ANNO II. Capodistria 46 Marzo -I8G8. LA PR07IN Gì ORMALE BEGLI INTERESSI CITILI, ECONOMICI Eli ABBINISTRItlTI DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. del gius municipale d'istria. IV. La forma dei comuni è fissata dalla legge, un consiglio, una superiorità; quello nominato a triennio dai membri del comune ammessi dalla legge al diritto di elezione attiva; questa eletta dal consiglio entro se medesimo. L'elezione passiva al consiglio può essere di esterni al comune; l'elezione della superiorità deve cadere entro l'interno del consiglio. Il medio tempo ammise più di un consiglio, due, anche più; ma uno solo era deliberante, gli altri minori erano di preparazione soltanto, senza autorità e senza potestà. I comuni moderni modellati alla Gallica non ammettono che un solo consiglio, così la legge 7 marzo 4849, così quella del 1859, così la legge 5 marzo 4862, così i regolamenti comunali e gli statuti. Vi fanno eccezione Praga che ha due consigli per le aziende interne del comune, ed un magistrato per le pubbliche; co-sichè il consiglio minore o civico ha anche il deliberativo, ma può affidarlo al magistrato che ha debito di assumerlo. Altra eccezione là Trieste che ha due consigli, ambidue deliberanti, non eseguenti, autorità senza potestà, la quale è soltanto del Podestà col magistrato. Altrove la superiorità è del municipio, non insolito dirsi magistrato. Il municipio è scelto dal consiglio entro se medesimo; ma il municipio non si compone soltanto di membri del consiglio, bensì anche di funzionari qualificati ad impieghi di stato e di ausiliari, così di scienza come di arte speciale, stabili; salariati, pensionali. Ma questa pianta non è dei comuni ordinari, nè dei municipi, i quali non hanno più di uno o due secrelari ; nè pegli stessi comuni a magistrato è imperato per quanto riguarda li ausiliari. Trieste oltre il magistrato ha offizi ausiliari a foggia delli antichi Governi e delle moderne Luogotenenze. Alli ausiliari, che sono di scienza e di arte non appartengono gli organi meramente esecutori e di materialità^ nè la domesticità, nei quali tutti non si esige preparazione di scienza. Nell'Istria non vi ha comune a municipio formato, sì ad officio che^è veramente-officio del Podestà, senza secretari qualificati, stipendiati, pensionabili, senza ausilii, col semplice esecutorio. Il Podestà concentra nella sua persona fisica tutta la potestà comunale; ha peraltro a modo di Francia, ai suoi ordini, membri del consiglio, esecutori dei suoi incarichi, unicamente sull'anima del Podestà, esecutori, non altro. La legge del 1849 ne assegnava due, col titolo di consiglieri, ancorché non avessero diritto di consigliare. Le ultime leggi lasciano indeterminato il numero, purché non ecceda il terzo del numero dei componenti il consiglio. Ma certo non possono essere meno di due, dacché spettando ai comuni la punizione delle contravvenzioni di polizia comunale, il giudizio deve comporsi di tre, del Podestà e di due membri del consiglio, i quali pronunciano a voto curiato. Le aziende sono precisate dalle leggi; il consiglio delibera e sorveglia; la superiorità amministra, ed eseguisce i deliberati del consiglio. Le quali aziende poi ammettono suddivisione e pel consiglio e per la superiorità, dacché il deliberare comprende essenzialmente la nomina delle cariche, delli esecutori, e dei domestici; l'amministrare comprende non solo la amministrazione diretta e materiale del patrimonio colle facoltà di amministratore generale, ma altresì il governo del comune; la vigilanza comprende il controllo. Negli impeti e nelle pressioni del 4848 e 1849 l'azienda dei consigli fu designata colla voce: autonomia, la quale se dovesse essere presa nel significalo di lingua sarebbe ironia dacché leggi si fanno soltanto dal consiglio dell' impero e dalle Diete, non dai comuni; gli ordinamenti che danno i consigli sono in materie non rette da leggi generali e fondamentali di stalo o da leggi provinciali. Le leggi posteriori a quella del -1849 che più attentamente anatomizzarono l'organismo dei comuni e 1' azienda loro, e vennero a più esatti concelti, vi applicarono lingua più adatta e più corrispondente .alla comune, per cui all'autonomia sostituirono indipendenza da altra autorità qualunque: ai concelti di poteri naturali e di poteri delegali sostituirono il concetto di aziende interne o private dei comuni e di aziende pubbliche, chiamati come furono i comuni non solo a curare 1' economia del patrimonio e le condizioni di comunista, ma a divenire organi del principe nell'esercizio della potestà di governo. L'autorità dei comuni ha suoi limiti nelle leggi provinciali e nelle leggi di stato, non solo nelle presenti ma altresì nelle future, non solo per le materie già regolate da leggi, ma altresì per quelle che non possono venire regolate che soltanto da leggi provinciali o da leggi parlamentari. L'autorità dei consigl. comprende la nomina delle cariche, l'ordinamento dell' officio comunale, la amministrazione virtuale del patrimonio del comune, e nella sfera di amministrazione straordinaria : la pubblica felicità, mediaide instituzio-ni che sono in amministrazione e governo del comune, fino a che non abbiano propria rappresentanza ed amministrazione; l'ordinamento della polizia comunale non regolato da ordinanze generali o provinciali; la vigilanza ed il controllo. La vigilanza non è identica col controllo, quello si esercita mediante ablegati, questa mediante richiamo degli atti, corrispondenze, contratti ecc., e comprende perfino la riserva di approvare certa specie di atti, Ioc-chè si fa dal corpo del consiglio medesimo ed in sessione. La potestà dei comuni comprende non solo l'amministrazione ordinaria del patrimonio, la messa in e-secuzione dei deliberati del consiglio, ma il governo del comune, il governo della politeia comunale che è governo pubblico, e il governo altresì di altre cose che 10 stato volesse con leggi demandare ai comuni. Ma 11 governo della pubblica cosa, la azienda