ANNO VI— N. 9; ^ « ! - Sabbato 1.° Marzo 1851 -—. ...;. , i»' • . - i ') 'li (DIO i - Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— L'abbonamentonon va pagato ad altri che alla Redazione. COLONIZZAZIONE ROMANA MILITARE Neil' Istria alta. ////ANC • VIAM • DERLCTAM PER • ATIVM • CENTVRION • POST SENTENTIAM • DICTAM • AB -APLAVTIO LEGATO -TI-CLAVDI • CAESARIS • AVG GERM -ET- POSTEA-TRANSLATAM-Y/// RVNDICTIBVS • IN FINES • C - LAECANI BASSI • RESTITVIT • IVSSY- TI CLAVDI CAES • AVG • GERM ♦ IMPERATORIS L. RVFELLIVS-SEVERVS'PRIMIPILARIS Questa leggenda è scritta su pietra calcare del Carso, tratta da uno scavo pralicato su fondo contermine all' odierna strada postale di Fiume, presso il villaggio di Materia, donata nel 1842 dal proprietario Sig. Negovetich al Museo di Trieste ove è riparata. La pietra è veramente una tavola alla 21 once, larga 22, misura viennese od in misura metrica 0,61 e 0,64; la pietra è del luogo, e le ondulazioni della superficie, la forma dei caratteri, l'intaglio di questi, attestano che fu incisa da quadratario ben inesperto pel tempo in cui visse, il quale distinguesi per bellezza di lavori siffatti. Narra la leggenda che quella strada (noi intendiamo il tronco che da Materia va verso Cosina) che tuttodì è maestra, fosse stata abbandonata in seguito a sentenza di Aulo Plauzio, legato dell' Imperatore Claudio, posta in esecuzione dal Centurione Azio, e trasportata a Virun-ditte lungo i confini delle terre di Cajo Lecanio Basso, ina che per ordine dello stesso imperatore Claudio venne restituita da Lucio Rufellio Severo Primipilare ossia Centurione del primo pilo. La regione in cui si rinvenne la pietra dà certezza che non vi fu portata da altra parte, imperciocché le lettere e le antichità sono perfettamente sconosciute a quelle popolazioni di lingua slava, di condizione affatto rustica; la qualità della pietra è garante che da quelle cavo fu tratta. La voce Virundix, secondo quanto ci venne detto, dovrebbe esprimere in gaelico terra bassa, ciò che poi non seppimo verificare; ma fuor di dubbio si è che questa regione ove fu rinvenuta la lapida fosse a-bitata da Celti, siccome Celti tenevano anche la Carintia e l'Istria interna ; nè quindi far deve meraviglia se il nome di VIRVN che i romani latinizzarono in VIRVNVM, dato a celebre città nella valle della Carintia, si riscontri anche nella regione della lapida. La vallata di Materia che in linea retta corre da Lippa a Cosina, diverge realmente dalle prossimità di Materia verso luogo che ha nome odierno di Rodig discosto da Materia soltanto tre miglia, ed è diffatti regione bassa, non per riguardo al livello del mare, sibbene per riguardo alle montagne che lo circondano. Per quella vallata vi ha possibilità di strada la quale metterebbe in diretta comunicazione con S. Canziano, ove si sprofonda il Timavo superiore. Dalla direzione che prende la strada di Materia, e dall'abbandono fatto della strada di Rodig (secondo quanto ci apprende la lapida) converrebbe conchiudere che il comando dell' Imperatore Claudio volesse la strada da Materia a Lippa (che corre rettissima) in diretta comunicazione colla colonia di Trieste, anziché divergente verso settentrione, comando questo dell' imperatore che era affatto diverso dalla Sentenza di Aulo Plautio Legato che voleva abbandonata la strada verso Trieste, e voleva preferita quella verso' Rodig. La regione attraverso la quale corre la strada da Trieste a Lippa è il distretto di Castelnovo contermine dal lato verso l'Istria col distretto del già capitanato di Raspo, oggidì detto il Carso di Pinguente, quella regione che da treni'anni a questa parto nelle Carte geografiche si intitola in tedesco Tschitschen boden, terra dei Cicci, nome questo che fu desunto da quella parola d'ingiuria che il volgo dà a quei montanari; parola che nel volgo dura da secoli, e che fu occasionata dal parlare sonoro di quella gente che usava sì frequente la lettera Ci; mentre in altre regioni dell' Istria