COMPTES RENDUS, RECENSIONS, NOTES -POROČILA, OCENE, ZAPISI UN IMPORTANTE CONTRIBUTO ALLA LESSICOGRAFIAITALO-SLOVENA: SERGIJ ŠLENC, VELIKISLOVENSKO-ITALIJANSKI SLOVAR -IL GRANDE DIZIONARIO SLOVENO-ITALIANO, Državna založba Slovenije, Ljubljana, 2006; pp. XIV + 1539 Anni fa ho avuto l'onore e il piacere di segnalare nella nostra rivista, v. Lingüistica XXXVIII,2 (1998),l'apparizione del Grande dizionario italiano-sloveno dello stesso autore. Ho concluso il mió resoconto formulando l'augurio e la speranza di molti tra di noi di vedere pubblicata anche la versione sloveno-italiana del vocabolario. Ora 1'abbiamo: con il Veliki slovensko-italijanski slovar/Grande dizionario sloveno-italiano é completata l'opera che servirá agli interessati sloveni e italiani. II Dizionario non é, owiamente, il primo della specie; pero, l'ultimo di una certa mole, quello del benemerito Janko Kotnik risale all'anno 1965, vale a diré a quarant'anni fa, ripubblicato nel 1967 e nel 1972 il che testimonia della sua utilitá e necessitá. Trascorso tale periodo di tempo va da sé che l'apparizione di un nuovo dizionario é stata sentita di urgente attualitá. Nella storia della lessicografia sloveno-italiana possiamo ricordare alcune opere, giacché tutte testimoniano l'interesse da ambo le partí. Sorvolando su quelle che trattano i contatti linguistici in generale, perché, in fin dei conti, del contatto si tratta, partendo dalla lingua del maggior raggio culturale, vale a diré dall'italiano, segnaliamo opere piü importanti che partono dallo sloveno o dalle due lingue. Dal XIX. secolo é da notare di Josip Drobnič, Slovensko-nemško-talianski in taliansko-nemško-slovenski besednjak, Ljubljana 1858, pp. 355; per il XX. secolo, seguendo la lista del compianto Paolo Zolli in Est-Europa, Udine 1984, sono da elencare Jože Iskravec, Vocabolario tascabile sloveno-italiano, Gorizia, Paternolli, 1914, pp. 543; Josip Valjavec, Slovensko-italijanski slovar, Ljubljana, Naša založba, 1924, pp. 404; Ferdinando Kleinmayr, Dizionario tascabile italiano-sloveno e sloveno-italiano/Zepni slovar italijansko-slovenski in slovensko-italijanski, Trieste, Editore J. Stoka, 1919, pp. 296 (2.a e 3.a ed. ibid. 1931 e 1943); Giovanni Androvic, Dizionario delle lingue italiana-slovena, contenente: rególe principali di grammatica e di ortoepía - vocabolario alfabético - dizioni - rególe di reggenza dei sostantivi, aggettivi e dei verbi, corredato dei segni della pronunzia, ecc., Milano, Antonio Vallardi, 1936, pp. CVü-816; Janko Tavzes, Italijansko-slovenski in slovensko-italijanski slovar/Dizionario italiano-sloveno e sloveno-italiano, Ljubljana, Anton Turk edit., 1941, pp. 250 (2.a ed. ibid. 1943). Dal secondo dopoguerra merita citare oltre a parecchi dizionari di volume minore quello di Janko Kotnik, Slovensko-italijanski slovar/Vocabolario sloveno-italiano, Ljubljana, Državna založba Slovenije, 1965, pp. 890 (2.a e 3.a ed. ibid. 1967, 1972) e quello di Anton Grad, Italijansko-slovenski in slovensko-italijanski slovar/Dizionario italiano-sloveno e sloveno-italiano, Ljubljana, Cankarjeva založba, 1969, pp. 445. Nel secondo dopoguerra sono apparsi anche alcuni vocabolari di minor mole destinati a utenti meno esigenti o almeno desiderosi di avere 159 in mano un mezzo per magari una fugace occasione (turismo, contatti sporadici con conoscenze italiane, ecc.). Con il nuovo dizionario, invece, siamo lieti di attirare sull'opera pubblicata l'attenzione soprattutto dei linguisti italiani e di tutti quelli che si dedicano allo studio délia lingua, letteratura, storia, archeologia, etnologia e hanno necessità di consultare opere scritte in sloveno che trattano gli argomenti dei loro orientamenti scientifici. Segnaliamo la nascita di un dawero grande vocabolario sloveno-italiano. L'autore Sergij Slenc, già docente di lingua italiana presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Ljubljana, ha aggiunto ai suoi successi pedagogici e lessicografici anche