Numero 4 Muovendo il mestolo nel minestrone a galla vengono polpette buone che poi unendosi tea polpettone. G# inglesi tèrnono pei lor cantieri ch’altri mina® diamo ridurre a squeri. I «pioni» costano,., igniti pensieri! La Francia scivola in modo inquieto. De Ganile fa un calcolo niente discreto. Bicordi còccolo, Bktzza Loreto? La terra, aileute, ribelle ai torti, causa la «Celere» ha nuovi morti. Godesti martiri, SfceHja, a dii porti? Bombe non mancano pure a Trieste e spesso '.scoppiano con grandi feste di quei eòe pagano. -.«Saper vorreste...» Ovunque il polipo stende le braccia tenta il disordine che sembra piaccia vari luridi degni magnacci»! E il nostro mestolo nel minestrone che scova ìli rancido del polpettone scoccia moltissimo *1 «sor Padrone»! DULCINEO c. fermò Don Chisciotte per il ^erctviglioso spettacolo, traseco-tondo e il suo fido scudiero, al nto fianco, sogghignò per la lun-Sa pezza. Indi, volgendosi, San-**o chiese: Che ne dice Vossignoria di tal cosa? ~~ Deve essere un incantamene *° del .Mago Merlino, Sando. Un J*tantesimo che io spezzerò in toe^Te della mia signora Dulci- Oiò detto, si avviò il Cavaliere rs° alberi, illuminati nella, grande piqlna cyle S-L stendeva a perdita d’occhio. Avvicinati che "utuno disse con voce profon-a ^ Prode Don Chisciotte: Che sono questi, Sando? — 7"" Alberi, come vede, Vostra £mona> di grandi e di piccoli, J. belli e di brutti, pini e abeti, disse Sando. ~ Ma che vuol dire quel car- e. 0 aUa bl primo, viene a sedersi all’altro lato, e rimane a lungo assorto, fumando in silenzio una sigaretta. Cosi passa un certo tempo, finché camminando ■ a lenti passi lungo il viale, un altro uomo, grasso fino allo schifo, vestito con abiti dai colori vistosi, cappello duro, sigaro in bocca, catena d’oro visibile dalla sbottonatura del cappotto e della giacca, avanza ponzando e sbuffando, trascinato da- due cagnolini che tirano il guinzaglio nella loro foga di libertà. Egli vede la panchina-, vi si awlcvna esultante e vi si lascia cadere tM-argando le braccia e ansando con animazione^ Cadendo Brilla panchina il suo ampio sedere ha un sussulto. Si formano due onde gigantesche di ciocia che avanzano minacciose verso i due magri, l% investo. no prepotenti e li spiaccicano contro j bracciali senza che i poveracci abbiano nemmeno il tempo di far motto. Soffocati come sono da quella montagna di carname i due ma gri protestano. Dicono che il grasso non ha il diritto di fare i suoi comodi a loro danno. « Ma che comodi d’Egitto! — risponde H grasso, — jl cartello dice chiaramente che qui c’è posto per tre, e poi non posso nemmeno muovermi, mi state stringendo da tutte le parti! » E incomincia ad agitarsi, a sudare, a muovere convulsamente le proprie masse, spingendo sempre più i malcapitati contro le stanghe di ferro che impediscono loro dì cadere. Finché, facendo girellare con negligenza fra le dita il proprio manganello, un poliziotto attraversa il viale con aria di sufficienza. 1 due magri lo vedono e danno un sospiro di sollievo. Finalmente avranno giustiria Ma l’uomo grasso fa un cenno al tutore dell’ordine, e questi si a,r vicina premuroso. « Non ne posso più — dice VuO-mo grasso, — sono premuto da tutte le parti, fra poco scoppio. In nome della tutela delle minoranze, liberatemi subito dal-l’angosciante presenza di questi due prepotenti ». Il signore grasso non ha nemmeno terminato e i due magri non hanno nemmeno compreso ?g senso delle sue I parole che il poliziotto, con un certo sforzo, li disincaglia e lì I sbatte a terra. .-K-1 :-T» ...Dove dormono i vagabondi d inverno. ____seguito l'altra sera un vagabondo. Volevo ad ogni costo scoprire dove andava a dormire. C’era la nebbia e le lampade urlavano nella nebbia, urlavano una luce straziata. Ed il vagabondo ad un tratto s’è fermato, poi di colpo s’è dissolto, è sparito nella nebbia. Adesso so cosa fanno i vagabondi nelle notti ^‘inverno: si fermano tyiìla strada e vengono " .jrHottiti dalla nebbia. I vagabondi sono nebbia essi stessi; sono come quei filacci di nebbia che restano nelle parti basse della città quando già il sole s’è levato ed illumina i colti: cosi sono i vagabondi: la città è gioiosa, un empito di vita scorre nelle sue vene, ma rimane in essa qualcosa di pesante, che non è gioia e non è vita. Rimane nelle parti basse nelle parti dove non arriva il sole. BummmHiiiiimimmiimimmwiiiwmmiwmiiHijmmiimmmimmiwwmmimmiimmimm "No possibile,, «Impossibile»; è solo una parola che molto spesso s'usa o se ne abusa e non dii rado serve come scusa e. ehi di scuse non ne ha una -sola. Scoppia una bomba. E scoppia in pieno giorno. Chi l’ha lanciata? Mah?! Vattelepesca! La Polizia non vuol passar per f...resca: di certe «inezie» non le importa un corno. Se scoppiano poi quattro o cinque o sei ed è palese chi Labbia gettate ti vengon dir contriti : «Ma scusate che colpa abbiamo noi, signori miei?». Ti spiegano che fanno il lor dovere e raro è il ladro che la faccia franca, ma il neo-fascismo... Già, l’anello mancai «Non dateci molestia per piacere! Credeteci, è impossibile. Ci duole...» Impossibile! Solo una parola di chi di scuse non ne ha una sola. Impossibile!... Già, se non si vuole!! DULCINEO Il signore grasso è finalmente lìbero. Si terge il sudore con un fazzoletto di batista, si china a terra, prende t due cagnolini e li posa sulla panchina, uno per parte. Ringrazia con un sorriso il poliziotto e loda la prontezza della forza pubblica che sa far rispettare la legge e l’ordine. I due magri frattanto si rialzano. Uno ha l’aspetto rassegnato e si allontana triste in volto. L’altro è invece rosso d’indignazione e protesta ad alta voce. Dice che la panchina è pèr tre persone e