ACTA HISTRIAE • 17 • 2009 • 3 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 629–642 bili prevodi v drobnem tisku, kot jih avtor uporablja ob razlagi določenih besed kartografske terminologije. Prva izdaja je nastala v knjižni obliki s pridano DVD-zgoščenko, kjer je možno v povečanem formatu opazovati karte in preko njih slediti besedilu v knjigi. Poleg tega je na petdesetih straneh zbrana topografija preučenih kart. Opisana je v tabelah glede na območja in avtorje kart v različnih zgodovinskih obdobjih. Pri tem je potrebno pou­dariti, da je takšno delo zagotovo zahtevalo veliko paleografskega in filološkega zna­nja, saj je precej omenjenih navtičnih kart slabo ohranjenih in s tem tudi težje berljivih. Slikovno gradivo, ki spremlja katalonsko besedilo, je zbrano in urejeno glede na tematiko, v katerem je predstavljeno. Zgoščenka in knjiga zajemata 330 slik kart in atlasov ter drugih posameznih slik vinjet, kompasnih rož, merilnih skal in napisov av­torjev v latinskem oziroma ljudskem jeziku. Pri izdelavi te monografije je sodelovalo več institucij, med katerimi so pomembnejši Institut Cartografic de Catalunya, Institut d'Estudis Catalans, Institut Europeu de la Mediterrania ter številni španski in italijanski muzeji, arhivi ter knjižnice, ki so prispevale slikovno ter dokumentacijsko gradivo. Knjigo so strokovni recenzenti upravičeno označili za prvovrsten znanstven izdelek, saj zajema najnovejša dognanja o zgodovini kartografije. Ramonu Pujadesu je uspelo povzeti dosedanja vedenja, jih prevetriti z novimi dognanji in jim dodati širši pomen. S tem delom se je postavil ob bok velikih imen te pomožne vede, kot so A. E. Nordenskiöld, R. A. Laguarda Trias, T. Campbel, J. B. Harley idr., ter pri­ speval svoj košček v mozaiku strokovne literature o pomorski kartografiji. Ines Beguš Simonetta Marin (a cura di): IL CULTO DEI SANTI E LE FESTE POPOLARI NELLA TERRAFERMA VENETA. L'INCHIESTA DEL SENATO VENEZIANO 1772–1773. Costabissara, Angelo Colla Editore, 2007, pp. 731 Si tratta di un testo interessantissimo per chiunque voglia addentrarsi appunto nel­la sconfinata e multiforme realta della storia della religiosita popolare e dei riti festivi ad essa collegati. In tale ambito si spinse invero anche la Serenissima, quando, esattamente il 17 settembre del 1772, attraverso il proprio Senato, avvio una grande inchiesta sulle feste popolari a Venezia e nel Dominio di Terraferma, dalla Lombardia al Friuli. L'incarico venne affidato ad alcune magistrature della citta lagunare (Giustizia Vecchia e Provveditori alla Giustizia Vecchia) ed ai Rettori dello Stato di Terra­ferma: in meno di un anno si esplicito nella raccolta di una considerevole mole di 632 ACTA HISTRIAE • 17 • 2009 • 3 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 629–642 informazioni provenienti da tutte le par­rocchie della Repubblica. I risultati dell'indagine (fatta ecce­zione per quelli concernenti la stessa citta di Venezia) si conservano in cinque volumi presso la Biblioteca Nazionale Marciana e va attribuito al paziente e zelante lavoro di Simonetta Marin, curatrice dell'opera, il merito di averli trascritti per la successiva pubblicazione. Nei primi quattro volumi sono dunque raccolte le missive dei Rettori al Senato e le lettere originali dei parroci che rela­zionano sulle feste dei rispettivi paesi. Il quinto volume riassume, invece, i dati delle lettere originali medesime, organiz­zandoli in tabelle sinottiche. In realta, per penetrare nel profondo delle ragioni e del clima culturale sotteso all'inchiesta, risulta imprescindibile sof­fermarsi sul saggio introduttivo del libro, predisposto da Claudio Povolo, il quale, senza rinunciare a coinvolgere emotivamente il lettore (toccando tematiche ac­cattivanti come quelle, ad esempio, del lavoro e della preghiera, del culto dei santi e dei miracoli, della grazia e dell'onore), da corpo ad un'analisi articolata quanto affascinante, esposta con grande linearita. Per il professore vicentino, il Senato veneziano interpretava in modo decisamente negativo il fenomeno delle festivita religiose popolari e la sua "dilatazione", attri­buendogli effetti deleteri specie sul piano