questo vocabolario, che contiene qualcosa come 90.000 lemmi e più di 1500 pagine. Rispetto ai dizionari testé elencati, anche a quello di Janko Kotnik, il Grande dizionario sloveno-italiano di Slenc offre moite novità. Non solo per la mole del lavoro, ma anche per la quantité di neologismi, il che, confrontando il Dizionario con le opere compílate precedentemente, non puô sorprendere. Il dizionario bilingue, owiamente, parte dal desiderio di offrire la spiegazione di un vocabolo o di un nesso lessicale alla contraparte, in questo caso, di un elemento lessicale di lingua slovena agli interessati da parte italiana. Nello stesso tempo, serve a uno sloveno che cerchi l'espressione appropriata italiana per un concetto sloveno. L'opéra è concepita anche per offrire all'utente sloveno un sinonimo adatto o anche vari termini italiani, a volte un ventaglio di possibilité che poi l'utente potrà valutare e sceglierne una: perciô è prezioso il fatto che soprattutto per le nozioni generiche troviamo il termine sloveno reso con più soluzioni. Lo aveva sottolineato tra gli altri già il Maestro délia lessicologia italiana Bruno Migliorini dicendo che un termine eminentemente técnico quale metempsicosi non pone al redattore anche di un dizionario unilingue nessun problema, mentre lo fanno, si, termini più semplici di uso quotidiano, quali padre, pane, cane, ecc. Lo Slenc traduce a volte i termini usati nello sloveno, ad es., il testé menzionato grecismo conpreseljevanje dus/trasmigrazione delle anime. Il più delle volte lascia il termine scientifico greco o latino, latinizzato: cosi troviamo lo slov. laringolog e l'it. laringoiatra. Un'aggiunta o una traduzione sarebbe decisamente superflua. Perô, l'Autore ha al suo mérito anche quello di non essere scivolato nel campo enciclopédico il che è per la composizione del dizionario un pericolo costante. Perciô lodiamo la decisione dell'Autore di aver offerte una quantità di modi di dire, di locuzioni usuali, anche di proverbi, dove le due lingue che pur rispecchiano la vita psichica e culturale delle due etnie e perciô possono ricorrere, per esprimere la supposta idéntica realtà, a mezzi linguistici diversi, anche se le etnie, in questo caso italiana e slovena, si puô dire, fanno parte di una stessa sfera culturale. La dissonanza tra lo slov. stonoga - it. millepiedi - miriapodi (quest'ultimo termine da Slenc scrupolosamente segnalato come appartenente al linguaggio specialistico, Zool., pl.) è solo apparente: si tratta di contrassegnare con un alto numerale un'alta quantità di elementi. È mérito dell'Autore d'aver incluso nel dizionario anche nomi propri. Malgrado l'autorevole asserzione di Bruno Migliorini, Che cos'è un vocabolario?, Firenze 1960, siamo dell'opinione che in un dizionario bilingue almeno alcuni nomi propri vadano inclusi. E di conseguenza resi, di regola adattati, come appaiono nella lingua ricevente. Giacché, avendo un dizionario bilingue uno scopo pratico, l'utente italiano (e da qui comincio a valutare il dizionario più che altro dal punto di vista dell'utente italiano) deve pur essere infórmate quali sono, poniamo, i termini in sloveno, rispettivamente, per 160 Genova e Ginevra. Awisato sulla forma fónica e scritta del toponimo l'utente italiano non avrà molta difficoltà nel comprendere un proverbio sloveno come vse ceste vodijo v Rim 'tutte le strade portano a Roma' oppure Rim ni bil zgrajen v enem dnevu 'Roma non fu fatta in un giorno'. Legato al nome délia città eterna vi è poi un detto attraente, benché più oscuro, che lo Šlenc qualifica come preneseno/figurato: iti v Rim. Slenc lo traduce correttamente con 'partorire': non sta, certo, al dizionario di cercarne l'origine; probabilmente, spiegano gli etnologi, in altri tempi lo si diceva ai bambini che si meravigliavano dell'assenza della mamma o di una zia. Ripetiamo, in tutti questi casi la presenza nel dizionario di un nome proprio è utile per comprendere il sintagma, soprattutto nel