che anche lui ha U diritto d» sedersi. « Beh, e non siamo già in tre? » dice il grasso indicando i due cagnolini, che accucciuti ai suoi lati ringhiano contro quello che vuole usurpare il loro posto . «Basta, andatevene, lasciate in pace il signore *, urla -il vigile ai magro. « Ma, veramente...» tenta d> dire questi. Però nOn ne ha M tempo. «Porco di sovversivo, vuoi tacere? » esclama il poliziotto esasperato e con un colpo di manganello io stende a terra. Poi fischia! Viene un suo collega e insieme portano via il magro che ha protestato, non senza prima aver acceso il sigaro ricevuto dui grussu riconoscente, che ora, dopo aver dato un biscotto ai propri cani sia godendosi l’ultimo sole d’autunno. Sor. ridendo beato. RONZINANTE Nella notte di San Silvestro 1 democristiani brinderanno col... Vin Santo! I comunisti col... Rosso! Moscato Mentre le «segnorine» si ab bandoneranno ad abbondanti libagioni di... Alleatieoi Le bombe — Finalmente si sono decisi! — dice la marchesa. — Hanno tirato le bombe su quei porci di partigiani! — dice il grasso borghese. — Ci liberano dal terrore rosso - slavo - progressista! — dice l’efebo. — Come sono bravi! — dice la signorinetta. — E che coraggio hanno ! — dice il cafone arricchito. — Difendono la civiltà! — dice lo studente. — Difendono noi! — dice la vecchia cariatide. — La nostra cultura! — dice il professore rincitnillito. — I nostri beni! — dice il mercante. — Peccato! — dice qualcuno altro — Neanche questa volta si sono arrabbiati, non hanno spaccato la testa. a nessuno, bisognerà escogitare qualche nuova provocazione! Sennò come si fa ad atteggiarsi a vittime, per dire che bisogna punire, reprimere, ristabilire «l’ordine». La gente dice che come capo del Governo, De Gasperi non è un gran che... E’ piuttosto nn gran co... ibis Nel tiro a segno della vita pochissimi riescono a far cento. Pochi novanta. Alcuni cinquanta. Tutti gli altri vanno fuori della sagoma, colpiscono il guardiano e si beccano un facco di botte. Un tale mi diceva: «Se dubbio mi iscriverò ad un j tito di sinistra, ma prima gito avere la notizia sic sulla morte di Hitler». Dal manuale di rieducazione per sovversivi:' «Come la democrazia occidentale tutela la personalità umana», del prof. Gol-lob, docente in democrazia all'Università di Kansas City. Il prossimo numero USCIRÀ’ A SEI PAGINE 8UON Settimanale umoristico dei Territorio di Trieste niiimiiiiiiiimiiiiiiimiiiiiimiiiir: PREZZO m TUTTO IL T.L.T. Lire 20.- Tassa postale pagata - Abb. Il Gruppo H. 4 CAPODISTRIA - 29 DICEMBRE 1947 mi® m m = Qjva Chisciotte — Buona fine, Onorevole!.. (Dis. di Romeo) „C Jl romanzo di un giovane povero (di ópiriio) Pdichè nessuna guerra1 era stata ancora dichiarata alla Russia, nè all’Inghilterra, colpevole quest'ultimo, di averci abbandonati inermi al l’imperialismo Tiito-Staliniano, il giovane povero (di spirito) salì sul tetto di casa alle prime ore dell’alba per agitare una rilucente baionetta onde la vedessero, quale monito, al di là delle frontiere: indi ululò: —• Vengano pure a bombardarci possenti squadriglie di trimotori nemici, ma sappiano che il primo aeromobile fu tiri eato e disegnato dal grande Leonardo, nato a Vinci (Toscana, Italia, sacra la nuova au rora con l’aratro e la prora) ! Dopodiché assicurato il mon do che sarebbe venuto il bello scese nella via galoppando furiosamente, non senza aver costretto la vecchia madre paralitica, a seguirlo: ma non in carrozzella, nè tampoco in taxi, a piedi, militarmente inquadrata e cantando gli inni della Patria, sicché rifulgessero le virtù guerriere della più giovane Italia, e ne risultasse confusa la tracotanza de! Tre Grandi che aveva voluto ridurci umiliati ned confronti segnati da Dio. E galoppando i:l giovane povero (di spirito) urlava: Me ne frego! Noi spezzerò mo le reni alle Repubbliche Sovietiche! Faremo della Jugoslavia un rogo! La vecchia madre paralitica, però, cercò di obiettare die in quella sfacchinata, tutto ad più, potevano rifulgere, se qualcosa doveva rifulgere, le virtù podistiche di lei, e che ad ogni modo la piantasse poiché la realtà del calli è ben più importante di quella dei confini. —• Eresia! — tuonò allora 11 giovane povero (di spirito) — ^Eresiarca! Scatenò fulmini e saette ,al-rindirizzo del quietismo di certe madri, causa principale della nostra situazione caotica. Affermò che potevamo, con l’aiuto della fede nelle vittorie passate, fare a meno di carri armati e delle bombe atomiche; la guerra l’avremmo fatta a sassate e l’avremmo vinta! — E’ immancabile! — disse. — E’ inderogabile! — affer Tttà. — E’ socratico! — scandì. — Sacr... — bestemmiò. La vecchia madre paralitica lo vide scomparire nel tom bino che aveva preventivamen- te aperto, e tendendo l’orecchio all’apertura udì spegnersi le velleità combattive del giovane povero (di spirito) al contatto Cori la mélma. Lucio l’avanguardista Campana malta La vecchia campairua di Vallelunga, sollevava la sua grande bocca rotonda verso il cielo e, ad ogni colpo del battaglio, la sua bronzea voce risuonava; più forte, più limpida, più felice che mai: — Evviva, evviva, il Signore è risorto! Cristo è risorto! Alleluia! Le altre camparne de-llia vecchia chiesa, nel sentirla, fremettero di sorpresa! — Cosa dice mai la vecchia campana? diventa matta? —• E’ vecchia, ha più di mille anni, ha perduto il senno, non sa più quello che dice. E le giovani campane guardavamo silenziose lia più vecchia campana dell,a chiesa che, coma presa dalla frenesia, non smetteva di cantare al cielo e alla terra: — Cristo è risorto! Alleluia! La sentì anche un angelo che passava da quelle parti. Dopo un lattimo di sorpresa, spiegò le ali e via come un rondinotto verso