43 ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit 1 Flavio CARBONE, Ph.D. Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e-mail: flavio.carbone@uniroma1.it Francesca NEMORE, Ph.D. Dipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-Filologiche e Geografiche, Università La Sapienza e-mail: francesca.nemore@uniroma1.it Where they Create Archivists: from the Parchment to Bits ABSTRACT Through the historical illustration of the evolution of archival teaching methods, both at university level and wi- thin specific training, the authors attempted to answer several questions about how the archivist should develop training. What should be the purpose of these courses? What subjects should be included in the training curricula of the third millennium archivists? These and other questions were tried to be answered by illustrating two case studies: the historical evolution of the teaching given at the Special School for Archivists and Librarians and the description of the experience of the course of military archives held in December 2016 at the Historical Office of the General Command of the Carabinieri. Key words: archival courses, military archives, Special School for Archivists and Librarians, training of archivists, update of archivist Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit SINTESI Attraverso l’illustrazione dell’evoluzione storica dei metodi di insegnamento dell’archivistica, sia a livello univer- sitario sia all’interno di specifici corsi di formazione/aggiornamento, si è tentato di rispondere a diversi interroga- tivi su come debba evolversi la formazione dell’archivista. Quali devono essere le finalità di questi corsi? Quali materie devono essere inserite nei curricula formativi degli archivisti del terzo millennio? A queste e ad altre do- mande si è cercato di rispondere illustrando due casi esemplificativi: l’evoluzione storica degli insegnamenti impar- titi alla Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari e la descrizione dell’esperienza del corso di archivistica militare svoltosi a dicembre 2016 presso l’Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. Parole chiave: corsi di archivistica, archivi militari, Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari, formazione degli archivisti, aggiornamento degli archivisti Kje ustvarijo arhiviste: od pergamenta do bitov IZVLEČEK S pomočjo ilustracije zgodovinske evolucije metod poučevanja arhivistike, tako na univerzitetni ravni kot tudi v okviru posebnega usposabljanja, so avtorji poskušali odgovoriti na več vprašanj o tem, kako naj arhivist razvijejo usposabljanje. Kakšen bi moral biti cilj teh tečajev? Kateri predmeti bi morali biti vključeni v učne programe tret- jega tisočletja? Na ta in druga vprašanja so poskušali odgovoriti s pomočjo dveh študij primerov: zgodovinskega razvoja pouka na Posebni šoli za arhiviste in knjižničarje, in opisa izkušenj o poteku izobraževanja v vojaškem arhi- vu, ki je potekal decembra 2016 na Zgodovinskem uradu Generalnega poveljstva karabinjerjev. Ključne besede: arhivski tečaji, vojaški arhivi, Posebna šola za arhiviste in knjižničarje, usposabljanje arhivistov 1. I paragrafi 1 e 4 sono frutto del lavoro di entrambi gli autori, il paragrafo 2 è di Francesca Nemore, il paragrafo 3 è di Flavio Carbone ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 44 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 1 Uno sguardo d’insieme: quale e quanta formazione? Eruditi o scienziati? Dipendenti pubblici, dipendenti privati o liberi professionisti? Sono questi i quesiti alla base della riflessione presentata in queste pagine. Si può partire da tali domande per dare uno sguardo al lungo percorso formativo all’interno dei principali centri di formazione per gli specialisti del settore, dapprima gli archivi di stato e l’Università e poi progressivamente altri istituti, associazioni, enti che hanno offerto una visione ora più ampia ora più specialistica allo scopo di far conoscere un patrimo- nio e un mondo archivistico sempre più proiettato verso ambiti esterni al circuito tradizionale degli archi- vi di stato. I corsi di formazione per archivisti furono istituiti in Italia già in periodo preunitario presso gli archivi delle ex capitali, ad esempio la Scuola dell’Archivio di Stato di Napoli fu fondata nel 1811 allo scopo di formare il personale dei regi archivi e quella di Firenze fu istituita da Francesco Bonaini nel 1856, anche se vanta origini Settecentesche, per dare agli “apprendisti” dell’archivio la preparazione scientifica necessaria allo svolgimento del loro lavoro (Manno Tolu, Martelli, 2005). Nel periodo immediatamente successivo all’Unità fu fondata la Scuola dell’Archivio di Stato di Roma (1878) principalmente incentrata sullo studio della paleografia a cui solo a partire dall’inizio del Novecento con Eugenio Casanova si aggiunse l’insegnamento dell’archivistica. A distanza di pochi anni, cioè nel 1884, Leone XIII istituì presso l’Archivio Segreto Vaticano una “Scuola speciale di Paleografia e Storia Comparata, per mezzo della quale il giovane clero possa far tesoro di una solida erudizione e perfe- zionarsi in esercizi di sana critica” (http://www.scuolavaticanapaleografia.va/content/scuolavaticanapa- leografia/it.html). Dopo l’Unità d’Italia le scuole di APD (Archivistica, Paleografia e Diplomatica) furono regola- mentate