79 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona? Stefano ALLEGREZZA, Dr. Università degli Studi di Bologna (Italia) e-mail: stefano.allegrezza@unibo.it The Impact of Digital Transformation on Private Archives: What Future for Personal Archives? ABSTRACT This paper deals with the issue of personal digital archives, reflecting on the consequences that digital technology has on this type of archive and trying to imagine what their future may be. The digital revolution that involves every sector of our society is also transforming personal archives: if in the past they consist mostly of documents written on paper, a well known and with a very concrete consistency material, today they begin to consiste of documents written on storage media such as floppy disks, USB sticks, hard disks (some of which are already obsolete and dif- ficult to read); moreover, part of the documents can reside on online services (like Dropbox or Gdrive) whose ac- cess is protected by authentication credentials. A question arises: in ten or twenty years or more, will we still be able to access these archives? What future awaits them? Key words: archives, digital archives, personal archives, personal digital archives L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona? SINTESI L’articolo affronta la questione degli archivi di persona in ambiente digitale riflettendo sulle conseguenze che il digitale ha su tale tipologia di archivi e cercando di immaginare quale possa essere il loro futuro. La rivoluzione digitale che coinvolge ogni settore della nostra società sta trasformando anche gli archivi di persona: se nel passato vi si rinvenivano per lo più documenti formati su un materiale scrittorio, come la carta, ben conosciuto e con una sua ben concreta consistenza, oggi cominciano ad esservi presenti documenti scritti su supporti di memorizzazione quali floppy disk, chiavette USB, dischi fissi (alcuni dei quali sono già obsoleti e di difficile lettura); inoltre, parte dei documenti possono risiedere su servizi on-line (come Dropbox o Gdrive) il cui accesso è protetto da credenzia- li di autenticazione. Sorge spontanea una domanda: tra dieci-venti o più anni saremo ancora in grado di accedere a tali archivi? Quale futuro li attende? Parole chiave: archivi, archivi digitali, archivi di persona, archivi di persona digitali Vpliv digitalne transformacije na zasebne arhive: kakšna je prihodnost za osebne arhive? IZVLEČEK Prispevek obravnava vprašanje osebnih digitalnih arhivov, v katerih se odražajo posledice digitalne tehnologije in si prizadevajo predstavljati, kakšna je njihova prihodnost. Digitalna revolucija, ki je zajela vsak sektor naše družbe, preoblikuje tudi osebne arhive. Če jih v preteklosti sestavljajo večinoma dokumenti, napisani na papirju, dobro znani in z zelo konkretnim doslednim gradivom, jih danes shranjujemo na medije, kot so diskete, USB ključi in trdi diski (nekateri so že zastareli in jih je težko brati). Poleg tega lahko del dokumentov prebiva na spletnih storitvah (na primer Dropbox ali Gdrive), katerih dostop je zaščiten s pooblastili za preverjanje pristnosti. Pojavi se vprašanje: ali bomo čez deset, dvajset ali več let lahko dostopali do teh arhivov? Kakšna prihodnost jih čaka? Ključne besede: arhivi, digitalni arhivi, osebni arhivi, osebni digitalni arhivi ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 80 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 1 Introduzione Fino a pochi anni or sono all’archivista al quale veniva affidato l’incarico di riordinare ed inventa- riare l’archivio di un personaggio illustre si presentata di solito una situazione piuttosto familiare: egli si trovava di fronte a documenti formati su un materiale scrittorio ben conosciuto e con una sua ben con- creta consistenza: il più delle volte si trattava di materiale cartaceo di vario genere (carta per appunti, carta da lettere, carta fotografica, carta per schizzi e bozzetti, etc.) ma non sono mancati esempi di mate- riali scrittori di altra natura (pergamena, tavolette di legno o di cera, papiro, etc.). Le “carte” di varia na- tura (scritti, lettere, biglietti, cartoline, taccuini, appunti sparsi, agende, diari, fotografie, telegrammi, etc.) lasciate dal personaggio venivano rinvenute nella sua abitazione, nel suo studio o in generale nei luoghi in cui aveva svolto la sua attività. Ma è plausibile ritenere che questa situazione continuerà a presentarsi anche nei prossimi anni? Come si presenteranno gli archivi di persona tra cinque-dieci-venti anni? E quale sarà il loro futuro? 2 La rivoluzione digitale negli archivi di persona Per rispondere a questa domanda conviene partire da alcune osservazioni su come si siano modifi- cate negli ultimi anni molte delle attività che per secoli si sono svolte facendo uso di un supporto scritto- rio cartaceo o, comunque, “analogico”. Consideriamo, ad esempio, le tradizionali lettere cartacee, quelle che nel passato venivano scritte a mano (successivamente con la macchina da scrivere e poi con il computer: in quest’ultimo caso occorreva poi stamparle), affrancate ed infine imbucate: negli ultimi dieci-venti anni sono state letteralmente “sop- piantate” dalle e-mail che risiedono sui sistemi di posta elettronica e si leggono con gli smartphone, e, quindi, non necessitano più di essere stampate. Pensiamo alle cartoline che fino alla fine del secolo scorso costituivano il modo più utilizzato per far sapere ai propri cari in quale magnifico luogo di villeggiatura si erano trascorse le proprie vacanze: oggi sono state soppiantate dai selfie scattati nelle località turistiche più disparate ed immediatamente pubbli- cati sui social media (ad esempio: Facebook) o su WhatsApp. Ancora: il taccuino su cui nel passato si prendevano appunti e note oggi sempre più spesso viene sostituto da una delle tante “App” che consentono di prendere appunti elettronici direttamente sugli smartphone. Ancora: i telegrammi che nel passato venivano utilizzati per comunicare notizie in tempi rapidi (si pensi ai telegrammi di condoglianze o di felicitazioni) oggi sono stati “rimpiazzati” da altri stru- menti che consentono di inviare comunicazioni pressoché in tempo reale e di avere quasi istantaneamen- te la garanzia della consegna al destinatario (si pensi, ad esempio, agli SMS o alle comunicazioni virtuali che avvengono mediante WhatsApp). Ancora: la “vecchia” agenda cartacea è stata soppiantata dalle varie agende elettroniche oggi sono disponibili, a partire da quelle presenti sul proprio telefono cellulare o smartphone per arrivare a quelle accessibili sul web (si pensi a Google Calendar o a Microsoft Office 