ANNO XXII. Capodistria, 1 Novembre 1888. N. 21. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-iiimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazioue. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Il sentimento nazionale degli Istriani studiato nella storia I. Tema sbagliato e pericoloso dirà taluno. Studiare il sentimento nazionale nella storia ! Come se non si sapesse che questo rapido svolgimento, questa irruzione di nazionalità è un fatto recente caratteristico de' nostri tempi. Se il tema fosse annunziato più modestamente, nei limiti della storia moderna, potrebbe anche passare; ma esposto con quei paroloni lia tutta l'aria di una quarantottata, di uno sformo d'ingegno d'un vecchio patriotta. È ovvio rispondere. Se ai nostri tempi il sentimento nazionale ha avuto il massimo sviluppo, se alle guerre per ambizioni dinastiche sono succedute le guerre nazionali, non si ha a credere perciò che prima non abbia esistito; di questo sentimento è avvenuto come di ogni altro; da prima latente andò mano mano sviluppandosi ; provato prima da pochi eletti, istintivo nei più, divenne un poco alla volta il patrimonio di tutti i popoli. Al sentimento nazionale poi l'umanità andò svolgendosi gradatamente. L'uomo fu prima membro della sua tribù, poi cittadino nella sua città, quindi nella nazione; si sentirà poi uomo nell'umanità. Ma molta acqua ha a scorrere prima sotto i ponti, forse non è questa che un' utopia: tratteniamoci adunque a studiare anche nell'Istria attraverso i secoli, come dicono, lo sviluppo del sentimento nazionale. Studio importante ed opportuno per noi oggi che la nazionalità nostra è combattuta dagli ultimi venuti e saltuariamente venuti come foglie staccate da ramo lontano, e disperse da calde folate d' intermittenti scilocchi. Vediamo insomma quali fummo, cerchiamo nella storia lo sviluppo di un sentimento di cui oggi tutti abbiamo pieno il cuore; cosi come da formare una seconda religione. La storia ci spiegherà questo sentimento che non è solo un sentimento; ma un diritto. Un diritto come ogni altro, limitato dal dovere. E la storia spiegherà il diritto, detterà il dovere. Un Francese, un Tedesco un Russo, che vengano in Istria, per esempio, certo hanno il diritto di sentire e difendere la loro nazionalità; ma non perciò il diritto d'imporla e noi e dire : sono francese, voglio adunque parlare francese se non lo sapete studiatelo. Qui cessa il diritto e comincia il dovere, o meglio il diritto è limitato e regolato dal dovere. Cosi da qui a mille anni i seguaci del Francese stabilitosi da noi, non avranno il diritto di dire: — Siamo oriundi francesi, da mille e più anni i nostri padri vennero in Istria. Voglio adunque nelle solenni adunanze parlare francese. — Dico a suocera perchè intenda nuora. E nei paesi di nazionalità mista la storia insegna quale sia la nazione che ha maggiori diritti secolari; o meglio ancora quale sia il sentimento nazionale legittimo. Ripeto legittimo, perchè il sentimento nazionale non è legittimo quando vuole imporsi in casa d'altri. La storia ci dirà se l'Istria è terra italiana o croata, se cioè i suoi abitanti abbiano provato il sentimento per una nazione anzi che per 1' altra. Non si tratta d'individui, ma di un popolo. Perchè se nelle regioni di nazionalità mista, il legislatore può in certi casi permettere 1' uso pubblico di varie lingue, certo questo uso è limitato dalle ragioni di convenienza e di rispetto verso la parte prevalente. Parlare, sapendo di non essere intesi, ma all'unico scopo di servirsi di un diritto, è una mancanza di convenienza, di creanza, di rispetto al diritto altrui. summum jus, summa injurial Sia adunque la storia maestra di vita, e udiamone senz'altro i responsi. II. Ho detto il sentimento nazionale, soggetto come ogni altro alla legge di graduazione. E in tutta l'Istria, prima ci siamo sentiti Istriani, Italici poi, Italiani finalmente in senso moderno. Chi erano e donde venuti gli antichi Istriani? Arduo quesito. I1) «I pochi avanzi, scrive l'egregio Benussi, dell' epoca della pietra, e la totale mancanza di crani appartenenti a questa prima «età, non ei permettono d'investigare coll'ajuto della paletnologia a quale famiglia di popoli appartenessero gli antichi Istriani, per cui siamo costretti in tale riguardo a limitarci presso che esclusivamente alle testimonianze degli antichi scrittori, ed all' esame di que' pochi nomi di luoghi e di persone che risalgono ai primordi storici della nostra provincia, e ci sono conservati nei monumenti scritti» (pag. 60) Ma gli antichi scrittori non vanno fra loro d' accordo. Chi vuol gli Istriani Traci; altri gli l'anno derivare dai Colobi, ed altri pochi dagli Illiri. La più probabile opinione provata dalla storia, dalle costumanze e dalle tradizioni si è che l'Istria in tempi antichissimi fu popolata dai Veneti i quali appartenevano in massima parte alla stirpe tracica. Anche la configurazione del suolo i monti, le a:que sono argomento importante a provarlo. Specialmente poi per la configurazione della costa, che s'incurva e seconda il giro dell'Alpe Giulia : non sono due rive a rigore di termini, (il dì qua e di là qui non ha luogo) ma una riva sola. Il popolo che si era impossessato della pianura tra le Giulie, il Po e l'ultimo seno dell'Adria, segnando la sua strada naturale, doveva finire in Istria: la geografia qui dà mano alla storia. Ed i Romani i quali più tardi a-«crissero l'Istria