£a licelca della teìia falla è tutta questione di dekoleiia ! PREZZO Hi TUTTO IL T.L.T. Lire 20.- Tassa postale pagata - Abb. H Gruppo h. 10 - 14 FEBBRAIO 1948 Numero 10 Sensazionali rivelazioni, notizie forti e sparizioni, potenti articoli di gran «cannami». Uno descrive, l’altro ricorda; la stampa «seria» (leggi balorda!) sempre prontissima non fa la sorda. Manca un «cerino»? c’è... l’imboscata! Si fa un comizio? gente inquadrata! La russa atomica? un-a bluffata! Viene una nave? come aon buoni! Ne viene un’altra? che bei cannoni! Se c’è uno sciopero? —che mascalzoni! E’ un modo «seno» affatto raro Per guadagnarsi fl «lor» danaro. Uhi non ha... fisime lo tóen caro! E intanto i gonzi bevono ancora, lo stil di Goebbels resiste ognora, e i furbi ridono. Almen finora! Uura la pacchia degli strilloni: «Sensazionali rivelazioni!». «Potenti articoli!». «Burro ò cannoni!». DULGINEO p m . ^ * r 2 mm _ rrf r V*' ....... „ „V* ’ *; ®l hÉi 'W ìli ■1 fe <>"ie « "'itivi l.__r m £ iil «a* * US <%ì?l m p I -.... — La stampa gialla è e corto oadero nella solita imboscata! di argomenti; bisogna che anche la settimana prossim a qualcuno di voi sconfini per V ......... (Pia. di Red) ^promemoria E no, signori. Questa non è democrazia. È neppure ti fantasma della democrazia. Questa non è la libertà per cui molti dei nostri sono morti, ed altre ttanti si sono marciti le <”S8 nelle carceri. Questa è la solita patacca alla quale voi stessi per bocca del colonnello Ste vens (buonasera), di Candidus * degù altri combattenti del microfono, gridaste al liberticidio! E’ una specie di sbotti» ad aso dei, gonzi, Invece di un» regolare minestra. Questa, diciamolo pure, è l’anticamera del fascismo. Poiché là finisce questa in qualificabile manovra ai danni del combattenti per la libertà. La condanna dell’antifascista Bruno D’Està ne è l’ultima, blu lampante, prova. Questa disgustosa sbobba che cercate di ammannirci, con ®n» etichetta da pacco dono, è valevole, al caso, per i fresconi *be ci cascano. Ci sapete dire che razza di libertà è quella che sbatte in galera coloro che punirono, au tDrizzati da un lega.e tribuna e »»Polare, dei criminali che per venticinque anni sfogarono la loro libidine di violenza sulle spalle del loro fratelli? Ma qual’è la libertà democratica che processa dei glorio-si Partigiani perchè durante o na riunione di ex combattenti indossavano gli stessi stracci ohe li ricopriva nei boschi • Sutie montagne durante 1 lunghi anni delle epiche lotte con-tro li tiranno nazi-fasetsta? Diteci, per favore, di che li bertà si tratta? Non è licenza quella spetta di diritto agli ant-fasoistl, questo no; ma una semplice e legittima libertà, quella l berta che gli antifascisti si sono gua dagnat!, una libertà senza etichette da pacco dono. Gli aati fascisti diffidano del pacchi, h fino a chè non avranno questa libertà tutto 11 resto si chiamerà fascismo. E non è certo sulla strada certi equilibri e si riaffermano ECCO TUTTO. del fascismo che si riabilitano certi principi! ALICI Aliassi lungamente Don e sbadigliando, mvdL seudioro disse; uni, Sando, perchè ere-tato sciolto U Comitato Jbera* di Parigi? stia Signoria, rispose Penso che a qualcuno do ohe non vi stia un’I-lera. i, Sancio, il ministro francese e non è demo- 1— usto, Vostra Signoria, teesd sono anche Blum .ulle. E se non sono demi dò non toglie che no pur essi contro 1 Vi». ne i fascisti. Sando? — mi Chisciotte. .e i giornalisti dei grup -a tena», come i giovani •i di petardi a Gor.zia. polizia di Trieste, come ;hici di Atene, e via di passo, rispose ammic-àncto. li. Sancio, per te niente . Tu sei di quelli eh* tftìada lacmdo considerano fascisti tutti gli altri che non la pensano come loro. — No, Vostra Signoria, stà qu; lo sbaglio. Io non dico che tutti gli altri siano fascisti ma che ragionano come i fascisti. Per me sono di questa categoria quelli che sostengono che se io non sono un lanc atore di bombe, ossia un «difensore dell’Ideale patrio», non sono un buon spagnolo. E lo sò che a furia di difendere 1 lanciatoli di bombe si fin'sce per chiedere la tessera del Partito Nazionale degli Otto Milioni di Temperini, concluse Sancio. Ripensò lungamente ai m li ani di temperini Don Chisciotte e mormorò tra ! sè sue considerazioni sui «noi j tireremo diritto» e «fascismo e !Spagna cestitutoeono una identità perfetta assoluta inalterabile»- Indi, nauseate, rese 11 pran- zo all’erba e rivoltosi fioco a Sancio continuò: — Ma, Santi», tu mi ricordi così brutte, mormorò. — E perchè no, Vostra Signoria. Le cose brutte sono fatte i per ricordarle e non cascarci ancora una volta nelle spire di una patria fatta su misura per ; le anime ballcnzollanti nel vuo-! to dei naz onalismi. | — Tutti, Sancio, tutti i na- zionalismi? chiese Don Chisciotte. | — Tutti. Vostra Signoria, an- che quell; a tinta color cobalto, i — Bravo Sancio, affermò il Cavaliere. Vedo che tu sei un buon spagnolo. | — E me ne vanto, Vostra Si- gnoria. Perchè, vede, Il patrimonio della nazionalità non è mai possesso di un solo partito ma del popolo intero che si e-sprime attraverso l «suoi» par- titi, quelli cioè che luì stesso sceglie come proprii, mentre altri... — Sù, sù, Sancio, tu ora mi stai, facendo una predica, tagliò corto Don Chisciotte. Queste cose se qualcuno non le ha capite finora dimostra di essere un imbecille. Ma dimmi Sancio, piuttosto, che cosa è «La Fiacco-la»? — Un «cerino», Vostra Signoria, rispose pronto Sancio. — E «La Prora», Sancio? — Una poppa, Vostra Signoria, da cu,; succhiano. — Fermati, sconsigliato, lo interruppe Don Ghise otte. Dimmi, piuttosto, e la «Voce»? — Un muto che scrive perchè non ha voce... in capitolo. — E le «Ultimissime»? chiese divertito Don Chiscotte. — Un supplemento delle «Ultime Notizie». — E «Trieste-Sera»? — Un bisettimanale che non può diventare giornaliero perchè non ha avuto il permesso dalle autorità tutorie. — Ma pure, Sancio. per le «Ultimissime» si è concesso... — Sì, Vostra Signoria, con cesso... Scosse tristemente il capo Don Chisciotte e. rivolgendo lo sguardo verso il sole che tramontava, così d sse: — Vieni Sancio, andiamo a pugnare in altre terre. — Sì, Vostra Signoria, ma prima permetta che le racconti u- j na storiella sulla Polizia di Trieste. E più tardi, dai due lontani punti all’orizzonte che erano i -nostri eroi, giunse l’eco di una I clamorosa risata. Cornee sconfinamento Io non sono mai stato al con. fine del Territorio di Triesti, ma penso che debba tratta^s' di una zona immensa, piena di foreste interminabili e di monta, ane scoscese, dove sia molto facile perdere l’orientamento e smarrirsi. Infatti non passa settimana che gualche povero giovanottone appartenente ai reparti di frontiera, non sconfini e non venga catturato dalle pattuglie iugoslave, le quali, disdegnando il semplice zolfanello, sono quanto mai avide di cerini. E se si smarriscono le guardie di frontiera, esperte del luogo nonché munite di 'bussole. sestanti e carte topografiche sulle quali è segnata persino la tana del grillo, vuol dire che deve trattarsi proprio di zone selvagge e desolate. Come viene da compiangere i poveri agenti, che, vittime del Dovere, devono passare la loro vita in simili luoghi, sempre in pericolo di smarrirsi e di venire, come dicono i nostri giornali, deportati dalle belve iugoslave. Già molte persone hanno tentalo di persuadermi che il confine corre invece a poca distanza dalla cittd, in una zona molto bene conosciuta, che è fissato lungo uria linea facilmente riconoscibile e che non ci si può smarrire nemmeno volendo. Ma evidentemente si tratta di agitatori e di sobillatori rosso-russi che cercano di spargere il discredito sulla nostra polizia. Infatti, se fosse vero ciò che essi dicono, come sarebbe possibile che ogni settimana almeno due cerini oltre-passino il confine e vengano catturati? Si dovrebbe credere thè- ci vadano apposta. E questo è assurdo! Basta infatti legnere sulla «Foce Libera» le terribili sevizie alle quali sono sottoposti i nostri eroi per persuaderci che a nessuno può venire una voglia sìmile. E poi, le autorità aumenterebbero i controlli e impedirebbero l'esodo. No, questo non va. E non resterebbe quindi altra supposizione che si tratti di tutta una messa in scena per montare la testa all’opinione pubblica e dare argomento alla stampa «nazionale» per creare torbidi e seminare odio e divisione. Si dovrebbe quindi suppore che i cerini o il motociclista inglese di turno, muniti di eccellente carta topografica, vengano comandati alla corvée sconfinamento. Poi, una volta avvenuto il fattaccio, incomincia la montatura. «Foce Libera», «Giornale di Trieste» ed altri fogli del genere si mettono a piangere sul destino dei poveri diavoli e a inveire contro la barbarie balcanica. D’altra parte «Radio Franz» inonda l'etere di racca- priccianti particolari su prelevamenti e su rapimenti effettuati a tarda notte da carri armati camuffati da lumache. Per alcuni giorni gran parte dei lettori o dei radioascoltatori scemi sarebbero in trepidazione per le povere vittime del Dovere. Infine, un dato giorno, i cerini vengono rilasciati e ritornano al reparto. Missione eseguita! E a seconda del momento la cosa o viene comunicata con due righe secche secche, oppure, si fa la fotografia degli eroi, di mamme piangenti prima della cura e sorridenti dopo, e si copia dal libro delle fate il pezzo di Biancaneve nell’antro della strega. Indi, quando la cosa è ormai assopita e non ci sono altri argomenti, si ricomincia daccapo. Ma anche questa supposizione non mi persuade. Sarebbe troppo stupido. Una cosa del genere potrebbe fare effetto alcune volte, ma poi incornineerebbe ad annoiare. E noi sappiamo che gli abitanti di una certa t-sola del Mare del Nord, nonché quelli di un certo continente scoperto da un tale Cristoforo Colombo, passano per persone serife che giammai potrebbero protrarre per lardo tempo un giochetto ormai cosi poco originale. No no, non mi persuadete. Non è possibile che il confine sia vicino alla città, come voi dite. Esso certamente si trova mille miglia lontano e passa attraverso foreste oscure e dirupi paurosi. Ed io tremo sempre per la sorte dei poverini che sono costretti dal Dovere u