Soldi 10 al numero. L'arretrato soldi 20. Abbonamento anticipato per questo ultimo trimestre 1874: in città, franco al domicilio, soldi 80; fuori idem. Il provento va a beneficio dell' Asilo d'infanzia. unione CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 i Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è I' amministratore. I V integrità di un giornale consiste nelV attenersi, con costanza ed energia, al vero, ali' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO. — 9 novembre 1270. — Cittanova si dà alla Repubblica Veneta. — (F Illustrazione). Sulla educazione popolare. (ni) Quale è il compito delle scuole popolari rapporto all'istruzione? Il vecchio sistema tendeva a somministrare agli scolari le cognizioni necessarie all'uso della vita comune. Quindi insegnava loro a leggere e scrivere, a comporre lettere, quietanze, conti, perfino testamenti, e ad eseguire i calcoli più comuni nell' umano commercio. Era poco : la mente dei fanciulli s'aggirava sempre entro la stessa ristrettissima cerchia d'idee, e per quanto bene avessero appresa l'arte di leggere, meschino era il vantaggio che ne ritraevano, imperciocché privi di sviluppo e di precognizioni, erano inetti ad intendere scritti che trattassero di oggetti ,loro del tutto sconosciuti. Le formolo di composizioni apprese a memoria svanivano assai prima di quello che giungesse il tempo di poterle adoperare. Il nuovo piano d'istruzione rimediò a questo difetto introducendo libri di lettura che contengono brani di geografìa e storia, di fisica e storia naturale, ed obbligando i maestri ad occuparsi un numero fissato di ore dei brani che contengono la determinata materia d'insegnamento. Così s'abitua il fanciullo a conoscere un po' di tutto, e la sua mente, spaziando per un campo dove trova molti e svariatissimi oggetti dei quali occuparsi, si avvia ad un graduale sviluppo. Però, intendiamoci bene, i nuovi rami d'insegnamento non sono stabiliti come fine, ma come mezzo: sono nozioni elementarissime, superficiali, staccate, che hanno lo scopo di risvegliare 1' attenzione, destare lo spirito di osservazione, avvezzare a riflettere e giudicare. Di più, le non sono cose d' apprendersi a memoria, ma da comprendersi bene coli' aiuto del maestro e da riprodursi per quanto lo si possa esigere dall' età e dalla più o meno progredita intel- APPENDICE. INNANZI ALL'ULTIMA CASA eacconto di OTTILIA WILDERMUTH. Traduzione dal tedesco ANNA P. (Ili) Paolo, che fra i suoi compagni era il più destro nella ginnastica, appoggiò le mani sulle spalle "dell'ignobile birro,,, la testa sulla di lui testa e, preso uno slancio, spiccò un salto, e correndo a precipizio giù per la china, trascinando seco il compagno, s'involò, ridendo, allo sguardo del pubblico funzionario. Dopo una lunga e faticosa corsa rag- ligenza dei fanciulli, e dalle difficoltà che presenta il brano spiegato. Dopo ciò, il parlare nelle così dette Notizie scolastiche d' un progresso nella geografia, nella storia e nelle scienze fisiche, è un fraintendere il piano d'istruzione e svisare la natura dell' insegnamento nelle scuole popolari. Noi crediamo che i nuovi rami d'insegnamento vadano classificati sotto la rubrica Lettura, la qual Lettura dovendo significare non solamente l'arte di rilevare e pronunciare quant' è stampato sul libro, ma sì anche quello di intenderlo, dovrebbe dividersi in due sezioni, la prima delle quali indicasse la speditezza e correttezza del leggere, la seconda e-sponesse la capacità acquistata nel comprendere e riprodurre nozioni di geografia, di storia, di storia naturale e di tìsica. Nè avremmo data tanta importanza al formolario delle notizie scolastiche, se in esso non avessimo ravvisato un sintomo del male, che impedisce un miglior andamento della istruzione popolare. La natura stessa porta gli uomini a tentare d'innalzarsi al di sop!-a del livello al quale si trovano, e se i docenti ginnasiali pur sì sentono inclinati ad atteggiarsi a professori d'università, nessuna meraviglia che dopo il nuovo piauo d'insegnamento anche i maestri delle scuole popolari si credano chiamati ad insegnare le nuove materie come le s'insegnano nei ginnasii. Questa naturale tendenza ha il suo lato buono in quanto che facilita agli apprendenti il passaggio da un istituto all' altro, rimuovendo gli ostacoli che una materia affatto nuova sempre produce; ma quando l'insegnante si dimentica la meta a cui deve arrivare, dà importanza ad un oggetto a scapito degli altri, o, peggio ancora, converte in materie principali quelle che di loro natura sono secondarie, grande è il male che ne deriva. Il pericolo non è tanto grande nelle scuole medie, perchè gli oggetti sono trattati da appositi docenti e i capiciasse son chiamati giunsero finalmente un rimoto villaggio, ove si rifocillarono convenientemente, anzi