per la prima volta dal Regio Decreto 2 ottobre 1911, n. 1163, all’art. 58 si legge “negli archivi designati dal ministero, […], sono aperte scuole di paleografia e dottrina archivistica per cura degli impie- gati addetti ai medesimi, sotto la vigilanza dei sopraintendenti o direttori”. Il regolamento delle scuole fu poi confermato dai successivi provvedimenti normativi in materia di archivi, in particolare all’art. 14 del Decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, si legge “presso gli Archivi di Stato […] sono istituite scuole di archivistica, paleografia e diplomatica. Le scuole rilasciano il diploma di archi- vistica, paleografia e diplomatica”. Nessuno dei due decreti specifica però quale avrebbe dovuto essere l’ordinamento didattico dei corsi, però dalla denominazione data ai corsi si può intuire come fosse pre- ponderante l’insegnamento della paleografia e solo a partire dalla metà del Novecento l’archivistica as- sunse il ruolo di insegnamento basilare all’interno delle Scuole. L’insegnamento era rivolto agli alunni di prima categoria che, durante il tirocinio, avrebbero dovu- to seguire la “scuola di paleografia e dottrina archivistica” (art.23 del RDL n. 1163) per ottenere l’idonei- tà necessaria all’immissione in ruolo. È utile sottolineare altre due questioni correlate: nelle sedi in cui non vi era una scuola, sarebbe stato il direttore o un funzionario designato a seguire i candidati mentre per il personale dell’Archivio di Stato di Firenze sarebbero stati riconosciuti i corsi svolti presso il “regio isti- tuto di studi superiori pratici e di perfezionamento” (dal 1923 Università degli Studi di Firenze). Tutti avrebbero dovuto comunque sostenere gli esami finali al termine del periodo di tirocinio (art.25). Il Capo V del testo normativo disciplinava più nel dettaglio le questioni scolastiche prevedendo, ad esempio, la biennalità del corso, il numero non inferiore a 60 delle lezioni da seguire durante l’anno e della durata ciascuna di un’ora e mezza (art. 59). L’articolo successivo dava la possibilità di ammettere anche studen- ti esterni in possesso di “studi liceali”. Dallo studio dei programmi generali previsti per il corso di studi, si evince che una parte significa- tiva delle materie verteva sulla paleografia latina, mentre la seconda parte che era dedicata alla dottrina archivistica focalizzava l’attenzione sui diversi aspetti della materia, a partire dalla storia degli archivi, all’uso della suppellettile archivistica o al servizio verso le amministrazioni pubbliche governative. Una parte del programma era dedicata alla diplomatica (ma si può affermare in misura inferiore alle altre), mentre uno spazio residuale era lasciato alle discipline ausiliarie. Dunque, in linea con la tendenza forma- tiva dell’epoca, la paleografia rappresentava la materia principe e si poteva considerare il vero e proprio “cavallo di battaglia” degli archivisti dell’epoca, espertissimi della materia che consentiva una nuova rilet- tura di tutta l’età medievale e rinascimentale italiana. Per avere il primo insegnamento universitario di “Archivistica applicata” bisogna aspettare il 1925- 1926 quando, presso la neonata facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma, la cat- tedra fu affidata a Eugenio Casanova, direttore dell’Archivio di Stato di Roma e dell’Archivio del Regno 45 ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 (AS Sapienza, Fascicoli del personale docente, Casanova, Eugenio). I principali insegnamenti all’interno del corso erano quelli di archivistica generale con nozioni sulla gestione degli archivi storici e sulla forma- zione degli archivi, di paleografia e diplomatica, necessari per chiunque volesse approcciarsi alla docu- mentazione presente negli Archivi di Stato, e infine l’archivieconomia, termine con cui lo stesso Casano- va, nel manuale scritto appositamente per gli studenti del corso (Casanova, 1928), identificava tutti gli elementi necessari per il corretto impianto dei locali adibiti ad archivio e dei metodi idonei alla preserva- zione dei documenti Una parte importante delle lezioni era dedicata anche ai materiali e ai supporti scrittorei oltre che alle operazioni di restauro e ai laboratori pratici svolti presso l’Archivio di Stato di Roma (AS Sapienza, Facoltà di Scienze politiche, Libretti delle Lezioni, a.a. dal 1925-1926 al 1934-1935). Allo stesso Casanova fu assegnato l’insegnamento di archivistica presso la Sezione Speciale per Bibliote- cari e Archivisti, istituita nel 1927, per volere del direttore Vincenzo Federici, presso la Scuola di Storia Medievale e Moderna della stessa Università (Annuario della Regia Università di Roma per gli anni 1925- 1928). Bisogna comunque aspettare il 1952 perché venga istituita, quale organismo dotato di piena auto- nomia, la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari (D.P.R. 19 settembre 1952, n. 1697, ratificato con l. 9 febbraio 1963, n. 153) dove, tuttavia, per i primi anni l’insegnamento di “Archivistica speciale con esercitazioni”, cui si aggiunse l’anno seguente quello di “Archivistica generale e legislazione archivistica comparata”, fu affidato a professori a contratto, quali Leopoldo Sandri e Leopoldo Cassese; si dovettero attendere gli anni ’70 perché fossero costituite cattedre stabili con professori affidatari della materia. In conseguenza della