ANNO IV. Capodistria, 16 Luglio 1870. N. U. LÀ GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED ISSI lillSTRITITI DELL'ISTRIA. R«ce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCI4ZI0NK per un anno f.ni semestre e quadrimestri» in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione Articoli comunicati d'interesse generale si stampsno gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi !» per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti anticipali. — Un numero separalo soldi t5. Escursioni pek l'Istria. Io mi trovava un giorno sul piazzale del duomo per godere, come faccio ogni qual volta vado a Pirano, delle bellissime prospettive che all'intorno s'aprono allo sguardo da quel sito eminente, discorrendo con un gentile cittadino delle condizioni del paese. Prima di separarci io gli osservai che a mio parere tre cose mancano a Pirano per provvedere a maggiori comodità ed al suo ornamento: l'acqua, una piazza, ed una strada che correggendo quella che conduce ad Isola, renda agevole il penetrarvi da quella parte in vettura, locchè presentemente a cagione della somma ripidezza, viene per non dire impossibile, difficile ed incomodo assai. Egli mi rispondeva: A tutto ciò si pensa da lungo tempo; anzi in quanto al fornir d'acqua viva la città, non bastandovi di gran lunga le esistenti cisterne, fu ciò tentato altra volta col dispendio di circa 20,000 fiorini. che però riuscirono sprecati per l'imperizia dell'ingegnere. Acque vive di ottima qualità ve n'ha copia a qualche distanza dal paese, ed oggidì essa vi viene condotta in battelli, e venduta minutamente al popolo che ne abbisogna, il quale quindi sopportar deve una forte annua spesa per questo principale elemento di vita. Ora se sole 1000 famiglie ossia 6000 anime esborsano giornalmente null'altro che 2 soldi per l'acqua, s'ha un dispendio di fni. 7200 all'anno. Che se si facesse un mutuo di 35,000 fni. per eostruire un acquedotto che portasse in città l'acqua e questa per 5 anni si vendessi 2 soldi l'orna, per indi darla libera, oppure, ciò che sarebbe più facile, si gettasse una corrispondente imposta su tutte le famiglie che comprano acqua, entro il (letto periodo d'anni il capitale verrebbe ammortizzato, con perpetuo sommo vantaggio della popolazione, oltreché l'acqua potrebbe venire utilizzata in qualche industria. Nè è a supporsi che i possessori di cisterne, per privato interesse cercherebbero, come forso avviene in qualche altro ìuogo di attraversare l'attuazione d'un'opera filantropica e doverosa. La formazione del nuovo porto mediante il. prolungamento che si viene eseguendo del molo, ronderà possibile l'immunimento della parte più. interna del mandracchio (scavato intorno all'anno 1635) che non avrà più ragione di esistere, tanto più che quel bacino di acqua stagnante ed impura non è al certo commendabile sotto l'aspetto igienico, per le sue ingrate esalazioni specialmente, nei calori estivi. Colla immunizione del medesimo la piazza acquisterebbe tale ampiezza che oltre al favorire il movimento commerciale, offrirebbe in mancanza di. altri opportuni siti, la possibilità di ricrearsi all' ombra d'alberi che vi dovrebbero venire piantati. In quanto alla strada «li cui accennaste, direbbesi che l'ingegnere il quale la delineò da Isola a Pirano, fosse di proposito andato in traccia di ripidezze e declivii, qualora non sapessimo tutti che in passato nel tracciamento delle strade istriane l'interesse generale veniva troppo spesso sagrifi-cato a quello dei campanili, o di qualche privato, cui premesse o che la linea rasentasse, o che non tagliasse le loro campagne. Quell'ingegnere se fosse vivo sentirebbe ogni dì imprecazioni al suo indirizzo da vetturini e passeggieri, cui forse iu pensiero loro si associano le povere bestie, ansauti su per le faticose rive dalla città al cim itero, e _____.0?