ANNO III. Capodistria, \ Maggio 48G9. N. 9. LÀ PROVINCIA CIOMILE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED AMMIS1ST811IF1 DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ELEZIONI. Noi abbiamo recentemente espresso i prin-cipj, che nelle prossime elezioni communali vorremmo veder trionfare, e i pericoli a cui era probabile che si andasse incontro nella lotta, che stava per incominciare. La corrispondenza da Pola, che abbiamo inseriti) nell'ultimo nostro numero, conferma pur troppo più che noi stessi non avremmo voluto la verità delle nostre apprensioni; e altri indizj, che ci giungono da altre parti, ci fanno temere fatti analoghi a quelli narrati dal nostro corrispondente, quantunque in proporzioni minori, anche altrove. Sarebbe fuor di proposito indagare qui se la deliberazione presa dalla miglior parte della cittadinanza di Pola fosse veramente inevitabile, e se qualche temperamento non sia ancora possibile; conosciamo troppo a fondo i sentimenti, di cui sono animati i nostri amici di colà per poter pur dubitare che quanto ci si narra non sia veramente altro che l'effetto di una indeclinabile necessità; e noi stessi dobbiamo anzi confessare che le sorti del commune di Pola erano quelle appunto, che più ci preocuparono fin da quando fu veduta la imminenza delle nuove elezioni, perchè colà, più che in ogni altra delle nostre città, s'agglomerano quelli elementi eterogenei a cui facemmo già chiara allusione, e de' quali a-vremmo voluto veder sgombre le nostre rappresentanze communali. Ma ciò non toglie che il fatto non debba avere un' eco dolorosa in tutta quanta la provincia, poiché così accade appunto che il Municipio più glorioso d' antiche memorie, più ricco di belle speranze, più segnalato al di fuori vedrà probabilmente d'ora innanzi rotta la serie delle sue tradizioni; o, se qualche inaspettato evento, che noi noi sapremmo véramente a- Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. disso prevedere, inaugugato un regime amministrativo difficilmente conforme all'indole della popolazione, alle sue abitudini, alle sue aspirazioni, a tutto insomma quell'insieme di fatti, i quali costituiscono la vita publica di un paese. Lo ripetiamo, è cosa, che deve profondamente addolorare ogni animo rettamente informato. Ma se tale è il pericolo, che minaccia l'avvenire più prossimo del Commune di Pola, ne vanno forse affatto scevri li altri maggiori centri del!«' provincia ? Noi crediamo che no, e avremmo anzi dati per conchiudere che la impresa si tenta anche altrove; ma se le condizioni veramente eccezionali della città di Pola spiegano e lorsanco scusano l'astensione, a cui si sono determinati i migliori cittadini di Pola, non potrebbe questo argomento essere addotto a favore di altre città! Noi comprendiamo la inutilità di una lotta, dove tutte le condizioni stanno a vantaggio di uno solo e tutte le probabilità di soccombere minacciano invece l'altro; non comprendiamo e non sapremmo mai coonestare la diserzione dal campo di battaglia, quando le probabilità si bilanciano e forze anzi propendono a favore delti amici nostri. Così avviene nelle altre città della nostra provincia, nelle quali la importazione di elementi stranieri non potè mai toccare un numero e una forza, che pareggiassero quelli della cittadinanza compatti e dove all'acerbità de'propositi non risponde la sufficienza de' mezzi, almeno quando si vogliano salvar le apparenze. Quivi adunque ci sarà lotta ed anzi essa è già cominciata; ma quivi la lotta è da cercarsi dai nostri, è da considerarsi come una lieta condizione, perchè offre argomento di concordia e d'i attività, mentre forse la mancanza di ogni opposizione avrebbe ingenerato la inerzia e le scissure. Noi crediamo che in presenza dei pericoli, a cui l'astensione trarrebbe il