pubblica, comecché emanazione del principato può venire rivocata, ristretta, e nell'esercizio di questa il governo imperiale ha vigilanza, controlleria, ingerenza. Ciò vogliamo rilevato, che nella azienda interna dei comuni, i consigli seguono la propria prudenza da non confondersi coli'arbitrio; ed in questa medesima la indipendenza non è illimitata, ma sta, nelle contingenze specificate, sotto tutela della giunta. Nell'azienda pubblica non dà norma la propria volontà, ma la danno le leggi e le ordinanze medesime deliberale dal consiglio. L'autorità dei consigli non è illimitala così che possa degenerare in arbitrio. I comuni del medio evo attribuivano ai podestà il dirilto di sanzionare i deliberati, e senza la sanzione non erano perfetti. I comuni moderni hanno invece dato ai podestà il diritto del veto, sia che il podestà giudichi in pericolo un grave interesse del comune, sia che giudichi il deliberato contrario alle leggi, e, noi aggiungiamo, al gius. Nel primo caso, ha luogo reiterazione di votazione, con effetto di eseguibilità del deliberato, ma con notizia della potestà imperiale; nel secondo caso il deliberato non tiene. Ma la potestà superiore ha diritto di dare il veto, ancorché il podestà abbia col silenzio riconosciuta la deliberazione conforme alle leggi. Ai consigli è libero il reclamo contro il veto. La custodia della forma e dell'azienda comunale é confidata al podestà ed alle potestà imperiali, sovrapposte al comune. Il medio evo usò creare, od a tempo o ad occasione, Conservatori delle leggi, il pronunciamento dei quali era indeclinabile e fuor di questione; era un Responso di Sapienti, o come dicesi in Levante un Fetfù. Tale è l'autorità e la potestà dei moderni comuni dell'Austria, le quali devono desumersi dalle leggi e dal gius, e questo e quello ormai fatti stabili e duraturi al di sopra delle intuizioni e dei concetti di gius di stato e di gius pubblico, sorti per impeto ed attinti ad incerte teorie, di altri tempi, di altri luoghi, La ferma e l'azienda (che comprende autorità e potestà) dei moderni comuni austriaci sono ben miglio- ri e più larghe che non in altri tempi, come dei comuni del medio evo italico, nei quali dapprima il podestà sceglieva i consiglieri ad anno, poi il consiglio sceglieva propri membri a vita, e per la legge che voleva l'eletto figlio e nipote di consigliere, fallo pressoché ereditario il munere; o dei comuni urbani tedeschi, nei quali cento borghesi eleggevano entro se quaranta consiglieri, nei rurali dodici, dati dalla potestà superiore i magistrati alle città ed alle ville, giudici e giustizieri nel tempo stesso. Certo non altrove che in Austria le leggi danno ai comuni, nè la nomina del capo, nè tanta parte di polizia, nè il governo della pubblica felicità R. Non v' è certo chi non consenta nella profonda virtù educativa degli studii storici, specialmente ai nostri giorni, che vanno a buon dirilto superbi di segnare l'epoca più splendida ai progressi di cotesta nobilissima scienza. E non sono già essi un campo riservato a quei soli ingegni, che si volgono a meditare le sorti fortunose delle grandi nazioni, e ricercano nei falti più illustri le supreme leggi della umanità, ma bensì prestano, e mirabilmente, a quelli pure, che modesti ne-gl' intendimenti, ma generosi del pari nell' animo, ne prendono argomento a diffondere la coltura cella provincia o nella città nativa, che nulla più delle onorate memorie vale a destare i sensi migliori nel cuore delle popolazioni, e a riordinarne i concetti civili, e a muoverli tutti verso la giusta loro meta. Di qui l'impegno, in ogni paese, per cui il passato non sia una landa deserta, un cimitero, senza scritte, di barbare generazioni, a raccogliere gelosamente le memorie dei tempi trascorsi, e raccostarle, e animarle del soffio della critica, per ripresenlare al. 1' affetto dei nepoti la vita lieta o triste degli avi, e trarne gì'insegnamenti e i presagi che.più loro convengano, e meglio difendano la religione delle loro aspirazioni. Le monografie pertanto, che illustrino anche le più ristrette contrade, quando sono concepite nell' a-more delle cose maggiori e nel culto dei larghi soda-lizii, pel più facile e più completo conseguimento del bene, si guadagnano giustamente l'attenzione delle più elette intelligenze. Insistere su di questo ci parrebbe cosa troppo soverchia e vana, tanto più che e noi ed altri ne abbiamo già diffusamente ragionato in queste pagine. Se ora vi ci siamo ricondotti colla mente, gli è perchè ci sembra opportuno cavarne, questa volta, una proposta mollo concreta e pratica. Tulli sanno, qual tesoro di memorie siasi già potuto raccogliere, con lungo studio ed amore, da parecchi dei nostri egregi, e particolarmente dell' ante- signano della storiografia di questa provincia; ma a nessuno può essere ignoto ad un tempo, quanto rimanga ancora a sottrarre all' oblio e alla distruzione, in casa e fuori. Molte sono ancora le biblioteche, gli archivii, che aspettano da secoli il paziente investigatore dei documenti istriani. Dovrà questo esserci ascritto a colpa? Non vogliamo rispondere alla domanda, se non per quello che riguarda, ci si permetta l'espressione, i fondachi storici della città di Venezia. E qui diciamo nettamente, che la colpa c'è e che urge sanarla. Come infatti, con si mirabile vicinanza di quanto può meglio appagare una si ricca parte delle nostre ricerche, potremmo pretendere di sfuggire alla censura, se continuassimo a starcene indifferenti, ora specialmente che sono tolte tutte le restrizioni, già sussistite in passato, a si gran danno delle investigazioni degli studiosi non privilegiati. La Marciana, il Museo Correr, l'archivio dei Frali, a dire soltanto degli stabilimenti principali, contengono cose molte e preziose che ci riguardano. Ed esse varrebbero efficacemente non solo ad illustrare uno dei periodi più interessanti della nostra storia e il più splendido, senza dubbio, per opere di civiltà e per glorie nostre nel campo nazionale delle