l Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 77 — 25 settem. 78 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia I I CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore L'integrità di mi giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — . . . . settembre 1811 — tfasce lai i sa Amalia Paladini (m. 1872) — Celebri italiane contemporanee Certi di suscitare grande interesse e viva compiacenza nei nostri lettori, riportiamo dal pregevole libro teste uscito, intitolato : L'Italia Vivente, Studi sociali di Leone Carpi (Milano, D.r Francesco Vallardi, tipogr. editore 1878), Velenco delle nostre connazionali, che per valore letterario o per virtù cittadine nel secolo attuale visssero o vivono ancora in alto grado pregiate. Albarelli Vordoni Teresa, da Verona. Il Cesari disse di lei che nella lingua conosceva pochissimi che la superassero. Fu letterata e poetessa di merito, morì il 19 ottobre 1868. Alfieri di Sostegno marchesa Giuseppina. È degna nipote di quel grande uomo di Stato che fu il conte di Cavour. Donna istruita e colta, ebbe ed ha sempre attorno a sè quanto di più eletto abbia l'Italia nella Società civile. Madre educatrice fra, le più distinte, talché potrebbe come l'antica Cornelia additare nelle figlie la testimonianza del di lei animo elevato. Ardente di affetti soffre del soffrire degli altri, ed ebbe sventure domestiche per morti premature, che ne elevarono il carattere temprandolo alle forti emozioni di amarezza, che nobilitano l'umana natura. Ad essa è dovuta la patetica e pur vibrata narrazione degli estremi giorni del Conte di Cavour, che fu pubblicata nella biografia dell'illustre statista il sig. William de La Rivè. La Nuova Antologia ha pubblicato degli scritti di questa nobil donna che addimostrano di quali ben nutriti studi e di quale coltura essa sia fornita, non che di quali doti superiori sia adorno il di lei animo. In fatto di patrictismo va noverata fre le più elette donne dell'Italia redenta. Battisti Scolari Edvige, veneta: pubblicò opere stimate dal 1829 al 57. Tradusse assai bene da Schiller e da Goethe. Letterata specialmente distinta in opere Alogiche. *Bazzocchi Erminia. È giovane e gentile poetessa di Trieste. La tipografia Appolonio ha pubblicato quest'anno un grosso volume di suoi lavori poetici. (V. L'Unione 25 febbraio 1878). Beccari Alaide Gualberta, giovane veneta. Direttrice del giornale la Donna di Venezia, emancipazionista imperterrita e commendevole per la sua coltura, per la costante attività, benché di cagionevolissima salute, e per la rara bontà d'animo. Scrisse racconti e drammi ne' quali primeggiano il sentimento. Belgioioso Trivulzio Cristina, da Milano, nata il 28 giugno 1809, morta il 5 Luglio 1871. Letterata e pubblicista distintissima. Pubblicò anche opere in lingua francese stimate dai francesi scrittori. Bernardi - Cassiani - Ingoni Teresa, di Modena, letterata distinta per prose e poesie. *) Quelle segnate coll'asterisco vennero messe da noi a complemento. Ked. Nata sul principiare del secolo, incominciò a pubblicare opere nel 1838, Bertini Clelia, improvvisatrice romana sedicenne, la quale, se continuerà a studiare potrà colla rara facilità di verseggiare di cui la dotò Iddio, essere collocata tra le più valenti poetesse italiane. Bon - Brenzoni Caterina, da Verona. Nata nel 1813, morta nel 1850. Figlia a Marianna Spolverini, aveva tradizioni in casa delle buone lettere. Ciò che più le diede fama fu la pubblicazione delle Epistole a Maria Serego-Allighie-ri nel 1841. Ha scritto bellissime terzine e bellissimi versi sciolti, che a buon diritto le danno titolo di letterata e poetessa distinta. Borghese Masino Ottavia, torinese. Scrisse dal 1850 al 60 lodate lettere a biografie. Bortolotti Ghedini Fanny, lombarda. Poetassa gentile, pubblicò i suoi primi versi nel 1841. Ma l'animo suo desideroso del bene si rivolse alla istruzione e alla educazione popolare. Nel 1869 pubblicò Iproverbi spiegati al popolo, che ebbero plauso universale. Letterata, per prose e per versi, lodatissima. Bulgarini Angelina, da Grosseto. Letterata didascalica. Giovanissima pubblicò prose lodate. Nacque nel 1847. Fu maestra elementare a Grosseto dal 64 al 67, e poscia maestra di lingua italiana alla scuola normale di Pavia sino al 73. Dal 74 in poi insegna lingua e lettere nell' istituto superiore della Palombella a Roma. Scrittrice didattica diligente ed affettuosa, pubblicò dei dialoghetti nel 72 ; nel 73, pensieri intorno l'insegnamento della lingua italiana ; nel 74, un fiore non fa ghirlanda nel 76, Vaiuto allo studio della lingua; ed ora la Ditta Paravia sta pubblicando di essa un prontuario di voci contenenti lavori domestici. *Butti Adele, triestina. Leggiadra poetessa: ella infiora con frequenza i giornalij di Trieste e della Penisola. Cairoli Adelaide di Pavia. Fu chiamata la Cornelia italiana per la nobiltà con la quale educò e sacrificò i propri figli alla salute e grandezza della patria. (V. L' Unione del 25 marzo 76). Caracciolo Enrichetta, da Napoli. Chiusa in un chiostro, nou la conosciamo nelle lettere se non per un volume pubblicato a Firenze nel 1864 intitolato: Misteri del Chiostro napoletano — Memorie di una già monaca benedettina. È scritto con naturalezza, se non con eleganza, ed un po'ardito. Carcano Maria, da Milano, figlia all'illustre Giulio, nome caro alle lettere. Dal 1869 al 76 pubblicò buone traduzioni in prose