ANNO XXVI. Capodistria, 16 Giugno 1892. N. 12 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Qu-estion-i d.el gicmo Essere o non essere: Italiani o Slavi, si dirà, ecco la questione del giorno nell'Istria. Ma non è di questa che oggi vogliamo trattare; di ciò siamo stucchi e ristucchi. Il sentimento nazionale ha poi così profonde radici tra noi, che il volervi insistere può in certo modo parere pedanteria e nuocere alla causa stessa che ci studiamo di patrocinare. Occorrono forse argomenti per provare l'esistenza del sole? Trasportiamoci adunque nel campo sereno dell'arte, e diciamo della questione artistica che agita le menti di tutti; e che fu teste trattata nelle colonne dell' Indipendente. A proposito delle conferenze del Fra-deletto molto si scrisse prò e contro il moderno realismo e le nuove tendenze della letteratura; diciamo anche noi la nostra opinione: l'agitarsi degl'Istriani per simili questioni, che levano in tutta Italia il campo a rumore, è in ogni modo buona prova d'italianità. Senz'altro all'argomento; ecco di che cosa si tratta. Dispiacque al critico dell' Indipendente (Folco) la conversione del Fradeletto, dal realismo all'idealismo, dopo essersi pochi mesi prima dimostrato così ardente partigiano dello Zola; oppone il contradditore essere ciò naturalissimo, perchè il genio italiano ha avuto una costante tendenza all'ideale, ed appunto per ciò ha tenuto nei secoli scorsi il primato nelle lettere e nelle arti. Ma non è di ciò che intendo qui trattare: sia opportuna o intempestiva la conversione dell'illustre conferenziere a me poco importa. Piacerai sollevare un' altra questione ; investigare cioè se il punto di vista in cui il conferenziere si è collocato per dominare la situazione sia stato il più opportuno per noi; e in secondo luogo, se, ammesso quel largo esame della letteratura francese, egli si sia giovato di tutti gli studi Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. che la critica francese ha instituito sugli autori da lui studiati. Premetto che io non ho avuto la fortuna di udire il Fradeletto, e che mi tocca giudicarlo dalle recensioni, spesso mancanti o fallaci, e perciò gli chiedo venia fin d'ora se mi avverrà di cadere in qualche inesattezza, dalla quale spero di salvarmi però tenendomi sulle generali, e manifestando le impressioni ricevute dalla lettura de' suoi critici, senza scendere alle particolarità. I E prima di tutto, mi sono domandato: fu in tutto opportuno quel largo esame dello stato delle lettere in Francia? Intendiamoci prima; benché da 'molti anni, o bene o male, sulla breccia a scagliare, in mancanza d'altro, sassate contro i nemici del mio paese, non mi sono mai rinchiuso nella patria così da non vedere ed ammirare quello di buono si fa altrove; e meno che meno oggi in tanta comunione di affetti, e rapporti internazionali. La Francia poi ha in questi due ultimi secoli esercitato tanta influenza sulle cose del bel paese, chè sarebbe veramente pazzia non tenere calcolo di quanto si mesta di là dell'Alpi. E poi come parlare di Romantici, di Realisti, di Simbolisti, di Decadenti, e di tante altre chiesuole con relativi campanili, dai quali si suona a stormo ahi pur troppo! in Italia, senza toccare delle condizioni dell' arte nel paese, donde appunto ci venne tutta quella diavoleria di nomi?^ Benissimo ha dunque fatto il conferenziere a trasportarsi con armi e bagaglio lassù; ma certo egli avrà nello stesso tempo detestato quella pazza moda di scimiottare in tutto i nostri fratelli in latinità, e che ha procurato all'Italia diversi quintali di romanzi, di novelle, e di poesie in cui con la scusa della novità e del volere ciecamente seguire la moda si sono dette, rincarando la dose (come avviene sempre al pecorame degl'imitatori) le più strampalate cose del mondo, e fatto veramente sputar veleno i calamai e gemere i torchi. E se questo ha detto l'illustre conferenziere, (come non ho alcuna ragione per dubitarne) di ciò doveano occuparsi i critici senz' altre inutili questioni. Da quanto però ho potuto rilevare, panni che in ogni modo il Fradeletto si sia troppo di preferenza trattenuto a dare una rapida e sicura occhiata sul inondo letterario dalla torre Eifel; benché a Berlino ed a Vienna ci siano dei buoni osservatori astronomici, senza dire delle nostre guglie, dei nostri campanili con in capite la torre degli Asinelli di Bologna. Anche il Fradeletto (benché nulla io ne sappia dalle recensioni) si sarà certo da par suo trattenuto a dire di quei pochi ina valenti, che seguono in Italia a registrare il loro orologio senza dipendere dal tempo medio di Parigi; di quei critici che guardano si con fiducia nell'avvenire, ma senza la pazza speranza di mettere col finisecolo la benedetta arca dell'arte su nuove guide alla conquista di un mondo diverso; di quegli scrittori italiani insomma, (e per Dio! ne abbiamo ancor qualcheduno in paese) che, pur cogliendo e imitando il meglio dove si trova, si studiano di rappresentare la nostra cultura, i nostri bisogni e si mantengono insomma o-riginali. Dopo tutto un occhiata fuori di casa certo la vogliamo dare; ma alla fin dei fatti fini il chez nous lo si sente anche noi; e da un conferenziere italiano e che parla applaudito dalle principali città d'Italia, abbiamo anche il diritto di sapere che cosa si mesta in casa nostra. Ed ora alla seconda questione. Si è giovato il Fradeletto degli studi dei migliori critici francesi sugli autori da lui così largamente studiati e citati? La domanda non è certo indiscreta. E giacché egli ha condannato il Realismo avrà difeso la sua conversione mostrandola cagionata dai giudizi dei più autorevoli scrittori della Francia. Si aggiunga che tanti nomi nuovi e strani delle moderne