365, tanto per citare alcune tra quelle più utilizzate) ed accessibili attraverso i propri dispositivi informatici (personal computer, notebook, tablet o smartphone). Allo stesso modo la vecchia “rubrica telefonica” cartacea nella quale, nel passato, appuntavamo cognomi e nomi dei nostri amici e parenti con accanto il loro indirizzo e il numero di telefono, oggi è stata sostituita dalla rubrica presente nel telefono cellulare, indubbiamente molto più comoda da consul- tare e tenere aggiornata. Ancora: il “vecchio” diario che nel passato raccoglieva, quasi un amico silenzioso, i pensieri più in- timi, è stato oggi soppiantato dai diari virtuali - il caso più famoso è quello di Facebook - che, all’opposto, è diventato il modo per rendere noto a tutti la propria vita personale in una sorta di esasperato protago- nismo individuale. Viene da chiedersi: se Anna Frank fosse vissuta nella nostra epoca quale tipo di diario avrebbe lasciato ai posteri? Persino gli appunti presi durante le riunioni di lavoro o le lezioni oggi sempre più spesso vengono scritti direttamente con il computer, con il tablet o, addirittura, con lo smartphone e, quindi, sono in formato digitale. 81 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 Nel mondo del multimediale la situazione è simile: dall’inizio del secolo le fotografie analogiche sono state “soppiantate” da quelle digitali, e ormai si stampa su carta solo una piccola frazione degli scatti digitali che, a centinaia se non a migliaia, facciamo: ormai la parola d’ordine è “condivisione” e le foto vengono immediatamente pubblicate su uno dei tanti social media che, come Facebook, Instagram e Fli- ckr, hanno conosciuto un enorme sviluppo proprio in questi ultimi anni. Allo stesso modo, le registrazio- ni audio e video che “catturano” i momenti importanti della nostra esistenza sono ormai esclusivamente in formato digitale. Ancora: i biglietti del treno, degli autobus, degli aerei vengono anch’essi fatti al computer e prodot- ti nativamente in digitale; tuttavia mentre le “vecchie” generazioni continuano a stampare su carta il tito- lo di viaggio - forse per quella fiducia che quasi istintivamente ripongono sulla carta - le nuove generazio- ni ormai non stampano più e si limitano a mostrare al controllore il display dello smartphone sul quale è visualizzato il biglietto o il codice bidimensionale necessario per la verifica. Allo stesso modo per orientar- ci nelle città o lungo i tragitti non utilizziamo più le cartine geografiche o le mappe cittadine - come era normale solo una quindicina di anni fa - ma utilizziamo sempre più strumenti digitali che, come il navi- gatore GPS, ci consentono di orientarci senza troppe difficoltà e ci indicano con facilità il percorso verso la meta preferita. Gli esempi potrebbero continuare numerosi: anche la gestione finanziaria ed economica della vita di un individuo è ormai quasi totalmente digitale: i movimenti dei conti correnti altro non sono che regi- strazioni in un database della propria banca e gli estratti conto arrivano via posta elettronica, così come attraverso lo stesso mezzo o attraverso canali comunque digitali arrivano le bollette delle forniture di energia elettrica, del gas e dell’acqua; Nel mondo della sanità la rivoluzione digitale si è fatta strada da tempo: solo per fare un esempio, in ospedale le radiografie digitali hanno sostituito le “vecchie” radiografie su lastra e dopo aver effettuato una esame radiologico la documentazione iconografica ci viene consegnata in formato digitale su suppor- to ottico (CD o DVD). Nel mondo della scuola la situazione è simile: alla fine dell’anno scolastico le pagelle scolastiche “cartacee” non vengono più consegnate ai genitori ma vengono rese loro disponibili, in formato elettro- nico, sul sistema di gestione dei documenti che la scuola ha adottato e al quale i genitori devono accedere per poter consultare i voti conseguiti dai loro figli. Si tratta solo di alcuni degli innumerevoli esempi 1 che si potrebbero fare, ma sono sufficienti per comprendere quale sia la portata della rivoluzione digitale che stiamo vivendo e alla quale, nel bene o nel male, ci stiamo abituando ed adeguando. Ed è chiaro il trend evolutivo verso il quale anche gli archivi di persona si stanno dirigendo: è molto probabile (se non quasi certo) che in un futuro neanche troppo lontano questi archivi - e non solamente questi - diventeranno totalmente digitali. Se qualcosa rimarrà di analogico, saranno i documenti che, formati in digitale (e, quindi, nativi digitali), verranno occasional- mente stampati per motivi contingenti e sono destinati ad essere conservati solo temporaneamente. È in atto una vera e propria rivoluzione paragonabile secondo alcuni a quella conseguente all’invenzione della stampa 2 . Inoltre, vi sono nuove tipologie di “documenti” che nel passato non esistevano (siti web perso- nali, blog, profili su Facebook, account su Twitter, Instagram, Pinterest, etc.) ma che non possono non entrare a far parte di un archivio di persona. 3 Il problema della conservazione degli archivi digitali di persona Gli esempi appena visti non possono non far sorgere una domanda: cosa resterà di tutta questa 1. Viene da chiedersi quali tipologie documentali abbiano, ad oggi, resistito a questa trasformazione digitale. Ad una attenta analisi sono ben poche: alcuni continuano ad utilizzare il diario cartaceo (che forse consente di ricostruire le attività fatte nel corso della propria vita meglio del diario on-line - si pensi a Google Calendar - o sul proprio telefono cellulare); altri continuano ad utilizzare block-notes o quaderni per prendere appunti durante lezioni e corsi; infine una tipologia che resiste al processo di digitalizzazione è la cosiddetta “pergamena” che attesta la fine di un percorso di studi (come la pergamena con il voto di laurea) e che viene incorniciata ed appesa alla parete della propria abitazione o dello studio: in quanti rinuncerebbero alla versione cartacea a favore della versione digitale? 2. Appare evidente che questa “rivoluzione” è in qualche modo legata all’ enorme diffusione di dispositivi mobili (smartphone, tablet, phablet, etc.) che hanno fatto si che sia diventato estremamente semplice per chiunque produrre documenti di varia natura (non solo documenti testuali ma anche immagini, registrazioni audio e video, etc.). ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 82 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 immensa quantità di documenti digitali che oggi viene prodotta? Il problema della conservazione degli archivi digitali - e, nel caso specifico, degli archivi digitali di persona - rientra indubbiamente tra quelli che maggiormente assilla la comunità degli archivisti. Fino ad oggi la salvaguardia di questi archivi è stata possibile grazie all’adozione di strategie di conservazione e all’utilizzo dei materiali scrittori poc’anzi ci- tati che, pur nella loro fragilità ed incertezza, hanno consentito che i documenti giungessero fino a noi 3 . Sfortunatamente, non possiamo dire la stessa cosa per i documenti digitali, dal momento che essi sono costituiti, in ultima analisi, da sequenze di bit che sono ben più difficili da conservare dei loro corrispetti- vi cartacei, e ciò per via di almeno tre ordini di difficoltà: 1. in primo luogo, i documenti digitali necessitano di risiedere fisicamente su un ‘supporto di memorizzazione’: può trattarsi del disco fisso del computer dell’utente o quello del server del provider del servizio di posta elettronica nel caso dei messaggi di posta elettronica; di un disco ottico (come i compact disc o i DVD su cui spesso vengono archiviati tali documenti); di una memoria flash (come le pendrive che portiamo sempre con noi); di un nastro magnetico (come quelli utilizzati nei backup che gli fornitori di servizi on-line effettuano con regolarità), oppure di uno spazio virtuale come il cloud, la ‘nuvola’ di cui oggi si parla tanto e sulla cui affidabilità stanno indagando progetti di ricerca internazionali come I-Trust 4 . 2. in secondo luogo, i documenti digitali, essendo costituiti in ultima analisi da una sequenza di bit, devono essere codificati secondo un certo “formato elettronico” al fine di poter essere letti ed interpretati. 3. infine, mentre per poter leggere, anche a distanza di parecchi anni, un documento cartaceo è sufficiente solamente una buona vista, per poter leggere un documento digitale occorre anche una opportuna ‘piattaforma tecnologica’ (tipicamente un computer con un certo sistema ope- rativo ed un certo programma di posta, oppure un tablet o uno smartphone, come avviene oggi sempre più spesso). Purtroppo, queste tre componenti costituiscono altrettanti fattori di fragilità che rendono certa- mente non semplice la conservazione nel tempo dei documenti digitali; infatti: – i supporti di memorizzazione vanno incontro al fenomeno dell’obsolescenza, legata sia alla loro limitata durata nel tempo, sia al fatto che il mercato propone via via supporti sempre più mo- derni, rendendo di fatto illeggibili quelli che si utilizzavano fino a pochi anni fa; – i formati elettronici vanno anch’essi incontro ad una rapida obsolescenza, legata alla loro rapi- da evoluzione e al fatto che taluni formati (ad esempio quelli proprietari) dipendono forte- mente dal software con cui debbono essere interpretati e che nel tempo potrebbero non essere più disponibili; – infine, anche le piattaforme tecnologiche vanno rapidamente incontro all’obsolescenza a causa della rapida evoluzione e al fatto che il mercato propone incessantemente dispositivi sempre più moderni, rendendo obsoleti quelli che solamente ieri costituivano l’ultima novità. In sintesi, queste tre problematiche (l’obsolescenza dei supporti di memorizzazione, l’obsolescen- za dei formati elettronici e l’obsolescenza delle piattaforme tecnologiche) fanno si che un documento digitale prodotto o ricevuto oggi molto probabilmente non sarà leggibile tra dieci, venti o trenta anni. Tutto questo a meno che non si adottino le opportune strategie di conservazione digitale. Non è il caso, in questa sede, di entrare nel merito di quali siano le varie strategie che sono state proposte dai gruppi di ricerca internazionali che si stanno da tempo interrogando su queste questioni nel tentativo di trovare una soluzione. Tuttavia, è importante osservare che si tratta di strategie che, indub- biamente, non sono alla portata della persona comune. Infatti, chi ha, ad esempio, le competenze per porre rimedio alle conseguenze che si verificano quando il computer nel quale erano memorizzati tutti documenti (email ricevute ed inviate, relazioni, bozze di discorsi, fotografie, etc.) smette, improvvisamen- te, di funzionare portando nell’oblio tutto il prezioso materiale in esso contenuto? Chi è in grado di 3. Spesso si sono verificati ritrovamenti casuali e fortuiti, come nel caso delle lettere o delle fotografie abbandonate per anni nelle soffitte o nei rispostigli, magari risposte in scatole o contenitori di fortuna, e ritrovate - perfettamente leggibili - a distanza di anni dal momento in cui il soggetto produttore le aveva create. 4. InterPares Trust (I-TRUST)) è il progetto di ricerca internazionale che si occupa di valutare l’affidabilità del cloud per la conservazione a lungo termine degli archivi digitali. Il sito web del progetto è raggiungibile all’indirizzo . 83 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 adottare, come sarebbe opportuno, strategie di back-up per scongiurare la perdita dei dati che si verifica in casi del genere? Chi sarebbe in grado di effettuare il riversamento diretto da un supporto di memorizzazio- ne che sta diventando obsoleto ad uno più attuale per scongiurare la perdita dei documenti digitali me- morizzati su tale supporto, o chi è in grado di effettuare il riversamento sostitutivo (la cd. “migrazione”) da un formato elettronico che sta diventando obsoleto verso uno più moderno? 4 Le criticità nella conservazione degli archivi digitali di persona La questione dell’archiviazione e conservazione degli archivi digitali di persona condivide tutte le complesse problematiche relative agli archivi digitali in generale, ma in più presenta alcuni aspetti pecu- liari che offrono interessanti spunti di studio e di approfondimento: – la tendenza all’accumulo di quantità spesso incontrollabili di documenti, dovuta da una parte all’enorme capacità di memorizzazione dei supporti oggi disponibili, dall’altra alla fiducia ri- posta negli strumenti tecnologici che fanno illudere che sia possibile recuperare quanto neces- sario semplicemente affidandosi alle funzioni di ricerca le quali, per quanto sofisticate esse sia- no, non sono comunque in grado di restituire i risultati accurati che si potrebbero ottenere con un archivio correttamente formato; – la mancanza di un criterio logico di ordinamento nella fase di formazione dell’archivio, dovuto da una parte alla mancanza di conoscenze archivistiche (che stanno diventando sempre più importanti nel “nuovo” mondo digitale); dall’altra all’indisponibilità di strumenti archivistici che possano aiutare i soggetti produttori a formare correttamente i propri archivi; tutto ciò è di fondamentale importanza dal momento che l’assenza di un criterio di ordinamento