alla decima regione italica chiamandola Venetiae et Hidriae, o semplicemente Venetiae, evidentemente attinsero questa denominazione dalle tradizioni e dalla storia; con un nome confermarono un fatto, la comune origine dei popoli abitanti la parte orientale d'Italia. I Veneto-Traci non rimasero però lungamente nel pacifico possesso del paese, ma furono soggiogati dai Celti. L'immigrazione celtica è provata da l'atti importantissimi; dai Gasteltieri, dei quali numerose tracce si rinvengono nell'Istria, da molti nomi antichi di luoghi e di persone, dal perdurare tuttodi del linguaggio ladino, ed infine dai tratti più salienti del carattere degli antichi Istriani, onde tutto ci autorizzza, conchiude il Benussi, a ritenere celtica la popolazione dell' Istria, quando questa venne assoggettata dai romani. (pag. 195). Ma che ne era avvenuto dei Veneto-Traci? Non certo furono tutti distrutti, molti trasmigrarono sulle coste del Quarnero e nelle isole, altri saranno rimasti nella penisola istriana, e un po' alla volta fusi col vincitore in un popolo solo. Av- venne quindi la conquista romana. La battaglia al Timavo, o, come è più probabile, nella valle di Zaule, la sconfitta 'dei Romani e degli Istri poi, la caduta di Nesazio, e il barbaro eroismo di re Epulo ; l'Istria soggiogata non doma, i tentativi posteriori di riscossa sono fatti a tutti noti, e già diligentemente analizzati dai nostri storici. Qui gioverà condensare i fatti in una sintesi forte per vedere in questi fatti 1' esplicazione del sentimento istriano tutto regionale prima; e per venire a una duplice conclusione. Primo : Nella ferocia, nella difesa eroica degl' Istriani contro Roma, di qualche successivo tentativo di riscossa vedi l'ultimo venuto — l'uomo celtico. Secondo: nella propensione e nell' attaccamento a Roma dell'Istria impropria nelle Isole e nel Quarnero prevale invece il veneto-trace. Dalla fusione dei due popoli sorgerà 1' antico istriano; quindi un duplice aspetto del carattere istriano e una duplice manifestazione del latente sentimento nazionale. Vediamolo particolarmente. (Continua) P. T. PIETRO MILLEYOI Albona 18 Ottobre 1888 Una grave sciagura ha colpito la nostra città, moriva improvvisamente alla stazione di Pisino il D.r Pietro Millevoi nostro concittadino'. Non appena la triste nuova si era sparsa, tutta la città fu in movimento : era un correre affrettato, un radunarsi di gente, un interrogarsi a vicenda; quelli che sapevano i particolari li narravano commossi, unanime era il compianto, generale la desolazione, sembrava che ognuno avesse perduto un parente un caro amico. Il D.r Pietro Millevoi aveva ben meritato dalla patria. Nato in Albona il giorno 22 Maggio dell' anno 1826, ancora fanciullo fu inviato prima a Pisino poi a Venezia per gli studi ginnasiali e indi all' università di Padova a ricevere la laurea nelle scienze mediche e nella chirurgia ; quindi passò a Vienna e là colla sua grande intelligenza collo studio indefesso coli' assidua frequentazione degli ospedali seppe perfezionarsi nell'arte sua. Chiesto ed ottenuto il posto di medico comunale di Dignano, ricca la mente di una profonda dottrina, acquistossi in breve tempo la generale estimazione. A Dignano prese in moglie Lucia Luciani figlia del D.r Giuseppe e nipote del cav. Tomaso. Apertosi alcuni anni dopo un posto di medico alle miniere carbonifere di Carpano, lo domandò perchè gli apriva la via di ritornare nella città natale ; ottenutolo prese stanza in Albona e vi rimase fino al giorno della morte. Anche qui primeggiò fra tutti per le rare qualità dell1 ingegno, per la vasta e varia coltura, per la cortesia dei modi: agli studi dell' arte sua associava grande amore per le lettere, e le coltivò con buon successo ; parlava e scriveva bene alcune lingue ■ straniere e nella musica più che dilettante era maestro. Peccato che la sua modestia lo abbia rattenuto di darsi ancora da giovane alla vita pubblica: eletto a deputato al consiglio dell'impero all'età di 57 anni, ebbe subito occasione' di spiegare l'ingegno che aveva sortito; carattere integerrimo, spirito intraprendente stette fermo sulla breccia ove lo chiamava la santa carità di patria, e ogni qual volta gli si presentò l'occasione sostenne la nostra nazionalità, combattè strenuamente pei nostri diritti ; pur troppo la morte ha rapito prematuramente ad Albona il migliore cittadino, all' Istria un valido difensore. I commoventi particolari che accompagnarono la sua morte le magnifiche esequie fatte.pel trasporto della salma, provano luminosamente quanto dolore provasse la città per tal morte, quanto interesse prendessero tutti ad onorarne solennemente la memoria. I funerali-ebbero luogo con pompa splendidissima : apriva il corteo funebre la banda cittadiua, la scolaresca ed il clero, indi il carro tutto coperto di corone e di epigrafi procedeva fra due ale di operai e minatori con torcie ; i cordoni del drappo mortuario erano tenuti dal podestà, da un consigliere del municipio, dai rappresentanti della miniera, della provincia e delle associazioni mediche ; seguivano le rappresentanze dei municipi e dicasteri, la società operaia con bandiera, i minatori e un gran numero di persone non solo d'Albona ma di tutte le borgate e villaggi circostanti : al campo santo, deposto il feretro, l'onorevole deputato provinciale D.r Giacomo Lius con belle parole commemorava 1' estiuto. Così finiva la pia cerimonia, e mesti ritornarono