*! mferrl dal piano d'Isola verso Pirano, pericolose nel discendervi. m Già il defunto benemerito Podestà Pietro Gabrielli vagheggiava il progetto di costruire una strada che dalla piazza mediante il forainento di un tunel mettesse alla marina al nord della città, e costeggiandola arrivasse al territorio d'Isola. La morte lo impedì di mandarlo ad effetto, ma l'idea sua non morì, ed i Piranesi sono, credo, fermi nel proposito di darle corpo quandcchessia. 11 paesi' ne guadagnerebbe grandemente. Ma altro grandioso progetto ferve nelle menti dei cittadini di Pirano, quello cioè di atterrare il vecchio palazzo del Comune sulla piazza, e sostituirvi altro maggiore che comprenda anche un teatro. La spesa preliminata sarebbe maggiore che quella di qualsiasi altra delle suaccennate imprese, ma il progetto accarezzato da coloro che pensano all'abbellimento che verrebbe alla piazza da siffatto edifizio, ed al vantaggio che sotto l'aspetto civile per l'istruttivo diletto che si procederebbe ad ogni ceto della popolazione, mediante le rappresentazioni drammatiche e musicali, sembra non trovi aderenti in tutte le classi appunto perchè sgomentati dall' altezza del dispendio. Io per me credo che tutti i suesposti pro-setti potranno e dovranno in un dato tempo venire attuati; poiché credo ohe Pirano s'accrescerà, non essendole estranei spirito d'industria e d'associazione, che non è a dubitarsi verrà prendendo sempre maggior vigore. Questo spirito è chiamato a svilupparsi specialmente nella navigazione, clic la aveva resa prospera nei secoli andati. Ora, continuò il mio interlocutore, guardandomi fisso, in qual ordine mandereste voi ad effetto i progetti di cui,abbiamo tenuto parola? Io cercai' di schermirmi, allegando la mia incapacità a darvi un'adequata risposta siccome straniero alla città, e quindi non approfondito nelle condizioni locali. Però insistendo egli, feci questa dichiara- ci (fih) " */[ aequa rende sana e pulita la popolazione, ed il popolo ha diritto d'averla gratuitamente. Quest'acquedotto dovrebbe avere?il suo'sbocco in una grande e bolla fontana nel mezzo ideila piazza a-dorna di alberi. La terza opera dovreDOe essere la strada verso Isola, dipartentesi pel tunel dalla piazza stessa; infine v'erigerei l'edifizio pér gli uffizii ed il teatro, .perchè così avrei dato preferenza a ciò che fe di maggiore e più urgente necessità. Immaginatevi la bella piazza! Che ne dite Signore? Egli tacque meditabondo, sicché io non so se approvasse il mio pensamento, o vi fosse dissenziente. Abbandono il distretto di Pirano col desiderio di rivedere, per completarne la bellezza, l'imboscate le nude costiere di Castelvenere e di Sal-vore, ed entro in quello di Buje. zione: Principierei dal regalare al paese una vasta piazza, che allargherebbe, direi quasi i suoi polloni, or compressi dalle strette ed accalcate sue strade; il movivento in lei sarebbe agevolato ed accresciuto, la città se ne abbellirebbe di molto. Tndi vorrei eostruire l'acquedotto, perchè il popolo possa avere, giusta il calcolo del Dr. Guido Staehe Direttore dell'istituto geologico di Vienna, 3000 emeri d'acqua al giorno per tutti i suoi asi domestici; essendoché l'abbondanza di buona >r li HI J><» il 'rrr 'j WHlCl: '! 