avrebbero mancato di fargliene colpa: è un difetto adunque del genere. Così, come è, il tema è svolto bene e con molta diligenza e studio delle fonti anche più recenti. Solo qualche appunto vorrei fare all' egregio autore. Egli ci tiene „che ad innalzare la donna cotanto avvilita dalle torbide teoriche dell' età di mezzo concorse il fatto della solenne e clamorosa apoteosi che di lei fece il cinquecento4, (pag. 6). Beatrice e Laura di grazia furono forse avvilite? E quando mai fu tanto esaltata la donna come dalla Cavalleria che fu appunto un' istituzione dell' età di mezzo? Nè si capisce questa apoteosi della douna se l'autore nel seguente periodo ammette nel 500 la decadenza morale della famiglia. Apoteosi fu adunque è vero ma teatrale, sensuale, bacchica anche qualche volta. Ammette pur egli recisamente che il Pandolfini ha scritto il Trattato del governo della famiglia. Oggi invece molti sostengono che autore di quel libro fu l'Alberti et adirne sub judice lis. Ii Professore ci promette per 1' anno venturo ~ APODISTRU, Tipografia di Carlo Priora. —————— uno studio sulle autrici dei nostri tempi. Il tema è più ristretto ed opportunissimo, e sarà certo trattato dallo Zemitz con intelletto d'amore. Non dimentichi le triestine : la Cambon - Tagliapietra, la Butti, la Gianelli, la Bazzochi e molte altre. Ed anche nei secoli scorsi avrebbe forse potuto spigolare T autore. Bel tema questo : Le rimatrici e le letterate istriane. — Certo V Istria pare avrà seguito la moda Italiana nel 1500 e nei secoli più vicini. Possibile, per esempio, che lo Stratico non abbia trovato scolare ed ammiratrici nell' Istria ? A proposito, ecco ohe cosa si legge nello studio del Prof. Bruneiii: — I/ Istria, scrive lo Stratico, non è un bel paese; ma le vicine Trieste e Gorizia sono pure le belle città. Quest' ultima non la cede in cultura alla Toscaua (! ?) ed io vi ho conosciuto dei bravi uomini e amabili e colte dame (pag. 127). Se la memoria non mi tradisce anche il Metastasio fu in relazione con dame goriziane. Veggasi il piccolo epistolario del Metastasio edito dall' Hortis a Trieste. P. T. PUBBLICAZIONI La peronospora viticola, rimedi ed apparecchi del prof. Carlo Hugues direttore della stazione enologica provinciale. Parenzo, G. Coana, 1886. Dizionario epigrafico di antichità romane compilato da Ettore de Ruggiero. Fase. I: Abacus-Achaja. Loreto Pasqualucci, editore. Roma, tipografia della R. Accademia dei Lincei, 1886. Gli autori e gli editori di opere archeologiche, di epigrafia e di storia imperiale potranno fare invio all' editore di questo Dizionario, perchè esse sieno tenute in conto, ove occorra, negli articoli e nelle relative biografie. Nel fondaco di musica della sig." Maria vedova Vicentini. Via del Teatro. Trieste, è vendibile lo splendido Inno — barcarola, che l'illustre maestro A. Sma-reglia di Pola musicò per coro e piano sopra parole del Dottor Nazario Stradi. Errata-corrige Nel n. 16 — Digressioni: Pag. 121 col. I. riga 1 : leggi di in vece di che n v „»„16 „ graduale „ „ grande » n „ II v 10 aggiungi e in campo azzurro come a quella che prima di spazia n n „ « n 22 aggiungi più prima di conosciuti n v n ,, » 28 , cnstanza prima di vittoria „ 122 I. „ „10 leggi 31 in vece di 3 n ti v n » 28 aggiungi che prima di l'azzurro n n „ „ „ 36 „ pereti' essi prima di meravigliando. Pietro MaJouizia - Anteo tfrarisi edit. e r»