e versi. Casari Diana Luigia, novarese ; gentile prosatrice di opere educative, e zelante ispettrice delle scuole municipali di Firenze. Codemo Gerstenbrand Luigia, è nata a Treviso nel settembre del 1828. Sua madre è la egregia Cornelia Sale. Letterata di bella fama per prose e per versi. (V. Illustrazione.) Coffa Caruso Mariannina, siciliana. Nacque nel 1841 e giovanissima impovvisò versi. Belle immagini, graziosi concetti, facilità grande la distinguono. Nel 59 pubblicò i Nuovi Canti, nel 72 A Dio-, cose meritevoli di lode. Colombini Giulia, da Torino. Speciale menzione, fra le più distinte scrittrici piemontesi, merita questa signora. Essa seguì, dai primi moti del 1848 ai nostri giorni, le varie fasi del nostro risorgimento, ed ogni fase suscitò pregiata ispirazione alla sua anima generosa, sempre aperta ai nobili entusiasmi. Poetessa cantò in versi eleganti le riforme e le gesta di Carlo Alberto, poi le lotte per la indipendenza. Cantò i fatti e le glorie delle città d'Italia, e pubblicava, dopo pochi giorni, nelle Serate Italiane uno splendido canto sopra Napoli ed i poetici suoi dintorni. Fu redattrice di molti giornali; e pregevoli studii pubblicò intorno all'educazione. Avvalorando le idee e le teorie colle opere, si occupò degli istituti femminili e fu ispettrice delle scuole femminili in Torino, e iu varie città di Piemonte. La sua vita corre semplice, modesta, quanto operosa; nè le Muse e gli studii le fecero mai obliare il buon governo della famiglia. Predica coll'esempio: ottima fra le madri, crebbe all'amore degli studi e della patria il suo unico figlio, ch'è distinto avvocato e rappresenta da varie legislature la nazione nel Parlamento Italiano. Confortini Bonturiui Lucietta, da Vicenza, nata nel 1789, morta nel 1859 madre a Francesca Zambusi Dal Lago. Poetessa. Canonici Facilini Ginevra, Scrisse dal 1817 al 28. Prosatrice distinta. Pubblicò un prospetto biografico delle donne italiane rinomate iu letteratura. Tip. Alvisopoli, Venezia 1824. Capecelatro Ricciardi Irene, da Napoli. Scrisse versi lodati, e fiorì dal 1840 al 66. Coronedi Berti Carolina, da Bologna. Distinta nelle filologiche discipline. Pubblicò un vocabolario del dialetto bolognese, con nuovo metodo, e un lavoro sopra Alcuni usi popolari bolognesi, 1859J al 75. Curti Adele, da Milano. Pubblicò varie opere poetiche nel 1840-41-42. Cartoni Verga Silvia, poetessa. Parini e Pindemonte la lodarono molto. Fiorì dal 18C0 al 24. Milanese. Dal Covolo Mestre Antonietta, veronese. I primi suoi versi videro la luce nel 1866. Era trentenne. Poco pubblicò dopo, ma mostrò di sentire bellamente e di conoscere il maneggio dell'idioma nostro. De Dominicis in Cadette, di Roma. Erudita grecista. De Gubernatis vedova Mannncci, da Torino. Donna di animo elevato e di squisita coltura. Istitutrice fra le più elette che onorino l'Italia. Dal 1850 al 53 diresse a Torino la scuola infantile Aporti, e dal 53 al 58 l'Istituto De Gubernatis. Dopo condusse vita operosa di famiglia, scrivendo articoli sul giornale delle arti e delle industrie, edito dal marito- Indi diresse il giornale La Famiglia. Questa gentildonna operosissima, rimasta vedova con sei figli, scrisse e pubblicò il romanzo Marinella che ebbe tre edizioni; quattro novelle patriotiche moralissime; un Galateo insegnato alle fanciulle; cento Novelline per l'infanzia, ed un Manuale premiato con medaglia d'oro dalla Società dei Giardini d'infanzia di Milano. Per provvedere nobilmente all'educazione dei figli concorse per un posto di direttrice dei Telegrafi a Firenze, concorso nel quale riuscì vincitrice. Dopo due anni di vita telegrafica ebbe l'insigne e meritato onore di essere nominata direttrice della scuola superiore femminile della Palombella in Roma, prendendo il posto dell'illustre Puà Fusinato. De Luna Folliero Cecilia, napoletana. Pubblicò dal 1820 al 40 racconti, versi, argomenti filosofici, conferenze, discorsi. De Pierro Teresina, da S. Martino di Agri in Basilicata. Promette molto da quello che ha dato, essendo giovanissima. Se continua sarà fra le migliori poetesse italiane. Di lei abbiamo le Poesie pubblicate dal Nobile nel 1873 in Napoli, dolci, affettuose e piene di sentimenti elevati. E altri lavori già diede in luce di buon augurio, come i carmi L'aurora, Il Tramonto, ecc. La coltura letteraria la porterà in alto. Dionigi in Orfei contessa Enrichetta, da Roma. Insigne letterata, poetessa e latinista. Fabbroni Maria Virginia, da Pisa. Non aveva ancora sedici anni quando pubblicò due volumetti di poesie scritte col cuoie. Nel 1869 venne in luce un altro volumetto di poesie, Bicordo, e altri dopo importanti a buoni studi. Fantastici Rosellini Massimina, fiorentina. Pubblicò opere pregevolissime di varia letteratura dal 1809 al 43. Fentler Ferluga Matilde, friulana. Scrisse molti articoli di critica con buon giudizio, e poesie simpatiche per spontaneità di verso. Riesce anche meglio nella storia popolare. Scrisse di Lorenzo de'Medici, lavoro pubblicato a Trieste dall'Appolonio nel 1872, e di Tomaso Cam-pella nell'anno seguente. Ferrari Carlotta, da Lodi. Poetessa e compositrice di opere musicali lodatissime. Dal 1857 in poi non ristette dal pubblicare pregevoli componimenti musicali e poetici. Ferraris di Moncestino Giuseppina, da Torino. Pubblicò nel 1870 bei pensieri su Lo sviluppo fisico e morale della donna. Altre coserelle aveva prima pubblicate. È una letterata