abbondantemente, ristorando le spossate forze con vino del Neckar, lagnandosi peraltro continuamente del suo gusto acido. Esaltati dalla loro piccola avventura, dalla di lei comica fine e dalla loro rapida fuga, si credettero fuori del mondo, e permettendosi una specie di libertà carnevalesca, sciolsero il freno ad ogni pazzìa. Malgrado le rimostranze di Helmstatt, Paolo persisteva nel volere ritornare alla città, e rifare la via percorsa nella mattina per mostrare che non avevano la minima paura del "vile sgherro,,. — La guardia campestre da canto suo, considerando quel siffatto salto come un impudentissimo scherno, aveva cercato, ma invano, le traccio dei fuggitivi. Spelando di vederli ritornare verso Gundelfingen si era imboscato sulla strada con un corpo di soccorso, che aveva reclutato fra i contadini. a mantenere l'armonia nell' istruzione dei singoli rami, mentre c'è un direttore che tutto sorveglia; ma nelle scuole popolari l'istruzione (tranne la religione) è nelle mani di un solo, e dipende da lui lo sviluppare ampiamente un ramo della medesima a danno degli altri. E chi riflette come la grammatica sia cosa arida pel maestro e richieda da parte sua molto studio e molta fatica per renderla interessante ai fanciulli e mantener desta e viva la loro attenzione, e come per lo contrario le nuove materie: geografia, storia e scienze naturali, sieno per sè dilettevoli ed impegnino la curiosità e quindi l'attenzione degli scolari, dovrà convenire, essere ben difficile, che un maestro possa resistere alla tentazione di trattare con predilezione i rami dal nuovo piano introdotti, rallentando, senza pur volerlo, l'impegno di trattare come dovrebbe la parte che risguarda la lingua. Siamo ben lontani dal biasimare quei maestri che svolgono con amore gli avvenimenti, gli oggetti e fenomeni naturali, lo desideriamo anzi vivamente, lo bramiamo tanto, quanto ci sta a cuore lo sviluppo intellettuale dei giovanetti. La lingua materna però resta sempre la materia principale, la essenza della istruzione popolare, chè nulla frutterebbero al fanciullo le cognizioni storico-geografico e fisiche, se poi per mancanza di cognizioni grammaticali fosse inetto ad entrare in una scuola media, o, volendo pure abbandonare gli studii, fosse incapace di leggere un libro e comunicare ad altri, se anche così alla buona, i pro-prii pensieri. E questo è, a nostro credere, il pericolo che minaccia di compromettere la buona riuscita del piano attuale, eh'è in sè stesso buonissimo: si corre rischio, che i fanciulli escano dalle scuole popolari più svegli, ma meno di prima istruiti nella parte grammaticale. (Continua) a. F—A. Sul cadere della notte giunsero i due studenti : Paolo alquanto esaltato dal vino svevo, che aveva bevuto con tanto piacere ; Helmstatt un po'più calmo, ma ambidue allegramente cantando. Smarritisi a diverse riprese, avevano finalmente ritrovata la strada di Gundelfingen, quando un forte "alto là,, risuonò alle loro orecchie, ed un momento dopo essi si sentirono afferrati da vigorosissime mani. — Ehi, ragazzi ! gridò loro uno dei contadini, subito dal sindaco e poi in arresto ! Aspettate, v'insegneremo a saltare oltre la guardia campestre ! Gli arrestati cercarono di liberarsi, ma i villani, ritenendoli, secondo la descrizione del guardiano, veri mostri, li presero sempre più alle strette e divennero sempre più prepotenti. Paolo si dibatteva furiosamente, mentre Helmstatt, poco desideroso di fare più intima conoscenza coi pugni svevi, cercava, ma invano, di calmare ora l'amico, ora i paesani. CENNI SULLA VITA E SUGLI SCRITTI del poeta Antonio l'es a r o morto a ventun'anno. Cercai .... mia pace, Ma un' ombra l'additò Là sotto un salce a rùe, e poi fugace Sopra le ali e presta s'involò. (A. Pesaro). ! L'Istria nostra, se può altamente andar superba di appartenere per lingua, storia e costumi a quella terra che fu detta sempre la culla delle arti e delle scienze, non lo è del tutto indegna, perchè vide sotto il suo cielo ed in seno alle sue colline splendere degli ingegni peregrini nei vasti campi delle lettere e delle arti. Prescindendo da quelli che videro la luce in tempi a noi remoti e che emersero per le loro sublimi creazioni in fatto di pittura e profonda filosofia, mi basti citarne alcuni de'tempi nostri a cui benigne sorrisero le Muse. Per noi istriani sempre cari e venerati risuoneranno i nomi di Michele Fachi-netti, di Pasquale Besenghi degli Ughi, e di un Francesco Combi, il quale, volando sopra, tutti com'aquila, colla sua opera postuma "Le Georgiche di Virgilio,, tradotte in versi italiani col metro dell' ottava rima, suggellò la fama giustamente meritata e che ora in tutta l'Italia si distese. Accanto a questi nomi di rari poeti, non isdeguo di porre quello di Antonio Pesaro, da crudele parca troppo presto rapito alle lettere, alla gloria, ed