il cielo. Arrivò trafelato davanti a Padreterno. — C’è qualcosa che non va sulla terra — disse l’angelo. — La vecchia campana di Valle-lunga va dicendo che il Signore è risorto, invece siamo a Natale. La gente stà già guardando in sù e non sa spiegarsi la cosa. — Padreterno noni risposo subito. stette un pò a pensare poi rivolto -all’angelo mormorò: — Quella vecchia e fedéle campana mi è cara, non desidero che faccia una figura ridicola con gli uomini... cercheremo di rimediarvi. Improwisamonte -a Vallelun-ga successe una cosa strana, la aria divenne limpida e calda-; ì f iori di pesco, dì mandorlo e di ciliegio sbocciarono fuori dalla corteccia degli alberi come per incanto in un arcobaleno di colori o di profumi. — Questa è Pasqua, non è Natale — esclamarono contenti gli uomini di Vallelunga. E, attorno alla vecchia campana, una rondine la prima, volteggiava cinguettando felice-, LANDÒ I POLLI AIUTI AMERICANI — Beh che cosa ha da qua rdarcl cosi? Badi che lo dico a Truman! (Dis. di Serse) MUSICA SACRA —.„Noi slam della cattolica- Berrà, pipi! Hurrà, pipì! (Dis. di Zergol) (PmbiGìiui dal «®(D DE GASPERI: — PIO- PIO... PIO... (Dal rCantachiaro* di Roma) CI V/L POLICE — Capo, un aigente ha trovato un giovane con una bomba in tasca e lo ha arrestalo.„ — Eh, lo vaido dicendo sempre io, che abbiamo ancora dei cattivi elementi nel nasino Corpo... RUBERIE Un furto di milioni di chiama scandalo, mentre un furto — mettiamo di candele —- sic hiama semplicemente furto di candele. OMBRE BIANCHE Dapprincipio temevamo di ridurci come l’Egitto, poi abbiamo avuto il sospetto di diventare una colonia britannica, adesso facciamo addirittura le Ombre Bianche. Ombre Bianche e Taverne dei sette peccati- in una osteria scoppia una lite fra militaci, alleati ubriachi. Per dieci mimiti di seguito nell’interno del locale volano sedie, bottiglie « tavoli-rii. Sergenti, soldati e marinai si scazzottano cinematograficamente finché arriva, tra urli e sirene là M. P. che porta dentro tutti. Queste cose le abbiamo viste mille volte nei fìlms americani e ci siamo entusiasmati alle sedie lanciate in aria e ai pugni demolitori. Ora le Taverne dei sette peccati ce le abbiamo in casa, ma noi, misere Ombre Bianche, non ci entusiasmiamo più, MACERIE L’uomo sedette sul marciapiede e guardò la casa di fronte, dalle pareti interne diroccate. Capodanno per due L’uamograsso ha incontrato l’uomo magro sulla spalletta del ponte alla periferia. Nè l’uno nè l’altro sa come ci sono capitati II magro ha infilato il braccio sotto quello del grasso ied ora se ne vanno, cindolcirti, rasentando le palizzate. Dove vanno? Perchè qui devono mettersi d’accordo, il grasso ha preso su il magro, è vero. Ma perchè l’ha fatto? E i,l magro ha accettato la compagnia del grasso. Ma perchè l’ha fatto? Forse perchè è Capodanno, ed hanno creduto che potevano, uria-volta tanto, andar d’accordo, dimenticarsi l’uno di essere in pelliccia e l’altro di essere senza uno straccio di cappotto. Ma ecco che s’avvicina l’alba, e la sbornia lentamente se ne va, «Figliolo, dice bonario il -grasso, figliolo, in questa notte siamo tutti uguali. Bisogna cominciare un armo nuovo, e bisogna volersi bene. Non siamo tutti fratelli?». E qui il magro s’è impuntato e quasi quasi non voleva più proseguire. E -il grasso l’ha capito di aver rotto l’incanto. E’ svanita l’illusione: per uno, quella di credere che gli uomini possano sentirsi fratelli attraverso le barrière sociali e, per l’altro, quello di credere che veramente sita possibile, anche nella notte di Capodanno e con tanto vino in corpo, dimenticarsi delle barriere sociali. Bisognerà pure distaccarsi, tn-o? Cosa ed diranno? il grasso sente la freddezza del magro e si pente d’essersi accompagnato a lui. «E se qualcuno mi vedesse?» pensa, perchè la -luce cresce e la festa ,è finita. E il magro sa che, passata la fàcile euforia, lui sì pentirà di essersi lasciato andare, d’aver accettato il vino e la compagnia dei! grasso. No, no, se per -l’uno il magro deve costituire motivo di vergogna, e per l’altro il grasso deve costituire motivo d’ odio, vuol dire che proprio assieme e d’accordo non possono stare. Vuol dire proprio che o bisogna abolire i grassi o i magri, Ma quanti magri ci sono? Piacciamoli allora diventare tutti grassi. E sarà un altro Capodanno per due: il grasso ha incontrato un altro grasso sulla spalletta del ponte ella periferia.» (Pentieìim dal «E(D Atten- zione! Il prossimo numero uscirà a 6 pagine perchè noi, buoni e generosi, intendiamo fare un dono di Capodanno ai nostri lettori. E’ lapalissiano che rimanendo invariato il prezzo del giornale, chi d rimette maledetta-mente siamo soltanto noi. «Quello era il mio appartamento* disse indicando tre fori quadrati al terzo piano. «Abitavo H, poi ho ceduto il posto alla luna». La luna infatti era affacciata alla finestra della camera da letto e guardami in strada sorrìdendo. «Che tempi» disse un altro uomo, runa volta la luna non aveva casa, a-b itaci a al massimo in fondo al pozzo. Adesso invece noi siamo senza tetto, mentre lei...». E i due uomini, seduti sul marciapiedi, continuavano a guardare la luna con occhio tutt'altro che romantico. IL TUTORE DELL’ORDINE — Io — idSsse un agente della C, P. — sono un politicante non parteggio per nessuno, non faccio eccezioni di sorta: se i manifestanti sono operai, manganello gli operai! Se a manifestare ci fosse Cosulich, picchierei anche Cosulich! Impar- zialità prima di tutto Manganello per le «sinistre» e anche per le «destre», perbacco! AFORISMA Per conoscere la persona ambiziosa aspetta che abbia un grado: la bestia finché non è bardata non si pavoneggia. ACECAT — Dove paissl le feste? — In