paese, i nostri concittadini vorranno riscuotersi una volta almeno dalla proverbiale neghittosità, che, trovandosi di fronte awersarj, da cui sono cosi nettamente separali, sapranno stringere le file e procedere u-niti perchè dalla unione esce la forza. Pensino, e non sarà inutile ripeterlo, tutta la grave importanza, che hanno le attuali elezioni; pensino clic i Communi della nostra provincia scemati a un terzo da quel che erano, acquistano perciò appunto tanto maggiore rilevanza, che il patrimonio da amministrare è aumentato e aumentate sono insieme le spese, che all'indirizzo di un oscuro paesello di campagna nessuno presta attenzione, mentre invece è notato il contegno di un grosso Municìpio, che la slessa recente agglomerazione, benché molte volte troppo inconsultamente abborracciata, sarà per noi fonte di civili progressi, se sapremo estendere alla campagna, che circonda le nostre citià, e che ora forma con esse un solo corpo amministrativo, quel breve raggio di luce, che pure splende abbastanza vivo ne'nostri più cospicui Municipj. Pensino a tutto ciò e vedano se sia questo il tempo da rinchiudersi inoperosi nelle case avite e lasciare ai recenti immigrati la cura delle cose nostre: se sia questo il tempo da gareggiarci tra noi per meschine differenze, mentre è l'interesse di tutti, che pericola e ognuno può ripettere al vicino: res tua agitur. No! non è questo il momento delle ignavie codarde pomposamente ammantale di patriotica astensione, non è questo il momento delle intestine contese troppo a lungo proseguite tra il sorriso de' nostri nemici; è tempo d'agire, tempo di sorgere, numerarsi e usare fin dove ci è concesso tulio il nostro diritto. Sarebbe un suicidio il non farlo. Che imporla il dire e ripetere che questa è casa nostra, che le tradizioni nostre reclamano un* indirizzo piuttosto che un'altro, che la vita del paese risorgerà, quando si ottenga questa o quella concessione, se alle parole non rispondono i fatti? se ogni giorno che passa cancella una delle vecchie memorie e imprime al suo posto il marchio di condizioni affatto disformi? se la marea, che sale e ne vorrebbe circondare e soffocare, non trova argini, che la trattengano? Assai prevalse il sistema del lasciar fare e lasciar ire le cose a Ior posta: oggimai conviene mutare; il paese è quale i suoi abitanti lo fanno. E poiché la legge, che qui vige, ci lascia pure abbastanza larga autonomia, e noi profittiamone. Altrimenti avverrà che a non lungo andare potremo mettere sul più alto de' nostri monti u-na lapide, la quale dica: Qui Ja VIstria. Est-ce clair? y LA STRADA FERRATA DELL' ISTRIA. L'argomento della strada ferrata dell'Istria è di tanta importanza, che crediamo debito nostro d'insistere sulle idee che abbiamo messo innanzi ai nostri lettori nel mimerò antecedente. D'altra parte, il pericolo, contro cui abbiamo posto la provincia in sull'avviso, si è fatto di molto maggiore dopo quelle nostre parole. Tulli sanno invero, come ormai sia manifèsta la volontà di congiungere Pola non già a Trieste, ma a Fiume. Di fronte a un divisamento così sconsigliato, il quale ci priverebbe di tutti i vantaggi di una ferrovia, ci corre obbligo di protestare nel modo più vivo e più fermo. Giacché ci si canta e ricanta, che mediante la strada ferrata s' ha in animo di rendere un grande benefizio all' Istria, e che si è tirato fuori un tale pensiero propriamente dal cuore, mosso a pietà di noi, facciamo conoscere che non siamo gente da pigliarsi all'esca della ipocrisia; proclamiamo schiettamente, che cotesto vantato benefizio sarebbe una menzogna, ove il denaro venisse speso per qualunque linea che non fosse quella di Po/a - Trieste. E nel fare ciò, noi siamo fortunatamente in grado di poterci trovare tutti d'accordo. Nessuno di noi infatti, la cui mente