'J '''Hi la società. geografica italiana e l'istria. Poiché noi abbiamo più volte fatto menzione della Società Geografica istituita non ha guari in Firenze per opera del Comm. Negri, e abbiamo lodato que' nostri comprovinciali, i Quali s'erano affrettati a darle l'appoggio del loro nome e del loro obolo, non dispiacerà che ritorniamo in questo argomento, il quale ha una importanza scientifica e nazionale, che nessuno vorrà disconoscere. Il 29 maggio scorso la Società era convocata in assemblea generale per discutere alcune modificazioni allo Statuto sociale, e in quella occasione il Presidente, che è appunto il benemerito Comm. Negri, pronunciò un discorso, che troviamo riportato nel fascicolo 5." del Bollettino della Società, nel quale, discorrendo delle condizioni di lei e facendo un ragguaglio sulla distribuzione dei socj per provincie, disse le parole, che seguono, e che noi siamo orgogliosi di riferire: La gloriosa Società geografica di Londra, che da pochi giorni ha festeggiato alla presenza di un re (quello del Belgio) il suo quarantesimo anniversario, ha passato trent' anni prima di raggiungere la cifra di soci che noi abbiamo al presente, (1118) e soltanto nell'ultimo decennio si raddoppiò: nell'anno passato poi le si aggiùnsero 191 soci nuovi, perdendone però 90, di cui 49 per morte, 47 per rinuncia, e 14 per cancellazione motivata da insolvenza di quote. Noi siamo adesso per numero alla giusta metà della Società inglese. A sì [grande incremento della Società non presero egual parte, e ben era a prevedersi, idi-versi paesi del Regno, e gli altri dell'Italia geografica, o vogliam dire nazionale. Osservando il solo territorio del Regno noi rileviamo che, fatta astrazione da Firenze, la quale per ragioni di evidenza ha fornito il maggior numero dei socii, ossia 196, le altre maggiori città non sono rappresentate nell'elenoo secondo le proporzioni numeriche di popolo, o le economiche di agiatezza. Milano per esempio diede 67 soci, Venezia 26, Napoli 29, Genova 18, Torino 12, Livorno 10, Bologna ed Ancona 3: Parma, Piacenza, Ferma, Lucca, Cremona, Vercelli, Bergamo, Lodi, Lecce, Siracusa, ed anche le grandi Palermo e Messina, ne diedero un solo, nessuno Catania, e nessuno S'ier na. Altre località del Regno invece, alcuna delle quali non primeggia fra le città italiane, hanno contribuito in proporzione un numero di soci rilevante: così Padova ne diede 16, Brescia 13, la piccola Teramo 10, Pisa 9, Cagliari, Termini I-merese e Felti-e 7, Ravenna e Perugia 6, Udine, Vicenza e Verona 5, Salerno, Faenza, Forlì, Acireale e Stradella 3, Pavia, Modena, Treviso, Pesaro, Pordenone, Varazze, Castcggio, Cividale, Coccaglio, la ricca e popolosa Bari, Avola, Imola e Lugo, ne diedero 2 ciascuna. Fuori dei confini del regno si distinsero nobilmente Roma che ci fornì 38 soci, e Trieste clic ne diede 13. Fatte le debite proporzioni però, spetta il primato a Capodistria, che ne diede 13 anch'essa; anzi Capodistria, Te ramo, e Termini Ime-rese nel rapporto di proporzione sono a proclamarsi le città più benemerite della Società Italiana. Anche altri paesi dell'Istria come Isola, Pin-guente, Ciltanova, Dignano, Pisino e Seghetto, fornirono il loro contingente, e per tale concorso la parte italiana doli'Istria ci fornì 23 soci, ossia più che tutta l'Italia meridionale, esclusa Napoli egli Abbruzzi, e più della Sicilia e della Sardegna insieme riunite. Due soci ci vennero dal Cantone Ticino, il Tirolo Italiano ce ne diede un solo, e nessuno ne diedero le città italiane (lei littorale ungarico, Malta, Nizza, le Isole Jonielic e la Corsica. Come si'vede dunque^ la nostra Provincia occupa un posto d'onore nel concerto delle provincie sorelle; e noi dobbiamo amianie lieti sì per la scìefi-za geografica, che trova anche tra noi cosi numerosi cultori, sì perchè con citi si fa ancora una volta manifesta quella solidarietà cViriteressi 6witffctà lega la provìncia, nostra al rimanente della nazio- ne, solidarietà, che deve essere studiosamente conservata e rinvigorita, poiché è attualmente il solo vincolo, che tenga deste te antiche nostre 1b'&SiÌimi. e ricordi al di qua e al di là dall' Isonzo clic i trattati politici possono rimpastare a lor voglia le tqrre e le nazioni, ma non perciò smuovono dal loro posto le barriere, che la natura pose fra una wnfo e !a yen V altra, quasi a perenne documento dei diritti f (lei doveri di ciaschcdun popolo verso i vicini. izv/l -'•Jo.ldid oJ f*!6l ftb r.rf'V"»uij ■;,|i;}Jm.W;<>b i,9 tO ,ibo«i iliofii ni ajiiuini uv n-> vnvuèoq neh (j<,qod , DELLE BIBLIOTECHE POPOLASI. ,IJ(J .;jj.