i cittadini deplorando il fatale destino che aveva troncato qnella preziosa esistenza ; tutti lo conoscevano bene il D.r Millévoi, gli avevano tante volte parlato, tutti senza distinzione di classi grandi e piccoli ricchi e poveri : ad ognuno sembrava di averlo ancora dinanzi agli occhi, perchè come di tutti gli uomini superiori, il suo aspetto si scolpiva già a primo tratto nella mente e lasciava una profonda traccia: aveva ilare il volto e un lampo d'intelligenza gli brillava negli occhi ; il suo linguaggio era elegante, vivo, spiritoso, pieno di brio; alla parola efficace univa larghezza di vedute, immaginazione ardita e feconda di idee tutte proprie tutte originali; sapeva analizzare le passioni umane con fina osservazione e studiare bene gli individui ; trattava tutti con affabilità con delicatezza con quell' affetto che sgorga da un cuore ben fatto ; ogni suo atto era gentile e nobile, tutto si scostava dal volgare, talché di lui rimaneva un'impressione simpatica un senso indefinibile di dolcezza che affascinava e co- stringeva adamarlo. La sua bontà la sua. generosità gli acquistarono moltissimi amici, e perfino dai suoi avversari politici seppe farsi stimare e rispettare : la più bella lode-che gli' si possa fare è che, nella difficile,posizione di medico e deputato, non suscitò l'inimicizia di alcuna ; caso più unico che raro: non ebbe nemici. Ed ora la città di Albona piange il benemerito cittadino, ne ricorda i pregi e le belle doti dell' animo. PER LA BIBLIOTECA delle tradizioni popolari istriane PASSATEMPI D'UNA VOLTA Portole, Ottobre 1888. Usavasi a Portole sino circa 1' anno 1840 un divertimento strano e in verità poco gentile. Era il gioco del toro che facevasi gli ultimi giorni di carnevale. Non era propriamente un toro il soggetto, del popolare sollazzo, ma un bue da macello ; e il gioco si teneva, ne' tempi più recenti, fuori le mura del Castello sulla spianata dinanzi il vecchio macello, mentre in tempi remoti si preferiva — per quanto ho udito narrare — la piazza che chiudevasi da ogni parte con steccato. Codesta piazza aveva da un lato il palazzo del Comune da cui assisteva allo spettacolo il podestà veneto, e la chiesa maggiore di San Giorgio ; dall' altro il campanile e il fondaco de' grani. Nel mezzo della piazza sorgeva un' asta che portava in cima il vessillo di S. Marco. Legato alla coda e alle corna alcun drappo variopinto, la gente aizzava l'animale contro di cui si sguin3agliavano.de' cani da toro, i quali erauo ammaestrati a saltargli addosso e ad appenderseglj coi deuti alle orecchie. Il bue da prima ue infilzava qualcuno con le corna, ma stordito dalla voce e dai ripetuti assalti dei cani cadeva alla fine spossato. Non è a dire se allo spettacolo ne pigliasse diletto la gente, perchè v'accorreva in gran numero. 11 gioco del toro venne a cessare dopo che a Capodistria — così mi dissero i vecchi — un bue, superato lo steccato e correndo all'impazzata per le vie della città, ebbe a colpire una do.nua che poi morì. *) Non conosco l'origine di codesto divertimento, chè non m' accadde di trovarne cenno nelle vecchie carte del Castello. Sembra che si facesse anche a Montona, a Buie, a Capodistria e forse iu tutta la provincia. Altro passatempo, da pochi lustri appena caduto in consuetudine, era il gioco del pallone. Si fabbricava di pelle e dopo gonfiato d'aria legavasi fortemente in croce con sottile cordicella. Era divertimento preferito ne' giorni di festa, il dopopranzo ; e vi prendevano parte ricchi e poveri, nè mancavano gli applausi delle donne che assistevano dalle finestre. L' abilità del giocatore stava nel sollevare il pallone a grande altezza ed occorrevano braccio vigoroso e prontezza nel colpire. Talvolta si giocava al palloue col tamburino, che era un cerchio di legno sul quale stava saldata una pelle ben tesa. Sposso anche si faceva la partita coi giocatori dei luoghi vicini. 1 Portolani, ad esempio, andavano a Buie, dove narrano i vecchi che assistesse dal suo palazzo 1' ultimo vescovo di Cittauova. Teodoro Loredan de' couti Balbi. Il quale, a' più bei colpi dei giocatori Portolani da lui prediletti, non poteva trattenersi dall' applaudire : Bravi Portolaui ! Il divertimento a poco a poco cadde iu disuso ; ed è peccato, perocché fosse gioco bello e sano. G. V. ---------- ^T o tizie La società istriana di archeologia e storia patria terrà in Parenzo nel giorno 3 novembre p. v. alle ore Ila. ni. l'annuale suo congresso generale col seguente ordine del giorno: 1. lteso conto morale della società per P anno 1887. 2. Esposizione del conto consuntivo dell' anno 1887, e quello di previsione per l'anno 1889. 3. Elezione della direzione per la durata del V. anno sociale. 