ACTA HISTRIAE VIII. ricevuto: 1999-09-16 UDC 929 Stella T. I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, SUCCESSORE DI PIER PAOLO VERGERIO Giovanna PAOLIN Universita di Trieste, Dipartimento di Storia, IT-34100 Trieste, Via Economo 4 SINTESI Tommaso Stella, successore del Vergerio sulla cattedra episcopate di Capo-distria, fu anch'egli coinvolto in due processi, nel 1558 e nel 1560. Venne cosi messa in gioco tutta la sua opera di presule impegnato nella residenza in diocesi e nella predicazione, nella difesa della chiesa romana. Il capitolo del duomo ed alcune confraternite si schierarono contro di lui, accusandolo di comportamenti e parole sospetti in materia di fede, oltre che di aver intrattenuto rapporti intimi con due donne. Il rischio corso fu altissimo e solo la morte delpontefice gli evito un'inchiesta a Roma. Con un procedimento politicamente orchestrato lo Stella venne infine liberato e pote recarsi al concilio di Trento, ma si dedico anche con rinnovato vigore alla riforma della sua diocesi. Parole chiavi: Chiesa cattolica, preti, Tommaso Stella THE PROCESSES OF THE BISHOP TOMMASO STELLA FROMKOPER, THE SUCCESSOR OF PETER PAVEL VERGERIJ, JR. ABSTRACT Tommaso Stella, who succeeded Vergerius, the bishop of Koper, was also involved in two legal proceedings from 1558 to 1560. All his pastoral work marked with his personal efforts to live in the diocese and preach became questionable. The chapter and some lay brotherhoods accused him of suspicious behaviour from the religious point of view and of being sexually involved with two women. He risked being inquired by the commission of inquiry in Rome and it was the Pope's death which saved him from that.Stella was released with a skilful political process and then he was able to participate in the assembly at Trento. With a restored power he dedicated himself to the reforms of his diocese. Key words: Catholic Church, priests, Tommaso Stella 231 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Durante l'inchiesta condotta in Istria nel 1558 da Annibale Grisonio a seguito délia venuta in Friuli del Vergerio, venne avviata un'istruttoria anche a carico di Tommaso Stella, detto comunemente il Todeschino, vescovo di Capodistria e suc-cessore in quella sede del Vergerio stesso. Grazie a quell'incartamento ed ai docu-menti superstiti della curia giustinopolitana siamo in grado di comprendere meglio quelle vicende e quell'ambiente, possiamo soffermarci sulla figura di uno tra i suoi oppositori, per metterne in luce contraddizioni personali e scelte di governo. Lo Stella era un frate domenicano, che si era distinto come predicatore di successo anche in città importanti quali Venezia (Naldini, 1700, 60-61, 99-100; Buschbell, 1910; Taurisano, 1938, 84-88, 103-105; Taurisano, 1946, 19-55; Tacchi Venturi, 1950, 223, 346, 464; Scaduto, 1964, 537; Jedin, 1973-1981, 21, 94-95; Jacobson Schutte, 1988; Del Col, 1998). Era diventato vescovo di Salpi, poi di Lavello, e nella fase bolognese del concilio si era messo in luce come teologo, esponente dell'ala rigorista, difensore del ruolo centrale del papato e della dottrina tradizionale, pur nella decisa volontà di un rinnovamento morale della Chiesa. Era ovviamente su posizioni nettamente antiriformate ed anche contro il Vergerio egli appoggio attivamente gli avversari di lui, in particolare il Grisonio, canonico capodistriano per anni impegnato a Brescia nella lotta contro l'eresia ed entrato a Venezia tra i teatini, con il quale sembrava avere rapporti personali di stima e di amicizia. Non fu un caso quindi che venisse scelto per la guida della diocesi istriana, secondo Roma disastrata dalla condotta pastorale del vescovo eretico, un frate domenicano di tale caratura, privo di rapporti con le fazioni cittadine e gradito a quanti avevano lottato contro il Vergerio, per giunta, in quanto domenicano, votato ad uno stile di vita povero e più disposto a non rivendicare la pensione riservata all'Elio, che tanto aveva disturbato il suo predecessore. La diocesi era certamente piccola e tutt'altro che ricca,1 ma anche le precedenti sedi offerte al Todeschino non erano state di molto rilievo, inoltre a Capodistria egli avrebbe potuto pensare di svolgere un ruolo che gli permettesse di ben meritare agli occhi del papato e della Serenissima. Contrariamente a quanto si era potuto pensare all'indomani del suo arrivo in diocesi ed alle premesse che lo avevano favorito, egli agi a Capodistria con stra-ordinaria cautela, al di là forse di molte aspettative, scegliendo di operare pre-valentemente sul piano pastorale, del convincimento graduale, trascurando piuttosto quello giudiziario.2 Nelle lettere egli sembra rimandare costantemente la respons- Una delle voci principali di reddito per la locale mensa vescovile era la décima dell'olio, ma le gelate venivano spesso a colpire le coltivazioni di ulivo, che poi mettevano dagli otto ai dieci anni per tornare a fruttificare. Non abbiamo molte notizie su come egli agisse contro gli eretici locali negli anni precedenti il ritorno del Vergerio, anche se il 12 maggio Francesco de Gavardo testimonio che di "monsignor nostro reverendissimo non posso dir altro che ben havendo fatto sua signoria molti officii gagliardamente contra heretici et altre sorte a beneficio de questo popolo..." (ASVe, SU, b. 4, fasc. 232 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 abilita repressiva ai rappresentanti del governo veneziano ed all'inquisitore, per la cui scarsa efficacia e competenza forse egli stesso, vista la coincidenza di date, aveva protestato presso i Savi all'eresia (ASVe, SU, b. 4, fasc. 1, 21. 1. 1551, 25. 2. 1551).3 Si lamentava, scrivendo a Venezia, che tutto il suo impegno per governare la diocesi, per servizio di Dio, ordine dei superiori e soddisfazione della Signoria, tentando di illuminarla "di vera dottrina et rimuoverle ogni dispositione contraria" raccoglieva solo disubbudienza e ripugnanza. Si rendeva conto che avrebbe dovuto punire, per non far salire il malo esempio, ma, per pace e per fare meglio l'ufficio di padre e correggere ad salutem, aveva preferito ricorrere alla Signoria. Personalmente poi si impegnava da sempre come predicatore e cosí intendeva proseguire (ASVe, SU, b. 4, fasc. 1, 25. 2. 1551).4 Questa scelta probabilmente fu fatta anche in accordo con lo stesso Grisonio, che si era piü volte espresso nelle lettere, come parlera piü tardi anche il vicario del patriarca di Aquileia Giacomo Maracco (BAU, ms. 139, c. 50r, 27. 5. 1565), per una netta separazione delle due funzioni: quella repressiva e quella pastorale, in quanto i due ruoli sembravano difficilmente compatibili. Il Grisonio infatti, pur ben convinto che soprattutto con una forte repressione, con la paura, "si riduranno a penitentia, che e quello che cerchiamo", sosteneva l'importanza fondamentale di avere in diocesi un buon predicatore, che era facilmente ricercato dalla gente anche in qualita di confessore, non solo nell'ottica di un appoggio al tribunale inquisitoriale, ma al fine di un autentico recupero all'ortodossia: "chi aggiongesse un pocho di timore a queste persuasioni senza dubio riportaria frutto" (ASVe, SU, b. 4, 18. 12. 1548)? E da ritenere che in questa sua scelta giocarono anche altri fattori. Egli infatti era consapevole delle tensioni esistenti nella citta e nella diocesi e probabilmente preferí non attizzarle ulteriormente, cercando piuttosto di crearsi un largo consenso, di mirare prima di tutto alla pacificazione. Al duro confronto inquisitoriale quindi che aveva connotato l'azione tutta del Grisonio, che essendo del posto ben sapeva bene quanti odi e sospetti avesse potuto eccitare per queste vie, poteva esser visto come strategicamente piü utile sostituire un recupero piü lento, piü squisitamente pastorale "Uno processeto per messer Annibal Grisonio..."; cfr. Appendice, Processo 1558). Nel 1556 egli ordino la cattura di Aurelio Vergerio (Del Col, 1998, CLXI). Le lettere portano l'anno 1550, che ho interpretato more veneto, come per le note successive. Un rilievo contro l'inquisitore poco solerte si trova in un fascicolo successivo della stessa busta, in una lettera di data 27 gennaio 1551 inviata dai veneziani Savi all'eresia al ministro generale dei fran-cescani conventuali, riportando la lamentela fatta loro pervenire. Anche durante il primo processo contro di lui dei testimoni sottolinearono questo suo impegno di predicatore. Il ruolo del predicatore venne ribadito nelle lettere successive, unitamente alle lamentele per le dif-ficoltà frapposte all'azione del visitatore apostolico da parte del Consiglio di X, che aveva tra l'altro ordinato che egli non facesse sentenze definitive e che mandasse ogni fascicolo per la conclusione a Venezia. 233 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 del tessuto religioso e civile lócale.6 A questo va aggiunto il costante timore dello Stella nei suoi primi anni di governo di un ritorno del Vergerio, la cui presenza continuava ad aleggiare sul territorio, anche nella paura dei suoi nemici. Affannato scriveva che il "Vergerio passato et li banditi per l'heresie sono vicini et anco entrati et alhor in Capodistria ove hanno li sui fautori, di quai li capi sono messer Ottonelo de Vida et messer Hieronimo Zarotto, quai vostri signori conoscono di prima che hora, cavalcano spesso fuori et dano segni che tutti comprehendono che vano all'oracolo. Li seguaci suoi piü incauti con iubilo affermano che tornera il Vergerio fatto novo papa, come se l'illustrissima signoria nostra non havesse parte in questa cosa. Ulterius lo sudetto Girolamo Zarotto s'e nuovamente maritato con una nipote d'esso vescovo Vergerio non ostante che giovenissima et lui vecchio sia, et l'hautore di tal matrimonio dicono esser stato il passato vescovo Vergerio. Et quella sera che si cellebravano le nozze si comprese ch'in quella casa v'era il prenominato. Tutti li catholici stano con fastidio, temeno li pericoli et allegano le raggioni et apparati, ma per l'inimicitie che vi sono non osano, per non accenderle, comparire" (ASVe, SU, b. 4, 11. 1. 1551).7 Della vicinanza di lui, dell'idea del suo immanere ai confini come una sfida costante c'e spesso traccia nelle lettere del Todeschino, che contrapponeva a questa minaccia il suo sforzo di buon governo, di vescovo capace di riportare ortodossia e tranquillita a vantaggio della Chiesa e della Serenissima (ASVe, SU, b. 4, 7. 1. 1551).8 Compiacere quest'ultima infatti sembrava una delle piü gravi preoccupazioni del nuovo vescovo, che conosceva l'attenzione del governo veneziano per quel confine troppo vicino, per la necessita costante di mantenervi una buona fama per attirare mano d'opera, pur restando la fedelta alla scelta di favorire la repressione anti-ereticale. Le malattie endemiche e le epidemie spesso richiedevano infatti il richiamo di forze nuove e cosí pure le esigenze legate al commercio ed agli usi militari, mentre i territori soggetti all'impero offrivano il vantaggio di un controllo molto minore sulla vita morale e religiosa del popolo e non a caso, nonostante alcuni limitati episodi di repressione, la vicina citta di Trieste, tradizionalmente legata da vincoli di amicizia e culturali alle comunita della costa istriana, poteva esser vista come terra di liberta Le proteste dei capodistriani contro il Grisonio, oltre ad attaccare i suoi metodi ed a mettere in dubbio la sua legittimazione ad inquisire, erano state attente a sottolineare con forza come egli fosse un "antiquo inimico della maggior parte della nobeltà di questa terra", tanto che era stata avanzata l'ipotesi che egli fosse stato inviato grazie all'interessamento di qualcuno molto potente intenzionato ad eliminare i propri avversari (ASVe, SU, b. 4, "Opposizione dei capodistriani ..."). Nella lettera è vivido il quadro delle contese violente che dividevano molte importanti famiglie capodistriane, in un intreccio di motivi politico-famigliari e religiosi. Dieci giorni dopo scriveva di essersi convinto che, solo che si fossero potuti togliere di mezzo due capi, Capodistria sarebbe facilmente tornata cristianissima. Ove informa i Savi all'eresia del "successo della diocesi nostra, ove mi esforzo ... di far parte almeno di quello che 'l bisogno ricerca et che quest'illustrissimo dominio disidera". Lo stesso ribadiva il 21 gennaio. 234 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 rispetto al nuovo corso instaurato dall'Inquisizione nei territori veneti9 La condotta attendista dello Stella suscito d'altro canto alcune perplessità e giunse a procurargli qualche sospetto di essere colluso con gli eretici locali, proprio lui che si era sempre schierato decisamente contro Vergerio ed i riformati in genere e che aveva aperto il suo governo con decise dichiarazioni antiriformate. 'Al principio che sua signoria vene al vescovato commincio galiardamente a parlar contra lutherani, ma dopoi par che li habbia tolti in tanta protettion che quelli son li favoriti", cosí parlo con durezza un teste al primo processo contro lo Stella (cfr. da Pola, 26. 5. 1558). Qualcuno giunse a sospettare che egli non toccasse troppo gli eretici nel timore che questi lo potessero coinvolgere in un'inchiesta sul suo comportamento con alcune donne (cfr. de Rondolino, 5. 5. 1558). Invero egli appare dai documenti molto presente in diocesi, nonostante l'incarico del 1551 a vescovo ausiliare a Bergamo, diocesi tradizionalmente legata a Capodistria dalle biografie dei suoi ordinari.10 Anche se la documentazione conservata nell'archivio della curia capodistriana è carente per gli anni relativi al suo primo periodo di governo, sia le sue lettere sia alcune testimonianze al suo primo processo lo disegnano fortemente impegnato in prima persona nell'opera a lui più congeniale, vale a dire quella di predicatore. Anche se dei testi ricordarono al primo processo sia un'inchiesta condotta nel monastero di Santa Chiara contro la diffusione di libri proibiti (cfr. a Bracia, 5. 5. 1558), sia un intervento contro un'unione considerata scan-dalosa (cfr. Ingaldeo, 7. 5. 1558), oppure si ricordo che grazie a lui, rispetto al passato, nessuno più parlava di cose pericolose in materia di fede (cfr. Brathi, 4. 5. 1558). I guai per lui più insidiosi cominciarono presumibilmente quando, dopo parecchi anni di questa condotta tutto sommato morbida ed attendista, egli passo ad un maggiore sforzo di normalizzazione, di disciplinamento, con interventi che potevano ricordare alcune disposizioni dello stesso Vergerio. Si tratto invero di passi ancora limitati, ma di segno dirompente. Intervenne infatti contro due confraternite, oltre a riappropriarsi di una casa attigua al vescovado cacciandone un cittadino influente, "lo son ben suddito di san Marco, ma hora son in casa d'Austria: viva Austria", cosí protestava ad esempio Giuseppe Canciani, diacono creato dal Vergerio, trovandosi nel 1564 a Trieste (BST, ADC, b. 10, cc. 303 r - 310 v). Una denuncia anonima, presentata il 25 luglio 1549, esprimeva la con-vinzione che a Trieste le cose non fossero piu tanto rosee per i luterani, allora perseguiti in alcuni loro esponenti dall'imperatore, ed invitava a non temere che gli eretici capodistriani potessero fug-gire passando il confine (ASVe, SU, b. 4, fasc. 1, cc. sciolte, foglio senza data e firma). Tuttavia la situazione triestina presentava effettivamente ancora ampi margini di liberta rispetto al territorio veneto e la repressione era molto debole ed occasionale. Nella storia religiosa istriana la realta triestina, con le sue specifiche peculiarita, ebbe un peso rilevante anche grazie agli stretti legami di consuetudine e di amicizia tra famiglie (Venetianer, 1887; Tamaro, 1933, 12-190; Tamaro, 1944, 3113; Stella, 1974, 205-237; Paolin, 1984, 87-110; Paolin, 1989, 1991, 215-257). 10 Erano stati bergamaschi i due vescovi di Capodistria Bartolomeo Assonica, domenicano (1503-1529) e Defendente Valvassori (1529-1536) (Jadin, 1912). 235 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Pietro Bello, amico del Vergerio e della fazione di Ottonello Vida; ma soprattutto mise mano alla ristrutturazione di parte significativa del duomo di Capodistria, forzando forse la mano al capitolo, riacutizzandone alcune tensioni interne. La confraternita di S. Maria controllava la chiesetta del Risano. Era una fraterna simile alle tante del tessuto extraurbano di tutte le diocesi del tempo, i suoi aderenti si gestivano e gestivano i beni di loro competenza, tra cui del bestiame ed un discreto afflusso di ex-voto, in totale autonomia e privi di statuti e regolamenti formali, scritti (BST, ADC, b. 10, cc. 271r ss.;11 cfr. 7. 5. 1558). Per la vita tradizionale questa formalizzazione era assolutamente non necessaria, bastava il rapporto creato dalla fiducia e dalla consuetudine, come pure per essi era naturale considerare fruibili per gli usi comuni i beni confraternali, anche per valersene negli importanti pasti societari, da sempre condannati dai vescovi, e nei momenti di difficolta. Chiaramente questo non poteva essere accettato dall'istituzione ecclesiastica, che vi vedeva un'appropriazione illecita di beni spettanti alla Chiesa e che dovevano tornare sotto il suo controllo, cosicché in quello stesso periodo molte furono le confraternite in ogni diocesi sottoposte a pesanti interventi normativi. Nel caso specifico del Risano giocava un fattore ulteriore di diffidenza, anche questa estremamente diffusa, che vedeva i vescovi, che continuavano a ripetere di confidare sulla bonta del popolo semplice e di diffidare invece delle classi piü elevate, agire in modo pesantemente paternalistico nei confronti dei gruppi confraternali popolari, cercando di ricondurli sotto il controllo si del parroco, ma anche di uomini piü colti e di ceto piü elevato. Cosi fece anche lo Stella, riformando la confraternita e sottoponendola alla tutela di due capodistriani in vista a lui amici, Francesco de Gavardo e Zuan Paolo Brathi (cfr. 24. 