(J iiiibi»JJi3 iti n jiilonioKj ut >i m^i il> xij no ti/rj Vorremmo che le parole che ci fu dato di leggere già t"mpn nella Provincia intorno alle Biblioteche popolari avessero sortilo buono effetto. Tuttavia, non. avendovi trito, 1' annuncio che alcuna se ne [osse istituita, mi permetto di esprimere un'osservazione. Si ragiona cosi « È uno de pi■incipalissimi bisogni delle nazioni, lfl islruzione e I;i educazione d popolo, E veramente ninno nega 1* elevazione de classe popolare essere clemc.nlo e parte precipua nazionale i innovamento, d 7 la wi.iv Ut31 •• 1WJU.-1 -... : :. , tratto dalle dificoltà che teme probabilmente incontrare nella effettuazione del suo desiderio. Se questo è il vero motivo è bene si sappia nessuna istituzione presentare tanta facilità quanto questa sia nella fondazione che nel mantenimento: piccoli i mezzi pecuniari necessari ; pochissimo il sacrificio di tempo che richiedono dal bibliotecario e dalle persone chiamate a sostenerla; mirabile la semplicità con cui funzionano. Chi scrive qu sle povere righe può dirlo con piena cognizione di causa, essendosene persuaso col latto oltre quanto ragionevolmente aveva da aspettarsi. Or mi domandate come s'ha da fare? Le biblioteche popolari possono essere iniziate in molti modi, tutti buoni, ebe sarebbe troppo lungo esporre Tuttavia quello di una società promotrice di cittadini sembra il più opportuno come che offre maggiore probabilità di riuscita. Una persona di qualche autorità o considerazione se ne fa iniziatrice. Mentre invoca e confida di avere e generoso il concorso del Comune, della Provincia, del Ministero, riconoscerà che la biblioteca non potrebbe sostenersi senza che i cittadini illuminati, autorevoli, amanti il bene d'amore operoso, con la loro azione costante concorrano a farla prosperare. — Scrive quindi quattro righe per richiamare la loro attenzione sul bisogno e sulla grandissima utilità di questa istituzione, e propone il programma della fondazione di una società per raggiungere Io scopo. II programma breve potrebbe dire: — che i soci promotori potranno fare dono di libri e sottoscriveranno azioni p. e. di 25 soldi mensili almeno per un anno; — che la biblioteca sarà circolante a vantaggio del popolo che leggerà gratuitamente o verso u-na minima quota mensile, — che la biblioteca sarà composta di libri addatlati all' intelligenza del popolo e •die veramente lo guidino nelle vie del progresso, soccorrendo le verità della scienza e educando a nobiltà di sentimento, e lo forniscano di peculiari cognizioni che riguardano la sua attivila;— che quando saranno sottoscritte almeno 40 azioni ( o circa ) Li società s'intenderà costituita. Manda attorno questo programma con una scheda d'associazione; e meglio sarà se egli stesso personalmente interessa quelli che crede che saranno per accogliere la proposta. — È impossibile che in pochi giorni egli non raccolga il numero delle azioni richieste; anzi maggior numero di cittadini vorranno aggiungere il loro nome al numero dei soci promotori e avere la compiacenza di aiutare la istruzione intellettuale e la morale educazione del nostro popolo e con ciò contribuire all' onore e alla ricchezza nazionale. Invita quindi i soci ad una speciale adunanza per eleggere il Comitato promotore, composto di poche persone, c incaricato di diffondere, sostenere e rendere fruttuosa la istituzione. Assieme voteranno un 1>reve e semplice Statuto e Regolamento, che egli intanto avrà compilato. E qui grandemente si potrà giovare dell' ottimo opuscolo dell' Avv. Cav. Bruni di