famigliò, se arriva il move». LANDÒ" irmismomUtore tPilam iiùn piace agli avvocati Come tutti sanno, nel-la zona jugoslava del Territorio Libero c’è il terrore. Branchi di lupi inferociti girano per Categoria insidiando la vita dei rari passanti. E quelli che riescono a sfuggire ai lupi vengono stesi a terra dalle raffiche di mitra sparate dar! feroci soldati di Tito. Il evi comandante del presidio si mangia un bambino a pranzo o-gni giorno. Questo suppergiù il quadro della situazione istriana che ci si fa leggendo su certi giornali gli articoli di certi individui di professione «esuli» e talvolta anche «socialisti». Come tutti sanno c’è qui a Trieste un partito socialista, il quale sembra godere molto di questi racconti ni, tanto che più di qualche volta ne ospita qualcuno sul suo organo settimanale. Ora, qualche tempo fa, a Tirano, un gruppo di vecchi socialisti, i quali per lungo tempo avevano atteso invano che il locale partito socialista prendesse l’iniziativa e raccogliesse le forze socialiste sparse nella zona jugoslava, dando loro una diretti-' va e un’organizzazione per effettuare una politica democratica, si sono stancati di attendere. E hanno deciso, li per lì, di costituire il Partito Socialista del Territorio Libero e di chiedere — orrore! — alle autorità militari jugoslave il permesso di svolgere attività politica. Queste, — doppio orrore! — lo hanno accordato in quattro e qua-trotto, e cosi il nuovo raggruppamento politico ha iniziato la sua esistenza legale. E con quale programma! Programma di critica verso 11 raggruppamento politico attualmente al potere, critica intesa a rimediarne gli errori e a competere per la conquista democratica della massa elettorale. I socialisti piranesi naturalmente ritenevano di aver fatto un buon servizio al locale partito socialista. E attendevano logicamente di avo-re delle parole di appio» vazione. Invece, apriti cielo! lina valanga di insulti, di sconfessioni, di Improperi. Il Partito Socialista della Venezia Giulia si dichiara estraneo all’iniziativa del socialisti piranesi. E sapete per quale motivo? Perchè nella zona Iugoslava del Territorio Libero... 1 socialisti non hanno libertà. Quale amara delusione per i socialisti pira-nesà Eppure dovevano saperlo in precedenza, che I vari avvocati del P. S. V. G., non avrebbero apprezzato Fazione di essi, poveri lavoratori. Non si sono accorti che cosi facendo hanno sfatato inequivocabilmente la leggenda che nella ex zona B è vietata l’esistenza di ogni partito che non sla il comunista, che la critica è proibita, eco. ecc.? Non gì sono accorti che cosi facendo gli e-sull di professione han» no avuto un’altra solenne , smentita alle loro storielle di lupi e di bambini a pranzo? Storielle create per accalappiare i gonzi e che facevano molto comodo anche al «socialisti» nostrani. — Buon principio, commendatore!». (Dis. di Romeo) / mimia Ad un certo punto della città, 11 vento batte desolato. Ci sotto steccati e rovine aperte di case. Polvere si leva d’estate alle ventate, polvere gialla. Di là ci sono le fabbriche, e i cespugli che portano il salso, sulle grandi curve prima delle ciminiere. Pure, al (ti qua ci sono i 1HES) Il canto si spande gioioso, solenne, Imponente». La Polizia coloniale stà a sentire, quasi compiaciuta: china vezzosamente Il capo, scantuzza a fior di labbro, batte n tempo e rotea i manganelli, assente. Il canto riprende ancora più vigoroso, trascinatore di folle». Il coro diventa chiassoso, prepotente— Ma il canto non basta. Per difendere la «civiltà» occorrono argomenti più solidi, più convincenti, alquanto vecchi forse, vecchi ma sempre attuali. Argomenti ohe pesano, che si fanno sentire, Che parlano forte e alto. Le bombe di Giunta ritornano alla moda. La bomba è un ragionamento. Dicy essa: Parlo io, dunque voi statevi zitti. Io sono la voce della Patria Immortale, sono fi concetto della Nazione forte all’Interno perchè sia rispettata all’esterno. Sono io il fondamento dell’Impero baciato dal sole sui colli fatali di Roma Eterna. La bomba è la quintessenza degli articoli di fondo della «Voce Libera», Breve, scoppian-te, Integrale, direbbe l’anima del dondolante di piazzale Loreto. La bomba è un tutto. La bomba è fl tutto. Ma la bomba è un niente se mancano certi presupposti : novanta giorni dopo la venuta del governatore la bomba andrà a nascondersi, a rimpiattarsi, vigliacca, nelle cantine o nel vicoli fetidi della cittadina Suburra.— campi, gialli di stoppia, come arsi Alle periferie, la vita è vuota, perchè le periferie sotto disumane. Al centro della città vive una classe centrifuga. I suol schiavi sono confinati in certe zone, ed alla periferia vi sono le fabbriche che li inghiottono al mattino e li vomitano alla sera, ma le fabbriche non hanno ameb’esse nulla di umano. Sono stese nei campi, immobili mostri, ed inariscono col loro fiato le erbe, isteriliscono gli alberi spezzano il cielo coi loro ululati Perchè urlano, le fabbriche? Forse di rabbia o di disperazione: le fabbriche sono una cosa viva ma dolorante. Alla periferia, lontani dai confini degli operai, intollerati nel centro, vegetano i periferici. Angoscia ed impazienza c’è in essi, ed impotenza. Sorpresi della loro impotenza, la loro vita è una chimera grigia, sotto l’urlo delle fabbriche ed il cielo di fuoco d’estate, fra le rovine aperte e segrete delle case bombardate. Qui vivono e non sanno come, perchè il tempo per essi s’aggiunge al tempo, il tempo terribile che reca l’estate e l’inverno e l’auinno e la primavera e la neve e i fiori nei campi e l’urlo della bestia a mezzogiorno e il vento che scuote le mura. Qui vivono e non sanno trarsi dalla loro maledizione. L’uomo solo