riorganizzazione dei percorsi formativi universitari (l. 15 maggio 1997, n. 127, e D.M. 3 novembre 1999, n. 509) nell’anno accademico 2001-2002 presso la stessa Scuola fu istituito il corso di laurea triennale in Scienze archivistiche e librarie e nel 2004-2005 il corso di laurea magistrale in Archivi- stica e biblioteconomia; quest’ultimo è stato costituito in conseguenza dei correttivi imposti dal decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n. 270 che modificava il precedente testo normativo. Nel 2010 con decreto rettorale n. 770 del 21 dicembre le attività della SSAB sono state sospese e tutto il suo personale (docente e non) e l’offerta formativa sono confluiti nel Dipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-Filo- logiche e Geografiche. Attualmente presso il Dipartimento sono attivi il corso di laurea magistrale in Archivistica e biblioteconomia e la Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari, oltre al Dot- torato di Ricerca in Scienze Documentarie, Linguistiche e Letterarie. Oltre ai corsi istituzionali a partire dagli anni ’90 si è assistito alla nascita di una serie di corsi di specializzazione, esterni alle strutture degli Archivi di Stato e delle Università, e offerti dall’ANAI (Asso- ciazione Nazionale Archivistica Italiana) e da altri enti e istituti pubblici e privati. Si tratta principalmen- te di corsi rivolti a particolari aspetti della professione o a particolari tipi di archivi e/o archivistica, ad esempio i corsi ANAI-GIAI sull’archivistica d’impresa, il corso recentemente organizzato dall’Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri sull’archivistica militare e ancora il corso di Archivistica Contemporanea organizzato dall’Archivio Centrale dello Stato. Scopo di questo intervento è quello di offrire una panoramica di alcuni dei corsi e dei diversi ap- procci all’insegnamento dell’archivistica che si sono susseguiti nel corso degli anni in una realtà, come quella romana, che è ed è stata la sede di Scuole prestigiose e corsi di specializzazione. Si tenterà così di definire l’evoluzione storica dell’insegnamento dell’archivistica e come pur mantenendo un saldo legame con il passato è ormai proiettata al futuro con linguaggi sempre più legati all’informatica e alla necessità di commistione con gli altri settori disciplinari che si occupano di beni culturali, come biblioteche e mu- sei. 2 La Scuola Speciale Archivisti e Bibliotecari Al 1927 risale la nascita della Sezione Speciale per Bibliotecari e Archivisti all’interno della Scuola di Storia Medievale e Moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia de La Sapienza (art. 126 dello Statuto dell’Università). Il corso di durata biennale era accessibile ai laureati in lettere e in giurisprudenza e pre- vedeva due distinti curricula uno per bibliotecario paleografo e uno per archivista paleografo. Per l’acces- so ai corsi si doveva dimostrare la conoscenza del latino, del francese e di almeno un’altra lingua straniera. Il curriculum archivistico era orientato principalmente alle discipline medievistiche con gli insegnamenti di paleografia e diplomatica, di cronologia, cartografia medievale e storia delle istituzioni medievali, il solo insegnamento di archivistica presente era tenuto da Eugenio Casanova. Anche all’interno di questi corsi grande importanza era data alle esercitazioni pratiche da svolgersi presso l’Archivio di Stato durante le ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 46 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 vacanze autunnali. Alla fine dei corsi dovevano essere sostenuti gli esami nelle materie impartite. Non era previsto un esame finale per il conseguimento del diploma. Nel 1940 (RD 26 ottobre 1940, n. 2069) il curriculum per archivista paleografo fu soppresso e la Sezione fu trasformata in Scuola di specializzazione per bibliotecari annessa alla Facoltà di Lettere. Il corso per archivista paleografo fu ripristinato con il DCPS n. 1758 del 31 dicembre 1947 che istituiva una Scuola speciale per Bibliotecari e Archivisti Paleografi, ancora una volta però nei piani for- mativi prendeva il sopravvento l’aspetto paleografico rispetto a quello più strettamente caratterizzante la professione, lo scopo della Scuola doveva essere quello di «fornire la preparazione scientifica e tecnica, particolarmente paleografica, a coloro che intendono dedicarsi al governo delle biblioteche e degli archivi pubblici, e altresì di perfezionare coloro che, appartenendo al personale di questi istituti, già possiedono tale preparazione» (Pratesi, 1992, p. 20). Nonostante l’insegnamento dell’archivistica fosse già radicato all’interno dell’Ateneo romano bisogna arrivare al 1952 per avere l’istituzione di una struttura accade- mica dedicata alle discipline che si occupano di materiale documentario. È con il D.P.R. 19 settembre 1952, n. 1697 che viene istituita la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari a cui viene riconosciuta la fisionomia di una facoltà e viene dotata di un proprio organico. All’interno della SSAB erano previsti tre diversi curricula formativi: archivista paleografo, bibliotecario e conservatore di manoscritti. Per accedere alla Scuola, almeno per i suoi primi anni di vita, era necessario essere in possesso della laurea in lettere, in giurisprudenza e in scienze politiche, inoltre per gli allievi che