4. Eventuali proposte di singoli soci. Il congresso generale della società Pro Patria venne differito per ostacoli impreveduti 1 giorno 18 del corrente mese. 11 consiglio della città di Trieste nella sua seduta del 18 ottobre ha deliberato senza discussione ed a grandissima maggiorauza la seguente proposta dell on. Piccoli e soci : .Visto che la società Pro Patria terrà il suo congresso generale nel mese di novembre di quest' anno in Trieste ; Considerato l'indole e la missione di quella federazione ; Il consiglio della città, lieto dell'avvenimento e grato della scelta di Trieste a sede del congresso, incarica P illustrissimo signor Podestà di porgere alla direzione ed ai delegati dei varii gruppi locali della società „Pro Patria" qui raccolti da tutte le provincie italiane dell' Austria a generale congresso, il più affettuoso saluto della città di Trieste e di provvedere a che i medesimi sieuo qui degnamente ricevuti.' L'ili.ino Podestà ha risposto che, uso adempiere scrupolosamente gl'incarichi del consiglio, procurerà come meglio si convieue di rispondere a questo, che gli viene gratissimo. La presidenza della società politica istriana tenne una seduta il giorno 28 settembre in Pisiuo, ma non ne conosciamo tiu oggi i deliberati. Neil' annuale congresso dei medici distrettuali del Litorale, eh1 ebbe luogo in Trieste il giorno 20 setembre, il dott. Schiavuzzi i. r. medico distrettuale di Parenzo, tenne una interessantissima lettura sulle epidemie di peste bubonica, osservate nell' Istria nel medio evo. Manifestiamo il desiderio nostro e di moltissimi, di leggere questo nuovo lavoro dell' onorevole nostro comprovinciale. Il sesto fascicolo del periodico Pro Patria fu sequestrato dalla Procura di Stato; a tale misura diede occasione un articolo del Dr. Stefenelli: Il Pro Patria e V avvenire. Nel fascicolo che uscirà nella prima metà di novembre più voluminoso del solito, si cercherà di risarcire gli abbonati del danno sofferto. ----- Cose locali Rappresentanza comunale. Seduta terza del 30 giugno p. d., presidente il podestà Giorgio Cobol, commissario governativo 1' i. r. capitano distrettuale cav. Luigi Bosizio Thurnberg, presenti 16 rappresentanti, 4 sostituti. Ordine det giorno. Lettura del P. V. della li seduta dd. 26 Maggio. — Comunicazioni ufficiose — 1. Proposta di festeggiare con una pia istituzione il giubileo di S. M. P imperatore. — 2. Nomina di un rappresentante della città nel comitato istituito dal Municipio di Pirauo per celebrare il II centenario di Giuseppe Tartiui. — 3. Domanda di contributo nella spesa d' escavo del canale di accesso al mandracchio di porta S. Pietro. — 4. Istanza di Bortolo Lonzar fu Biaggio per cessione di fondo pubblico. — 5. Nomina del cappellano della chiesa di Semedella di juspatronato comunale. — 6. Facoltà all' amministrazione del civico spedale di contrarre due mutui attivi. Il podestà apre la seduta alle 7 '/2 pom. — Letto ed approvato il protocollo, partecipa: il telegramma di felicitazione diretto dalla deputazione comunale al comm. Francesco Vidulich capitano provinciale in occasione del 40 anniversario di sua vita parlamentare, il 15 giugno ; e quindi dà lettura della conseguente lettera di ringraziamento del comm. Vidulich. — Contribuirono per il corredo personale dei vigili, la società viennese di assicurazioni fior. 20; e lo stabilimento di assicurazioni di Lipsia fior. 20. — Visitati cou gli on. consiglieri Del Bello e Sandrin, P Ospitale civico e provinciale con 1' annessa casa di ricovero, l'asilo di carità per l'infanzia il monte di pietà, le scuole popolari; il podestà esprime la soddisfazione per il buon ordine e pulizia riscontrati nei pii stabilimenti, e i risultati didatico educativi delle scuole. — L'on. Sandrin nella sua qualità d'avvocato è riuscito a salvare un credito di fior. 372 dell' ospitale, e destiuò le sue competenze liquidate con fior. 5, al pio luogo. — Fu accordato il diritto di tumulazione di due fondi privati nel camposanto. — Si costituì il comitato di finanza coli'on. Riosa presidente, on. Belli relatore ; ed il comitato per il cimitero coli' on. Andrea Bullo presidente, e on. D.r Domenico Manzoni relatore. Primo punto dell' ordine del giorno. 11 podestà propone a nome della deputazione che sia votato per acclamazione il seguente ordine del giorno, che la rappresentanza accoglie unanime : „La rappresentanza comunale di Capodistria interpretando i sentimenti della popolazione rassegna a S. M. I. R. Apos.a 1' Augustissimo Imperatore Francesco Giuseppe I. 1' omaggio d' auguri leali e devoti nel 40.® anniversario di reguo, e per sollennizzare degnamente la faustissima ricorrenza sotto 1' auspicio dei saggi e magnanimi desideri Sovraui istituisce per conto e nome del comune locale di Capodistria, a favore del patrimonio intangibile dell' ospitale civico, la fondazione di fior. 2000, col frutto auuuo del (j% da rogarsi a perpetua memoria addì 2 Dicembre 1888. Secondo punto dell'ordine del giorno. 11 podestà legge la nota del municipio di Pirano, con la quale invita la nostra città a far parte con un suo rappresentante al comitato di 15 cittadini assieme a un rappresentante della città di Trieste, e di 13 città dell'Istria, per celebrare nell' aprile 1892 con grandi festività il secondo centenario dalla nascita di Giuseppe Tortini.* Longo, loda il pensiero gentile e patriottico della città di Pirano, poiché l'onorare la memoria dei nostri grandi è segno di civiltà; parla delle opere gloriose di Tartini, e raccomanda di concorrere con ogni mezzo a rendere più solenni le testimonianze d'onore all'insigne autore della «Sonata del diavolo." Viene eletto a far parte del comitato quale rappresentante della città, 1' on. Pietro Madonizza. Terzo punto. In seguito a domanda dell' I. R. ispettorato superiore di Finanza, per concorrenza da parte del comune, considerato l'uso che ne viene fatto per lo sbarco dei concimi, nella spesa di escavo del canale d'accesso al mandracchio di porta S. Piero, calcolata fior. 411.38.; — il podestà a nome della deputazione propone di concorrere con la terza parte cioè fior. 137.13'/a- A richieste degli on. Babuder e Badoicovich, il