scienze, delle lettere e delle arti, ma a togliere di capo altresi, e a destra e a sinistra, un buon drappello di pregiudizii, annidatisi nei cervelli col favore del cattivo tempo. Sarebbe dunque opera veramente patriottica e fruttuosissima disporre sollecitamente, che quei documenti venissero mano mano pubblicati, i più importanti per esteso, e gli altri in compendio, come usano fare particolarmente i dotti raccoglitori della Germania, a risparmio di carta inutile e ad agevolare gli studii. Siamo assicurati che non mancherebbero persone, le quali, per solo afletto verso la patria, si assumerebbero l'incarico di attendere a questo lavoro. Le pubblicazioni dovrebbero seguire nella stessa Venezia, a puntate, anche non periodiche, ma sotto l'assiduo pensiero di consegnare alla stampa ogni scoperta di memorie istriane. E si tenga pure per sicuro, che gli studiosi d'ogni paese s'impadronirebbero tosto di questo patrimonio della storia fedele, e che la voce dei morti suonerebbe assai più autorevole di quella dei viventi. Gli associati della Provincia, se lo vogliono, lo possono tosto. D'altro: in vero non sarebbevi d'uopo, per ora, che fare in vantaggio di cotesto supplemento del nostro giornale quello che si fa per esso. Se alcuno vi fosse cosi fervido da dolersi della lentezza, con cui si propone di battere il suo cammino mtesta impresa, noi lo pregheremmo di ricordarsi, die il meglio è nemico del bene, e che il bene ostinatamente continuato diventa l'ottimo, prima che noi pensino le più generose impazienze. x. Sulla necessita' di rimboscare il Carso e il Monte Maggiore. (Continuazione e fine, vedi n. 5.) In un'opera del 1S08 (*) sono citati varii boschi di alto fusto del distretto di Pisino come quelli di Ce-rouglie, Novaco, Previs ecc. che più non esistono e sono ridotti a cedui o a meschinissimi fondi cespugliati o affatto nudi. Il filone occidentale del Montemaggiore ora, fuorché alla vetta, denudato, era ancor nello scorso secolo in buona parte coperto di cespugli ed alberi; la loro distruzione fu compiuta a dì nostri, ed io vidi or son pochi anni tagliare a Brest, presso Vragna, l'ultimo bosco comunale di annose quercie. Fu già ripetuto di sopra, che la conseguenza i-nevitabile di questo infausto disboscamelo si fu l'accresciuto impeto e frequenza dei venti boreali, l'aspor-j to delle mollecole della terra, i dilavamenti del suolo, la siccità, la gragnuola. I vapori che l'azione del suolo abbondanti rapisce al mare, non trovando più sulle montagne e sui monti le foreste che li attraggano e condensino, vengono dai venti australi trasportati oltre ai confini della provincia, sicché ordinariamente accade, che mentre qui regna la più ostinata siccità, la contermine Carinola si rallegra di pioggie abbondanti, e noi in mezzo al mare, questo grande laboratorio di vapori pluviali, rimaniamo per lunghi mesi all'asciutto. Ora, di converso, l'aria rinfrescata nelle regioni della Carniola sovrapposte all'Istria, e che già senz'altro è più fredda che qui, per equilibrarsi, ad ogni pioggia, lassù si versa, producendo venti, al mare; ingui-sacchè quand'anche in primavera ed estate sorge qui un lieto apparecchio di pioggia, questi venti dissipano le nubi, ed il cielo torna limpido a dardeggiarci coi cocenti raggi del sole. Questo è flagello che colpisce tutta l'Istria. Non così può dirsi della bora, la quale esercita la piena sua veemenza soltanto nei tratti prossimi alle montagne. Imperocché tra queste ed il corpo della penisola da Trieste a Fianona v'è una forte depressione di suolo svolgendosi in valli e piani stretti, lambenti le montagne stesse, di fronte alle quali s'innalza staccato quel complesso di filoni di monti arenarii, che va poi ad unirsi al suolo calcare degradante al mare. Le montagne si potrebbero assomigliare ai bastioni d'una fortezza, la depressione suddetta alla loro fossa, il corpo dell'Istria alle esterne cortine. Ora gli è in questa depressione e nei monti prossimi che la bora (*) Historisch-statistisph-topographisches Gemaehlde vom Herzogthume Rrain und demselben eiuverleibten Istrieii voti Heinrich Gerog Hoff Laibach, 1808. precipitando a guisa di cataratta dalla Vena e dal Calmiera infuria, rompendosi nei filoni dei monti arenarii e trovando impetuoso sfogo nel golfo di Trieste tra questa città e la punta di Salvore, e nel Quarnero pel canale di Fianona ed attorno al medesimo. Le regioni fuori di questi limiti la provano, d'ordinario, come semplice vento, non come bufera, e talvolta mentre fortemente soffia lassù, le altre parti dell'Istria nemmen se ne accorgono altrimenti, che per l'aumentato freddo. Il Jacini nella sua preziosa opera: La proprietà fondiaria e le popolazioni agricole in Lombardia, lamenta la distruzione delle selve avvenuta su quelle Alpi, e le dannose sue conseguenze. » Dopo distrutte le selve, dice egli, i torrenti non più trattenuti in un limitato letto, sparsero la desolazione nelle valli; e le nubi apportatrici di preziose pioggie estive, non passarono sulle pianure che per flagellarle con frequenti grandini » osservando più innanzi, che i boschi oltre al provento principale dei legnami offrivano agli a-bitanti molte rendite secondarie, preservavano la pianura dalle grandini, temperavano la rigidezza dell'inverno, ed i soverchi calori dell'estate. Queste osservazioni sul disboscamcnto della regione del Carso, e sulle da noi esposte conseguenze del medesimo trovano pieno appoggio in quanto in quest'oggetto leggesi nel rapporto ufficiale sulla terza peregrinante riunione società forestale austriaca tenutasi li 4, 5 e G settembre 1865 intorno alle esplorazioni l'afte sul Carso ed a Trieste per oggetto del suo rirn- . bosca mento. E qui credo di dover nuovamente lamentare che di questo ufficiale rapporto,, il quale presenta per noi grandissimo interesse, non ne fu falla, all'uopo della sua proficua divulgazione, una traduzione in lingua i-taliana. Come? si tratta delle cose nostre; con generosi intendimenti si discute una grande e difficile