di genere didascalico. Filangeri Ravaschieri, baronessa Fieschi, di Napoli. Questa illustre donna colta ed istruita consacra i suoi studi e le azioni ad ogui maniera di beneficenza. Srisse già due volumi sulle opere di beneficenza di Napoli: lavoro stupendo per la dizione e per lo scopo nobilissimo. Questa donna oltremodo distinta, come la è pure distintissima per ingegno la sorella Carolina Filangeri duchessa di Bovino, spende largamente il suo avere e la sua attività a beneficio delle classi sofferenti. Fiorini Elisa, di Roma. Eccellente nella Botanica. Folliero Cimino Amelia, da Napoli, figlia di Cecilia De Luna scrittrice. Prosatrice distinta, solamente dal 1870 conosciamo i suoi scritti, diretti alla istruzione ed al benessere della donna. Ad essa dobbiamo i seguenti pregevoli lavori: — L'indolenza in Italia e le donne italiane — Sulle esposizioni femminili — Pagine del mio Diario — Impressioni in Venezia — Massimiliano d'Austria e il Castello di Miramar — Gabriello (romanzo pubblicato sotto un pseudonimo) — Un mese di ferrovia — La forza dei pregiudizi, dramma. Oltre a molti articoli morali e descrittivi pubblicati in italiano, francese ed inglese. La Cimino ha fondato e dirige da sei anni in Firenze la rivista Cornelia, in cui viene trattata principalmente la questione femminile in Italia. ( Continua) L'Italia sotterranea SERRAGLIO DI BESTIE FOSSILI Prima dei progressi raggiunti nel nostro secolo dalle scienze naturali anteriormente alle scoperte di Nesti, di Sismonda, di Gastaldi, di Savi, di Meneghini, di Cocchi, di Stoppani, di Scinà, di D'Anca, di Gemmellaro, chi avrebbe sognato che elefanti, rinoceronti, ippopotami abitassero un tempo l'Italia? Si era avvezzi a trovarne novelle soltanto nelle relazioni dei viaggiatori, i quali reduci dall'Asia, dalle isole della Sonda, da Sumatra, dall'Africa, raccontavano di avere udito sulle rive dei fiumi orridi grugniti, e visti appiattati tra le macchie o ravvoltolati nel fango rinoceronti dal passo tardo e arrembato, con pelli resistenti agli artigli delle tigri e alle palle delle carabine, con testoni dai piccolissimi occhi, orecchie aguzze guizzanti, lunghe code, forti unghioni, piccole bocche il cui labbro superiore mobile e penzolante bruca come una proboscide i rami e le foglie, e con narici armate da uno o due corni coi quali, montati in furore, sventrano coccodrilli e elefanti. Altri viaggiatori ritornando dall'Abissinia o dal Capo di Buona Speranza narrano d'avere incontrati ippopotami, bestioni nerastri striscianti su corte zampaccie, con teste che sembrano prolungamenti delle pingui ventraje, con bocche squarciate, gonfie, carnose, minuti occhi stupidi e feroci, durissime cuoja nude invulnerabili, ciuffi di peli sugli occhi, sulla coda, sul grugno; alti fin cinque piedi, lunghi undici, accovacciati il giorno tra i giunchi e le canne, pronti a tuffarsi, come lontre gigantesche, nell'acqua, e nottetempo dispersi a pascolare nelle paludi a torme ansanti, sbuffanti. Ora gli è appunto nei nostri terreni recenti (relativamente alle epoche geologiche) che ritroviamo rappresentate da specie estinte, queste medesime bestie. Il sasso grigiastro che ho qui innanzi proviene dalle colline di Bolzano poste ai piedi delle Alpi bellunesi, dove scavansi famose pietre da arrotino che spedisconsi fino in Levante. L'enorme dente che con ismalto di color bruno metallico vi sta impietrato come in fango indurito, è il molare di un rinoceronte da me descritto pochi anni sono negli Atti della Società Italiana di Scienze Naturali. A breve distanza dalla stazione di San-bonifacio tra Vicenza e Verona, nelle petraje di Zoppega, veggonsi incrostati in un calcare scintillante di stalagmiti, denti, intere mandibole, scapole, vertebre, femori di altri rinoceronti. Resti di varie specie se ne disotterrano nei colli Euganei tra le roccie di San Pietro Montagnone, nei dintoui di Pavia, di Casteggio, di Stradella, di Asti, di Perlo, di Nuceto, di Bologna, di Arezzo, di Roma, di Chieti, di Campagna nel Principato citeriore. Tra codesti rinoceronti italiani i ticorini rassomigliavano di più a quelli del Capo di Buona Speranza, ma li stravincevano in grandezza; aveano corna lunghe tre piedi, corpacci sostenuti da gambe basse, ispidi di crini e di lana come i mam-muti, e giunti come questi a perire fino nello gelate regioni della Siberia, dove tra i ghiacci ne restano i cadaveri. Alle porte di Palermo nella caverna di San Ciro, nella grotta di Maccaguone, di San Fratello e in altre spelonche della Sicilia abbondano resti degli ippopotami di Pentland, e nell'Astigiano, a Campecori nella Campagna Romana, a Ortona, altri ippopotami più giganteschi, di statura maggiore di quella delle specie viventi. Ma questi non sono i soli quadrupedi, le cui reliquie niuno avrebbe pensato che giacessero pietrificate intorno a noi. Tacerò della i-gnobile folla di ossa di piccoli rosicchianti delle nostre caverne ; passerò sotto silenzio i Castori che relegati ora sulle sponde del Danubio, del Gardone, del Rodano, erigevano un tempo i loro villaggi lacustri nel Veronese, nel Varesino, a *) Dall'Illustrazione Italiana del 1 settembre. — Produzioni autorizzate). Leffe nel Bergamasco; — le Marmotte di Pie~ monte, della Liguria, della Toscana, i Criceti del Veronese e di Parignana, i Lagomidi, o-spiti ora delle montagne settentrionali presso al limite delle nevi perpetue e rinvenuti fossili