vivere in quei luoghi cosi sett aggi. RONZINANTE mniiiuiiiiiiiiiiHitiiiuuiiiiutiiiitiiiiiiiiiiiiiiiitM DE GASPBRI: — II... «podi-colo... pubblico N .1». * Quando intervengono i «Cerini», la confusione si cambia subito in contusione. E ognuno resta... «più contuso che persuaso...». * C’è chi ha definito Sceiba «Il Pizzardone d’Itaìia». Patrissl, invece». «Il Pazzardane d'Italia». L’ „ Eroe di Guadalajara " «O vittorioso o in cassa da morto! .. ...così è non altrimenti lascierò la Spagna» Queste parole di fuoco le ha pronunciato Fallerà solo av-cato, Randolfo Pace lardi, nel 1936. Nel febbraio del 1937 invece il nostro focoso Randolfo — mentre la lotta inf eriva durissima — si .. . ritirò a Parigi dichiarando ormai che la guerra in Spagna ere perdute e che luj ne aveva piene le tasche. Proprio in quei giorni i garibaldini combattevano la famosa battaglia di Guadalajara! Il bug lardello Pacciardì, segui l'azione da ..., Parigi, e, a battagla terminata, si precipitò sul fronte per autoproclamarsi «ero e di Guadalajara». Ed è appunto con questo grazioso appellativo che oggi il min stro Pacciardì vice-presidente del Governo nero si pavoneggiava in mezzo alle file degli entusiasti boy-scouts e delle pallide figlie di Maria. Perciò, il repubblicano Randolfo, quando seppe dell’arrivo in Italia dell’antifascista spagn olo Alvaro Lo per corse da Sceiba. «Amico Sceiba, butta fuori Lopez? «Lopez? chi è costui? «Uno spagnolo. ♦ Ma Franco potrebbe offendersi? «No, no, Lopez è un repubblicano.... un esule antifranchista. «Man-aggia» disse Sceiba «una quinta colonna allora» e, con grande soddisfazione di Randolfo, firmò l’ordine di espulsane. Poi le cose si complicarono: s' profilò uno scandalo. Pacciardì tentò di far mar eia indietro. «Sennò» si disse «qui torna a galla la mia» «facenda» spagnola e addio «Eroismo»! E Sceiba revocò l’ordine per Lopez. Ma la stampa di destra, con quella repubblicana filomonarchica 'n testa volle approfittare dell’occasione per esaltare ancora una volta l’«eroe di Guadalajara» e denigrare le sinistre: «Mentre il nostro Eroe combatteva in Ispagna, il vostro Togltotti se ne stava pac’f'co a Mosca!». Randolfo leggendo quelle righe p ansé. Di rabbia e di paura: l’avevano spanata troppo grossa! Perchè non solo Paeoia-d’ — e lui forse meglio di ogni altro — ma anche i paracarri sapevano che Togliatt- combattè a Madrid fino al tradimento d: c asaro e po', con l’ultima nave me«sa a disposatone del combattenti per la libertà dal popolo Spagnolo, raggiunse la costa africana. Per questo l’avvocato Facci ardi volle far marcia indietro sul caso Lopez senza riuscirvi. Altro che «vittorioso o in cassa da morto!». Slm Chiòciotte m. MESSE NERE ci^ CZ) «C=» CD O ^JF5=» BORSA NERA Avrei tre buone notizie false per voi- (Z>is. di Serse) sa®®® «E® (DI*, di Red; 'Pensierini dal Trieste G3 CD OCCIDENTE D’ORO — Se Intendete contravvenire alle fcrr ule della deme-orazla accomodatevi dietro questa porticina! Dii. dì Ah gì) Le nostre interviste I. IH LOMBARDO N. 3 “Qualunquismo»» — Qualunquezza! Qualunquezza primo-, v’erra una schifezza.' — Scommetto che lei è un «uomo qualunque?» — Bravo! Come ha fatto ad indovinarlo? — L'ho capito subito dalla sua espressione pronta ed intelligente. Anche io sono un uomo qualunque, — in fondo, siamo tutti degli uomini qualunque. — Tutti, ben detto; permettete? Italo Torchietti. — Mollo lieto: Gustavo Zebedia. — Ah, ahi Ha letto l’ultimo articolo del nostro grande capo? — f molto tempo che non leg- CARLO M. (Monfalcone). E’ allo studio una rubrica che si occuperà dei vari fatterelli che accadono nelle varie provincie. Lei può Intanto inviarci il materiale, se crede, ma il materiale deve essere firmato e corrispondere alla verità. La ria della gloria è lunga e difficile. Ed è necessario, soprattutto, il tirocinio iniziale. Nella fattispecie, cominci a mandare battute. Crediamo che potrebbe riuscire, CIBI (Palermo). Abbiamo ricevuto il suo materiale ed, in parte, lo utilizzeremo. I disegni però, benché a malincuore non U possiamo accettare, in quanto la nostra pìccola redazione è già cosi gremita di disegnatori ohe spesso dobbiamo scrivere i pezzi in qualche caffè. Oli « Epigrammi » ed i « Contropeli » U accetteremo volentieri; per tutto il resto le abbiamo risposto privatamente. Badi però che 11 nostro giornale non é poi troppo di destra ’. ■. VLCIGHAI (Trieste). Tu dici di aver scritto (addirittura) un romanzo umoristico, che hai inviato a diverse case editrici e giornali umoristici, ma dopo diverso tempo di attesa non ti hanno dato nessuna risposta. Ora però vorresti mandarlo a noi. Beh, senti. se ce ne risparmierai la lettura, daremo al tuo romanzo 11 posto d’onore: sulla seggiola del nostro direttore, sopra gli altri trenta romanzi umoristici finora da noi ricevuti Il nostro direttore è un ometto piccolissimo • ti serberà gratitudine. ALDO (Cormons). Indubbiamente lei è un povero scemo. E i scemi vanno o compatiti o presi a calci. Per lei crediamo vada bene la seconda. go articoli dì Giannini. — Ma io non parlo di Giannini, parlo di Tieni. — Quando si dice grande