è In pericolo, l’uomo solo è impotente: non sa, fare urlare le fabbriche e non sente più il suo dolore, ma solo una sorda angoscia e la pietà del suo mistero. L’uomo solo mescola nella sua pentola, ed è vecchio come l’inutilità dei giorni La donna sola culla il suo piccolo, ed i suoi occhi sono smisurati e smarriti L’uomo solo giace e guarda in sè, come un cieco e s’addormenta nel cortile. Quanti sono gli uomini soli? Tutti quelli che hanno paura e non sanno scacciarla; fame e non sanno saziarla; dolore e non sanno avvertirlo. Uh giorno, qui vicino, è passato uno stuolo di operai. Portavano una bandiera e forte la agitavano. Gli uomini soli hanno visto il rosso ma non hanno capito che era una bandiera. Hanno visto grigio, ma non hanno capito ch’erano mani e visi furibondi. Sono stati ad osservare, mescolando nella pentola e cullando il bimbo; sono stati a sentire, attraverso il velo del sarmo. Non si sono alzati e la bandiera è passata. Quando il somaro mio sta per cascare e tu cerchi di reggerlo commosso la tua mica è bontà (non ti arrabbiare) ma paura che non ti caschi addosso. GIOCHI DI SOCIETÀ’ — Adesso noi andiamo a nasconderci in fondo al corridoio. Voi contate fino a cento cinquantamila e poi venite a cercarci, (Dal «Trarr a so» di Roma) Hm Clihciolte sim« Ciao cari amici. Anche Natale è passata «Tant pass, tant lass, tant cass... in attesa di profilassi» Come diceva quella signorina di buona famiglia che... Ancora uno strappo poi si arriverà anche al Capodanno, e allora finalmente, se Dio vuole, anno nuovo.... Vita Nuova; giornale cattolico, lire 15 la copia. Tra qualche giorno dunque: eGood by 19471» Speriamo che 6,1 1948, quando se ne andrà, si possa dire semplicemente «Addio 1948!» A proposito di anni nuovi: Giù sotto due tizi esprimono la loro opinione sul 1948; perciò attenti! , GIOCHI DI PARÒLE E NO — Purché questo quarantotto non finisca a carte quarantotto! Accidenti agli incoscienti! _ Gente interessante, però, gli Incoscienti. Un giorno, forse, scriverò un libro sugli incoscienti, lo meritano alle volte, addirittura, sono delle brave persone. Il giorno di Natale ne abbiamo incontrato uno. Era in compagnia di alcune donnine allegre e usciva da un ristorante. «Io sano per la libertà!» d ha detta «Vivere, mangiare e bere, donne, e tutti uguali!» Noi che siamo poveretti, e tutte queste belle cose non le possiamo fare, abbiamo detto: «Ma...» «Naturale!...» ci ha risposto il simpatico signore «...Voi non sapete vivere bene, non sapete mangiare nei ristoranti fini, non bevete Champagne, non avete amanti: Ecco perchè io e voi non sianio u-guali!» E’ tutta questione di logica. LOGICA Alla quale preghiera noi a-deriamo cortesemente: Hoplà, sorridete prego! A MEZZANOTTE VA... ! — Di notte a Trieste le strade sono malsicure, c’è troppa polizia in giro! Se però questa la trovate poco efficace, eccovi immediatamente la vignetta bricconcella intitolata: PERDIZIONE Ertoti^ ^ — E ricordati Giovannino, si incomincia con le cattive compagnie e si finisce, irrimediabilmente «m l'arruolarsi nella Polizia Civile! Ecco che cosa succede essere cortesi, una non fa in tempo ad accontentare un lettore col fare dello spirito sulla C. P. che subito un altro vuole una battuta sulla «Celere» di Roma. Sulla «Celere» di Roma d sarebbe da scrivere quattrocento pagine, ma lo spazio è poco e... vediamo un po’...: La vignetta che andiamo a presentare, metterà in luce parecchi lati della questione: QUESTA E LA «CELERE» SETTI« — Che cos’è questo baccano, Battista? — E" il popolo che ha fame contessa. — Bene, eliminate il popolo! Dopo di che, esaurito l’argo-thento, passiamo alla politica. Dio ci è testimone che, almeno in questa rubrica, la volevamo tenere lontana ma, sapete com’è, quando imo vi racconta Una storiella come questa, come si fa a non mettercela? STORIELLA COME QUESTA Storia del povero bambino e delta velùna dà giocattoli Il dottore: — Beh, senta, se non riesce di evacuare neanche con li clistere, allora vuol dire Proprio che lei è di origine a-mericana. Politica, politica, quante libertà si commettono in tuo nome! ,A noi triestini, per esempio, c’è un sacco di gente che vuole Insegnarci che cos’è la libertà. Dicono: Voi siete stati un mucchio di tempo oppressi, la libertà vera non ve la ricordale più, e la nuova generazione addirittura non la conosce! Tira di qua, molla di là, ne Salta fuori la seguente vignetta: CORSI SPECIALI — Ecco l'ultimo tipo di insegnante per le lezioni di libertà! All’anima, cari amici, come siamo spiritosi, ma, dico io, dove le andiamo a pescare? Adesso guardate uh po’, c’è qua in redazione un poliziotto della C. P. che ti prega di voler Lanciare alcuni frizzi all’indirizzo dei suoi colleghi La folla si mescola in correnti irascibili Qui si comprende cosa sarebbero gli oceani, se le correnti rifiutassero di cedere le une alle altre, E in tutto quel frastuono, c’è un bambino fermo davanti ad una vetrina illuminata e colorata: la vetrina dei giocattoli La gente per lui non esiste, non esiste la folla calda, iraconda ed insidiosa. Schiaccia il naso contro la vetrina, ed è là, dentro* nella vetrina. E’ seduto vicino ad un cavallo a dondolo dentro il cerchio delle rotale e un trenino elettrico: un trenino con le stazioni, le gallerie, gli scambi nei binari, le luci e le iscrizioni nella stazione. Il povero bambino non osa toccar niente. Sta fermo nel centro del cerchio e la testa gli gira, perchè il trenino corre e ogni volta che Imbocca le gallerie fischia e lui lo segue con lo sguardo, Trattiene il fiato quando il treno entra nella galleria; atteggia la bocca a fischio quando ti treno fischia. Cosa potrebbe prendere in mano? Oh a lui basterebbe