ANNO VII—N. 39. Sabbato 17 Luglio 1852 Esce una volta per settimana il SabbatO. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestrein proporzione.— L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. DEI FRAGMENTI D'AQUILEJA : di Oior. Giuseppe Capodoglio. SECOLO XVI'. (Da Manoscritto del Sig. Vincenzo Zandonati di Aquileja). Libro II« (Continuazione.) Vi è poi un' altra chiesa dedicata ai SS. Ilario patriarca e Taziano suo arcidiacono, fabbricata in forma rotonda molto antica. E dirimpetto a questa vi è un ospitale pei poveri infermi e fanciulli orfani della città. Vi è la parecchia di S. Giovanni Evangelista detta di S. Giovanni di Piazza per essere situata in un canto della pubblica piazza. Di quella di S. Andrea Apostolo si vedono ancora le rotture con una torre contigua, che minaccia rovina. Di quella di S. Antonio Abbate si vedono ancora in piedi le mura scoperte. Fuori delle mura appresso la porta detta di Udine vi è un'altra chiesa dedicata a Santo Lazzaro confessore. Indi in pochissima distanza vi è la chiesa e monastero delle M. M. di S. Benedetto eretto (comedi sopra ho accennato) dal patriarca Popone, in cui vi stanziano ordinariamente 30 e più madri tutte nate di nobili famiglie, le quali nell' estate per indulto speciale della Sede Apostolica per oggetto di fuggire quest'aria corrotta, hanno il loro o-spizio congiunto ad una chiesa dedicata alla vergine S. Chiara posta fuori di Cividale del Friuli. Vivono sotto il generale governo d'un" abbadessa la quale ogni tre anni si elegge dalle medesime madri, perchè nel rimanente sono sottoposte al Sommo Pontefice, da cui viene sostituito un vicario, e visitatore che dura in vita, e questo per ordinario Sua Beatitudine suol conferire questa carica ad un canonico della patriarcale d'Aquileja. Diversi casali sono contigui al monastero, che formano un piccolo borgo, abitato dai contadini che lavorano le terre vicine, e sono soggetti alla giurisdizione delle medesime madri, le quali sogliono mantenere due sacerdoti, uno che amministri i Sacramenti nel monastero, e 1 altro alla cura delle anime dei circonvicini abitanti, ed hanno facolta d'eleggere i parrochi anche nelle altre chiese dei villaggi soggetti alla loro giurisdizione. Nella chiesa poi si riveriscono molte sante reliquie, cioè un pezzo della Croce, ed una spina della corona di N. S. G. Cristo, un pezzo di sindone pure di N. S. G. C., delle vesti, latte e capelli della Beata Vergine; un dito di S. Giovanni Battista, un braccio con una spalla d'un S. Innocentino; un dito di S. Andrea Apostolo; un pezzo del capo di S. Barnaba Apostolo; un pezzo del capo di S. Sebastiano martire, e dell' ossa di S. Benedetto abate; un pezzo d'un braccio di Santo Pietro Alessandrino. Tutte queste sono legate in argento; dell'ossa dei SS. Cancio, Canciano e Cancianilla martiri; un dente di S. Antonio di Vienna legati in ottone dorato. Vi sono poi alcuni reliquiari con dentro reliquie dei SS. infrascritti, cioè dei SS. Ermagora e Fortunato, Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasina, Ilario e Taziano, Felice e Fortunato, Marco Papa, Tommaso Cantuariense, Orsola vergine e martire, Pietro martire, Servazio vescovo, Eugenio papa, Giuliano martire, Severiano martire e confessore, Cristoforo martire, Cosma e Damiano, Demetrio Giorgio martire, Felicissimo ed Agapito, Marciano vescovo, Giovanni apostolo ed evangelista, Saturnino, Cesario, Ermete, Maria Maddalena, Margherita, Scolastica, Cecilia, Antonio e Magno confessori, Biagio conf., Apollinare vescovo, Giovanni e Paolo, Marcellino, Pietro, e 7 fratelli martiri; Barbara vergine e martire, Daria, Pulchra e Domicilia; Romano, Osualdo, Pancrazio, Erardo, Longino martire, Fabiano martire, Sisto e Silvestro confessore; Pietro, Paolo, Giacomo, Filippo, Tomaso e Mattia apostoli; Germano abate, Anastasia vergine e martire, Floriano vescovo, Maurizio martire, Cirino martire, Pellegrino confessore, Agostino D.re di Santa Chiesa, Leonardo confessore, Martino confessore, Elena vergine, Agata vergine e martire, ed altre in altri Reliquiarj di più santi incerti. Possedono moltissime rendite e giurisdizioni nello Stato arciducale, in cui è situato il monastero, come anco nello Stato veneto. Le giurisdizioni che posseggono nello Stato arciducale sono nei villaggi di Cervignano, S. Martino di Terzo, Terzo, e Monastero. Quelle dello Stato veneto sono Pantianico, Begliano, Zumpichia, Chiasielle, Muscoli, Alture, Perteole, eMortesin. Al governo di questi villaggi e giurisdizioni sogliono le Madri eleggere due soggetti con titolo di gastaldi, uno nello Stato arciducale, e l'altro nello Stato veneto, ma questo per ordinario suol essere pure nobile, ad ambedue assegnando un cancelliere a disposizione delle Madri medesime, le quali per queste giurisdizioni hanno anch'esse voce e voto nel già detto parlamento, intervenendovi in quello per nomo loro il gastaldo, che tengono nello Stato veneto. Più oltre poi verso i monti sopra la strada che conduce a Udine, poco meno d'un miglio fuori del recinto di Popone, vi è la chiesa collegiata di S. Stefano protomartire, fabbricata già, e dotata di molte rendite intorno agi' anni di Cristo 1060 dal patriarca Gotepoldo di nascita tedesco, il quale ivi instituì un preposito con un collegio di 8 canonici regolari dell'ordine di S. Agostino, che per molta età 