Prato. (!) i) L« Biblioteche Popolari in Italia. Fireute, Eredi Eotta 4389. — Questo Marniate ssa comprenderle. Maggior importanza do-vrebbesi poi dare alla storia, sen/.a trasandare i doveri che a ciascuno impone .la virtù cittadina. La storia p. e. bisognerebbe esporla nel inod i il più accetto anche a persone di poca cultura, n 1 inolio ch'essa possa dilettare ed istruire nello .stesso tempi. Baslerebbe a mio credere narrare le biografie de' grand'uomini e soprattuto degli amici dell' mainiti, di coloro che emersero sia per nòbile comfotta", no"-1 bile pensare, azione energica o fermezza di carati re. Così educherebbesi il popolo al retto pensare ed operare, distogliendolo dall' ozio e dal vizio, e coli' insinuargli la fiducia in se stesso, c'andrebbe man mano spogliandosi da quelle massime superstiziose, che insinuategli fin da bambino, non fecero altro che :<9lil'jsa n . •(... i 7ln 1 mrrn ou>>« ... uo^'llft it n u;J! >1 i;!; nld Kiiy el :ict},Hu it ibfi'Up memorie li bl uniche in istria. 11 Conservatore Imperiale Al nob. sig. Dr. Antonio de Scampkchio in Albana Salute. .oti i .oi; ùnr.iiMt Hs >vii Ttev,i|o<».> r.-j ^sibloeo si Non vengo a raccomandarle indagini di antichità liburniche, o gentile comunicazione di quanto Le accadesse di scoprire, che so quanto V. S.. sia dili- gente e cortese, e quanto col laboriosissimo sig. Tomaso Luciani abbia raccolto di cose naturali antichissime, di cose celtiche, di cose liburniche, e di cose romane che pongono a luce le vetuste condizioni naturali di quel braccio della Giulia che si stende dal Moutalbiano alle foci dell'Arsia, che è parie integrante, dell'Istria fisica. Il Museo Scampicchio-Luciani di Albona dispensa di arrampicarsi per quelle non fàcili erte, e s« i novelli predicanti ne ignorano perfino l'esistenza, non l'ignorano detti naturalisti di Germania e d'Italia che lo visitai» a beli' agio e ne traggono sicurissima dottrina sulle forme primitive del suolo, sull'età della pietra, del bronzo, e del ferro, ancorché senza farsi la scoperta storica che il Cristianesimo esistesse 5000 anni prima di Cristo che lo fondò, come scoprirono il meraviglioso orologio dell' universo e la divina armonia delle sfere, non è già opera del divino orologiajo, sibbene della forza che è quanto dire dei pesi e delle suste. Vossignoria col Luciani hanno il bel merito di. avere raccolte antichità di ogni specie e di ogni periodo. metalliche e cartacee, e lapidee, frugando per Liburnia tutta, anche fra le macerie di cappelle ed edifizi diruti, operando che il Comune raccolga in. sito facilmente accessibile e tenga perpetuamente espo-ste.-aKi studi dei dotti, ad incitamento dei giovani, a nobile soddisfacimento dell'amore di patria e dell' amore di storia, seguendo quell'eccitamento che a tutti Italia dava Messer Francesco Petrarca or sono più che 500 anni. E ne uscì a risultato, che mentre mezzo secolo fa appena qualche epigrafe si conosceva. e per opera di cercatesori, oggidì se ne-ha tanta materia, da riconoscere che li autottoni e-rano Celti che loro si sovrapposero i Liburni passati ['(>? su la spiaggia dalle* foci del Po all'estremo promontorio sul Jonio, che soprall'atte dalli autottoni italici, durasse di loro Tronlo, e la testimonianza di loro imprese mariti ime, e dclJa forma di navi che si dissero Liburniche, le quali diedero ad Augusto vinta la battaglia di Azzio. Le quali navi velocissime, credo fossero gallere a vela latina, ed a rematori che il Principe veneto conservò a custodia dell' A-driatico contro ladroni di mare. Alle epigrafi romane devesi la notizia di quale grado nobilissimo fosse decorata Albona dalli Imperatori romani, quale forma di governo urbano avesse, quali le magistrature. diverse da quelle d'Istria e d'Italia, è Come non si sovrapponessero Romani e Liburni, ma ai Liburni