questione, che riflette la nostra prosperità economica, ed a sciogliere la quale si dovrà far concorrere le nostre forze per una lunga serie d'anni, e siamo tenuti all'oscuro e dell'oggetto e delle misure che si vengono proponendo da una benemerita ed influente società, per avviare l'importantissima ma ardua impresa! L'idea della necessità del rimboscamento, per venir con prontezza e volonterosità di concorso attuata, deve penetrare nella coscienza del popolo. Qui fra noi soltanto alcuni pochi, conoscenti l'idioma tedesco, lessero l'opuscolo; mentre ove fosse stato pubblicato anche in lingua italiana^ sarebbe stato con avidità letto da moltissimi, e ovunque, facendone studio ed aprendo il campo a forse molto utili discussioni. Fondamento adunque per iniziare nell'Istria un l'innovamento delle sue antiche condizioni climatiche, dalle quali abbia a prendere sicuro sviluppo il miglioramento della sua agricoltura, si è il sollecito simultaneo rimboscamento di tutte le nude regioni carsiche nostre, a noi circostanti, cioè dei Carsi di Gorizia, di Adelsberg, di Trieste, dell'Istria, col filone del Monte-maggiore e del Comitato di Fiume, col resto del litorale croato; essendo queste regioni alle condizioni stesse dell'Istria in quanto a venti, siccità e grandini, e poco giovamento polendosi attendere dall'imboscamento parziale di una o l'altra di dette regioni, tra loro attaccate ed esercitanti reciproca influenza nei riguardi atmosferici. Il primo che, a quanto io sappia, proclamò la ' necessità del rimboscamento di tutto il Carso sino all'Alpe Giulia, si fu il benemerito cittadino di Trieste D.r Rossetti, il quale ne trattò dottamente e con calore nel citalo Archeografo triestino, e propose i modi a suo parere acconci per effettuarlo. Il seme da lui sparso fruttificò; s'incominciò a riflettere sulla questione da lui intavolata, e si finì col persuadersi a Trieste, e nei contorni, e più lontano^ e dal Governo stesso, che conveniva mettersi all'opera. Nell'anno 4842 Trieste deliberava discipline per l'imboscamento dei comunali sul suo territorio, ma per insorte difficoltà la disposizione mancò d'efTetto. Nel 1850, dietro iniziativa del D.r Klun di Lubiana, si pensò al rinselvamento dei Carsi mediante società che costituitasi colla sede in Sesana, formò nel 4851 i suoi statuti, e stabilì nel 1852 un progetto di legge per l'imboscamento, che però non ottenne la necessaria sanzione governativa. Riteneva il Governo, di poter operare il rimboscamento mediante la concorde azione dei comuni interessati, ed a spronarli spediva qua e là commissioni che con solennità inaugurassero l'opera, piantandogli stessi membri delle medesime, in qualche tratto nudo fatto recintare, colle proprie mani alcune piante, nella fiducia che i comunisti seguirebbero con fervore gradatamente l'esempio anche in altri siti, locchè però non avvenne che in pochissimi luoghi, sicché il Carso conserva la sua desolante nudità. Singole persone bensì diedero a Sesana, ed altrove, lodevole esempio d'imboscamento sui fondi proprii; il municipio di Trieste lo promuove da qualche anno nel suo territorio, assegnando a questo scopo un'annua somma, e stipendiando apposito impiegato forestale; e dal 4864 in poi riusci alle cure della Luogotenenza di determinare alcuni comuni dei distretti di Co-men, Sesana e Castelnuovo, con eccitamenti, istruzioni, e sovvenzioni di semi e piante, ad esperimenti che, avuto riguardo alla novità della cosa, danno risultati abbastanza soddisfacenti, e atti ad incoraggiare le popolazioni ed il governo, a continuare con costanza nell'impresa. Qualche tentativo nell'argomento venne fatto anche in altri distretti. Ma quanto sinora si é operato, riducesi a piccoli tratti di suolo, a esperimenti fatti specialmente nei siti ove questo si mostra più tacile ad essere rimboscalo. Ad un progetto di rinselvamento in grande, simultaneo, risoluto del Carso intiero non si è peranco arrivati. Conforta ad imprenderlo l'autorevole giudizio datone dalla succitata riunione forestale, la quale ha riconosciuto il Carso tutto atto a venir rivestito di piante. Gigantesca ne è al certo l'impresa; imperocché dai dati forniti dal sig. Ispettore forestale Roller, riportati nel suddetto rapporto ufficiale (p. 60), il territorio di Trieste ha 9,918 jugeri suolo carsico, la provincia di Gorizia 220,620, F Istria 529,792, la Carinola 80,115, assieme 840,445. II Roller credeva bastare che un quarto di questa superficie venga posta a bosco, lasciandone la rimanenza cioè circa 640,000 jugeri ad uso di pascolo alle comuni. Ma qui s'accorgerà ognuno, che con ciò non verrebbe raggiunto che parzialmente lo scopo del rimboscamento, che è quello di migliorare le condizioni climatiche e di suolo tanto del Carso propriamente detto che delle contermini regioni dell'Istria specialmente, al qual eflètto ili rimboscamento devesi estendere per quanto è possibile su tutta la superficie di 840,445 jugori, scnzacchè per ciò ne soffra detrimento il pascolo, il quale anzi colla formazione successiva della colica erbosa per l'in-fradiciamento delle foglie degli alberi, diverrà più abbondante e nutritivo. Siccome poi l'imboscamento non potrebbesi compiere che in un termine lungo, per esempio di 2-4 o 50 anni, gli spazii imboscati nel primo anno resterebbero sottratti al pascolo soltanto per un breve periodo d'anni (pongasi d'un sessennio), cioè sinché non siano più esposti al morso degli animali, e poi ridonati al medesimo; così nel secondo e successivi anni, in guisachè per tal modo una sola quinta parte circa di suolo verrebbe per 50 o 50 anni cioè sino al compiuto imboscamento, tolta alla pastura. Nè con ciò re-cherebbesi grande pregiudizio ei possessori di greggi delle montagne, i quali come per sci mesi dell'anno da novembre a tutto aprile le svernano nell' Istria, potrebbero negli altri mesi, in quanto loro non bastasse la diminuita pastura sul Carso, cercarla nelle finitime regioni, che ne abbondano. In ogni caso poi il temporaneo