a questo stesso popolo si dava e si dà tuttora 1' epiteto ingiurioso, di Ciceri Ciciliani, Ciceroni. Quel popolo parlava 150 anni sono, il romano rustico, od il valacco; ed ancora in qualche villa il si parla, cangiato poi dal maggior numero nello Slavo. Le quali cose accenniamo perchè la comparsa dei romanici in questa come in altre parti dell'Istria montana non è accompagnala da indagini sufficienti a riconoscere la loro provenienza, né l'asserzione che in qualche parte vi fossero trasportati intorno il 1630 è facile a conciliarsi colla presenza ben più antica in altre parti, col silenzio di quelli che li riconobbero, e che vivevano sì vicini »I 1630 da non poter ignorare il loro trasporto se fosse stato in tempi prossimi. Basti in oggi ricordare che il terreno della lapida di ] Materia, è terreno di romanici. I nomi delle persone citate nella leggenda sono tutti prettamente romani, non di indigeni romanizzati, ai quali siccome non partecipi della cittadinanza romana per decreto Jell'Imperatore Claudio non era lecito di adottare che il nome delle genti romane, come in fatti vediamo osservarsi in Istria anche in tempi posteriori. Dell'Imperatore indicato non vi ha dubbiezza, esso è quello che è più noto col solo noma gentilizio di Claudio, il quale imperò dal 41 al 54 dell' era volgare. Aulo Plaulio è quello stesso personaggio pretorio che nel 43 assunse il comando dell' esercito di spedizione contro la Brittania, spedizione la quale anche imprese quale Legato dell' Imperatore Claudio, che poi la raggiunse e portò a termine ; delle altro tre persone nominate due sono e-gualmente militari, e tutte due con rango di capitani, tutti e duo incaricati di mandare ad esecuzione, l'uno la sentenza di Aulo Plautio, l'altro la sentenza pronunciata in ultima istanza dall'Imperatore medesimo. Noi non crediamo che la Sentenza della quale si fa cenno nella leggenda fosse sentenza che riguardasse questione di proprietà civile privata, del fondo p. e. delle strada, ma questione sulla linea di direzione della strada; però, fosse la questione di una o dell'altra specie non era di competenza dell' autorità militare, nè per lo pronunciamento, nè per mandare questo ad effetto. Aulo Plautio non esercitò in questa parte alcun potere civile in qualità di Legato dell'Imperatore; altra carica di lui non si accenna nella lapida all' infuori di quella di Legato, ed esso fu legato per l'esercito della Britannia non pel governo civile di provincie con autorità propretoria. Svet^nio in Vespasiano fa menzione di lui (4J siccome di legato consolare, il che intendiamo con autorità vicaria pari a quella di Console comandante di esercito, e come tale ebbe l'ovazione in Roma. Queste regioni dall'Alpi Giulie e propriamente dalle alture di Planina verso l'Adriatico stavauo già sotto governatore romano che era il Proconsole della Gallia Cisalpina; ma questo Proconsolato era cessato nel 43 avanti Gesù Cristo, 86 anni prima, e fino dal 14 dopo G. C. il Carso era stalo dato in Governo alla Colonia di Trieste, e tutta l'Istria era stata compresa nell'Italia civile esente del tutto da ogni autorità di Governatori, Autorità simile non venne ristabilita che nel 119, assai più tardi quindi dei tempi di Claudio, a tempi di Claudio non vi erano che autorità municipali e quelle della Capitale. L'autorità esercitata da Aulo Plautio, Legato dell'Imperatore all'esercito Britannico, era militare, non civile, e perciò era consentaneo se cariche militari venivano incaricate dell'esecuzione delle cose giudicate. Ma questa autorità militare non applicandosi a persone militari per cose di servigio militare, ma applicandosi all' invece a cose che non sono militari, devesi cercare l'origine di questo esercizio, in altro potere non già naturalo, ma delegato dal principe; e noi siamo indotti a cercarlo in mansione data di ripartire terreni a militari in premio'dei servigi prestati. È noto per le Storie naturali di, Plinio che Claudio condusse colonia