ANNO VII—N. SS. :■ ; .. : ; - ■ ' ■'■'> ih c:fa! • ',) O'iJii.';.' 'jlj ,!f:i.J Sabbato 3 Loglio 1852 Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abhonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione. L'abbonamento non va pagato ad altri cbe alla Redazione. DEI FRAGMENTI D'AQUILEJA di Giov. Giuseppe Capodoglio. SECOLO XVIf. (Da Manoscritto del Sig. Vincenzo Zandonali di Aquileja) Libro II* Giunto Teodosio in Roma 1), fu colà dal Senato con solennissimo trionfo ricevuto, avendo eziandio fatto venire da Costantinopoli Arcadio suo figlio perchè fosse in quella città, capo dell' impero e del mondo, conosciuto e riverito, e dopo aver riposto nel trono Occidentale Va-lentiniano, e lasciatogli un corpo giudicato bastevole alla difesa dello Stato sotto il comando di Argobasto, valoroso capitano di queir età, alla cui tutela raccomandò anche il giovanetto imperatore, se ne ritornò in Aquileja, e quindi col figliuolo di nuovo passò in Costantinopoli. Ma non tantosto egli giunse colà, eh' ebbe notizia della morte di Yalentiniano, il quale dovendo essere stato strangolato per opera del già detto Argobasto in Francia ai 16 maggio del 392, 2) avendo questi eletto imperatore in sua vece Eugenio, che coli'assistenza e direzione del medesimo Argobasto in breve spazio di tempo occupò il dominio della Francia e dell'altre provincie oltre i monti, donde passato improvvisamente in Italia colla stessa facilità s'impadronì di tutta questa provìncia, e formò la sede dell'impero in Aquileja. Commosso dunque da questa novità, Teodosio con quella diligenza e prestezza che potè maggiore ridusse sotto le sue insegne un esercito assai numeroso, ma non però bastevole a resistere alle forze dei principi, quando dalla mano suprema del Dio degli eserciti, che egli con tanta efficacia e con tante lagrime implorò in suo aiuto, non fosse stato miracolosamente assistito e difeso. Giunto con questo all'Alpi Giulie, e trovati i passi di quelle per ogni lato ben presidiati, risolse nullameno di cimentarsi come fece, e tentar 1' impresa, che gli riuscì molto felice, avendo valorosamente c.acciato il presidio, e quello posto vergognosamente in fuga con morte di molti 1) Prò Messia. Vita di Teodosio. 2) Paul. Disc, de Gest. Rom. 1. 13. Messia ibid. degl' inimici, e tra questi di Flaviano uno dei principali capitani 1). Superato il passo dell' Alpi, e seguitando a marciare coli' esercito Teodosio, era per calare vittorioso nelle campagne di Gorizia, quando fattosigli incontro Eugenio al fiume Yipacco, ivi si attaccò fra gli eserciti un sanguinosissimo conflitto, nel principio del quale parve che la vittoria piegasse a favoro d'Eugenio; posciachè in breve spazio di tempo rimasti estinti (tra molti altri) diecimila Goti eli' erano al soldo di Teodosio, e restando perciò molto sbigottito il rimanente dell'esercito, slava per mettersi disperatamente alla fuga, onde vedendosi l'imperatore costituito a vista d'ambedue gli eserciti, e prostrato 2) umilmente a terra con un copioso profluvio di lagrime supplicò con vera fede e devozione la Maestà Divina a non permettere ch'egli fosse vinto dai nemici della religione cattolica in causa cotanto giusta. Quand'ecco che nello stesso punto Barbario o Ar-dabusio 3), uno de' suoi più valorosi capitani, con un grosso nervo d'armati coraggiosamente si pose a rinforzar le squadre che più erano pronte ad esser vinte; per 10 che avendo queste ripiglialo 1' animo primiero, rimettendosi di nuovo in ordinanza si posero in un terribile gagliardissimo combattimento 4). Ma piacque a Dio di soccorrere d' avvantaggio miracolosamente i suoi colla sua santissima mano, operando che i cieli medesimi a combattere a loro favore si movessero; tanta forza ebbero le preci di questo cristianissimo imperatore che, levatosi all'improvviso un rapidissimo vento, questo percoteva in fronte gli Eugeniani con tanto furore, che levava loro talmente la vista, ed anco la forza di potersi avanzare incontro ai Teodosiani. Anziché era così potente che tutti i dardi, le saette, e le pietre che contro questi lanciavano, indietro le rimandava, restando loro stessi dalle medesime feriti 5). 