scuole francesi, sono per molti di noi, anche colti, se non del tutto ignoti, qualche volta fraintesi. Lo ripeto: tutto questo sa il Fradeletto meglio di me; ciò che io condanno è il silenzio dei critici, e degli scrittori di recensioni mal fatte e che nou ci hanno posto quindi nei giusti termini la questione. Il realismo per esempio, non avrebbe tanta fortuna tra noi; e lo Zola non sarebbe senza alcuna riserva così portato in palma di mano, se si sapesse non da pochi, ma dalla connine degli scrittori quale veramente fu il giudizio dell' alta critica francese. Un qualche sospetto in proposito avrebbe dovuto far nascere in Italia il fatto abbastanza conosciuto, che allo Zola furono finora, e ciò che è più grave re- centemente, chiuse le porte degV immortali che siedono in sinedrio. Invidie, si risponderà, piccinerie d'uomini grandi, e addurranno ad esempio il fatto del giudizio della famosa accademia, che fece rifiutare il favore di Napoleone allo scopritore del battello a vapore, o quell'altra più vecchia dei barbassori derisori di Cristoforo Colombo. E passi pure; si vorrà però concedere che oggi, come oggi, sul conto degli spropositi dei dotti si è fatto molta ma molta rettorica. Nel caso odierno a far nascere una tanta opposizione non concorrono i pregiudizi secolari ed altre circostanze; il giudizio dell'Accademia di Francia sullo Zola, non è un fatto isolato ma sostenuto da molti che non la pensano diversamente; non è un giudizio improvviso nuovo, ma ripetuto più volte, e nel formularlo gli Accademici hanno avuto tutto il tempo necessario a studiare d' ogni lato la questione. Si noti bene; abbiamo già l'aura popolare che comincia a mancare al Realismo, come lo provano altre forme opposte^ che tornano oggi di moda. E nell'apoteosi del Realismo manca poi in ogni modo il costante favore dei migliori, anzi abbiamo la costanza nel negarlo. Per ben giudicare 1' effimero successo del Realismo in Francia è neccesario prima di tutto ricordare quale prestigio eserciti a Parigi la novità; e come l'esempio di Parigi, che è il cervello della Francia, influisca su tutta la nazione. È il caso di ripetere — i meno tirano i più — gli editori fanno buoni affari, ben vengano adunque i romanzi realistici. Se questo in Francia, immaginiamoci in Italia, dove è poi troppo da secoli costante l'imitazione. Ed ecco spiegato anche da noi tutto questo gran chiasso-; ecco come abboccarono all'amo, tanti scrittori novellini, incapaci di pensare con la propria testa, e pei quali la novità diventò volgarità, e una pedantesca distruzione del passato : una nuova forma del gesuitismo debaccante nel santuario dell' arte. Non senza proteste però. La moda tiranna può falle sue vittime; pochi ma buoni hanno però sempre tenuto saldo e pensato con la propria testa, aspettando il verdetto dal tempo galantuomo. E chi questo volesse negare, avrebbe prima a fare i conti con la storia. Dove sono i Petrarchisti, i Marinisti gli Arcadi se anche capitanati da uomini d'ingegno? Avverrà lo stesso per molti nuovi Secentisti dopo questo breve carnevale dell'arte; il finisecolo tanto aspettato, e con opposti desideri, menerà ben bene la scopa, speriamo. È adunque prezzo dell' opera esaminare eoa questi principi direttivi l'attuale movimento o de- viamento letterario; indagando 1. quale sia il giudizio dell'alta critica francese sulle novità letterarie; e 2. spiegando il significato dei nomi delle scuole che fanno oggi tanto rumore in Italia. (Continua) P. T. ■--—m--- INDICE DELLE CAUTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 7. (Continuazione vedi N.o 10 anno XXIV e seg.) anni 1552 e 1553 Capitano David Bembo Processus criminalis de furto contra Iurium boiasich Giorgio Boiasich tolse, mentre era ubriaco, tre mazze di griso nero che trovò stese ad asciugare sul reparo di Pinguente appartenenti a Lucia vedova di Iacopo Lupo e se le portò al suo cortivo sub grisa. Egli è punito a cinque giorni di prigione o a pagare tre lire di piccoli. anno 1553 c. 1610-1617 Capitano David Bembo Processo criminal contra Iuan razanich Mattio Cucancich Piero clescovaz Matteo Cucancich e Giovanni Razanich, abitanti a Novacco di Montona, insieme con Pietro Descovaz, abitante a Padova di Pisino, armati esso mathio de uno schiopo da roda et spada et esso Iuan la mazocha et spada et lui piero cum uno partesanon, sono accusati di aver minacciato di morte prete Matteo Meiach pievano di Vereh e di aver voluto Bruciare la sua casa. (Proc. non esped.) anni 1552 e 1553 c. 1618-1627 Capitano David Bembo Processus criminalis contra Tisiuin Lugnanum Poiché una notte fracta fuit muralea istius Castri pin-guenti in contrata sancti georgii in loco ubi solebat esse per antea quedam porta paroula del capitano fatta murare, si promette 25 lire a chi sapra fornire indizi che conducano alla scoperta dei colpevoli. II fatto accadde nel seguente modo. Tiso Lugnani, colpito di bando per un anno in altro processo, mentre era a Capodistria. desiderava per interessi di famiglia di conferire col padre. Egli, montato un cavallo di Gerolamo Vergerio di Capodistria si diresse alla volta di Cernizza sul marchesato di Pietrapelosa ove incontra Iacopo de Verzi che gli portava appunto una lettera della sorella la quale gli scriveva che padre e madre giacevano gravemente ammalati. Tiso, senza pensare al bando, sprona il cavallo alla volta di Pinguente e giunto di notte davanti le mura del sito ove in addietro era una porticina, la trovò chiusa da sassi, ma non cosi bene che gl'impedisse di scoprire oltre un lume. Tiso, tolte alquante pietre, entra senza farsi vedere e, sbrigate le cose sue, esce tosto di Pinguente Ma ci fu chi lo vide ed egli è punito in 29 ducati ; dei quali sono contate 25 lire al