conduce alla formazione di un archivio disordinato e molto difficile da “riordinare” in una fase successi- va a quella della formazione; – la tendenza alla dispersione, ovvero a distribuire i contenuti digitali su più sistemi di memoriz- zazione, su più piattaforme, su più servizi; abitudine questa giustificata il più delle volte dalla paura di perdere i contenuti digitali (per cui si fanno molteplici copie e gli stessi documenti si trovano duplicati, triplicati, quadruplicati su più supporti) ma che genera inevitabilmente di- sordine e confusione; – la mancanza di operazioni di selezione e scarto, attività che invece acquistano un peso crescen- te a fronte dell’enorme quantità di documenti digitali personali che vengono prodotti e che rischia di diventare velocemente ingestibile 5 . – la mancanza di consapevolezza sul problema della conservazione digitale e sul fatto che gli ar- chivi digitali di persona sono intrinsecamente più a rischio dei corrispondenti analogici e quin- di avrebbero bisogno di una “cura” maggiore. Come si può intuire si tratta di elementi di forte criticità che influiscono fortemente sulle possibi- lità di successo di una strategia di conservazione applicata agli archivi digitali di persona. 5 Il problema dell’eredità digitale Accanto agli elementi di criticità delineati nel paragrafo precedente, occorre tener presente un ul- teriore problema - che può essere ricondotto all’interno del più ampio settore di ricerca che va sotto il nome di “eredità digitale” - e che costituisce forse la criticità più forte. Per comprendere meglio le cose, proviamo ad immaginare la situazione che si presenta ad un archivista a cui è stato affidato l’incarico di riordinare ed inventariare l’archivio di un personaggio illustre scomparso recentemente. Come si è già avuto modo di far notare, gli archivi digitali di persona si stanno trasformando in archivi digitali, ma ad oggi la transizione non è ancora del tutto compiuta per cui la situazione che nor- malmente si presenta è “ibrida”, ovvero in cui parte della documentazione è “analogica” ed una parte, 5. Sarebbe opportuno proporre schemi che distinguano l’aspetto della conservazione (per motivi legali, amministrativi, di autodocumentazione o per scopi storici), da quello dell’archiviazione vera e propria, verificando gli strumenti resi disponibili dalle teorie del record management e dalla metodologia sviluppata in ambito di archivistica informatica, oltre che sviluppare metodi per la selezione e scarto automatici. ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 84 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 sempre più consistente, è “digitale” 6 . Se per accedere alla documentazione analogica prodotta da un per- sonaggio illustre è sufficiente recarsi nei luoghi in cui egli ha svolto la sua attività (presso la sua abitazione, nel suo studio, etc,), per accedere alla documentazione digitale da lui prodotta ciò non è più sufficiente. Infatti, presso la sua abitazione o nel suo studio l’archivista potrà rintracciare i supporti di memorizzazio- ne da lui utilizzati come floppy disk, compact disc, DVD, chiavette USB, dischi fissi, etc. (si veda la Figu- ra 1) e tentare di recuperare i documenti digitali archiviati su tali supporti (molti dei quali saranno pro- babilmente obsoleti e quindi di difficile o impossibile lettura) (Redwine, 2015). Vale la pena far notare che i supporti di memorizzazione risultano spesso protetti da sistemi di controllo dell’accesso: occorrono delle credenziali di autenticazione per l’accesso ai computer, ai tablet, agli smartphone e perfino per accedere ai documenti archiviati su alcuni supporti di memorizzazione che utilizzano meccanismo di cifratura per la protezione dei contenuti (come i dischi fissi esterni o le chiavet- te USB). Se non si conoscono di tali credenziali di autenticazione risulta impossibile accedere agli archivi digitali in essi registrati 7 . Ma oggi sempre più spesso i documenti digitali non vengono più archiviati sui supporti di memo- rizzazione ma sugli “spazi virtuali” come Dropbox, Google Drive, Amazon S3. La posta elettronica non viene più scaricata “in locale” utilizzando i client di posta elettronica ma viene “lasciata” sui server di posta e gestita tramite servizi remoti (come la webmail). Figura 1. Un esempio di come potrebbe presentarsi oggi la porzione digitale di un archivio di persona: si noti la presenza di supporti di memorizzazione ormai obsoleti (floppy disk, LS-120, etc.) 6. Alcuni studi hanno collocato il momento in cui il digitale ha superato l’analogico nella produzione ed archiviazione di documenti intorno all’inizio del secolo. In particolare, lo studio di Martin Hilbert e Priscilla Lopez dal titolo “ The world’s technological capacity to store, communicate, and compute information”, pubblicato nel 2011 ma ancora per molti versi attuale rileva come nel 1986 solo l’1% dei dati era stato archiviato digitalmente, per poi raggiungere il 3% nel 1993, il 25% nel 2000 e il 94% nel 2007. L’inizio dell’era digitale viene convenzionalmente individuata nel 2002, anno in cui avviene il sorpasso del digitale sull’analogico. 7. Occorre aggiungere anche che i supporti di memorizzazione possono andare incontro a smarrimento, furto, improvvisoa rottura, etc. Quando accade uno di questi eventi il contenuto in essi presenti viene irrimedibilmente perso a meno che non si siano poste in essere le opportune strategie di conservazione (prima fra tutte la duplicazione dei contenuti). 85 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 Di conseguenza, alla morte di un personaggio illustre il primo problema che si presenta all’archivi- sta è quello di riuscire a sapere in quali “spazi virtuali” sono collocati i vari “nuclei” di archivio da lui prodotti. Spesso le informazioni sono frammentarie e non sufficienti; ci si trova davanti a domande del tipo: il soggetto produttore aveva depositato dei “documenti” su Dropbox? su OneDrive? su Gdrive? su Office 365? I suoi archivi fotografici sono su Flikr? Picasa? Instagram? Aveva dei profili sui social media (Facebook, Twitter, etc.)