11 che vedendo Teodosio, e chiaro conoscendo il miracolo, e la grazia che riceveva dal Cielo, incominciò a dar coraggio, ed incalorire i suoi di modo, che fra breve spazio la vittoria in pugno sicuramente si videro, mentre 1) Sigon. de Occident. Imper. 1. 9. 2) Paul. Diac. 1. cit. Sigon. 1. c. Socrates hist. Eccl. Tripart. I. 9. cap. 45. 3) Messia, Vita di Teodosio. 4) Ibid. 5) Sigon. 1. cit. Arbizio, uno dei primi capitani dell'esercito Eugeniano, considerando non esser più riparo alcuno al totale disfacimento di questo, passò con tutte le sue genti nell' e-sercito avverso, e richiese colle medesime d'essere ricevuto in fede dell'imperatore, e continuando il combattimento Eugenio stesso fu fatto prigione, ed al cospetto di Teodosio condotto gli fu subito per ordine del medesimo levata la testa 1), la qual cosa veduta dai suoi, ad un tratto deposte le armi, immediatamente s'arresero. Argo-basto vedendosi vinto, disperatamente se ne fuggi dall' esercito nei boschi vicini, e cacciatosi da sè medesimo la spada nella gola restò morto. Questa vittoria dell' imp. Teodosio così notabile e così 2) importante, la quale seguì ai 5 settembre 394, viene da molti dotti e famosi scrittori di quell'età raccontata, e Claudiano, poeta famoso che visse nel medesimo tempo, con versi, e con maestà eroica elegantemente la decantò 3). Pervenuto della vittoria l'avviso in Aquileja fu da tutti gli ordini lietamente sentita, fuorché da alcuni nobili giovani, i cui maggiori per avventura esercitavano per il tiranno diverse cariche e comandi, onde innanzi al combattimento erano stati da questi nella stessa città per ostaggi rinchiusi, e perciò temendo essi che l'ira dell'imperatore non fosse per anco totalmente spenta, e che sopra di loro eziandio sfogare la volesse, ricorsero al patrocinio del patriarca Santo Cromazio, e questi poscia col mezzo anche del glorioso dottore S. Ambrosio impetrò loro il perdono e la libertà 4). Il giorno che seguì alla vittoria se ne venne col-1'esercito in Aquileja, e quivi unitamente col già detto S. Cromazio patriarca, nella chiesa patriarcale solennemente ridotti, resero con molta divozione le dovute grazie al Cielo per così felice e miracoloso avvenimento; e poscia l'imperatore, fatto qui venire da Costantinopoli Onorio suo figlio, lo elesse col consenso universale per successore dell' Impero Occidentale, avendo prima proposto 1' altro figlio Arcadio a quello d'Oriente, raccomandando dopo la sua morte l'uno alla tutela di Stilicone Vandalo, e 1' altro di Rufino, ambo soggetti di molla stima presso di lui, ed assegnando 5) il governo di tutta l'Africa a Gildone, personaggio per nobiltà e prudenza molto conosciuto in quel tempo ; quindi poi si condusse a Milano, dove ai 17 gennaio del 395, d'età d'anni 60, passò finalmente a miglior vita, lasciando ai buoni un grandissimo desiderio di sè stesso 6). Pervenuto l'avviso a Gildone della morte di Teodosio, non potendo tenere lungo tempo celatala perversità deir animo suo, ribellatosi da Onorio s'insignorì della provincia alla sua cura commessa, il che inteso 1) Sigon. de Oecid. Imperat. 1. 9. Messia, Vita di Teodosio. 2) Ibid. 3) Claudian 1. 1. De III. Consulatu Honorii Augusti. 4) Sigon. loc. cit. 1. 9. 5) Messia loc. cit. 6) Paulus Diacon. de Gest. Rom. 1. 13. Egnatius ìoc. cit. Messia, Yita d'Arcadio e d'Onorio. dall'imperatore per bocca di Mascheplio, da altri detto Ma-stelperio fratello di Gildone, a cui questo aveva fatto crudelmente uccidere due figli maschi, armò incontanente un assai forte esercito, e sotto la condotta del medesimo Mastelperio lo spedì contro Gildone nell'Africa. Accettò egli prontamente la carica, perché 1' armi erano indirizzate contro un ribelle dell'imperatore, ma più forse per vendicare la morte nei figliuoli. Onde arrivato colà fu dal fratello incontrato con esercito numerosissimo, ma per voler di Dio pietoso sì, ma però sempre vendicatore degli umani demeriti, benché il suo fosse a quello molto di forze inferiore, e lo sconfisse, e fattolo prigione gli fece tagliar la testa. Divenuto poscia Mastelperio 1) per la vittoria superbo, malvagiamente tentò di appropriarsi il dominio dell'Africa, e gli sarebbe anche riuscito se quest'atto di sì grave