non sia del tutto ammalata, si lascia cadere in pensiero di pretendere una linea attraverso i distretti litoranei, perchè, ponendo pure da canto le insuperabili difficoltà materiali, che sarebbero congiunte ad essa, una ferrovia, parallela a brevi chilometri dalla vie marittima, la quale viene percorsa dai piroscafi, non può dirsi che un assurdo. Tutti adunque convengono a riconoscere la necessità, che la nostra strada ferrata sia condotta nei distretti orieutali, per isvolgere le attività di quelle parti più discoste dal mare, eh'è quanto a dire per accostarle al centro del nostro movimento economico, ossia a Triesle. Siccome pertanto i detti distretti orientali non perderebbero per nulla il vantaggio di essere attraversati dalla ferrovia, volgendo questa, sotto il Monte Maggiore, verso Trieste^ anziché verso i dirupi del Planik e di là a Fiume, così abbiamo la buona ventura e il sommo conforto, che nel propugnare un interesse generale non si va ad offendere il benché minimo interesse particolare di questo o quel comune. La concordia adunque di lutti si produce da se; e sarebbe veramente enorme, che non avessimo a valercene per questione di sì alto prezzo. Nè ci si dica, prendendo su coli'orecchio, anziché col giudizio, un vecchio adagio, che il meglio è nemico del buono. Qui non è punto il caso di questi due termini di confronto. Da una parte abbiamo il| bene, dall'altra il male; da una parte il tutto, dall'altra il nulla. Bisognerebbe davvero crederci alla mercede di una singolare spensieratezza da fanciulli, o perduti dietro a uua nuova arcadia di desiderii, paghi solo di contemplare il fumo della locomotiva tra i roveti dei nostri monti, per volerci plaudenti ad un progetto, eh'è spoglio d'ogni profitto per noi, e quindi apertamente dannoso, perchè il dispendio malamente impiegato toma poi sempre di nuovo e più formidabile ostacolo ad incontrarne fruttuosamente un altro. Dov'è il buono di una congiunzione con Fiume? Quali commerci possiamo fare con quella regione che non siano e non debbano essere fa Iti, per la piccola parte che li riguarda, assai meglio per mare, lungo la costa liburnica? — Quali mercati ci verrebbero a-perti da qualunque ferrovia oltrealpina, che non ci avesse a portare a Trieste? Le vie di Divaria e di Castelnovo, nelle quali fu sprecato tanto danaro per dar loro l'ironico epiteto di commerciali, non videro ombra di commercio, e stanno li a smentire gli insidiosi calcoli di un terzo sogno. Le rotaje non formano esse le correnti economiche, ma le rendono più larghe e profonde dove già sono o possono essere. Per noi non vi sarà mai scambio diretto di traffici coi paesi d'oltremonle. Le nostre derrate non hanno che due veri mercati, Trieste e Venezia. E ne a-uemmo con essi d'avanzo, a qualunque maggior fortuna salissero le condizioni della nostra possidenza. Per la industria marittima poi, a cui siamo principalmente chiamati, non occorre nemmeno avvertire, come la ferrovia eremitica dei Carsi del Planik sarebbe intieramente un fuor d'opera. All'opposto, quale vantaggio per l'Istria di essere costituita tutta a territorio agricolo ed anche industriali1 della citlà di Trieste! Quale sorte felice per essa di trovarsi, a così dire, riversata nelle sue vie e tratta Dell'orbita delle sue imprese! Noi non amiamo ripeterci. Le ottime ragioni che vanno dette su tale proposito, le abbiamo già esposte ai nostri lettori, riproducendole da altro giornale. Qui miriamo soltanto ad eccitare nuovamente tutta la provincia a togliere di mezzo ogni indugio e ad operare. E Trieste, come dicemmo, deve comprendere la convenienza anche per se di unirsi a noi in questi a-dopramenti. Anche ad una città commerciale importa molto di sedere in mezzo a prospere provincie. li così detto commercio locale o piccolo che lo si