alla patria nostra. Egli è appunto di questo fecondo ingegno che intendo ravvivare la memoria, e tanto più volentieri m' accingo all' opera, in quanto che non ne parla che 1'" Aurora,,, strenna a benefizio dell'Asilo infantile di Rovigno, del 1861, dove si possono leggere quattro poesie di lui cioè: La Scuola Manzoniana, Mestizia, Lamento, ed una Canzone erotica. Se inatta sembrerà la mia penna a tale còmpito, valga appresso i miei lettori la buona intenzione di rendere omaggio alle ceneri del Pesaro , proponendolo ad esempio di delicato sentire, di nobili propositi, e di culto indefesso da lui professato alle nostre lettere. Prima di offrire a chi legge alcuni saggi poetici del nostro Pesaro vorrei in breve tracciarne la vita. Ma quali e quante vicende possono presentare quattro lustri di oscura esistenza? Pochissime infatti; ed a ragione l'infelice nostro poeta, mentre definiva il pellegrinaggio umano in questa valle di pianto, con triste presagio precorreva gli anni di vita a lui contati: Fior, che ricolmo di rugiade, emana Soavi nel mattin profumi e incensi, Ed alza all' apparir del nuovo sole L'illanguidito capo, e fa superba mostra Di sue bellezze, che svaniscon preste Al scolorar del sol, ed abbattuto Disgraziatamente Paolo mise per caso la mano sul pugnale, che aveva comperato più per spavalderia che per avere un' arma di difesa nel suo viaggio, ed accecato dalla rabbia si precipitò con esso sugli avversari... s'intese un grido straziante, ed il guardiano cadde gravemente ferito. L'orrore del fatto succeduto ridusse i villani un po' alla ragione, benché avessero più voglia di vendicare il ferito che di assisterlo. Intanto che alcuni di essi correvano al villaggio per chiamare il sindaco, gli altri condussero i due colpevoli colmandoli di rimproveri e d'insulti al giudizio della vicina città. Helmstàtt atterrito dal fine tragico di una pazzia di gioventù, invano tentava di soccorrere il ferito; suo malgrado dovette seguire la folla. Paolo passato il primo orrore dell' atto commesso, fu preso da un nuovo accesso di furore che faceva temere per la sua ragione. In sulla sera china mesto il capo E ili profumo estremo smunto muore: — Euscel che per fioriti prati vaga Da subitanea pioggia accresciuto, Come nacque dissecca in mezzo all' acque D'un torrente o del mar: — Vento che spira Nel mattino leggiadro, e spande brezza Soave sopra il volto, che siili' acque Scherza, le increspa lievemente e presto Dilegua: è questa degli limali la vita! — Quali essi sieno, ecco i particolari biografici che mi fu dato raccogliere intorno a lui, scarsi invero ma indispensabili ad interpretare i suoi scritti ove si riflette la sua vita intera. Antonio Pesaro sortiva i natali nella vicina Isola, addì 24 giugno 1832, da Antonio e Catterina Trojan. Fra le domestiche mura egli aveva sommo agio di conformare la mente ed il cuore fin da fanciullo a quelle massime di soda morale onde beli' esempio gli presentavano i suoi genitori. Educato a questa prima ed efficace scuola e cresciuto in età dava di sè le più belle speranze. I di lui genitori, che nel-1' unico erede del loro nome riponevano tutti i loro voti e vedevano esauditi tutti i loro desiderii, conosciute ben presto la sua inclinazione agli studii, e le belle doti di cui a ciò avealo fornito madre natura, non tardarono di maudarlo al ginnasio di Capodistria. Iu questa città Antonio fece i primi passi nel faticoso campo della scienza, e non è a dirsi quanto rapidi, avuto riguardo alla sua età ancor tenera. Dal nostro istituto dopo pochi anni egli si trasferiva a quello d' Udine, ove lungi dallo smentire le prove luminose che di sè avea date, con maggior alacrità si diede allo studio. I suoi precettori non aveano che lodi e premi per la diligenza di Antonio nell'apprendere le lingue straniere e le scienze esatte, ma più ancora per il suo culto verso la nostra letteratura e poesia, alla quale ultima sentivasi ispirato da quel gentil sentimento che dettava all' Alighieri la Vita Nuova, al Petrarca le sue rime immortali. Fu 1' amore, vo' dire, che gli sparse di rose i suoi anni giovanili presentandogli la vita attraverso il prisma fallace di colori i più attraenti; fu, è ben vero, un affetto puro ed intenso che gli suggeriva versi tutti soavità, tutu candore e dolcezza, ma fu pur troppo lo stesso amore che più volte lo fece lagrimare sopra la sua esistenza, ed esclamare ripetutamente ed in varie guise: Erutto dell' albor della vita è solo, Dopo tante promesse, affanno e duolo ! (Continua) E. Longo. Il "Taglio,, del Risano. (1. Riguardo alla pubblica igiene) "Da qui a duecento anni, se la natura verrà secondata dall' arte, mi si presentano tutte le probabilità di poter asserire che la vostra città perderà tutto il carattere insu- Dal solo Helmstàtt il giudice potè avere una spiegazione meno