fellonìa non fosse ragionevolmente spiacciuto alli stessi suoi capitani e soldati, dai quali fu perciò fcosì permettendo l'ira di Dio) giustamente punito nella vita. Intanto Rufino tutore d'Arcadio perfidamente macchinando anch'egli di levare al suo signore l'impero, mosse un formidabile esercito di Goti, e d'altre nazioni settentrionali a venire a danni di questo ; ma scopertosi il tradimento fu dall' imperatore fatto morire, e levatagli la testa 2) fu affissa ad una delle porte di Costantinopoli, ed i Goti dopo aver dato il guasto ai confini dell' Impero Orientale penetrarono finalmente anche in Italia, ma con doppia vittoria da Stilicone tutore d' Onorio superati; furono quindi costretti a ritirarsi nell'anno 402. Uniti poscia con Radagui^o re dei Gepidi, e con altre barbare nazioni, e formato un esercito di duecentomila armati 3) s' accinsero nuovamente ai danni d'Italia, ma racchiusi da Stilicone tra i monti di Fiesole nella Toscana restarono rotti, e bravamente fugati dal medesimo, con morte eziandio dello stesso Radaguiso nel 406. Riuniti poi, e disegnando di ritornare in Italia, e scopertosi dall'imp. Onorio l'intelligenza che teneva con essi Stilicone 4) con animo di levare a lui la corona dell' impero, e procacciarla ad E*i-cherio suo figlio, furono e questo e quello con 1' ultimo supplizio puniti. Ma questo fatto non rimosse il pericolo, perchè i Goti guidati d'Alarico re loro passando per il Friuli penetrarono nelle viscere d'Italia e condotti all'assedio di Roma, in capo a due anni la presero, saccheggiarono, ed arsero; il che seguì 1162 anni dopo la sua prima edificazione, e 410 dalla nascita di Nostro Signore. Quindi postosi in grande ispavento tutto il rimanente della provincia, e particolarmente gli abitanti della Venezia (di cui Aquileja era la Metropoli) essendo questa la porta d'Italia, e perciò prima di tutte le altre esposta al barbaro furore delle nazioni oltramontane, gran numero di nobiltà e di altre persone con le famiglie, e con le più preziose ricchezze fuggite d'Aquileja, da Trieste. 1) Messia loc. cit.' 2) Ibid. 3) Paul. Diac. loc. cit. Messia, ibid. 4) Ibid. Sigon. ib. lib. 10. Egnatius Roman. Princip. I. 1. da Concordia, d1 Aitino, d' Oderzo, da Padova, e d' altri luoghi nelle prossime lagune del mare Adriatico, e specialmente in Rialto ricovrarono, dove avendo diversi anni dopo stabilita e formata la loro sede, diedero principio all'inclita e maravigliosa città di Venezia, chiamandola Venezia per includere pluralmente l'isole convicine e per esser quelle stato il rifugio di tutte le altre città della provincia Veneta, d'onde col progresso di tempo colà ad abitare passarono tra le altre infranotate famiglie nobilissime diAquileja 1) : Alimpati Antolini Aoldi Avventuradi Balbi Barbati Blonzeni Bolani Borselli Bredani Dal Fianco Disonestini Dolfini Dolfinighi Fortunati Ghisi Lencari Luparini Maistrosi Malazza Mazaman Nicola Obelieri Ognibeni Orsi Pepini Piani ghi Piero Prothi Raimondi Tornadi Trevisani delle bende azzurre d' oro Trevisani delle bende d' oro e negre d'oro. Da Trieste: Abrami Barba major Barbari Barbarighi Bucchi Bonzi Buricaldi Donus Dio Donzorzi Rebonini. Da Concordia: Barbamansoli Fortunati Costantini Contavini Giulii Gradonighi D'Aitino: Adami Agnus Dei Aicardi Aicaroli Baiculzini Baristaldi Basadelli Balenoni Benzoni Grandolighi Grandolini Gussoni Pino ? Aquil. Parda da Dio ? Aquil. Bocconi Borsoli Campoli Canali del Giglio d'oro Condiani Catacanevo Cavazzoni Crituazzi Da Dio dadi Damiani Mangoli Dandoli Mioli Delij Moltadelli Denti Muranesi Fabricii Muriani Fondanizj Navagioli Giacobi Onoradi Gimbeni Ori Gimij Pandani Giugnj Paradisi Landi Pentoli Lisciadi Sesendoli Lollini Steni Malimpieri Vittissoni Maragni Vitturi. Margoali D'Oderzo : Arbolini Barbata Busnadi Corna Da Mosto Da Spinel Fontana Galarosi Gatiselli Magni Ruzzini Viviani. 