pregiudizio verrebbe loro compensato dai perpetui grandissimi vantaggi che loro ridonderebbero dall' essere stati ricoperti di terra ed alberi i desolanti deserti della povera loro patria. Arroge che l'interesse parziale e temporaneo dei pastori di una regione, deve cedere all' interesse generale e diuturno d' una provincia con cui poi s'identifica alla perfine anche il loro proprio. Ad onta però che il sig. Roller riducesse il progettato rimboscamento soltanto ad un terzo circa della totale superficie carsica, in guisa che secondo lui Trieste avrebbe da rimboscare 5,596 jugeri, Gorizia 75,249, l'Istria 160,017, la Carinola 129/52 assieme 251,804 sarebbe codesta un' impresa spaventevole, poiché quand' anche come uno dei membri della riunione, 1'agente forestale sig. de Braunizer (pag. 50) ritenne, sulla base di proprie esperienze, fatte con buon risultato, su estesi tratti da lui imboscali di conifèri e quer-cie a Ciana, distretto di Castua in suolo sfavorevole, flagellato dalla bora, bastasse per ogni jugero la spesa di 25 fior., richiederebbesi un capitale di oltre 6 milioni di fiorini. Se non che le cifre del sig. Roller comprendono, almeno riguardo all' Istria, non soltanto il nostro Carso ed il Montemaggiore, ma tutti i nudi terreni anche dell'interno della penisola e delle isole, che nel pubblico catasto figurano come pascoli, o come fondi improduttivi. Ora, importando a noi principalmente d'imboscare il Carso ed il Monlemaggiore, vogliamo notare, sulla base del catasto, che su queste montagne : 11 distretto di Castelnuovo ha pascoli circa 56000 jugeri » » Pinguente 55000 » » cessato di Pellai or diviso tra Pinguente, l'isino ed Albona 20000 » » » di Capodislria 42000 » » » Albona 5000 » » » Yolosca 42000 » 448,000 » Da questa somma si possono diffalcare circa 8 mila jugeri, che sono imboscabili senza piantagione, ponendo i relativi tratti sotto rigorosa riserva, vietandone ogni taglio e pascolo. Dei 110,000 rimanenti jugeri, basterebbe imboscarne per ora con piantagione circa y3, poniamo 75,000 jugeri, lasciando i rimanenti 55,000, alle cure della ventura generazione. L'imboscamento dei 75 mila jugeri dovrebbe effettuarsi gradatamente in 50 anni (come fa Trieste), e calcolando la spesa per ogni jugero, compresa anche la amministrazione e sorveglianza a fior. 50, s'impiegherebbe un capitale di fior. 2.225,000, che diviso sopra 50 anni, darebbe annualmente un dispendio di fior. 75,000. Ciò per l'Istria. Ora sorgono due questioni vitali: 1.° Chi effettua l'imboscamento e sopporta questa spesa?— 2.° Come si dispone della superficie rimboscata? In questo riguardo è rimarchevole quanto disse 1' Ispettore superiore forestale sig. de Paneviz nella piudetta radunanza : » Io non attendo ajuto che da quella potenza che » sta al di sopra dei partiti e delle generazioni, cioè » dalla legislazione e dal suo potere esecutivo, ossia » il governo. La Francia ci ha offerto appunto in que-» st' argomento uno specifico esempio, come proceder » sì debba, per ricoprire di sehe quelle denudate re-» gioni, il cui rimboscamento viene reclamato dal be-» nessere pubblico. Mediante una legge del 1860, ce-» lebrata in tutto il mondo, venne dichiarato oggetto » dello Stato il rimboscamento dei monti della Fran-» eia, decretale le opportune misure, e poste tosto in » esecuzione. » La legge distingue tra imboscamenti spontanei, » ed obbligati. I primi sono rimessi alla libera dispo-» sizione dei proprietari, che vengono soltanto appog-» giati dallo Stalo mediante sovvenzioni in natura » (consegna di piante o semi), o mediante danaro. » Quegl' imboscamenti invece, i quali sono richie-» sii incondizionatamente dal benessere pubblico, ven-» gono riguardati d' obbligo, ed eseguili d' ufficio. » Per effettuare questi ultimi, l'amministrazione » dello Stato ha fatto esplorare le rispettive località » ed impria elaborare i piani ed i preventivi per l'im-» boscamento. L' esecuzione di questi piani viene de-» cretata dal consiglio di Stato, dopo sentite le rispel-» tive comuni, le rappresentanze dipartimentali, e gli » organi tecnici governativi, ed incombe all' ammini-» strazione forestale dello Stato, la quale a quest'uo-» po avvoca a sè i rispettivi fondi, ed appena all' ora » li retrocede alle comuni, quando l'imboscamento è » perfettamente riuscito, e non abbisogna più d' una » particolare cura pel suo prosperamento, lo non vo-» glio dire, che qui, nei paesi carsici dell' Austria, sia » da procedersi esattamente a modo francese; questo » bensì ritengo, che soltanto un consimile procedi-» mento potrebbe condurre alla meta, insomma un » procedimento, col quale lo Stato assumesse tutti gl'im-» boscamenti, i quali appariscono necessarii pel bene » pubblico, e quindi nell'interesse dello Stato. Quello » che è necessario per pubblici riguardi deve venir » realizzato dal pubblico, cioè dallo Stato. L'Ispettore generale sig. Wessely faceva queste belle osservazioni. » Le regioni del Carso, cioè le provincie litorali » adriatiche, sono d'immensa importanza per la Mo-» narchia Austriaca, non soltanto a motivo della loro » speciale economia pubblica, che dà luogo a grandi •» speranze, ma anche perciò, che le altre provincie / » ne abbisognalo assolutamente, per lo sviluppo del-» la loro prosperità. » L'Austria de ve riconoscere di possedere in queste » delle gemme prepose, senza le quali la corona impcpi riale sarebbe disadorna, nè potrebbe mai brillare nel » pieno suo splendore. Senza le provincie litorali l'Au-» stria non sarebbe una grande potenza di primo or-» dine, e perderebbe affatto il tanto suo lusinghiero » avvenire. » Altre saggie cose furono dette da diversi membri della radunanza, la quale infine aceettò le seguenti mozioni. Del D.r Orel » di raccomandare all'i, r. governo » che al popolo della campagna, onde spronarlo ail'im-» boscamcnto, venga concessa, per un congruo pe-» riodo d' anni, 1' esenzione dall' imposta fondiaria » dei fondi rimboscati. Del Segretario luogotenenziale cav. de Mayersbach: » Essere necessario che il governo, affinchè le y> sue premure pel rimboscamento del Carso ottcnga-» no pieno effetto, disponga che la parte tecnica del-» la sua azione venga appoggiala a persone forestali, » versate nel ramo d'imboscamento, espressamente a » ciò impiegate. » Dell'Ispettore generale Vcssely. » La società riconosce, che l'istantaneo rimbo-y> scamento del Carso è di grande importanza, non » soltanto per le provincie carsiche, ma ben anche » per tutto 1' Impero. Si presenta dunque necessario, » che quest' ultimo venga in soccorso, in quanto le » proprie forze delle rispettive provincie non siano » sullicenti, per attuare le varie misure dell' istantaneo » rimboscamento. » La radunanza generale incarica perciò la sua » direzione, di fare in questo riguardo gli opportuni » passi d' appoggio presso i fattori legislativi. » Rispondendo al quesito proposto di sopra ad I.