capo ti usa intendere Giannini. — Balle, baile, mio caro signore. Ha inteso parlare dei corbelli di Tieri? — No, veramente, ma ho visto gli zebedei di Giannini, i zebedei più importanti del mondo, zebedei rispetto al quali l’elefante più gigantesco muore dalla ver-gogna. — Non si vive di soli zebedei, mio caro signore. — Non vorrà mica misurare il panscremenzio di Giannini con quello di Tieri vero? — Bah. ha letto piuttosto l’ultimo romanzo di Tieri sulla lotta qualunquista: *De Pudenda*f — No, ma sono stato a vedere l’ultima commedia di Giannini: «Fognaggi* vietata ai mnorj di sedici anni E’ un capolavoro, tutto un corbello: Vindìgnazìone di un popolo, anzi diciamo di tutti i popoli per essere trattati come scarafaggi da quei quattro politicanti che si siedono e ci fanno fare quello che vogliono loro. — Anche «Pudenda» è una puzzonata meravigliosa, mentre lati legge sempre proprio di stare ai gabinetto. — Vede dunque che ì nostri ideali sono comuni? Del resto, noi qualunquisti triestini abbiamo un posto di prima linea, la difesa della civiltà occ:dentale contro la minaccia del barbaro oriente. — Non passerini Mio cero signore. Non passeràn. — E* il caso di dirlo. Se et mettiamo a puzzare noi non passa neanche il Padre Eterno. — A proposito di puzze come va con «La Fiaccola»? — Pare che cambieranno la testata; la chiameranno «fi Por-colo di Trieste». — BuonaI — E’ il lepido buonsenso nostrano! — Noi latini siamo formidabili Senta questa: Tu Giannini parli assai, tiro l’acqua e te ne vali — Ahi Ah! Ah! A noi latini levateci il pane ma non il frizzo, il motto salace. — Pù. pù, caccat — Ahi Ah! Ah! Beh, ad ogni buon conto io la saluto, e Giannini o Tieri non se la prenda, bisogna salvare il qualunquismo. — Qualunquismo e patria! — Qualunqu’smo è patria! — Ben detto, arrivederci e presto. ALIGI CESSI — Da cui andò c’è questo « gabinetto pozza terribile! nero» si sente una (Die. di Zergol) CORPO SEI Con le lacrime agli occhi, e cioè In carattere microscopico, Voce Libera ha pubblicato che Leo Barchl 11 noto squadrista è stato arrestato dalla C. P. Pare che la Voce Libera si riserbi di protestare al-l’ONU. ANIME Il parroco della chiesa di Santa Teresa vorrebbe buttar fuori, da due casette di proprietà di... Santa Teresa, tren-tacinque persone. «MI occorrono le vostre stanze» dice il buon prete, «perché la popolazione della mia parrocchia è aumentata: debbo tutelare ben 35 mila anime...» Cosa sono In confronto trenta-cinque miseri corpi? All’anima di Santa Teresa! Si è detto che alcuni carità- tavoli figli di Sam abbiano pensato di inviarci 50 mila gatti per aiutarci u combattere ( sorci che divorano le nostre provviste di grano. Buona l’idea Ma non hanno paura che domani zi restituisca loro i gatti in scatola come lepre in salmi? Ma, se con tutto questo pe ricalo, continueranno a credere di essere dei filantropi chiam eremo la nave che ci porterà i gatti la «Nave della Micizia*. £ radio-Trieste continuerà a parlare del buon cuore di quei figli di Som. ♦ Ah, i comunisti! Pensate: Vanno ben vestiti: — Ecco, proletari, voi soffrite e l vostri capoccia se la godono con vestiti nuovi. Vanno mal vestiti: Ecco, proletari, quelli che pretendono di darvi il paradiso in terra: guardate come sono straccioni. Usano l’automobile per il loro lavoro: — Ecco, voi andate a piedi e quelli là se la spassano con la benzina pagata coi vostri sudori. Vanno a piedi? — Guardateli, proletari, come battono la fiacca gironzolando, mentre voi dovete lavorare per mantenerli. Hanno una famiglia: — Bei rivoluzionari, l comunisti. Predicano lo scioglimento della famiglia e poi, anche loro... Restano scapoli: — Ma benone. Se non sono sposati vuol dire che hanno amanti e chis sà come sono depravati, i vostri capi. Hanno chiuso il «Circolo Oberdan. I bravi giovani del Viale hanno rotto i sigilli e sono entrali a forza nel locale: die otto fermi senza conseguenze. Se l’ave-sero fatto i «sovversivi » ci sarebbe stato un processone coi fiocchi per oltraggio alla Maestà della Legge. Ma, si sa, la legge è uguale per tutti.«. POMPE FUNEBRI Dopo la sensazionale vincita della settimana scorsa, pare che anche il signor Z involo abbia l’intenzione di giocare alla SisaL SIS AL La Sezione M. S. L di Trieste questa settimana ha fatto «undici» alla Sisal: Iscrivetevi al M. S. L e farete undici anche voli La Croce Rossa Partigiana è «illegale». Un’altra Croce Rossa organizza balli. Legali e soprattutto «patriottici*. Con Miss Cavalchina come ornamento principale e Miss cavalcale co me accessori. La figlia di un patrìottlsslmo armatore entra In camera da pranzo e sventola un giornale dei soliti: — Guarda mamma, dice, l nostri vincono continua mente in Grecia! Ma benedetta figlia del vat riotissimo armatore, non lo sai che 1 «nostri» o furie di vincere sempre sono arrivati allo 8 settembre? i Dollari: Scudi delle lire rubate. PUCK epigrammi CARDINALI n Cardinale Spelman vorrebbe dirigere il mondo tenendo In una mano 11 crocifisso e nell’altra la bomba atomica. Francisco Franco il dittatore sporco, d’una guardia special bisogno sente, t'd ì