in Saba-ria di Pannonia, che mandò veterani nel Castello di Si-cum in Dalmazia sito fra Salona e Tragurium, molte città del Norico assunsero il nome dall'Imperatore certamente in memoria di coloni trapiantativi, tra le quali oltre la CLAVDIA od il CLAVDIVIYM città del Norico, Agunlum, Celleja, Virunum, per tacere di altre, ebbero 1' epiteto di Claudie. Crediamo volentieri che 1* imperatore dasse in premio ai soldati dell'esercito britannico terre nel Norico, nella Pannonia e nella Dalmazia. Noi pensiamo che in Istria fossero assegnati terreni a veterani, senza fondare colonie politiche, e spingeressimo perfino a sospettare che Albona, i di cui abitanti si a-scrissero alla tribù Claudia, facesse ciò in adulazione dell'imperatore; in quella parte dell'Agro Albonese in riva all'Arsa inferiore v'erano abitanti romanici o valla-chi, come i nomi e le tradizioni lo confermano. Abbiamo altravolta mostrato parlando di lapida dissotterrata a Pola in onore di Claudio, mentre era soltanto principe della Casa Imperiale, quali inlime relazioni avesse coli'Istria; non maraviglia quindi se in questa provincie si trapiantassero coloni militari. Noi siamo quindi tratti a credere che nell'altipiano di Castelnovo si trasportassero militari, che questa colonizzazione seguisse condotta da officiali e sotto segni militari, e che di questa venisse dato l'incarico al Capo dell'esercito al quale appartenevano i militi medesimi. Per cui sembra a noi che in tutti gli affari di primo regolamento della colonizzazione, pronunciassero anche insorgendo questioni le autorità militari, il duce supremo dell' esercito e per appellazione l'Imperatore che era veramente il capo di tutte le forze di terra e di mare, dell' impero romano. La comparsa di coloni romani, sparsi per gli agri di comuni che non erano veramente colonie politiche non è cosa nuova, dacchò altro era il fondare una colonia con ordinamenti di amministrazione politica, con rango e poteri; altro lo assegnare a singoli soldati a loro sostentamento sparsi per agri altrui, siccome è chiaro pel libro di Giulio Frontino sulle colonie. Di simili colonizzazioni altre ne abbiamo nella Provincia d'Istria, ma abbiamo preso ad esame la lapida di Materia, perchè le notizie date da questa sono suffragale dalla lunga presenza di romanici, e da varietà di razze, assai più manifesta cho in allre parti. GIROL1HO ALE1XDRO DELLA MOTTA NEL FRIULI, Arcivescovo di Brindisi, e Cardinale. La famiglia Aleandra..... fu abitatrice della Motta, e se debba credersi al Fontanini, ebbe la sua origine da certo Giovanni Cittadino, et abitatore d'Aquileja. Questi essendo uomo di conto, e di molta abilità fu da un Patriarca Aquilejese creato Marchese dell'Istria; col quale titolo era onorato 1' ordinario Magistrato, o Governatore, che a quella Provincia, a scelta, .ed a beneplacito del Patriarca, presiedeva; ed ave« tal vojta la sua residenza jiel Castello di Pietra-pelosa. Supplì egli in questa carica al suo dovere si pienamente, ed all' espettazione del Patriarca corrispose in guisa, ch'ebbe da lui per premio delle onorate sue fatiche la Signoria d'Antro in Feudo con titolo di Contea. Ma avendo Bianchino, Giovanni, e Nicolò, figliuoli del mentovato Giovanni, seguito sconsideratamente le parti di Leopoldo Duca d'Austria, nemico allora del Patriarca d'Aquileja; ed essendo stato dal Patriarca Marquardo vinto ii Duca, eh' era armata mano venuto in Friuli : dal Patriarca medesimo questi Fratelli furono, come ribelli al suo Signore, spogliati de' loro Feudi, e furono mandati, come ragion era, in bando. Essendo quindi essi andati un tempo raminghi, oppure i loro successori, come scrive il Fontanini; finalmente parte si ricoverarono in Cividale di Friuli, e parte andarono ad abitare nella mentovata Terra della Motta, allora soggetta a' potenti Signori di Camino ; con la qual divisione diedero origine a due nobili Fnmiglic, le quali anco il primo originario cognome si divisero per distinguersi. Poiché, essendo