11. 1560). Piü duro ancora fu lo scontro con la confraternita del SS. Sacramento che afferiva al relativo altare del duomo. Qui, benché un partigiano del vescovo la definisse sprezzantemente come formata da soli "poverazzi" (cfr. 21. 11. 1560), in realta lo Stella si confronto con una realta cittadina di molto peso, contando tra 80 e 100 soci, tant'e che dovette arrivare a scioglierla d'autorita, fondandone un'altra basata sulle disposizioni di papa Paolo III. In questo modo egli apri la via a molte possibili ritorsioni, ma affermo con forza il suo desiderio di esercitare un controllo totale sulla chiesa cattedrale. Atto finale di questa linea di azione fu la ristrutturazione stessa della chiesa, o meglio di parte fondante di questa. Egli infatti, da sempre fautore del culto del SS. Sacramento, non solo in funzione antiriformata, volle portare, in linea con le nuove tendenze affermatesi in campo cattolico, il tabernacolo sull'altare maggiore, fulcro devozionale di tutto l'edificio, togliendolo dalla marginalita, dalla separatezza dell'altare laterale custodito dalla locale confraternita. Nell'abside prin- 11 Procedimento che inizia senza data e termina nel giugno 1557. Un altro procedimento venne aperto nel 1564 per nuovi supposti abusi (BST, ADC, b. 10, cc. 280r-283v). 236 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 cipale si trovavano due altari: quello centrale dedicato alla Vergine ed uno più piccolo ed arretrato, nel coro. Lo spazio era quindi molto esiguo, l'impianto generale assai poco soddisfacente anche sul piano funzionale, ed egli ordino prima del Natale 1557 di abbattere i due altari per costruirne un unico nuovo, più adatto alle celebrazioni liturgiche e di maggiore impatto devozionale. Nel demolire quelle strutture vennero ovviamente in luce delle cassettine con le reliquie ed i documenti autografi ivi deposti per la consacrazione. Uomo colto, egli non si mostro particolarmente commosso davanti a quei resti molto consueti e di dubbia origine e li fece mettere in un armadio della sacrestia per i giorni necessari ai primi lavori e scherzo sull'importanza attribuita alle carte degli antichi vescovi, cui si sarebbe dovuta aggiungere ora la sua. Si lascio andare invero ad ironie abbastanza pesanti per un pubblico prevenuto nei suoi confronti e non troppo preparato cultu-ralmente, come quando scherzo sull'età da messa di un cavallo (cfr., 5. 5. 1558). Preso da altre cure non si accorse in tempo che la sua aria sbrigativa, la sua mancanza di commozione davanti al ritrovamento delle reliquie potevano suscitare sospetti tali da farlo accomunare all'eterno rivale, il Vergerio: un'autentica beffa per chi da sempre lo aveva contrastato. Anche Gerolamo Brathi, a lui vicino ed amico, nella sua testimonianza sottolineo la propria distanza dal presule su questo evento ed il suo profondo imbarazzo, evidenziato anche da altri testi, ricordando quanto invece ci si sarebbe aspettati in tale frangente (cfr. 5. 5. 1558)12 da parte di un vescovo religiosamente impegnato. Girolamo del resto era allora sacrestano del duomo ed aveva rischiato di apparire agli occhi dei concittadini come un complice dello Stella. Probabilmente il Todeschino si avvide in ritardo della tensione accresciuta e dei malumori e curo cosí con grande pompa il successivo trasporto delle cassette delle reliquie nella loro nuova sede definitiva. La sensibilità generale era infatti molto accesa su questi temi, che potevano essere per lui abbastanza marginali13 mentre soffiavano sul fuoco quanti temevano che la devozione popolare ne potesse risentire, soprattutto potessero calare le offerte in olio e denaro (cfr. da Verona, 1. 5. 1558; de Rondino, 5. 5. 1558), nonostante che qualcuno potesse ricordare ancora che quel-l'altare dedicato all'eucarestia era anche non troppo ben tenuto e oggetto persino di imbarazzanti giochi infantili (cfr. de Fin, 24. 11. 1560). La sua ortodossia ben nota fu messa in dubbio anche quando si videro trasportare dai muratori, senza particolari cerimonie, la statua della Madonna e due vecchie statue in gesso di s. Marco e di s. Nazario, già collocate sull'altare maggiore e giudicate brutte dal vescovo, ma molto care a tanti in città. Vennero inoltre tolte tre 1? Molto diverso il comportamento ad esempio che terra in simili circostanze Carlo Borromeo (Bascape, 1965, 467-473). 13 L'importanza attribuita dalla cultura popolare, e non, alle reliquie ebbe a Capodistria un esempio a suo modo estremo nel culto sviluppatosi intorno a quelle del Vergerio (Pierce, 1994, 107-119). 237 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 croci, di cui due molto grandi e vecchie, pendenti al centro délia chiesa, per liberare la prospettiva verso l'altare ed il tabernacolo, che doveva essere il solo punto focale di chi sarebbe entrato a pregare. Le due croci più antiche comunque furono poste bene in vista sulle pareti laterali, ma il malumore per tante novità dovette essere piuttosto pesante in città, alimentato ulteriormente da quanti nella confraternita e nel capitolo avevano dovuto accusare pesanti sconfitte dopo una secolare tranquillità. Quando si materializzo l'oggetto della paura di tanto tempo prima, quando cioè il Vergerio scese effettivamente verso la sua terra14 ed i parenti assieme ai sostenitori più coraggiosi corsero ad incontrarlo in Friuli e soprattutto a Duino, i timori peggiori sembrarono prendere forma. Lo Stella dovette apprestarsi a collaborare con il Grisonio nella repressione e nello stesso tempo confrontarsi con la prevedibile accusa di aver fatto troppo poco per controllare e riorganizzare la sua diocesi. Il 3 maggio 1558 infatti, accanto all'inchiesta sulla vita e sulla dottrina del clero regolare e secolare, sulle suore, sui laici e sulla presenza di eretici a Capodistria, il Grisonio comincio a chiedere informazioni anche sul vescovo (ASVe, SU, b. 7, "Uno processeto..."; cfr. Appendice, Processo 1558). Non abbiamo il testo della denuncia presentata contro di lui, né vi è un'apertura formale di inchiesta, anche se il riordinatore ha evidenziato un fascicolo intitolato al vescovo, ma nel corso degli interrogatori comparvero dei quesiti specifici anche sul comportamento dello Stella. Questo momento di debolezza politica del presule capodistriano fu effettivamente pericoloso, anche se egli ebbe la fortuna di non dover affrontare alcun attacco da quelli che potevano essere gli oppositori più pericolosi, cioè i religiosi, benché egli avesse avuto degli scontri con i serviti di Isola a proposito di un predicatore. Il Todeschino infatti aveva a suo tempo ricusato la scelta fatta dalla locale comunità di designare autonomamente un servita del locale convento a predicare la quaresima. Egli aveva opposto il diritto del vescovo di conoscere prima ed autorizzare quanti venivano investiti di questo ruolo. Aveva cosí imposto a forza un domenicano di sua fiducia e gli isolani si erano dovuti accontentare di far predicare l'altro nella chiesa dei Servi. Lo Stella in questa vicenda non aveva inteso solo sottolineare l'importanza 14 Da Vienna, il 29 gennaio 1558, Ira Bartolomeo da Lugo avvertiva il nunzio Dolfin che era arrivato in citta il Vergerio, con l'intenzione di fermarvisi un po', ed erano state trovate affisse delle cedole a S. Stefano ed ai gesuiti con scritto: "Advenerat insignis illae theologus vir evangelicus tantopere lau-datus a Ioanne Sleidano, qui ex Saulo italico factus est Paulus Germanicus". Rilevando la peri-colosita di quell'arrivo per le terre tedesche ed italiane, pregava di darne avviso a chi di dovere. Gia tre giorni prima il medesimo frate aveva espresso timori sul pericolo rappresentato dal Vergerio nella crescente diffusione dell'evangelismo in Austria. Lo stesso personaggio il 22 febbraio avvertiva che il capodistriano a Vienna predicava presso gli italiani, stampava e scriveva contro la messa, le messe di s. Gregorio e sulla vita di Giovanni VIII, spediva inoltre libri, in particolare a Brescia dove suo nipote Giovanni Paolo era segretario (ACDF, TT 1, a.). Sul ritorno del Vergerio in Friuli rimando ad Battistella (1914, 474-483; 1925, 183-204), Paschini (1951, 58-62), Cavazza (1991, 17-18), Del Col (1998, XXVIII-XXX). 238 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 che annetteva all'ufficio del predicare, cui spesso si sobbarcava personalmente, ma aveva considerato di importanza fondamentale vincere questo scontro con gli abitanti di Isola per non mettere in pericolo la propria autorità di ordinario, temendo altrimenti di non "haver ubbidientia alchuna da popolo" (ASVe, SU, b. 4, 25. 2. 1551). Non è facile valutare quanto in questo porsi più defilato dei rappresentanti della città potesse contare la posizione di forza, l'ascendente goduto dai domenicani in questi territori o la politica di cautela che egli aveva tenuto fino ad allora. Il blocco di oppositori più agguerrito risulto piuttosto quello del capitolo della cattedrale di Capodistria, mentre le confraternite non si fecero dirette accusatrici, probabilmente conoscendo la propria debolezza politica e giudiridica. I laici si mantennero alquanto defilati anche sul problema della manutenzione del duomo, mostrando di aver ben chiara la limitatezza del proprio ruolo, come verrà ribadito anni dopo in un ultimo scontro con i rappresentanti della città, cui venne intimato di non ingerirsi più nel far suonare le campane per i diversi uffici, pena la scomunica15 Nel territorio veneto non erano più possibili la distanza, l'autonomia che a Trieste i laici riusciranno ancora a lungo a mantenere nei confronti della curia. Le testimonianze al processo ci mostrano un capitolo schierato quasi compat-tamente contro il vescovo, con l'eccezione del suo vicario Gerolamo Brazzi, o Brathi, e di un capellano, Giacomo de Fin, che al momento del secondo processo si presentera come il suo confessore. Gerolamo fu molto deciso nella difesa dell'operato dello Stella e denuncio che tutto il capitolo era stato preventivamente informato ed aveva accettato la ristrutturazione del duomo, anche se qualcun altro riferi di forti contrapposizioni da parte di alcuni. Cogliendo l'occasione della venuta del Grisonio, le famiglie capodistriane più in vista, spaventate per l'inchiesta e le sue possibili conseguenze, o piuttosto irritate per la forza crescente della curia, tentarono quindi attraverso i canonici loro amici e famigliari di metterlo in cattiva luce, screditandolo come presule e come giudice. Si appuntarono soprattutto sulla demolizione dell'altare, denunciando la scarsa devozione dimostrata, non certo per il SS. Sacramento, ma per le reliquie ritrovate nelle due cassettine e sul trattamento riservato a croci e statue. Alcune testimonianze si fecero particolarmente insidiose insinuando apertamente che egli avesse net-tamente criticato il culto per le reliquie ed aggiungendo il sospetto su una sua presunta amicizia con eretici locali: ironia del destino, che non poteva non avere il sapore di una vendetta per conto del Vergerio. Si paleso inoltre l'esistenza in diocesi di un pesante clima di maldicenza e sospetto, che aveva chiaramente aleggiato in tutti quegli anni a Capodistria, sui suoi rapporti con delle donne. Era consueto di certo 15 Uno dei sindaci di Capodistria minacció di ricorrere a Roma, ma lo scontro si chiuse rápidamente con la vittoria del vescovo, che in quel momento era assente ed agiva attraverso il suo vicario, cui aveva inviato disposizioni in materia per lettera (BST, ADC, b. 10, cc. 507r-509v, 2. 4. 1560). 239 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 uniré le accuse di irreligiosita a quelle di immoralita e questo caso potrebbe non essere diverso. Pero dal contesto delle testimonianze, al di la di possibili forzature, appare con sufficiente chiarezza che in citta il sospetto era ormai generalizzato intorno ad alcuni comportamenti di questo presule domenicano, frate non piü giovane ed ormai lontano da tempo dal controllo conventuale. Il conte vicentino Pietro da Porto era stato un suo amico carissimd6 e nei primi tempi del suo governo con la moglie si era stabilito ospite a Capodistria in vesco-vado, od in una casa attigua, fermandosi per lunghi periodi, lasciandovi anche la sposa quando doveva tornare nel Veneto. La familiarita dei rapporti dello Stella con la contessa, che chiamava spesso sorella (come del resto chiamava fratello il da Porto, anche in lettere ufficiali), fecero sussurrare tutta la comunita. Peggio ancora fu quando la donna partori durante un'assenza del marito e le malelingue ebbero buon gioco a lanciare sospetti sulla reale paternita della prole. In realta traspare dalle deposizioni che la donna fosse alquanto sofferente, mori infatti un anno dopo il parto, e la lunga ospitalita richiesta poteva esser stata effettivamente una scelta legata alla necessita di cercare un riparo nel piü salubre clima della costa istriana, appro-fittando della fortuna dell'amico appena destinato alla nuova sede. Una serva, passata ad un'altra famiglia e forse con qualche ragione di rancore per l'antico padrone, racconto comunque con colorito vigore di disinvolte familiarita tra il vescovo e la contessa e di battibecchi avuti con lui a questo proposito. Di certo le sue parole trasudano scandalizzato livore e lasciano capire quanto il vescovo potesse dovere a lei le tante voci circolanti; ma anche un canonico, essendo stato chiamato in casa come insegnante di musica della contessa, pote testimoniare di alcune pericolose leggerezze di lui nei rapporti con la sua ospite. Con la morte della Da Porto tutto avrebbe potuto acquietarsi, ma comparve in curia una sorella del vescovo, giovane e fresca e, come apparve subito, molto cara al presule. Qui tutto peggioro ed ogni cosa, ogni gesto corse ancor piü il rischio di venir male interpretato. Furono sospettate le sue affettuosita, l'averla fatta sposare ad un suo servitore, sospetti aggravati dal fatto che dopo sette mesi nascesse una bimba, che appariva tutt'altro che settimina. Anche questo naturalmente non fece pensare la gente ad un matrimonio riparatore con il servo, bensi alla copertura di un rapporto con lo stesso Stella. Praticamente tutti si dissero convinti che non fosse in realta sua sorella. A poco servi che si somigliassero, a detta di molti, e che un fratello di lui, giunto in visita, confermasse la parentela. Ognuno maligno sui rapporti di Stella con il vescovo, e non con Adriano, anche quando la ragazza, essendo incinta prima del matrimonio e tormentata dai disturbi tipici della gravidanza, secondo i testi, si era fatta portare a casa degli sciroppi, procurati presso le monache di San Biagio e presso In una lettera ai Savi all'eresia egli lo definiva "fratello carissimo" e lo faceva latore della missiva stessa, approfittando di uno dei suoi viaggi a Venezia (ASVe, SU, b. 4, 7. 1. 1551). 240 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 10 speziale (cfr. Vergerio, 14. o 21. 5. 1558; di Francesco de Todesci, 24. 5. 1558). Anche la presenza in casa di una balia, ragazza per bene ma di famiglia un po' chiacchierata, diede ulteriore fiato alla maldicenza, con l'aiuto certo di un'eccessiva disinvoltura del presule, peraltro, anche allora, mai colto in flagranza in atti realmente gravi, anche se tutto il suo comportamento era stato senz'altro pericolosamente lontano dal rigore ormai richiesto a chi fosse chierico, e tanto piü ad un frate. Le maldicenze giunsero assai lontano sulle ali della fama stessa del Vergerio e delle vicende legate alla sua diocesi. Il vescovo fuggito scriveva dileggiando il suo successore dimostrando anche di conoscere le voci che correvano a Capodistria, lo indicava al ludibrio chiamandolo "il vescovo, overo il lupo, et l'adultero Tedeschino", oppure sottolineando il suo farsi galante cortigiano di donne e monache, quest'ultima accusa in verita mai formulata da alcuno al processo davanti al Grisonio, che pure chiese esplicitamente sulle frequentazioni improprie nei monasteri ed ottenne varie indicazioni a proposito di alcuni uomini del luogo (Vergerio, 1550a, c. A 2r.).17 Il Grisonio comunque interruppe il procedimento dopo il primo giugno e lascio sospesa la cosa, senza piü ritornarci, ma anche, ad ulteriore prova del suo rigore, senza prosciogliere il suo amico dalle accuse mossegli. Cosí il clima di sospetto, anche a Roma, continuo a pesare e lo Stella si sentí giustamente oppresso e sminuito nel suo stesso ruolo. Paolo IV infatti era molto preoccupato per la situazione istriana, a causa anche del concomitante caso del vescovo di Veglia Alberto Duimio, su cui aveva ugualmente investigato e riferito il Grisonio. Di conseguenza il 10 agosto 1559 11 pontefice decreto l'invio di un monitorio penale ai due presuli, perché si pre-sentassero a Roma per rendere conto della loro vita e del loro operato (ACDF, St. St., Decreta S. O., re. 1559-1563, cc. 17r-18r.; Del Col, 1998, CLXXV). La morte del papa sembro mettere a tacere ogni cosa e non si parlo piü del monitorio, ma l'ombra delle accuse mossegli non poteva cadere del tutto. Per questo due anni dopo, nel 1560, chiese ed ottenne una nuova inchiesta, anche per poter tornare ad agire a viso aperto nella nuova assise conciliare di Trento, egli che si era distinto tanto in precedenza. Certamente non pote contare soltanto il suo orgoglio personale, ma il suo ordine stesso dovette impegnarsi intorno a questo caso, essendo sicuramente interessato ad avere a Trento un teologo ed un vescovo gia conosciuto ed esperto nel pieno delle sue capacita, con il beneplacito naturalmente della Santa Sede che sapeva di poter contare su di lui. Non ultimo poi va considerato l'appoggio compiacente della Serenissima, che gia doveva accusare parecchi problemi in ordine alla causa Grimani e che aveva bisogno di tutelare i propri vescovi, per essere meglio rappresentata al concilio. 