denunciante e il resto è impiegato a pagare le spese fatte e da farsi in puteo sive conserva (?). Nicolò Cam poi che ospitò lui bandito al suo cortivo è condannato a otto giorni di prigione. anni 1550, 1551, 1552 e 1553 c. 1628-1880 Capitano David Bembo Denuntiarum primus, secundus, tertius, quartus, quintus, sexlus, septimus. Registro di circa duecentoventi reati per lo più minori, come ingiurie, togliere i frutti nei campi altrui, ferimenti. L'attentato di tale che vuol forzar et vergognar una povera donna è punito con la pena di lire 100 di piccoli e al bando del capitanato e per quindici miglia ancora oltre i confini per dieci anni. Imputazioni di furto, risse, contravvenzioni ai regolamenti dei giustizieri. Lo stipendiarlo di Raspo che adopera la spada in rissa, oltre la pena del carcere e il pagamento delle spese, viene cassato dalla Compagnia. — Il conduttore della gualchiera dello Stato fa punire tale che ha gualcato il griso in gualchiera posta fuori del territorio. Codesto tale ha da pagare la spesa e la valchadura. — I cataveri pongono i termini nei campi. anni 1550, 1551, 1552 e 1553 c. 1881-1912 Capitano David Bembo Damnorum datorum primus, secundus Registro di circa settantaquattro denuncie per danni dati ai campi. anni 1551, 1552 e 1553 c. 1913-1959 Capitano David Bembo Sententie criminales in arengo Alquante sentenze pecuniarie, di bando e assolutorie proferite dal capitano David Bembo negli anni 1551, 1552 e 1553. anni 1551 e 1552 c. 1960-1967 Capitano David Bembo Pro comune et hominum Vallis Pro reparatione meniarum de-ruptarum I cittadini di Valle chiedono, in una istanza diretta al principe, che essendo el mexe presente caduta per terra la ma-gior parte delle muraglie del loro Castello, che e a confin de altri principi, sia loro accordata una sovvenzione di 400 ducati da spendersi nella riparazione di esse mura dal podestà del luogo, o del podestà-capitano di Capodistria ovvero sia dal capitano di Raspo. Essi offrono de condur et cavar tutte le piere necessarie per tal cosa et etiam dar tutte le calzine. — In seguito a ciò Sebastiano Soardo (?) cittadino e abitante di Valle, a nome del comune, presenta una lettera dei provveditori alle fortezze al capitano di Raspo, di data Venetia 4 gennaio 1551. Questa lettera delega il capitano di Raspo di andare sopra il luogo di esaminare la cosa e di informare. Il capitano, con lettera 21 marzo 1552, risponde ai detti provveditori nel seguente modo: Io in essecutione de esse Sue sum andato a valle et ho veduto nella contra de porta nova verso buora uno pezo de muraglia cazuda de longeza de pertege disdotto et de alteza da terra suso pertege cinque fino la cima de' merli. Anchor a ditta porta verso tramontana He uno pezo de muraglia vechia cun una torre in mezo che va a roina longa pertege quindexe alta come J,' altra. Anchora da unaltra parte He la torre dove tengono le monition per una banda pertege tre et per laltra doi che minaza roina : cum uno pezo de muraglia arente ditta torre de pertege quatro e meza et alta cinque Et da la parte sotto il palazo uno pezo de muraglia che menaza roina de pertege cinque alta corno laltra. A de bisogno Anchora esso castello alla porta granda della piaza de una porta de legno per esser quella rotta. Et cusi alla porta nova uno portino de legname Et perche esso castello intorno via sotto la muraglia le la sfrata et oltra lustrata dintorno intorno : Tutto esso castello e borgado, et alla porta mazor de esso borgo bisogna far il suo porton de legno, per esser quello rotto anzi impezi et dicono che ah tempo de la guerra li Inimici forno dentro da essa porta et brusorno alcune case de esso b orgo che anchor sono in roina. Et così bi-sogua far essa porta alla porte de S. Spirito et a quella de he nuza (?). Dopo aver detto che per le carestie secho et tempeste de lanno passatoloro da valle sono in grande penuria et povertà, i muratori del luogo hanno dichiarato che il muro de pie quatro, farano perteghe do al ducato et de pie tre pertege tre al ducato le fondamente de perteghe una per quadro una pertega al ducato, et questo e quanto mancho se poi trovar de pretio de essi murari. Esso castello e suli confini cum il contado de pisino et e locho da farli repatione perche venendo qualche occorentia de guerra si come le altre volte si hanno assecurato nel castello. Hora essendo la muraglia rotta et trista abandoneriano esso locho. anno 1551 c. 1968-1983 Capitano David Bembo Processo per il forno de raspo sora la villa de nugla cum li gravisi de pierapelosa Frammento di processo. Lettera del podestà-capitano di Capodistria Gerolamo Ferro al capitano di Raspo 14 febbraio 1551. II Ferro narra che vennero da lui Benedetto de Gravisi insieme con altri consorti del marchesato di Pietrapelosa a dolersi che un certo loco ditto il Ferno che a tempo d'inverno ed' oltri sinistri tempi è un ridutto d'animali propinguo alla sua de Nugla sin qui goduto pacificamente, ora si pretende che appar- tenga al capitanato di Raspo. Egli ricerca il capitano di non fare novità, di inquirire come sta la cosa e poi d'informarlo. Sono quindi uditi due testi i quali affermano concordemente che per quanto si ricordano, il loco ditto il forno soto la grota in alto desora della villa de nugla fu sempre sotto la giurisdizione di Raspo. anni 1550 e 1551 c. 1984-2009 Capitano David Bembo Processus inter spectabilem Comunitatem Iustinopolis cum co-munitate Mugle prò revisione expensarum causa delegationis Il capitano di Raspo è invitato dagli Auditori novi della Signoria di rivedere le spese tassate contro il Comune di Capodistria dal capitano che fu di Raspo Giammaria Contarini quale giudice delegato nella lite seguita durante il suo governo fra il comune di Capodistria e quello di Muggia. Rappresenta il Comune di Capodistria Vinciguerra Lugnani e il Comune di Muggia Marco Senese e Nicolò Berzolla, i quali esibiscono apposita credenziale del podestà-capitano di Capodistria Gerolamo Ferro e respetti-namente dal podestà di Muggia Lodovico Dona II capitanio sentenzia riducendo quelle spese a 1. 