caso dei toponimi. Questo vale forse in minor misura anche per gli antroponimi e per gli etnonimi. Un italiano che non sia specializzato in lingüistica si meraviglierebbe forse della discordanza nello scrivere Italija, Italijan, Italijanka, italijanski, italijanščina d'una parte, e italianist, italianistka, italianistika, italianizem dall'altra: questi ultimi termini sono rimasti voci dotte, non entrate nel linguaggio popolare. Gli etnonimi, a volte, difFeriscono parecchio nella loro immagine fónica e grafica, ad es. Anglež/inglese, Anglija/Inghilterra, o possono essere addirittura del tutto di origine diversa: Nemec/ tedesco, Nemčija/Germania. II Dizionario registra scrupolosamente queste discordanze, dovute aile più svariate condizioni storiche. I sintagmi che comprendono toponimi potrebbero rimanere di difficile comprensione se non si conosce 1'immagine del toponimo nella lingua di partenza; basterà menzionare tridentinski koncil reso con Concilio di Trento. Il nome della città tedesca Aachen/ Aquisgrana potrebbe apparire cosi in un trattato storico come in un articolo giornalistico del nostro tempo. Al contrario, non sarà problemática Padska nižina/la Pianura Padana; anzi, il nome sloveno del fiume, Pad, si ricollega bene al nome in latino. Se trovassimo superfluo incontrare il nome della città di Padova, come del resto quello di Verona, Bergamo e tanti altri, puo apparire utile di trovare nel Dizionario il termine, entrato in sloveno come padovana e spiegato come vrsta plesa 'specie di danza'. Il Dizionario ha, inoltre, il mérito di includere, a volte, il toponimo nella forma oggidi magari meno usata, senz'altro per una migliore conoscenza della geografia, storia e in generale della situazione italiana (e in questo senso il turismo ha una funzione non irrilevante), ma comunque presente in sloveno e non solo negli scritti letterari o giornalistici del secolo scorso e più in là: Neapelj (-Ija) m Geogr. Napoli puó ofírire un esempio convincente. II nome italiano della città partenopea è conosciuto e usato da molti; del resto, napolitanka 'biscottino ripieno' è da tempo apprezzata dai bambini. Al contrario, il nome della più celebre città deli'Adriático settentrionale, Benetke, è da secoli usato esclusivamente néH'immagine fónica slovena, appoggiato anche dall'ampia famiglia, nel Dizionario attentamente registrata: beneški cekin, beneški dož, beneška republika. II Dizionario, un altro mérito suo, distingue tra veneziano (= di Venezia) e veneto (= del Veneta) e registra anche il termine lingüístico venetski (= venetico). Per quanto riguarda 1'antica Tergeste, dal nome venetico o illirico che sia, 1'immagine fónica e grafica latina è diventata in sloveno Trst, tržaški. Riguardo al nome della città giuliana è stato giusto, anzi indispensabile aggiungere un dato enciclopédico e l'Autore lo fa: HIST. Svobodno tržaško ozemlje (STO) sloveno è reso coll'apposito termine italiano Territorio Libero di Trieste (TLT, 1947-1954). Con l'aggettivo, poi, il Dizionario è sceso anche sul campo gastronómico: tržaški vampi, resi col termine adequato: trippe allaparmigiana. A volte 161 il termine geográfico è necessario per un'altra ragione: lo slov. Kras GEOGR. s'incontra in Tržaški Kras - Carso triestino; perô, la stessa sequenza di suoni appare in due lemmi: kras (-a) carso; carsismo e inoltre kras (-a) knjiž./letterario bellezza, leggiadria, awenenza, incanto, magnificenza. Kranjska GEOGR. HIST. Corniola non necessiterebbe una spiegazione a parte, mentre l'aggettivo kranjski si. Šlenc è esauriente: lo menziona con il qualificatore arcaico nel senso di 'sloveno'; lo traduce come cragnolino, carniolino; carniolano. Spiega inoltre minuziosamente il termine storico militare kranjski Janez il che era nell'Impero austro-ungarico il termine per il soldato del 17.o reggimento di fanteria dove per lo più venivano arruolati i coscritti carniolini. Da allora in poi si è conservato come termine leggermente scherzoso