1' hanno posseduta. Erano anticamente soggetti alla giurisdizione di questo preposito molti villaggi, tra i quali Terenzano, Zugliano, Cussignacco, e Prede-mano, e perciò aveva anch' egli voce, e voto, di cui invece in presente il capitolo della chiesa patriarcale è solito fare intervenire uno dei suoi canonici 1) per essere state incorporate le rendite, e le prerogative di questa prepositura con quella della mensa del medesimo capitolo da Leone X sommo pontefice l'anno 1519. Fuori dolio stesso recinto in distanza quasi di un miglio a mezz giorno è poscia la chiesa di S. Martino detta di Beligna, per esser stata fabbricata (come ho detto) da Massenzio patriarca intorno agl'anni di Cristo 810 sopra le rovine dell'antichissimo Tempio di Beleno, ergendovi eziandio una ricca abazia con un monastero, che dopo d' averlo dotato di molti poderi, assegnò ai monaci di S. Benedetto. Ma venendo poscia da questi per l'aria infetta abbandonato, fu da Gregorio'XI sommo pontefice unito con tutte le sue rendile al priorato, e monastero dei SS. Gervasio e Protasio de' Padri Celestini, situato nella città di Udine, e questa unione fu da Urbano VI e Bonifacio IX, e suoi successori ampiamente confermata. Dopo l'abbazia fu concessa in commenda a diversi particolari che dalla Sede apostolica susseguentemente la ottennero, e finalmente l'anno 1453 papa Nicolò VI'incorporò alla mensa del capitolo, della chiesa patriarcale con tutti i beni e giurisdizioni, che allora possedeva; onde esso capitolo fa intervenire uno de' suoi canonici invece dell'abate nel predetto parlamento. I villaggi, che erano sottoposti alla sua giurisdizione, e che ora sono sudditi del medesimo capitolo, sono: Viscon di Torre, e Jlediuzza nello Stato veneto, e Belligna nello Stato arciducale; oltre alcuni altri, che già gran tempo gli furono usurpati con la maggior parte delle sue rendite. La chiesa patriarcale finalmente rifabbricata, come dissi, dal patriarca Popone, di struttura bellissima e grande, più di 300, dopo fu in gran parte ristorata dal patriarca Marquardo di Randech barone di Blonchingen tedesco, famosa per l'antichità della fondazione, e per l'insigne prerogativa, che fino ad ora conserva, di metropolitana, e prima dopo 1' apostolica romana in Italia, e ricca per il preziosissimo tesoro di tante reliquie che in essa dai fedeli si riveriscono. Questa quantunque per interessi politici da principi lontana, dagl' occhi del suo legittimo patriarca,, che da molti secoli in qua vi fa la sua residenza nella città di Udine, è nullameno puntualmente officiata dal nobile di lei capitolo nel tempo che vi risiede, il quale incomincia la prima domenica dell' avvento e finisce la domenica dell'ottava di Pasqua di Resurrezione, avendo tra questo tempo i canonici 30 giorni di vacanze, e 15 li mansionari, ed il rimanente dell' anno a riguardo dell'aria nociva resta dispensato dall' obbligo della residenza per ispeciale concessione della Sede apostolica. È formato il capitolo d' un decano, che è la prima dignità dopo il patriarca, 24 canonici, 3 vicarj, 12 man-sionarj perpetui, e quattro chierici amovibili, tra' quali è compreso il sacrista che vi risiede tutto l'anno per amministrare i sacramenti agli abitanti nel distretto della medesima chiesa, e a quelli della chiesa di Beligna, e di S. Stefano unite alla mensa capitolare, come ho accennato di sopra. Ne' tempi più antichi avanti Popone il capitolo era composto di canonici regolari, che si chiamavano monaci, ed aveano presso la chiesa la canonica nella quale vi dimoravano e vivevano in comune come continuarono qualche tempo eziandio dopo Popone, cangiato però il titolo di monaci in quello di canonici, che il detto patriarca ridusse al numero di cinquanta. Oltre il decanato vi erano due altre dignità, che a quello precedevano, cioè la prepositura, 1' arcidiaconato ; ma queste essendo in diversi tempi restate estinte come anco diminuito il numero dei canonici per accrescere di nuovo quello dei sacerdoti, che celebrino e cantino le divine lodi, col decreto di Innocenzo IV sommo pontefice l'anno 1215 di 6 prebende canonicali ne furono formate 12, e con queste instituite 12 mansionarie che pur durano sino al presente, rimanendo allora il numero dei canonici a 24, tra' quali oggi vi sono un penitenziere, un teologo ed un altro che porta il titolo d' arcidiacono, ma però senza rendita d'alcuna sorte essendo già molto tempo stata estinta, come si è detto, la dignità, onde ha la sua sessione ordinaria come canonico, nè per cagione di questo titolo egli prende alcun altro. Vi è ancora la scolasticaria, che per ordinario suol essere conferita ad un canonico. I tre vicarj rappresentano la maestà di Cesare 1), il patriarca, e il co. di Gorizia, già avvocato di questa chiesa, i quali nella consacrazione della medesima, seguita l'anno 1031, s'elessero e riservarono un luogo, ovvero seggio col titolo di canonici per cadauno, e si hanno memorie, che essendo venuto l'imp. Massimiliano I per divozione a visitare questa chiesa non isdegnò d'accettare come canonico presidente la porzione del danaro delle distribuzioni quotidiane a lui spettanti, comandando poi subito che fosse ai poveri dispensato. E benché la famiglia nobilissima dei, conti di Gorizia rimase estinta l'anno 1501 nella persona del conte Leonardo, passarono, gli Stati di questi principi per eredità nell'augustissima Casa d'Austria onde la nomina, e presentazione del vicario ch'essi poneano, s'aspetta oggi all'arciduca d'Austria, e perciò vicario arciducale viea anche detto, corno quella del vicario cesareo s'aspetta alla Maestà dell'imperatore, e quello del patriarcale al patriarca. Questi tr© vicari non hanno voce nè voto in capitolo, e siedono in coro dopo tutti gli altri canonici, procedendo fra loro per ordine d'instituzione; godono però delle distribuzioni quotidiane egualmente con i canonici. 