bravi spagnoli certamente la chlameran così: «Guardia del.., porco.'» # Al C. i. Z. aver la testa dura vittoria fà sperar mal to sicura. E* questo un argom ente che convince-Al C. d. Z. che V.. . ha dura, la vince/» • Non È raro veder accapigliare tra lor le donne che vanno a volare. L’ira delle elettrici, già si sà, causata è certo da « elettrici... tàl» GIBI FINALE Se durante un ballo si togliesse la musica allora il ballo ‘diverrebbe una cosa pornografica. I continuatori L'«Unità» di Milano pubblica nel suo numero dell 8 febbraio a. 8-, una corrispondenza da Washington nella quale vengono forniti alcuni Interessanti particolari sul legami finanziari che uniscono il Dipartimento di Stato a-mericano e le organizzazioni fasciste europee. Più concretamente viene detto che il generale Marshall ha in questi giorni approvato il rapporto presentatogli dall'Ufficio per i rapporti e le Informadoni culturali *'n merito alla utilizzazione delle organizzazioni fasciste all'estero nell’interesse degli Stati Uniti». Inoltre si apprende che verranno stanziati dieci milioni di dollari dai fondi segreti per sussidiare i gruppi fascisti, ed è stato avanzato 11 nome di Mosiey, quale can„.dato alla funzione 4L- Direttore Ge- nerale per l’Europa» Nel rapporto si precisa pure che Mosiey è stato finanziato per ordine di Byrnes immediatamente dopo l'andata al potere dei laburisti e ci si rammarica che fnora gli Stati Uniti si siano serviti delle organizzazioni fasciste soltanto per ottenere informazioni segrete, proponendosi peri di usarle meglio In seguito. La cosa a prima vista potrebbe sembrare assurda. qualora si pensi che II popolo americano ha combattuto per la dlstruz'one della macchina bellica fascista assieme alle altre nazioni unite e al popoli oppressi. Ma esaminando la cosa storicamente, alla luce del rapporti economici che regolano l’attuale società, la cosa diventa quanto mal logica e naturale, rappresentando essa una delle tante contraddizioni proprie del capitalismo. Elim nati dalla scena come grandi potenze militari la Germania ed il Giappone, 11 capitalismo intemazionale è venuto a perdere i suoi guardiani ai popoli dell’Europa e dell’Asia O-rientale. Quindi, lo State che ha raccolto la funzione di gendarme del capitalismo interna-z -naie, deve assumersi esso stesso fi compito di sorvegliante in capo della— democrazia, onde Impedire che i popoli riescano a liberarsi del tutto dalle delizie della società borghese. Per raggiungere tale scopo tutti 1 mezzi sono buoni e sappiamo che 1 magnati americani non vanno troppo per li sottile. E il Dipartimento di Stato, fedele strumento dei loro voleri, cerca hi tutti 1 modi di accontentarli. Del resto non si tratta d’altro che di riprendere i vecchi legami interrotti per qualche anno; infatti è noto a tutti eh? fascismo, nazismo e falangismo, senza contare 1 vari movimenti fascisti degli altri paesi nonché i recenti attentati alla sovranità dei paesi di nuova democrazia attraverso complotti di traditori e «QnisVngs* in sedicesimo, sono stati abbondantemente foraggiati e sostenuti dalla alta finanza americana. Ma se per i vari Morgan, Vandcrbilt. Hearst ecc. non si tratta d’altro che di riprendere le», relazioni commerciali con 1 vecchi clienti, sarà interessante sapere cosa ne pensano della co sa gli ex combattenti americani, quelli che la guerra l'hanno fatta sul serio e che sanno cosa essa signif’chi, come pure 1» madri e le spose americane i cui figli e mariti ripesano per sempre sotto due palmi di qnesta sconvolta terra d’Europa e che oggi veno il denaro sottratto ai lavoratori del loro nese, dato a piene mani a coloro «he li hanno uccisi. Mentre raggiungiamo l’abitazione dell’angel co socialista (ha creato il «socialismo secondo Matteo) per le strade di Milano impazza il carnevale. Molto notati gli uomini di Sceiba. Sono tanto ben truccati che quasi quasi si scambierebbero per dei veri poliziotti. Alcuni disoccupati invece vengono lodati per il buon gusto con il quale indossano del vestiti tutti rattoppati, (ma poi sappiamo che si tratta di indumenti giunti con gli aiuti americani sul carro allegorico dell’amicizia). Anche il Nostro t tutto indaffarato. Ci dice che è contrario alle tradizoni e che ha atteso proprio carnevale per togliersi la maschera Sopra al suo tavolo di lavoro spicca in una ricca cornice il ritratto di Saragat. «E quello?* — gli chiediamo — «E- un tributo di riconoscenza al mio maestro al Maestro di tutte le sessiorr, per me e quello che fu Virgilio per Dante, il mio «duce*. Apprezz amo il senso di devozione dell'elegante onorevole, ma entriamo subito in argomento. «Ci dica qualcosa del socialismo indipendente» «fi socialir «o indipendente — inizia l’Onorevole — e quello che dipende da me e quindi non dipende da altri, perciò è indipendente. Capirete che tra il P.S.I. che è frontista, ed il P.S.I. che è «pisello*, di socialismi non ve esistevano più in Italia. Ora invece c’è 11 mio, che lungi dallo essere demagogico e grossolano, è molto ari-tocratico E’ un socia l'smo di «èlites*, pensate che non comprende più di due dozzine di aderenti. Tutte persone colte, distinte, fornite di invidiabili relazioni con l’estero, specie con la America, dove anch’io sono per- sonalmente conosciuto come rappresentante di De Casoari, per conto del quale ho negoziato gli aiuti che sapete. ««Ah, esclamiamo noi, lei è quello dei vestiti per 1 disoccupati, che abbiamo visto poco fai* «Precisamente — conferma il Lombardo — non è stata un’opera buona per ( nostri lavoratori?» «Vi rendete conto che altrimenti avrebbero dovuto circolare nudi, provocando lo scandalo dei cittadini timorati di Dio?