a Cagliari; lascio in disparte altri mammiferi i cui generi sono tutti famigliari, benché* le specie fossili siano estinte : — per esempio i Buoi primigenii, le cui ossa colossali rac-colgonsi nel Vicentino, nel Pavese, a Leffe, in Liguria, in Toscana; — i Cavalli fossili di Val d'Arno, di Cortona e di cento altri luoghi ; — i Cervi delle torbiere irlandesi, i cui avanzi raccolgonsi nelle alluvioni del Po, tra Casteggio e Stradella, alla foce del Lambro, a Mezzana-corte, nei dintorni di Mantova, colle corna lunghe almeno tre piedi,e distanti alle punte da tre a quattro piedi, coi cranii che pesano fino ottanta libbre ! Ricordando di volo gli Alci delle regioni nordiche discesi a vivere nelle pianure lombarde, —• i Camosci di Parignana, — gli Antilopi ora confinati in Africa e in Asia e trovati fossili nelle caverne di Finale, a monte Bamboli, nell' isola Pianosa, — mi arresterò un momento innanzi ad altri ammassi di ossa, di unghioni adunchi, di mandibole e di denti laceratori. Gli erbivori, che a torme pacifiche vagane per le nostre pianure e per le nostre colline, avevano a temere formidabili nemici. Tigri e leoni ruggivano nei boschi italiani ; alcuni avevano statura di linci, come le tigri a muso corto della campagna Romana; altri erano affini ai Leopardi, come quelli di mentone; altri (Felis spelea), che lasciarono le loro ossa nelle grotte della Liguria, di Monte delle-Gioe presso Roma, assai più grossi delle tigri del Bengala, più alti dei più alti tori, aveano-profili di tigri, membra di lioni. In Val d'Arno restano impietrati enormi denti canini a forma di adunchi coltelli dei Macairodi, genere di lioni estinti; a monte Bamboli si trovano mascelle ferine di Anficioni, affini ai lnpi nella dentatura, dai corpi grossi e pesanti, dalla coda lunga e robusta, dall' andatura di orsi. Scheletri delle Linci, che ora nel nord insidiano scoiattoli, lepri, agnelli, restano nelle grotte liguri e nella cave di Tivoli. Jene del i Capo di Buona Speranza popolavano la Sicilia ; ; altre jene molto più grandi, colle pendute j code, coi dorsi elevati come quelli delle giraffe, colle grandi orecchie, cogli artigli dilaniatori, rintanato nelle spelonche liguri, a Varazze, a Mentone, a Ventimiglia, sul monte delle Gioe, negli Abruzzi, a Cassino, divoravano i cadaveri, o spinte dalla fame, mandando ruggiti lugubri come rautoli di moribondi, assalivano auimali viventi. In alcune caverne intorno alle scarse reliquie di carnivori sono accumulati i carcami di animali erbivori; i trofei delle ossa delle vittime formano un letto alle ossa dei carnefici. Nel buco dell' eremita in Val Sabbia calpestiamo un ossario dove tra i pochi avanzi di lupi è una ecatombe di marmotte, di majali, di lepri, di cervi, di volpi. Accanto ai formidabili resti delle fiere più grosse giacciono spesso residui di gozzoviglie pantagrueliche, briciole di elefanti, di ippopotami, di rinoceronti! Cupole di splendidi stalagmiti dai candidi 0 dorati cristalli coprono in molte caverne le tombe di altre belve gigantesche che vi avevano i loro cavi sotterranei di scheletri. Sono orsi spelei, grandi come buoi, con due gobbe frontali sui teschi, con grossissime sanne, coi molari piani coperti da tubercoli ottusi, i quali palesano che al pari dei loro congeneri viventi non cercavano pasto di carne se non eccitati dalla fame. A passo tardo e saltellante vagavano tra inaccessibili gole di monti; cogli unghioni scavavano le radici o appoggiati sulle zampe posteriori piluccavano 1 rami. Queste ossa abbondano nelle caverne del Vicentino, in Lombardia a Casteggio, nella spelonca di Bossea di Mondovì, in Liguria a Spezia, nelle grotte delle Onde e del Tamaccio in Toscana, a Cassino, nell'isola Pianosa, nella grotta di Porto Songone nell' isola d'Elba. Ne ho innanzi un cranio intero scavato nella caverna di Velo nel Veronese; mucchi di ossa da comporre parecchi scheletri ne ho disotterrati dalle grotte di Lumignano presso Vicenza. Nel Buco dell' Orso a Laglio sul lago di Como se ne rinvennero almeno cinquanta scheletri, e sono pochi per chi ricorda che nella sola grotta di Gailenreuth di Baviera se ne scavarono oltre ottocento! Prima che l'anatomia comparata desse a codeste reliquie un linguaggio rivelatore, questi esseri riputavansi avanzi dei favolosi dragoni, che per tanto tempo turbarono le fantasie dei nostri avi.Tra i grandi mammiferi che vissero nelle nostre sezioni all'alba delia nostra epoca gli orsi spelei furono dei primi a spegnersi; pure anch'essi, come gli elefanti, come i rinoceronti, come gli ippopotami, cerne i feroci felini fossili dei terreni quaternari, trovaronsi probabilmente alle prese cogli uomini salvaggi abitatori esotici degli antri, che li insidiavano coi loro agguati, e uccidevanli colle clave primitive e colle armi di pietra. Ma ecco nuove apparizioni. In vai d' Arno, nei dintorni di Arezzo, nell'Astigiano, nei monti di Torino, nelle colline di Treviso si scoprono ossa che sembrano di elefanti, se-nonchè i denti molari che vi stanno uniti sono distinti per le corone irte di coni disposti in guisa da rassomigliare ai monticelli che nelle carte geografiche a rilievo rappresentano le piccole catene montuose. A Montopoli in Toscana, sulle antiche rive del mare pliocenico, nella rena nascosta da grossi banchi di ostriche fossili, se ne dis-seppelì un scheletro intero. Più bassi degli elefanti, ma con membra più tozze, con zane più