1) Ex Archiv. Eccl. Aquil. 1) Cand. 1. C. Valvasone M. S. Vi sono poi diversi cappellani che non hanno altrimenti obbligo di residenza, ma solo di soddisfare a quello dei sagrifizi, giusta la disposizione dei fondatori, ovvero institutori delle medesime cappelle, alcune delle quali vengono dispensute dallo stesso capitolo, a cui di tutte s'aspetta anche la collazione. Grande era l'autorità, e molte e segnalate erano le prerogative che possedeva il capitolo anticamente; ma le ingiurie del tempo e l'interesse politico dei principi hanno levato ad esse la maggior parte, e la più ragguardevole. Aveva il jus d'eleggere i patriarchi, il che bene spesso faceva a compiacenza dell'imperatore, benché dopo Federico II li sommi pontefici sotto varj pretesti molte volte (ma non già sempre) agi' eletti dal medesimo negarono la conferma, e l'ultimo patriarca eletto dal capitolo fu Marco Barbo cardinale, nipote di Paolo li veneto nel 1465; e volendo i patriarchi disporre de' feudi, e d'altri beni di ragione della mensa patriarcale, non era valida la disposizione, se dal consenso del capitolo non veniva corroborata. Molti altri privilegi egli godeva, i quali essendo oggidì fatti proprj dalla mano suprema dei principi è sovverchio il discorrerne di essi. Pur tuttavia gli è rimasta la giurisdizione comula-tiva, ch'egli ha col patriarca non solo sopra i vicarj, e sopra il clero delle chiese unite alla mensa capitolare, ma eziandio sopra il decano, canonici, vicarj, mansionarj ed altri chierici beneficiati nella chiesa, onde ogni anno si eleggono un canonico con titolo di giudice sopra i criminali del clero al capitolo sottoposto, la cui incombenza è di far formare il processo, e poscia farlo leggere in pieno capitolo, dove a bussoli e ballotte si passa poi alla spedizione del medesimo. Al capitolo s'aspetta l'elezione de'mansionarj, del sacrista, e dei chierici, come se gli spettava già anche quella dei vicarj delle chiese unite, che tra nello Stato veneto e nello Stato arciducale sono in buon numero; ma al presente ha solo di essi vicariati la collazione, di quello però della chiesa di Lavariano, antico villaggio dello Stato veneto, ha eziandio l'elezione. Nello Stato arciducale oltre alla giurisdizione di quella parte della città d'Aquileja, che di sopra ho detto e si nomina Palla di Croce, ha anche quella di Beligna, onde ogn' anno elegge due canonici che in Aquileja tengono ragione nel civile, nel criminal minore alli sudditi della medesima giurisdizione, e i criminali maggiori per non incorrere nell'irregolarità, suole delegarli a persona secolare, come fu eziandio in tutte le altre giurisdizioni che possede, così nello Hato veneto, come nello Stato arciducale, in cui gode anco la giurisdizione di S. Giorgio e N'ogarn, villaggi posti non lungi da Marano, nei quali tien ragione un altro canonico, che ogn' anno parimente a questa funzione si elegge con titolo di gastaldo, che suole d'ordinario sostituire un vice-gastaldo, persona secolare, acciò in sua assenza eserciti il medesimo offizio, staìdo" Caneclliere elett0 a d'sposizione del canonico gabello Stato veneto possiede la medesima giurisdizione di mero e misto impero nei villaggi di S. Maria la lunga, Ronchi e Ronchette, Mereto, Merlana, Moruzzo, lastion di strad alt«, .Varsan di strada, S. Andrato, Battaglia, Rive d'Arcano, Raspano, S. Margherita e luoghi capitolari avuti in permuta per la fortezza di Marano, che il capitolo cesse al patriarca Raimondo della Torre l'anno 1290, oltre Viscon di Torre, e Mediuzza che possede, come di sopra ho detto, per l'unione dell'abbazia di Beligna. Altri ne possedeva ancora che per la trascurag-gine de'passati, e per l'ingordigia altrui sotto altri padroni sono in diversi tempi passate. La giurisdizione dei villaggi posti nello Stato veneto viene esercitata da un canonico che con titolo di vicedomino ogn'anno viene estratto a sorte, ma senza alcun emolumento, fuorché del beneficio della residenza per quell'anno solo, e di alcuni pochi utili che vi potessero rendere le revisioni dei processi da spedirsi, ed altri incerti di poca considerazione, essendo gli utili delle condanne per la mensa capitolare riservata, e la cancelleria di questa giurisdizione suol rendere circa 300, e più ducati ali anno. Oltre alle due voci e voti che fa il capitolo nel generale parlamento della provincia per l'unione alla mensa capitolare dell'abbazia di Beligna, e della prepositura di S. Stefano, ne gode un'altra eziandio per le premesse giurisdizioni, e il canonico che v'interviene come rappresentante il capitolo, fra tutti i consiglieri del medesimo parlamento ha il primo seggio dopo quello del vescovo di Concordia Aveva il capitolo la giurisdizione eziandio di Ronche sotto Selva, S. Lorenzo e Palmada, villaggi posti attorno la fortezza di Palma nova; ma questa fu cessa