17 Ringrazio Silvano Cavazza per la segnalazione. Vedi anche a questo proposito Vergerio (1550b, c. B 2v-3r). 241 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Egli chiese quindi una nuova inchiesta, che venne ben orchestrata, a riprova della forza dell'ordine domenicano e della possibilita politica di indirizzare le procedure processuali: il 20 novembre del 1560 si riuni il tribunale formato da fra Valerio Favenzia, domenicano, vicario dell'inquisitore generale di Venezia, il domenicano Tommaso da Vicenza, con l'assistenza del podesta veneziano Giovan Battista Con-tarini e di fra Paolo di Azornello, domenicano, guarda caso, anch'egli (BST, ADC, b. 10, cc. 528r-533v, 538r;18 cfr. 1560). Come testimoni furono sentiti il vicario vesco-vile, Gerolamo Brathi, il suo confessore, il canonico de Fin e l'amico Francesco de Gavardo. Una splendida combinazione davvero. I testi furono considerati sufficiente-mente significativi, degni di fiducia e lo difesero strenuamente, descrivendo la sua profonda devozione, il suo rigore pastorale e morale, la lotta contro l'eresia. Questo fascicolo ci mostra quanto potessero essere orchestrati dei procedimenti di segno politico particolarmente importante. Egli fu cosi liberato definitivamente dalle accuse gia il 26 novembre e pote recarsi a testa alta al concilio, dove riprese il suo ruolo di teologo e di vescovo, prudente ed attento, fedele sempre alla causa papale. Forse la sede piccola e defilata aveva contribuito a creargli una sensazione di riparo, di rilassamento, rendendo pericolosamente incauto anche un teologo talmente rigoroso ed avezzo al mondo. Comunque la debolezza sentimentale verso l'amica e la sorella da parte dello Stella, ormai maturo ecclesiastico di un certo successo e frate dimentico da troppo tempo della disciplina e della vita della comunita conventuale, si puo anche leggere tutto sommato come un tratto di accesa umanita, una debolezza pericolosa, in un profilo di presule fortemente impegnato, di predicatore, di diffusore del culto eucaristico. Non ne fa con certezza un esponente di quel clero piü o meno libertino, che egli con altri aveva sempre combattuto. Per meglio comprendere questa vicenda va ricordato come lo Stella facesse parte proprio di quella nutrita schiera di frati, domenicani e non, che finivano per trascorrere gran parte della propria vita religiosa impegnati in diverse mansioni: predicatori, inquisitori, consiglieri, segretari e cosi via, esonerati per questo dai normali obblighi imposti dalla disciplina del-l'ordine ed anche dal legame con il proprio convento. Questi esponenti del clero regolare, non sottoposti a vescovi e mal controllati dai superiori, erano parti-colarmente invidiati dai confratelli ed esposti al rischio di incorrere in comportamenti ed abitudini suscettibili di censura, allora fin troppo diffusi tra i chierici di ogni grado. L'eta e la semplicita della sede destinatagli lo avevano aiutato a rischiare pericolose famigliarita, correndo il pericolo di compromettere il gia difficile lavoro di controllo della sua diocesi. Dalle testimonianze processuali del 1558 e evidente quanto il presule avesse ecceduto in comportamenti sospetti, provocando un'improv-vida pubblicita in una comunita tanto piccola e ricca di tensioni. Certamente l'esser 18 Le carte 534-537 si riferiscono ad altre cause e sono state inserite probabilmente durante un riordino settecentesco. 242 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 stato precedentemente scelto come vescovo di Capodistria con il beneplácito del teatino Grisonio puo far supporre che antecedentemente il suo comportamento non avesse offerto alcun motivo di preoccupazione. La chiusura del procedimento sembró comunque dargli maggiore forza e sicu-rezza, apparve più decisa da subito la sua azione pastorale nella diocesi. Non ebbe la possibilité di riunire prima della morte un sinodo diocesano che rinnovasse l'importante, ma superato, testo normativo redatto dall'altro vescovo domenicano suo predecessore, Bartolomeo Assonica, nel 1505 (BST, ADC, b. 6, cc. 1r-88v.).19 Delle visite pastorali del Todeschino abbiamo negli atti di curia solo testimonianze brevi ed indirette, ma i documenti superstiti ci mostrano inequivocabilmente un rapido e deciso cambiamento nei rapporti con i fedeli (BST, ADC, b. 10). Fondamentale in tutto questo fu l'aiuto del suo diretto collaboratore, il vicario generale Gerolamo Brathi che, fin dal breve tentativo di riforma impostato da Defendete Valvassori alla fine del suo mandato,20 era stato in vario modo vicino alla cattedra episcopale, anche se per il periodo del Vergerio poco si puo dire in quanto si è persa la documentazione della curia. Egli emerse pero proprio lavorando al fianco dello Stella, di cui si mostro un convinto sostenitore. Questo si vide soprattutto durante la forzata assenza del presule occupato a Trento, il Brathi opero con decisione, in nome del presule od alternandosi con lui quando tornava in sede, tanto che qualcuno ebbe a protestare che cio che il vescovo non aveva avuto il coraggio di fare, stava tentando di mettere in atto il suo sosti-tuto.21 Come in molti altri casi, il vicario si rivelo un attore fondamentale nell'opera di ricattolicizzazione, nell'assenza più o meno prolungata, nella diffusa distanza ancora esistente in molte diocesi tra i vescovi ed i popoli loro affidati. La storia delle diocesi si è fatta spesso analizzando soprattutto le biografie di chi sedeva sulla cattedra episcopale, mentre frequentemente molto più attive e determinanti furono questi sostituti a torto talora trascurati. Forse non a caso lo Stella stesso a Trento sottolineo il pericolo sotteso all'imposizione di un obbligo indiscriminato ed assoluto alla residenza dei vescovi, non sempre adatti, rilevando che sarebbe stato con- 19 In tale occasione era stato deciso tra l'altro di tenere annualmente il sinodo diocesano e si era cercato di formulare un documento finale che potesse fornire al clero un chiaro modello di vita e le risposte ai principali problemi posti dalla cura d'anime. 20 Nei documenti di curia ci sono attestati gli atti del suo governo solo a partire dal 1534, anche se sulla coperta originale e riportato: Episcopi Defendí de Vavasoriis. Tomus unicus. Acta. Ordinationes et alia. Ab anno 1525 ad 1536. A. n. °VII". Il suo operato del 1534 lascia comunque indovinare che era in corso un deciso cambiamento nella gestione della diocesi, con una volonta nuova di riforma. (BST, ADC, b. 7). 2 1 "Il vicario vuol far quello che non ha fatto il vescovo", cosí parlava irosamente l'S giugno 1563 Giovanni Andrea Creiacomo, accusato di vivere in concubinato con una certa Iosefa furlana, che non voleva né allontanare né sposare. Il 18 giugno gli venne ordinato di mandarla via. (BST, ADC, b. 10, c. 251r-v) 243 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 sigliabile piuttosto agiré gradualmente e lasciare ancora la cura ai vicari ed ai suffraganei. Michele Ghislieri stesso proprio sui vicari, piü facilmente controllabili rispetto ai vescovi fin dai criteri di elezione, sembró talora puntare al fine di ottenere una migliore vigilanza sulle diocesi piü critiche (ACDF, St. St., Q 4 q.). Negli anni finali dell'episcopato dello Stella quindi da una parte si fecero maggiormente frequenti le denunce di singoli e comunita contro i preti giudicati non soddisfacenti, segno dell'avvenuta instaurazione di un controllo piü puntuale, di un'accresciuta contiguita tra curia e popolazione, mentre vescovo e vicario agirono contro eretici, contro laici e chierici accusati come pubblici peccatori e contro chi non frequentava i sacramenti, con una decisione inusitata fino ad allora e che suscitó non pochi malumori, in particolare quando l'indagine pretese di entrare con forza nei rapporti quotidiani, familiari. Nel giugno 1563 (BST, ADC, b. 10, cc. 244r-258v) si fecero liste pubbliche di laici inconfessi o concubinari, obbligando i piü timorosi di tanta pubblicita a correre in vescovado per ottenere il perdono ed evitare il rito solenne di scomunica nel duomo. Anche l'opera di repressione del dissenso fu assunta con piü vigore dalla curia vescovile e tra le carte di quegli anni ci restano tracce di alcuni procedimenti, nove per la precisione, aperti per ordine dello Stella o del suo vicario. Si avvió in questo modo con maggiore decisione l'opera di riorganizzazione cattolica della diocesi, prima solo tentata per brevi periodi dai vescovi Bartolomeo Assonica e Defendente Valvassori, e dopo la parentesi del Vergerio, vescovo religiosamente stimolante ed impegnato, anche se con un segno alquanto diverso. 244 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 APPENDICE Processo 155822 (Archivio di Stato di Venezia, Sant'Uffizio, b. 7, fase. 20) Uno processeto per messer Annibal Grisonio commissario apostolico formato nelle provincie di Friuli, di Istria et Dalmatia del 1558 segnato M. De vita et moribus episcopi lustinopolitani. 155823 II Reverendus dominus Marcus de Verona scollasticus ecclesiae cathedralis lustinopolitanae testis ex officio pro informatione assumptus per reverendissimum dominum Annibalem Grisonium clericum lustinopolitanum commissarium aposto-licum in provinciis Foriiulii, Istriae et Dalmatiae per santissimum dominum nostrum Paulum papam IIII specialiter deputatum, vocatus, iuratus, monitus et diligenter examinatus super statu ecclesiae praedictae, vita et moribus tam capitis quam membrorum eius, suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet. "Li nostri preti communemente viveno honestamente et non danno scandalo et attendeno ordinariamente al culto divino nella chiesa predicta celebrando ordinariamente le sue messe et officii divini cosí notturni come diurni et per il presente non saperia dir altro. Ma del passato, al tempo che fu la peste ultimamente e po' esser da 4 anni in circa, fu dicto certa deshonesta di pre' Battista Brathi, cioe che'l fusse andato come per violentia in casa d'una giovene figlia d'un certo chiamato Frane, o Michiel, Stipiza, benché non fosse seguito l'effetto inhonesto, come si diceva, ma il dicto pre' Battista negava ogni cosa. lo non so altramente, se non per havere sentito dire da diverse persone che non le ho in fantasia, eccetto pre' Francesco dalla Brazza, il qual diceva averlo sentito dir da altri et da questo ne fu formato processo per il magnifico messer Andrea Morosini alhora pottesta et capitanio de questa citta. De monsignor Thomaso Stella nostro vescovo per il passato fu mormorato che'l teniva con sé in vescovato una donna giovane moier del conte Piero da Porto da Vicenza, la qual il vescovo la chiamava sorella et il conte suo marito chiamava fratello. Il qual conte Piero hora era absente da questa citta hora presente, et la sua donna predicta stava fermamente in vescovato et alle volte in una casa contigua a esso vescovato, la qual dopoi certo tempo essendo infermata se ne morite in vescovato, et avanti che la morisse per piü di doi anni fu dicto per la citta che la partorite una puta et per un tempo fu tenuto secreto, poi si divulgo il fatto et dopoi un 22 Il testo del processo e talmente ricco di correzioni e aggiunte a margine che per ragioni di spaz io e semplicita ho scelto di segnalare solo pochi casi. I testi sono trascritti e ordinati con gli usuali interventi necessari per consentirne la fruibilita. Il titoletto e posto in realta sul retro del fascicolo legato del processo, che e inserito subito dopo il piü importante procedimento, del 1549, contro l'eretico veneto Francesco Stella. 245 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 anno quella puta fu mandata a Venetia. Et piü oltra da 4 anni in qua esso monsignor vescovo ha condutto in vescovato una donna di eta de anni 30 in circa, la qual lui dice esser sua sorella, ma non si a certezza di questo. Et vive con qualche mor-moratione e scandalo di qualchuno, atteso che esso monsignor dette questa donna per moier a un suo servitor chiamato Adriano et lei partorite una putta nel settimo mese dopo fatto il contratto nuptial, come fu dicto alhora et etiam fu dicto che si vedevano segni in quella creatura come di parto de piü de 7 mesi, donde cavavano alcuni argumento de qualche mal, et per nutrimento di questa putina si teniva in vescovato una donna giovane da ben che la lattava. Un'altra cosa m'e despiaciuta nel nostro vescovo, che l'ha levato il santissimo sacramento da una capella devota et reverenda dove gia centenara d'anni s'ha conservato et per allogarlo in altro luogo parve a sua signoria di desfare l'altar maggiore che era nella parte di sopra nel choro e levar via l'imagini della Madonna et dui santi, cioe san Marco et santo Nazario patron della citta, antichissime fatte // di rilievo in zeso alla statura d'un grand'homo et le fece portar via in presentia de molte persone che lí si trovavano con poca reverentia et con uno gran despiacere vedendole portar da fachini et esser poste nella parte di sotto di la chiesa in loco abietto e senza reverentia, la qual cosa havendo visto per il dolor e fastidio mi partiti non credendo che'l dovesse far ruinar la basse dill'altar drieto dil quale era il santuario. Ma pur fece ruinar ogni cosa come intesi et hora si vede la terra piana dove era l'altar, et fu trovato lí dentro una cassetta di pietra nella quale era un'altra cassetta di piombo, nella qual era l'instromento del nome del vescovo Corado di questa citta, del vescovo di Trieste, di Citta Nuova, di Parenzo et di Pola, li quali tutti si trovorno alla consecratione di quel altare fatta del 125724 et le reliquie de ligno crucis Dominicae, de veste Christi, de capillis beatae Virginis, beati Ioannis Baptistae et aliorum santorum. Le quali reliquie forno date a messer pre' Battista Brathi sacristan alhora de ordine del vescovo, come intesi, et forno poste in un armaro in sacristia con pochissima reverentia et ivi stete per 8 giorni in circa non senza mormoratione, et molti cittadini concorsero a veder quello instromento et quella novita. Et 3 crocifissi, dui antichissimi che erano in luogo eminente nel mezzo di la chiesa et un crocifisso piü moderno picolo, il quale era sopra la capella de san Nazario furno levati via dal vescovo et messi al basso, anchor che il vicario di sua signoria dicesse non esser ben che si levassero per non tor la devotion al popolo. Et sua signoria rispose che dove era la verita del sacramento non era conveniente che stesse l'ombra dell'imagine et per aricordo de persone dopoi datto a sua signoria fece riponere dette reliquie nel luogo dove stava prima il santissimo sacramento. Et quelli dui crocifissi antiqui ha fatto attacare nel muro della chiesa a basso, un da una banda l'altro dall'altrár5, et il 24 "1257" vergato in rosso. 25 25 Nel testo "atra". 246 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 crocifisso picolo e sta' molti giorni in térra in choro nuovo et io levatolo da térra lo messi cosí li dentro sopra il choro et per parer mio il sacramento stava meglio nel primo loco come piü devoto et piü commodo alle persone, alcune delle quale per reverentia andavano a portar del oglio per illuminar il sacramento et hora non fa piü. Et monsignor vole che le persone si ha da commonicar alla giornata aspettino che si celebri messa da potersi consecrar, per la difficulta grande che e di levar il sacramento dal luogo nel qual al presente si trova. Non vol sua signoria che le persone vegnino a commonicarsi." Relectum confirmavit. Acta sunt praemissa partim die primo, partim die tertio mensis maii 1558 in monasterio Sancti Francisci in civitate lustinopolis in cammera residentiae praefati reverendi commissari.26 II Die III mensis mai, in camera praefati reverendi domini commissarii in monasterio sancti Francisci27 Dominus loannes de Verciis civis lustinopolitanus testis ut supra assumptus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo: "Io sto poco nella terra et attendo poco alli fatti d'altri, quanto delle persone de reverendi sacerdoti non so dir cosa mala. E' vero che di monsignor nostro vescovo io mi scandalizai per avere sua signoria fatto muovere il santissimo sacramento da un luogo all'altro et avere fatto levare quelli crocifissi che stavano in alto in mezzo la chiesa, li quali vedendo al basso et dolendomi, dissi verso il suo vicario visto in chiesa: 'Il Vergerio in Alemagna brusan le inmagine, il Todescino strapazza li crocifixi'. Delle reliquie anchor trovate nello altare mazore, ruinato d'ordine di sua signoria, avendo inteso che n'erano trovate dui cassette et levate con poca reverentia, non io solo, ma tutta questa terra si scandalizzo. Sento ancora mormorare di quella sua sorella, o che, come sua signoria habbi pratica con lei, ma io non so se questo se sia vero. So che persone che li vogli mal li dia tale imputaxioni. Si ha mormorato ancora del monistiero di Sancta Clara et di dui di quelle moniche, che habbiano peccato con dui seculari, ma io non so chi". Interogatus de personis secularium28 de heresi suspectis seu alias criminosis, respondit: "Io non so dire altro". 26 Questa nota del cancelliere puo far supporre che la stesura definitiva del documento si sia basata su una minuta degli interrogatori alquanto carente. 