prenderli in mano, tutti quei giocattoli. Ma da quale cominciare? C'è la scatola dèi meccano e, per un istante, gli sembra che nulla al mondo sia più bello. Ma, vicino, c’è una mitragliatrice che spara, proprio. Spara pallottole di legno e il bambino pensa subito alla forza che acquisterebbe con la mitragliatrice fra le mani. H treno è meraviglioso ma col meccano si possono fare tante cose: i ponti, le gra, i carretti. E con la mitragliatrice si può sparare: le pallottole di legno schizzerebbero sul muro e rimbalzerebbero. No, il bambino allunga le mani verso il cavallo a dondolo. Ed è allora che s’accorge che fra lui e i giocattoli c’è la ve- Allora fa 11 gioco del desideri. , Mi piacerebbe avere il cavallo, pensa. E subito si pente di averlo pensato; perchè, col meccano, si sente infelice per aver sprecato un pensiero. E pensa allora di avere il meccano, ma i suoi amici non lo invidierebbero; meglio la mitragliatrice, adora. E subito si pente d’a-verlo pensato perchè col meccano si possono fare tante cose e con la mitragli atriee solo sparare. E la folla diviene più fitta, la folla continua. La folla urta il povero bambino e lo inghiotte. Per chi sono i giocattoli nei negozi? Chi H compera? Oppure servono solo agli uomini pazzi co- me me che guardano i bambini che li desiderano? La guerra ha semplificato i nostri rapporti. Di là c’è gente che mangia e bimbi che comprano giocàttoli. Di qua, c’è gente che non mangia ' e bimbi che si accontentano di desiderare i giocattoli. Ma i bimbi è facile soddisfarli; non potendo giocare coi giocattoli* corrugano la fronte, inghiottono le lacrime e iniziano ti gioco dei desideri. Ma potrete sempre soddisfare gli uomini col gioco dei desideri? Per I loro è un po’ pochino mi sembra. Al solerte giovinetto Ferdinando Ombrez - Castellòn de La Plana (Spagna) Mio piccolo amico. Se, come tu asserisci, la mia fama è giunta fimo alla tua bella e ridente Castellòn, in verità, io posso nulla invidiare ai Grandi che1 la Gloria ha immortalati. Ed è per quel dovere di nobile responsabilità a cui i Grandi si sentono vincolati che io, oggi, dopo aver indirizzato lettere pregne di saggezza e di dottrina ai più illustri personaggi della storia contempo- ranea, scrivo a te questa mia nella speranza che serva ad allontanare dal tuo giovane cuore le false cause che l’affliggono. Mi parli della tua lirica Spagna e ti lamenti della tirannide franchista che la rattrista; e termini giurando di vergognar | DI ELGAR giustificare tale atto lo definirono pazzo da legare? Sai tu che Giovanni II re del Leriima giLmxi.uu ui .^- Portogallo, e Enrico VII d’In- ti di essere, a causa di Franco, ghilterra, e la stessa Repubbli- RT>A $?nolr>. A ; r-n-, «-.t r -, tv cnrr. />r»n ìm — Lo abbiamo arrestato perchè è evaso da Ventotene nel 1938! In conseguenza della qual vignetta, nonché del proverbio». «Non c’è donna senza amore, non c'è «Celere senza Sceiba», fate tesoro di questa brillante elocubrazione cerebrale: «MEMENTO» OVVERO «PIAZZALE LORETO» PUNTI DI VISTA Dimostratemi, adesso che siete uniti, che l’unione fa la forzai (Vis. di Erio) spagnolo. Povero Ferdinando. Ritieni forse il presidente Truman meno intelligente di te? Bene tu il sai che ninno come il Presidente degli Stati U-niti d’America ama la libertà delle nazioni; e se fino ad oggi l’America nulla ha fatto per debellare il tiranno spagnolo, due e non più possono essere le ipotesi: o l’America non è militarmente tanto forte da abbattere il franchismo, o Franco non è un tiranno. La prima ipotesi, come bene comprendi, è tanto ridicola da far sì che uomini e donne al solo sentirla muoiano dalle risa. Rimane pertanto la seconda; quella cioè in cui si esprime il pensiero che Franco non è un tiranno. Amico mio piccolo, questa, come vedi, è logica stringente alla quale nessun politico può contrapporre altre ipotesi se non in malafede. Inoltre, c’è una storia, Anzi, la storia! Sai tu chi era Cristoforo Colombo? Sai tu a quale navigatore i reali di Spagna dettero ti titolo di «Ammiraglio del Grondò Oceano», c perchè? Sai tu che tutto il mondo europeo respinse 1 progetti marinar escili di Colombo e per POVERO MA TRADIZIONALISTA ca di Genova respinsero con un lieve movimento del sopracciglio ti grande progetto di Colombo? Chi, dunque diede la possibilità di scoprire il Nuovo Mondo? Te lo dirò io: la Spagna; saggiamente governata da Isabella e Ferdinanda E se allora non ci fosse stata la Spagna, oggi Colombo girerebbe ancora le Corti per ottenere le tre caravelle. E tu, tu, piccolo ignorantello, dopo tutto questo, osi ancora vergognarti di essere spagnole e di venir governato da un Capo tendenzialmente repubblico-monarchioodestrosinistrocentri- sta? La Spagna ha dato al mondo l’America ; la stessa Spagna ha dato al mondo Franco. Franco e America, dunque, sono fratelli. Gioiresti tu, e batteresti forse le mani, e suiterellesti come i bambinelli idioti, ned vedere il fratello uccidere il fratello? No, io nè son convinto. Tu, pur essendo come tutti i giovani, d’animo audace, in fondo, hai dolce il cuore. E colui che dolce ha il cuore non onora i fratricidi. Romolo e Caino, e non onorerebbe nemih eno un terzo, storico, fratricida. Tu òhe intelligente mi sembri, sicuramente avrai afferrato la sottile circonlocuzione, tanto che inutile ritengo il proseguire. Medita, o solerte giovinetto, su queste mie parole, e mi auguro tu possa trame fede, saggezza e insegnamento. Tuo aff.mo Egorio Bell Scelba: — «Brindate Ganci a» va bene, ma se fosse: «Brindate gancio»? E permetteteci così di concludere anche questa settimana la rubrica omonima, ricordandovi che GLI ABBONAMENTI AL NOSTRO GIORNALE SONO SEMPRE APERTI. Bando alle timidezze: BUON ANNO! ALICI DRAMMINI — Se sarete buoni, l’anno venturo, l’albero di Natale ve lo farò con le matite colorate. _ , , Ancora pochi giorni e l'anno nuovo, il grande incognito, spazzerà via quello che con tanta speranza attendemmo, quello che con nessun rimpianto ci accingiamo à lasciare. Gii anni vengono e vanno, e con essi nascono e muoiono i nostri sogni più belli. Ma il ricordo degli anni rimane: è come una voce eterna, nna voce soltanto a noi nota; ed è tanto più dolce acco-starlesi quanto più remota è la sua fonte. Se ài volgiamo indietro ritroviamo noi stessi: anno per anno, mese per mese, giorno per giorno; rivediamo tanti piccoli fotogrammi: lucidi 1 più recenti, sbiaditi e ricoperti dalla polvere deil’oblìo 1 più remoti. * Parecchi anni fa, anche se troppi ormai non sono disposti a credere, ero un bambino intelligente che comprendeva tutto, anche ciò che non gli veniva spiegato. Era l'nltlmo giorno dellanno 19... TTrs -rWùTraThAfmn di la, il pomeriggio, era venuto a invitarmi di trascorrere la festa in casa sua. «Ti divertirai un mondo» mi disse mia madre, «ora ti stiro i calzoncini blu; la maglietta verde è putita; ti metterai i calzettini che ti ha portato San Nicolò. Vedrai, vedrai: sarai il più bello di tutti!» Finsi di giubilare. Anzi giubilai, e battei le mani e salterellai come i bambini idioti: «Oh, sì, mammina» dissi «sarò certamente il più bello di tutti!» Ma continuavo a domandarmi perchè mai i genitori di Farnetti non avevano invitato anche mia madre. Sandro mi aveva pur detto che sarebbero venuti Gianni e Roberto con i rispettivi genitori. Compresi allora che la parte destinata a me non era quella di nn rispettabile Invitato, ma quella dell’amico povero, dell’orfanelld, cui si deve fare nn po’ di carità. Pensavo e guardavo mia madre stirare i miei poveri calzoncini blu, lindi si, ma troppo frusti per non denunciare agli occhi di Sandro e Gianni e Roberto la mia crudele povertà. Guardai il mio cappottino appeso a un chiodo: anche quello pulito, si, ma corto e stretto e ricucito agli orli delle maniche, non poteva pretendere di certo di gareggiare con quelli dei miei compagni di scuola. No. non potevo andare. L’essere accolto dai signori Farnetti come tino cossettlna per l’elemosina era per me una prospettiva troppo desolante. La mamma, intanto, continuava a dirmi che avrei fatto una bellissima figura. * Io la guardavo. Era bella mia madre. I suoi capelli biondo oro, Il suo naso diritto e sottile, la sua bocca severa e dolce nello stesso tempo, il suo collo un po’ lungo ornato da una catenina d’oro con medaglione... «Mamma» gridai improvvisamente «hai smarrito la catenina!» Mia madre arrossì lievemente e mi spiegò che essendosi rotta l’aveva portata a riparare. Poi andò nella stanza da letto a prepararmi gli Indumenti che dovevo indossare. Allora guardai nell’ar-mad ietto. Cera della carne di vitello, frutta, noci, e su di un piatto due pezzi di mandorlato e un bigliettino: «Al mio Elgar augura, un buon principio la sua mamma». Compresi allora che mia madre aveva portato al banco dei pegni la catenina, unico ricordo di mio padre, perchè potessi festeggiare anch’io l'anno nuovo. Quando rientrò in cucina le saltai ai collo e la strinsi e la baciai, e. a stento trattenni In gola le lagrime che volevano farmi scoppiare in un pianto angosciato. Non mi chiese nulla, ma compresi dai suoi occhi nuotanti nelle lagrime che aveva capito. Poi si avvicinò all’armadio e richiuse la porla. «U* tira che tu tl vesta» mi disse. «Non voglio andarci da Sandro». «Ma è male comportarsi così col signori Fumetti: sono tanto gentili. » «Sio male, mamma. Mi duole la gola e se esco con questo freddo...» Anche quel lontano Capodanno lo trascorremmo insieme, io e mia madre. Soli. * Questo Capodanno, come tutti gli stiri da quandi- sono rimasto solo, io trascorrerò In camera mia. A mezzanotte precisa, prima di mangiare un pezzetto di mandorlato, leggerò un bigliettino un po’ sgualcito, un po' Ingiallito dal tempo, scritto tanti anni fa: "A! mio m —- «... , '-in la sua ninni'» • PRIMO Personaggi: H conte — La contessa IL CONTE: — Sciagurata! Una lettera anonima mi avverte che mi tradisci e che 1 nostri bambini i Conti Paolo e Carlo sarebbero figli dell'oste qui all’angolo LA CONTESSA: — E’ nn'In-fame calunniai Ti giuro Che ho fatto i Conti senza l’oste I SECONDO Personaggi: Il Presidente il Teste IL PRESIDENTE: — Teste, dove avete appreso le notìzie rivelate? IL TESTE: — Signor presidente le ho intese dai com-menti-radio del Servìzio II» formazioni AlleatoI IL PRESIDENTE: — Vi dichiaro senz’altro in arresto per falsa deposizione. LOGICA DEL PARADOSSO Sono tre giorni che non tnfmglo' - E che?, m'ha preso per un » Sion G hi licitili p PANO RA Ml C A WITÌBMA ©ID Wol/icl/liò Giotte àcìittoìii: ALICI 11 ) —i' Z ovvero : le due fazioni (Dis. di Serse) «Non dica mai acqua chi mangia metalli perchè, - allo spuntar del sole, il gallo beve l’ombra del male». Questo è..uno dei meno profondi pensierini del nostro Aligi. Aligiome Àligi, duca di Pistoia, nacque ad Asti il 1S giugno 1930, fu dapprima ufficiale dello esercito piemontese, .ma poi, insofferente della disciplina, ebbe il permesso di viaggiare. Nel 1690, a fianco di quattordici dotti, fondò, in Roma, l’Arcadia. Ma ben altro ingegno è il sv,o, di ben più alte imprese ne è egli degno; cosicché, dopo due soli mesi dalla fondazione della Arcadia egli ne sgretola le fondamenta attaccando i suoi fondatori; e nè le opere di Francesco Redi (aretino), nè quella di Alessandro Guidi, nè quella di Vincenzo da Filicaìa, nè quelle di Pietro Trapasso (Metastasio) sfuggono alla sua sferzante e profonda critica. Abbandonata la Arcadia, lo