podestà dichiara non esservi obbligato il comune, ne spettare al governo marittimo la cura dei porti così detti morti. L'on. Zetto Guido coli' adesione dell'on. Calogiorgio propone che la concorrenza sia fissata all'importo di fior. 137.13Va e non altro; e la proposta della deputazione così modificata viene accolta. Babuder raccomanda, in caso di contestazioni, per maggiori spese, di non pregiudicare il lavoro ma informarne la rappresentanza. Quarto punto. Si accorda a Bartolomeo Lonzar la demolizione della rampa a spese sue, e cessione del fondo al prezzo di fior, uno al m. q., dinanzi la casa fu chiesa di S. Uldarico in calle del teatro vecchio. Quinto punto. In seguito a domanda del venerabile Ufficio parrochiale, diretta al comune jus patrono della chiesa di Semedella, viene nominato a voti unanimi a ! custode il rev.mo Don Giacomo canonico Micalich. Sesto punto. Viene approvata la proposta di mutuo attivo con ipoteca per conto del' ospitale, con Francesco Utel fu Agostino per fior. 200, e conjugi Bonivento per fior. 400. La rappresentanza accorda di trattare d'urgenza una istanza presentata il giorno avanti da parte dei fratelli Turco di S. Antonio a mezzo dell' avv. Gallo, debitori di un capitale di fior. 500 verso l'ospitale, con fior. 261.17 Va di interessi arretrati, perchè sia loro accordato l'affranco del capitale con un abbuono di fior. 50 de-gl' interessi ; rinunziando così al diritto di prescrizione, e facendo valere le miserevoli loro condizioni economiche. Sopra proposta della deputazione la domanda viene accolta. Babuder coglie P occasione per raccomandare che non sia in avvenire permessa 1' acumolazione di così grossi censi arretrati, e quindi la rappresentanza non si abbia occupare di simili affari. Nominati gli on. Almerigogna e Zetto Guido per la firma del protocollo, la seduta viene levata alle ore 91/*- IV. Seduta del 19 luglio ; presidenza del podestà Giorgio Cobol; commissario governativo Guido Permeilo i. r. commissario distrettuale; presenti 23 rappresentanti ed 1 sostituto. Ordine del giorno. Istanza di E. L. Roullet per usare a scopo industriale il sottosuolo del Belvedere ed i fondi comunali adjacenti, colla subordinata d' acquisto del fondo sito a levante del terrapieno. Il podestà apre la seduta alle 8 pom. e ricorda la morte del D.r Zaccaria Lion, medico, per lunghi anni rappresentante comunale ; ne tesse gli elogi e invita la rappresentanza a dimostrare il suo condoglio con le usate forme. Gli on. rappresentanti assorgono. Passando all' ordine del giorno. Il podestà espone che il sig. Roullet, avendo incontrate delle difficoltà nell' esecuzione di un progetto per costruzione di una cantina nel territorio comunale, al confine con quello d'Isola; informato da esso on. podestà sulla possibilità e convenienza di costruire la cantina sotto gli spalti del nostro belvedere; visitato il luogo e trovato conveniente: il sig. Roullet aveva presentato un istanza per ottenere 1' uso gratuito del sottosuolo del belvedere, ed altri diritti, onde esercitarvi per conto della società generale [francese di conserve alimentari, la fabbricazione di vini e liquori, ed industrie affini, e qualunque industria non contemplata dal §. 27 della legge 15 marzo 1883. Letta P istanza e ispezionati i relativi piani di situazione da parte degli on. rappresentanti; il podestà a nome della deputazione nell' intento di favorire P impianto di una grande industria e di assicurare alla città i molteplici vantaggi inerenti al suo esercizio, propone : I. di concedere in via gratuita al sig. Emilio Roullet, direttore-amministratore della società generale francese di conserve alimentari in Isola: a) l'uso del sottosuolo entro il terrapieno del belvedere per un'altezza di m. 5 dal livello della strada suburbana, fino al limite segnato dalla perpendicolare del marciapiedi lungo la casa eredi Bischop civ. N. 295, colla facoltà di giovarsi delle muraglie e dei sotterranei rinvenibili, onde costruire a tutte sue spese delle cantine sotterranee ; b) 1' uso della zona di fondo pubblico sottoposto al terrapieno del Belvedere, circoscritto a levante e ponente dal prolungamento in linea retta da muri laterali del terrapieno ad ostro del medesimo, a tramontana dalla strada suburbana larga m. 6 e ciò fin tanto cbe durerà 1' esercizio continuato dell' industria enologica progettata, d'industrie affini o di altre non contemplate dal 27 della legge 15 marzo 1883. IL di concedergli per l'epoca d'un decennio decombile dal giorno della stipulazione di formale contratto e fermo il limite ad b. del continuato esercizio industriale, 1' uso gratuito dell' altro lembo di fondo limitato a ponente dell' area in b., e dal terrapieno del Belvedere ad ostro del muretto di riparo del giardino soprastante a levante del prolungamento in {linea retta della facciata principale dell'istituto Grisoni ed a tramontana dalla strada suburbana di 6 m., accordando altresì al petente di aquistare il fondo medesimo entro il termine del 31 dicembre 1890 al prezzo fin d'ora stabilito di fior. 1.50 al m. q. a favore del comune censuario di Capodistria ; e tutto ciò sotto le seguenti espresso condizioni : 1. che il sig. Roullet sia garante di tutti i danni derivanti eventualmente in causa dell' opera. — 2. che ceda in proprietà del comune qualunque oggetto di valore o di pregio artistico archeologico fosse scoperto durante gli scavi. - 3. che si assuma durante l'uso gratuito ad I la manutenzione e la conservazione allo stato attuale delle muraglie di sostegno del terrapieno fino al livello della spianata del Belvedere. 