confusa di quella scena selvaggia. — Ov'è il ferito? domandò volgendosi ai contadini. Mi permetta, signor giudice, rispose un tale, giunto in quel momento, il sindaco lo fa vegliare fuori in campagna, sul luogo del misfatto. — Dunque è morto ? soggiunse l'impiegato. — No, ma il sindaco dice, che deve restare là dove è stato ferito ; ecco lo stato „obbiettivo" della cosa. 11 nostro sindaco è un uomo studiato veh ! — O scienza dei saputelli ! sospirò il giudice, e mandò subito il medico ed il chirurgo presso il ferito coli'ordine di trasportarlo nella di lui casa o in città, secondo le circostanze. Per quella notte i due studenti furono rinchiusi in due camere separate della prigione. Malgrado il divieto che le donne assistessero agli interrogatorii giudiziali, la signora lare venendo congiunta dal lato di nord-est alla terra ferma.,, Non so se con queste parole che mi scriveva un mio egregio amico, il sig. T____egli volesse alludere alla facilità di poter convertire in saline le paludi dello Stagnane, od ai lavori molto dispendiosi di bonificamento. Per non divagarsi di troppo dal nostro compito accenneremo soltanto, che se oggi si presentasse questa opportunità, niente di meglio potrebbe imprendersi a favore della pubblica igiene quanto quello di mutare questi bassi fondi in altrettante saline. Ma purtroppo l'industria salina, tanto accarezzata dal Governo, ha perduto le belle e lusinghiere prospettive d' un tempo; anzi, se le circostanze non muteranno, noi vedremo dpi fondamenti abbandonati prima della creazione di nuovi. Quanto poi alla bonificazione di queste paludi a scopi agrarii ci pare non essere ancor giunto il momento di poterla imprendere con profitto. Resterebbe quello di migliorare la peschiera d'oggi, e questo reputiamo potersi ottenere in gran parte con quello che in seguito accenneremo. Da queste semplici considerazioni, risultando eccepito di fatto la possibilità di vedere eseguiti dei lavori che direttamente tendessero alla diminuzione dell' area paludosa, che ci attornia, crediamo che tutto quello che oggi vantaggiosamente potrebbesi imprendere si debba riferire ad ottenere che questa non apporti alcun nocumento alla pubblica salute. Oggi, parte delle torbide del fiume Risano che discendono dall'J.ra della Fiera e tutte quelle del torrente Cornalunga sboccano nella valle chiamata Stagnone. Questo bacino dell'area di circa 1,800,000 metri quadrati verrà da questi interrimenti tra pochi anni convertito in una palude che potrebbe minacciare seriamente la salubrità della nostra città e delle campagne circostanti, se non si cercasse di allontanare questo malanno col renderla possibilmente inoqua. Sebbene profani nel dettare suggerimenti di simil genere, pure senza entrare in questioni di dettaglio ci lusinghiamo di aver attinto da alcune osservazioni delle idee che certo non dovrà tornare sgradito 1' accennarle. Per rendere possibilmente inoque queste paludi si dovrà a nostro vedere ricorrere a quei mezzi atti ad allontanare gli ostacoli che tra pochi anni impediranno il regolare flusso e deflusso dell'acque del mare nello Stagnone, e cercare nell'istesso tempo di ritardare l'impaludamento totale di questa valle. Ora da un accurato esame ognuno potrà rilevare essere il fiume Risano il principale fattore di questi malanni che ci sovrastano se colla semplice regolazione della sua "bocca,, non lo si costringerà a sfociare in altra direzione. Questo fiume immetteva le sue acque altra volta nella valle de' Campi, e per ragioni che in oggi torna inutile valutare, nell'anno 1760 circa lo si deviò dall' alveo naturale e lo si condusse a Killer nan tardò a venire a piena conoscenza dell' accaduto. — Presto, Chiara, presto Paolina, preparate i letti dei numeri quattro e sei, ordinò alle figlie. Aspetta, Paolina, bisogna mettervi il tuo tavolino, dei catini di porcellana, delle sedie di paglia ed una fiasca di vetro per 1' acqua. — Ma, mamma, l'interruppe Chiara, sono assassini, hanno ucciso il guardiano ! — Assassini o no, sono però di buona famiglia. Il guardiano è un uomo senza creanza ; quest' assassinio non sarà gran cosa, e forse già domani i signori saranno di nuovo liberi ; in ogni caso non voglio che abbiano da lagnarsi di me. — C' è poco da guadagnare da costoro, disse il savio lattajo alla sua vicina ; sono studenti, che hanno sempre la borsa leggiera, e forse peggio ancora. sboccare nella posizione attuale allungando così il suo corso di circa un chilometro e mezzo. Qui mi sia permesso di riportare incidentalmente un giudizio emesso al principio di questo secolo su questa malaugurata opera dall' egregio sig. conte Stefano Corti. "Per non estendermi in altri fatti lugubri derivanti da nuovi tagli praticati in fiumi lontani, si rivolga lo sguardo a quel funesto aspetto che ci presenta il nuovo taglio effettuato 40 anni