voglia chiamare non è piccolo che nelle frazioni di cui si compone, ma nel suo insieme si fa rilevante, e migliora le condizioni del consumatore e del producente con proporzioni sempre crescenti nel continuo incremento che si prestano a vicenda. Kè la ferrovia dell'Istria è un fatto che vada disgiunto da altri fatti di ancor maggiore importanza per la piazza triestina. Chi vuole spingerla su pei monti verso il litorale croato, premette la costruzione di una linea ch'è contraria agl'interessi di Trieste. A noi non ispetta ragionare ciò; ma spetta bensì notare, come il nostro accordo cogli interessi triestini è reclamato ancora da considerazioni che vanno oltre la cerchia dei rapporti interprovinciali. E per quello che si riferisce a noi, se intorno a questo fu in passato commesso un errore non lieve, comechè con animo retto, la è questa una ragione di più a metterci nell'impegno di prendere tosto la via giusta e procedervi di conserva e di buona lena. Vogliamo sperare che nel prossimo numero ci sarà dato di annunziare soddisfatto il nostro voto, a melilo pure della Giuuta provinciale, che vorrà senza dubbio appoggiare energicamente le domande dei vigilanti, e rompere in capo ai dormenti il sonno indegno. BACOLOGIA. programma per gli Esperimenti comparativi e lavori scientifici dell'I. R. Istituto sperimentale di Sericoltura in Gorizia nell'anno 1869. La Stazione sperimentale di sericoltura in Gorizia io base al suo Statuto, che S. M. I. R. Ap. con sovrana risoluzione dei 2 gennaio a. c. si degnò di prendere a notizia e di approvare, ha per iscopo di promuovere l'incremento e l'estensione della se-riciltura nella Monarchia austriaca coi seguenti mezzi: I. Collo stabilire le condizioni essenziali che più sicuramente contribuiscono alla prosperità dei bachi ed al miglioramento dei loro prodotto. II. Col determinare il metodo più opportuno per ottenere seme sano nella maggior quantità possibile ed esaminare l'insetto che viene a tale scopo presentato. III. Coli'investigare le cause che producono le diverse malattie del filugello. IV. Col fare esperimenti con nuove specie di bachi. V. Col dare consigli ed istruzioni. Qui sotto viene esposto diffusamente il modo con cui il Di rettore dell'Istituto sperimentale, coadiuvalo d« un aggiunto, tenterà di sciogliere nel primo anno della sua «ttività questi varii quesiti. Quando anche nei singoli dettagli dell'esecuzione si verificassero modificazioni nel piano di esperimento, questo verrà ad ogni modo posto in esecuzione nelle sue basi fondamentali, per quanto però lo permetta la fìsica limitazione del tempo e dello spazio. I. Negli esperimenti comparativi d'allevamento, che possono venire effettuati coi soliti mezzi del pratico sericultore, verranno impiegate : 1. Uova di farfalle immuni da corpuscoli di una razza indigena della Francia. Il Direttore dell' istituto spera di ottenere dal prof. Pasteur di Parigi, a cui si rivolse, una considerevole quantità di tali uova. Queste verranno impiegate in diversi luoghi della Monarchia austriaca per fare contemporanei e-sperimenti e il Direttore spera che molti vi prenderanno parte Egli ha già pubblicato in questo 6enso un appello ai seri-cultori dell' Austria e per questi allevamenti comparativi e contemporanei di bachi ha abbozzato il piano che quivi si aggiunge. 2. Uova che il Direttore dell'Istituto confezionò con bachi di terza riproduzione giapponese verde e gialla da esse allevati. Le farfalle da cui si ottennero queste uova, erano per la maggior parte immuni da corpuscoli, perocché fra 100 sole 25-30 erano debolmente infette. I bozzoli di queste uova verranno educati in sei gruppi. Il primo gruppo si nutrirà con foglia di gelsi, trattati con letama ricco di sostanze azotate, il secondo con foglia di gelsi trattati con letame ricco di potassa, il terzo con foglia di gelsi trattati c«n letame ricco di fosfati, il quarto e il quinto con foglie di gelsi trattati con un letame misto delle sostanze artificiali precedenti e con stallatico; al contrario il sesto gruppo verrà nutrito con foglia di gelsi dello stesso luogo, non concimati. 