a S. Ser. per 1' erezione della medesima fortezza, che fu fabbricata sopra il fondo, e giurisdizione dello stesso capitolo, onde in compenso degli utili, che ritraevano dall'i medesima giurisdizione, fa la Repubblica corrispondere ogn' anno al capitolo 200 ducati dalla camera fiscale di Udine, e per gl' affitti che traeva da quei territorj altrettanti ne consegnò di quelli di corte, così detti, perchè anticamente venivano corrisposti alla corte de' patriarchi passati, poi nella suddetta del principe. In alcuni altri villaggi ancora posti nell' Alpi Giulie possede certa giurisdizione che viene esercitata dal già detto canonico vicedomino, il cui obbligo è dì rasquotere anche una determinata quantità di livelli coi denari delle decime e quartesi che ogn'anno s'affittano a pubblico incanto, i quali poscia col rimanente delle distribuzioni si dividono tra residenti, ed ha per suo onorario il quar-tese della villa dì Casteone di strada con alcuni altri u-tili, e gode come ho detto di sopra, l'esenzione della presidenza, partecipando egualmente gl' altri canonici delle distribuzioni quotidiane, come se attualmente risiedesse. Queste distribuzioni sogliono rendere più in un anno che in a'tro, alterandosi le rendite coi prezzi delle biade, e de'vini, nel che consiste di esse la maggior parte come delle prebende. Queste però sono di rendite disuguali una dall'altra, ma le distribuzioni fra'canonici e \icarj(come ho accennato di sopra) egualmente si dividono quasi doppiamente col decano, e la metà a ciascheduno dei mansionarj. Onde non si sa di certo quanto possano rendere quesii benefizj, benché d'un canonico ordinario, che non abbia nè la migliore, nè la più tenue prebenda, e che sia libero di pensione, si possa ricavare annualmente intorno a 400 ducati, da un mansionario 200, e dal decanato 1000. Il sacrista ed i chierici hanno la loro prov- vigione separata. Nelle radunanze e congressi che fa il capitolo è servito da un segretario, il cui obbligo è di tener registro delle deliberazioni, che capitolarmente si prendono, di scrivere le lettere pubbliche, e rispondere a quelle che all' istesso capitolo da altri vengono scritte, notare i conti de'lucri, e delle perdite che ogn'anno si fanno dai residenti, e registrare e spedire le bolle delle mansionarie, delle cappelle, e di tutti i vicariati delle chiese, la cui collazione aspetta al capitolo, e questo officio molte volte suol essere conferito ad un canonico del capitolo. All'archivio delle scritture capitolari ogni anno vengono proposti due canonici, che di esso ne tengono le chiavi. E quelle del santuario delle reliquie che sono in buon numero, ma tutte differenti, vi stanno una parte in mano del decano, e due altre parti in mano di due canonici più antichi d'istituzione. Queste reliquie sono la maggior parte rinchiuse in molte casselle di cipresso, e il rimanente legate in vaso d'argento, e d'altra materia di qualche valore, e sono le infrascritte: I corpi ovvero le ossa di: S. Ermagora patriarca martire. S. Fortunato arcidiacono martire. S. Eufemia 1 S. Dorotea ( . . S. Erasma vergini e martiri. S. Tecla ) S. Ilario patriarca martire. S. Taziano arcid. mart. S. Felice, S. Largo, S. Dionisio compagni mart. S. Canzio, Canziano, Canzianilla fratelli mart. S. Proto mart. S. Crisogono. S. Anastasia mart. S. Agape, S. Irene, S. Cigonia sorelle mart. S. Felice e Fortunato fratelli mart. S. Quirino patr. mart. S. Marco papa. S. Felicita mart. con 7 suoi figli cioè: S. Januario, S. Felice, S. Filippo, S. Silvano, S. A-lessandro, S. Yitale, S. Marziale fratelli mart. S. Ermogene mart. S. Fortunato mart. S. Agapito mart. ' S. Cipria, S. Mosca sorelle mart. S. Sigismondo re di Borgogna mart. S. Mena mart. S. Primo, S. Feliciano compagni mart. S. Crisanziano, e comp. mart. S. Gerione con alcuni delli 318 mart. Una mascella, ed altre reliquie di S. Andrea apost. Una mascella di S. Orsola verg mart. Il capo di S. Lorenzo mart. Un dito di S. Benedetto abate. Un pezzo di legno della Croce di N. S. G. C. Tre pezzetti delle vesti della B. V. M. Un altaretto di marmo antico serpentino con dentro diverse reliquie dei SS. apostoli Pietro e Paolo, di S. Stefano protomart., dei SS. Nereo, Achilleo, Carbo e Lauro mart. Reliquie diverse dei SS. Pietro, Paolo, Bartolomeo apostoli, di S. Stefano protomart., dei SS. Innocenti, di S. Paolino patr., di S. Mari« Maddalena, di S. Catarina vergine martire, di S. Colomba verg. mart, del legno della Croce, di S. Andrea apostolo, del sangue di diversi SS. Martiri d' Aquileja, e della terra bagnata e macchiata dal medesimo. Il pastorale di legno col velo che S. Pietro apostolo e primo sommo pontefice diede a S. Ermagora quando 50 anni dopo la Resurrezione di N. S. G. C. Io consacrò primo vescovo d'Italia. Sotto Aquileja nelle vicine lagune vi sono diverse isolette, tutte situate nel dominio Veneto, le quali servivano anticamente per delizie degl' Aquilejesi. La principale è quella di Grado, dove questi, come disopra ho detto, si ritirarono per fuggire la barbarie degl' Unni, e vogliono molti (la quale cosa per diverse congetture non mi pare credibile) che vi fosse già una levata tutta lastricata, per la quale così a piedi, ed a cavallo, come anche con carri quindi in Aquileja si transitava, il che oggidì con barche per canale e lagune solamente può farsi. Quivi fra l'altre