403 s. 3. I rappresentanti di Muggia, non sodisfatti della sentenza, ricorrono in appello ai detti Auditori, i quali ricercano gli atti concernenti la controversia. Protesta del Lugnani che ritiene inappellabile la presente sentenza dal capitano Bembo. anni 1550, 1551 e 1552 c. 2010-2054 Capitano Bavid Bembo Denuntiarum Quaercuum Fspedizione di varie denuncie presentate dal cavaliere e dal saltaro della valle di Montona Michele Bessanese sotto Iacopo Barbarigo che fu predecessore del capitano Bembo contro i danneggiatori delle piante, quali olmi, quercie, frassini ecc. delia foresta di Montona. Registro di nuove denuncie, con le espedizione delle medesime, presentate sotto il governo del capitano Bembo. anno 1552 c. 2055-2062 Capitano Bavid Bembo Processus comunis et hominum ville de Verch. circa creationem XV hominum qui de cetero gubernent et faciant officiales et alia necessaria. Poiché nella scelta dei cappellani, dei Zupani e dei ga-staldi delle scole avvengono molte irregolarità che danneggiano gl'interessi della villa di Verch, il capitano manda una terminazione giusta la quale, raccolti i vicini di detta villa, abbiano a scegliere 15 persone che rappresentino per tutta la loro vita la villa; essi 15 eleggono il Zupano, i cappellani, i gastaldi e provvedono ad ogni altra cosa occorrente alla villa stessa. Quando alcuno dei 15 viene a morire o a mancare, i vicini debbono raccogliersi e completare il numero, pena di 1. 25 a chi impedisse che detta elezione avvenisse liberamente. In esecuzione di questo decreto, alla presenza del cancelliere capitanale Iacopo Frumento sono convocati i vicini di Verch allo scopo di eleggere ì loro 15 uomini. Dopo molte parole tra loro scambiato, vengono nominati Agostino Paladino l'attuale Zupano, Giorgio Calegarich, Benedetto Crancich, Andrea Zernaz e Matteo Cipa. A questi 5 è data facoltà dai vicini di nominare gli altri 10, i quali debbano essere gente atta e proba. Questi 5 raccoltisi tosto, presenti gli altri vicini, nominano Antonio Iadercich, Stefano Citcovich, Cherin Masnich, Stefano Paladin, Paolo Crancich, Stefano Gerbaz gobo, Iuan Lucian (?), Giorgio Crancich, Beneto Praporchiach e Gasparo Petocleb. anni 1550, 1551, 1552 e 1553 c 2063-2108 Capitano David Bembo Caratata cariziorum lignaminum Arsenatus Et il conto deli legnami taiadi et numeradi nel boscho Disposizioni circa la condotta del legname alla Bastia per essere caricato sulle navi che l'avranno poi a condurre a Venezia per i bisogni dell'Arsenale. I Comuni di Capodistria, Isola, Pirano, il Marchesato, Momiano, Umago, Buie, Cittanova, Piemonte, Portole, Montona, Visinada, Parenzo, S. Lorenzo, Docastelli, Valle, Ro-Vigno, Dignano, Pola, Barbana e Castelnuovo, Albona, S. Zuane della Cornetta sono invitati di presentare entro breve termine una specifica dei bovi da lavoro che si trovano nei rispettivi Comuni onde si possa buttar la carretada per il trasporto del legname. Rispondono all' invito Pirano indicando bovi 122, Barbana e Castel- nuovo 140, Albona 413, Visinada 202, Do Castelli 127, Piemonte 88, Rovigno 111, Marchesato 296 e Buie 220. Non mandano l'indicazione richiesta i seguenti comuni, ai quali fo butada la carretada deli carizi sopra lo numero delano passato. La quale caratada vecchia assegnava a Capodistria bovi 804, Isola 30, Umago 229. Cittanova 209, Parenzo 219, S. Lorenzo 149, Valle 102, Dignano 586, Montona 665, Portole 212, S. Giovanni della Cornetta 18 (?) e Momiano 40. — Ippolito Pamperger, cittadino di Montona, chiede che nella nuova carratada sia compreso il credito che vanta presso le comunità dell' Istria in materia de carezi egli, ser Marco de pase, ser Piero Bassanese e altri per la somma di lire 338 conforme la terminazione del predecessore capitano di Raspo Iacopo Barba-rigo. Il che viene concesso. E quindi fissata la carratada da carizi uno per bo, stabilito di rescrivere ai rettori dei comuni che entro il mese di maggio (1551) debbono effettuarsi codesti carizi ed effettuarsi similmente i vecchi carizi, chè altrimenti si faranno a tutte spese dei debitori. — Neil' anno segueute 1552 dovevano farsi 10195 carizi per il legname tagliato in diverse parti della provincia, come a Cittanova per legni 220 Umago 509, Buie 614, Villa-nova 43, Grisignana 106, Portole 237, nella campagna de Montona 340, per le costiere de Verch Sovignacco ecc. 428, in la valle 133. E poi frasseni e cornoleri in numero di 1200. 1552 24 aprile Toca ale infrascripte comunità carezi come qui sotto prò para de buo Isola buo para 11V» carezi n.o 41»/t Valle p.a 58 c. 207'/, Pierapelosa p.a 129'/, c. 445' 4 Bugia p.a 97'/, 238 " c. 348 Adignan p.a c. 952 Castelnuovo Barbana p.a 70 c. 251 Polla p a 544'/, c. 1948»/. 