essi prima di ribellarsi cognominati col titolo del Feudo di Conti d'Antro, conceduto loro dal Patriarca; rimase a quelli, che in Cividale passarono, la denominazione di Conti, e quelli, che si fecero abitatori della Motta, si appellarono Antri, Andri, Landri, e finalmente con quell'alterazione, che suole a*nomi spesso recarsi dal popolo, e dal tempo, furon chiamati Aleandri. Tutte queste cose si protesta il Fontanini, ch'egli riseppe da uno Stemma, ovvero Albero Genealogico degli Aleandri, comunicatogli da Pier Paolo Locatelli nobile, e Giureconsulto Udinese; e ch'egli poscia confrontollo con uno somigliante, che si ritrovava in Roma nella Biblioteca Ottoboni ; il quale diceasi eh' era stato in tal guisa fatto autentico per ordine di questo Cardinale A-leandro. Se a questo racconto del Fontanini sulla fede del Locatelli, uomo non di squisito giudizio nella ricerca delle coso del Friuli, e sul testimonio dell'Albero rinvenuto tra' MSS. Ottoboni, ed autenticato, come vuoisi, dallo stesso Aleandro, si debba avere piena credenza, io noi so ; poiché intorno alla verità di tali futti non mi sono avvenuto in altre prove di maggiore certezza. Non mi venga adunque imputato a temerità, s'io dirò, che un tale racconto.... non solo non può reggere, se a maturo esame si sottoponga; ma non è nemmeno accompagnato da tali circostanze, che inducano anche di prima vista a credere per vero ciò che in esso si narra. Imperocché, chi mai può prendere come cosa vera, o che abbia almeno apparenza di verità quel certo Giovanni Cittadino d' Aquileja fatto Marchese dell' Istria da un Patriarca ? quando nè si nomina il Patriarca, nè il tempo, in cui a questo certo Giovanni si diedo così ragguardevole carica. In oltre alcuno de'nostri Scrittori non fa menzione di questa vittoria avuta dal Patriarca Marquardo contro Leopoldo Duca d'Austria. Rammentano bensì qualche principio d'ostilità, ma battaglie, ma vittorie in nissun luogo si narrano: per la qual cosa ragionevolmente si omise da essi perchè noi potevano sapere, l'anno di questa vittoria, nel quale furono del Feudo privati i Figliuoli di questo certo Giovanni della Contea d'Antro. Questa Contea poi è cosa mai più non udita nel Friuli rispetto a que' tempi, siccome unico, e singolare è questo fatto: Che un Patriarca abbia concessa una contea. Ma si fosse almeno questo Patriarca nominato, che avrei potuto anch' io imparare con certezza, e con più di fondamento esaminare questa singolare nostra erudizione Friulana. Oltreché, il luogo d'Antro quando mai fu contea? Col titolo di Gastaldia Io lo ritrovo nominato più volte nel Tesoro d'Aquileja, che fu compilato dal Su- sanna Cancelliere del suddetto Patriarca Marquardo, l'anno 1376. Gastaldia viene chiamato jn un Registro originale dell' entrate Patriarcali dell' anno 1360; essendo Patriarca Lodovico della Torre; 6 come Gastaldia si affittava in quell'anno dal Patriarca dugento marche. Ove erano allora questi Conti d'Antro, che ancora non erano stati privati da Marquardo, successore di Ludovico, come ribelli ? Tralascio, che nella sepolcrale Iscrizione di questo Cardinale, la quale è pubblica in Roma in S. Griso-gono, postagli da'di lui nipoti, e pubblicata più volte con le stampe, dal vescovo di Poitiers Rupipopeo, o Luigi d'Abin nel suo Nomenclatore do'Cardinali, dallo Screderò, e da altri, egli è chiamato originario di Pietra-Pelosa nell'Istria, e de'Conti di Landro; che non è Terra, o Castello, nè Gastaldia, ma picciola Villetta negli Schiavi de'monti sopra la Città di Cividale, alla Gastaldia della quale fu essa sempre soggetta ; non già di Antro sopramentovato, che è altro luogo differente. Dopo queste riflessioni, le quali a me sembrano giuste, non saprei come prestar fede all' antidetto racconto ; sebbene ritrovi scritte quasi le medesime cose, che ho lette nel Fontanini, e nella medesima guisa senza sodi fondamenti raccontate anco da Andrea Vitlortlli nella Vita dell'Aleandro, che pose nelle sue Giunte