non avevano conseguito la maturità classica era prevista una prova preliminare per verificare la conoscenza del greco. Il corso per archivista paleografo: almeno fino agli anni Ottanta gli insegnamenti rimangono orien- tati verso l’ambito medievistico, con una netta prevalenza degli insegnamenti di paleografia e diplomatica rispetto a quello dell’archivistica, tanto che, come detto sopra, fino al 1970 non si ha un affidamento stabile per l’insegnamento della materia ma vengono assegnati annualmente contratti di insegnamento ad archivisti di stato o a docenti di altre discipline, come avviene ad esempio per Giorgio Cencetti, docen- te di diplomatica, a cui fu affidato l’insegnamento di archivistica speciale e storia degli archivi per l’aa. 1952-1953 (AS Sapienza, Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari, Libretti delle Lezioni aa. 1952- 1953). Il primo corso di archivistica generale e legislazione comparata degli archivi fu affidato a Leopoldo Sandri nell’aa. 1952-1953 e che lo tenne fino al 1982 quando fu collocato a riposo per raggiunti limiti di età (AS Sapienza, Fascicoli del personale docente, Sandri, Leopoldo). Si può dire che il corso tenuto da Sandri fosse suddiviso in quattro macro aree: nozioni sul riordinamento degli archivi, suddivisi per tipo- logie, cioè tra archivi pubblici e archivi privati, con indicazioni relative alla conservazione e al restauro dei documenti, legislazione archivistica italiana ed estera, storia degli archivi, esercitazioni pratiche e visite di studio presso archivi istituzionali (AS Sapienza, Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari, Libretti delle Lezioni a.a. dal 1952-1953 al 1966-1967). Il corso di archivistica speciale tenuto da Cencetti era impron- tato su lezioni di bibliografia degli archivi, e sull’illustrazione degli archivi notarili e universitari. Sandri che prese l’insegnamento nell’anno seguente lo impostò in modo totalmente diverso centrando le lezioni sugli archivi degli stati preunitari e trattandoli separatamente e dando ampio spazio agli archivi ecclesia- stici (AS Sapienza, Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari, Libretti delle Lezioni aa. 1953-1954). An- cora diverso è l’approccio di Leopoldo Cassese che ebbe l’insegnamento nell’aa. 1957-1958, il suo corso era improntato alla descrizione del rapporto tra storia istituzionale ed archivi, tra storia e archivi, alla storia degli archivi e dell’archivistica, ampio spazio era dedicato alle teorizzazioni di Bonaini e Cencetti (AS Sapienza, Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari, Libretti delle Lezioni a.a. 1957-1958). Come si vede da questo excursus storico l’insegnamento dell’archivistica, generale o speciale, che fosse, nel corso dei primi trenta anni della scuola non subì grossi mutamenti. Un primo cambiamento nei programmi e nelle materie insegnate si ebbe solo alla fine degli anni Novanta quando fu inserito l’inse- gnamento di “applicazioni tecniche agli archivi e alle biblioteche”. Un ulteriore avanzamento nell’inse- gnamento dell’archivistica si ebbe a partire dal 2000 quando si iniziò ad impartire anche l’insegnamento di informatica per gli archivi, solo a partire dal 2006-2007 si hanno corsi di “archivistica contemporanea”, benché già sul finire degli anni ’80 fosse stato chiesto più volte da parte del consiglio della Scuola un ade- guamento dei corsi alle mutate condizioni professionali. Infatti è a partire dagli anni ’90 che si affacciano nel panorama archivistico italiano nuove tipologie di professionisti esterni all’amministrazione archivi- stica, si tratta dei responsabili e degli addetti ad archivi depositati presso soggetti privati. La SSAB cessò di esistere nel 2010 ma già dal 2008-2009 era attiva presso l’Università La Sapienza la Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari. Anche in questo caso si tratta di un corso post 47 ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 laurea di durata biennale che prevede all’interno del suo percorso formativo vari curricula tra cui quello di archivista paleografo, dal cui nome si intuisce già il legame con la vecchia SSAB e i suoi insegnamenti, e quello di archivista contemporaneo, più aperto allo studio delle nuove tecniche informatiche applicate agli archivi. A partire dall’a.a. 2016-2017 sono stati attivati presso la scuola nuovi corsi che vogliono sod- disfare le necessità di formazione di studenti e professionisti immersi in un mercato del lavoro sempre più orientato verso l’informatica e in cui la figura del libero professionista sta diventando dominante. Sono stati quindi attivati gli insegnamenti di “gestione e conservazione degli archivi digitali”, “strumenti e me- todi per la ricerca archivistica”, “teoria e tecnica della descrizione archivistica”, che è andato a sostituire ed a integrare il precedente corso di “archivistica generale”, e “tipologie archivistiche pubbliche e private”, che costituisce l’evoluzione disciplinare dell’insegnamento di “archivistica speciale”, rimangono inoltre attivi tutti i corsi riguardanti le applicazioni informatiche e la legislazione per gli archivi. Da questo breve excursus nella storia dell’unica scuola universitaria di specializzazione per archivi- sti è facile comprendere come l’insegnamento della materia abbia subito nel corso degli anni mutamenti dovuti al progredire della tecnologia