236 Do Castelli p.a 66 c. San Lorenzo p.a 85 Vi c. 306'/4 Albona p.a 207'/, 111 Vi c. 742'/, Portole p.a c. 399';. Cittanova p.a 110 c. 394 Pyran p.a 65 c. 233 Visina p.a 104 c. 872 Humago p a 76'/, c. 273*4 Montona p.a 276 c. 988 Capodistria p.a 402 c. 1439 Momian p.a 20 c. 72 Rovigno p.a 55'/, c. 1983/. Piamonte p a 44 c. 157' Parenzo p.a 109',/, c. 392'/4 S. Zuane dela coroneda p.a 9 c. 32 «/, 4 Cittanova opere n o 27 15 Pyran 14 30 Vistnal 25 24 Humago 18 57 Capodistria 96 18 Rovigno 14 132 Piamonte 9 16 Parenzo 27 21 S Zuane della coroneda 3 27 che per tutto mazo le suprascripte comunità habino dato essi charezi. opere toche ale infrascripte comunità corno qui sotto appare Isola opere Vale Pierapelosa Bugia Adignan Castelnuovo Barbana puola Docastelli S. Lorenzo Portole Che per 8 de mazo proximo comenzino a dar esse opere Nei dì 24 e 26 aprile di detto anno fu scritto a tutte le menzionate comunità di eseguire quanto sopra nel tempo indicato. — Seguono disposizioni risguardanti i carizi e le opere, nonché scritturazioni rispettive colle varie Comunità, — Specifica del legname tagliato in questi anni per uso dell' Arsenale. (Continua) G. V. — Portole --- Ora che si pensa con serietà di propositi di introdurre nella nostra provincia le istituzioni di credito, crediamo opportuno richiamare l'attenzione su questa forma nuova fra le tante, di una Cassa di prestiti. Ri- trtiamo del reputato periodico La Cooperazione Rurale il 15 maggio : n'orpizzazione pratica lei credito per l'apicoltura egna di essere resa largamente nota è quella che l'e-regio amico nostro ing. prof. Vittorio Niccoli della cuoia superiore di Agricoltura di Milano seppe coucen-rare nel grosso comune di Casteltìorentino (Firenze). Igli racconta 1' opera sua, con forte e perseverante vo-ere iniziata e che avrà in breve il suo pieno compi-aento, nell' ottimo Coltivatore di Casalmonferrato. Del ìuo articolo noi riferiamo, per la sua importanza, i muti essenziali. Il 20 aprile 1884, alla presenza del Wollemborg e ad iniziativa dello stesso prof. Niccoli, si firmava in Cambiano (comune di Castelfiorentiuo, provincia di Fi-enze) l1 atto costitutivo della seconda Cassa rurale di prestiti italiana. S'affacciavano, in allora, assai dubbi, specie in causa del sistema ivi dominante di mezzadria, sulla possibilità di acclimatazione di tali istituti; 1' e-sperienza di otto anni, ci ha ornai pienamente rassicurati. La Cassa di prestiti di Cambiano meritò una medaglia d'argento ed un premio di L. 500 al concorso agrario regionale di Siena nel 1888 e può tuttora presentarsi come modello ed esempio. Conta oggi un sessanta soci, la più parte piccoli proprietarii, camporaiuoli, mezzadri ; ha concesso duecento cinquanta e più prestiti, i quali complessivamente, rappresentano una rispettabile somma di denaro, e, quel che più monta, una rispettabile somma di utili a vantaggio di quei terrazzani. Avuta la sanzione della pratica, divisi (scrive il Niccoli) il comune in quattro zone pressoché uguali, con a centro un villaggio, cou l'intendimento di iniziare in ciascuna di esse la istituzione di una Cassa. Qui però si presentò subito una difficoltà di non lieve momento. Mentre era stato agevole il trovare, nel comune nostro, credito e mezzi sufficienti per una sola cassa, non era ugualmente facile il provvedere per quattro, nè era a sperarsi di poter attinger denaro, come sarebbe stato desiderabile, agli istituti maggiori della città. Si presentava la necessità di uu istituto locale, intermediario fra le democratiche casse rurali e le banche cittadine, il quale istituto prendesse, per così dire, il sangue economico dai grandi centri, per versarlo nelle campagne e, a mezzo delle casse di prestiti, farlo circolare nelle più piccole arterie dell1 organismo rurale. Tale istituto a-vrebbe poi dovuto, secondo le mie vedute, provvedere direttamente al credito per i proprietarii più forti, le cui vicende economiche sono benissimo note anche nel capoluogo di un comune, eminentemente agricolo, come quello di Casteltìorentino. Se non che, per i bisogni delle progettate quattro Casse rurali e per quelli dei proprietari medii e grandi del comune, occorreva che il nuovo istituto godesse, relativamente, di un credito forte, credito che difficilmente si sarebbe raggiunto costituendo una società anonima o cooperativa a mezzo di azioni. — Nel 1888, in seguito ad uno del soliti disastri finanziari di una banca del capo-luogo, ebbi incarico ed occasione di concretarlo in quella forma che a me sembrava meglio raggiungere lo scopo desiderato. Abbandonata per forza di cose l'idea della cooperazione rimase il principio della responsabilità illimitata, bene accolto da quelli che direttamente erano chiamati a far parte dell'organismo amministrativo del nuovo istituto. Su questo principio unito a quello della circoscrizione locale, sorse in Casteltìorentino nel 1888, la società in nome collettivo — Brandini Niccoli e Compagni — composta di 15 soci, proprietari tutti, i quali offrono complessivamente una responsabilità solidale di un paio di milioni di lire. A tale istituto hanno aperto largamente credito la Banca Nazionale nel Regno, la Nazionale Toscana, il Banco di Napoli ecc. Esercita il credito agrario direttamente a vantaggio dei proprietari medii e grandi ; come le Casse rurali che alimenta e che si propone di alimentare, concede prestiti o a breve termine od a lungo termine. Nel primo caso fino a due anni con semplice vaglia cambiario rinnovabile ogni quadrimestre; nel secondo, fino a dieci anni cou cambiale rinnovabile ogni sei mesi, garantita, di regola, con ipoteca. In quattro anni ha conceduti, direttamente, prestiti ai proprietari per oltre L. 200,000 sotto la prima forma, e per oltre L. 50,000 sotto la seconda. Lo spettro della responsabilità illimitata ha resi così occulati i soci tutti, che malgrado la Società eserciti, oltre al credito agrario, il commerciale, poco o nulla ha risentimento (a differenza degli altri istituti della regione) della crisi finanziaria che di recente ha afflitta la provincia dj Firenze e le contermini di Livorno e Siena. — Posto in essere il necessario istituto intermedio, è già sorta, nel comune, la seconda delle progettate Casse rurali di prestiti, e sono attualmente iu incubazione le ultime due. Nel 1891, allorché la cassa di Cambiano festeggerà i suoi decennali, il comune di Casteltìorentino avrà organizzato