sono circa anche in questo nostro fiume di Risano per essersi deviato in gran parte il corso delle acque dal loro alveo naturale ed apertasi al medesimo una nuova foce. Ora questa è quasi tutta imbonita, quasi tutto imbonito il nuovo taglio, quasi tutto imbonito il fiume; le barche con gran fatica e difficoltà vi possono transitare, e, quando seriamente non vi si rifletta, inutili saranno le adiacenti saline eccettera,, (come si leggerà nel prossimo numero). I danni derivabili alle sponde dalle piene di detto fiume per questa deviazione si fecero più sensibili, poiché essendosi allungato il suo corso venne rialzato il suo letto superiore, rialzato pure il suo pelo d'acqua e per naturale conseguenza rese più facili e terribili le innondazioni. Avendo per incidenza fatta questa osservazione veniamo ora a parlare del danno che deesi reputare il maggiore che trasse seco questa disalveazione. Dall' anno 1760 epoca nella quale il Risano venne condotto a sfociare in prossimità della nostra città, e propriamente alla distanza di 1025 metri dal punto ove trovasi l'attuale macello, presso il convento di S. Anna fino ad oggi, gli interrimenti protratti per ogni verso invasero una superficie di 200.730 metri quadrati; e la base di queste alluvioni non dista in oggi dalla città nostra che 220 metri. Così il Risano, circondandosi tutto all' intorno di alluvioni, si formò un alveo tra esse; e lungi dall'avere la foce in direzione eguale all' ultimo tratto del suo corso, avrà foce tra non molto presso la nostra città attraverso le paludi, altra volta mare. Dalla qual cosa ne addiverrà che lo sbocco della valle Stagnone, sempre più restringendosi per questi interrimenti, impedirà il regolare flusso e deflusso dell'acqua marina; e questo solo ostacolo ci sembra sufficiente a contrastare i benefici effetti di questa doppia abluzione diurna su quelle paludi. Quanto ai lavori da imprendersi per allontanare questi possibili malanni, meglio di tutto sarebbe quello d'immettere il fiume Risano nell'alveo antico e condurlo a sboccare in Campi lontano dalla nostra città; però fino al tempo, che vogliamo lontano, quando potrebbe realmente verificarsi questa terribile necessità, reputiamo conveniente 1' esecuzione di alcuni lavori che varrebbero ad allontanare 1' avverarsi di tutte quelle circostanze atte a favorire i germi delle febbri intermittenti. Questi lavori dovrebbero avere lo scopo d'impedire il progressivo restringimento della bocca dello Stagnone, convogliando la massa delle torbide del Risano verso la valle de' Campi, mediante un canale da praticarsi attraverso il Dosso in direzione opposta a quella d' oggi. Potrebbe darsi cbe ci fossimo errati nel consigliare questo lavoro, ma egli è certo che qualunque sieno i mezzi che altri più esperti reputeranno esaurienti, bisognerà tosto o tardi nell'interesse nostro provvedere: e noi ci reputeremo fortunati se con questi pochi cenni avremmo potuto far convergere 1' attenzione di chi spetta su questo importantissimo argomento. Dr. Niccolò D. B. Edmondo de Amicis. Questo illustre giovane si è oramai cattivato la stima e l'ammirazione non solamente degl' italiaui, ma ben anco degli stranieri; e per la sua maniera di scrivere forbita, purissima, piena di cose, ed altamente pittoresca, fu già chi sentenziò "segnare i suoi stupendi lavori un' epoca nella letteratura nostra,,. Nacque il De Amicis a Oneglia nella Liguria il giorno 21 ottobre 1846, per cui appena nello scorso mese compì ventott'anni. Della fanciullezza di lui poco si può narrare, perchè, a dire del Giusti, i miracoli che si cantano dei vagiti e delle prime scappate degli uomini riusciti celebri, per lo più sono miracoli ripescati e rifritti dopo, profezie che si profetizzano a cose fatte. Diremo solo, che quando il De Amicis aveva due anni di età, il padre suo eh' era di Genova e quivi domiciliato, dovette per ragione d'ufficio trasportarsi colla famiglia a Cuneo, cioè con la moglie, con una figlia e tre fanciulli: uomo d'ingegno, svegliato e colto, diresse egli stesso la prima educazione della sua prole, compiacendosi di vederla crescere nell' operosità e nella virtù. Edmondo specialmente, inclinato allo studio, dava prove luminose del suo amore per la nostra letteratura, a segno da meritarsi più volte le lodi del maestro e 1' ammirazione dei condiscepoli. Ma una grave sciagura venne a colpire la sua famiglia ed a spezzare ogni felicità. L'ottimo genitore improvvisamente si morì, lasciando tutto il cóm-pito della educazione de'figli alla madre, la quale seppe degnamente adempirlo, e ne raccoglie in oggi il più splendido guiderdone. A Cuneo compì il De Amicis il corso liceale, e appena trilustre entrò in un collegio militare di Torino, nel quale perseverando nel suo amore alle lettere dettò un compoui-mento poetico, che gli valse gli encomi