* Il nostro interlocutore i davvero un’uomo di coscienza, un vero socialista di quelli che hanno per massima l’aforisma: «Date agli altri quello che non serve più a voi*. Ma proseguiamo: «Ci parti, O-n or croie, del recente Congresso social sta». «Quale dei due? — chiede perplesso il Nostro — fo ho partecipato ad entrambi, quello del P.S.I. e quello del PJS.LJ. ma specie al primo non mi hanno voluto comprendere, i cattivarli. Immaginate che la mia mozione ha ottenuto soltanto il mezzo per cento de' voti. Si può essere insensibili? E’ stato davvero un comportamento Basso nei miei, confronti. Ma io 11 ho lasciati, ed eccomi qui, a capo del m o socialismo indipendente. Che volete, To sono un passionale e ho nel sangue Vist ato del Capo. E poi la voce del sangue non mente. Sapete lo sono industriale, e quando ho prospettato al Congresso il piano per industrializzare il soc olismo, anziché sociali zzare l’industria, (che è roba ormai vecchia) mi hanno coperto di fischi e di insulti, gridandomi: fuori, fuori! Perchè poi? Non ho fatto altro che cercare gli interessi della classe! Non è forse classista 0 Il vecchio scemo e i suoi compari ...nell’ottobre 1943 li conte (?) Carlo Sforza, che aveva ottenuto da Church ili l’autorizzazione di rientrare in Italia, venne inviato da Londra ad Algeri, dove risiedeva 11 Consiglio Consultivo Alleato per l’Italia. Fu preceduto da un telegramma del Governo Inglese ohe diceva: «We are sendlng yon thè old tool» ossia: vi spediamo 11 vecchio scemo». di FRANCESCO FROLA ...la storia occulta del fuomsciti Italiani In America al soldo degli Anglo americani™ Sìm Chisciotte EH* Ceri!. Gesti, dacci oggi la no-•tra trovatimi settimanale, sennò come facciamo a compieta» ? Va està rubrica aita meno peggio? L'arte è difficile, cari amici, e •e l capitale. Gridano «abbasso» e «evviva» e si ammazzano a vicenda perché hanno ammazzato Gandhi. C’è chi ride perchè s'ammazzano e c’è chi dà loro un pò di danaro perchè l'aia-mazzino di più. Salgari ci scriverebbe un pezzo forte, noi ci facciamo una vignetta: INDIA MISTERIOSA, I soliti stranieri: — 3i ammazzano a vicenda perchè hanno ammazzato Gandhi, ma non sanno che Gandhi è stato ammazzato perchè si ammazzino a vicenda! E per oggi basta rosi. Ciao sovversivi; e salutatemi il G. M. Sapete quanto m’è caro! ALICI FOLLIE D’INVERNO — Vedi, quello là quando va a letto non ri toglie mri la camicia. — E* cosi freddoloso? — No, non ha camicia. (Dis. dj Erio) Q)m Chlòciotta LA CURA CHE CI VUOLE A28A0 I tajam/ — Ecco, queste pillole do vete prenderle prima dei pasti: ma prima di ogni pillola dovete prendere un pasto. (Dis. di Red) In fin del conti, poi, non stanno male quei pensionati e quei d '»occupati descritti tanto bassi di m orale nonché materialmente ass ai... sfiatati. Non stanno male perchè, se guardi bene, non hanno crucci, e molto poche pene. * Qual abito mi metto questa sera? che cosa faccio far per colazione? che birra bevo: bionda o ppure nera? e vado a questo oppure a quel veglione? Vedete? questi crucci lor non hanno, perciò sereni e lieti se ne stanno. * Poi sanno che il lavor «f a mal di schiena»; e questo lo sa pure il «s ior» Governo che vuole bene ai suoi. Non li avvelena. E il «mal di schiena» negherà in eterno! Ai suoi protetti vuoi e dar letizia: per questo vien... la «Nave d’amicizia!» * Per questo adesso, assai graziosamente, concede al sol di fare ca poiino fra tante nubi. Vuol che la sua gente si goda pure questo, per benino (E* ingiusto dare | n orni più bislacchi a lui che dona il sole e tanti pacchi!} * E sole, e pacchi, e pifferi, e parate, ed altri pens erini de icati verranno ancora, non ne dubitate, per pensionati e per disoccupati; 1 qua’i — bene in carne e meglio... in ossa — ringraziano con voce assai commossa! MJLCINEO LA MORÌA — Di che cosa è morto? — Di aiuti americani! (Dis. di Red) Ji Carnevale dei poveri 1 poveri stavano per bruciare il Carnevale. Era un minuscolo Carnevale messo su così, con eoserelle da pochi soldi. Un Carnevale povero, ecco tutto. C’erano l piccini con ali abiti tanghi ottenuti da vecchi ritagli arraffati fra le immondizie e nelle soffitte dì casa, c’erano le signorinette con le mascherine ritagliate da pezze di grembiuli smessi da lustri C’erano i vecchietti con nasi enormi e rossissimi comperati tanti anni addietro per due soldi. Quando ci furono lutti, i poveri sì presero per mano e sì disposero a cerchio. Poi un bambino coperto da tanti ritagli di stoffa dai più disparati colori prese un fascio di legna e lo depose al centro, a