27 Questa carta e l'unica a portare una numerazione ed e segnata come c. 13, si trova inoltre alla fine del fascicolo ed e di mano del secondo copista dello stesso, che subentra, alternandosi con il collega, a partire dall'interrogatorio del 7 maggio. 28 Nel testo "seculariun". 247 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Super generalibus recte respondit et relectum29 confirmavit. II Die 3 mensis maii 1558 Reverendus dominus Iacobus Finnus canonicus Iustinopolitanus testis ut supra assumptus, vocatus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet. "Non mi par veder cosa notabile né scandolosa in questo nostro clero degna di reprehension. E' vero che messer pre' Francesco dalla Brazza nostro canonico hebbe a responder troppo arditamente in capitolo a monsignor nostro il vescovo con dirli che lo haveva tolto a perseguitarlo et che li facesse il peggio che'l poteva et che ha fatto qualche altro atto di poca reverentia contra sua signoria. Delli altri canonici e preti non so altro. Della persona di monsignor nostro reverendissimo dico che a molti e despiaciuto che habbi fatto ruinar l'altar maggiore, dil che io anchora me n'ho dogliuto et intratto un venerdi in chiesa, che 'l giorno precedente era stato fuori della citta, vista quella ruina mi comossi a lacrime et so che le reliquie trovate nella base de quel altar restorno30 da 10 in 12 giorni in un armaro in sacristia et poi sono sta' reposte nel loco dove si solea tenere il santissimo sacramento. Con che modo e le fusse levate io non lo so, ma quando le furno portate a questo nuovo luogo furno portate con reverentia et monsignor conforto il popolo a reverirle. Fu ancho qualche mormoratione quando sua signoria fece levar quelli crocifissi che erano nel mezzo di la chiesa alti, benché io credo che lo facesse acció s'havesse l'occhio al santissimo sacramento. E' stato anche qualche mormoratione per una donna giovene di eta de anni 28 in circa, la qual sua signoria dice esser sua sorella et altri non il credeno et molti lo credono et io lo credo, perché mi pare che la somigli et m'e sta' affermato da un suo fratello del vescovo che la e sua sorella. Vero e appresso di coloro anchora che'l credeno la gli sia sorella e qualche mormoratione che una donna giovene con marito et una putina che ha parturite stiano in vescovato. Altra cosa non so dire de sua signoria, vedendo piü tosto di boni essempi in lei, boni amaestramenti nel suo predicare et amonire et nella conversation sua essere essemplar et humile, et purché si facesse quel tanto che sua signoria ordina et ricorda". Interrogatus de aliis personis ecclesiasticis et religiosis huius civitatis et etiam de hereticis, respondit: "Io non so dir altro, eccetto de quelli che han stato a visitar il Vergerio a Duin". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die 4 mensis maii 1558 29 * Il testo puó leggersi anche "relection" o "relectionem". 30 Nel testo "sterno". 248 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Reverendus dominus Hieronimus Brathius canonicus lustinopolitanus et reve-rendissimi domini episcopi lustinopolis vicarius generalis testis ut supra assumptus, vocatus, iuratus, monitus et examinatus, testificatur et dicit ut infra videlicet. "Della persona de monsignor nostro capo non saprei dir cosa reprensibile. E' vero che quando fu remoso il santissimo sacramento dal luogo antiquo et posto in // questo nuovo luogo, il che pero fu proposto prima et delliberato nel nostro capitolo nemine discrepante. Fu qualche mormoratione nella citta et del levar le imagine e della ruina del altar maggior, della qual non so che mai ne fusse parlato in capitolo, parimente ne fu mormorato et delle reliquie trovate in esso altar mazor, furno poste in un armaro in sacristia et dopoi 8 over 10 giorni furno portate nel luogo dove prima stava il santissimo sacramento et le imagine furno poste sotto SantaAgnese, et dui crocifissi, li quali erano nel mezo di la chiesa in luogo eminente furno levati e posti abasso et attacati nelli muri della chiesa un in una banda l'altro nell'altra, un terzo crocifisso picolo e piu moderno che era nel mezo ma piu basso delli dui predicti fu messo in choro nuovo et par che'l popolo vedendo nuovo edificio dove e posto il santissimo sacramento sia aquietato, eccetti quelli della compagnia antiqua del santissimo sacramento, li quali resentendosi di questa novita vano anchora mor-morando. Altramente della persona de monsignor lo qual fa di molte fatiche et opere buone nella citta non saprei dir cosa mala. Delle persone delli canonici et altri preti non so dir cosa scandalosa, eccetto che'l decano, il qual ha in casa una donna licentiosa de eta de anni 40 in circa che da materia de mormoration, et messer pre' ,acobo di Rossi, il qual anchor che non staghi fermo in questa citta essendo piovan di Vertenegnio tien pero una donna sospetta appresso San Pancracii31 della quale come se dice ha doi figlii, il che da materia di scandolo". ,nterrogatus de monasteriis religiosorum, respondit non saper cosa scandalosa. De haereticis vero dixit: "lo non so il cor delli homini, ma non se ne parlava di cose tale, come gia si solea fare, ma per la venuta di Pietro Paulo Vergerio in queste parte ha eccitato molti al andar a visitare, del che ne formato processo, al qual mi remetto". Aliud dixit nescire et relectum confirmavit. Die iovis quinto mensis maii 1558 Reverendus dominus Franciscus a Bracia canonicus ,ustinopolitanus testis ut supra assumptus, iuratus, monitus et examinatus, suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet. Et primo dicit et deponit: "El degan nostro da materia de mormoration per tegnir in casa sua una donna non di mala fama ma licentiosa di lingua, di eta de circa anni 40, la qual ha una figlia giovene de circa anni 18, la quale non e di bona fama et pratica spesse volte in casa del degan. Et maestro Zorzi calegaro che li solea 31 Nel testo corretto da "Pancrancii". 249 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 esser vicino, me disse haver sentito certi strepiti in casa del degan che li dette materia de suspicar mal. Et io essendo un tratto andato andato a casa del degan come domestico suo, trovai che'l disnava et alli piedi era una cariega picola da donna sopra la qual io pensava fusse sta' sentata quella giovene et che per la mia venuta la fusse sta' mandata via accio io non la vedesse, perché mi parve sentir certo strepito al intrar, come d'una persona che fusse partita, sentiti dalla madre che borbotando diceva pianamente al decano: 'Mandelo via, mandelo via'. Et messer pre' Piero Grasso credo saperei dir qualche cosa. Messer pre' lacobo di Rossi con una femina, la qual sta appresso San Pangracio, ha tre figlioli et quando lui e in questa terra logia continuamente da essa. Et una figlia de Simon Berne giovene di non bona fama e sta' vista intrar come ho inteso, non mi racordo da chi, nel monasterio di servi per conto di fra' Philippo et ser Piero Vascon sapera dir qualcosa di questo. Maestro Piero de Zuane e suspetto di tenere una pratica di sospetto et sera ben dimandar messer pre' Francesco Pilizar o messer32 pre' Battista Brathi. Publicamente s'ha mormorato che Domitio e Renaldo fratelli de Gavardo son intrati nel monasterio de Santa Chiara et hanno hauto comercio deshonesto con due de quelle monache, et ho inteso da Alvise Manzol nostro canonico che essendo andata sua madre al dicto monastero a visitar la propria sorella, questo Domitio era in chiesa et tolleva la perdonanza. La qual vedendo una monaca, dicta la scoffa, che era alla grada opero che quella dona sotto color di raccommandarli una sua lite l'ho chiamasse et non volendo lui chiamarlo tanto instigo che lo chiamo et lei medema mostrandoli di raccommandar la causa di quella dona li misse una polliza in mano. Et per ordine de monsignor vescovo intrai una volta in dicto monasterio per veder si se trovava libri lutherani et trovai nella cambara de suor Chiaretta da Udene assai libri de inamoramenti et stampati et scritti a pena, li quai lassai lí per non haver altro ordene che de libri lutherani, de quali pero non trovai". Interrogatus de aliis incumbentibus et haereticis et aliis criminosis notoriis dixit aliud pro nunc nescire nisi de iis qui proxime visitarunt Petrum Paulum Vergerium in terra Duini contra quos formatus est processus ad quem se remittit. Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. // Die et loco suprascriptis 1558 Reverendus dominus Franciscus de Legatis canonicus lustinopolitanus testis ut supra assumptus, vocatus, iuratus, monitus et diligenter examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet. "Della persona di monsignor nostro vescovo cominciando dal principio diro che 32 Nel testo "messer messer". 250 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 me scandalizai di sua signoria che teniva in vescovato con sé33 una contessa che se diceva era moglier del conte Piero da Vicenza e manzava e beveva a una tavola con lei, cosi in absentia come in presentia del conte. Io praticando familiarmente in casa, perché delettandosi lei et io de sonar pregato da monsignor andava alle volte a dargli qualche lettion et sentiva che monsignor in presentia sua la laudava come saria a dir la si diletta de sonar e sona ben, et sonando lei monsignor cantava al suo sono alcune cose del Petrarcha34, dil che io grandissimamente mi scandalizava, vedendo massime che ancho alla mia presentia la carezava molto et una volta, essendo andato in vescovado per esser cosi familiar et volendo intrar nell'anticambera, la qual era serata, s'abatte sua signoria aprir la porta et io vidi alhora che la contessa li correva drietto et sua signoria la fece retirar drietto la porta et mi dette combiato et questo mi fece e aggrizar e scandalizar suspicando non so che etc.35, perché l'altre volte la non si guardava da mi, come la fece alhora. Et de tanto stretta conversation che'l teniva con lei, vedendo che dove era uno era l'altro anchora, et se ben il conte Piero era presente stava da una parte et il vescovo li stava piü appresso, ne haveva gran scandalo. Poi morta la contessa, resuscito una sua sorella de circa anni 30 in 32 con le qual ho visto sua signoria tenir una simel conversation come el teniva con la contessa, et de piü che manzando insieme a una tavola la gli sentava appresso overamente per mezo et si sporgeva l'un l'altro de cibi che haveva avanti su li taglieri, et ho visto che monsignor li dava di boconi in bocca36, perché molte volte manzava con lor a tavola. Et de questo mi scandalizava et che sentiva che tropo amorevolmente parlava con lei, dicendoli: 'Cara Stella (perché cosi la si chiamava), cara fia mia' et tal parole et si sente grandissima mormoration in la terra, non sapendosi, et d'alcuni come son io non credendosi, che sia sua sorella. La qual poi sua signoria la dette per moglie a un suo servitor chiamato Adriano et parturite una putta et tenuto una baila in casa donna giovene e di bona fama, benché le sorelle di lei siano di mala fama et me ricordo che, essendo qui il maestro di capella messer Gabriel Martinengo homo acorto, mi disse che si scandalizava molto del nostro vescovo con questa sua sorella, fusse o non fusse sua sorella, facendoli carezze non da sorella, dicendo haver visto atti molto bruti fra loro non descendendo pero a particolar espression. Poi trovandomi con sua signoria alla sua possession de Risano, dove era questa sua sorella // anchora et Adriano suo marito et altri andavano quasi sempre monsignor insieme con lei, stando li altri retirati. Et di questo anchora et di veder sua signoria con un sagietto curto poco sotto il zenochio mi scandalizava et piü oltre essendo sta' sua signoria a una sua possession a Monfalcon con la detta sorella 00 Nel testo "si", come gia a pagina 245. 04 "Petrarcha" vergato in rosso. 05 Etc. vergato in rosso. "Di boconi in bocca" vergato in rosso, ad ulteriore valorizzazione dei passi considerati piu compromettenti. 251 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 qualche volta per un mese continuo et stando Adriano marito di lei in questa citta, in quel tempo questo non solum a me ma a molti altri anchora dava scandolo. Et tanto piü che ritornando monsignor a Capodistria con la sorella, Adriano andava et stava a Monfalcon per molti giorni, et quante volte m'ho trovato a manzar con sua signoria essendovi Adriano monsignor teniva per mezo di sé la sorella e Adriano stava a tavola apartato cioe da una parte. M'o scandalizato anchora grandemente della ruina del altar maggiore di la chiesa catholica fatta per ordene de sua signoria, havendo visto come vidi quelle sante reliquie della santa consecration trovate con pochissima reverentia essere state racolte e fatte metter in sacristia, et poi piü di sotto essendo sta' trovata un'altra cassetina con reliquie e mostrata a monsignor in presentia del magnifico podesta, camarlengo e castellan et altri cittadini della terra, sua signoria disse: 'Portale via che ho da far, ho da scriver a Venetia', et si parti lassato ivi il podesta et altri, dalli quali si desiderava di veder basar et honorar quelle reliquie. Il che poi, partita sua signoria, fu fatto da messer pre' Francesco dalla Brazza canonico. Et havendo io visto il santuario che era drietto quel altar cosi strappazato et messo sotto li piedi, me ne scandalizai tanto che in vita mia non credo havermi tanto scandalizato. Et le imagine antiche, le quale erano sopra quel altar furno portate con il capo inanti et viso in zoso in un luogo basso e abietto della chiesa che si chiama sotto SantaAgnese. Et queste cose vedendo messer pre' Marco scollastico della chiesa, homo di molta eta et essendo fastidito e turbato come era io et altri, il capellan di monsignor havedendosi disse verso di me burlando: 'Presto che si porti un poco di asedo a pre' Marco, che va in angosia'. Et per haver fatto levar sua signoria certi crocifissi antiqui che erano in luogo alto nel mezo di la chiesa e fattoli metter da basso con dir che erano imagini deformi e che ove era il sacramento non si debbe tenir l'imagine, cioe e la verita cessa l'ombra. // Et di questi et d'un terzo crocifisso piü moderno e devoto che sua signoria levare e mettere in choro nuovo in terra e sta' grandissimo scandalo nel popolo, benché poi quelli dui crocifissi antiqui siano posti per ricordo d'altri un da una banda l'altra dall'altra di la chiesa atacati nel muro. Dico anchora che essendo la nena che latta la putina37 di la sorella de il vescovo giovene e bella che ordinariamente la tien quella creaturina al petto. Ho visto molte volte el vescovo acostarsi con il viso e con le mani alli petti de quella nena come accarezando quella putina che par cosa scandalosa e non da vescovo. Essendo andato esso monsignor con soi canonici alla chiesa de San Dominico per recreation et visto passar un bel caval bianco ivi sul campo, el qual e di maestro Piero de Zuane, dimando quanti anni havea quel cavallo e inteso da esso maestro Piero che havea 24 over 25 anni disse il vescovo: 'Adonque si potra sagrar di messa', la qual parola fu di scandalo alli circonstanti. 37 Segue "che" depennato. 252 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Molte volte ha dicto predicando: 'Che borbotare tanti Pater nostri, a dirne uno devotamente haria meglio', che questi santarelli che fano il chietino non li piaceno." Interrogatus de canonicis et beneficiatis in ecclesia dixit: "Non so dir altro di loro, eccetto che ho sentito mormorare di una massara che tien il degan, o sia per lei o sia per una sua figlia giovene, che fu dicto esserli sta' trovato in casa Santo da Musella, ma di certo non so." Interrogatus de religiosis dixit: "El si mormora grandemente di maestro Piero di Zuane frate di san Dominico per una pratica che si dice che'l tiene di una Tilea vedova venetiana gia maritata in questa terra della qual pratica non so cosa ferma, ma l'ho inteso da maestro Vicenzo calafao che mi disse che Dominico Colombo sartor, saria dir tutta questa pratica. Ho inteso poi mormorar de fra' Philippo di servi che ha pratica deshonesta con una figlia di Simon di Berne, credo che la si chiami Bernardina et38 Zanetto Vascon saria dar de ció information". Subdens interrogatus39: "Ho sentito dir publicamente che nel monastero di Santa Chiara son intratto dui fratelli, cioe Domitio e Renaldo de Cavardo et fece mal con due monache". Interrogatus de haereticis et aliis criminosis personis respondit aliud nescire, nisi de iis qui Paulum Vergerium visitarunt. Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit40. II Die et loco ultrascriptis 1558 Reverendus dominus Baptista Brathius canonicus lustinopolitanus testis ut supra assumptus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo. "Della persona de monsignor nostro vescovo so dire che quando sua signoria fece ruinar l'altar mazor della chiesa grande fu grandissima mormoration nel popolo, perché malamente fu trattato il santuario el qual era drieto esso altar et le reliquie della consecration trovate nel stipide del altare alla presentia de sua signoria senza veneratione forno levate et con pochissima reverentia, come se fusse sta' altra cosa et sua signoria me le dette che aperse la cassetta et li fesse il signo della croce et mi disse: 'Portale via'. Et le presi e portole in sacristia in un armaro dove stetteno molti giorni et de questa irreverentia tutti li circonstanti si maravigliorno e pigliorno scandalo. Atteso massime che essendo sta' altre volte trovate altre reliquie in certi crocifissi antiqui, di che peró non ho memoria ma l'ho inteso da molti, furno levate 30 "Et" ripetuto nel testo. 