4. che le cantine ed ogni altra opera costruita nei fondi ad I cadano in proprietà assoluta del comune censuario di Capodistria senza pretesa di nessun compenso alcuno, quando avesse a cessare l'industria. 5. che la condizione premessa al punto 4 valga anche per le opere costruite nel fondo ad II qualora non ne fosse effettuata la vendita entro il termine stabilito senza pregiudizio di ulteriore proroga della concessione d'uso dopo spirato il decennio, alle condizioni che sarà per fissare la rappr. comunale. — 6. che iu caso di costruzioni in tutti due i fondi, anche se avvenuta la compravendita di quello ad II, gli edilizi non sorpassino in altezza il livello della spianata del Belvedere e giardino addiacente. — 7. che per tutte le costruzioni e le innovazioni nei terreni il petente si attenga alle prescrizioni dell' autorità edile muicipale. — 8. che tutte le spese del contratto di cessione ed eventuale compravendita, bolli e tasse relative stieno a carico del sig. Roullet. La rappresentanza accoglie a pieni voti la proposta di massima, e passa alla discussione articolata. Madonizza parla in favore della proposta rilevando la grande importanza dell'industria che sta per essere attivata con 1' appoggio del comune nella nostra città, centro di una importante plaga vinifera; e accenna ai vantaggi che l'industria, sviluppandosi coi grandi mezzi dei quali dispone la società francese, arroccherebbe all' intiera provincia ; nell' interesse generale voterà in favore delle proposte prelette. Gambini propone che sia accordata la facoltà di elevare le volte della cantina sotto il terrapieno del belvedere, oltre i metri 5, in caso di bisogno. La prpposta è accolta. Gambini osserva che potrebbe succedere, per ragioni di sua comodità, non occorresse in avvenire al sig. Roullet tutto il fondo a levante del belvedere e del quale si propone la cessione ad li, e propone sia facoltizzata la deputazione a limitare la superficie da alienarsi conforme il desiderio dell' acquirente. Madonizza si oppone rilevando che il sig. Roullet fece domanda d'acquisto per tutta la superficie, e che non è chiamata la rappresentanza a prendersi cura della supposta convenienza che un giorno potrebbe avere il sig. Roullet, per non acquistare tutta la superficie ora richiesta. Sandrin si associa a Madonizza, contro l'emendamento Gambini. Chiusa la discussione, e posta a voti la proposta Gambini, viene accolta con 13 voti. Tutte le proposte della deputazione sono accolte coi voluti emendamenti ; e con la condizione che restino impregiudicati i diritti del comune rispetto le servitù del pubblico canale che attraversa il fondo ad II della proposta stessa. Gambini rilevato che l'idea di attivare l'industria enologica qui piuttosto che nella progettata località di | Villisano al contiue del territorio comunale, è dovuta all'ili.mo podestà, propone gli sia votato uu atto di ringraziamonto : ciocché viene fatto a voti unanimi. Gambini domanda quali sieno le condizioni del possesso dell' attuale squero eredi Bischop. Podestà, risponde che il comune alienava quei fondi nel 1851 e 1852 al defunto Iohn Bischop per fior. 500, a condizioni fossero interrati entro anni tre, ! con una penale di fior. 400 in caso di mancanza, a j condizione dovessero servire unicamente per 1' esercizio dell' industria navale. Ora i fondi appartengono agli eredi Bischop e non vennero interrati, come stabilito. Gambini rileva l'importanza di quei fondi per deponi il materiale dello scavo per le cautine progettate dal sig. Roullet, propone che d'urgenza sia incaricata la deputazione, salva approvazione della rappresentanza, di trattare per 1' uso di quei fondi onde depon i il ma- j teriale di scavo, ed eventualmente per 1' acquisto. Sandrin, parla iu appoggio e vorrebhe estesa la ! facolta di trattare per 1' acquisto di tutti i fondi in proprietà degli eredi Bischop e contermini al cantiere. Madonizza parla pure in appoggio della proposta Gambini, e aggiunta dell' on. Sandrin. La proposta è accolta a voti unanimi. Eletti Marsich e Gravisi per la firma del proto- i collo, la seduta è levata alle ore 9 l/i- Bollettino statistico municipale di Settembre 1888 Anagrafe: — (nati battezzati) 27; fanciulli 16 fanciulle 11: _ morti 32; maschi 12 (dei quali 7 carcerati) femmine 1) faneiulli 6; fanciulle 12 al di sotto di 7 anni; nati morti 1. Trapassati: 5. V. N. (carcerato) ' da Pirano, d'anni 31; — 7. Cadamuro - Morgante Angelo fu Bortolo d'anni -53. — 10. B. G. (carcerato) da Zara d'anni 44. — Almerigotti Giovanna fu Gio-vanui d'anni 76. — 11. Deponte Nazario fu Nicolò d'anni 74. — B. G. (carcerato) da Spalato d'anni 31. — 12. Deponte Domenico fu Domenico d'anni 74. — Rasman Francesco fu Natale d'anni 66. — 16. W. I. (carcerato) da Wolauscheh d'anni 47, — 20. P. A. (carcerato) da Cittanova d'anni 56. — 26. N. T. (carcerato) j da Zara d'anni 27. — 28, Riz Antonio fu GiOAanni d'anni 88. — 30. D. A. (carcerato) da Trieste d'anni 39. — Più fanciulli 6, fanciulle 12, al di sotto di 7 anni, nati morti 1. - Matrimonii; 5. Bennati Dr. Felice di Giuseppe — Anna Maria Derin di Giovanni Batt. — 8. Pollovich Luigi di Andrea — Maria Beranet di Giovanni. — 15. Dr. Pattay Alessandro Gracco fu Alberto — Catterina de Gravisi di Vincenzo. — 29. Candùsio Giuseppe di Giovanni — Anna Brainik di Giacomo. — 30 Poli Luigi di Gio- ; vanni Felice — Giulia Vascon di Pietro. — POlizia: — Denuncie per furto campestre 0. — per abusivo pascolo 0i.