terra. Il cerchio si ruppe per lasciar passare una giovanetta che teneva, in braccio, forte, un pagliaccetto. Il Carnevale dei poveri . Poi il cerchio si ricompose e tutti cominciarono a ballare. Ballarono e cantarono fino a notte inoltrata. In un angolo c’era Maria, commessa ignorata di un grande magazzino del centro, che civettava con Giuseppe, taurino fornaio del luogo. Erano tutt’e due riconoscibilissimi malgrado le mascherine trovate in gualche oscurò cassetto nello camera della nonna, eppure si parlavano l’un l’altro come se non si fossero mai visti prima. Alla mezzanotte finalmente un vecchietto diede fuoco al fa scio di legna sul quale era stato deposto il Carnevale. Le danze cessarono all’istante e tutti guardarono il Camerale scoppiettare allegramente sul fuoco. Risero. Poi il fuoco cessò e tutti ritornarono alle loro case. La mattina lo spazzino, facendo il suo solito giro, s’imbattè in un minuscolo grumo di cenere. Prese la scopa, lo tirò su borbottando alcune parole e lo gettò nell’immondezalo. Il Carnevale dei poveri. LIMPO M G O GI A. IIHIIIIIIIIIIHIllllllllllllllllUllllllllllllllllllllllllHllMllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllHimillllllll Era così povero che chiedere la carità sarebbe stato un lusso per lui. Passava intere giornate col naso appiccicalo sui cristalli delle mostre guardando ’t rose esposte irraggiungibili come sogni. Lo chiamavano Pat e le beghine del luogo passando davanti a lui affrettavano il passo. Pat nelle campagne non si segnava innanzi ai capitelli nè si levava il copricapo davanti alle chiese. Pat bestemmiava, cosi da perdere la broda che i frati distribuivano ai bisognosi. Ma un giorno, un magnifico giorno; Pat si trovò tra le mani una banconota fiammante, una banconota rossiccia con CATACLISMI — Macché morto di fame.E’ prezzil rimasto sotto il crollo dei Dis. di Aligi) NOI VIVI giacinto ìli= molti ghirigori: il biglietto d’ingresso per entrare nei negozi ove c’erano le cose meravigliose, e per poter toccarle e prendere Qualcuna, anche. Ebbro, Pat, le avrebbe volute tutte, le ampolle di vetro colorito, le cravatte a pallini, l ferri e-lettrici da stiro, la marmatala e le gambe artificiali. Laggiù, all’angolo però, Vera una pasticceria, con vassoi d’argento pieni di cannoli co i crema gialla, cioccolate prof imate, tarline e liquori deliziosi. E-gli si diresse laggiù pregustando l’ebbrezza, l’acre e sterile piacere di sfidare con i suoi stracci l’insolente sfarzo della pasticceria chic. Era povero Pai, affamato oltreché di dolciumi anche di raffinatezze mai raggiunte. Ma quando fu per entrare nel lussuoso locale, quattro camerieri importanti e lustri gii sbarrarono il passo: — Dove vai? Vietalo l’ingresso ai mendicanti e ai suonatori... — Oli dissero: — Non vedi il cartello? Io entro per bere e consumare. .. — rispose Pat, e sventolò la banconota come un vittorioso simbolo... — —voglio comperare quello che avete qui. Ho questo diritto. I camerieri si guardarono l’un l’altro preoccupali. E sguardi ancor più preoccupati volsero verso gli elegantissimi distinti clienti che sedevano ai tavolini. — Quella? Ma quella è pupù — disse ad un tratto il capo cameriere- — Quella è roba che fa la bùa al pancino. Puh! — E fece le boccàcce come se un fi-norme disgusto lo assalisse al pensiero dì doverla assaggiare. — Ma no... — disse Pat sbirciando dentro — ...Vedo delle bottiglie piene di liquori che debbono essere squisiti. — Alfredo — esclanò il capo cameriere volgendosi al compagno più anziano. — Liquori squisiti, hai sentito? — Puah, cacca! — disse il capo cameriere più anziano con smorfie di disgusto. —Lui, poverino... — intervenne il terzo cameriere tacendo la boccuccia — ...lui, poverino, vuole il liquorino buono, la pa-starina dolce. Ma qui non ci sono, per trovarle bisogna cercarle laggiù, lontano da qui due chilometri. Pat li guardava esitante e incredulo. — Porca miseria... — disse continuando a sbirciare sui banchi — .. .eppure quelle paste, quel liquori mi sembrano ottimi. E quei signori mangiano e trincano che è un piacere. — Ma no, ti sbagli... — disse il capo cameriere sbarrandogli la strada. — .. .Quei signori si comportano così per buona e-ducazione. Mica possono sputare per terra e torcere il naso. Del resto te lo farò dire da loro stessi. — Si volse agli eleganti clienti dei tavolini più prossimi e chiese rispettosamente: — Vero, signori, che questa roba qui è cacca? — Pueh! — fece un cliente. — Toh, Puffi, toh Fuftl — Fece una signora facendo finta di dare la sua zuppa inglese al pechinese che le stava accuc-ciato in grembo. — Visto se dico bugie? — chiese il capo cameriere tentando di spingere fuori Pat. — Strano! — mormorò Pat scuotendo il capo. E si avviò trascinando le scarpacce sfondate, guardando tristemente la banconota. I camerieri ritornarono ai tavolini asciugandosi il sudore. D Wdei pW) — Dicono che ci sono dei mil’ardi in meno riuscissimo a fermarne qualcunol circolazione; al-(Dis. di Sarse) Giacinto, dopo aver osservato a lungo i cartelli esposti nella vetrina indicanti scarti eccezionali del 40 per cento su tutte le merci, entrò nel grande negozio. — Così — disse Giacinto appena entrato rivolgendosi al proprietario — lei con oggi regala ai suoi clienti 40 lire su cento. .