lunghe sottili, ritte, a punte, mostrano nei nasi la base di lunghe proboscidi. Erano varie specie di Mastodonti, mammiferi estinti, i quali nell'America settentrionale lasciarono disseminati enormi scheletri che loro valsero presso gli indigeni il nome di elefanti dell'Ohio o di avi dei bufali In Pensilvania, in mezzo a uno dei loro scheletri si raccolse uuo stomaco contenente ancora una miscellanea d' erbe, di foglie, di rami triturati, confermando così le induzioni dei naturalisti che nell'esame della dentatura avevano compreso che anche questi erano inoffensivi erbivori, come gli elefanti. Ma prima di chiudere questa rapida rivista dei nostri quadrupedi fossili, ci aspetta una nuova sorpresa. Chi avrebbe immagiuato che ospiti delle nostre foreste fossero un tempo le scimmie? Oggi appena una piccola specie di bertuccia, il Macacus inus, arriva all'estremo lembo meridionale d'Europa sugli scogli di Gibilterra, come un genere solo di Palmizi, i Cameropsi o giummare dei Siciliani, giunge sino alle ultime più calde regioni del continente europeo. Ora una mandibola, che stava sepolta nelle ligniti mioceniche di monte Bamboli, e si conserva nel museo di Firenze, appartiene a una scimmia (Oreopiteco) affine ai Piteci di Sumatra e di Borneo, grande quanto i maggiori gibboni dei nostri giorni, col mento rassomigliante a quello dei giovani uranghi, coi denti che la ravvicinano ai gorilli. D'altre scimmie fossili, colle quali Cocchi fondò il genere Aulaxinuo trovansi mascelle e denti nei depositi pliocenici lacustri di Toscana, e precisamente nella fattoria del barone Bettino Ricasoli a Terranuova, ove giacciono resti di mastodonti, di elefanti meridionali, di rinoceronti etruschi, di ippopotami maggiori. Gli Aulaxinui erano intermedii ai cercopitechi africani e ai sileni di Ceylan e del Giappone, ma più affini alle comuni bertuccio scodate, delle quali probabilmente avevano i costumi eguali, borse allungate, callosità posteriori, andatura prevalentemente quadrupede, membra corte e gagliarde. I grossi scimmioni miocenici di Monte Bamboli arrampicavansi in cerca di frutta sui Palmizi e sui Diospiri che a quell'epoca abbellivano i colli toscani. Le bertucce plioceniche saltellavano di ramo in ramo tra le foreste di quercie, di fichi; di oreodafne di cinnamomi, di noci, di carie, di cassie, di pini, di Tassodi, di gliptostrobi, che cingevano di verdeggianti ghirlande Jil lago d' acqua dolce che occupava Val d'Arno superiore, quando il mare copriva la regione ove tanti secoli più tardi dovea sorgere Firenze. j>aoi0 j^- Le scuole serali per gli adulti Dall'Istria, settembre 1878. Nella nostra provincia, che pure in fatto di civiltà a poche consorelle è inferiore, e di molte emula, non si pensò ancora d'introdurre le scuole serali per gli adulti, quantunque la loro istituzione sia oltre ogni dire pratica e quantunque meschina sia la spesa occorrente, poca e piacevole la fatica. Quale la causa? Per rintracciarla bisogna salire le scale delle podesterie: là, dove siedono periodicamente lo assemblee cittadine, chiamate non solo a provvedere all'azienda economica, ma anco a tutelare, per quanto è possibile la vita intellettuale e a darle incremento con felici iniziative; là, ove in permanenza funziona il gruppo di cittadini che si chiama "deputazione comunale,,; là fanno difetto quel perspicace criterio e quella savia antiveggenza che dovrebbero persuadere quanto utili anzi quanto necessarie sieno (e specialmente nelle condizioni nostre) simili scuole, ed infervorare gli operosi ad introdurle. i Si ritengono generalmente sufficienti gli ! Asili d'Infanzia, i conservatorii privati, e le scuole popolari; ma dagli uni, anche se corrispondenti, il popolano esce ancora bambino per rientrare in seno alla rozza famiglia, per trastullarsi sulla pubblica via con compagni tristi, e quindi perdere in breve tempo tutto quel poco di buono che aveva acquistato; e nelle scuole popolari quanti sono quelli che ritraggono certo profitto? Pocchi assai: infatti l'essere numerosi; l'istintiva contrarietà allo stare rinchiusi e seduti per lunghe ore (mentre la natura li chiamerebbe al sole, all'aria, all'acqua); la fanciullesca spensieratezza fomentata dal non celato disgusto dei genitori che li vorrebbero seco al lavoro appena grandicelli: sono tutte circostanze che cospirano a rendere iu generale inefficaci le fatiche dei maestri ed a lasciare quasi analfabeti gli scolari. Tali essi crescono, e per di più ineducati ; e, fatti adulti, rarissimi sono quelli che abbiano l'opportunità di avvicinare con dimestichezza le persone colte; bazzicano bensì colle agiate, ma solo per ricevere comandi, rimbrotti, e per versare il denaro degli affitti e dei censi; ma un contatto a loro simpatico, a tutti utile, relazioni amichevoli, geniali, colle quali oltre che a rispettare s'abituino a voler bene, a provare un certo effetto, pur troppo non esistono. Si tratterebbe, per conseguenza, di approfittare del loro riposo durante le lunghe sere (scemando ad essi di poco l'ozio, spesso dannoso, delle radunate dal pizzicagnolo e dal tabaccaio), e per una sola oretta chiamarli a ritrovo ed insegnare loro con metodi piani e con diletto accortemente inframmezzato, secondo lo sviluppo e la coltura, a chi leggere e scrivere, a chi conteggio, a chi un po' di storia e geografia, fornendo poi a tutti fondamenti di morale, contezza del perchè e del come delle