chiese vi è la cattedrale, di struttura antica, ed assai magnifica, ornata di belle colonne di marmo, e di molti lavori di mosaico nel pavimento. Era sede dei patriarchi, e per la preminenza ebbero molti litigi con quelli d'Aquileja, donde per uno scisma era uscito il patriarcato di Grado, che poscia a Venezia fu trasferito, come ho accennato di sopra. Gli abitanti di questo luogo che non è di gran circuito, ma però popolatissimo, sono uomini industriosi e trafficanti, ed hanno per loro maggiore sostegno la pescagione. La giurisdizione spirituale s'aspetta interamente al patriarca di 'enezia, e la temporale viene esercitata da un gentiluomo dell' ordine patrizio, che la Repubblica suol mandare ogni mesi.....con titolo di conte. Yi è poi l'isoletta delta di Barbana 1), da un tale Barbano di Trevigi, che con Tarilesso suo compagno quivi si ritirò per vivere a Dio vita quieta, già molti secoli, e v' instituì un monastero con un' abazia, della quale egli fu il primo abate, ergendolo dalle rovine d'un antico tempio dedicato a Diomede una nob. chiesa, che poscia Elia patriarca d'Aquileja consacrò alla Beatissima Vergine intorno agl'anni 581. E Massimo, di nazione dalmatino, patriarca di Grado 1' arricchì di molte rendite intorno a-gli anni di Cristo 660. Questo luogo è assai nominato e frequentato per le molte grazie che dai fedeli si ricévono giornalmente mediante l'intercessione della gran Madre di Dio, la cui miracolosissima immagine quivi si riverisce; ed è cosa notabilissima che in quest'isola non si nulrisce alcuna sorte d' animali velenosi, e se d' altronde vi vengono portati immediatamente vi muojono. La chiesa è officiata al presente dai Padri Francescani Conventuali, che abitano detto monastero, nè vi sono in quest' isola altre abitazioni. 1) Ughell. Ital. sacr. T. V. Finalmente vi è l'isoletta di S. Pietro d'oro 1), forse perchè nella chiesa, che quivi è consacrata al medesimo santo vi era già la sua effìgie, ovvero immagine dorata. Anticamente era questa un tempio in cui i gentili ciecamente adoravano il dio Beleno, che poi dal suddetto patriarca Elia fu dedicata al glorioso apostolo S. Pietro. Questa chiesa al presente è officiata da un Padre Francescano Conventuale, che quivi con un compagno tiene la sua abitazione. Libro III. Era frequente l'uso degl'epitaffi presso gli antichi molto più di quello si pratica a' giorni nostri. Solevano intagliarli alcuna volta ne'bronzi, ma per l'ordinario nei marmi, e porli con effigie e statue, ovvero senza quelle accanto delle sepolture di quei defonti, le cui lodi, o la cui memoria era nei medesimi singolarmente incisa. Alcuni agi' idoli che superstiziosamente adoravano per soddisfazione di qualche voto erano solennemente consacrati. Altri dal pubblico ovvero dagl' amici in segno di benemerenza venivano gratamente drizzati, e talora eziandio ne affiggevano nelle pubbliche fabbriche, perchè con essi vivesse, o la rimembranza degli erettori, o ristauratori di quelle, ovvero del tempo in cui erano state restaurate o costrutte. E siccome fu vario presso gli antichi il rito, ed il modo di seppellire i defonti, così eziandio fu diversa la forma, ed il sito delle sepolture di quelli. I Romani da principio le avevano nelle proprie abitazioni appresso le immagini dei loro Dei Lari, ma poscia dalla legge delle dodici tavole rimase stabilito, che nel recinto della città non fosse lecito d'incenerire alcun cadavere, nè di seppellire le ossa di cadaveri d'alcuno, fuorché degl'imperatori, o di quelli che per operazioni eroiche aveano gran inerito appresso la Repubblica, come anche delle vergini vestali, onde gli altri tutti nella campagna aperta venivano sepolti. Questo costume perchè pareva che avesse cominciato declinare, fu da Adriano e da Antonino Pio con rigorosi editti e decreti interamente rinnovato. R luogo della campagna in cui le ossa ovvero i cadaveri venivano collocati era d'indi in poi riconosciuto per sacro ; e perchè tal luogo fosse noto a ciascuno, ne' marmi distintamente segnavano quanti piedi in fronte, e quanti dai lati nel campo vi si stendeva. I cadaveri in casse ovvero arche di marmo o di piombo solevano collocarsi, ed i frammenti dell' ossa di quelli, i cui cadaveri venivano dai sacerdoti arsi, separati che erano con diligenza dalle ceneri, e lavati con vino e latte, invocando i loro Dei infernali, in vasi di terra colta, o di vetro solevano essere riposti. In Aquileja di simili sepolcri fino al giorno presente 1) Ughell. Hal. sac. T. V. infinite reliquie vi sono rimaste, e molti epitaffi, parte interi, e parte in rottami spezzati nella medesima città, e ne'luoghi circonvicini ancora si vedono, ed alcuni altri che d'un centinajo d' anni in qua sono altrove tras-latati. Dalle Iscrizioni Aquilejesi si raccoglie esservi stati in Aquileja tra molti magistrali, il pontificato, il consolato il quartumvirato, ed il sestumvirato ed altri; poiché si vedono nominati : Fabiano e Quintiliano consoli, Lucio Fondano, Rufo decurione; Cajo Lucrezio, Elviano, Marco Trebbio Proculo, Lucio Cammio Massimo censori: Vero edile, e Quartumviro: Gneo Pompeo Valente, pontefice quinquennale; Calvio Pollione e Fruclitio quatrumviri, e deputati a rendere ragione: Cajo Peto prefetto del collegio de' fabbri : Cajo Lucio Maniaco quatrumviro deputato a rendere ragione per benefizio del popolo. Fausto