e quindi all’affacciarsi prepotente dell’informatica sia come stru- mento per il riordinamento e la gestione degli archivi storici, sia come origine stessa degli archivi, nel senso che sono sempre di più gli archivi che nascono e si sedimentano su supporto elettronico. I muta- menti avvenuti nell’approccio alla disciplina sono dovuti anche al diverso tipo di audience che frequenta i corsi di specializzazione, mentre prima si trattava quasi esclusivamente di archivisti di stato che frequen- tavano i corsi per progredire nella carriera, oggi è nettamente superiore la presenza di studenti che opera- no o hanno intenzione di operare come liberi professionisti o all’interno di istituzioni private. La forma- zione di questa ultima tipologia di archivisti deve in larga parte essere orientata a soddisfare le esigenze della committenza e deve quindi ottenere sia una serie di nozioni di base sulla materia ma anche una specializzazione settoriale maggiore a seconda degli archivi di cui si dovrà occupare nel corso della sua carriera. 3 I corsi di aggiornamento e formazione per gli archivisti Va precisato che tra le iniziative avviate da enti e istituti culturali diversi dall’Università e dall’am- ministrazione archivistica è interessante presentare inizialmente quanto svolto dalla Conferenza Episco- pale Italiana e dalle diverse diocesi, spesso in accordo con l’associazione archivistica ecclesiastica (http:// www.archivaecclesiae.org/). In conseguenza dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) e dell’accordo di modifica (18 febbraio 1984, reso esecutivo con l. 25 maggio 1985, n.121) si è introdotta una definizione molto interessante di “beni culturali di interesse religioso” tra cui far ricadere anche gli archivi e le biblio- teche ecclesiastiche (in particolare si rinvia all’art. 12 dell’accordo del 1984, Crosetti, 2010). La necessità di garantire la conservazione e la consultazione degli archivi ecclesiastici ha dato vita a numerose iniziati- ve, coordinate dalla CEI d’intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, dando vita all’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici (ora Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ec- clesiastici e l’Edilizia di Culto, cfr. http://bce.chiesacattolica.it/). E proprio tale ufficio, d’intesa con l’As- sociazione archivistica ecclesiastica, ha avviato numerose iniziative formative a favore del personale im- piegato all’interno degli archivi ecclesiastici tra le quali si ricordano, a solo titolo di esempio, il “progetto di inventariazione dei beni archivistici di proprietà ecclesiastica” tenutosi il 27 e il 28 marzo 2017 a Roma (http://bce.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/25/2017/03/Programma_corso_CEIARTS_mar- zo2017.pdf ), la cui finalità è di orientare i “collaboratori degli archivi delle Diocesi italiane, delle case ge- neralizia e provinciali degli Ordini religiosi” sul progetto e sulle funzionalità del software CEIar. Il 16 e il 17 marzo 2017, si è tenuto un corso di formazione per 21 incaricati diocesani di recente nomina con in- carichi sia per i beni culturali sia per l’edilizia di culto. Il corso, in tutta evidenza, aveva la necessità di dare qualche orientamento a chi si è trovato ad assumere un incarico così particolare e complesso. In parallelo la CEI ha dato vita ad un progetto di portale per i beni culturali ecclesiastici denominato BeWeB (http:// www.beweb.chiesacattolica.it/, Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI, 2015 ), ren- dendo così indispensabile nuovi strumenti formativi per coloro i quali si trovano a gestire gli inserimenti in rete. Al di fuori delle attività previste nelle scuole APD, si deve inserire il corso di archivistica contem- poranea avviato dall’Archivio Centrale dello Stato dal gennaio 2011, dapprima in collaborazione con il CNR e poi anche con l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID). Il corso, strutturato su 150 ore è rivolto principalmente al personale dei ministeri e degli enti pubblici in funzione delle attività condotte sugli archivi correnti e di deposito e alle successive operazioni di versamento all’ACS. (Secondo le informazio- ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 48 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 ni reperibili sul sito dell’Archivio Centrale dello Stato, al 2017 si sono tenute 5 edizioni del corso più recentemente denominato “Corso di Alta Formazione in Archivistica contemporanea” (http://acs.beni- culturali.it/attivita/corsi-di-archivistica-contemporanea/). È possibile ammettere al corso un massimo di 30 frequentatori (20 in servizio nella pubblica amministrazione) che dovrà seguire il corso per i 6 mesi di attività con una frequenza di 150 ore “di attività didattica in presenza, articolate in lezioni frontali, con- ferenze, workshop e seminari, tenuti da professori di diverse università e dirigenti di varie amministrazio- ni”. In previsione del fatto che i frequentatori hanno già una laurea o comunque una formazione sul campo per il settore archivistico, si è ritenuto utile approfondire alcune tematiche tra cui: l’archivistica generale, l’informatica documentale, la gestione del documento informatico e la conservazione digitale. Dunque in tal caso, si tratta comunque di un corso formativo, qualificato, con un taglio dedicato alle esigenze del personale