1) Cronica M. S. delle famiglie nobili di Venezia. Onde queste e l'altre famiglie j) che dal Friuli colà si ricovrarono, in dolce rimembranza del paese nativo da loro sforzatamente abbandonato usarono poscia (favellando di esso) chiamarlo col nome di patria, come d'allea sino al presente è stato sempre denominato. Frattanto avendo il santo patriarca Cromazio piamente retta la Chiesa d'Aquileja pel corso d' anni 24, passò finalmente dalle miserie di questa a godere le glorie dell'eterna vita ai 2 dicembre 413, e fu promosso2) al Patriarcato in sua vece Agostino di Benevento, soggetto per dottrina molto conosciuto al suo tempo, che visse nella sede fino all' anno 422, nel quale essendo e-gli venuto a morte fu eletto in suo luogo Delfino, da alcuni detto anche Adelfo 3) e da altri Adelfino, nato di nobile e chiara famiglia della città d'Aitino. Era passato l'impero d'Oriente dopo la morte di Arcadio 4), seguita P anno 40S nella persona di Teodosio juniore suo figlio; ed Onorio anch'egli destinò per successore dopo di lui nell' Impero d'Occidente, Costanzo suo capitano 5) marito di Placidia sua sorella, il quale non molto dopo se ne morì, come anche seguì d'Onorio 6) l'anno 423; onde Giovanni, patrizio romano 7), per nobiltà e per ricchezze molto potente e stimato, coll'a-derenza eziandio d'Ezio e di Cassino famosi capitani di quell'età s'usurpò il nome e la corona dell' Impero Occidentale; il che intesosi da Teodosio presso cui la già O Jo. Candid, lib. 3. 2) Ughell. T. V. 3) Ibid. 4) Paul. Diacon. de Gest. Rom. I. 4. 5) Sigon. loc. cit. 1. II. 6) Messia, ibid. 7) Sigon. loc. cit. detta sua sorella Placidia con due suoi figli Valentiniano ed Onorio si era in Costantinopoli ricoverata non osando egli in questi movimenti abbandonare l'Impero d' Oriente, risolse di dichiarare cesare in Occidente il detto Valentiniano suo cugino, e poi spedirlo unitamente colla madre Placidia con una grossa armata in Italia sotto il comando d'Ardaburio valente capitano, acciò cacciato dall'usurpato seggio il tiranno Giovanni, in quello il cugino Valentiniano collocasse, onde avendo lasciato Ardaburio in Dalmazia Placidia e Yalentiniano 1) insieme con Aspare suo figlio, inviando egli il grosso dell'armata verso Ravenna, e sopraggiunto da una furiosa procella rimasero sbandate le navi, ed egli costretto a dare in terra nel porto di quella città, nella quale si trovava Giovanni, e però ivi restò di questo accidentalmente prigione. Ma frattanto dall'altra parte col rimanente dell'armati giunsero Placidia e Valentiniano con Aspare in Aquileja, ed àvuta-tone 2) quivi del successo interamente l'avviso, con sano consiglio stabilirono che Placidia e Valentiniano con alcune legioni si rimanessero, ed il figlio Ardaburio con un corpo sufficiente d'esperta cavalleria, alla vòlta di Ravenna incontanente 3) marciasse; il che egli mandò subito ad effetto sotto le mura di quella città "per paludi allora quasi miracolosamente seccate, guidato da un bifolco inaspettato pervenne. Onde entrato senza difficoltà nella medesima non solo riacquistò al padre la perduta libertà, ma avuto in suo potere il tiranno 4), lo mandò prigione a Placidi i in Aquileja, e quivi poscia per ordine "della medesima (essendogli prima troncata una mano) gli fu poi levata la testa. Fermossi per alcuni mesi Placidia col figlio imp. Valentiniano in questa città, nella quale Yalentiniano, memore della vittoria ottenuta col favore del Cielo a benefizio e sollievo della Chiesa cattolica, decretò molte leggi-che nel codice sino al presente estese si vedono. Morto Delfino patriarca nel 432, a lui nella sede successe 5) Januario, da altri detto Giuliano, nato in Pola, illustre città dell'Istria, a cui S. Leone Magno sommo pontefice nel 447 diede un rescritto 6), nel quale fermamente stabiliva che agli'Eretici quantunque penitenti non fosse permesso di salire a dignità maggiori di quelle nelle quali attualmente si trovavano; Ed avendo retto- il Patriarcato pel corso d'anni 16 se ne passò a miglior vita, venendo promosso 7) in sua vece Secóndo, soggetto per religione, per costumi, 'e per dottrina molto chiaro in quel tempo; ed essendo- questo venuto a morte Panno seguente a lui successici 450-8> S; Niéeta, sotto al ■ • • ' -.'! <..8..1.'»q (UjfóVitlU (U:;« ;-'1 ; " ' 'i ;JO(| rifluii osi v CI r!ij. il)'*) tjls? ' ; . ,.',.:■'. 2) Messia, Vita di Teodosio» 2:' ' V. v."- 3) Ibid. : •'»' ' :l.:-..r) .'■> f; 7) Jo. Candid 1. 2. -V .V .iiV • 8) Ibid. 1. 3. J ;, , . ■ . .r:ii:>ii'