e la benevolenza del Manzoni. Dal collegio di Torino, in cui sempre si distinse, uscì ufficiale nel terzo reggimento di fanteria ; quindi passò cinque mesi iu Sicilia, e nell' anno 1866 fu colla divisione Cugia alla battaglia di Custo-za. Nel 1867 venne invitato a dirigere a Firenze "l'Italia Militare,, e fu in questo giornale ch'esordì coi Bozzetti militari, che gli procurarono 1' onore di perecchie ristampe. I tempi intanto preparavano alla penna del De Amicis "il più grandioso di tutti gli argomenti, (così il Lessona), il conquisto degli italiani della loro capitale, l'ingresso in Roma di quell'esercito, che attraverso a tante battaglie, a tanto sangue, a tanti strazii avea fatto la nazione,,. Il De Amicis ebbe la invidiata sorte di entrare assieme all' esercito vittorioso, e, parte attivissima del grande avvenimento, ne fece quolla splendida pittura che leggesi ne' suoi "Ricordi,, 1870-1871, stampati dal Barbèra. In nel finire del 1872 pubblicò egli un volume di Novelle, alcune delle quali erano già state inserte nella nuova Antologia italiana. Lasciato il servizio militare per poter con più agio attendere ai diletti suoi studi, si recò nella Spagna, al qual viaggio deve l'Italia la bellissima descrizione, che fu pubblicata nel 1873 dal Barbera. Dopo la Spagna visitò Parigi e Londra, la qual ultima città descrisse nel libro che intitolò "Ricordi di Londra,,, prima pubblicati nella Nuova Illustrazione Universale deljReguo. Ora ha compiuto la relazione di un recentissimo viaggio fatto in Olanda, che i nostri lettori possono procurarsi dal libraio Dase a Trieste (vale f. 1.60,). Dalla lettura degli scritti del De Amicis chiaro apparisce come egli sia dotato d'immaginazione vivida, di sentire squisito, di gusto senza pari, e di giudizio rettissimo a cogliere il bello in tutte le infinite sue gradazioni. Egli perciò occupa un alto seggio fra gli illustri scrittori della nostra epoca, perchè sacerdote del vero, coopera a ringiovanire il suo paese con una prosa maschia, pregna di sostanza; e prima di chiudere questi fuggevoli cenni ci rivolgiamo riverenti all'illustre scrittore, colla preghiera di voler un giorno visitare anche la nostra piccola provincia, la quale per l'incantevole sorriso del suo cielo, pei ridenti suoi colli, e per le classiche sue tradizioni merita di essere illustrata quanto le altre. Anteo G. Di Giuseppe Bianchetti (1791-1873) nei "Discorsi sullo scrittore italiano„ Non è eh' io creda parlare di un' opera nuova, no certo, vi saranno anzi molti che l'avranno letta da molto tempo e fors'anco dimenticata, uè a questi io mi rivolgo. Sarebbe mio intendimento proporla ai giovani per cui fu scritta e dai quali è studiata ben poco. Talché, sebbene i discorsi di Giuseppe Bianchetti abbiano veduto la luce fino dal 1836, vengono ad acquistare il merito della novità, dal momento che sono trascurati nelle nostre scuole, ove dovrebbero avere loro regno, e dalla massima parte della gioventù, di cui dovrebbero formare cotidiana lettura. E rivolgendomi ai miei giovani amici spero di ottenere da loro quel compatimento, che non mi dovrebbe mancare quando raccomando loro un libro, che per la sua originalità e per la giustezza delle sue teorie, sorpassa di gran lunga tutti gli altri di tal argomento, che possono aver per caso fra mani. E questi discorsi sono realmente un' opera affatto originale, chè a dir dell' autore egli non tolse a prestito da nessuno la falsa riga, nè sono da mettersi a paro con altri trattati di tal materia, il più delle volte sterile agglo-meramento di regole, appoggiate all'autorità di qualche trecentista o di qualche accademico. E per citare un esempio il quale serva a convalidare questa mia asserzione, dirò che 1' autore è contrario a far apprendere ai giovani, che s'iniziano nel cammino delle lettere, le nomenclature scientifiche, che formano pur troppo varie volte 1' unico fine della letteratura, e la speciosa apparenza scientifica delle quali si fa varie volte servire ad ammantare la povertà del pensiero e la meschinità del ragionamento. Afferma ben a ragione Bianchetti che col genere di educazione eh' egli intende impartire, queste nomenclature non serviranno ad altro se non al vero loro scopo, cioè a fare distinguere e definire scientificamente relazioni di già osservate e meditate. In ciò sta appunto l'originalità del nostro autore, il quale, bandita la forma sotto ogni suo aspetto, coltiva soltanto il pensiero, proponendosi di formare colla sua opera uomini che salgano all' eccellenza dello scrivere, e gli scritti dei quali letti con piacere da tutti, vengano poscia riletti per secoli. E la promessa sarebbe troppo lusinghiera quando egli non limitasse la suscettibilità personale, domandando dai giovani, desiderosi di educarsi alla sua scuola, il necessario possedimento di quattro qualità che non