— Non proprio regalo; signore — sorrise il proprietario — ne guadagno in meno, ecco. — Vuol dire che ci sta dentro lo stesso — disse Giacinto. — Logico ammise il proprietario. — Perciò — riprese Giacinto, — se io acquistassi delle merce da lei per diecimila lire ve risparmierei quattro. — Esalto. — Se invece andassi ad acquistarla al cove ne rimarrei- truffato? — In certo senso «i, signore. — Dunque lutti gli altri sono ladri e farabutti. Dicono che ora con la «streptomicina» salvano tutti. Anche quelli che muoiono di fame? * Si spaccano in quattro per realizzare quest’accidente di «Blocco occidentale», ma un « blocco di case per i sinistrati» qnand’è che si decideranno a realizzarlo? * Delle fiabe delle «Mille e una notte» quella ohe preferiamo è il racconto dello «Sii latino magico». * — Che caro! — dicono a mio figlio — Ha preso tutto dal padre: i capelli, gli occhi... la giacca e le scarpe! * Uno dei mezzi più sicuri di vincere alla «roulette» è, invece di puntare cinquemila lire sul rosso, puntare una pistola alle cestole del «coupi er». * Chissà se esiste un ufficio che paga i danni derivati dal mancato pagamento dei danni di guerra? * Ho un paio di calzoni a doppio fondo, se qualcuno concorrerà alle spese di ripristino potremo coabitarvi! * Che vita! Vorrei suicidarmi; ma se poi mi faccio male? AUGI s&) tiro isiQn^ vmìottf Responsabile; REMIGIO PAVENTO Redazione e amministrazione: CAPODISTRIA, Via Battisti No. 301 Concessionaria esclusiva per la distribuzione in Italia e all’estero: MESSA GERIE ITALIANE S. p. A. via Paolo Lorna zzo No. 52 — MILANO — Però. ■. — disse un signore ingoiando un cagnolo — ■ ■ .sì dovrebbe evitare di ripetere questa storia tutte le va'.te me un povero tenta di venire, a turbare l’armonia del locale. — E che? — chiese il capo cameriere — .. .dovevano lasciarlo entrare? — Ma neanche per idea! — disse la signora di Fuffi — ...basterebbe metterli fuori a calci e senza tanti complimenti. La guerra è finita ormai, ed è inutile che vengano a ricordarcela ancora con la loro presenza. Demagogia, Puah! E stavolta la signora di Fuffi sputò; sul serio. FIERAMOSCA 1 f % r* l c L’osso si alza al ma'tino, monta in tram, va in ufficio. Si siede dopo aver detto : «Buongiorno, commendatore». Legge il giornale e parla coi colleghi di «legalità» politica. Ha le mani bianche e le mezze maniche. Addosso, porta sempre un lieve odore d’ufficio. E’ lungo magro, ha la «signora» e una figlia con le treccine. Si veste bene, mangia con la tovaglia, alle tredici in punto. Dice che il commenda‘ore è un asso, un lavoratore d’eccezio- MENO MALE — Per fortuna, signora mia, di orfanelli per le nostre feste di benefìcienza non ne mancano! Dis. di Aligi) ne. «E lui ohe tlen su tutta la baracca.» Sa battere anche a macchina, ha letto Carlyle, e da govane, ù s ato riformista. Ha avuto la tessera per ti pane. Al sabato va al cinema, alle dieci d’egni giorno beve il caffè al bar dell’ufficio, E’ buono, regolato magro mansueto e stupido. Non è capace dà ribellioni OTŠ è fine e distinto. Non dice le parolacce, perchè è un «intellettuale». Disprezza gli operai. Vive ma! e, è proletario. Ma ò peggiore di tutti, perché non «à di essere tale. E’ sfruttato, ma crede di pot^ sfruttare, una buona volta, anch* lui qualcuno. Aveva la serva, prima della guerra, e la serva aveva sempre le mani rosse e la sera piangeva. L’osso era terribile eoa la serva___ E’ bilioso, qualche volta, • M figlia ha paura. La donna, egli dice, deve essere la brava, fedele custode del focolare: la sacra schiava dello uomo. L’osso parla bene, forbito. E’ pelato, ha la cravatta a fai" falla, un vaso d’argento nell* credenza a vetri, un tappeto di pelliccia nella camera, tredici lenzuola e nove coperte di lana. Ha partecipato recentemente * una codetta per regalare al commendatore una «brossure» de viaggio. Sa due lingue e una volta è andato in villeggiatura in montagna. Si chiama Giovanni o Jean, o John p Johan. Sotto tutte le latitudini, serve da banchetto ai suoi padroni: quando è più gio' vane, qualche volta, è utile pe* tenere a freno gli operai. AMALFI Qiacinto — Sono parole giuste — os• servò piano il proprietario. — Bisognerebbe metterli dentro tutti! — incalzò Giacinto — i ladri vanno messi in prigione! — Il proprietario annui compiacente. Giacinto lo fissò negli occhi. — Anche lei è un ladro —disse calmo. — Io? — Si lei. Perché ha rubato fino a ieri. Ravveduto forse, ma ladro. E dico forse, perchè non sono sicuro che lei non rubi anche con tutto il suo famoso sconto. Chi mi dice che lei non ci starebbe dentro riducendo i nuovi prezzi del 50 per cento? Ladro, signor min, vuol dire rubare! Indifferente quando e quanto si ruba! concluse Giacinto in tono imperioso. Poi Giacinto disse «buon giorno» e se ne andò senza chiudere la porta. LANDÒ CARO SCARPE — Capirai, con Io stipendio che ho sono riuscito a cori' Iterare un scio palo di scarpe. (Dis. di Serse)