per 'sloveno'. Janez appare anche nel diminutivo Janezek e corrisponde in italiano a Pierino. Un altro diminutivo, pepe, pepček, dal nome di battesimo Jožef, Giuseppe, è spiegato con 'tonto; uomo goffo'. Un altro mérito dello Šlenc sta nel trattare i campi semantici délia flora e délia fauna, vale a dire l'aver aggiunto al nome sloveno, contrassegnato rispettivamente con BOT., ZOOL., il termine scientifico, latino. Avolte l'aggiuntaparebbemagari superflua, altrove risulta utile o addirittura indispensabile. Per lo slov. spominčica si legge miosotide, nontiscordardime (Myosotis palustris), per il fungo in slov. chiamato karželj BOT. l'it. ovolo buono (Amanita caesarea). Per il lemma orada ZOOL. troviamo il corrispondente italiano or ata (Spams auratus) il che ci dice che lo sloveno ha optato nel nome del pesce per la forma veneta, vale a dire délia parlata che in questo settore dell'attività, nella pesca marina, è più vicina allo sloveno. La pesca, oseremmo quasi dire, accomuna la gente. Al contrario è probabile che il termine ven. bonaza sia un adattamento popolare e apotropaico (si pensi aile sorti del toponimo sannitico MALEVENTUM - BENEVENTUM) délia parola greca malákia, interpretata come negativa e perciô nel gergo dei pescatori istriani con un bell'eufemismo corretta al fine di buon augurio. Alcuni termini, tradizionalmente, presentano difficoltà, forse insormontabili, cosi, ad es., nacionalnost che in sloveno significa solo 'appartenenza all'etnia', mentre le lingue romanze confondono nel termine nazionalità 'appartenenza all'etnia' e 'cittadinanza'. I due concetti sono in sloveno chiaramente distinti: quest'ultimo è reso in sloveno e cosi anche nel Dizionario con državljanstvo. Concludiamo questa parte délia recensione con un breve cenno sul termine sloveno koš, tradotto con gerla, cestino, canestro, paniere, mentre il derivato košarka ŠPORT, viene reso oltre che dall'italianopallacanestro anche dal termine inglese risp. parainglese basketball, basket. E per rendere patente, se ce ne fosse il bisogno, la scrupolosità dell'Autore, aggiungiamo košarica, diminutivo dal derivato košara, la quale oltre al significato di base ha, al plurale, anche quello della nomenclatura botanica asteracee, composite (Compositae). In più, lo Šlenc menziona un detto sloveno, a sua volta calco dal tedesco, che è dati košarico e lo traduce con 'rifiutare l'invito a bailare', 'respingere una proposta matrimoniale'. Un dizionario bilingue è l'elenco delle unità lessicali di una lingua e la traduzione di esse o, meglio, la presentazione del rispettivo significato o di vari significad della stessa unità nella lingua nella quale questi significati si spiegano. Non sta al dizionario di occuparsi né della forma né delle strutture in cui, potenzialmente, queste unità appaiono. 162 Purtuttavia, il Dizionario dà all'utente italiano alcune preziose indicazioni grammaticali che permettono di vedere chiaro il lato semántico. L'accento si trova segnato su ogni lemma, o quasi, e sui singoli lemmi non è trascurabile. A volte, rende chiari due lemmi distinti: široko (-a) m METEOR. 'scirocco' contro a široko, aw., 'largamente, ampiamente\ L'accento, il segno diacritico, purtuttavia, non sempre ci illumina abbastanza. Šlenc lo sopperisce con appropriato contesto. Il lemma kós, ad es., è spartito in tre vocaboli: kós 'pezzo, pezza di stoffa'; kós ZOOL. 'merlo' (Turdiis merula)', e, finalmente, come aggettivo nella frase biti kós komu, čemu 'esserepari a qcn, essere all'altezza di qcs'. Aparte le nozioni lessicali troviamo nel Dizionario qualche punto intéressante anche nel campo morfologico. È owio che non possiamo prescindere dal lato semántico. Quanto al sostantivo l'utente italiano trovera indicazioni sul genere grammaticale, sulla declinazione e sul numero. Per il genere è risaputo che lo sloveno conosce il genere neutro. Lo Šlenc segnala il genere grammaticale per ogni sostantivo: travnik (-a) m 'prato'\ roka (-e) f'mano '; polje (-a) n AGR. 