per ogni classe della popolazione rurale l'esercizio del credito a vantaggio dell'agricoltura facendo così circolare in ogni parte de' suoi terreni, in sufficiente misura, uno dei fattori fondamentali della produzione agraria — il capitale — attingendolo direttamente agli istituti maggiori delle città. ---SSJ—-- ILT o t ì z; i e La brillantissima tra le feste estive della nostra Trieste, la regata a remi, avrà luogo domenica 26 corr., tempo permettendo, lungo la ridente riviera di Barcola, incominciando alle 7.30 ant. In questa prima quindicina di giugno, come di solito, i temporali colpirono le nostre campagne cagionando danni straordinari estesi a intiere contrade; da Parenzo fino a Buie e Isola fortunati quelli che scapparono alla grandinata e allo strapazzo dei venti. La nostra valle del Risano fu innondata in pochi momenti il giorno 6, e per molte ore l'unica strada postale che ci congiunge a Trieste rimase intransitabile; non enumeriamo tutti i danni cagionati e citiamo questo fatto solo: uu povero ammalato dovette attendere tutte quelle ore, con gravi sofferenze e ansie innenarrabili della famiglia, finché il medico potè, senza rischiare la vita, recarsi al suo letto, in un villaggio di là del fiume Risano. Sappiamo che ripetutamente furono fatte interpellanze in seno alla dieta provinciale perchè sia posto riparo ai tanti danni dell'innondazione della vallata, e sappiamo anche che la giunta provinciale fece i passi necessari presso le competenti autorità. Ci consta che da parte dell'ufficio edile della luogotenenza furono studiati rimedii ; ma poi non si è saputo più nulla ; e cosa si attende ? qualche nuova vittima forse ? Per corrispondere al desiderio di parecchi nostri signori associati, diamo posto alla relazione sull'attività sociale, letta dall' on. avv. Felice Bennati, segretario, nell' ottavo congresso della società politica tenutosi a Capodistria il giorno 18 maggio pp. Onorevoli Consoci! In sullo scorcio dell' ultimo periodo sociale s' era fatto un gran parlare delle sorti del nostro sodalizio. Si accennava a dissidi sorti in seno al partito per disparità di vedute sull' indirizzo politico : tra gli uni che deploravano una soverchia moderazione ed arrendevolezza di fronte alla violenza ed alla perfidia dei nostri nemici, e gli altri che disapprovavano un contegno reazionario, giudicato inopportuno e compromettente i benefici già conseguiti. E la voce avea preeo tanto credito, che se n'erano diffusamente occupati i giornali ; e, da ultimo, si era trovato necessario di convocarci a Trieste, per chiarire la situazione e comporre le supposte discrepanze. Venne in buon punto il Congresso di Roviguo a dissipare 1' equivoco. Non c' erano dissidi, no ; ma. da una parte, sfiducia, forse eccessiva, delle nostre forze e, sopra tutto, del nostro buon volere — dall' altra, fiacchezza e scoraggiamento, che palesavano il bisogno di un risveglio, di un riordinamento a nuova vita. In quel congresso, convocato in uu memento così solenue, e notevole per concorso straordinario di soci e mirabile accordo, riuscì eletta ad unanimità la Direzione che oggi a Voi si presenta, dopo due anni di reggenza. Era degna della Vostra fiducia ? Come ha essa disimpegnato P arduo compito che le avete affidato ? Il periodo sociale che oggi si chiude fu dei più laboriosi e difficili. Tante e tali furono le cure a cui dovemmo attendere, che è gran fatto se non ci venne meno la lena nei momenti in cui le nostre forze erano impari al bisogno! Venuti alla Direzione verso la fine di giugno del 1890, eccoci di fronte le elezioni dietali suppletorie dei due collegi della Liburnia, e di quello delle città di Pola e Dignauo. Poco di poi, le elezioni complementari alla Camera di commereio e d'industria; e subito dopo, le e-lezioni generali dei deputati al consiglio dell' impero. Queste, annullate parzialmente la prima volta, si ebbero poi a rinnovare dopo sei mesi. A non dire delle varie elezioni amministrative, tra le quali, di maggior momento, quelle per i comuni di Pauguano, Rozzo, Montona, Grisignana e Canfanaro. In tutte la Direzione ebbe ingerenza, sia con a-zione diretta, sia a mezzo di speciali comitati. E l'esito Vi è noto. La gioia delle prime vittorie taluna difficile e disperata, ebbe un triste riscontro ne-dolore per l'inattesa perdita del collegio forese occidene tale, caduto in mano ai nostri avversari. Non vogliamo qui recriminare sulle cause di tali insuccesso. Certo, non fu eguale da per tutto 1' ardore nella lotta, nè tutti furono capaci di eguali sacrifici. Ma la causa suprema è a ricercarsi nella sfrenata agitazione del partito avversario, il quale, acciecato da uu artificioso risveglio nazionale, colla fede insensata di ua neofita, tutto osò pur di riuscire nel suo intento. Informino i fatti di Paugnano, di Portole, di Ca-stellier, di San Vincenti ; e meglio, i giudicati dei tribunali di Trieste e di Rovigno. Contro il risultato dell' elezione fu interposto reclamo, e la decisione che si attende non può essere che-favorevole. E se nella nuova lotta che ci si appresta, si porrà freno alle intemperanze degli avversari e noir come giova sperarlo, faremo il nostro dovere, nostra sarà la vittoria e sarà nostro, come fu per lo passato, il Coleggio dei comuni foresi occidentali. Oltre che nel campo politico, la Direziore spiegò' la sua attività nel campo intellettuale, col favorire, nei limiti della sua possibilità, l'istruzione elementare. Ed ultimamente, facendo eco ad analoghi deliberati delle nostre Diete provinciali, avanzò alla Camera una petizione reclamando la istituzione di una Università italiana a Trieste. Questo, onorevoli consoci, il riassunto del nostro operato nell'ultimo fortunoso periodo sociale. Nei