° dirò che l'imboscamento dovrebbe làrsi a spese dello Sialo, obbligando però a concorrere coli'opera personale, in parte, le comuni interessate, in guisaccliò per tal modo la spesa di fior. 75000 potrebbe ridursi a 60000. Ove poi lo Slato, anziché riservare, come dissi, ad una ventura generazione il terzo circa della superficie imboscabile, calcolata a 35,000 jugeri incirca, ne volesse imporre l'imboscamento alle comuni stesse, sovvenendole di piante e di qualche somma pecuniaria (in qual caso non dovrebbero concorrere nel lavoro da lui assunto), si potrebbe sperare di vedere piantato entro 50 anni anche, se non tutto, almeno una parte non indifferente del terzo stesso. In quanto al 2." punto come s'avesse a disporre della superficie imboscata, crederei, che il pascolo rimanesse sempre esclusivamente ai comuni, il bosco (cioè le piante) si dividesse tra comuni e Slato in gui-sa, che questo ne abbia una proporzionata quantità maggiore, e che s'assuma in perpetuo l'amministrazione di tutti indistintamente i boschi, limitando e regolando con opportune discipline forestali il taglio anche sulla proprietà dei comuni, a profitto dei quali dovrebbe andare lutto il prodotto della curazione dell'intiera superficie imboscata. In questa guisa soltanto si provvederebbe alla conservazione dei boschi delle montagne, togliendo la pos- sibilità d' una seconda loro devastazione, ad opera dei comuni. Del rimboscamento poi delle regioni interne della penisola e delle isole del Quarnero, verrò, spero, a parlare altra volta trattando un altro argomento di grande importanza per la nostra provincia. Intanto l'accio voti che il governo, nonché le Giunte e Diete provinciali delle regioni carsiche, s' occupino della questione del rimboscamento, la cui attuazione deve apportare una felice rivoluzione nelle condizioni economiche delle provincie circostanti ai golfi di Trieste e del Quarnero, e specialmente dell' Istria, che solo per tal guisa può venir ricondotta all' antica prosperità. □ Milano, marzo. (R.) Un mio amico che voi conoscete benissimo, mi dice sempre di credere che la storia, gl'interessi politici ed economici della provincia nostra siano meglio conosciuti in Milano che costi. Ed io o-gni giorno mi vengo in questa opinione confermando, giacché da alcune vostre corrispondenze, dettate sempre però con retta intenzione, parrebbe che noi istriani manchiamo di tutto. Una storia della provincia, quale la si desidera sarebbe un gran bene: ma dall'affermare che noi manchiamo d'una storia ci corre. Lasciatemi dire la verità qual è : a me sembra, che quelle tre preziosissime strenne dal nome di Porla Orientale siano rare o troppo gelosamente custodite, che quella Bibliografia, cui desidererebbe il Tommaseo a-vesse l'uguale ogni provincia d'Italia dorma in qualche polveroso scaffale : non così qua; chè nella Biblioteca di Brera io la vidi non rare volte venir consultata da parecchi, tra cui un noto filosofo, di fama più che europea. E giacché vi parlai della Biblioteca di Brera vi fo noto, trovarvisi le opere dell' illustre Carli con tutte le numerose loro edizioni, il Codice Diplomatico e l'Istria del dotto archeologo Kandler, il Manzioli, gli scritti varii del Muzio, tra cui le Verge-riane, qualche opuscolo di Vergerlo, la Porta Orientale, e tutte quelle pubblicazioni importantissime dell' ultimo lustro trascorso, dovute in gran parte all' infaticabile operosità del signor Luciani. Vi manca però un libro molto interessante « le vile degli uomini distinti dell' Istria dello Slancovich » che pur vi si dovrebbe trovare. Le pubblicazioni dell' ultimo lustro, di cui vi parlai, sono le seguenti : « L'Etnografìa dell' Istria, pubblicata nella Rivista Contemporanea, anni 1860-1861. » « Trieste e l'Istria e loro ragioni nella questione italiana, anno 1861, opuscolo di pag. 66 del pubblicista Valussi. » « La Frontiera orientale d'Italia e sua importanza, opuscolo inserito nel Politecnico di Milano, anno 1862. » « Condizioni presenti e passate dell'Istria dell' avvocato Sigismondo Bonfiglio, estratto dalla Rivista Contemporanea, fascicolo di novembre e decembre 1863, un opuscolo di 83 pagigne in ottavo.» Nuovi studi intorno alV antiche chiuse d'Italia, memoria stampata negli Annali Universali di Statistica, fascicolo di febbrajo 1864. » a Nozioni geografiche storiche tuli' Istria, nei suddetti Annali fascicolo di luglio 1864, pag. 33 in ottavo. » « Studii documentali di diritto diplomatico, storico e nazionale intorno alle pretensioni germaniche sul versante meridionale: delV Alpi del prof. Sigismondo Bonfiglio, anno 1863, un vulume in ottavo di pag. 852. » « Interessi di Trieste e suo Litorale eoli' Italia, l' Austria e V Alemagna del detto professore Bonfiglio, anno 1865, un volume in ottavo, pag. 116. « V Istria - Schizzo storico, etnografico di Tommaso Luciani, anno 1866, opuscolo di pag. 41.» « Vicende politiche e religiose dell' Istria durante la dominazione veneta, dal fascicolo di giugno 1866 degli Annali Universali di Statistica, opuscolo di pag. 42 in ottavo. » « Sui confini orientali d'Italia e correzione di alcuni