39 Aggiunto a margine "Subdens interrogatus". ^^ A margine e annotato: "1558 die 9 mensis octobris fuit factum mandatum reverendo magistro Petro Ioannis de Iustinopoli ordinis praedicatorum sub poena privationis magisterii et paternitatis conventus sancti Dominici de Iustinopoli ne accedat ad Tileam nec ad se illam permittat accedere." 253 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 con grandissima reverentia con soni de campane e processioni et hoggi anchora ogni anno si canta messa al altar de SantaCatherina, dove furno reposte in memoria delle reliquie trovate qui quel giorno. Et essendo trovato in una cassitina in l'altare destrutto una scrittura della consecration di quello, monsignor il vescovo me disse sorridendo, che era sacristan alhora: 'Pre' Battista, si da novo si facesse quest'altar et vui mettesti un breve con il vostro nome dentro, de qui a tanti anni si saperia che vui eri sacristan'. Et queste parole non osservai altrimente ma Christophoro de Elio, il qual era presente, et gia attese dicendomi: 'Haveti segna questa botta?' come che gli paresse che le parole del vescovo fusse de disprezzo. E' vero che poi forno portate quelle reliquie per aricordo d'altri pero, come ho inteso, al loco dove prima si teniva il santissimo sacramento et con reverentia fu portate. Al levar delle imagini che erano su quel altar studiosamente non mi trovai per non vedere quella cosa che mi pareva indegna andai fuori della terra, ritornato poi intesi che quelle imagine erano state portate irreverentemente con il capo in zoso come se fusse sta' zochi et messe sotto Santa Agnese. Et dui crocifissi antiqui furno calati zoso con le corde li quali erano in loco eminente, vilissimamente e, posti al basso con molta mormoration de molti e per ricordo pur d'altri, furno accostati al muro della chiesa un da una banda l'altro dal-l'altra. Il terzo crocifisso, il qual era nel mezzo piü basso fu levato e posto in choro novo senza reverentia dove non e guardato d'alcun. Da molti della citta e mormorato che sua signoria tiene in compagnia sua in vescovato una donna giovene, la qual dice esser sorella ma la mazor parte di le persone non lo credono che la sia sua sorella, et essendo sta' maridata questa dal vescovo con un suo servitor chiamato Adriano et havendo lei partu // rito una puta nel settimo mese dopoi contratto il matrimonio fu mormoration grande per la pre-stezza del parto, stimandosi da molti che non nel settimo, ma nel nono mese fusse nata la creatura donde si cavava una mala suspicion. Della persona del degan e mormoration per tenir in casa over in sua pratica certe done suspette sopra la separation delle quali io come noncio de monsignor li ho intimato un monitorio penale el qual rispose di voler ubidire, dicendo che ancho prima le haria licentiate se non il fusse sta' infermo". Interrogatus de personis religiosis dixit nihil aliud scire nisi de monasterio monialium Sanctae Clarae, de quo dixit in haec verba: "Ho sentito mormorar de una sor Prudentia del dicto monasterio come che l'havesse pacto con un Domitio Gavardo, si dice esser intratto41 dentro per far male seco, ma io non so altramente come stia la cosa". Super aliis haereticis et aliis criminosis interrogatus respondit: "Non so altro". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. 41 Nel testo "inratto". 254 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Die sabati septimo mensis maii in cammera residentiae praefati reverendi domini comissarii Reverendus dominus Alvisius Manzolius canonicus Iustinopolitanus testis ut supra assumptus, vocatus, iuratus, monitus et examinatus ut supra, iuramento sua testificatur et dicit ut infra videlicet et primo. Interrogatus ut supra dixit: "Io sento qualche mormoration della persona del degan nostro per tener in casa sua una non giovana ma non di bon fama et cosí per rispetto di lei come di una sua figlia giovana infame che pratica in casa del degan ne sento mormorar di lui. Di messer pre' Piero Grasso il qual si diletta di ben bever e mangiar et talvolta l'ho visto guasto dal vin et di questo n'e qualche mormoration". Interrogatus de personis religiosorum respondit: "Di frati non so dir cosa alcuna, ma delle monache di Santa Chiara ho inteso da mia madre che, visitando lei sua sorella monaca in quel monistero et parlando con lei et una sor Prudentia pur monaca, hoccorse che Domicio de Gavardo si trovo lí in chiesa et la sorella di mia madre la incito contra sua volunta a chiamar quel Domitio alla grada sotto color di raccomandarli la nostra causa, perché era nostro avocato et cosí chiamato venne et li raccomando la causa et la ditta sor Prudentia li raccomando la causa d'un suo cugnato che litigava et li porse una lettera che havea in man et mia madre disse che la non si guasto alhora ma da poi essendo divulgato per la terra // che la ditta sor Prudentia havia pratica dishonesta col ditto Domitio et che l'era stata gravida et che avea disperso, et si diceva d'alcuni che Domitio entrava nel monisterio scalando e muri et da altri che le moniche haviano chiave posticcie. Di monsignor nostro vescovo tutta la terra mormora et io ancora mi ho scandalizato per la ruina fatta della altare grande nila chiesa maggiore ed e stato molto biasmato benché io non mi trovai allora che io ero infermo. Si mormora ancora delle inmagine della Madonna e di quelli santi li quali erano sul ditto altare che siano levate e tenute42 in loco basso con poca reverentia". Interrogatus de hereticis et criminosis tam in statu ecclesiastico quam seculari respondit aliud nescire. Super generalibus respondit et relettum confirmavit et est de aetate annorum 1843. Die et loco ut suprascriptis Venerabilis dominus praesbiter Iob de Rondolino capellanus ecclesiae maioris Iustinopolitanae testis ut supra assumptus, vocatus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo. 42 Nel testo "levate ettenute". 43 Aggiunto successivamente "et est ... 18". 255 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Interrogates respondit: "Monsignor nostro vescovo ha dato causa de mormoration a tutta la terra per la destruttion fatta de ordine suo in l'altar grande di la chiesa mazor et per haver fatto metter l'imagine antiqua de santi che erano su l'altar in luogo basso di la chiesa et irreverente, dove qualche persona va anchora che le siano in quel luogo a impizar delle candelle per devotion et delle reliquie trovate nel altar destrutto e posto vilmente in un armaro di la sacristia e sta' mormorato assai et messer Hieronimo Brathi mi ha dicto racordarsi che quando furno trovate le reliquie che sono nell'altar di SantaCatherina fu fatto alegrezza e festa e soni di campane per mol[ti] giorni et si mostro gran devotion nel popolo, et hora il vescovo nel trovar di novo queste reliquie non ha fatto cosa alcuna. Fu scandalo anchora per haver fatto levar quelli crocifissi antiqui che stavano alti nel mezo di la chiesa et haverli fatto meter da basso con poca reverentia et devotion et d'un Christo passo che sua signoria fece levar del luogo dove si teneva il santissimo sacramento e restando quel luogo dove era attacato quel Christo bianco e non indorato, come intorno intorno dicono le persone esser fatto come una maschera. Ho sentito anchora mormorar da diverse persone, che non mi racordo niune nominatamente, d'una sorella de monsignor che sta in vescovato che pochi mesi dopo che la contrasse matrimonio la parturite, essendo stata maritata con un suo servitor chiamato Adrian, et d'una nena anchora // giovene et bella che sia tenuta in vescovato per lattar la creatura nata". Interrogatus an dicta nutrix sit bonae famae respondit "L'e di bona fama lei, ma una sua sorella fu frustata e bandita per haver esposto una creatura che haveva parturito con Domitio de Gavardo, come fu ragionato alhora. Della persona del degan nostro e sta' dicto che monsignor vescovo li ha fatto un precetto che'l mandi via la massara dicendo che era mormoration". De personis aliorum clericorum dixit aliud nescire de religiosorum autem personis dixit: "Questo esta' passato come credo nel tempo essendo io venuto di poi l'hora di nona a questa chiesa di San Francesco a tuor il perdon, vidi fra' Piero che era alhora sacristan in saietto senza tonica levate le maniche passezar per la chiesa et per ventura voltato l'occhio alla sacristia vidi una puta di dentro de eta de anni 16, figliastra de Nicolo senese et ne pensai mal di lui et di lui et di ella massime, havendo inteso che la era de mala fama et ho anchora inteso come mi par che anchora la faci mal con suo patrigno. Et del dicto fra Piero fo mormorato per esser sta' trovata la moier de Fantin marchese a San Francesco in quel luogo dove si mette il pan e vin offerto il di de morti, et vista menar fuora di quel loco da esso fra' Piero come me disse fra' lacopo Pamperga et fra' Valentin schiavon di l'ordine di san Francesco. Et ho inteso mormorare d'una monaca di Santa Chiara che s'ha dicto esser sta' ingravedata da Domitio di Gavardo et un'altra monaca si intendeva con la rea". Interrogatus de personis secularium haeretica labe aut aliis criminibus infectis respondit: "Ho inteso da messer lacobo del Tacco che messer lacobo di Petronio era 256 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 intrigato ma che'l vescovo taceva temendo che l'havesse dicto de messer Iacopo, messer Iacopo haveria dicto de lui". Et aliud de aliis dixit nescire nisi quod: "Intrando un giorno in questa chiesa di San Francesco, po' esser da un anno in circa, vidi che fra' Dominico capellan di le monache di Santa Chiara accarezava quella fiola de Nicolo senese, che ho nominato di sopra menandoli la man aperta sul viso stando lei ingenochiata avanti di lui e vistomi intrar il dicto frate si discosto da lei". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die et loco ut suprascriptis Venerabilis dominus Petrus Ingaldeus capellanus in ecclesia maiore Iustino-politana testis assumptus, vocatus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iura-mento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo. "Della persona de monsignor reverendissimo e stato mormoration grandissima per tutta la terra per haver fatto destruzer l'altar grande di la chiesa mazor et haver fatto levar le imagine antique de santi che erano su l'altare, le qual io visti portar da fachini con il volto in zoso con tanta irreverentia che mi schiopavano le lacrime ne' occhi. Et le reliquie trovate nel stipite di l'altar dalli murari che lo disfacevano furno messe cosi su un banco da poi venuto monsignor che alhora non era presente li furno mostrate et de ordene de sua signoria poste in un armaro in sacristia senza alcuna reverentia et tamen ho inteso che altre volte, essendo sta' trovate delle reliquie in certi crocifissi antiqui, con gran reverentia e sono di campane e festa furno reposte nel altar di Santa Catherina. Di crocifissi anchora antiqui li quali erano alti nel mezo di la chiesa che sono stati cosi vilmente levati e messi al basso et del choro passo che era nel loco dove // prima si teneva il santissimo sacramento et della scolla del santissimo sacramento parea che sua signoria la volesse destruer non li lassando dire le sue messe ordinate, né in la chiesa mazor dove si solea né in la chiesa di Santa Anna, anchora che dalli fratelli di la scolla inzenochiati fusse pregato, ne ho sentito grandissima mormoration. Ho sentito anchor mormorar che con sua signoria praticava in vescovato messer Iacopo de Petronio et il medico de Secundis, per esser sospetti l'un e l'altro di loro di heresia et di Iacopo de Petronio so che quando io come noncio d'ordine de inquisitori, li quali erano venuti a inquirir contra il Vergerio, andava citando delle persone e lui me reprendeva grandemente per questo dicendomi zaffonazzo, che io moriria de fame. Ho sentito anchor mormorar de quella donna giovene che mon-signor teneva in sua compagnia in vescovato dicendo lei esser sua sorella, non credendosi da molti che la sia sua sorella. Et essendo nella contrada de Rissan una chiesa di Santa Maria di Ruoda nella qual era una confraternita che faceva diversi beni, come facendo accender candeloti, un cesendel il sabbato, le vigilie e feste per sua devotion et questo ben lo faceva di frutto i 257 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 trazena44 de certi animali che i haveva fra loro e in certe feste di l'anno concorreva grandissima moltitudine di persone a quella devotion et monsignor pregato come intendo che aiutasse quell'opera accio la potesse augmentar de ben in meglio fece commandar dal magnifico podesta alli castaldi de dicta confraternita che non li dovesse impazare in quelli animali et li frutti di quelli l'anno passato sua signoria tolse con dar nome li voleva dar a poveri. Unde vene a mancar la divotion et per forsi 8 mesi non si ha tenuto acceso il cesendel et e mancato quel gran corso di persone a quella devotion per rispetto de cio, et essendo ivi contigua alla chiesa una casa de muro il Vergerio fece tor li copi di quella et travamenti e li fece portar alla sua possession di Zucole e monsignor vescovo presente fece tor li ferri d'una fenestra di quella casa e come ho inteso li ha posto in uso o del vescovato o de la sua possession de Monfalcon. Del degan mio barba ne sento scandolo per tutta la terra per tenir lui in casa Orsolina Bortolozza persona licentiosa di lingua, non di mala fama, ma ha una fiola de mal nome che pratica in casa et da assai da mormorar con tutto che io non habbia mai visto atto alcuno deshonesto da lui. Della persona del vicario so dir che havendo io, come noncio episcopale, solicitato d'ordine de monsignor che un Zan Pietro soldato licentiasse una femina che'l teniva et perché era ritornata la pratica, io l'haveva ripresa e lei per questa reprension s'era lamentata con esso vicario. So signoria me riprese mi de quest'opera che havea fatto per charita, dove eseguito che la sta anchora a tal partito". Interrogatus de personis aliorum clericorum respondit aliud nescire, sed de personis religiosorum dixit: "Io me scandalizai non heri l'altro che io visti qui in convento di San Francesco nella camera di fra' Domenego due done una delle qual era giovene, parendomi usar familiarita sospetta, massime che essendo uscita quella dona piü vecchia e rimasta dentro la piü giovene, fra' Domenego dopoi poco essendo su la porta di la camera disse verso colei: 'Vien fuori che l'e qui pre' Piero e non haver paura'. El qual poi me disse che l'era andata lí per fusi, che lui ne fa etc. Me dispiace che li frati di servi tengano per massara una dona giovene de eta de anni 32 in circa che da sospetto. II Di maestro Piero de Zuane come ch'el tegna malamente una dona giovene chiamata Tilea venetiana gia maridata in questa terra. Del monastero de Santa Chiara ho sentito molte mormoratione in diversi tempi, et nuovamente Zuana mia sorella mi ha dicto haver inteso da una fiola di Catherina di Fumia grassa che l'ha visto entrare nel dicto monastero una sera Domitio e Rinaldo de Gavardo fratelli, dei quali e sta' mormorato grandemente, che peccavano con sor Aloisa e sor Prudentia monache in quel monastero et i siano sta' trovati lí dentro et che elle siano state frustate et imprigionate per questo. Et di fra' Piero di San Francesco fu dicto che teniva a so posta una fiola, o fiastra, de Nicolo Senese". 44 Cosí nel testo. 258 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Interrogates de personis laicorum haereticis seu aliis criminosis, dixit nescire nisi de filiis quondam domini Nicolai de Sabinis et de filiis quondam domini Apolloni de Apolonio et maxime de Francisco qui, ut dixit: "Pareva che si arridesse et sbeffasse la confession la qual io era per aldire da un contadin amalato a Rizan." Qui omnes sunt suspecti de haeresi et idem dixit de mulieribus illius domus de Apollonio et de loanne Victorio et de Ludovica filia quondam Vergerii episcopi Pollensis dicens: "La mi riprese grandemente chiamandomi zaffo, perché io haveva citato li testimonii li quali dovevano deponer contra suo barba Vergerio avanti l'inquisitori". Subdens: "Ho inteso da piü persone, che non mi racordo al presente, che pre' Michiel da Conedo ha tenuto una sua comare a sua posta con la qual si dice haver hauti figlioli e ha fama de bever ingordamente et ancho da ferite volentieri a persone, il che pero da mi non affermo, la qual si chiama Gherra moier de Matthio Stangolin da Covedo. El prete chiamato pre' Marco de Costabona ha fama di tenere una dona sospeta et io una volta essendo a citarlo visti una dona giovene li in casa che havea una creatura per casa, la qual ho inteso esser del prete". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Di XI mensis maii loco ut supra Venerabilis praesbiter Marinus de Muscella capellanus in ecclesia maiori lustinopolitana testis ex officio assumptus, vocatus, monitus, iuratus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo. "Monsignor nostro vescovo dette grandissimo scandolo a tutta la terra quando che senza ricercare la volunta del capitolo suo e del consiglio della terra anci per quel che s'ha visto poi contra il parer de tutti, sua signoria fece ruinar l'altar grande della chiesia mazor facendo portar l'imagine della Madonna e dui santi che erano su l'altar fatti di rilievo antiqui da fachini con il capo in zoso con pochissima reverentia, e metterle in un canton da basso sotto la chiesa sppresso SantaAgnese, dove che apena son viste. Il che vedendo come vidi mi scandalizai grandemente. Poi fece ruinare quel altare et le reliquie della consecration trovate dentro dette con le sue mani al sacristan che le salvasse con tanta poca reverentia che parea ne tenesse manco conto che non haria tenuto de non so che cosa vile, benché poi per ricordo d'altri cittadini passati li 8 giorni in circa, levate de quel armaro in la sacristia dove erano furno poste nel luoco dove prima se teniva il santissimo sacramento. Fece levar anchora dui crocifissi antiqui che erano in luogo alto nel mezo di la chiesa dicendo esser cosa // indegna che stesseno piü alti che il santissimo sacramento, posti da sua signoria di nuovo in luogo piü basso sopra l'altar di san Nazario et questo dispiaque a molti li quali mormoravano che contra l'antiquita havesse levato quelli Christi per tanti anni tenuti nel suo loco, un da una banda l'altro dall'altra, il che ha datto gran mormoration. 