venisse data la cittadinanza romana, e corno splendessero le città di Ossero, di Veglia, di Ar-be, fra le insulari, e come la lingua propria de» Liburni appartenesse alla grande famiglia delle lingue italiche antiche. Dalle epigrafi e dalle nomenclature conservate, e dalli avanzi di muraglie, si potè* riconoscere la forma di Albona e di Fluuona, che e-liburnica romanizzata, diversa dalla colonica romana. Ed è ben giusto che Albona e Flanona venissero poste nell' onore che loro spetta, dacché tirano traversale da strada imperiale da Pola alta Pannonia, calcata da Imperatori e da Principi Cesarei. Imberbe ancora, e c'omechè non regalalo della scienza infusa dei tempi che corrono, mi era mistero cpiel Monumento figurato e scritto, murato al duomo", sul quale vedesi semibusto di uomo tenente in mano una corda, dalla quale pende àncora, ed epigrafe in suo onore che lungamente mi lasciò incerto nel giudizio, La custodiscano che è da tenersene conto. Certo era Liburno l'onorato, di professione nautico ; oggi mi persuado che t'osse proreta, comandante della prora della Tri e re Iside, appartenente alla flotta ravennate; alla prora sta attaccata l'ancora, ed il Proreta dà ordine di calarla. Certo fu Albonese, se in Albona ulzuvasi monumento in suo onore; certo non mori nè fu sepolto in Albona, dacché il monumento non è funebre. Morì in Provincia che non so persuadermi significasse, morì in carica, coinè si direbbe di governatore; mi persuado che con quella voce si indicasse la : Provincia marittima Italorum sulla riviera da Pisa e Monaco, durata provincia marittima anche dopo unita all' Italia civile, come era avvenuto della spiaggia dei Veneti e delli Istriani, governata pel servigio di mare da Tribuni marilimonim. Lo giudico Prorelu ; se fosse stato Gubernalor gli avrebbero posto in mano un timone. L'antica Liburnia fu tale da meritare posto più splendido nella storia antica delle sponde orientali dell'Adriatico, dalle quali passarono li antichi popoli di Italia. Acceleri il Suo patrio lodevolissimo proponimento. Kandler. > 7IMÌ U I ioli II, «i Jlì ) !ÌV t» ii III ,is ! yesclevesi petronio triti . r . is . in provincia . d fe tvrvs uoq .'Jiiiiii,.j Ini oaov.ij ^l "}' '■li*) V 1 poderetti - scuola. Ordinati giusta il sistema Peslalozzi-Fellcmberg. (Continuazione e fine vedi n. 12) Anche qui peraltro non mancheranno quelli che forse diranno: - il progetto è bello e buono, ma il lutto sta nell'effettuarlo bene. Podere modello! ciò è presto detto; ma e dove sono i mezzi per provvedere a quanto occorre peli'istituzione e conduzione? Tra il dire e il fare c'è un monte d'attraversare! Adagio, e prima di tutto si rettifichi la parola: slanlechè più sopra ho dello poderetto, non già podere; lo si avverta bene - Il podere - modello coi grandi attrezzi e macchine costose ecc. è allo a servir d'istruzione pratica specialmente dove vige il sistema dell grande coltura (per esempio nei latifondi della bassa ed irrigua Lombardia, dove i poderi hanno l'estensione media di cento e più ettari ciascuno), mentre questi miei studi sono rivolti invece al come diffondere l'istruzione agraria nelle popolazioni campestri- dove vige esclusivamente la piccola coltura dei terreni asciutti, cui allude l'egregio economista Iacini, nella sua pregiala opera - La proprietà fondiaria ecc. edizione terza pagine 199-228.