? Aveva dei siti web? Aveva dei blog? Aveva delle caselle di posta? Se si, quali? Su quali server di posta? Qual’era il suo account? Purtroppo le difficoltà non si esauriscono qui. Anche qualora si riesca a sapere dove sono archiviati i “nuclei” dell’archivio del soggetto produttore ormai defunto, ci si imbatte nella difficoltà (e spesso nell’impossibilità) di accedere ad essi. Infatti, gli spazi virtuali sono normalmente protetti da sistemi di controllo dell’accesso: occorrono delle credenziali di autenticazione (tipicamente username e password) per avere accesso alla webmail, agli spazi virtuali (Gdrive, Drobbox, OneDrive, etc.), agli account sui so- cial media, e così via. Senza tali credenziali, che solitamente nessuno condivide con altri e che quindi si perdono con la morte del soggetto produttore, risulta impossibile per chiunque accedere alla sua produ- zione documentale archiviata sui vari servizi on-line. Anche qualora si riesca ad ottenere tali informazioni (magari perché con lucida lungimiranza il soggetto produttore aveva comunicato le credenziali di accesso a qualcuno dei suoi congiunti) la situazione non ammette dilazioni ed occorre agire al più presto. Infatti quando i vari fornitori di servizi on-line si accorgono che il servizio non viene più utilizzato da un dato utente, dopo un determinato lasso di tempo provvedono alla disattivazione del servizio e alla cancellazio- ne del relativo account. Questo può avvenire, a seconda delle policy adottate, in tempi variabili da pochi mesi a qualche anno al più. Gli spazi virtuali possono essere ancora disponibili a distanza di pochi giorni o di pochi mesi dalla morte del soggetto produttore, ma possono diventare inaccessibili a distanza di alcu- ni mesi od alcuni anni. Si pensi al caso paradigmatico dei messaggi di posta elettronica presenti sulla webmail: l’accesso alla casella di posta elettronica è normalmente protetto da credenziali di autenticazione, note solo a colui che ha creato ed utilizza quella particolare casella di posta elettronica. Ma cosa succede alla sua morte? Solita- mente risulta pressoché impossibile per chiunque altro recuperare l’accesso alla casella di posta, dal mo- mento che di solito nessuno si preoccupa di comunicare tali credenziali ad altri soggetti: di conseguenza, tutte queste email rimangono “intrappolate” nella casella di posta e ivi rimangono fino a quando, magari dopo un tempo più o meno lungo, l’account viene disabilitato o eliminato dal provider del servizio di posta elettronica “per inattività”. Occorre poi considerare anche il fatto che molti dei servizi che oggi vengono utilizzati dalla maggio- ranza delle persone un domani potrebbero non esistere più, magari perché l’azienda che li offre è in difficol- tà economiche oppure perché, banalmente, gli interessi degli utilizzatori si spostano verso altre piattaforme 8 . Appare chiaro quindi che nel mondo degli archivi di persona digitali le attività di riordino, inven- tariazione e valorizzazione devono essere intraprese subito, pensa la scomparsa dell’archivio che può av- venire anche solo dopo uno-due anni (a volte anche prima). Come si può intuire l’approccio deve essere diametralmente opposta a quella che si ha nei confronti degli archivi di persona analogici (laddove è possibile porre in essere interventi anche a distanza di anni o decenni dalla morte del soggetto produtto- re). Con gli archivi digitali nessuna dilazione è ammessa. In conclusione risulta molto difficile (anzi, il più delle volte impossibile) accedere all’archivio digi- tale di una persona defunta, sia esso costituito dall’archivio delle sue e-mail o da quello dei suoi documen- ti formati su Gdrive. Le norme che riguardano la successione dei beni digitali sono sostanzialmente inesi- stenti e in più di un’occasione i familiari di un defunto non sono riusciti ad accedere ai suoi account, ostacolati dall’applicazione pedissequa della legge sulla privacy. In questo modo, sempre più spesso i dati personali, i ricordi e le testimonianze della nostra vita restano conservate esclusivamente in forma di bit e spesso rimangono per sempre celate dietro a password imperscrutabili e protette a volte da legislazioni che non hanno ancora contemplato il problema dell’eredità digitale. 8. Si pensi a quanti servizi on-line che nel passato venivano ampiamente utilizzati sono stati dimessi e sono caduti nel dimenticatoio: ad esempio mIRC, la famosa piattaforma di messaggistica universalmente utilizzata agli inizi del secolo; oppure il servizio di file sharing MegaUpload che nel 2012, anno in cui venne fatto chiudere dalle autorità giudiziarie per la presenza sui suoi server di contenuti illegali (oltre, ovviamente, a quelli leciti) vantava oltre 50 milioni di visitatori al giorno e rappresentava il 4% di tutto il traffico internet mondiale. ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 86 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 6 Lo stato della ricerca A fronte di queste criticità - che richiederebbero un’azione immediata - va rilevato come il dibatti- to sul Personal Digital Archiving 9 si sia sviluppato solo negli ultimi anni, all’incirca dalla metà degli anni 2000, e ha visto negli Stati Uniti la nazione d’origine. La Library of Congress è stata ed è tuttora molto attiva negli studi in materia e nelle iniziative di sensibilizzazione degli utenti. È capofila del National Di- gital Information Infrastructure and Preservation Program (NDIIPP) dedicato alla Digital Preservation al cui interno è presente una sezione relativa al Personal Archiving 10 , attiva all’incirca dal 2007 11 (Vettore, 2013). La particolarità dell’approccio americano al tema consiste nel taglio concreto e pratico delle ini- ziative, ma spesso appare eccessivamente basilare ed insufficiente a fornire le informazioni necessarie per una corretta gestione dei propri archivi. Ad esempio, la Library of Congress ha emanato delle linee guida in materia di Personal Digital Archiving che utilizzano un linguaggio semplice e comune, adatto ad un pubblico eterogeneo e spesso inesperto, che puntano a fornire al singolo individuo informazioni elemen- tari sulla conservazione di foto, audio, video, e-mail, “personal digital records” (ovvero appunti scolastici, ricevute di pagamenti, estratti conto, slide, bozze, etc.) nonché siti web, blog e social media, ma che si ri- velano forse troppo semplicistiche e poco approfondite, perdendo in questo modo gran parte della loro utilità. Anche la Cornell University Library ha una sezione del proprio sito dedicata al tema del Personal Archiving con una guida sulle strategie e sulle risorse utili nella gestione dei propri archivi personali, non- ché una sezione dedicata ai casi reali di perdita di archivi personali denominata molto significativamente “Real Life Horror Stories” 12 . Le MIT Libraries mettono a disposizione una serie di informazioni, sotto forma di “opuscoli” e pieghevoli, che contengono utili suggerimenti per la gestione dei propri archivi digitali personali 13 . Di estremo interesse è l’annuale conferenza internazionale sul Personal Digital Archiving, la cui ultima edizione si è tenuta a Houston (Texas) dal 23 al 25 aprile 2018; essa è l’unica conferenza interna- zionale specificatamente incentrata sugli archivi digitali personali ed è quindi l’unico momento in cui gli studiosi che si occupano di questi temi possono confrontarsi. Per quanto riguarda l’Europa va segnalato il progetto Paradigm (Personal Archives Accessible in Digital Media) 14 : condotto dalle Università di Oxford e Manchester negli anni 2005-2007, ha affrontato le problematiche relative alla conservazione di documenti digitali privati attraverso lo studio e la speri- mentazione sugli archivi di alcuni politici britannici. Anche il progetto InterPares 3 (2007-2012) 15 si è 9. Personal Digital Archiving è la locuzione con cui nel mondo anglosassone si fa riferimento a quella branca dell’Archivistica che si occupa dell’archiviazione e della conservazione degli archivi di persona in ambiente digitale (di cui gli archivi digitali di persona costituiscono una parte importante). 