pubbliche istituzioni e dei pubblici uffici, e rispondendo alle varie domande che, nel tempo stabilito, fioccherebbero. Si tratterebbe insomma di odoperarsi ad istruire ed educare i genitori, affinchè colla parola insana e coll'esem-pio malvaggio non distruggano nei figli l'edificio che con tanti sacrificii si va erigendo; si tratterebbe (egoismo lecito perchè utile) di poter godere anche noi, prima dei posteri, ed almeno in parte, i vantaggi delle benefiche innovazioni, che adesso largo impulso ricevono dalla scintilla del progresso che scatta sopra ogni terra civile. Spesso ci corrono sulle labbra amare parole dirette al nostro popolo, perchè è rozzo, perchè è protervo, perchè nutre animosità verso le persone agiate e colte ; e talvolta vediamo infatti una turba inconscia di zotici farsi bandiera di una città, e per poco non giungere ad infamare con atti quando selvaggi e quando ridicoli (e sempre basi di chiassose conclusioni a di lei vilipendio) quel nome, che abnegazioni, fatiche, denari e solenni sacrifici serbarono ognora immacolato. Ma per equità il biasimo dovrebbe ricadere non sul popolo ignaro di quello che fa, e per lo più docile strumento di irosi o fanatici, ma su chi neglige perfino le più facili occasioni di educarlo. Agli oppugnatori che, come a tutte le più nobili, le più sante istituzioni, anche a questa non mancheranno, e che, probabilmente (alcuni per fallace opinione, altri per simulata a meta non buona) si faranno a screditarla, a giudicarla inefficace, argomentando che pochi sarebbero i volonterosi, tanto scolari quanto maestri, e che quindi non pari alla fatica sarebbe il successo — rispondiamo essere dovere il tentare e colpa grave il mascherare l'indolenza cou profezie infondate; che qualora la scuola avvenga con sistemi opportuni (tra i quali, a nostro avviso, primeggia quello di insegnare col dialetto e non colla lingua, perchè pochissimo di lingua il popolano apprende e molto invece essa gli difficulta la comprensione) non può non recare i frutti desiderati ; che poca e, come abbiamo detto, piacevole è la fatica, specialmente nei luoghi fortunati ove il contingente degli insegnanti può essere numeroso e zelante del pubblico bene; che l'utilità della scuola sarà sempre maggiore quanto più saranno i locali d'istruzione. Condizioni poi importanti per l'effettua-mento sono che gl' insegnanti si prestino gratuitamente a compiere la nobile missione, per non difficultarla od impedirla in via indiretta coli'aggravare il civico érario; che questi, ed i sorveglianti nominati dal Municipio, sieno persone alla buona, senza frascherie ; che nella scuola si accetti qualunque adulto senza far caso dell'età. Alle podesterie dunque, che sono i centri della vita cittadina, l'iniziare l'utile, la necessaria, l'urgente istituzione: a tutti i buoni cittadini il sostenerla colla parola e coli' opera. Se vogliamo che la giovane generazione popolana cresca secondo le sagge norme dei sistemi moderni, educhiamo i genitori, educhiamo i parenti adulti. A. B. Illustrazione dell' anniversario Luigia Amalia Paladini ebbe i natali a Milano' ivi trovandosi suo padre quale impiegato militare ; ma la famiglia era lucchese. Amantissima della lettura fino dai suoi primi anni, ed in seguito dedita allo studio dei classici, divenne, senza sussidio di maestri, valentissima letterata e poetessa. Di attrattive, colta ed arguta essendo, la di lei conversazione veniva molto gustata; mai peraltro, nelle frequenti occasioni dell' età fiorita, si degradò col rendersi sollazzo di vagheggini: l'intertenersi con lei era cosa ambita, non a tutti facilmente accordata. Rimpatriatasi colla famiglia, a diciassette anni pubblicò una anacreontica per nozze, V apparizione d'Imene, suo primo esordio nella repubblica letteraria non privo di merito; a questo tennero dietro un' ode alla Bandettini ; quindi \m',Sag-gio di poesie liriche, che incontrarono assai il pubblico gradimento ; e sciolti pel congresso di Lucca nel 43. Frequenti da allora in poi si seguirono le poesie della Paladini: tra le più importanti: due Epistole, una a Vincenzo Torselli l'altra a Fornaciari; ed una Cantata per nozze cesaree. Intorno al 50 trasse a Firenze, ove pubblicò un Manuale d'istruzione per le fanciulle ; e più tardi il romanzo La famiglia del soldato, libro letto avidamente anche da molte istriane. Fu direttrice dell'Istituto magistrale femminile di Firenze) e da ultimo di quello di Lecce: quivi morì nel 1872. Donna di costumi severi, d'indole dolcissima, senza sostenutezze. Tenne carteggio con uomini preclari; da tutti fu riverita. Capitolo della Cattedrale. — Colla risoluzione sovrana del 22 agosto venne nominato Decano il rev.mo canonico don Matteo Paumaun, e canonico il rev.do don Pietro Sincich direttore del "Pio Istituto Grisoni,,. Monumento a Francesco Dall'Ongaro. (Dall'Isonzo). — 11 29 agosto p. p. a Napoli, nel cimitero Poggioreale, ebbe luogo l'inaugurazione del monumento al gentile e compianto poeta friulano Francesco Dall' Ougaro, nato ad Oderzo nel 1808, morto a Napoli il 10 gennaio 1873. Era un ingegno versatile, un cuore delicato, un poeta civile, caldo di santo amore di patria. Molti anni della sua vita passò a Trieste ed ivi con Somma e Gazzoletti formò quella triade cbe fu detta dei precursori, perchè e in letteratura e in patriottiche aspirazioni precedettero gli altri su una via tribolata quanto gloriosa. Giornalista con