dell’amministrazione che opera negli archivi correnti e di deposito e che ha biso- gno di avere elementi informativi per operare, in collaborazione con altre figure professionali, sugli archi- vi che prima o poi dovranno essere sottoposti ad operazioni di selezione e quindi di versamento all’ACS. In parallelo e con obiettivo diversi si devono presentare altre esperienze: dapprima l’ANAI (Asso- ciazione Nazionale degli Archivisti Italiani) che ha promosso da tempo una serie di incontri dedicati principalmente ai soci allo scopo di fornire ulteriori elementi di aggiornamento e di approfondimento. Nel corso degli ultimi due anni (2016 e 2017), sono state offerte giornate di studio su differenti argomen- ti “Le fonti archivistiche lo scarto (26-27 giugno 2017), “gli archivi fotografici. Conservazione e cataloga- zione (18-19 maggio 2017)”, “Introduzione agli archivi dello sport - corso base di archivistica sportiva (27-28 febbraio 2017)”, “Lo standard PREMIS e la conservazione digitale (9-11 giugno 2016)”, “Descri- vere, condividere e valorizzare i patrimoni culturali. Linguaggi di marcatura, standard di dominio, model- li concettuali: strumenti, metodologie e pratiche (21-22 aprile, 5-6 maggio, 26-27 maggio 2016)”. Come si nota, si tratta di corsi diversi rivolti a distinte figure professionali, principalmente archivisti liberi pro- fessionisti (ALP) ma aperti anche ad archivisti in possesso di competenze diverse o già in servizio nell’am- ministrazione pubblica. Una visione dunque in grado di aggiornare ma non di formare, caratteristica principale riconosciuta dalla stessa associazione in capo all’Università e all’amministrazione archivistica. Infine, anche altre realtà più piccole si sono attivate per offrire un percorso formativo qualificante a favore del proprio personale. In questo caso, si può prendere a campione il 1° corso sugli archivi storici militari, organizzato e condotto dall’Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri a favore del proprio per- sonale, di quello del Museo Storico e di quello degli Uffici Storici delle altre Forze Armate. Il corso, strut- turato su di una settimana didattica per complessive 36 ore, ha offerto una panoramica sui principali ar- chivi storici e sulle possibilità di ricerca in questi cercando di fornire degli elementi minimi di formazione e di orientamento ai frequentatori. Alla base della scelta formativa esiste un’esigenza più ampia. In parti- colare, non esistono dei criteri di selezione per l’impiego del personale presso gli Uffici Storici delle Forze Armate e, fatta eccezione per un dipendente civile del Ministero della Difesa e per un funzionario distac- cato da altra amministrazione, non vi sono militari all’interno di tali organismi dotati di una formazione di base in campo archivistico ad eccezione, tuttavia, di singoli ufficiali che hanno intrapreso autonoma- mente percorsi di studio in grado di fornirli di competenze, sia di base, sia avanzate. Da queste considerazioni, dunque, si è determinato di dare vita al corso che è stato pensato quindi su 4 moduli e rivolto esclusivamente al personale interno agli Uffici Storici e ai Musei Storici delle Forze Armate e quindi, di massima in possesso di qualche elemento conoscitivo delle rispettive realtà archivisti- che per le buone pratiche apprese già sul campo. Si è ritenuto quindi di fornire alcuni elementi di base con il modulo dedicato all’archivistica gene- rale attraverso alcune lezioni frontali tenute da docenti universitari, affrontando anche questioni che, al momento, non sono all’ordine del giorno nei programmi degli uffici storici come ad esempio i documen- ti archivistici su supporto elettronico. Un secondo modulo è stato riservato alla legislazione con riferimento non solo al Codice dei Beni Culturali che pure costituisce la norma generale di riferimento ma anche alle disposizioni ministeriali che consentono l’applicazione concreta da parte del personale. 49 ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 Si è scelto poi di dedicare uno spazio didattico più ampio per il terzo modulo sugli archivi storici. In realtà, oltre alla presentazione della struttura archivistica nazionale che fa capo al MiBACT, sono stati condotti singoli approfondimenti sugli archivi delle Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato e sull’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri (che pure conserva importanti carte militari). Tale area di approfondimento ha consentito di mettere a fuoco con particolare cura diversità e analogie tra organismi quasi simili che svolgono quotidianamente servizi ai cittadini suggerendo alcune soluzioni anche interessanti che i frequentatori hanno saputo cogliere. Un ultimo modulo è stato ritaglia- to a favore dell’archivio storico dell’Arma custodito presso i due distinti enti culturali, Ufficio Storico e Museo Storico, ricostruendo così la storia archivistica dei versamenti e fornendo nuove chiavi interpreta- tive sulle recenti politiche archivistiche che l’Ufficio Storico, in particolare, ha messo in campo. Appare interessante sottolineare che, in tale modulo, sono stati riservati alcuni spazi ad hoc per la gestione dell’u- tenza (in presenza e a distanza) grazie al contributo di un ufficiale psicologo e alla realizzazione di un piccolo laboratorio didattico che ha consentito di apprendere alcune pratiche utili per il prosieguo del lavoro svolto dal personale. Con una prova finale in presenza si è concluso il corso. Anche in questo caso, si tratta di un’iniziativa interessante, al pari di quelle presentate precedentemente, che consente di forni- re una visione d’insieme di un patrimonio culturale e, in particolare archivistico, che per legge non è versato agli Archivi di Stato e gestito direttamente dalle Forze Armate. Al momento, in conclusione, è allo studio un secondo corso che segua la struttura dell’esperienza avviata nel 2016 e che possa offrire un panorama, qualora possibile, ancora più ampio rispetto quanto già fatto. 