moment! più difficili, ci siamo rivolti a Voi per consiglio : e Voi ci confortaste del Vostro appoggio e della Vostra fiiducia — e ve ne marno grati. In questa intesa tra la Direzione ed i soci, che ci auguriamo duratura, noi ravvisiamo il vero mezzo di rafforzare e tener desto lo spirito del partito: interessati tutti alle sorti del nostro Sodalizio, ed informata la publica opinione ad uu unico criterio direttivo. La nostra situazione politica non è infine così disastrosa, da giustificare la disperata rassegnazione in cui taluni sembrano adagiarsi. Ai vecchi patrioti, nati e vissuti quando l'eventualità di uu lotta nazionale sembrava una utopia, si sono aggregati, in questi ultimi tempi, nuovi elementi pieni di energia e di buon volere. Venuti alla vita pubblica in questi disgraziati momenti, in cui tanta parte della nostra attività politica è necessariamente impiegata in difesa della minacciata nostra nazionalità, i nostri giovani sentono vivo il bisogno ed il dovere di prestarsi pur essi per il bene del Paese, di concorrere col farmaco della loro vigoria giovanile al risanguamento del nostro partito. Diamo loro libero il passo, senza timore che corrano a precipizio. Hanno un programma, che in fondo, è il programma di noi tutti; ed attendono seriamente ed infaticatamente alla sua realizzazione. Coli' accordo di questi elementi, la nostra Società Politica potrà prosperare ed imporsi, valida barriera all'irruente fiumana; sarà, qual si volle che fosse, il Palladio dei nostri diritti nazionali e politici — l'antesignana nel cammino che ci guida al conseguimento dei nostri immutabili destini. Cose loc?a.l± La società di mutuo soccorso fra gli artieri ed lerai, tenne domenica il suo congresso generale con imeroso concorso di soci, ma insufficiente per poter (liberare intorno alle proposte modificazioni dello sta-ito. — La società amministrata sempre con ogni cura deperendo, come si vede dall'inesorabile risultato dei ilanci; e le cause sono parecchie, la principale questa, le mentre furono accolti molti soci di età avanzata seno alla società — e si dovevano accogliere in base ;li statuti — nou vi entrarono in corrispondente uu-iero i giovani; e valga il vero, di 221 soci effettivi, ipena 27 ve ne sono dai 19 ai 30 anni ! I giovani non s'inscrivono, perchè preferiscono go-srsi anche i venti soldi settimanali di contributo, e inno a fidanza colla salute; invecchiati o minacciati da nalche male, picchiano alla porta della società! A lesta piaga si potrebbe rimediare col graduare i pa-amenti settimanali secondo l'età, e col far godere uu laggiore sussidio, e una pensione di cronicità iu pro-orzioue agli anni di permanenza nella società, e dei agamenti fatti. Un altra causa di decadimento, non se l'abbia a »ale la direzione, è la mancanza nel suo seno di una irza attiva e che prenda a cuore tutte le questioni che riferiscono alle società di previdenza iu generalo, per irne applicazione in ogni circostanza alla nostra so-ietà, onde creare un movimento di vita maggiore, quindi riuscire anche nelle sospirate riforme dello atuto ; non basta amministrare cou scrupolosa onestà d esattezza. Ricordiamo a elogio della stessa direzione che arecchi dei suoi membri, un tempo, procurarono alla ocietà rigóglio di vita, e comprendiamo se oggi, oc-lupati in molte altre cose, non possono continuare. Il imedio è sempre il solito, quello di ricorrere ai giorni, e ne abbiamo parecchi sui quali poter contare, ensino questi alla grande importanza nell'epoca nostra, i studiare le questioni sociali, e lasciando da parte le randi scene, prendersi a cuore le applicazioni delle oratole generali ai casi nostri locali. Tutte le altre piccole piaghe sociali: come l'abuso i molti soci nel chiedere sussidi di malattia prolungata ;d arte, sotto la protezione talvolta di qualche anziano ; 1 ritardo nei pagamenti settimanali tino a ridursi a -ersare l'importo dell'intiera annata iu una voltasela; iouo tutte cose alle quali si rimedierebbe con una mag-[iore e più illuminata attività. Se si va avanti così, succederà ciò che ha pre-innunziato il presidente nel suo discorso di apertura lei congresso, la nostra diventerà una società di cronici! (r). -:-—2- Appunti bibliografici T. Luciani. — Tradizioni popolari albonesi. — Capodistria. Cobol & Priora. 1892 Un eie gante opuscolo di pagine centotrè. Tra le varie pubblicazioni di romanzi, novelle,-versi (troppi versi) studi storici, linguistici scientifici ecc. ecc. che valgono a dimostrare l'influenza della cultura italiana in Istria; e viceversa una qualche azione, del movimento letterario, scientifico della provincia sulla cultura generale, tiene uu posto onorifico questa modesta raccolta del venerando patriotta T. Luciani, non ultimo, speriamo, tributo d' affetto al suo paese. Come egli ci avverte nella dedica al prof. Giuseppe Vatova, questa raccolta di proverbi, scherzi e motti vide già la luce nel Pro Patria edito dalla signora Martinuzzi, ma, rimasta sospesa per la cessata pubblicazione del periodico, è data intera nel presente opuscolo. Perchè poi questi proverbi, o modi proverbiali escano col titolo di Tradizioni popolari, che sono ben altra cosa, l'autore stesso ci rende ragione nella Dedica, rilevando come nel-1' uso frequente dei modi proverbiali, si senta la vita delle nostre vecchie popolazioni, e nelle frequenti allusioni a personaggi, a fatti di storia nazionale e di cronache, a feste, a giuochi, a industrie, la comunione di pensieri, di affetti, d'interessi coli'intera nazione. In questo senso, giova intenderci, un motto, un proverbio sono la sintesi d'una novella, d' un canto popolare tramandata di bocca in bocca, e possono dare origine alla ricerca di vere tradizioni nel significato