possono già acquistarsi, ma che da natura soltanto si ritraggono: memoria pronta a raccogliere, spirito creativo, gran forza di sentire e d'immaginare. Costretto a finire, domando licenza ai miei lettori di ritornare sull' argomento, e di esporre per sommi capi le teorie dell' autore. (Continua) C. E. Kersevany. Illustrazione dell' anniversario. Vuole tradizione, elle la cittadella, di cui oggi ricordiamo l'epoca memoranda*),sia stata fondata poco lungi dalla distrutta Emonia. Ella si distende alla riva destra di un seno, entrante fra terra per il Quieto che vi si scarica. Allargato molto alla foce, confondesi col mare a comporre uno stupendo porto naturale, comodo, e profondo, il quale a dire del Tommasini sull'asserto di Aurelio Rigo, ancorò nel secolo XVII *) 9 novembre 1270, e non 1170 come leggesi nella «Descrizione dell' latria e della Dalmazia,, di Marco de Casarotti a carte (Zara, tip. Battara, 1840). meglio di quaranta vascelli grossi, tra cui parecchi dell' Inghilterra. La civiltà romana, propagatasi nell' Istria colla rapidità della luce, che nel diffondersi non trova ostacoli, pose sue radici anche in Cittanova, la quale fu tra noi uno de'centri principali, come lo attestano iscrizioni lapidarie, urne cinerarie, frammenti di colonne, che qui e colà rinvengonsi oggidì. Colle istituzioni civili di Roma, s' ebbe questa città anche le religiose; per cui il culto a Giove 0. M., a Nettuno, a Marte, a Minerva, e ad altre deità. Ma caduto quello straordinario colosso che fu l'impero latino, Cittanova all' invasione dei barbari fu devastata come le altre consorelle dell' Istria. Neil' 876 fu presa da Domenico, bano della Dalmazia, e fu liberata dal doge di Venezia Orso I. L'importanza di lei nel X secolo, rilevasi ol-trecchè dall' insigne suo vescovato, che, a dire degli storiografi nostri, fu il più antico della provincia, anche dalle cariche civili che la reggevano. Nel 991 inviò assieme a Trieste, Capodistria, Pirano, e Parenzo, un magistrato per propugnare i suoi diritti nel placito tenuto dal conte Vinterio al Tragitto di sant'Andrea. Nelle guerre fra i Veneti e i Genovesi ebbe molto a soffrire, ma più assai per le scorrerie dei famosi pirati di Dulcigno (Olcinium), i quali infestavano . l'Adriatico, sgomentandone gli abitanti delle sue coste, di cui invadevano il territorio, desolavano i campi, conducevano' in schiavitù gli uomini, e violavano le donne. Giambattista Barozzi podestà con trentasei de'principali cittadini venne fatto prigioniero da que'fieri ladroni; e la repubblica di Venezia dovè sborsare pel riscatto 5500 zecchini. Cittanova può vantare parecchi insigni, che tennero la sua chiesa a titolo di commenda. Basti nominare il cardinal Corraro, poi papa col nome di Gregorio XII. Tra suoi vescovi è riputato il veneziano Girolamo Vielmi, metafisico, teologo, letterato. Scrisse intorno all' Aquinate, e alla creazione del mondo. Insegnò a san Carlo Borromeo, e fu acerrimo controversista del grande Piaccio di Aibuna. In Cittanova nacque (369 d. C.) Simpliccio grammatico, consigliere ed amico al vicario di Roma Massimino, e poi vicario egli stesso Ma chi sopra tutti merita ricordo onorevole, è Giacomo Filippo Tommasini di Padova, che amò l'Istria qual seconda sua patria, e che la illustrò con affetto di figlio in quell'opera ormai celebre dei Commentari. Anteo G. (Consiglio della città.) Nella straordinaria seduta dei 26 ottobre p. p. convocata dietro la circolare dell'eccelsa Luogotenenza di data 13 ottobre a. c. N. 7567—111. con cui, in seguito a domanda dell'inclito Magistrato triestino, venivano stabilite, per la progettata conduttura del Risano a Trieste, le trattative commissionali in conformità al § 83 della Legge sull' uso delle acque 28 agosto 1872, dopo lunga discussione fu deliberato a maggioranza di chiedere fior, cinquecentomila in effettivo, quale somma d'indennizzo pel nostro Comune qualora venisse effettuato il progetto dell' acquedotto. (Nuovi saluti). Anche dalla "Libertà e Lavoro,,, dal "Teatro,, e dall' "Alba,, abbiamo ricevuto un benevolo saluto. Una stretta di mano, senza reticenze, tra giornali che si pubblicano dall' Isonzo al Quarnaro è cosa ben naturale e opportuna: essa riesce un conforto pel presente, una speranza per l'avvenire; e una tale stretta di mano noi restituiamo ai nostri confratelli. COMUNICATO. Nel riedere a Umago, nella mia amatissima patria, un gagliardo impulso del cuore m'induce a fare pubblico atto di riconoscenza verso i cortesi abitanti di Capodistria, città a me molto cara e per le rosee reminiscenze dello studio ginnasiale e per avervi trovato colei che m'allieta la vita; a ringraziarli del lusinghiero accoglimento fattomi quale medico, e della costante simpatia manifestatami: di questa città serberò sempre ricordanza affettuosa. Capodistria, li 31 ottobre 1874. Francasco Dr. Guglielmo. Bolettino statistico municipale di Ottobre. Anagrafe. Nati (battezzati) 33; maschi 14, femmine 19.