259 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Il nostro degan anchora ha datto scandalo per haver tenuto in casa sua una dona di Bertolossi de eta de anni 45 de mala fama, et essa dona ha una figliola de pessima fama et e giovene la qual, se ben non sta con lei continuamente, in casa del degan pur pratica li spesso con gran mormoration. S'e dicto anchora per la terra che Domitio e Renaldo de Cavardo fratelli hano scalato le mure del monastero de Santa Chiara per far poco ben con alcune de quelle monache et fu grandissima vergogna, benché se dicesse tacitamente. De pre' Marco de Costabona so che'l tien una femina sospetta perché l'ho vista li in casa sua, et heri havendomi trovato lui qua in la terra me disse: 'Ho inteso che monsignor vol far la vissita, dubito che mi fara caciar via la mamola'". Interrogatus de aliis tam ecclesiasticis quam saecularibus suspectis de haeresi, seu aliis criminosis, respondit aliud nescire. Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die et loco ut ultrascriptis Dominus Angelus de Pola civis Iustinopolitanus testis assumptus ut supra, vocatus, iuratus, monitus et examinatus suo iuramento testificatur et dicit ut infra. "Della persona di monsignor nostro reverendissimo quanto al suo predicare non so dire se non bene. E' vero che di la ruina di l'altar grande di la chiesa mazore et del haver fatto levar via quelle imagini di su l'altar di la Madonna et de dui santi piü presto con poca reverentia come intesi, fattoli metter sotto Sant'Agnese, et delle reliquie trovate nel altar ruinato e fatte metter nel luogo dove prima stava il santissimo sacramento, et delli crocifissi antiqui che stavano nel mezo di la chiesa in alto fatti levar via da sua signoria, io m'ho scandalizato e mormorato et ho sentito mormorar molte persone di questo, et ancho d'haver levato il santissimo sacramento dove per tanti anni con molta reverentia e devotione era tenuto. E so che sua signoria parlando de rimover il sacramento del suo loco con messer Iacopo del Tacco et messer Olimpo Cavardo sindici45 della terra dicendo loro che non si doveva far tal cosa senza il consiglio della terra, monsignor se gli volto contra con molte parole e minaccie de escomonicarli di modo che la cosa fu messa in silentio et se ben tutti quelli ho praticato non sentiva quella novita de mutation, non e sta' pero persona che si habia aposto per rispetto che si ha hauto a sua signoria. II Della persona del degan e sta' qualche mormoration di una donna che li sta in casa per massara. Di fra' Pietro di Zuane si mormora per una pratica se dice che'l tiene di una dona anchora fresca, la qual e venetiana e fu moier d'un Piero dalla Corte. Del monasterio de Santa Chiara e sta' mormorato che se dice che intrati erano Domitio e Renaldo de Cavardo fratelli nel dicto monastero et questo ho inteso dal magnifico messer Nicolo Salamon alhora podesta in questa citta". Nel testo "sinici". 260 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Interrogatus de aliis saecularibus et ecclesiasticis personis dixit nihil aliud scire. Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die et loco ut supra Dominus Paulus Brathius civis Iustinopolitanus testis ut supra assumptus iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit: "Della persona de monsignor nostro reverendissimo e del predicar non posso dir altro che ben. E' vero del haver fatto remover il santissimo sacramento dal luogo consueto et haver fatto ruinar l'altar grande della chiesa mazor et d'haver fatto portar quelle imagini della Madonna et doi santi antiqui che eran sopra l'altar sotto Santa Agnese e sta' qualche mormoration nel popolo essendo sta' de parer de molti cosi cittadini come popolari che quando pur si dovea rimover il sacramento dal suo loco piü presto fusse posto su l'altar, et quando furno trovate le prime reliquie nel'altar destrutto io mi trovai et vidi che monsignor le dette a messer pre' Battista Brathi ordinandoli che le mettesse in sacristia, po' che sua signoria habbi fatto levare quelli crocifissi che erano nel mezo di la chiesa con dire dove era la virtü del santissimo sacramento dover cessaf46 le figure n'e sta' mormoration appresso d'alcun". Interrogatus de personis aliorum ecclesiasticis quam saecularibus respondit aliud nescire: "Eccetto che nel monastero de Santa Chiara nel qual come fo dicto sono intratti dui fratelli di Cavardo, cioe Domitio e Renaldo, per far mal con due de quelle monache che fu dicto per sora li muri". Interrogatus de aliis suspectis de haeresi et aliis criminosis, respondit: "Io non vedo scandalosa né heretica che possa dir con verita". Super generalibus recte respondit et relectum confimavit.II Die 1247 et loco ultrascriptis 1558 Dominus Franciscus de Gavardo civis Iustinopolitanus testis ut supra assumptus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo: "Della persona, della vita, della dottrina de monsignor nostro reverendissimo non posso dir altro che ben havendo fatto sua signoria molti officii galiardamente contra heretici et altre sorte a beneficio de questo popolo. E' vero de haver ruinato l'altar grande della chiesa mazor, alcuni et la magior parte massime del vulgo s'ha scandalizato48, ad alcun altro piaciuto, perché io credo che sua signoria habbi fatto con bona intention quel che l'ha fatto per tegnir il santissimo sacramento con mazor reverentia allegando sua signoria che in Roma si celebra a quel modo 46 Nel testo "cesser". 47 Il "12" e aggiunto in sopralinea dalla stessa mano. 48 Nel testo "scandidalizato". 261 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 come sua signoria ha ordinato l'altar che sustenta il santissimo sacramento che'l sacerdote stia verso il popolo con la facía. De' crocifissi poi, li quali erano in alto in mezo la chiesa son pur anchora in chiesa se ben a basso. De le reliquie non so dire. Delle persone de' canonici et altri preti scandalosi non so dire cosa mala, cre-dendo i siano homini da ben se ben piü sufficienti. Di monasterii di religiosi medesimamente non intendo cosa scandalosa, eccetto dil monastero di Santa Chiara del quale e stata mormoration e scandalo nella citta che son sta' scoperte due de quelle monache et come ho inteso dal superior loro hanno confessato d'haver pecato con Domitio e Renaldo fratelli, et esse si hano sottoscritto de man propria al constituto della propria confession". Interrogatus de personis saecularium si quis sit suspectus de haeresi aut aliis criminosis, respondit: "Io non conosco alcun. Anci mi par che quanto alla heresia poco se ne parla, et di altro non so dire". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die49 et loco ut supra Dominus Ioannes Andreas Vergerius civis Iustinopolitanus testis assumptus ut supra vocatus, iuratus et examinatus suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet etc. "Quanto alla persona del nostro capo spiritual, io diversamente ho sentito mormorar per causa de quella donna che tiene in compagnia sua in vescovato o sia o non sia sua sorella, io non lo so, e la mormoration e di questo, come che habbia inhonesta pratica con lei, et ne sono molti giudicii che sia cosí, perché ho inteso, oltra quel che si dice publicamente da Zuana, la qual stete circa un anno a servitio de sua signoria et hora sta con messer Alvise Carerio mio barba, che la ha visto molti atti inhonesti tra lui e lei, come che spesse volte si ritiravano solo con sola se basava piü volte e stavano nel medesimo letto ancho di giorno, mentre che lei zaseva per la gravidanza sul letto, della qual gravidanza essa era suspetta, come me disse costei, avanti che la contraesse matrimonio con Adriano, che la usava remedii per farsi disperder, come tor syropi, li quali gli erano aportati parte dalle converse del monastero de San Biasio, cioe sor Peregrina et sor Magdalena di Rina, parte dati da essa Zuana che la i tollesse //a questo effetto, suspicava Zuana e Iacomin servitor di monsignor. Et dopoi contratato il matrimonio questa sua sorella nel settimo mese parturite una puta, la qual dava segno d'esser de piü de 7 mesi come a pigliar la mamilla et piangere piü forte di quel fano le creature de 7 mesi. Et delle cose predicte saperia informar sor Peregrina e Magdalena oltrascripte et Iacoma moier de Thomasin genovese che pratica in vescovato et Menega Bella vedoa. 49 Compaiono qui un richiamo e dei segni in sopralinea, il tutto reso illeggibile da un'abrasione. 262 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Del altar grande anchora ruinato da sua signoria et del haver tenuto pochissimo conto delle reliquie trovate in quello et haver fatte allogar con poca reverentia et haver fatto metter a basso quelli crocifissi, li quali erano in alto nel mezo di la chiesa, li quali se diceva che li voleva far metter in canevetta e sta' grande mormoration nel popolo". Interrogatus an ex predicationibus ipsius reverendissimi domini episcopi ipse testis aliquando sive alii materia scandali acceperint, respondit: "Predicando un giorno nomino alcuni cittadini, li nomi de' quali non mi racordo, eccetto che di Iacopo Petronio, lo qual sua signoria commendo per homeni da ben, il che mi dette grandissimo scandalo, havendomi dicto sua signoria privatamente che l'haveva per un tristo e suspetto de heresia et di prophanator de chiesa. Come quello che nella chiesa di San Cancian de fuori teniva mazaricie, le quali io anchora ho visto lí in chiesa che contra di esso Iacopo io a instantia del vescovo deposci che havea havuto un libro del Vergerio. Alcune altre parole ho sentito dir da altri che sua signoria ha dicto predicando che han dato scandalo, le qual non mi racordo. Della persona del degan s'ha mormorato per haver tenuto una donna suspetta, massime havendo una fiola che reputata infame. De religiosi non so altro eccetto che dil monastero di Santa Chiara, del quale nelli mesi passati fu gran scandalo nella citta essendo divulgato che due monache del dicto monasterio haveano peccato con Domitio e Renaldo Cavardo fratelli, li quali erano intrati con le scalli de corda e il magnifico camerlengo m'ha dicto che le scalle li sono sta' trovate". Interrogatus de personis saecularium de haeresi suspectis et aliis criminosis respondit: "Li ditti et Domitio et Renaldo, et particularmente Domitio come umversalmente si dice, non attendeno ad altro che a molestar donne d'altri". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit.// Die 24 mensis maii 1558 loco ultrascripto Donna Ioanna filia quondam Francisci de Todescis de Gradisca testis ut supra assumpta, vocata, iurata, et diligenter amonita et examinata ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo. Interrogatus super vita et moribus reverendissimi domini episcopi Iustinopolitani, respondit: "Sono sta' dui anni questo carneval passato che essendo sta' persuasa da monsignor vescovo a andar a star in casa con sua signoria per compagnia di Stella sua sorella e cosí andai, essendo anchora in vescovato il conte Piero da Porto e sua sosera, e dormiva hora nel letto di madonna Stella con lei hora nella sua cambera da mia posta, e sua signoria la quaresema seguente ando a predicare a Pyran et de la scriveva spesso che io stetesse in compagnia con Stella. Et ritornato dopo Pasqua occorse che si partí il signor conte et sua madre, et monsignor un dí andando per vescovato vene in cusina et in presentia mia disse cosí inverso li servitori, poi due volte verso mi: 'Vado vardando di trovar un luogo per accomodarti a dormir', et io 263 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 simplicemente resposi: 'L'e honesto che dorma dove dorme vostra sorella'. Per la qual parola sua signoria ando in colora et stete piü d'un mese che non mi parlo et se ben lo salutava, non mi respondea, di che io dolendomi, mi lamentai con li servitori digando: 'Io non so che cosa habbi trovato monsignor che non mi parla', et un de loro chiamato Iacomin mi disse: 'L'e corrozato per quella parola che tu dicesti di voler dormir con sua sorella'. Et sua signoria mi fece conza un luogo da dormir a mia posta sopra la capella di Sant'Alessandro che tocca il vescovato et andando spesse volte in cambera de madonna Stella vedeva che monsignor li faceva molte carezze piü di quello che habbi mai visto far da fratello e sorella, et alcuna volte l'ho visto in letto con essa50, non gia sotto la pieta, ma spogliato e descalzo con una veste atorno su la camisa et spesse volte visti che'l la basava et li teniva il brazzo al colo51 et prime volte che io intrava in quella cambara sua signoria mi ribuffava con dirmi che io intrava troppo pianamente et io li rispondeva: 'Signor, camino pur forte', et sua signoria mi disse che avanti che io intrasse, che io battesse a una certa porta. Et circa // il fin del mese d'aprile o al principio di maggio di quel anno madonna Stella] s'amalo et dava segni d'haver de quelle indisposition che hano le donne gravide come de vomiti et altri fastidii tali e so che la tolleva di syropi ma ascoso da mi, che sor Magdalena monacha conversa di San Biasio li andava a tor secretamente alla spiciaria di messer Antonio della Stella, el qual mi dimando chi era amalato in vescovato et per chi si tolleva quelli syropi et io respondeva che non era altro amalato che madonna Stella. Et per questa via io veni a intender de quelli syropi, benche io per avanti ne haveva fatto di syropi di herbe di horto per essa madonna Stella, perché cosí la mi haveva ordinato et vedendo Iacomin servitor di monsignor che scaldava io quelli syropi, mi dimandava per chi li scaldava e io respondeva per madonna Stella, dil che pareva che lui si maravigliasse et se n'arrideva. Et in quel tempo monsignor sollicitava con lettere Adrian suo servitor che ritornasse da Monfalcon dove il si trovava, et tardando lui a venir, monsignor e madonna Stella si doleva et circa il mese di lugio non mi racordo precisamente, Adriano torno et fu fatto il matrimonio fra lui e madonna Stella". Interrogata an sciat aliquid respondit aliud dixit nescire. Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die 26 maii 1558, in camera residentiae reverendi praefati commissarii Dominus Aloysius de Pola civis Iustinopolitanus testis ut supra assumptus, vocatus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo: "Delle persone di canonici di questa citta non saprei dir cosa ^^ "Visto ... essa" vergate in rosso. ^ "Basava ... colo" vergate in rosso. 264 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 mala, eccetto de Battista Brathi, el qual ha fama d'esser un poco discolo et di lui, di pre' Francesco Pilizer, fu dicto che li era datta certa imputation sotto questo monsignor vescovo e ne fu formato processo, ma non so come fu espedito. Della persona veramente di monsignor vescovo dico che, vivendo la contessa moier del conte Piero da Porto, la qual stava con monsignor in vescovato, e stato gran scandalo et io che a quel tempo praticava in vescovato come cancellier di IIsua signoria vedeva molte carezze e molti atti fra il vescovo e la contessa, non peró dishonesti, ma tali che erano da usare piü presto con una moier che con altre donne e mai ho visto che'l conte usasse de quelli atti con la contessa che usava il vescovo. Et era fama per la terra che la fusse sua inamorata52 et fo ancho dicto che la parturite una puta la qual fu datta a notrir alla figliola di Vincenzo da Siena, et si diceva che l'era figlia del vescovo. Dopoi la contessa s'infirmó d'una infirmita longa, dalla qual morite et fu dicto e cosí credere che la fusse sta' tossicata per tal causa. De questa donna che hor monsignor tiene in vescovato chi crede chi non crede che la sia sua sorella, e de questa pratica se ne mormora per la terra. Poi di la ruina fatta da sua signoria di l'altar grande di la chiesa mazor fatto gia 300 anni aponto, resta scandalizata tutta la terra et quelle sante reliquie poste irreverentemente in un banco in sacristia sopra il quale si sentava, et de quelli crocifissi, li quali erano in alto a meza la chiesa e sta' datto da dir tanto che ho dubitato talvolta che non si venisse alle man, che cosí impetuosamente con tanto discontento di la terra fusse fatto un tal effetto, et se io me havesse trovato a esser sindico a quel tempo, non so se mai l'havesse comportata. Poi al principio che sua signoria vene al vescovato comminció galiardamente a parlar contra lutherani, ma dopoi par che li habbia tolti in tanta protettion che quelli son li favoriti. Si poteva come si deve honorare il santissimo sacramento, ma senza la ruina de quel altar grande et se quelle imagini antiche non piacevano si potea far qualche altra cosa senza ruinar l'altar. E' sta' dicto anchora che sua signoria ha dato licentia a persone d'andar a parlar con Agustin Sereni heretico sbandito et questo si dice publicamente. Intendeva che alcuni si escusava dicendo che colpa e la nostra, havendolo visitato con licentia del vescovo". Interrogatus an sciat qui sint illi qui asserunt se de licentia reverendissimi episcopi Augustinum praedictum visitasse, respondit: "lo non ho dimandato, né saprei nominarli".II E' sta' anchora gran mormoration del'haver levato il santissimo corpo de Christo da quel luogo suo solito che gia tanti e tanti anni e stato lassato. L'opera fatta da sua signoria de tutto questo di sopra dito e sta' tale che par piace a lui solo non alcun altri, manco a suoi preti". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. 52 Inamorata vergato in rosso. 265 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Die 27 maii loco soprascripto Dominus Petrus filius domini Angeli de Pola civis ,ustinopolitanus testis ex officio assumptus ut supra, vocatus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet. ,nterrogatus de persona reverendissimi domini episcopi et eius vita et moribus, respondit: "Diro quel che io so. Quando monsignor nostro fece levar l'altar grande vedendo li sacerdoti di la chiesa, e massime messer pre' Marco molto vecchio, se ne dolevano di quella ruina, io anchora non possi far che non mi dolesse e poi vedendo come visti che nel disfar l'altar si trovorno quelle reliquie sante poste con tanto misterio in diverse cassete di piombo e d'argento e quel instrumento del tempo della consecration et di nomi dil consecrante et 4 altri vescovi assistenti, tolte da sua signoria con tanta poca reverentia senza far alcun segno de devotion, datte al sacristan e messele in sacristia et tenutole per piu giorni irreverentemente et dal sacristan che n'era custode mostrate a chi le volea veder, dapoi piu a basso nel fondo del stipite del altar fu trovata un'altra cassetta piu misteriosamente posta con altre reliquie, le qual furno con poca reverentia allogate et del haver levato le imagini antique, massime de certi crocifissi, li quali stavano piu alto a mezo di la chiesa posti in terra di che ne fu gran scandalo e dispiaceva a tutti et io particularmente ne dissi parola con il reverendo vicario, il qual mi rispose haver pensato il luogo ove doveria esposti quelli crocifissi. Poi monsignor in pulpito riprendendo le persone le qual mormora de questo disse che dovea attender a far li fatti suoi e lassar la cura della chiesa a lui, con dire che dove era la virtu del sacramento non accadeva tenere le figure dando l'essempio che se il retrato del clarissimo nostro rettor fusse posto appresso la sua presentia senza dubio ognuno lassaria il retrato e andaria a far reverentia alla persona viva. // Delli altri sacerdoti diro de pre' Zaniacomo de Rubeis piovan de Vertenegnio, il qual sta in casa d'una femina suspetta con scandalo delle persone". ,nterrogatus de personis aliorum tam ecclesiasticorum et religiosorum quam saecularium de haeresi aut aliis criminibus suspectis, respondit: "lo non so dir altro". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die et loco ut ultrascriptis Dominus lacobus Baroncinus civis lustinopolitanus testis ex officio assumptus, vocatus, iuratus, monitus et examinatus ut supra suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet. ",o mi son scandalizato grandemente et ho visto li altri tutti e preti e seculari scandalizarsi per haver monsignor nostro vescovo ruinato l'altar grande di la chiesa mazor che era molto antiquo et per esser sta' levate le reliquie trovate in quello con 266 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 tanta poca reverentia che altre volte gia molti anni e mi ricordo il giorno de san Gregorio esser sta' trovate altre reliquie e con gran reverentia, sono de campane et altre solennita essere sta' messe in luogo honorevole et quando furno trovate queste nel altar ruinato si maravigliano le persone e mormoravano che non fusse sta' fatto atto alcuno de devotion. Et delle imagini antique de quelli santi levate via e portate con poca reverentia come fu dicto, et de quelli crocifissi antiqui che erano in alto nel mezo di la chiesa de ordene de sua signoria levati e posti al basso, ne fu mormorato assai, maravigliandosi le persone e cercando fra loro la causa perché fussero essi levati. Di quella dona anchora di sua signoria che tiene in vescovato ho sentito dir parole assai, affermando alcuni et altri negando che la sia sua sorella". Interrogatus de personis aliis tam ecclesiasticis et religiosis quam saecularibus de haeresi suspectis seu aliis criminibus iretitis, respondit: "Io mi impazzo poco de fatti d'altri et non saperei dir cosa certa e notabile che fusse degna de reprension". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit. Die 28 maii 1558 loco ut supra Dominus Marcus Ingaldeus civis Iustinopolitanus testis ex officio assumptul3, vocatus, iuratus, monitus et examinatus, suo iuramento testificatur et dicit ut infra videlicet et primo: "Io credo essere stato affecionato a monsignor nostro vescovo quanto altra persona di questa terra, sia chi si vuol, et continuato in questa affetione et reverentia fino a questi giorni avanti la festa di Nadale prossima passata. Non pero li voglio mal. Nel qual tenpo sua signoria fece ruinare l'altare grande della chiesa maggiore consecrato sotto il tittulo della gloriosa vergine Maria, alla qual'io da putto o ahuto et ho singular // divotion, della qual cosa e stata grandissima mormoratione et scandolo per tutta la terra et io non posso sopportare questa tanta inreverentia. Di quella santa imagine della Madonna levata del suo altare et missa in luogo abbietto et senza alcuna reverentia, poi delle reliquie sancte levate del suo altare et misse in sagrestia maneggiate senza reverentia d'ugni sacerdote et viste da chi volea con pochissima reverentia di quelle. Et oltra di questo avere levato quelli crocifissi antichi che stavano in luogho alto in mezzo la chiesa in prospettiva del populo et fatti mettere da basso dalle bande della chiesa a dato da dire, da mormorare et da scandalizarsi a tutto il populo et in questo giorno ancora restano malcontenti e mormorano di queste cose cosi fatte et io non potei contenermi da principio di questa ruina che, mosso dalla reverentia della madre di Dio, che non dicessi ad alcuni che coloro che ruinano le chiese et altari consecrati sensa licentia del papa cascano in escomunicatione, le qual parole essendo state reportate al vescovo, l'hebbe a mal et ne fece segno di risentimento con mi et a me pare che il santissimo sacramento stava 53 Nel testo "assanptus". 267 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 bene ne' luogo dove era prima dove si teneva con reverentia et devotione e parve che quando fu portato in questo novo luogo. Il signor ne mostrasse come miracolo che volendolo mettere nel suo repositorio in presentia del populo congregato da poi fatto la processione mai fu ordine che si potesse aprire. Donde necque grandissimo mormorio nel populo. Mi pare ancho cosa nuova che sua signoria voglia ruinare la confraternita del santissimo corpo di Christo anticamente institutá4 nella quale sono da 80 in 100 fratelli, li quali congregati in certi giorni di festa fanno celebrar le sue messe et fanno delle altre opere bone, come sovenendo alli poveri fratelli infermi, aconpagnandoli alla sepultura dopoi morti. Et sua signoria non vuole che faccino dire queste messe loro, nelle quali pregano per le anime delli fratelli, le quali cose sono di gran dolore a quelli poveri fratelli et di cio mormorano tutta la citta". Interrogatus an alia viderit seu intellexerit in persona reverendissimi domini episcopi quae scandalum gignent in populo seu in mormuration^5 II respondit: "lo prego la signoria vostra che non mi strigha arrispondere sopra a questo perché, oltra che non saprei dire cosa di certa scientia, non vorrei che si pensaze che io il dicessi per malivolentia per alcune parole che seguirno fra sua signoria e mi circa il fatto della ruina dello altare grande". Interogatus de aliis personis tam56 ecclesiasticis quam saecularibus de haeresi vel aliis criminibus suspectis, respondit: "Io non so che sia cosa nuova, perché io non o sentito parlare d'alcuna cosa heretica, né altro so dire". Super generalibus recte respondit et relectum confirmavit dicens: "Ancora che mi sia dispiaciuta la ruina dello altare et che mi risentissi in quel tempo, non per questo voglio mal a sua signoria et li son servitore. Et la quaresima passata ho udito ordinariamente le sue prediche, eccetto quando io ero legittimamente impedito". Die mercurii primo iunii 1558 in ecclesia Sancti Francisci Domina de Vincentia de San Sirgo filia quondam Toma de ditto loco testis ut supra assumpta, iurata, monita et examinata ut supra suo iuramento testificatur et disit ut infra videlicet et primo. Interogata an aliquando viderit aliquem ingredi in monasterio Sanctae Clarae, respondit: "E' da quatro mesi in circa che io pasando una sera da circa dui hore di notte oltra il monasterio di Santa Chiara con mia madre che eravanmo state al forno visti Domisio di Gavardo appoggiato alla porta grande del ditto monasterio la quale era serrata, et quando mi viste si ritiro dalla banda del pozzo che e la appresso a quella porta". 54 Nel testo "institua". 55 Nel testo "mornuratione". 56 Nel testo "tan". 268 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Interogata quomodo ipsum57 cognoverit cum esset nox, respondit: "Era il úsente di luna che si potea bene vedere se bene era notte, et di la a 8 giorni in circa lo viddi una altra volta circa le 3 hore di notte apoggiato come ho ditto a quella porta, la quale non era aperta et mi andai per la mia via. Et piü altre volte l'ho visto apozato a quella grada che in chiesa di Santa Chiara appresso l'altare a parlare con certe monache, che non so chi le sia". Super generalibus rette respondit etc. Processo 1560 (Biblioteca del Seminario Vescovile di Trieste, Arch. Dioc. Capodistria, b. 10, cc. 528r-533v, 538r)58 In Christi nomine amen. Anno ab eiusdem nativitatem millesimo quingentesimo sexagesimo, indictione tertia, die vero vigesimo mensis novembris, pontificatus santissimi domini domini nostri Pii papae quarti anno primo. Actum Iustinopoli in camera inferiori episcopalis palatii, praesentibus magnifico domino Ioanne Baptista Contareno patricio veneto et reverendo fratre Paulo de Azornello ordinis praedicatorum testibus ad infrascripta vocatis, habitis et rogatis. Reverendissimus dominus dominus Thomas Stella Dei et apostolicae sedis gratia dignissimus episcopus Iustinopolitanus narrans et exponens se alias iniuste ac contra omnem veritatem a nonnullis diffamatum fuisse multis de causis quod quidem non solum fuit admirationi plerisque catholicis et Christi fidelibus verum etiam ob huiusmodi diffamationem ipse reverendissimus dominus episcopus tum in existimationis tum etiam episcopalis dignitatis privationis discrimen59 venisset, nisi toti Italiae liqueret tum eius christiana religio contra huiusmodi diffamationem sentiren^0. Qui quidem reverendissimus dominus episcopus cupiens et omnino intendens quod hominum iniquitas, qui impudenter contra eius religionení1 loqui sunt ausi cognoscatur ac eius innocentia clarius elucescat instantissime52 protestatus fuit reverendo patri fratri Valerio Faventias ordinis praedicatorum vicario reverendi inquisitoris magistri Thomae de Vincentia eiusdem ordinis generalis inquisitoris in toto dominio illustris-simorum dominorum venetorum ut ipse reverendus dominus vicarius diligenter 57 Nel testo "ipsun". 58 Si tratta di un fascoletto unitario, nel quale un tardo riordinatore ha inserito alcune carte relative ad altre cause. Di questo processo, per la sua particolarita, ho segnalato tutte le varianti presenti nel testo. 59 Aggiunto a margine "episcopalis ... discrimen". 50 Aggiunto a margine "contra ... sentirent". 51 Segue depennato "et sancta opera". 52 Segue depennato petiit "et". 269 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 inquirat super articulis de quibus insimulatus seu diffamatus fuit, nil aliud prae oculis suis habens, nisi solum omnipotentis Dei domini nostri honorem. Quapropter idem reverendus dominus vicarius cupiens pro dilucidatione veritate instantiae et prote-stationis ipsius reverendissimi domini episcopi omnino satisfacere secum assumptis testibus suprascriptis accessit ad ecclesiam cathedralem lustinopolitanam et propriis oculis diligenter inspectis iis omnibus quae inspicienda erant inde discessit hocque modo suam formavit inquisitionem. // Die 21 dicti Constitutus in sacrestia ecclesiae cathedralis coram reverendo domino vicario ultrascripto reverendus dominus praesbyter Hieronimus Brathius canonicus lustinopolitanus testis ex officio assumptus, citatus, iuratus ut moris est53 monitus et diligenter interrogatus, suo quidem iuramentd54 et65 praemissis debitis66 admoni-tionibus et iuramento67, praemissis debitis admonitionibus sic deposuit et testificatus est et primo68. Interrogatus de nomine, cognomine et propria etate et officio, si est dives vel pauper, clericus vel laicus et quantum in bonis habet in fructibus et redditibus bene-ficiorum ecclesiasticorum, respondit: "Io son Hieronimo Brathi gentil'homo de questa citta di Capodistria69, de eta de anni 58 in circa, canonico de questa citta, et posso haver de entrata tra il canonicato et beni paterni da circa ducati cento". Item interrogatus si fuit ei aliquid datum, cessum vel promissum pro huiusmodi testimonio ferendo, respondit: "Signor no". Interrogatus si fuit institutus, monitus vel edoctus quid vel quomodo habeat dicere vel deponere et quibus verbis debeat uti, respondit: "Signor no". Interrogatus si ex huiusmodi depositione sperat aliquod lucrum vel utilitatem posset consequi et quid et quale, respondit: "Ma de no!". Interrogatus si unquam fuit habitus pro heretico vel suspecto de fide et ubi et quomodo et apud quem, respondit: "Signor no". Interrogatus si unquam fuit fautor aut receptator hereticorum, respondit: "Ma de no! Anzi vorei vederli morti tutti". Interrogatus si deponit per odio vel amore vel in gratiam alicuius70, respondit: "Signor no, ma solamente per la mera verita". Interrogatus a quo tempore citra habitet in civitate Iustinopolitana et similiter a quo tempore recordetur se vidisse sacrasanctun71 63 Aggiunto sopra "ut ... est". Segue depennato "sic deposuit et testificatus est in ecclesia cathedrali ultrascripta". 65 Segue depennato "prius". 66 Aggiunto sopra "debitis". 67 Segue depennato "ut moris est". 68 Aggiunto successivamente "est et primo". 69 Aggiunto a margine "gentil1. Capodistria". 70 Segue depennato "vel beneficio". 71 Nel testo. 270 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 eucharistiae sacramentum in quodam altari quasi in loco altrumdito (?) fabricato, respondit: "lo son nato qui et sempre ho visto star il sacramento qui de questo altar in ascoso con pocha reve//rentia et pocha devotione, ma da tre over quatro anni in circa e sta' posto in questo honorato et celebre loco nel mezo della chiesa, che non so se il piü disposto si potesse trovar de qui cinquecento miglia a tanto sacramento". Inter-rogatus a quibus fuerit corpus Christi translatum et quibus cerimoniis, respondit: "El fu portato ante incoationem missae conventualis un giorno festivo con le luminarie processionaliter da tutto il clero et etiam monsignor reverendissimo et fu riposto in esso novo tabernaculo, et in quella istessa hora similmente processionaliter et in questo modo furno portate le reliquie [che] furno trovate nel altar desfato nel armaruol dove prima stava il sacratissimo corpo de Christo". Interrogatus ubi erant prius iste reliquiae, respondit: "Doppo furno tratte dall'altare, perché non era anchor in liberta l'armaruol dove stava il santissimo sacramento, di ordine de monsignor reverendissimo fur[n]o poste in uno armaro in sacrestia per alquanti giorni et doppo transferito il santissimo sacramento nel novo tabernaculo con il modo et ordine sodetti furno reposte nel presitto armaruol". Interrogatus si quando erant dictae reliquiae in dicto armariolo in sacrestia dictum armariolum erat clausum72 et si etiam in dicto armariolo servabantur vasa sacra ut calices etc., respondit: "Li a ponto si salvano li calici et le cose sacre". Interrogatus quis fuerit auctor istius translationis, respondit: "Fu prima il Spirito santo, doppo monsignor reverendissimo de consen-timento de tutto il capitolo, come appar nelli atti della cancellaria". Interrogatus quis // fuerit auctor istius societatis corporis Christi, respondit: "Fu monsignor reveren-dissimo, il qual procuro instituir questa compagnia iuxta la forma della bolla della felice memoria de pappa Paulo terzo, alla qual institution hebbe molta contraddition da alcuni poverazzi ignoranti". Interrogatus propter quam causam praedicti contradicebant praedicto reverendissimo domino episcopo, respondit: "Perché essi prima haveano una fraterna del santissimo sacramento con alcune entrate, le quali a libito loro dissipavano et mangiavano senza renderne conto ad alcuno, vedendo mo' che per ordine de monsignor reverendissimo et per li capitoli della bolla gli veniva tratto de man di non dilapidar queste entrade erano cosi retrosi et si opponevano a monsignor reverendissimo". Interrogatus a quibus et quomodo defferatur sacratis-simum corpus Christi infirmis, respondit: "Quando sua signoria reverendissima e qui, lei voluntiera porta il sacramento alli infermi et ha fatto far del suo una ombrella de raso verde, dove prima era portato senza ombrella et senza ornamento alcuno. Quando veramente73 sua signoria e absente vien portato dal decano, over da un altro sacerdote con le sue luminarie et solito modo seguendo il populo". Interrogatus ubi sunt imagines crucifixi et sanctorum et ubi erant prius74, de quibus fuit alias a 72 Corretto da "clausus". 73 Segue depennato "non". 74 Segue depennato "Respondit". 