-Qui i poderelti hanno l'estensione media tra l'uno ed i cinque ettari ciascuno; ed ogni famiglia colonica ne coltiva uno solo: le strettezze economiche poi di tali famiglie coloniche (pochi massari-e molti pigionanti) sono note abbastanza. Quindi per evitare il fiasco, e far sì ehe il podere - modello abbia a guadagnarsi la generale attenzione, si dei possidenti che dei coloni, ed esser vero tipo d' imitazione, è indispensabile assolutamente, che non solo vi si adotti il miglior sistema di coltura, ma, ciò che più importa, è necessario altresì che tale sistema sott' ogni aspetto si con/accia alle speciali condizioni dell'agricoltura locale ed anco allo stato igienico - economico dei coltivatori. Ora lo slato finanziario di questi ultimi è forse tale da permetter loro d'imitar il sistema di coltura del poderetto modello, qualora per far ciò si richiedessero anticipazione di spese e sacrifici inconciliabili colle loro condizioni economiche? Io ritengo di no. Ed è appunto per ciò che mia speciale premura saia quella d'escluder assolutamente tutlo quanto sente più dell'agricoltura di lusso o di moda, ed appigliarmi invece alla vera agricoltura di tornaconto, a quella che insegna a raggiunger il maggior possbile prodotto si lordo ehe netto, col minor impiego di spese e di tempo. Don Kebo (o per meglio dire, ii chiarissimo professore agronomo Ottavi, ne'suoi pregiati Secreti di Don Rebo) ne ha già dato l'esempio', ed insegnò, come insegna tuttora, come si debba far per raddoppiar i frulli della terra, senza raddoppiare anche le spese di coltivazione, come insomma si possa far della vera agricoltura di tornaconto anche con pochi denari. L'esempio e gli autorevoli ammaestramenti tecnico-agrari d'un tanto maestro mi saranno di guida nella buona direzione del poderetto scuola in tallo, quando le speciali condizioni dell'agricoltura locale non richiedessero di far altrimenti. Con tulto ciò non pretendo già andar in paradiso in carrozza, cioè non intendo che la cosa sia veramente ef-feluabile senz'incontrar alcuna difficoltà. Vi son al certo degli ostacoli da superare, ma questi si posson economicamente superare, quando s'abbia l'avvertenza di non crearsi delle necessità fittizie, col voler attaccar ( come dicon i contadini ) un manico più pesante e robusto di quello che richiede la grandezza del caua-giio; nel primo esordire s'eviteranno adunque le spose non necessarie. Non immaginiamoci adunque un monte di ostacoli insuperabili, che questi sarebbero pressoché tutti fittizi, od almeno esagerali; e da ciò cavarne poi il pretesto di tirar innanzi così con quel maledetto far niente, o peggio, di quanl'abbisogna a diffonder l'istruzione agraria nei braccianti campestri. Osserviamo bene che dove vige la piccola coltura, ii che succedo appunto da noi, è dove c'è proprio il maggior bisogno di laie istruzione; ed insieme più che altrove, dove si danno anche le più favorevoli condizioni alla maggior possibile diffusione dei poderetti-scuola. Questi nell'attuali circostanze dell'agricoltura son il miglior mezzo economico ed efficacissimo ad istruir praticamente anche il conladino analfabeta; perchè, dove vige la piccola coltura, presentano la suscettibilità economica d' istituirsene uno, non solo in ogni capoluogo dì mandamento, ma in ogni comune. Non più si lardi adunque ad attuar sì polenti ed economici mezzi d'istruzione. (G. Agr. II. d. Italiaj Marinoni. CRONACA Capodistria, 14 luglio. Quantunque il nostro giornale, per l'indole sua e peila lenta periodicità delle sue pubblicazioni non abbia potuto occuparsi, come pure avrebbe desiderato, del grave argomento delle elezioni provinciali, che involgono cosi alti e complessi problemi d'amministrazione interna e di sociale progresso, non ci pare tuttavia di dover trascurare anche la notizia del risultato, che le elezioni stesse ebbero iu questi giorni passati. Riservandoci di parlare nel prossimo nostro numero delle elezioni delle città e borgate, della Camera di Commercio e del grande possesso, alcune delle quali non sono peranco compite, registriamo oggi l'esito della votazione avvenuta il 10 passato nei collegi dei Communi foresi, che è il seguente: Capodistria Clarici Adolfo, possidente Grubissa D. Giovanni, decano Pisino Parisini Giuseppe, possidente