5. Seme originale giapponese, ritirato dal Comitato circolare di Trento, il quale già da parecchi anni a mezzo del proprio mandatario, l'abate Graziolli, seppe procurarselo ottimo. Questo seme offrirà occasione a quattro allevamenti comparativi. II primo verrà nutrito con foglia cospersa artificialmente di fina polvere raccolta dalle strade; il secondo allevamento contemporaneo riceverà foglia pura e vera educato nei soliti modi e sui soliti graticci; il terzo otterrà dopo la prima muta foglia attaccata ai rami; finalmente per il quarto allevamento si userà foglia, ehe verrà cospersa con farina di riso e di piselli per aumentare artificialmente il potere nutritivo. 4. Uova di una razza indigena dell' Istria, provenienti da un allevamento che viene colla possibile sicurezza dato per sano. Anche questo seme dee servire a parecchie educazioni com-perative fatte successivamente a lunghi intervalli. La covatura di una parte delle uova dee essere possibilmente anticipata ; la covatura delle uova pel secondo allevamento viene ritardata fino al maggio, quella pel terzo esperimento fino al mese di giugno. 5. Uova di razza gialla indigena della Dalmazia, provenienti dagli allevamenti Fatti dal dott. Lanza nell'anno passato. Potendosi presuporre nei baehi di questo seme una disposizione alla letargia, i sei allevamenti paralleli, che hanno luogo contemporaneamente, dimostreranno l'influsso che esercita la foglia gentile e selvatica, la foglia appena spiccata o riposata, la foglia tenera e dura di gelsi cresciuti in luoghi assai umidi ed asciutti, e dimostreranno anche l'influenza clie esercita una ven-lilazione debole e forte. Come gli Istituti agricoli d'sperimento cercano d'allevare piante in condizioni possibilmente naturali e solo durante i tempi cattivi le riparano in serre, così anche in questo esperimento una parte dei bachi verrà trasportata e lasciata all'aria aperta coi rispettivi graticci (tavoloni) ogni qual volta sarà possibile. L'istituto sperimentale di sericoltura ha ancora a sua disposizione. per far altri esperimenti nella prossima campagna u-na piccola quantità di uova di 7.ma riproduzione originalo giapponese, che il prof. Cimadomo in Rovereto gli ha gentilmente spedita. L'esame microscopico di queste uova constata la possibilità che gli allevamenti delle medesime non rimangano totalmente risparmiati dalla pebrina (malattia delle macchie), per.cui si avrà l'occasione di provare l'efficacia di diversi lavacri e di k|ierimentare anche negli allevamenti i diversi bagni e runedii proposti. Al Direttore dell'Istituto si promisero inoltre uova di razza persiana cosi delta Milan-Babi della Filanda di Zinkendoif, col-l'osservazione, che queste uova riuscirono a meraviglia nell'ultima campagna in Transilvania. Qualora lo spazio ed il tempo lo permettano potranno forse venire impiegate in quelli allevamenti comparativi, destinati a dimostrare con precisione l'influenza del numero dei pasti sull'acceleramento e sui risultati dell'educazione. S'intende da se che nelle precedenti serie d'esperimenti l'I-tlituto si prevarrà dei proprii mezzi scientifici. Quand'anche nella prima serie d'esperimenti soltanto dieci bachicultori vi prendessero parte sotto condizioni possibilmente diverse, pur tuttavia gran numero di esami microscopici e chimici dovranno essere praticati dal Direttore dell' Istituto e dal suo Aggiunto allo scopo di precisarne i risultati. L'esame microscopico dei bachi periti » mandati all'Istituto dovrà