Barbonio, Cajo Petronio, Lucio Vettonio Secondo, ed Aulo Lucrezio quatrumviri: Marco Muzio Amamuto, Cajo Rufo Aneo, Publio Vibio Abascanio, Publio Valerio, Lucio A-cestio Saturnino, Marco Ostilio Anelo, Cajo Giulio Aga-topo e Sesto Cesernio, Cesernio Fausto, sestumviri. Come parimenti nelle stesse iscrizioni si leggono le memorie di diversi uomini militari, tra i quali Giustino soldato della legione seconda Adaucta, Settimio Marciano della seconda Adjutrice, Aurelio Flavio pretore della legione terza Cesenense, Giulio Optato della decima Gemina, Cajo Fabio soldato nella nona Ispanica, Lucio Pomponio Silvano nella medesima, Aurelio Di'one dell'undecima Claudia, Cajo Mettio soldato della coorte seconda Pretoria, Quinto Mu-natio della coorte settima Pretoria, Marco Claventio e Cajo Albutio dell'ottava Pretoria, Lucio Cassio nella duodecima, Valerio Valente signifero della legione XIII Gemina, Lucio Valerio soldato della legione XX, e Lucilio Basso capitano dell' armata di Ravenna, il quale con Cecina Alieno cospirò contro Vitellio a favore di Vespasiano. Nelle medesime iscrizioni si vedono nominate diverse persone delle infrascritte famiglie Aquilejesi, cioè : Acessia Agatia Aja Anitia Annia Antistia Antonia Apponia Aquilia Aspania Atilia Atronia Aurelia Ebutia Eleuteria Elia Barbia Bebia Calvia Camonia Canitia Cassia Castitia Catia Cecilia Cejonia Cervia Cesernia Nevia Nim . . . Cetia Cetrunia Claudia Claventia Cornelia Tariolena Decidia Terentia Diadumena Tiberia Diofanta Titurnia Domitia Trebia Donnia Turpilia Stertia Valeria Stertinia Vanonia Emilia Veturia Fabiana Veri a Fabia Licinia Fausta Lorentia Feronia Lucretia Flavia Lucia Fondana Magia Fructitia Mammia Gailonia Marcellia Galeria Maria Gavilia Mettia Giulia Mimeja Gratiana Minatia Helvia Minucia Hesiliana Malvia Herennia Munatia Hostilia Rabilia Onesimena Romulia Onesima Rufellia Opeteta Ruffia Octavia Sacidia Petilia Salvia Petronia Salustia Plautia Sentia PoIIenia Sestilia Pompeja Soletia Pontia Spuria Posia Statia Pubblicia Vetonia Quinctiana Vetia Stra tonica Vibia Sutinia Ulpia Surtia Umbricia. Taminia Quasi infinite altre mi persuado, che fossero le famiglie Aquilejesi, delle quali per non esser pervenuta la memoria all' età nostra non ne posso far menzione. ALCUNI PODESTÀ' VENETI »I ROVIGUfO,' ED ALCUNE MEMORIE PATRIE CONTEMPORANEE (Continuazione). 1756.57. Anzolo Corner q. Fran.co (Suo ingresso li 16 febb. 1756.) 1.) Il Magistrato alla R. V. con Terminaz. 20 febb. 1756 (o 1755) in seguito alle informazioni di questo Po- destà, rigettava la Supplica del padron Antonio Segala, risolvendo che non potesse in alcun tempo esser disposto di alcuna parte di questa pubblica Piazza per uso particolare e privato, ma che per tutti li riguardi avesse a rimanere intatta come si trovava allora. a) Da questo dee., e dall' altro qui sotto il n. 4., e dalle votazioni del Consiglio comunale del 6 giugno 1702, e del 2 ott. 1705 (V. 2. mem.a del primo, e 4,a mem.a del secondo mill.o) si ha la ferma deliberazione dei nostri preautori, nella convinzione che questa Città per il favorevole suo clima, e per la laboriosità dei suoi abitanti dovea incrementare, di non occupare le piazze ossiano sfoghi d'una numerosa popolazione, circonscritta d'altronde nella ristrettezza delle contrade, e nell' angustia delle accumulate abitazioni. E noi > he vediamo in effetto la loro previsione, e che anzi viemaggiormente questa popolazione va di giorno in giorno crescendo, e farsi così sempre più grande e sentito il bisogno di grandi sfoghi al vivo movimento della stessa, dovremmo anziché toglierli o impiccolirli, aumentarli o ingrandirli; e facendoci manutentori di quelle previdenti deliberazioni dei nostri preautori conservare sempre intatta, anzi dilatare ed abbellire con una riva la spiaggia di Sottomuro, turare il Lago, e far così di questo un' ampia piazza, giacché si volle tagliare con la nuova fabbrica comunale delle beccarie e della pescarla la bellissima spianata dello Squero di Valdibora. 2.) Sopra istanza di Antonio Blessich e consorti di lite, l'Avogador Antonio Yanaxel ordinava con Lett. 3 marzo 1756 ai Sindaci del popolo Vincenzo Basilisco e Giuseppe Marangon q. Francesco, i quali contro il senso della Terminaz. della Carica di Capodistria Michiel 25 ott. 1683, e per i loro fini, procrastinavano la nomina dei successori, di radunare il popolo nella prossima domenica, che cadeva ai 7 pel mese stesso, per reiezione-appunto dei Sindaci, successori, da farsi nelle solite forme. 3.) Il suddetto Avogador Yanaxel con Lett. 16 marzo 1756 preveniva questo Comune, (he nella elezione delle Cariche non si dovesse ballottare persone che sostenevano liti o attive o passive contro lo stesso Comune. 4.) Questo Comune in data 30 aprile 1756 prendeva possesso, in seguito a Lett. 24 detto del Magistrato alla R. V., del sito in Val del lago fr> l'orto degli eredi Tamburin (ora Ruffini e Sbisà) e la Cavana dei Padri Riformati per passi 40 di lunghezza, e due passi di larghezza, con la facoltà di dilatarsi in maro eziandio per due passi, lasciando la strada comune sufficiente al libero transito, con obbligo di lasciar perpetuamente libero quel silo com' era prima dell' investitura fatta a Bortolo Bori per l'erezione d' uno Squero, che venne tagliata dal Senato in Pregadi li 27 antecedente marzo sopra Memoriale del Comune stesso, a ricovero delle barche e pescatori in caso di burrasche, e di tutti gli altri che ne ricercassero comodo e sicurezza. a) Adesso in questo spazio vi è il Macello, e la Ciocca Borghi in luogo della Cavana. Da quell' epoca in poi si è molto dilatato, e va giornalmente crescendo; anzi è cosa da tutti e da lungo tempo desiderata, che il Comune operasse per il turamento della porzione di detta Valle, ov'è basso fondo, cioè dal lato sinistro delMa- cello alla sporgenza di S. Lorenzo, onde accrescere in quella parte, postochè li si ristringono altrove, gli sfoghi alla popolazione. 