economico. Ma, contemporaneamente, agiva anche, nella "cultura dominante" dell'epoca, la progressiva affermazione ap­punto di "codici culturali" che palesavano un oramai notevole distacco rispetto pro­prio a manifestazioni di cultura appartenenti ai ceti subordinati. Inoltre, sempre se-condo Povolo, non va sottovalutata l'attenzione che le autorita veneziane dimostra­vano nei confronti di un certo "notabilato locale che si identificava maggiormente in quelle pratiche devozionali che avevano come riferimento la chiesa parrocchiale" (Marin, 2007, XXXIII). Lo studioso, quindi, sembra connotare il clima culturale e politico entro cui si inseri l'indagine del 1772–1773, come un clima sostanzialmente ostile al mondo consuetudinario delle campagne, ai suoi riti, ai suoi simboli, fino a spingersi a sostenere, sulla base pure delle considerazioni critiche dei parroci nei confronti delle 633 ACTA HISTRIAE • 17 • 2009 • 3 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 629–642 festivita religiose popolari, che si andasse oramai affermando un'inclinazione piu sensibile alla dimensione "privata ed individuale" sia della vita religiosa, appunto, sia della sfera familiare. Tutto cio in concomitanza con un fenomeno che collimerebbe perfettamente con il radicamento di tale dimensione, "l'affermarsi, cioe, di una giu­stizia penale provvista di uno spiccato timbro punitivo, non piu volta a ristabilire la 'pace', quanto piuttosto ad imporre un nuovo concetto di 'ordine sociale'" (Marin, 2007, LIV). Nelle comunita rurali, dunque, soprattutto ceti di possidenti e di commercianti (il "nocciolo duro" del notabilato locale cui gia si accennava) non sarebbero stati piu cosi disposti ad accettare di buon grado la tradizionale cultura comunitaria incentrata sulle pattuizioni e i compromessi. In questa dettagliata e lucida disamina si intrecciano, quindi, sia le premesse, sia le fasi dello svolgimento dell'inchiesta, che consentono pero di arrivare a schiudere anche alcuni scenari successivi. Se infatti tra il 1772 ed il 1779 si raggiunse l'obiet­tivo, apparentemente piu agevole, dell'abolizione delle feste di "semplice devozione popolare," nel 1787, in seguito alla necessaria approvazione della Santa Sede, pure nella Repubblica veneta si pervenne alla tanto sospirata riduzione delle feste di precetto ed alla loro concomitante regolamentazione. Che effetti produssero i prodromi di quella riforma ed in che misura il "mondo consuetudinario", specie delle campagne, riusci a limitarli o addirittura ad annullarli attraverso la propria "flessibilita di fondo", e quanto appunto la lettura dei risultati dell'indagine del 1772–1773, riproposti in quest'opera, puo aiutarci a comprendere, dando nel contempo l'opportunita di "assaporare", magari anche solo per pura curio­sita, il materiale documentario, come sembra invitare a fare, ad esempio, il deferente incipit della lettera che il 22 marzo 1772 Marco Aurelio Soranzo, podesta e vice capitano di Vicenza, inviava al Senato della Repubblica: "In dipendenza alle ducali ossequiate di Vostra Serenita 17 settembre ultimo scaduto, mi e finalmente, sup­plindo all'inspezioni prese, sortito di raccogliere da parrochi tutti delle ville, comuni e luochi di questo distretto le fedi dimostrative li giorni festivi che osservati vengono respettivamente oltre quelli di eclesiastico precetto [...]" (Marin, 2007, 357). Infine, una notazione della curatrice dell'opera, Simonetta Marin, sembra poter fungere da sprone per ulteriori approfondimenti, anche in questo specifico ambito di ricerca, sulla via della conoscenza e della comprensione del patrimonio storico-cultu­rale condiviso tra le due sponde dell'Alto Adriatico: "Nei consulti e nelle deliberazioni successive alla data dell'inchiesta, l'Istria compare insieme al Dominio di Terraferma ogni qualvolta sono analizzate le misure da prendersi per abolire le feste popolari di devozione. E' lecito desumere che l'indagine sulle feste religiose fosse stata intrapresa anche nella provincia dell'Istria. Nei documenti conservati alla Biblioteca Marciana l'esito dell'inchiesta istriana purtroppo non e pervenuto" (Marin, 2007, LXXXI). Luca Rossetto 634