4 L’evoluzione formativa nel terzo millenio A partire dagli anni novanta, come è stato osservato “l’archivista di Stato, per lungo tempo, ha pressoché esaurito il panorama della professione archivistica nel nostro Paese. Tale centralità è venuta meno nel corso degli ultimi decenni, in seguito a profonde trasformazioni legate, per un verso, al policen- trismo di poteri e funzioni (cui ha fatto da contraltare il depotenziamento delle istituzioni centrali) e, per altro verso, al crescente impiego delle tecnologie informatiche nella produzione e nella descrizione archi- vistica. L’ampliarsi del numero dei soggetti produttori d’archivi insieme anche ad una più diffusa sensi- bilità per la tutela degli archivi ha, inoltre, indotto e poi fatto crescere la domanda di professionisti della documentazione. La necessità di formare nuovi archivisti e di aggiornare la formazione di quelli già in attività, ha così prodotto, da parte di numerosi soggetti, una serie di offerte formative assai diverse per provenienza, impegno, ambito d’interesse”. (Sambito, 2007, p. 23) Va riconosciuto che la riforma universitaria voluta con la legge 15 maggio 1997, n. 127 e i decreti ministeriali 509/1999 e 270/2004 hanno operato una grande trasformazione del sistema universitario nazionale garantendo una forte autonomia per gli atenei con la conseguenza che si è assistito ad una in- credibile proliferazione di corsi di laurea, corsi di laurea specialistica, poi magistrale, master di primo e di secondo livello. Una fortissima diversificazione dell’offerta formativa che ha reso non sempre agevole la scelta da parte di studenti e di genitori anzi che talvolta si è mostrata come fonte di disorientamento. Restano da porsi numerosi interrogativi: formare o aggiornare? Chi è l’utente finale, l’archivista o il personale addetto alla gestione degli archivi correnti o di deposito, o entrambi? Come gestire la didatti- ca, unicamente attraverso attività frontali o inserire una parte di laboratorio teorico/pratico in grado di dare degli elementi concreti e far acquisire competenze ai discenti. Appare interessante quanto emerge dalla descrizione fatta nei paragrafi precedenti delle attività condotte sia presso la soppressa SSAB, poi Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari, e sia presso l’Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per presentare alcune conside- razioni di carattere generale. Innanzitutto che la formazione non può prescindere dal contesto universi- tario e che, attraverso le competenze acquisite in Accademia, è possibile trovare forme di sinergie e inte- grazione. In secondo luogo, va riconosciuto che esiste un’area dei beni culturali e, segnatamente, quelli archivistici, che a lungo è stata poco considerata ai fini della ricerca storica e relegata a posizioni di secon- do piano. In realtà, come è stato indicato precedentemente, tali realtà sono piuttosto vive ed attive e stanno individuando strategie in grado di creare relazioni e rapporti istituzionali allo scopo di aprire, quanto più possibile, gli archivi alla ricerca, senza alcuna distinzione. Restano alla base i problemi comuni di tutti o quasi gli organismi che si occupano della gestione documentaria in chiave storica, ovvero, le ri- sorse a disposizione e le difficoltà di realizzazione di alcuni progetti che necessitano spesso di una visione ad ampio spettro piuttosto che iniziative a breve raggio. ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 50 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 In conclusione di questo breve excursus sull’evoluzione ormai plurisecolare dell’insegnamento dell’archivistica sembrano rivestire ancora una grande attualità le parole di Alessandro Pratesi quando scrive che si è “in un momento particolarmente teso del dibattito […] sulla formazione di archivisti e bi- bliotecari; un argomento antico e ricorrente, […], per lo scontro di due concezioni, una apparentemente più aperta e al passo con i tempi, che intende la formazione soltanto sotto il profilo della preparazione tecnico-professionale, l’altra, anche qui solo apparentemente più tradizionale e retriva, che senza disco- noscere l’importanza di quella preparazione, la vuole però innestata su una solida formazione di base, non necessariamente mirata a quella specifica preparazione ma piuttosto idonea a sviluppare, attraverso un bagaglio culturale coerente in sé, la personalità intellettuale dei futuri archivisti” (Pratesi , 1992, p. 17). Ad oggi il dibattito è ancora in corso, anche se la tendenza sembra quella di equilibrare gli insegna- menti facendo coesistere le materie tradizionali con quelle più strettamente legate all’informatica e alle nuove tipologie di archivi che nel corso degli anni si sono andate