'campo '. Poi, per le attività umane, al lato della forma maschile del sostantivo, sono elencate le forme femminili. II problema per il sostantivo è tanto più scottante, perché sono stati creati nelTultimo secolo parecchi sostantivi di forma femminile anche per le professioni e occupazioni che nei tempi precedenti non erano accessibili al gentil sesso. Vogliamo dire: se in italiano, e in moite altre lingue, maestra accanto a maestro è di antica data, per lo sloveno possiamo dire che di regola ricorre al femminile anche per le professioni «nuove». E Šlenc lo segnala rigorosamente: cosi, mestieri o magari alte cariche, quali ministro, preside, sindaco, awocato: accanto alla forma maschile tutti questi sostantivi hanno in sloveno e perciô figurano nel Dizionario le corrispondenti forme femminili: ministrica, dekanica, županja, advokatka. Lo Šlenc, scrupoloso com'è, menziona anche l'uso vecchio, vogliamo dire, quello che si trova, poniamo, nella letteratura dell'Ottocento, dove županja significava in quei tempi solo la moglie del sindaco; ormai, da mezzo secolo e più abbiamo donne ministri e sindaci. Šlenc segnala addirittura i pochi termini, per l'esercizio di certe professioni da parte delle donne, che violano la norma valida per lo sloveno, come političarka, kritičarka, con il morfema venuto dall'influenza serbocroata nel solo scopo di trattare i due sessi alla pari anche dal punto di vista lingüístico. Lo Šlenc, crediamo, si è dato da fare molto nel presentare il lessico che si trova nei testi scritti, con pretese letterarie o meno, degli ultimi due secoli. Prendiamo come esempio due appellativi dall'ornitologia: sokol 'falco' e orel 'aquila'. Ha sentito il bisogno di spiegare l'impiego dei due termini anche nel senso traslato, attuali il primo dalla tarda metà dell'Ottocento, il secondo a partiré dagli inizi del Novecento, e ha dato una spiegazione storica, enciclopédica: «sokol: nella Jugoslavia anteguerra membro di una società ginnica con programma nazionalpatriottico» e «orel: membro di un 'associazione ginnica cattolica». Un dato enciclopédico, per forza. Senza questo, il passo con uno dei due termini non riuscirebbe comprensibile. In generale, tuttavia, basta un qualificatore: obrezan (-a, -o), adj. 'tagliato, potato, tosato', e REL. 'circonciso'. Il sostantivo è contrassegnato nel Dizionario con la forma del genitivo: zdravnik (-a), zdravnica (-e) 'medico, dottore, -essa'. La tripartizione secondo il genere grammaticale è segnalata con m,f, n e la stessa tripartizione la si trova nell'aggettivo: velik (-ika, -iko) 'grande'. 163 Legato all'uso del sostantivo è l'uso delle preposizioni. II Dizionario separa nettaxnente, ad es., l'impiego delle preposizioni med, nad, pod, pred. Con l'accusativo servono a esprimere il moto verso la meta e con l'ablativo che funge da locativo la situazione; il Dizionario illustra la differenza con balon se je dvignil nad oblake 'il pallone si alzó sopra le nuvole' contre a letalo kroži nad mestom 'l'aereo vola sulla città'. Il plurale viene segnalato solo per i pluralia tantum: škarje f, pl 'forbici, cesoie'. Per la forma maschile al singolare dell'aggettivo, il Dizionario segnala inoltre la forma determinata, distinta da quella indeterminata: veliki/velik. La forma determinata serve a volte di sostituire l'articolo determinativo del sostantivo che in sloveno non esiste: veliki HIST. Sestanek štirih velikih 'incontro dei quattro grandi'. A volte serve a distinguere: Aleksander Veliki 'Alessandro Magno', veliki petek 'Venerdi Santo'. Per il pronome personale e possessivo c'è da segnalare la precisione con la quale il Dizionario tratta le forme riflessive che troviamo per tutte e tre le persone non solo per la 3.a. L'Autore è stato cosciente delle difficoltà dell'utente italiano: le forme del pronome personale se/sebe e si/sebi si trovano nello stesso lemma. L'uso è tuttavia chiaramente distinto se si tratta di una nozione