Pacifico Va-lussi (che poi ne sposò una sorella) fu uno dei più assidui e valenti collaboratori dell'eccellente periodico La Favilla. In Venezia durante l'assedio pubblicò il giornaletto : Fatti e parole per sostenere il coraggio degli assediati che lo leggevano avidamente. Poeta drammatico scrisse II Fomaretto. I Dalmati, Marco Craglievic, L'ultimo dei Baroni, la Bianca Capello, Fasma e il Tesoro, e i suoi lavori drammatici vennero recitati da Tomaso i Salvini e dell'Adelaide Eistori. Delle sue liriche ! sono celebri le ballate e gli stornelli questi soprattutto. Scrisse pure un volume di novelle e nel 18G6 allorché Re Vittorio Emanuele entro a Venezia, pubblicò un fascicolo di poesie in dialetto veneto che sono quanto di più grazioso possa immaginarsi. Insomma giornalista, novelliere, drammaturgo e lirico, il Dall'Ongaro fu sempre inteso ad un unico scopo, il trionfa della libertà, della verità, della luce sulle tenebre. E fu perciò sempre avversato; gli fu tormentata, avvelenata l'esistenza dall'invidia, dalla maldicenza, dall' ingratitudine. A Trieste dove passò molti anni della sua vita, ebbe a soffrire moltissimo per opera di quelli che vedevano in lui l'avversario naturale d'ogni codineria. Ma vi ebbe pure caldissimi amici e partigiani, e quando nel 1847, per alcune libere parole da lui dette nel banchetto offerto a Ricardo Cobden (il grande economista inglese) venne proscritto da quella città, lo seguì l'affetto e il rimpianto di tutti i buoni. La sua vita fu poi tutta di dolori: randagia, stentata, ma il cuore rimase sempre lo stesso. A Firenze l'amicizia del Correnti gli aveva negli ultimi anni procurata vita più riposata, e finalmente passò a Napoli, a coprirvi una cattedra universitaria. Ma per poco: chè appena trovasi in quella città, tanto simpatica, vi moriva. L' inaugurazione del suo monumento riuscì augusta o solenne. Vi assistevano il ministro De Sanctis, il prefetto della provincia, il sindaco di Napoli, l'ex ministro Cri-spi, e un'infinità di professori, di letterati, di artisti. La salma dell'illustre estinto, |prima di essere sepolta era stata collocata nell'atrio dell'ufficio del cimitero sopra una bara coperta di fiori, con due corone d'alloro depostevi dalla gioventù studente dell' Università. Parlarono il ministro De Sanctis, il Dalbono e 11 professore Felice Uda, e tutti ebbero per l'estinto parole affettuosissime, elogi caldi e sentiti. Il monumento opera dello scultore Barzaghi, è elegante e modesto. Sorgo nel famedio, e propriamente innanzi la tomba di Nicola Zingarelli, a fianco di quella di Salvatore Cammarano. Cosi Francesco Dall' Ougaro ebbe morto le onoranze negategli in vita. (V. esteso cenno biografico nell'C/mone del 25 sett. e 9 ott. 75. Bed.) Notizie di viaggiatori Italiani. (Dal Bollettino della Società Geografica ; fascicolo a-gosto-settembre). Pellegrino Matteucci. Un giornale di Napoli in data 18 luglio corrente, così annuncia l'arrivo del dottor Matteucci in quella città: „È giunto in Napoli, dal Sudan, il D.r Matteucci che parte questa sera per Livorno, donde andrà a Bologna per abbracciare la madre sua. Insieme a lui è pure arrivato a Napoli il celebre viaggiatore e scienziato tedesco D.r Schweiufurth, l'illustratore dell'Africa cen- trale, il quale intende passare qualche settimana in Italia, a cui professa molto afetto. (1) Il D.r Matteucci ha ora compiuto un viaggio arditissimo fiuo alla frontiera dei Galla. Riporta un ricco corredo di note, di memorie e di studi, dal quale certamente uscirà un libro interessantissimo di viaggi, perchè il giovane dottore ad estesa cultura unisce uno stile facile, chiaro e brillante. Ha pure riportato alcune casse di oggetti interessanti e curiosi, in ispece dei Galla. Egli intende intraprendere un nuovo viaggio per giungere alla sua meta a-gognata, a Kaffa, ma vuole intraprenderlo da solo con mezzi semplicissimi. Sappiamo che nel suo passaggio per l'Egitto egli ha potuto stringere accordi tali che l'Italia avrà fra poco le ossa del celebre viaggiatore Miani, vittima del suo coraggio e della sua perseveranza sulla frontiera della terra dei Nani. A nome della Società geografica e del Comitato africano, il D.r Matteucci è stato ricevuto dal deputato Baratieri, segretario del Comitato africano.„ Romolo Gessi. — Una corrispondenza egiziana di un giornale politico annuncia che Gordon Pascià ha risoluto di far esplorare il bacino del Sobat, confluente di destra del Nilo bianco, e che affidò il comando di questa spedizione e i pieni poteri al capitano Gessi. Il nostro esperimentato viaggiatore doveva partire da Khartum verso la metà di luglio p. p. alla testa di 300 uomini armati di buoni fucili, con due cannoni di montagna e una grossa colubrina. È chiaro, con tali preparativi, che gli ostacoli più gravi non potranno temersi da parte degli abitanti ; e perchè nou manchino le provvigioni e la salute, (l'animo risoluto del capitano Gessi non lascia dubitare per il resto) può ritenersi con sicurezza che saranno risolti i molti e gravi problemi idrografici cbe ancora si nascondono in quel territorio. Se Antinori, Chiarini e Cecchi trovansi già a Kaffa, come è reso sempre più probabile dalle informazioni recateci dal Matteucci, questa impresa del Gessi potrebbe riescire di gran giovamento anche alla spedizione scientifica italiana. Infatti il regno di Kaffa confina per l'appunto col bacino idrografico del Sobat e forse