proprio, per entrare poi nella raccolta delle tradizioni popolari come ha già in parte fatto il Brofferio. Segue la prefazione, premessa già nel „Pro Patria, e nella quale il Luciani, lasciando ad altri la cura di una sistematica divisione, dichiara di affidarsi all'acume dei lettori per l'interpetrazione dei proverbi propriamente detti, e di aggiungere solo cou parsimonia qualche spiegazione per rendere intelligibile a tutti la frase, precisarne il valore, e rilevarne lo spirito. E di ciò, in un tempo in cui tutti si credono chiamati, per ostentazione qualche volta di scienza, a lavori di superfetazione, credo ne debbe venire non biasimo, anzi lode all'autore. Ed ora entriamo nella selva, (il sostantivo è una trovata) nella selva di modi proverbiali, scherzi,^ motteggi, voci di paragone, frasi figurate e locuzioni argute usate comunemente in Albona. Accettando così in generale i buoni commenti apposti dall'amico Luciani, farò qua e là qualche appunto; e l'autore potrà giovarsene o meno in una seconda edizione. 1179 El xe un Batocio. (Batocchio è stato in Albona uno scemo, scimunito il tipo degli sci- muniti). Può essere benissimo clie il motto abbia color locale; ma viene certo dal cognome di Arie-chino. Arlechin Batocio orbo d'un ocio, dicesi in molte città del Veneto. 1888. No save? el finco (uccello canoro) co '1 xe orbo el canta megio. Invece d'uccello canoro che è generico, leggi fringuello, che è il nome ita-taliano del finco. Questo è proprio un cercare i fichi in vetta, diranno; pure lascio correre se non altro a provare all'amico Luciani che ho letto attentamente il suo opuscolo, e ci ho trovato più sugo e piacere, che a leggere certi romanzi e rime, m'intendo io nelle mie divozioni. Perchè al leggere certi proverbi ho riconosciuto subito la marca di fabbrica, ed ho riso proprio di cuore, e il riso aggiunge un filo . . . con quel che segue; e non occorre dire, caro Tomaso, che comincio anche io a sentir la bisogna di aggiunger fili alla trama della vita. Tali il 1656. — Pecato de corame, e il 1888. — Questa ga-lina giera ne V arca de Noè e tanti altri. E quanta vita italiana nei modi proverbiali albonesi cavati da altrettanti aneddoti: Appendice prima! Così il numero 11. — Mio pare m'à dito sempre: guardate, fio, dal davanti dei manzi e dal dadrio dei muli. Mi ricorda il proverbio dei vecchi soldati piemontesi. — Davanti dei cavalli, di dietro dei cannoni, lontan dai superiori. E il 29 — La note avanti el primo de magio Nane ga pianta el majo davanti la casa de Ma-rieta. Si usa anche oggi nel contado in Toscana. E Maggio o Majo per albero fiorito abbiamo anche in Dante: Zuana al Numero 11, nel suo genere vale un Perù ; e 1' ultima 40, molte romanze. I Proverbi e le sentenze latine usate da vec-: chi albonesi, e raccolte nell'ultima appendice sono buon testimonio della cultura in Albona, e si sentono anche oggi sulla bocca del popolo specie quelli tolti dalla liturgia latina, che quei quattro preti i-j gnoranti e fanatici vorrebbero oggi da noi abolire-per le ragioni ut intus. Il 357 Undecim mile si-gnati, va corretto però in duodecim e il popolo lo sente cantare così nella festa d'ognissanti. E così pure l'ultimo — El ga clà un praesta quaesumus (oppure) un recipe, vuol essere letto nel corretta modo seguente — El ga da un respice, oppure un respice quaesumus, perchè 1' orazione con cui si finiscono i mattutini delle tenebre, prima della famosa battuta sulle panche, comincia appunto con le parole: Respice quaesumus, Domine, super liane fami-liam tuam ecc. — ed è popolarissima, nè si può-supporre lo scambio col recipe che si usa in altro-senso ed in altre occasioni. Gl'Istriani augurano molti anni di vita all'illustre patriotta, affinchè egli possa e voglia continuare in questi studi modesti, ma pur tanto proficui. Oh le memorie della sua Albona e le patrie-cantilene ne allietino sempre la vita, e gli diano occasione, con questi esempi raccolti, di foggiare anche lui qualche nuovo provverbio, e di pensarci su molto tempo. E allora sarà per lunghi anni ancora conservato all'affetto della sua Albona e dell'Istria tutta, perchè: I nostri veci i stava zento anni a far un proverbio, e altri zento prima de publicarlo. P. T. -——sas—--- Neil' Illustrazione Italiana del 5 giugno si legge (in copertina) l'articolo Fra scuola e casa del nostro egregio P. T. ; la redazione vi appose una nota a pie di colonna che qui riportiamo: "Tra i numerosi articoli pubblicati sul nuovo libro del De Amicis scegliamo quello del Prof. Paolo Tedeschi, che ci pare il migliore., Grazie tante del buon giudizio, ma preghiamo la spettabile redazione di aggiungere nel prossimo numero, come abbiamo diritto di pretendere, che l'articolo fu tolto dal periodico La Provincia dell' Istria. La Redazione ---—S* --——- PUBBLICAZIONI I Goti, poema epico di I). Emilio Garcia De Olio qui ; versione dallo spagnuolo di Luigi Zaja. — Alessandria d'Egitto, tipografia V. Penassoa, 1891. (Si vende presso il sig. Luigi Zaja in Alessandria d'Egitto, prezzo franchi 5). ,La gran vanazion de' freschi mai" (Purgatorio) 28 E basta, per non cascar anch'io in quella tale erudizione ! Ai Numeri 24 e 25 trovo tanta materia da farne un volume di storia. Cosi le locuzioni al Numero 26 — Lo manderemo in nave — Lo imbarcheremo sta Sensa. El xe prenota per un posto distinto ne la nave. Lo faremo Capitan de la nave. La nota aggiunta è stata una rivelazione per me, che non ci avea mai pensato. E chi sa che quella gran nave non sia stata una parodia del Bucintoro, della festa dell' Assensione, e una satira arguta popolare delle sfiaccolate Eccellenze negli ultimi anni della repubblica. Anche l'appendice II con le sue canzoncine mi ha fatto buon sangue. La setimana de dona