— per contravvenzione di polizia sanitaria 1. — stradale 0. — per giuochi d'azzardo 0. — arresti per eccessi notturni 0. — per furto 2. — per accatonaggio 1. — Sfratti 12. Usciti dall'i, r. Carcere 13; dei quali 2 dalmati, 3 istriani, 4 triestini, 1 earniolo, 3 tirolesi. — Certificasi per spedizione di vino 4 per Ettol. 2 e litri 45 XJX. — Insinuazioni di possidenti per vendere vino delle proprie campagne 1 per Ettol. 13, prezzo al litro soldi 4 i. — Certificati per trasporto di mobili 0. — per spedizione di sardelle salate 5 in 53 barili di 2141 chilogr. di sardoni salati 11 in 707 mastelle di 13120 chilogrammi'; di salamoja 3, in 4 barili di 180 chilogr.; per condotta di animali bovini 11 per capi 18; in oggeito edile 0 ; di morale condotta 1 ; d'indigenato 2. — Permessi di fabbrica 0; rilascio di nulla osta per l'estrazione di passaporto per l'estero 2 ; nulla osta per rinnovazione del permesso di viaggio marittimo 6; di carte di legittimazione 2; libretti di lavoro 3' — Animali macellati: buoi 54 del peso di chilog. 12967 cor chilog. 426 di sego; ■vacche 19 del peso di chilogr. 1965 con 115 chilog. di sego; vitelli 64, agnelli 0; castrati 228. Licenze industriali. 2, per vendita al minuto di vino e cibarie. Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria : Angina difterica, rimasti dal mese di Agosto 2, colpiti in Settembre 2, assieme 4; dei quali guariti 2, morti 1, rimasti in pura 1. — Vaiuolo: nuovi colpiti guariti o morti nesuno. — Lazzaretto'.Nulla affatto. ------------- - Appunti bibliografici Prof. Luigi Morteani. •— Condizioni economiche di Trieste ed Istria nel secolo XVIII. Studiate dalle relazioni dei Podestà Capitani di Capodistria. Trieste Tipografia del Lloyd 1S88. Un opuscolo in ottavo di pagine il. È uno studio parallelo che da un lato mostra il progresso economico di Trieste dalla prima fondazione del porto franco, e dall'altro il decadimento delle industrie nell'Istria-veneta, e per inci--denza lo sperpero e la rovina della Contea soggetta all' Imperio. Il capitolo primo serve d'introduzione a dire delle condizioni di Trieste nel prin--cipio del secolo ; condizioni per vero deplorabili, se la città era ridotta a 5000 abitanti con pochissime industrie e negozi. Il protettorato austriaco non aveva adunque nulla giovato; anzi le cose ^rauo andate di male in peggio. Il protettorato d'un principe lontano e straniero non era per sè un mezzo di prosperità; conveniva che il protettore ci trovasse il suo interesse ; solo allora poteva sorgere Trieste. Tale felice occasione di prosperità direttamente per l'Austria e indirettamente per Trieste fu il trattato di Utrecht per cui l'Austria acquistò Napoli, Milano e i Paesi Bassi. Allora dovette pensare di mettere questi paesi in comunicazione coli'interno della monarchia, allora sorse 1' emporio di Trieste, e così Trieste ottenne quello che sempre aveva desiderato, cioè la libertà del movimento. L'autore si rivolge nel secondo capitolo a considerare lo stato economico dell'Istria il movimento dei prodotti principali, e le tristi conseguenze derivate dall'amministrazione e dalla divisione politica. Il Morteani tocca dei principali prodotti: sale, olio, vino e pesce, e dimostra evidentemente come gì' impedimenti posti dal governo veneto al libero movimento di questi prodotti cagionarono il decadimento economico della provincia. Dando ad ognuno il suo, senza ripetere le volgari accuse testé lanciate con ingratitudine dalla parte slava ma anche senza inutili panegirici di di uno stato illustre ma allora decaduto, ben a ragione il Morteani rimprovera al governo Veneto l'introduzione nell'Istria „di una gente rozza straniera di lingua e di costumi alla coltura italiana della Provincia, inerte, maliziosa, bugiarda, dedita eccessivamente ai furti, alle rapine ed alle violenze; e rimprovera pure al governo di non avere rialzato l'elemento italiano con provvedimenti radicali ed interni, con sussidi e con franchigie. Nel capitolo terzo ritorna a Trieste per dire del suo movimento commerciale e dello stato economico, desunto specialmente dalla relazione al Senato di Enrico Dandolo Podestà e Capitano di Capodistria ; e da scritture depositate nell'Archivio Veneto. È della massima importanza anche oggi ciò che nel capitolo quarto l'autore dice dello sviluppo delle varie industrie a Trieste. Nel 1768 esistevano a Trieste: 1. Una fabbrica di velluti ad uso di Genova diretta da un Genovese con dieci lavoranti livornesi e genovesi. 2. Detta di Terzanelle o Camelotti di seta. 3. Tre cererie con uomini veneziani e bergamaschi. i. Quattro fabbriche di rosoli. 5. Fabbrica di Cremor di Tartaro, diretta da un Veneziano. 6. Due corderie, una del Balletti diretta da un tal Sinibaldi di Po ; l'altra dei fratelli Bussini (leggi Bozzini) da San Remo. 7. Fabbrica di tela dei Bozzini stessi. 8. Tre fabbriche di sapone. 9. Due scorzerie, una dei fratelli Luzzatti israeliti, l'altra di G. B. Umer Veneto. 