ne abbraccia una qualche parte. L'avanzarsi del Gessi nella regione superiore del Sobat potrebbe quindi ravvicinare le due spedizioni e rendere più agevole ai nostri il procedere oltre Kaffa, verso i laghi equatoriali; ciò ch'è l'ultima parte del cómpito segnato fin dal principio alla spedizione italiana. Dopo scritte queste cose ci sopraggiungono alcune importanti notizie relative a questa spedizione. Le une arrivate poco fa al D.r Matteucci, le troviamo nell'ancora di Bologna (10 agosto) e annunciano un primo ostacolo sorto contro l'attuazione della spedizione, ma felicemente superato. „11 capitano Gessi (sono parole dell'articolista bolognese) aveva ultimati i preparativi, quando giunse un corriere che annunciava una completa rivolta a Darfur e tentativi di rivoluzione sul fiume bianco. L* ordine della spedizione del Sobat fu contramandato, e fu offerto al capitano Gessi un importante posto militare nella capitale del Darfur. Il Gessi che aveva accettato la spedizione del Sobat non per idea di lucro, ma con animo deliberato di spingere i suoi esploratori nella grande vallata che si protende ai piedi dell'Equatore, e divide Gondocoro da Kaffa, per dare mano forte alla spedizione Antinori, che arrivata ai Galla troverà in quei punti le più serie difficoltà, ha rifiutato l'offertogli impiego, spiegando al Govornatore generale i motivi nobilissimi che lo avevano indotto ad accetare quella del Sobat. Il colonnello Gordon, che in molte occasioni ha mostrato di essere amico dell'Italia, ha risposto al Gessi una letterageutilissima ed ha riconfermato il primitivo contratto mettendo agli ordini del prode esploratore soldati ed armi". Savorgnan di Brazzà. Il timore espresso dall' Atlienaeum del 18 maggio p. p. che l'llustre viaggiatore possa essere costretto a rinunziare alle sue esplorazioni, si dimostra privo di fondamento. Carlo Piaggia. — Una lettera di questo viaggiatore scritta dal Cairo in data 18 luglio a. c. ci annuncia che egli ottenne dall' Egitto i permessi ora necessari per chi voglia attraversare le regioni soggette al Khedive, e contava partire il 22 luglio dal Cairo per Suez,. Suakim, e Khartum. Il nostro esploratore si mostra pieno d'ardore e di speranza, e più ricoluto che mai a mostrare coi fatti la sua profonda riconoscenza verso coloro che lo aiutarono nei preparativi "verso l'Italia, cominciando dal nostro generoso e gran padre Umberto I." Egli non mette innanzi »grandi propositi, perchè preferisce di rimettere le notizie a fatti compiuti." S. M. D'Albertis. — I giornali annunciarono l'arrivo a Genova di questo valoroso esploratore e naturalista, e da quella città ci assicurano essere sua intenzione di recarsi quanto prima a Roma. Dal canto suo la nostra Società si affrettò di scrivergli per dargli il benvenuto e manifestargli il vivo desiderio che questo divisamento si compia, e n' ebbe già una cortese risposta. 0. Beccari. — Questo illustre naturalista è partito ai primi di maggio da Padang dirigendosi verso l'interno della grande isola di Sumatra, ancora tanto poco esplorato. (1) Sappiamo che lo Schweinfurth trovasi ora in Lombardia, ospite del nostro consigliere H. Cam-perio, direttore dell 'Esploratore. (Nota del Bollettino). Bollettino statistico municipale di Agosto Anagrafe — Nati (Battezzati) 33 ; fanciulli 16, fanciulle 17; —morti 32: maschi 5 (dei quali 2 carcerati), femmine 3, fanciulli 12, fanciulle 12. — Matrimo-nii. 4 — Polizia. Denunzie: in linea di polizia sanitaria 3; per furti 2, in linea di polizia edilizia 3, per annegamento 1, per contravvenzione di caccia 2, di apertura d'esercizj oltre l'ora di polizia 1, per minaccio 1. — Sequestri in linea di polizia annonaria 58. — Arresti : per minaccie 1, per rissa 1, per recidività di sfratto 1. - Sfrattati: 10, — Usciti dall' i. r. Carcere: 11; dei quali 4 Dalmati, 1 Stillano, 1 Carintiano, 2 Triestini, 1 Croato, 1 Istriano, 1 dell' Austria Inferiore. — Licenze: di apertura di e-sercizio 1, di ballo 1, di fabbrica 1. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 3; per Ettol. 43 lit. 18; prezzo al litro soldi 40,48. — Certificati: per spedizione di vino 104; Ettol. 202; lit. 6. -- di pesce saluto 17, recipienti 110;Chil.3944 (peso lordo).-- di olio 0. — Animali macellati Bovi 56 del peso di K. 10858 con Chil.817 di sego; - Vacche 18 del peso di Chil. 2747 con Chil. 201 di sego; — Vitelli 24. — Castrati 210. Corriere dell' Amministrazione (dal 22 p. p. a tutto il 6 corr). Gorizia. Prof. Federico Siuizig (il sem. del IV anno). NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FRA TRIESTE-CAPODISTBI A col piroscafo GIUSTINOPOLI Col giorno 2 Settembre 1878, fino a nuovo avviso, verrà attivato (tempo permettendo) il seguente : Oli ARIO partenze nei giorni feriali: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 9 ant. escluso il Venerdì II. „ „ „ 12 mer. III. 6 pom Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7 ant. II. „ „ „ IO1/2 „ escluso il Venerili III. „ „ „ 4:1,2 pom.. partenze nei giorni festivi: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 9 ant II. III. 12 mer. 71/4 pom. Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7 ant. II. „ „ „ 101*2 „ III. „ „ „ 6 pom. Prezzo di passaggio Per ogni persona indistintamente soldi 40. Ragazzi sotto i 12 anni soldi 20. Il punto d'arrivo e partenza in Trieste è il Molo S. Carlo, ed in Capodistria il Porto. Trieste, nell'Agosto 1878 L'IMPRESA