5.) Con Ducale Francesca Loredan dei 7 maggio 1756 ordinavasi la ripubblicazione del decreto del Consiglio deiX 27 marzo 1705 circa T obbligo di accompagnare il Ss. Sacramento a'moribondi ed infermi, trascuratosi fin allora da questi religiosi; intendendo obbligati alle disposizioni ed ordini in quel decreto stabiliti tutti i Preti, che qui si trovassero di fermo, stabile e continuo soggiorno : e commettendo a questo Podestà di dover invigilare, che restasse adempito, mentre trattasi di tanto sacra e pia funzione, col devenire contro gli inobbedienti a proporzionati compensi. Quanto sarebbe edificante l'osservanza di questa prescrizione! 6.) Con altra J)ucale Loredan dei 18 maggio 1756 proibivasi di dar copia delle Ducali scritte ex offitio, e rilasciate sopra memoriali e Ricorsi di private persone, ma che non portassero in fronte la marca di particolare istanza. 7.) La carica di Capodistria Pasqual Cicogna dietro esposizione dei Giudici di questo Comune con Lett. 4 giugno 1756 ordinava a questo Podestà, che fossero fatti levare i Banchi privati posti nella Chiesa parrocchiale di S. Euflemia in contravvenzione alla Parte presa in Consiglio li 30 maggio 1728, approvata da essa Carica li 6 susseguito agosto, e resi liberi i siti occupati, in pena ai trasgressori di D.ti 100, e di altre maggiori pene ad arbitrio. 8.) La suddetta Carica conoscendo che il Castaldo di questa Scuola di S. Miehiele Domenico de Vescovi q.m Pietro detto Gallo si trovava in carica sin dal 1746 in onta all' Ordine dell' annuo cambiamento dei Castaldi di cadauna Scuola laica della Provincia; e considerando a quali ruinose contingenze sono di frequente esposti i poveri Luoghi pii allorché nel maneggio delle loro rendite si eternano gli amministratori — ordinava con Lett. 8 luglio 1756 al Corner, di far depositare immediatamente tutto il denaro che avesse avuto alla Scuola a saldo del di lui maneggio, sotto la pena solita di 4 soldi per lira, e di far subito eleggere dai confratelli altro Castaldo, duraturo sino genn. 1758, onde poi si avesse a ripristinare l'annuo metodo, da mantenersi sempre successivamente e conservarsi. a) Quando il Governo manutiene i sistemi organici delle private Amministrazioni, é guarentigia in ogni tempo contro i danni tanto di smodata operosità, quanto di torpente inerzia. 9.) Addi 26 sett. 1756 fu consacrata con solenne triduo questa Chiesa parrocchiale e collegiata dal Diocesano mons. Gasparo Negri. In memoria perpetua di animo grato il Comune fece coniare in Roma e dispensare al popolo in detto fausto incontro delle medaglie di ottone con le imagini da una parte di S. Ciorgio e di S. LufTemia, e con analoga leggenda dall'altra parte. Fu anche posta m Chiesa a lettere d' oro in pietra da paragone una Iscrizione a ricordo di questo avvenimento. (V. 11 miei Cenni sopra la Chiesa.) Inoltre fu sostenuta pubblica deputazione nella suddetta Chiesa in lingua latina sopra dodici tesi di polemica, bibia, istoria e critica teo- logica, tre per materia dal frate Giov. Batt. da Pirano, dell'Ordine dei M. 0., lettore di teologia, con l'assistenza dei frati Giuseppe, Giusto da Rovigno, e Bonagrazia de Faria, dello stesso Ordine, lettori generali nel Convento di S. Anna di Capodistria. 10.) Essendo sotto il reggimento della Carica di Capodistria Pasqual Cigogna approvate le due parti del Consiglio di Rovigno 12 novembre e 21 dicembre 1755. che accrescevano il salario ai Giudici, Avvocato, Sindaco, Cancellier, Proveditori alla Sanità, e Camarlengo del Comune, nonché alli Presidenti, Bolleggianti e Quadernier del Fondaco, tratta in errore per esserle stato occultato a bello studio lo sbilancio della Cassa da taluni soltanto dediti al proprio interesse, i quali seppero estorquere l'assenso dei pochi votanti intervenuti al di sotto di voluti due terzi per la validità delle deliberazioui, a senso della Terminazione del precessore Erizzo, approvata dal Senato li 5 luglio 1659 — annullava e cassava con Ter-minaz. 26 ott. 1756 i relativi decreti di approvazione 23 nov. 1755, e 1. genn. 1756. (V. 1754, 55. 56. n. 13.) 11.) II Magistrato alla Sanità in Venezia con Lett. 20 nov. 1756 approvando confermava la sostituzione di Florio Spongia qm. Domenico, dimostrato abile e di fede, al carico di Proveditore a questa Sanità in [luogo del rimosso Maltio Sponza qm. Bastian, come persona marittima, esclusa dalla legge, e dalle regolazioni di Pier Girolamo Cappello Proveditore di Sanità nell' Istria. (V. 1732. 33. n. 8.) 