Bembo Tomaso » Parenzo Polesini M e Gianpaolo » Amoroso Andrea, avvocato Dignano-Pola Rizzi Nicolò, possidente Luciani Giuseppe, avvocato Non crediamo necessario occuparci delle elezioni di Vòlosca e Lussino, territorj, che non appartengono all'Istria geografica. Basterà accennare come quivi risultassero nominati, oltre il noto canonico Ferretich, certi signori Rubessa, Marotti e Bogovich, che non conosciamo affatto. I quattro collegi ora indicati erano nella passata Dieta rappresentati dai signori Lion D.r Zaccaria, i. r. medico distrettuale Ravnich l) Francesco, cooperatore. Polesini M.e Francesco, i. r. commendatore ' - s ■ Sbisa Paolo, i. r. Procuratore di Stato Polesini M.e Gianpaolo Premuda Giuseppe, i. r. Commissario Distrelt. Parisini Giuseppe Susanni Giuseppe II confronto Ira queste due liste offrirebbe materia a parecchie considerazioni Noi ci limiteremo a due sole osservazioni : la prima è questa che manifestamente li elettori hanno voluto dare alla nuova Dieta un più sicuro carattere d'indipendenza, poiché hanno rifiutato il voto a tutti que' deputati cessanti, i quali per la loro personale posizione potevano forse far credere di essere troppo legati all'Autorità governativa; la seconda è quest'altra, che l'elezione del 10 luglio, fu, a non dubitare, inspirata al sentimento della nostra autonomia nazionale, poiché tutti i nuovi eletti sono cittadini istriani e non intinti della recente pece slovenica. Questa tendenza del nostro popolo appare ancora più manifesta, quando si consideri specialmente l'elezione di Capodis'.ria. In questo, che era certamente il collegio più perieli tante, poiché la vicinanza delia Carniola e la frequenza de' forestieri d'oltremonte han potuto far credere alla possibilità di un partito s'oveno, i candidati di questo preteso partito erano appunto due preti carniolici, noti per la propaganda slovena, che si sono assunti tra noi, il sig. Ravnich, già deputato per io slesso collegio nella Dieta disciolta, e certo sig. Jan, paroco di Dolina. Ebbene, ambedue sono cascati davanti ai candidati istriani, con uni notevolissima minoranza di voti, e li stessi nostri contadini slavi ripeterono apertamente che non volevano più saperne di Grumi, e che bisognava nominare delli Istriani. Questo fatto eloquentissimo dov rebbe aprire li oc-clij ai nuovi apostoli, che vorrebbero portare anche tra noi le delizie della futura civiltà slovenica, e persuaderli che se alcune campagne istriane soi.o abitate da popolazioni d'origine sia-a, il paese non è perciò meno italiano, poiché la storia, la civiltà, il progresso civile lo dicono tale; e que' medesimi contadini slavi che abbiamo ora accennato, sono persuasi poiché sentono che la loro prosperità è legata a quella delle nostre citta, le quali non potrann > essere mai altro che italiane. E dovrebbero que' signori capire che il chacun chez sai è una massima politica, non meno che evangelica e portare sui greppi della nativa Carniola quella loro operosità, che sui ridenti poggi istriani non troverà mai modo di espand -rsi. Noi prendiamo quindi l'elezione del IO luglio come un lieto auspicio per quelle, che avranno luogo oggi e nel giorno 18, e confidiamo che la Dieta uscita da questa solenne manifestazione popolare saprà e vorrà promuovere i soli e i veri interessi civili dell' Istria. Delle elezioni avvenute quest'oggi possiamo porgere le seguenti notizie: Capodistria de Belli dott. Cristoforo, podestà Cherso Petris dott. Andrea, avvocato Lussino Vidulich dott. Francesco, notajo Parenzo Sbisà Francesco, possidente Pirano de Colombaui Orazio, podestà Pisino Covaz Antonio, possidente Rovigno Campielli dott. Matteo, possidente Isola, Pinguente, Muggia Madonizza dott. Antonio, avvocato. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. NICOLO' de M.lD'JNIZZi K^Uar»