10. Cfr. la sezione del sito della Library of Congress dedicata al Personal Archiving , dove sono liberamente disponibili materiali divulgativi utili per sensibilizzare sul tema della conservazione degli archivi di persona. Si veda: . Si veda anche la sezione del sito della Columbia University che mette a disposzione interessanti risorse sulle questioni del Personal Digital Archiving (ad esempio: informazioni sulla gestione dei supporti di memorizzazione, sulle procedure di backup e recovery, sulla corretta denominazione dei file, sulle procedure di migrazione, etc.), disponibile all’indirizzo ; e la sezione del sito dell’ Association for Library Collections and Technical Services (ALCTS) - una divisione dell’ American Library Association (ALA) - che mette a disposizione una serie di materiali dedicati al Personal Digital Archiving al fine di «increase your understanding of common digital files - digital photos, recordings, video, documents, and others - and learn what it takes to preserve them. Technology changes rapidly. If you don’t actively care for your digital possessions you may lose access to them as some technologies become obsolete. Learn about the nature of the problem and hear about some simple, practical tips and tools to help you preserve your digital stuff». I materiali sono disponibili all’indirizzo . 11. Lo stesso sito ospita dal 2011 il blog “ The Signal - Digital Preservation ”, che comprende una categoria dedicata al Personal Archiving. Dal 2010 inoltre la Library of Congress contribuisce, insieme ad altre istituzioni e università, all’organizzazione del Personal Digital Archiving Day, evento per il quale ha anche reso disponibile online un Personal Digital Archiving kit , rivolto a piccole organizzazioni e biblioteche, ma anche ai privati, contenente suggerimenti operativi e risorse per realizzare la manifestazione. Si veda: . 12. Cfr. . 13. Cfr., ad esempio, il pieghevole “Personal digital Archiving strategies” disponibile all’indirizzo . 14. Cfr. . 15. Cfr. . 87 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 occupato della conservazione di documenti personali in alcuni casi di studio, focalizzati sull’acquisizione di archivi e collezioni personali da parte di istituzioni archivistiche. In sintesi, si tratta, per lo più, di studi che hanno affrontato la questione dell’archiviazione e con- servazione degli archivi di persona dal punto di vista dei soggetti che sono istituzionalmente preposti alla custodia della memoria, mentre sono pochi e non esaustivi gli studi che hanno affrontato l’argomento dal punto di vista della persona comune (che è il soggetto produttore di tali archivi). Inoltre, eccezion fatta per le linee guida, minimali, emanate dalla Library of Congress e per i risultati del progetto Paradigm, che tuttavia si è limitato ad affrontare prevalentemente una particolare categoria di archivi di persona (quelli degli uomini politici) non vi sono ancora delle linee guida che possano guidare il soggetto produttore (lo studioso, il letterato, il personaggio illustre, il professionista ma anche la persona comune) nella corretta attività di formazione, gestione e conservazione del proprio archivio digitale. Infine, le iniziative attual- mente presenti nel panorama internazionale hanno posto l’attenzione sulle questioni - già queste com- plesse - dell’archiviazione ma hanno trascurato del tutto quelle - ancor più complesse ed urgenti - della conservazione, così come quelle relative alla tutela della privacy e alla riservatezza dei dati 16 . Ad ogni modo si sta assistendo ad una progressiva presa di coscienza dell’importanza di questi ar- gomenti tant’è che nell’ambito dell’International Conference on Digital Preservation (IPRES) che si è svolta a Berna dal 3 al 6 ottobre 2016, il tema del Personal Digital Archiving (proposto all’interno del Workshop 2 “Personal Digital Archiving: How Can the Cultural Heritage Community Help Individuals Curate Their Own Materials?”) è stato quello che ha suscitato maggiore interesse. Per quanto riguarda l’Italia, le iniziative sul tema degli archivi di persona hanno fatto riferimento fino ad oggi quasi sempre ad archivi di tipo “tradizionale”, come dimostrano i recenti convegni “Archivi di persona, memoria, rappresentazione e ricerca”, tenutosi il 12 ottobre 2016 a Bologna e la giornata di studio “Fondi e collezioni di persona e personalità negli archivi, nelle biblioteche, nei musei: una risorsa, una opportunità” tenutosi il 26 ottobre 2016 sempre a Bologna. Una menzione particolare merita il pro- getto di riordino ed inventariazione dell’archivio ibrido dell’on. Massimo Vannucci, che ha avuto il me- rito di portare all’attenzione della comunità archivistica italiana la questione degli archivi di persona ibridi, cominciando ad affrontare i nodi di particolare complessità concettuale ad essi collegati. Il proget- to ha condotto ad una realizzazione concreta 17 ed è stato illustrato in una pubblicazione a stampa (Alle- grezza, Gorgolini, 2015). In conclusione, se da una parte si registra un interesse sulle questioni del Personal Digital Archiving che cresce in maniera molto rapida, dall’altra si deve ammettere che la riflessione critica su questi temi stenta a decollare. La conservazione degli archivi digitali di persona sta lentamente entrando a far parte del più ampio dibattito sulla conservazione digitale, ma non vi sono ancora studi e progetti di ricerca au- torevoli in materia, manca una riflessione critica sui molteplici aspetti problematici della questione, man- cano proposte serie e condivisibili, con il rischio di una perdita di una parte notevole degli archivi di per- sona che si stanno formando in questi anni su base digitale. In sostanza, si tratta di un campo di ricerca ancora in massima parte ancora inesplorato. 