10. Una raffineria di zuccheri. Dopo la morte di Maria Teresa le fabbriche aumentarono considerevolmente. Nel 1792 esistevano a Trieste 19 fabbriche di rosoli, 5 di sapone 1 di zuccheri, 3 di maioliche, 2 di cera, 2 di conciatura pellami, 1 di tele Lunette, 1 di verde eterno, 1 di carte da giuoco, 4 di cordaggi, 2 di filati rossi, 5 di salagioni, i di teriaca, t> di confetture, 1 di Rhum, 1 di azzurro di Berlino, 4 di candele di sego, 2 di paste. E poiché la statistica con le sue mute cifre è, come la storia, maestra di vita, queste tabelle danno luogo a due considerazioni. La prima si è che l'industria triestina del secolo scorso era maggiore di quella di oggi. Tutto non si aspettava dal porto franco, e dal mare; i nostri padri pensavano anche a produrre. ') Di queste industrie sono testimoni i nomi di varie contrade in città vecchia e nuova. — Contrada della cereria, del sapone, dei cordajuoli, ecc. Ora è invece onnipotente l'affannosa industria dei giuochi di borsa. Temo sia questo un segno di decadimento: vedano i miei Triestini di non imitare i Veneziani del secolo scorso, vivendo alla giornata, e rigettando tutta la colpa dei mancati guadagni ai tempi mutati. In secondo luogo i vecchi Triestini nel piantare una nuova industria andavano a cercare gli uomini sopra ciò nei luoghi dove più fioriva l'industria stessa. Le fabbriche di cui sopra erano quasi tutte condotte da Italiani, e specialmente da Genovesi e Veneziani. Grande lezione postuma al governo veneto, che per ripopolare l'Istria fece venire orde di Bosniaci e di Morlacchi. Pure la buona volontà non mancava agl'Istriani, ai veri Istriani, ingiustamente accusati d'inerzia perchè confusi con gli ultimi venuti. Un certo Giacomo Genzo ottenne il permesso ed il privilegio di erigere a Capodistria un grande filatojo. ') A Capodistria fioriva pure l'industria della conciatura delle pelli, la quale non potè poi mantenersi per nuove imposte. E così dicasi di altre industrie nella provincia che tutte decadevano per due ragioni: l'obbligo di smerciare tutto a Venezia o le gravose imposte. Quindi il decantato benessere proveniente dal poco o nulla, che si doveva all'erario, s'intende per chi stava con le mani alla cintola; chi lavorava pagava. Anche Gian Rinaldo Carli fondò un lanificio nelle vicinanze di Capodistria; ma i suoi tentativi fallirono pel nessun appoggio del governo. Ed è uno strano contrasto, conchiude il Morteani, ed un'ironia del destino che al tempo del massimo decadimento, la provincia desse uno de' più grandi economisti del secolo ; il quale poi, aggiungo io, trovò altrove un campo migliore alla sua attività. Per queste vicende adunque Trieste sostituì Aquileia, Ravenna e Venezia, e fattosi emporio dell'Adriatico divenne il centro naturale pure dell' I-stria. Rotte poi le barriere che Io tenevano diviso dalla provincia fu un sol tutto con questa. Trieste ed Istria è oggi una locuzione arcaica. Tutte queste ricerche e tabelle, con lucido ordine esposte, rendono lo studio del bravo Morteani molto importante. Il fascicolo fa poi parte del Programma del Ginnasio comunale superiore di Trieste, con cura compilato per celebrare l'anno ') Genzo non Ghenz. Probabilmente padre di Don Giacomo Genzo noto organista. 11 filatojo sorgeva nella casa Genzo sotto riva. venticinquesimo della fondazione dell'istituto, e che mi dicono molto bene riuscito. p. ------—- Nel penultimo numero venne ommesso un capoverso negli appunti bibliografici a pag. 150, „di una topografia del Veronese dell'egregio Bertoldi," e lo pubblichiamo oggi perchè contiene un cernia della topografia di Capodistria che speriamo invoglerà a nuovi studi e forse a scoperte interessanti. „Lo stesso autore (il Bertoldi) pubblicò pure una topografia del Veronese del secolo XV. Non è certo disegnato secondo le regole, nè vi sono nemmeno conservate le proporzioni geometriche, nè avvi orientazione; però è la più antica che si conosca. Nell'opuscolo l'autore ci dà riprodotta la veduta prospettica di Verona, di misura eguale a quella disegnata nella Topografìa. Arieggia il dissegno in marmo o in legno di una città posta sulla palma della mano-destra di un santo, e che il protettore ha l'incomodo di tener sempre sospesa. Ma è importante per l'antichità, pei due recinti di mura, l'interno Teodiciano, e l'esterno degli Scaligeri; pei nomi delle porte e-dei ponti. Questo successivo dilatarsi della città, e la duplice ed anche triplice cinta si nota in tutte le città italiane. Firenze era sobria e pudica, ......dentro dalla cerchia antica Onde ella toglie ancora e terza e nona. Pah. XV. Milano ha tre cerchie: la romana, la medioevale, e la spagnola. La cerchia romana abbattuta si può ricostruire anche oggi con la fantasia, e ne è buona spia l'improvviso allargamento delle vie moderne con discesa. Così anche a Capodistria. L' antico recinto è segnato nello stesso modo. Allo sbocco di Cale-garia per esempio, prima di scendere e voltare verso la via del Ponte, o giù per la gradinata, certo-alzavasi le mura prime, dove ora sorge la casa Marsich. E così in tutti i punti donde si scende e le vie si allargano, come sotto il Ginnasio, sotto V ospitale sopra il Carantan, ammasso di rottami di antiche mura. Ma io vogo sul remo all'eruditissimo Gedeone, e così di lontano arrischio di dire spropositi. Torniamo adunque a bomba per additare agli eruditi e specialmente ai nostri Zenatti e Morpurgo, compilatori della Rivista critica, un' antica lauda di Verona, (') editta dal Bertoldi in questa Topografia. P. T. (') È uscito il terzo numero della Rivista, e contiene, tra altri pregiati lavori, un articolo del Casini sui recenti studi su Dante del Carducci, del Bovio c del gesuita Cornoldi, traditore di Dante e degno d' esser fitto in gelatina.