nomi ecc. memoria comunicata dal dotto istorico Amati all' Istituto Lombardo, la quale levò anche qualche rumore in Germania, stampata in un volume della Biblioteca Utile. Queste sono le più importanti pubblicazioni sull' Istria, senza «numerarne altre ancora di minor importanza, che videro la luce nello spazio di pochi anni in Milano: or ditemi, se quel mio amico, di cui vi parlai, non abbia ragione di ripetermi sempre, essere la provincia nostra meglio conosciuta qua che in famiglia ? e sapete voi il perchè ? perchè uno scrittore a stento potrebbe trovare anche nelle principali nostre città quelle opere che trattano la storia e gl'interessi dell'Istria, e che invece alla Biblioteca di Milano si trovano per intero, e in buon ordine disposte. / Pirano, marzo. (X.) Giacché, a quanto mi parve d'udire, la mia terra natale verrebbe nella nobile idea di erigere un novello edilìzio destinato alle rappresentazioni teatrali, mi fò debito di concorrere anch' io, non potendo con altro, almen colla parola, onde promuovere ed agevolare l'effettuazione di progetto sì importante. Mi gode veramente l'animo nel vedere che, a far conoscere più davvicino a' miei compatrioti l'urgente bisogno di questo nuova fabbricato, siasi riunito un comitato promotore, composto di persone intelligenti e zelanti del ben pubblico. Épperò io non voglio neppur supporre, che, progetto di tanto momento, dopo essere stato ventilato, venga, come suole avvenire non di rado, gittato in un canto di qualche polv eroso scaffale, destinato a perir nell' oblìo : ma io nutro anzi ferma speranza di veder opra compiuta ciò che fu per sì lungo tempo ardente desiderio della mia patria, e di veder inoltre superati dallo zelo pubblico tutti quegli ostacoli, che potrebbero insorgere per motivi finanziarli, o forse per mere dispute inconcludenti, nate fra coloro, i quali furono chiamati a metter sott'occhio questa, divenuta ornai, urgente necessità. Ognuno che abbia visitato il luogo che qui serve presentemente a'convegni teatrali, di leggieri, io credo, si convincerà, che esso, incomodo per posizione, per costruzione e per parecchi altri riguardi, è di non piccolo impedimento a porgere al popolo piranese le dolcezze, che offrono gli ameni riti delle arti sacre a Melpomene ed a Talìa. Innalzandosi più decente ed acconcio edificio, la società filarmonico - drammatica, che pur non ha guari mostrava tanto interesse nel costituirsi promotrice della coltura di questa gentile città, ritornerebbe senz' altro a' suoi onerevoli uffici, e in tal modo farebbe pago il desiderio della più eletta parte di questa popolazione, la quale da tanto anela di veder risorgere sì bello esempio di amor di patria. Altro vantaggio da non preterirsi, oltre all'esercizio del nobilissimo genere di letteratura, qual è l'arte drammatica, ridonderebbe a mio avviso dal nuovo edifizio: vale a dire, il non lieve incremento che riceverebbe l'arte musicale, coltivata mai sempre con kpeciale ardore in questa città, come ne fa fede manifesta quel sublime genio che fu Giuseppe Tartini, gloria non nostra soltanto, ma d' Italia tutta. Non credo finalmente necessario di addurre nuovi argomenti per provare l'utilità dell'erezione d'un nuovo edifizio a sì nobile scopo educativo, quando conchiudo dicendo, che si finirebbe dal rinfacciare alla mia patria di non possedere che un magazzino per gli spettacoli teatrali. Possa quanto dissi finora servir di sprone a porre in atto il gentile pensiero, e Pirano, innalzando il nuovo monumento non sia da meno delle altre città consorelle. BIBLIOGRAFIA. IL SUPPLEMENTO, periodico educativo, bimensile. In materia di educazione la varietà è conciliabile coli'ordine. E questo lo si può toccar con mano leggendo il Supplemento, periodico, edito a Trieste dal signor Cavalieri. Il quale, tanto pel nobile intento cui mira, come pel modo di tradurre in atto il difficile incarico, merita e lode e incoraggiamento. Nel Periodico di lui del buono c'è, e di molto. La materia è scelta bene e disposta con senno; quindi va raccomandato ai nostri lettori. Affinchè però non comprino gatta in sacco, ma, com'è di dovere, conoscano il genere, e si chiariscano da se di ciò che ab-biam detto, trascriveremo in parte i titoli dei Iratta-telli come si trovano nelle sedici dispense fin' ora pubblicate. Il diritto ed il torto deWimpiacevolire V istruzione. Questo primo discorsetto è un bel commento alla sentenza del Tommaseo: » Trovare la vena del diletto vero, quest'è il difficile nell'educazione. Quel che piace di mollo ai fanciulli, non può dispiacere ad uomini fatti. » Sunto della Storia di Trieste. Simboli numerici serventi a ritenere le date storiche. Inalterata condizione della lingua italiana da suoi primi tempi, fino ai di nostri. La Natura è una e Trina. Qui avremmo desideralo che il signor Cavalieri, parlando dello Schleider, avesse, se non lodato, almeno fatto cenno del Gioberti come quello che toccò della trinità della scienza. Certo; è lodevole proposito quello di farci conoscere quanto di bello, di buono là la dotta Germania, ma dove vi ha qualche nostro scrittore, il quale abbia un'analogia di pensiero con qualche celebre di difuori, additarlo è dovere di giustizia. I Promessi Sposi non sono un romanzo storico. Sperimento che dimostra come la terra abbia assunta la propria forma sferiodale. Concorso a ire temi di composizioni. Non esitiamo a dirlo; è questo uno dei più bei pensieri che concorrono a redere pregevole il Periodico in discorso. Aprire alle menti giovanili un campo di profittevole attività, una palestra all'ardua prova del pensiero, dove il premio non sia mercede, ma sprone al migliore, è patria carità, è atto di sapienza civile. Non fosse altro di buono nel Supplemento, questo solo, a nostro avviso, basterebbe a Ilario accettevole a quanti comprendono come sì falla sorte d'esercizi giovino mirabilmente a indirizzare a serio e generoso proposito la sbadala gioventù, la quale co- ■stuma, dove le manchi il savio consiglio, più o meno