271 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 quibusdam murmuratum, respondit: "Le erano qui sopra il loco del sacramento et parve a sua signoria reverendissima // per maggior ornamento del loco ove fu posto il santissimo corpo del Signor nostro, levarli via et ponerli uno de essi nella parte destra della chiesa et l'altro nella parte sinistra, come vedete, et le altre imagine de' santi erano similamente sopra l'altar de sopra nel choro che fu desfatto et renovate poste sopra l'altar della croce in mezzo della chiesa in loco honorato". Interrogatus si ipse sciat vel dici audierit quod huiuscemodi translatio sacrarum imaginum fuerit facta propter aliquam irreverentiam sive propterea quod aliquis damnaret usum sacrarum imaginum, respondit: "Queste figure furno transportate per ornamento della chiesa et per esser rinovate et subito levate via, monsignor reverendissimo mi disse: 'Con-sultaremo insieme di trovargli uno loco honorato et li le (?) collocaremo'". Inter-rogatus quam ob causam illud altare existens in choro fuit destructum, respondit: "Dui cause mosero sua signoria reverendissima di gran consideration: la prima stando detto altar, prout stabat, sel se havesse celebrato all'altar del Santissimo sacramento si haverebbe voltato le spalle al ditto altare in choro et consequentemente celebrandosi all'altare predicto in choro si haverebbe voltato le spalle al sacratissimo sacramento, che sarebbe stato in reverentia et cosa abominabile; la seconda la angustia et poco loco del choro che invero stando dui altari non si poteva far una cerimonia per la stretezza di esso choro". // Interrogatus an sciat vel dici audierit an aliquis dilapidaverit bona ecclesiae Sanctae Mariae de Risano vel fuerit causa quod in eo loco quocumque modo cessaverit fidelium devotio, respondit: "Io non so che ditta devotion sia cessata né manco sia sta' dilapidati li beni di essa chiesa da altri, se non dalli proprii villani di essa fraterna, quali havendo un pocho di animali de ragion de essa chiesa, ogni che ne ammazzavano uno et75 lo godevano insieme et appresso essendo la chiesa piena de voti, come e pani, lini, cere et altre cose, ogni giorno vendeano qualche cosa senza licentia dell'ordinario, come fece Iuri Pechiarich, over Zorzi Pechiarich, qual vendete una villana de griso a una sua nepote, alcuni certi velli de capo et altre cose a diverse persone, et altri pigliorno certi ferri de cavalo posti nella chiesa per voto et andorno all'hostaria et bevetero dando in pagamento esti ferri, il che vedendo sua signoria reverendissima gli pose la man davanti astringendoli de render conto de molti anni della administration di beni della sodetta fraterna et de qui nacque quel pocho di tumulto, che diceano che sua signoria reverendissima havea levato la devotione et destrutta la fraterna et che sia il vero fino hoggidi e sta' infamato sua signoria reverendissima". Interrogatus de causa scientiae // loco, tempore, respondit: "La signoria vostra il vede". De tempore et loco ut ultra, de contestibus: "Chi volesse essaminar tutti li catholici de questa citta si trovera l'istesso che ho deposto io". Super generalibus recte. 75 Segue depennato "appresso". 272 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Die 24 dicti Constitutus in ecclesia cathedrali reverendus dominus praesbyter lacobus Fino canonicus et archidiaconus lustinopolitanus testis ex officio assumptus, citatus, iuratus, monitus et prius praemissis debitis admonitionibus ut moris est suo iuramento tantum scire deposuit ut infra videlicet et primo interrogatus si est dives vel pauper, clericus vel laicus, et qua sit etate, respondit: "lo son gentil'homo de questa citta et son accomodato de faculta quanto un par mio et son de eta de anni 60 in circa". Interrogatus si fuit ei aliquid datum, cessum vel promissum pro huiusmodi testimonio ferendo, respondit: "Signor no". Interrogatus si fuit instructus, monitus vel edoctus quid vel quomodo habeat dicere vel deponere, respondit: "Signor no". Interrogatus si ex huiusmodi depositione sperat aliquod lucrum vel utilitatem, respondit: "Signor no". Interrogatus si unquam fuit habitus pro heretfco] vel suspecto de fide, respondit: "Signor no." Interrogatus si unquam fuit fautor aut receptator hereticorum, respondit: "Messer no." Interrogatus si deponit odio vel amore vel in gratiam alicu[ius], respondit: "lo depono per conscientia et per la verita quel che io so." Interrogatus a quo tempore citra recordetur se vidisse santissimum eucaristiae sacramentum, respondit: "Da mio racordo in qua, il sacramento sempre e stato in questo // altar nascoso et oscuro et anche mi raccordo scacciar via li puti, li quali andavano nel capitel sopra l'altai76 dove stava il sacramento a far li sui bisogni, eccetto che da non so quanti anni in qua avanti che messer Hannibal venisse de qui, che detto sacramento fu portato dal detto altar in uno loco eminentissimo in mezo la chiesa et molto honorato de ordine de monsignor reverendissimo et de consentimento de tutto il clero et e vero che essendo sta' ottimamente et christianamente instituita una compagnia del santissimo sacramento iuxta la bolla pappale dal nostro reverendissimo episcopo77, alcuni populari et78 ignoranti si opponevano et non haveano appiacer de questa compagnia, perché il governo et administration di quella se gli levava dalle mani, per la qual causa questi tali contra ogni dover cominciarno a mormorar contra esso reverendissimo monsignor, il qual oltra de questo ha speso del suo proprio per far una ombrella de raso verde per portar piü honoratamente il santissimo sacramento, portandosi quello per il passato senza et con manco reve-rentia. Et ogni volta che sua signoria reverendissima si atrova de qui et occorendo portar il nostro Signor alli infermi, sua signoria lei prontamente lo porta." Interrogatus ubi erant prius et modo ubi existunt imagines crucifixorum, respondit: "Le imagine di crucifixi erano sopra il loco del sacramento, ma doppo posto il sacramento dove ora e de ordine de monsignor, furno levati via, parendogli non convenirsi // che stessero li appresso il sacramento, li quali poi furno de ordine de sua 76 Aggiunto a margine "altar". Segue depennato "et anche mi raccordo s". 77 Aggiunto a margine "dal ... episcopo". 78 Segue depennato "poc". 273 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 signoria reverendissima posti uno dalla banda destra et l'altro dalla banda sinistra della chiesa in loco honorevole79, come vedete." Interrogatus si alias fuerit de-structum aliquod altare in choro ecclesiae cathedralis et de ordine cuius fuerit de-structum, respondit: "Signor si, doppo posto il sacramento li dove e posto, fu destrutto uno altar in choro de ordine de monsignor reverendissimo et questo perché dicendosi messa all'altar del sacramento si convien voltar le spalle all'altar in choro et medesimamente celebrandosi dall'altar che e destante si era sforzati a voltar le spalle all'altar del sacramento, che e cosa80 inconveniente et indecora, et poi ancho per esser il choro restretto81, et le imagine che erano sopra l'altar preditto doppo rinovate de ordine de monsignor furno sopra l'altar di santa Croce, loco attissimo et honorevole a tal imagine." Interrogatus si in dicto altari destructo fuerunt inventae aliquae reliquiae et ubi fuerunt positae, respondit: "In ditto altar furno82 trovate alcune reliquie et furno poste poi et portate solennemente et con le debite cerimonie et luminarie processionalmente nel loco dove prima era il Sacramento." Interrogatus si sciat vel dici audierit quod bona confraternitatis ecclesiae Sanctae Mariae de Risano II dilapidata fuerint et a quo vel si aliquis fuerit in causa qua cessaverit devotio in dicta ecclesia, respondit: "Io non so altro, se non che la confraternita preditta si conserva fino al giorno de hoggi et che li animali, li quali monsignor fu imputato haver tolto, sono et sempre sono stati in poter di essa confraternita et sono in esser, e ben vero che monsignor reverendissimo havendo presentito che li fratelli di essa fraterna godevano di animali de quella mangiandogene uno anno uno et uno anno un altro, sua reverendissima signoria gli ha provisto volendo che rendessero conto dell'administration de quelli et che nell'avenir il frutto de quelli fusse posto in man de messer Francesco Gavardo et messer Zuan Paulo Brathi nobili de questa citta a beneficio della chiesa preditta. Onde che essi fratelli per questa fratelli per questa causa sdegnati disseminorno che sua signoria reverendissima havea tolto li animali de essa fraterna. Il qual monsignor nostro e tanto celebre et honorato che de cinque vescovi che ho conosciuto non ho praticato il piü da ben et piü catholico, il qual essendo sta' offeso ingiustamente et gravemente da alcuni suoi preti, lui nondimeno per esser tanto misericordioso et pien di pieta gli perdono ogni offesa senza dargli punitione alcuna." Interrogatus respondit: "Io fui altre volte essaminato da messer Hannibal Grison se monsignor predicava dotrina over no, io deposi che per giuditio mio et II de altri, sua signoria predicava dotrina catholica et christiana et de piü mi interrogo de sua sorella et io gli risposi che la fisonomia et la loquella mi dimostrava lei esser sua sorella, né mai sua signoria reverendissima celebra messa se prima non si confessa devotissimamente et con le lachrime negl'ochi. Et questo so perché da 7Q y Segue depennato "et in aperto". 80 Nel testo "consa". OI Aggiunto a margine "et poi ... restretto". 09 Segue depennato "poste". 274 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 circa anni cinque in qua sua signoria si confessa da me. Fui medesimamente essaminato dal sodetto messer Hannibal circa il sacramento, le imagine et le reliquie et sopra tal fatto io all'hora ho testificato, quanto ho deposto hora et deponendo io cosi parea che gli piacesse et non piacesse et quasi che gli piacea. Et della compagnia della chiesa de Risan essendo etiam da lui essaminato ho deposto il medesimo che ho deposto hora. Né mi raccordo che mi essaminasse de altro circa la religion de esso reverendissimo monsignor". Die 26 dicti Constitutus in studiolo iuxta83 cameram inferiorem episcopalis palatii coram antelato reverendo domino vicario testis ex officio assumptus, citatus, iuratus, monitus et examinatus suo iuramento respondit. Et primo interrogatus de nomine, cognomine et etate, respondit: "Io ho nome Francesco Gavardo et ho anni 60 in circa et citadin de questa citta di nobili." Interrogatus si alias ipse recordetur examinatum fuisse // a domino Hannibale Grisonio circa renovationem quarundam imaginum crucifixi et sanctorum in ecclesia cathedrali, respondit: "Io non so di esser sta' essaminato da messer Hannibal Grisonio circa questo fato." Interrogatus si in ammotione et renovatione istarum imaginum oriri posset aliqua suspitio rationabilis quod reverendissimus dominus episcopus Iustinopolitanus male sentiret de honore imaginum sive etiam quod irreverenter tractasset reliquias sanctorum, respondit: "Quanto a monsignor reverendissimo non so, né inteso dir da alcuna persona che sua signoria non le onorasse et trattasse con quella reverentia che si ricerca et simile dico delle reliquie di santi, le quali furno portate con ogni reverentia in loco sacro." Interrogatus de imaginibus crucifixi ubi essent et ubi nunc reperiantur, respondit: "Li dui crucifici84 erano sopra il loco del sacramento, uno da una banda, l'altro dall'altro, li quali doppoi posto il sacramento dove e posto, furno levati via et posti in loco honorato della chiesa uno dalla banda destra et l'altro dalla sinistra, et questo fu fatto per ornamento della chiesa."85 Subdens ex se: "Se pur e sta' detto qualche cosa da alcuno circa questa cosa contra monsignor reverendissima l'e sta' detto per mera malignita, anzi ho conosciuto tre vescovi de questa citta, né ho conosciuto alcuno de questi che // habbia havuto maggior cura et diligentia alle cose della chiesa et culto de Iddio che questo nostro vescovo che hora si atrova qui." Interrogatus si sacramentum corporis Christi fuerit traslatum de loco ad locum honorifice ut decet, respondit: "Signor si, che il sacramento preditto fu portato honoratissimamente al loco dove e posto." Subdens: "Io mi raccordo di esser sta' essaminato da messer 83 Nel testo iniziale si legge "in", subito depennato e sostituito sulla stessa linea di scrittura da "penes", successivamente depennato, aggiungendo sopra" iuxta". 84 Nel testo. 85 Segue depennato "dicens". 275 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 Hannibal circa la vita et costumi del nostro reverendissimo monsignor et io per la veritá deposi che sua signoria reverendissima era homo da ben, christiano et di bonissimo essempio, di modo che questa nostra cittá non lo merita per rispetto de alcuni maligni." Interrogatus si deposuerit odio vel amore vel in gratiam alicuius aut aliqua animi passione motus, respondit: "Signor no, ma ho deposto per la mera veritá et cosí direi se io vivesse cento anni." Super generalibus recte. Relectum confirmavit. Et cum ipse reverendus dominus vicarius clare cognosceret86 veritatem, de qua in praesenti inquisitione fit mentio87, esse tam apertam ut88 non indigeat89 clariori testificatione noluit90 ulterius prosequi ad inquirendum. PROCESI KOPRSKEGA ŠKOFA TOMMASA STELLE, NASLEDNIKA PETRA PAVLA VERGERIJA ML. Giovanna PAOLIN Univerza v Trstu, Oddelek za zgodovino, IT-34100 Trst, Via Economo 4 POVZETEK Potem, ko je Peter Pavel Vergerij ml. pobegnil v tujino in bil odstavljen, je bilo škofovstvo za dalj časa dodeljeno enemu izmed njegovih nasprotnikov, dominikancu Tommasu Stelli. A tudi njega so večkrat tožili in sodno obravnavali, začenši s preiskavo, ki so jo zaupali apostolskemu komisarju Annibalu Grisoniu takoj po prihodu Vergerija v Devin leta 1558. Ob tej priložnosti so prišle na dan vse napetosti, ki so se v tistih letih pojavljale v odnosih s predstavniki lokalnega duhovništva, še najbolj s kapiteljem in z nekaterimi laičnimi bratovščinami, posebno z bratovščino Posvečene hostije (Santissimo Sacramento). Razdor z verniki je prišel posebej do izraza, ko je Stella, po dolgem obdobju pastoralnega dela, zaznamovanega z osebno zavzetostjo za bivanje v škofiji ter za pridiganje, ki pa je bilo brez bleščečih dejanj in dokazov moči, skušal doseči večjo veljavo in biti bolj prodoren. Spor je bil nevaren predvsem zanj, ki je ponudil podporo nasprotnikom zaradi nekaj spornih in dvomljivih osebnih zvez z ženskami. Poleg tega so dela, ki jih je ukazal opraviti, da bi poudaril osrednji oltar ter tam namestil tabernakelj, vznejevoljila ali prestrašila veliko meščanov, ki so si dejanje razlagali kot sumljiv napad na vero. Tudi nekatere njegove sproščene Segue depennato "rem non". 87 Aggiunto a margine "veritatem ... mentio". 88 "Ut" scritto sopra, "itaque" depennato. 8Q y Corretto su "indigere". Corretto su un'altra parola di incerta lettura. 276 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 izjave, namerno šaljive, so meščani interpretirali zlohotno. Pred morebitnim procesom pred papežem ga je rešila samo njegova smrt. Nazadnje so ga popolnoma oprostili, zahvaljujoč podpori reda nekaterih zvestih prijateljev, kajti pričanja o njegovem pastoralnem delu in o njegovi zvestobi katoliški ortodoksnosti, o katerih je v prvem procesu veliko oseb dvomilo, niso zadostovala za popolno oprostitev. Ko so Stello ob koncu torej popolnoma oprostili, je svojo avtoriteto ponovno dokazal tako, da je v škofiji naredil preobrat; odločno se je zavzel za reformacijo, pri čemer ga je s svojim odločnim delovanjem podpiral njegov generalni vikar. Ključne besede: katoliška Cerkev, duhovniki, Tommaso Stella FONTI E BIBLIOGRAFIA Appendice, Processo 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di pre Marco da Verona, 1 maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di pre Gerolamo Brathi, 4 maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di pre Iob de Rondolino, 5 maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di pre Francesco de Legati, 5 maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di pre Francesco a Bracia, 5 maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di pre Pietro Ingaldeo, 7 maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di Andrea Vergerio, 14 o 21 (?) maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di Giovanna di Francesco de Todesci, 24 maggio 1558. Appendice, Processo 1558, deposizione di Alvise da Pola, 26 maggio 1558. Appendice, Processo 1560. Appendice, Processo 1560, deposizione di pre Girolamo Brathi, 21 novembre 1560. Appendice, Processo 1560, deposizione di pre Iacopo de Fin, 24 novembre 1560. ACDF - Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, TT 1, a.. ACDF, St. St., Decreta S. O., re. 1559-1563, cc. 17r-18r. ACDF, St. St., Q 4 q. ASVe, SU - Archivio di Stato di Venezia, Sant'Uffizio, b. 4, fasc. "Uno processeto per messer Annibal Grisonio..." ASVe, SU, b. 4, fasc. "Lettere di Tommaso Stella..." ASVe, SU, b. 4, fasc. 1, "Lettere di Tommaso Stella..", Capodistria, 7 gennaio 1551. ASVe, SU, b. 4, fasc. 1, "Lettere di Tommaso Stella..", Capodistria, 11 gennaio 1551. ASVe, SU, b. 4, fasc. 1, "Lettere di Tommaso Stella ...", Capodistria, 25 febbraio 1551. 277 ACTA HISTRIAE VIII. Giovanna PAOLIN: I PROCESSI DEL VESCOVO DI CAPODISTRIA TOMMASO STELLA, ..., 231-279 ASVe, SU, b. 4, fasc. 1, "Lettere di Annibale Grisonio ...", Capodistria, 18 dicembre 1548. ASVe, SU, b. 4, fasc. "Opposizione dei capodistriani ...". ASVe, SU, b. 7, fasc. "Uno processeto per messer Annibal Grisonio". 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