allo vite de'Pontefici del Ciacconio della edizione Vaticana 1630. Tomo II. col. 1521. Non potendo pertanto cangiare opinione, quando cose più certe non mi si rechino, mi contenterò di credere, che questa Famiglia, anche prima che nascesse questo Girolamo, cioè l'anno 1461 (come raccogliesi dai Protocolli di Nicolò Pitiano Notajo di S. Daniello) fosse nella Motta divisa in più rami; poich'era in quell'anno vivo Lazzaro figliuolo di Giovanni Landro della Motta, che abitava in Pordenone con la Consorte Candida Luisa figliuola di Giovanni Venerio Notajo di Gemona. Chi fosse il padre di questo Girolamo, varie, e stravaganti molto, ed affatto tra sè contrarie sono le o-pinioni degli Scrittori, particolarmente oltramontani. Imperciocché la di lui grande perizia, prontezza, e speditezza nel parlare, e scrivere la lingua Ebrea, lo fece credere da tutta 1' Allemagna nato di padre ebreo ; a tal che Gasparo Barzio nel principio del Lib. XVI de'suoi Avversarj non dubita di scrivere di lui queste parole : Hieronymus Aleander Moltensis senior fuit Judaeus, cujus multa Anecdota ex Avitis Bibliolechis habeo. Tale di fatto nelle circostanze scabrosissime, in cui colà ri-trovossi dell' eresia di Lutero, fu egli universalmente riputato, e pubblicamente fu vilipeso cogli scritti dalla maggior parte di que'Novatori, ed in ispezieltà dal famoso Cavaliere Ulrico Hutten in diverse Opere, e particolarmente nell' Invettiva di cui diede notizia il dotto Goetzio. Marco Zuerio Boscornio ne'suoi Monumenti, ed elogj degli Uomini Illustri pag. 54 lo pubblica per figliuolo di un Asinajo, o Mulattiere. In somma la fama del suo nascimento era così varia, ed incerta a cagione della sua povera condizione di esule, ed i cui beni erano stati confiscati, che gì' Italiani medesimi, e queglino ancora, che viveano nello stesso secolo ignoravano l'esser di lui; siccome può chiarirsi ognuno da quanto lasciò scritto Girolamo Garimberto nelle vite de'Pontefici, e de' Cardinali della edizione di Venezia 1567 per il Giolito pag. 172. Varia è, die' egli la opinione del na- scimento dì Hieronimo Aleandro quanto alla Patria: perchè, chi tiene, eh' ei fosse dalla Mota Terra del Friuli, et figliuolo di un Mulatiero, et chi da Pietrapilosa in lisina, disceso dai Conti di Ladrone. Donde si deduce, essere stato il Garimberto ugualmente poco informato dell' Aleandro, e non avere saputo, quali, e donde fossero i Conti di Lodrone, che mai non ebbero che fare in Pietra-Pelosa, o in Istria..... Se vuoisi prestar fede al Diploma..... che l'Impe- rador Carlo V concesse a Girolamo in Bologna I* anno 1533, di portare l'Aquila Imperiale nell'Arme, convien dire, che il Padre di Girolamo avesse nome Francesco; imperocché concedendosi da quel Monarca questo privilegio, non solamente a Girolamo, ma ancora ai Fratelli di lui, si dicono questi nati da Francesco Aleandro. Inoltre abbiamo da una lettera di Aldo Manucci il vecchio, indiretta l'anno 1504 a Girolamo (la quale si vede in fronte alla edizione fatta da lui dell'Odissea d'Omero, e dedicata a Girolamo) che il di lui padre aveva nome Francesco ; e che questi era Filosofo, e Medico stimatissimo, già accompagnato con Bartolomea figliuola del nobile Cittadino Veneziano Antoniello Buonfilio, o Buon-figlio..... Nacque dunque egli a' 13 di Febbraio del 1480, dai rammentati suoi Genitori nella mentovata terra della Motta, posta nel Friuli (non nella Carniola, come scrisse il Bayle Tomo I. pag. 195), dalla nobile Famiglia degli Aleandri, o Landri, come si legge nel di lui Epita-fìo. — In Pordenone studiò sotto la direzione d'uno dei primi Letterali Amaltei (ivi pubblici professori di belle Lettere) il quale fu Paolo dell'ordine de'Minori di S. Francesco .... L' anno 1498 imparò in breve tempo nella propria casa (alla Motta) la lingua Ebraica da un dotto Ebreo Spagnuolo, di Leon, chiamato Moisè Perez, il quale fu anco da Girolamo convertito alla nostra S. Fede; e prese nel Battesimo il nome di Girolamo-Paolo a sua