vediamo stringere a-micizia con il più fiorito prosatore del cinquecento, il monaco Vallombrosano Agnolo Firenzuola. he. sue opere sono tutte degne di gloria, ma per mancanza di spazio citeremo soltanto quelle universalmente conosciute: il «Dialogo dei Massimi Sistemi», il «Principe», il «Decameròn», la liiiiiHmiiiniiiiiiiMiiiiiiiiMiiniiiiiiMiiiiiimniiiiiiMiiiiiiiiMiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiijiiiiiiiiiiiuimiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii iiiiiiiiminmiinimiiiiiiiiini ninmiimiiniiniinMiimminiinmmimiiiiniHmnmiinnimiinnuiui SCELHA Quando siamo entrati guardinghi noi Gabinetto del Ministro degli Interni, l’onorevolissimo Sceiba (n. 1901 — 4~ purtroppo, non ancora) stava mettendo sotto i denti un grosso pezzo di Bel Paese. «E’ una mia vecchia abitudine quella di mangiare sul lavoro. Per non perdere tempo, e per assolvere a questo elementare dovere neU’ambiente ohe mi è solito». Quando seppe che eravamo venuti fin da Trieste per intervistarlo. il Ministro schioccò la lingua mormorando: «.gran bella città .Trieste, un vero centro di civiltà, persino la Polizia civile. Proprio da Invidiare V» «Ho letto — proseguì gorgogliando VInquisitore d. c. che si era accorto del nostro brivido — cne a Trieste le ossa dei morti vengono utilizzate per la fabbricazione dello zucchero. E’ una buona idea ohe voglio limitare. Ne parlerò al prossimo consiglio del GIR (Gomitato insaziabili recidivi). Il provvedimento ci consentirà di abbinare lo sfoltimento della popolazione italiana con il’aumento . della razione di zucchero, e quanto minore sarà il numero dei sopravvissuti, tanto maggiore sarà la possibilità di farili mangiare. Naturalmente si tratterà di consumatori in possesso della regolare tessera «distribuzione contingentati» (D. C.)». «Ci dica qualcosa signor Ministro dell'ordine pubblica». «Naturalmente Lordino lo do io, e il pubblico lo eseguisce — se no perchè si chiamerebbe cosi? Non voglio che qualcuno tenti di imPacciardi (pardon, impacciarmi) in questo settore così delicato della vita nazionale, altrimenti vedo tutto rosso». «Ci vorrebbe illustrare gli ordini che Lei dà alla Polizia?» «Alla Polizia ho sempre detto di sparare (pardon sperare) sul popolo italiano e sulle cne virtù Non per niente il popolo italiano è «dalle cento vite». Quindi possono spa...sperare liberamente». «Dicono che gli italiani non le siano molto affezionati, è vero?» «Tutte calunnie; immaginate che per tenere lontana la folla che vuole tributarmi continue ovazioni, ho dovuto far stendere il filo spinato intorno al Viminale ed invitarla con tre squilli di tromba ad allontanarsi perchè a me piace vedere la piazza pulita». «Ha fiducia signor Ministro nella rinascista del popolo Italiano?». «Non vedete che sto appunto provvedendo a metterlo in condizione di rinascere. Come potrebbe rinascere, se fosse vivo? Quello che mi preoccupa maggiormente è la poca serietà degli italiani ma si può provvedere con l’uso dei gas lacrimogeni e l’effetto è sicuro». A questo punto entrò di corsa nel Gabinetto il Sottosegretario agli Interni. «Signor Ministro — disse concitato — a Napoli la Polizia sparando ha ferito gravemente un operaio». Il disappunto si dipinse sul volto di Sceiba. «Non ci va bene una sola volta — disse — soltanto ferito gravemente ! 7.1 piccolo Sottosegretario precisò: «Ho fatto dire che la forza pubblica è stata costretta..». «Ma... razza dS imbecille che sei, — concluse il Ministro — non sai che in questi casi la colpa è di Giuliano! Storiella di Spagna Questa storiella non è mia. Mi è stata raccontata. Ma siccome al suo inizio non avevo prestato molta attenzione, non posso dir,e con sicurezza se è già accaduta, accade ora oppure deve ancora accadere. Però soma convinto che ciò non abbia molta importanza. Un giorno, a Madrid, il : Caudillo passeggiava nervosamente in lungo .& in largo per il suo studio. Ogni qualtanto si fermava, prendeva il telefono in mano, faceva un numero e poi con voce angosciata chiedeva: «E allora'!». Dall’altro capo del filo, urna voce rispondeva inva-rlabilrwentee «Niente amicata». Discutono sempre», il generale Franco posava con rabbia l’apparecchio riprendendo il suo via vai nevrastenico che lo faceva somigliare ad una tigre. in gabbia, Ad un tratto il telefono squillò. Con un balzo felino, il generale gli fu appresso: «Pronto, parla il Caudillo». La voce dall’altra parte incominciò: «E’ guarda ora una comunicazione urgente del nostro ambasciatore. Hanno finito la lunga discussione e presa una decisione». «Ed è?». «L’America s’impegna di imterrvemre in Spa- gna per assicurare la pace nel mondo!». «Por Dios!... Caram-ha!». Fu convocato il Consìglio di Guerra. Fu richiesto il parere di generati, di economisti, di politici eminenti. Franco fece suoniate le campane e fischiare le sirene. Folle oecaniche accorsero disciplinate nelle piazze, presso gli altoparlanti, per ascoltare il forte discorso del Quando la flotta fu a tiro, il comandante spagnolo ordinò un colpo di avviso. La granata scoppiò in acqua, duecento metri da prua della nave di testa, mentre il generalissimo spagnolo gridava col megafono: «Tornate indietro, o vi spezzere-remo le reni», „ L’ammiraglio che comandava _ _ , la flotta americana esclamò: Caudillo. Eccone alcuni fram- ^Fakin’» menti: «Popolo di Spagna... le navi del nemico si avvicinano per invadere una terra di eroi, di poeti, di pittori, dì scultori, di insigni cantori, di baldi toreri... Nella lotta, non sarà l’oro che vincerà... Li fermeremo dovunque e comunque... Fate che non tocchino la linea del «bagnasciuga»; e se vi giungono, fate che vi restino in posizione orizzontale!». Il giorno dopo il poderoso