stemperare la smania di fare, di sentire o in vani trastulli o in azioni indecorose. Anche la scelta dei libri proposti in premio, perchè giudiziosamente fatta, è lodevole. Della Violenza e della Frode secondo Dante. Fillorino da Feltre. Velocità dell' elettrico. Peso della Terra. La questione del Polo Nord. Saggio di rajfronli linguistici tra la edizione primitiva dei Promessi Sposi e la riveduta dall' Autore. Che sia urgente bisogno ai non Toscani il contemperarsi alla viva ed amabile favella che perenne fiorisce nel giardino d'Italia, più che lunghi argomenti, lo prova P assidua ed instancabile cura posta dal Manzoni nel rivedere ed emendare la dicitura del suo libro immortale; egli che disse: andar in Toscana a larare i suoi cenci. Persuadiamoci: conosca uno, poniamo, anche tutte le voci della nostra lingua, se non ne conosce P uso, la proprietà, le forme di dire, il modo di periodare, l'espressioni figurate, egli, di lingua, ne saprà poco assai. Di qui il bisogno di ricorrere ai Toscani, credi dell' aureo trecento, custodi dell' incontaminato e puro nostro idioma, maestri della facile eleganza, degli agevoli costrutti, delle vivaci espressioni, della vera bellezza della lingua. Ed il Manzoni con quel suo sagace istinto del bello ne prolillò grandemente dal conversar con loro, ed a' Toscani ci deve P eleganza, la grazia, lo schietto candore che làmio cotanto amabili i Promessi Sposi. 11 Tommaseo stesso numerando coloro che concorsero a educargli potentemente l'ingegno, dopo sua madre, Virgilio e Dante, pone il popolo di Toscana. Da questo ognuno capirà di leggieri quanto possano tornar proficui, massime pei giovani ai quali è indirizzato il Periodico, i raffronti che ci offre il Supplemento del signor Cavalieri. Compenetrato egli del medesimo principio, si studia, scrivendo, di contemperare con giusta misura, con sensata discrezione, il linguaggio de'libri al parlato toscano e, convien dirlo, ci riesce egregiamente. Viene da se cli'ei, non toscano, quella certa scioltezza e vivacità di siile che impia-cevolisce i suoi scritti, è effetto di studio accurato degli antichi e de' moderni scrittori, e su questi segnatamente, pare, siasi fermato con predilezione, come sarebbe a dire sulle opere del Giusti, del Capponi, del Thouar, del Tigri, di Gherardo del Testa, del Giuliani e del Fanfani, i quali con religioso amore raccolsero dalle labbra del popolo i tesori della nostra lingua. Sarebbero da ricordarsi ancora parecchi altri articoli, più o meno interessanti, di Storia, di Didattica, di Storia naturale, Biografie, Belle Lettere, Geografia, Fisica, Cosmogonia ecc. come, a mò d'esempio, questi: Sludj delle fanciulle - Della Mitologia - Michele Faraday - Delle Antologie - Età della Pietra del genere limano - Favella e Scrittura - Fènelon e il Duca di Borgogna - Napoleone, di F. Ilaupt. Sui pregiudizi degli Animali, di G. Gene. V Uomo e le Scimie, di Filippo De-Filippi-L'Educazione sul trono-Inonni; ma parlare di tulli non possiamo. Può il lettore leggerli a suo agio associandosi al Periodico, tanto più che non è caro. Per l'Impero austriaco costa fiorini otto all'anno: e pel Regno italico, compreso il porto, lire venti. VARIETÀ. Lo zolfo come rimedio contro l'atrofia dei bachi. Ecco quanto leggesi nel Commerce sericicole in un articolo del signor A. GuUhumont sul modo di adoprare lo zolfo come rimedio all' atrofia dei bachi. Lo zolfo è l'agente che deve attaccare i corpuscoli; esso deve fare pei bachi ciò che fa per le uve; lasciar loro compiere le evoluzioni. La mia convinzione, dice l'autore, è fondata sulla e-sperienza, e per analogia sui buoni risultati che si ottiene dall'impiego dello zolfo contro le malattie delle piante. Da dieci anni viene adoperato con successo contro il bianco dei persici, dei rosai, dei piselli ecc. Si sa che il bianco dei persici fa raggrinzare le foglie, ed allorché l'albero è coperto di fruiti della grossezza di un pisello, le foglie cadono, le frutta pure. Una seconda messa di foglie si produce. Queste foglie restano verdi, l'albero sembra vigoroso, ma di frutti non ne dà. Ora se, allorché il persico è in piena fioritura, si pone lo zolfo due volte, a tre o quattro giorni d'intervallo, esso conserverà le prime foglie coi fruiti. Lo zolfo uccide pure 1 'acarus della scabbia; è Io specifica di molte malattie della pelle presso l'uomo ; agisce lo stesso sui vegetabili insetti o crittogami. I corpuscoli saranno vittoriosamente combattuti dallo zolfo nel modo seguente: 1. Allorché il seme de'bachi è fatto, si mescola un gram-ma di zolfo per oncia; se si lascia il seme sul tessuto ove ha schiuso, si cosperge col zolfo e si rotola il tessuto come d' uso. 2. Quando i gelsi cominciano a germogliare, bisogna zolforar-li assai; quando poi la foglia è larga cinquanta millimetri, si zolfo-ra una seconda volta. Questa operazione non è difficile che in apparenza: per i grossi gelsi si pone una lunga scala doppia al centro del gelso, in modo da dominare i più alti fusti, e col mezzo d' uno staccio a manico, in ferro bianco o in tela metallica, si asperge tronchi e foglie molto facilmente. 3. La foglia che vien colta pel nutrimento de' bachi deve esse-ro cospersa pure di uno o due grammi di zolfo per chilogramma, due buone manate di zolfo ogni fascio di foglie. La foglia si rivolta acciocché il miscuglio si faccia meglio. 4. Ad ogni muta, allorché i bachi lasciano i loro involti, si zolfora col mezzo d' uno staccio, di modo che i bachi siano bene in-zolforati. Lo zolfo di commercio che s'impiega per la vigna è quello che si può impiegare pei bachi. Il sullodato signor A. Guillaumont anima gli allevatori ad usare questo metodo perchè in ogni caso oltre esser» sicuro è anche affatto innocuo. Coloro poi che non volessero impiegarlo in modo generale, ne trattino una partita sola ; lo generalizzeranno più tardi. Il concorso di tutti per combattere il nemico comune non è mai troppo. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI NICOLO' de MADONIZZA Redattore.