contemplazione.... Al dire del Vittorelli (che poteva essere informato dall'altro Girolamo Aleandro, suo amicissimo, ed anzi compagno, nelle Giunte fatte al Ciacco-nio) nell'anno 1499 essendosi egli impossessato della vera, e puntuale intelligenza dell'ebraico, iu chiamato a Murano per instruire in questa lingua Sebastiano Priuli Arcivescovo di Nicosia.... Avvenne, che avendolo udito molti intendenti, e pratici della lingua Ebrea favellare con tutta perfezione in quell'idioma, e col proprio particolare accento, non sospettarono solamente/.ch'egli potesse essere da quella Nazion discendente, ma credettero alcuni, eh' e' fosse nato da padre Giudeo. E tale credenza unicamente derivata dall' aggiustalissima pronuncia di quella lingua, era cosi ferma, e costante in tutti, che si arrischiarono francamente alcuni, a pubblicamente, come si disse, rimproverargli una tale origine. Tra questi è considerabile molto il Cavaliere Alemanno Ulrico Hutten mentovato, seguace, e partigiano'aifezionatissimo di Lutero; il quale molte invettive latinamente scrisse contro Cardinali, Vescovi, Sacerdoti, ed altri dotti cattolici, che in qualche modo ; j, h * : r ' i i i -.'i h « i i i . ; > impugnarono lo falsità, e lo empietà del medesimo Lutero; e particolarmente contro il Nunzio Marino Caracciolo, e contro il nostro Aleandro, che declamò contro quell'eresiarca con tanta forza, cosi a lungo,e con tanta maravigliosa eloquenza che fece rimaner attonita la intera numerosissima Dieta di Yormazia. Questi dopo avere con una Invettiva caricato di mille calunnie, strapazzi, ed imprecazioni l'Aleandro, non lasciò di valersi anco di questa favola; e gli rinfacciò la nascita vile, ed obbrobriosa di Giudeo, quasiché questa fosse notoria verità. A siffatta calunnia, come a tutta l'altre,, si vede in necessità di dover rispondere l'Aleandro per disinganno di que' popoli, e di que' Principi nella mentovata Dieta, recando pubbliche testimonianze della nobile Cattolica origine di sua Famiglia in tal guisa: Deum immortalem ! Multi hic sunt boni viri, quibus notus sum ego, et Fa-milia mea : et asserere ego vere possum, Mojores meos Marchiones in Istria fuisse : t/uod vero parentes mei ad inopiam redacti sint, fato tribui debet. Natales meos ila legilimavi, ut in Canonicum Leodiensem receptus sim; quod factum non foret, nisi orlus essem ex Fa-milia illustri et spectabiti.... Insorse l'anno 1508 tra l'Imperador Massimiliano, e la Repubblica di Venezia la nota guerra in Friuli, che con tanto discapito di questa Provincia continuò alcuni anni. In sul principio fu questa felice, o vantaggiosa per la Repubblica; ma con la famosa lega di Cambrai cambiaron faccia le cose prospere dei Veneziani, ed ebbe tutto i) loro Dominio, ma particolarmente il Friuli, a soffrire travagli, e miserie grandissime. In questa confusione, ed in queste rivoluzioni, onde vedeasi la nostra Provincia soggetta a cambiare spesso il suo Principe, io penso, che anche la Famiglia Aleandra, con altre Famiglie di conto, vi abbia avuto parte, e che nell' interessarsi a favore di chi non dovea fra que'Principi guer-reggianti, essa pure abbia commesso il grave fallo, ^ per cui sia stata con pubblico editto cacciata dal Friuli in bando, e le sieno state anco tutte le sostanze, ed i beni confiscati. Colpiti da tale disgrazia i fratelli Aleandri, uopo fu che per loro salvezza, qual si rifuggisse in un luogo, e qual in altro, per procurar di porre in sicuro la vita; ed il nostro Girolamo tra gli altri prese il partito di ricoverarsi in Francia, dov'era più fuor di pericolo, e meno sospetta la sua dimora ; per quindi poscia aspettar tempo, e congiuntura di pòrgerò qualche rimedio alle cose sue giunte all' esterminio... L'anno 1512 compose un leggiadrissimo Poemetto Faleucio in lode della stampa.... In questo Poemetto à osservabile la soprascritta ; poichà in essa l'Aleandro viene nominato col titolo di conte Palatino, e di Poeta Laureato. • -, j (Continua). ' Redattore »*. ttandle*