7 Quale futuro per gli archivi di persona in ambiente digitale? Di fronte a tutte queste difficoltà, possiamo essere certi che, così come siamo stati in grado di con- servare fino ai nostri giorni gli archivi di persona del passato, saremo in grado di conservare gli archivi digitali di persona che si stanno formando oggi? La risposta non è delle più confortanti. La conservazione nel lungo periodo degli archivi digitali in generale non è assolutamente semplice né, allo stato attuale, garantita. A volte è addirittura impossibile; anzi, ormai si ha la consapevolezza che i materiali digitali non si conservano in maniera “passiva” (senza far nulla), così come, semplicisticamente parlando, è avvenuto per i tradizionali materiali cartacei, e che riuscire a conservarli e a garantirne la leggibilità nel tempo anche solamente per alcuni anni richiede un notevole impegno e, il più delle volte, delle competenze non alla 16. Anche la questione della conservazione degli archivi di posta elettronica, che costituiscono una porzione rilevante degli archivi digitali di persona, nonostante la sua urgenza non è stata ancora se non marginalmente indagata, fatte salve alcune eccezioni che riguardano essenzialmente il mondo anglosassone. 17. Si veda il sito dell’archivio di Massimo Vannucci realizzando utilizzando il software di descrizione archivistica ICA- Atom. La consultazione delle descrizioni archivistiche e dei relativi oggetti digitali è al momento ad accesso controllato, in attesa del completamento del lavoro e della definizione di adeguate policy. Cfr. . ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 88 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 portata di tutti. Per questo motivo si può ragionevolmente ritenere che la nostra epoca stia correndo il rischio di “perdere” gli archivi “digitali” di persona, sia che si tratti di materiale prodotto in ambito perso- nale che in ambito lavorativo o professionale. Molto significative sono, a questo proposito, le riflessioni del linguista Raffaele Simone che già nell’anno 2000 a proposito della transizione dalla tradizionale lettera cartacea ad altre forme di comuni- cazione come la posta elettronica e gli SMS scriveva (Simone, 2000, p. 214): “La posta elettronica e, più recentemente, gli SMS [...] hanno modificato in profondità il concet- to stesso di ‘lettera’ e il modo di scrivere epistolare. Abbreviazioni più o meno scherzose, simboli, formule fisse hanno preso ormai piede tra le usanze linguistiche. [Tutto ciò] ha reso immateriale un immenso materiale comunicativo, che una volta si sarebbe depositato su carta o su altri sup- porti stabili. I filologi di domani troveranno ben poche lettere negli archivi di uomini e donne notevoli...” Dello stesso avviso è anche Vint Cerf, vice capo di Google nonché uno dei padri di Internet, il qua- le nel 2015 ha stupito tutti quando nell’incontro annuale dell’American Association for the Advancement of Science ha dichiarato che «se non si trova una soluzione, il Ventunesimo secolo sarà un enorme buco nero», un vero e proprio “digital dark age” 18 . 8 Conclusioni Come si è visto, gli archivi digitali di persona corrono il pericolo, tutt’altro che irrealistico, di an- dare perduti; anzi, è molto probabile che buona parte degli archivi digitali di persona che si sono formati in questi anni siano già andati perduti. Purtroppo, quella degli archivi di persona è una categoria di archivi decisamente più a rischio ri- spetto a quelli appartenenti ad enti ed “organizzazioni” più o meno complesse che, per tutta una serie di motivi (interessi di studio, prescrizioni legislative, rilevanza economica, etc.), ricevono tradizionalmente l’attenzione degli archivisti (Vettore, 2014). Se si considera che essi costituiscono da secoli una fonte privilegiata per tutta una serie di settori (nella ricerca storica, demo-etno-antropologica, sociologica, artistica, geografica, letteraria, filologica, solo per citarne alcuni) si comprende come l’eventualità della perdita degli archivi digitali di persona che si stanno formando nel nostro tempo avrebbe conseguenze estremamente negative per molteplici settori della ricerca. È necessario affrontare con urgenza queste problematiche, partendo da uno studio serio e sistema- tico delle questioni di particolare complessità teorica e tecnica legate alle attività di formazione, gestione e conservazione degli archivi digitali di persona, mettendo in campo interventi di sensibilizzazione per aumentare il livello di consapevolezza su queste tematiche; individuando metodi, sistemi e strategie che siano nel contempo semplici ed efficaci e che siano utilizzabili non solo dagli specialisti del settore (ad esempio, gli archivisti, gli informatici…) ma anche dalle persone comuni. Solo cercando di comprendere come il digitale possa influenzare le modalità di sedimentazione dei documenti ed arrivando a suggerire soluzioni concrete ed operative per assicurare la conservazione degli archivi di persona che si stanno formando oggi, potremo evitare che di questi archivi non rimanga alcuna traccia e ci si incammini verso quel digital dark age, il medioevo digitale che qualcuno ha già cominciato a prefigurare. 18. Il consiglio che Cerf ha dato sembra a prima vista sconcertante: «se avete una foto alla quale tenete davvero, stampatela”. Cfr. Belardelli, G. , Google, Vint Cerf lancia l’allarme: “Dietro di noi un deserto digitale, un altro Medioevo. Se tenete a una foto, stampatela”, L’Huffington Post, ; Vedi anche: Pallab Ghosh , Google’s Vint Cerf warns of ‘digital Dark Age’, ; L auren Maffeo, Google’s Vint Cerf on how to prevent a digital dark age, . 