— Trapassati 32; maschi 5 ('dei quali 3 carcerati) femmine 2, fanciulli 13, fanciulle 12. — Matrimonii 2. Polizia. Arresti per schiamazzi notturni 1; per sospetto di furto 1. — Denunzie per maliziosi danneggiamenti 4 ; per contravvenzione di polizia annonaria 2 ; per contravv. contro le pubbliche istituzioni 2; per ferimento 1 ; per minacce a mano armata 2 ; per polizia sanitaria 4; per furto 3; per apertura d'osteria oltre l'ora prescritta l; per difettosa illuminazione notturna 2 ; per polizia campestre 2; per contravv. di caccia 3 ; per violenze 1 ; per polizia in genere 2. — Sfrattati 11. — Usciti dall' I. R Carcere 16; dei quali 4 triestini, 3 dalmati, 6 tirolesi, 3 istriani. Permessi «li fabbrica 2. — ^Licenze i udii striali 5. — Permessi «li ha Ilo nel territorio 1. Permessi «li vendita «li vino al minuto a possidenti — 25 — perEm. 280 V2 — Prezzi al boccale soldi 44 — 48 — 52 — 76 — 88. Certilieati per spedizione «li vino, 68 — Em. 152, Boccali 772 — ; per spedizione di pesce salato, 9 — Barili 69 — ti. 5525 (peso lordo) — ; per spedizione di olio, recipienti 4 — ti. 458 (peso lordo). Animali macellati. Bovi 66 del peso di ti 24801 con ti. 2132 di sego — Vacche 5 del peso di ti. 1331 con ti 99 di sego — Vitelli 33 e Castrati 438. NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FBA TRIESTE - CAPODISTRIA e viceversa che intraprenderà il Piroscafo EGIDA. Incominciando col giorno 1 Novembre 1874 fino a nuovo Avviso verrà attivato (tempo permetteudo) il seguente : ORARIO *) pei giorni feriali Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 11 ant. » » » » 3'/2pom. Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 8 ant. » » » » » 2 pom. per le domeniche e giorni festivi Partenza da Trieste per Capodistria alle ore ant. » » » « „ 12 mer. » » „ » „ 5'/4pom. Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 8 ant. io1/ » >' » » » /2 n » » » " » 4 pom. Prezzo di Passaggio: indistintamente soldi 40. I fanciuli sotto i dodici anni pagano la metà. Arrivo e partenza a Trieste dal Molo S. Carlo, -da Capodistria dal Porto. NB. Le partenze tanto da Trieste quanto da Capodistria succederanno col tempo medio di Trieste. TRIESTE, nell'Ottobre 1874. L'Impresa. Orario di servizio della stazione telegrafica. Pei giorni feriali, e pei festivi che cadono nella settimana: dalle 9 ant. alle 12 pom. „ 2 pom. „ 7 pom. Per le domeniche : dalle 8 ant. alle 9 ant, „ 2 pom. „ 5 pom. NB. In caso di somma urgenza si può telegrafare a qualunque ora. ORARIO della Diligenza con passeggieri (ogni giorno) Parte da Trieste alle 10. 40 pom. Giunge alle 1. 15 ant. Parte per l'Istria (passando Buje) dopo 15 minuti. Dall'Istria giunge alle 1. 50 ant. Parte per Trieste dopo 15 minuti. II. Corriere dell' Amministrazione. (a tutto il 6 corr.) I seguenti signori abbonati pagarono il trimestre. Albona. Dr. Scampicchio — Cherso. P. Man-cich — Fogliano. Barbarina nob. Cosolo — Galli-gnana. I). P. Goitan — Genova. L. Damiani — Gorizia. N. Bonetti — Graz. E. Fabiani; P. Pola — Isola. Dr. Tamaro; D. Ravasini — Lussinpiccolo. S. Covacevich — Montona. G. Corazza — Padova. G. Pavan — Pinguente. Deputato Clarici — Pirano. A. Salvetti ; Società del Casino — Pisino. Dr. G. Fonda — Pola. G. B. Gandini — Ronchi. S. Visentini — Trieste. G. de Almerigotti ; Dr. I. Baxa ; G. Ceredo-ni ; Can. G. D' Andri ; Annetta Depase ; C. Drago-vina ; L. Giaschi ; A. Marsich ; A. Miuiussi ; G. cav. Miniussi; Dr. Nicolini; F. Pupola ; F. Dr. de Rino; Avv. A. Vidacovich ; Avv. G. Vidacovich — Umago. M. de Franceschi — Vienna. G. Apollonio ; R. Luyk de Mathey — Visinada. Giac. de Pachine tti. L'elenco degli abbonati della città sarà pubblicato alla fine del trimestre, e poscia annualmente, sopra un apposito cartellino. Errori di stampa incorsi nel numero precedente. Nella II colonna della prima pagina, riga quintultima, invece di sclama va letto sciamò -, nella II colonna della terza pagina (Tipografìe a Capodistria) riga terza del capoverso : il sole e non il solo ; nella terz' ultima riga poi della stessa colonna fu messo per equivoco Francesco Zaratin, invece di Antonio. AVVISO A sensi del deliberato, preso Dell' ultimo Congresso generale, s'invitano i possessori di Azioni dell' Associazione Marittima Istriana in liquidazione a ritirare verso esibizione delle stesse per la relativa annotazione, f. 40 per Azione, quale acconto di quanto sarà per risultare dopo ultimata la liquidazione. Il relativo pagamento si effettuerà in tutti i giorni feriali a datare dal 15 Novembre p. v. presso l'Ufficio della Società, Piazza dei Negozianti N. 2 primo piano, dalle ore 10 antimeridiane a mezzogiorno e dalle 4 alle 6 pom. Trieste, 31 Ottobre 1874. Il Comitato di liquidazione.