sintattica, quando, cioè, abbiamo a che fare con un morfema, ad es. con i verbi riflessivi: bati se 'temere', drzniti si 'osare'. A volte, le due lingue ricorrono alla stessa struttura: govori se 'si dice'. Il verbo sloveno è presentato all'infinito; è segnalato il morfema délia 1 .a pers. sg. del presente, rare volte la forma intera (najti, najdem 'trovare, trovo'), rare volte anche il participio passato dello stesso verbo (našel). Verbi, detti irregolari, in sloveno quasi non ci sono, a parte qualche forma specifica, ad eccezione del verbo di essenza e di esistenza che funziona anche come verbo ausiliare per la formazione delle forme verbali composte: biti. Per la sua funzione sintattica corrisponde alla coppia essere/avere in italiano giacché il part. pass. in -l ha il valore attivo, mentre solo i participi in -t, -n hanno quello passivo. Per contre, il verbo sloveno non puô non suscitare problemi a uno straniero con la bipartizione valida per la morfologia del verbo e che si riflette fortemente nel significato: quasi tutti i verbi, con poche eccezioni, soprattutto di quelh formatisi o entrati nella lingua in época moderna, conoscono - come in tutte le lingue slave - l'aspetto verbale, l'opposizione tra perfettività e imperfettività. Vale a dire, una distinzione che in italiano e in regola generale al mondo lingüístico romanzo non è conosciuta attraverso cambiamenti morfologici, benché possa essere chiaramente percepibile nella natura di alcuni verbi (dire - parlare) e più rigorosamente ancora nell'opposizione tra il cosiddetto passato remoto o prossimo da un lato e l'imperfetto dall'altro. Nei lemmi verbaü lo Šlenc aggiunge, scrupolosamente, a ogni verbo sloveno la dovuta informazione sull'aspetto verbale, perf./imperf.-, mette accanto anche, quando occorre, la forma aspettuale contraria, ad es., kupiti/kupovati 'comprare, aquistare', oppure awia alia forma verbale che fa binomio aspettuale: kuriti/zakuriti 'riscaldare, bruciare'. Alla fine, poi, pp. 1527-1539, troviamo un'ampia aggiunta, l'elenco alfabético delle coppie aspettuali di parecchie centinaia di verbi, un'informazione oltremodo utile per una prima visione del verbo in sloveno. La consultazione del ricco materiale che offre il Dizionario è facilitata da una esauriente lista di abbreviazioni, pp. IX-XII, che toccano grammatica (adj., adv., numer., prep.^pron.), stile (eufemistico, vezzeggiativo, ironico, letterario, colloquiale, antiquato, dialettalé), sfera lessicale delle attività umane (amministrazione, agricoltura, cinema, 164 economía, edilizia, storia, diritto, sport, abbigliamento, artigianato, ecc., ecc.). Le abbreviazioni date in sloveno sono tutte sciolte nelle due lingue, ad es., veznik, konjunkcija - konj. - congiunzione oppure gledališče-gled. - teatro. Sono di conseguenza a portata di mano anche all'utente italiano. Concludendo, possiamo ripetere che Veliki slovensko-italijanski slovar/Grande dizionario sloveno-italiano rappresenta una pietra miliare nel campo della lessicografia sloveno-italiana. Si distingue per la quantitá e per la vastitá dei lemmi trattati, giacché include il lessico sloveno degli ultimi due secoli e anche dell'epoca attuale. Mostra la ricchezza nelle possibili traduzioni, presenta il lemma in una moltitudine di sintagmi, di detti e costrutti piü usati, spiega, traducendolo, un termine, ma lo fa vedere soprattutto come elemento di un sintagma, di una frase, di una proposizione, di un proverbio. Accanto all'alta qualitá professionale va notata anche l'impeccabile veste grafica. Errori tipografici non ci sono. La Casa editrice, la Državna založba Slovenije, si merita elogi per aver complétate il campo lessicografico, di cui il Dizionario italiano-sloveno del 1997 forma la prima parte. E l'autore, prof. Sergij Slenc si inserisce nella cerchia dei preziosi cultori nel campo lessicologico, o meglio, nella ricerca del lessico delle due aree linguistiche in contatto, slava e romanza. Mitja Skubic 165