89 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 Riferimenti Allegrezza, S. - Gorgolini, L. (a cura di), Gli archivi di persona nell’era digitale. Il caso dell’archivio di Massimo Vannucci, Il Mulino, Bologna, 2016 Hilbert, M. - López, P. (2011), The World’s Technological Capacity to Store, Communicate, and Compute Infor- mation, Science, Vol. 332, Issue 6025, pp. 60-65, 1 Apr 2011, Library of Congress (2013), Perspectives on Personal Digital Archiving, National Digital Information Infr astruc- tur e and Preservation Program, Redwine, G. (2015) Personal Digital Archiving - DPC Technology Watch Report 15-01 December 2015, in: DPC Technology Watch Series Simone, R. (2000) La Terza Fase. Forme di sapere che stiamo perdendo, Roma, Laterza, 2000, p. 124. Vettore, S. (2013), Archivi digitali di persona: è ora di iniziare a parlarne, in: Il mondo degli Archivi, Sezione Studi, 9 marzo 2013 Vettore, S. (2014), Gestione degli archivi digitali di persona: strategie e problematiche, in: Il mondo degli Archivi, Sezione Studi, 4 febbraio 2014 SUMMARY The digital revolution that involves every sector of our society is also transforming personal archives. Apart from some sporadic printing of documents, mostly carried out for contingent purposes, all our activities are now produ- ce digital content: emails have replaced traditional paper letters; selfies have replaced postcards; digital photos have replaced the paper ones; blogs have replaced diaries; electronic agendas have replaced the paper ones; in addition there are “new” documents such as posts, tweets, websites and so on. Personal archives are turning into fully digital archives. Therefore if in the past personal archives consisted mostly of paper documents written on paper - a well known and with a very concrete consistency material - today they begin to consiste of documents written on stora- ge media such as floppy disks, optical media, USB sticks, hard disks (some of which are already obsolete and diffi- cult to read); moreover, part of the documents are stored on online services (like Dropbox or Gdrive) whose access is protected by authentication mechanisms. So a question arises: in ten or twenty years or more, will we still be able to access these archives? What future awaits them? The answer is not the most optimistic, because the preservation of digital archives over time is threatened by many problems, such as the obsolescence of storage media, electronic formats and digital devices necessary to read these documents. Infact, storage media are subject to the phenome- non of obsolescence, due to their limited duration over time and to the fact that the market is continuosly propo- sing new media, making illegible those that were used until a few years ago; electronic formats are also subject to rapid obsolescence, due to their rapid evolution and to the fact that certain formats (for example, proprietary ones) strongly depend on the software they must be interpreted with and that may no longer be available over time; final- ly, even devices quickly became obsolete due to the rapid evolution and the fact that the market constantly offers increasingly modern devices, making obsolete those that only yesterday were the latest news. The issue of archiving and preservation of digital archives in person shares all the complex issues related to digital archives in general, but in addition presents some peculiar aspects that offer interesting insights for studies and researches: - the tendency to accumulate uncontrollable quantities of documents, due on the one hand to the enormous stora- ge capacity of the media available today, on the other to the trust placed in the technological tools in order to reco- ver what is necessary simply by relying on research capabilities (which, however sophisticated they may be, are not able to return the accurate results that could be obtained with a correctly formed archive); - the lack of a logical ordering criterion during the archive formation phase, due on the one hand to the lack of ar- chival knowledge (which are becoming increasingly important in the “new” digital world); on the other hand, to the unavailability of archival tools that can help producers to correctly form their archives; all this is very impor- tant, since the absence of an ordering criterion leads to the formation of a disorderly archive that is very difficult to “rearrange” afterwards; - the tendency to dispersion, that is to distribute digital content on multiple storage systems, on multiple platfor- ms, on multiple services; this is justified most of the time by the fear of losing digital content (so we make multiple copies and the same documents are duplicated, tripled, quadrupled on multiple supports) but which inevitably generates disorder and confusion; - the lack of appraisal and disposal operations, activities that acquire an increasing importance considering the enormous quantity of personal digital documents that we produce and that risks becoming quickly unmanageable. - the lack of awareness on the problem of digital preservation and on the fact that digital archives are intrinsically more at risk than analogue ones and therefore need greater “care”. ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 90 Stefano ALLEGREZZA: L’impatto del digitale negli archivi privati: quale futuro per gli archivi di persona?, 79-90 Faced with all these difficulties, can we be sure that we will be able to preserve personal digital archives that we are producing today just as we have been able to preserve “traditional” personal archives of the past? The answer is not the most comforting. The long-term preservation of digital archives in general is neither simple nor guaranteed at the present. Sometimes it’s even impossible; indeed, now we have the awareness that it is not possible to preserve digital materials in a “passive” way (without doing anything), just as, simplistically speaking, it happened for tradi- tional paper materials, and that preserving them over time - even for a few years only - requires considerable effort and, more often than not, skills that are not available to everyone. For this reason we can reasonably believe that our era is running the risk of “losing” personal digital archives. If we consider that for centuries they have been a privileged source for a whole series of scientific sectors (in historical research, demo-ethno-anthropological, socio- logical, artistic, geographic, literary, philological, just to name a few) we understand how the eventuality of loss of personal digital archives that are being formed in our time would have extremely negative consequences for multi- ple areas of research. The preservation of personal digital archives is slowly becoming part of the broader scientific debate on digital preservation, but there are still no authoritative studies and research projects on the subject, there is a lack of critical reflection on the many problematic aspects of the issue, serious proposals are lacking. Basi- cally, it is a field of research still largely unexplored. So it is urgent to address these issues, starting from a serious and systematic study of the issues of particular theoretical and technical complexity related to the creation, manage- ment and preservation of personal digital documents. Only in this way will we be able to secure a future for the personal digital archives that are being formed today. Typology: 1.01 Original scientific article Submission date: 15.07.2018 Acceptance date: 08.08.2018