12.) La Carica di Capodistria Lorenzo Parula con Lett. 22 genn. 1757 manifestava l'approvazione alla Parte presa in questo Consiglio dei Cittadini 31 dicembre 1756, di rimettere la Statua di S. EufTemia, supplendovi alla spesa occorrente non solo con li sopravanzi della Cassa della Sacristia, ma ben anco aggiungendovi li D.ti 50 che erano soliti d'essere spesi nel giorno della festività di essa Santa ; e raccomandava a questo Podestà di promuovere la sollecita sua esecuzione. a) Mi manca la suddetta Parte per mancanza del Libro Consigli di quell'anno; però intendasi della Statua in rame che nel 1858 fu posta sul Campanile in luogo di quella di legno, che come si ha per tradizione, fu incendiata dal fulmine, e forse fin dall'epoca 1734. (V. 1733. 34. n. 7.) La statua odierna si aggira sopra perno di ferro a seconda del vento: bel lavoro dei fratelli Vincenzo e Gio. Batt. Vallani da Maniago. (V. i miei Cenni sopra la Chiesa.) 13.) La suddetta Carica Paruta con Proclama 2 marzo 1757 richiamando in vigore la legge sul divieto delia Caccia dall'ultimo giorno di carnovale sino a tutto il mese di luglio di ciascun anno, comminava ai trasgressori la pena di 1. 25. o) Anche l'anteriore legge austriaca in proposito proibiva la caccia dai 26 febb. sino ai primi di agosto. La recente legge poi non ne fa parola ; quindi dovreb-besi stare alla consuetudine derivata dalle leggi veneta ed austriaca per la conservazione del salvaggiume. 14.) Lo stesso Paruta riferendosi ad anteriori relative Terminazioni, con Lett. 11 marzo 1757 sospendeva al Comune I* acquisto delle Cere che si dispensano an- nualmente al pop ilo il giorno della Candelora, la dispensa annuale fra alcuni cittadini più vecchi di D.ti 50 al tempo della Pasqua di Resurrezione, e di altri D.ti 50 alle feste di Natale, e di un candelotto di una libbra per cadauno dei 400 del Consiglio comunale, si no a tanto che sarebbe reso libero lo stesso Comune dal peso dei debiti. (V. 1676. e 1710. 11.) a) Però con la successiva Lett. 16 aprile di quel-1' anno fu restituita 1' usanza dei Ducati e del candelotto dietro informazione dello stesso Comune sul suo preteso sbilancio. 15.) La stessa Carica in visita li 2 giugno 1757 dando a questo Podestà la nota delle Scuole di questo luogo e sua giurisdizione, tassate per la 'pubblicazione di tutte le leggi in un regolato libro a stampa concernente i Luoghi pii — ordinava l'incasso di 1. 104 qual tassa stabilita di 1. 4 per Scuola. а) Sicché da questo computo rilevasi, che a quell'epoca ventisei erano le Scuole in Rovigno e sua giurisdizione, che non comprendeva che soltanto la Yilla. б) Visto però che la spesa della stampa non era sopperita dal suddetto computo — ordinava con Lett. 18 dello stesso mese ed anno, che anche i Fondachi, Comuni, Ospitali e Monti della Provincia concorressero a misura delle proprie forze; e perciò il Fondaco di Rovigno esborsasse I. 30, ed il Comune 1. 15 per una sol volta. 16.) Dietro Lett. 4 giug. 1757 della sudd. Carica Parata, che ordinava dargli notizia del numero, nome, e da chi instituiti i Notaj di Rovigno e sua giurisdizione per corrispondere allo studio del Magistrato dei Conservatori alle Leggi di regolar in questa Provincia l'argomento tanto geloso e importante del Notariato, questo Podestà rispondeva che in Rovigno ve n'erano nove, ed uno in Yilla; cioè: IN ROVIGNO. 1. Il sig. Carlo Basilisco qm. Basilisco, eletto no-tajo pubb. e di veneta autorità dal Collegio dei Notaj di Capodistria li 27 febb. 1700. 2. Il sig. Dr. Domenico Costantini qm. Iseppo, eletto come sopra in Capodistria li 4 aprile 1726. 3. Il sig. Dr. Basilisco Basilisco qm. Carlo, eletto come sopra in Capodistria li 20 giugno 1730. 4. Il sig. Dr. Iseppo Costantini qm. Fran.co, eletto come sopra in Capodistria li 20 giugno 1730. 5. Il sig. Florio Spongia qm. Dom., eletto come sopra in Capodistria li 25 ag. 1740. 6. Il sig. Giov. Domenico Piccoli qm. Dr. Giacomo, eletto come sopra in Capodistria li 30 marzo 1747. 7. Il sig. Francesco Costantini qm. Olivier, eletto come sopra li 30 luglio 1708. 8. Il sig. Cristoforo Spongia. (Manca ogni indicazione.) 9. Il sig. Gabriel Piccoli q. Dr. Giacomo, eletto come gli altri in Capodistria li 29 maggio 1751. IN VILLA. II sig. Giampietro Misdaris di Odorico, eletto no-tajo pub. e di Y. A. nella Città di Cividal del Friul dall'Autorità delegata del sig. Polo Querini fu Provedi-tor e Capitanio di quella Città, e da quel Collegio dei Notaj li 10 nov. 1744. 17) Nel 1757 il Diocesano mons. Gasparo Negri otteneva dalla Sede romana con approvazione del Senato veneto a questo capitolo l'onorifico distintivo dell'Almu-zia, ossia Zanfarda, come dalla seguente Iscrizione, che i canonici di allora al benemerito vescovo per gratitudine posero lì 6 giugno di queir anno in pietra sopra la porta a destra del Coro : % GASPARI DE NIGRIS PROP • EXIM • ALMVTIAE DECYS EIVS OP. A ROM. SEDE VEN. APPROBANTE SENATV H VI C CAPIT. INJVNCTYM FRANCIS. PICCOLI PRAEPOSITVS JACOB. ANGELINI OLIV. COSTANTINI JOSEPH. DE FERRARESIIS JO. ANT. DE CAVALERIIS JO. FRANCIS. DE FERRARESIIS OMNE3 CANONICI ANTIST BENEMERENTI IN GRATI ANIMI MONYMENTVM AERE PROPRIO POSVERE Vili. ID. JVN. CniJCCLVII. a) Siccome però questi Canonici e Preposito usarono la Zanfarda fin da tempi remoti come privilegio annesso a questa chiesa, ritenuta sempre fosse stata in antico cattedrale; così non so combinare la presente concessione, se non si voglia credere che la portassero a-busivamente, e forse costretti a dismetterla in seguito al reclamo nel 1693 del Diocesano, e nel 1694 del Municipio di Parenzo. (V. il sud.o mill.o). (Continua0