formando. A questo fine si sono svilup- pati, a fianco ai tradizionali corsi universitari e degli Archivi di Stato, i corsi di aggiornamento destinati a particolari categorie di archivisti che si trovano a dover fronteggiare le esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione. Fonti archivistiche Casanova, Eugenio, Fascicoli del personale docente, Archivio Storico (AS) Sapienza Sandri, Leopoldo, Fascicoli del personale docente, AS Sapienza Cassese, Leopoldo, Fascicoli del personale docente, AS Sapienza Facoltà di Scienze politiche, Libretti delle Lezioni, aa. dal 1925-1926 al 1934-1935, AS Sapienza Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari, Libretti delle Lezioni aa. dal 1952-1953 al 1966-1967, AS Sapienza Bibliografia ANAI 50 (1999). Supplemento a «Il Mondo degli Archivi», a. VII Annuario della Regia Università degli Studi di Roma aa. 1927-1928 (1929). Roma: Tipografia ditta Pallotta Archivi & Computer (2008), n. 2-3, numero monografico. Archivi per la storia (2001), a. XIV, numero monografico. Atti del seminario ANAI “La formazione professionale degli archivisti”, Erice, 2-4 novembre 2006, in Archivi, a. II, n. 1 (gennaio - giugno 2007). Bonfiglio Dosio, G. (2014). La formazione degli archivisti. In Archivistica. Teorie, metodi, pratiche, a cura di Giuva, L., Guercio, M., Roma: Carocci, pp. 311-335. Capo, L., Di Simone, M.R. (a cura di) (2000). Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia de “La Sapienza”. Roma: Viella. Casanova, E. (1928). Archivistica. Siena: Lazzeri Arti Grafiche. Cencetti, G. (1952). La preparazione dell’archivista. In Notizie degli Archivi di Stato, a. XII, pp. 15-34. Comitato Nazionale per le Celebrazioni del 25° anniversario della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari (1993). Roma: Litograph ’82 snc tipolitografia. Crosetti, A. (2010). I beni archivistici e librari d’interesse religioso. In Aedon - Rivista di arti e diritto on line, n. 3. Duranti, L. (2008). La figura dell’archivista nel mondo contemporaneo. Riflessioni a margine della lettura di un recente volume. In Archivi, a. III, n. 1 (gennaio - giugno), pp. 47-57. Lancaster F. (a cura di) (2003). Passato e presente delle Facoltà di Scienze Politiche. Milano: Dott. A. Giuffrè Edito- re Manno Tolu R., Martelli M. (2005). La Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica “Anna Maria Enriques Agnoletti”. Firenze: Polistampa. Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica (2001). La riforma dell’Università. Le regole dell’autonomia, Roma: Salerno Editrice. Pratesi A. (a cura di) (1992). Formazione e aggiornamento di archivisti e bibliotecari: problemi e prospettive. Roma: Bulzoni Editore. 51 ATLANTI • 27 • 2017 • n. 2 Flavio CARBONE - Francesca NEMORE: Dove si creano gli archivisti: dalla pergamena al bit, 43-51 Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI (a cura di) (2015). Archivi, Biblioteche e Musei Eccle- siastici in Italia. Roma: Gangemi Editore. Università degli Studi di Udine (1994). La Formazione professionale degli archivisti e dei bibliotecari degli enti loca- li. Atti del convegno di studi, Udine 23-25 novembre 1989. Udine: Del Bianco Editore. Zanni Rosiello, I. (2000). Sul mestiere dell’archivista. In Binchi, C., De Zio, T. (a cura di) L’archivista sul confine. Scritti di Isabella Zanni Rosiello, Roma: Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, pp. 371-388. SUMMARY The paper has the aim to show through the teaching of evolution description of archival such as the formation of archivists has undergone changes over the years and evolutions while being remained tied to its origins and to the founding principles of the discipline. Interestingly the study, through archival sources, the tuition at the Special School for Archivists and Librarians, then Postgraduate School of Archive and Library Heritage, where the paleo- graphy and diplomatic teachings remain, alongside the more strictly dedicated courses at ‘ Information archival and contemporary, highlighting the origins of the School within the Special Section for Librarians and Archivists Institute of Palaeography. Equally interesting is the course to be held in December 2016 at the Historical Office of the General Command of the Carabinieri in which alongside a basic archival training are required as specific cour- ses for updating of personnel to the Historical offices of the Forces Armed. Alongside a number of good archival practice has also tried to give the necessary tools to better address the relationship with the user of the archives. The conclusions drawn from these experiences lead to different questions, namely: to train or upgrade? Who is the end user, the archivist or personnel management of current archives or storage, or both? How to manage the teaching, only through frontal activity, or a part of the theoretical / practical workshop can give the evidence and to gain skills to learners? All these questions have no clear answers but it is believed that training and further education, universities and specific courses aimed at certain types of archive, must walk on parallel tracks, indeed should inter- sect and integrate to form the archivist of the third millennium able to better manage all types of file that will be faced during his career. Typology: 1.04 Professional Article Submitting date: 09.04.2017 Acceptance date: 05.05.2017