determinare specialmente la malattia, della quale rimasero vittima; stabilirà pure in qual grado le farfalle morte erano infette di pebrina o di letargia. Verranno analizzati saggi della foglia adoperata nei diversi luoghi per determinare l'azoto e il grasso contenutivi ; e se ne analizzeranno eziandio le ceneri per rilevare il quantitativo di potassa, magnesia e acido fosforico. Anche la seconda serie di esperimenti offrirà occasione ad un gran numero d'interessanti analisi chimiche La risposta alti domanda : in qual grado venga modificata la composizione chimica della foglia dalla specie di concimazione (prescindendo anche dalla influenza che dovranno necessariamente esercitare queste modificazioni sullo sviluppo dei bachi) servirà per se stessa ad arricchire le nostre cognizioni intorno al gelso, che Linneo in considerazione del suo alto valore, chiama arbor sapientissima. Oltre gli esperimenti fin qui enumerati ne verrà fatto un« specialissimo a scopo puramente scientifico e proprio al fine di determinare approssimativamente la cosi detta equazione delh scambio fra le sostanze assunte e restituite del filugello. Riguardo ai nostri mammiferi domestici gli sforzi di numerosi fisiologi e chimici resero ormai possibile la determinazione di simili equazioni; riguardo al baco da seta non se ne fecero sii qui che tentativi. Senza accennare qui dettagliatamente il metodo, che la investigazione del governo dei bachi potrebbe rendere necessario, ci limiteremo a dire che in questo esperimento dee essere fatto un esatto controllo intorno al contenuto del seme e della fogli», intorno al loro quantitativo di sostanze azotate, d'idrocarbonalu e di grassi; intorno al carbonio, idrogeno, ossigeno ed azoto di queste combinazioni; inoltre intorno a tutte le materie minerali somministrate colla foglia: d'altra parte con questo consumo di sostanze dee essere comparata la produzione di carne, di sostanza grassa, di seta, di escrementi e precisamente di secrezioni solide e liquide tanto nei bachi, che nelle crisalidi e farfalle. Nell'esame della accennata produzione si debbono inoltir prendere in considerazione le materie minerali e le altre materie elementari non solo riguardo all' incremento del corpo e dek le secrezioni, ma ben anco riguardo ai prodotti della respirazione In questo lavoro si renderanno necessarii studii ed esani; microscopici sui vasi orinarii nell'insetto sano e malato, peroccbi è sicuro che questi specialmente nei bachi attaccati da letargia, vanno soggetti a disorganizzazioni ed a cambiamenti visibili dt loro contenuto, alla cui ricerea debbonsi applicare i sussidii dell'analisi chimica. La investigazione critica ripetuta e l'ispezione del material: Onora conosciuto intorno all'anatomia e fisiologia dell'Istituto' pel suo Aggiunto un grato lavoro; con ciò essi otterranno uà sicura base nei loro studii e perverranno certamente alla se» perta di tali dati, che solo allora potranno essere condegnament apprezzati, quando vengano considerali nel loro nesso orgauit coi fatti e coi fenomeni sià conosciuti. II. Per poter corrispondere al secondo ed importante compi: dell'Istituto di sericoltura, l'I. R. Ministero d'Agricoltura af provò la erezione di una grande sala annessa all'edificio dell'I stituto per servire alla confezione in grande del seme. Spera pr il Direttore di poter acquistare dai singoli sericultori del Distrp to di Gorizia e del Carso tali bozzoli, che ia base all' esame ■ croscopico delle farfalle 6Ìeno atti alla qonfezione del seme. Aggiungendo a questi una parte dei bozzoli di proprio prodotto e-gli potrà in tal modo ottenere alcune centinaia di lotti d'uova, e nel prepararle si trarrà vantaggio da un conveniente incrociamento di razze prossimamente affini ed in parte si adotterà il così detto metodo cellulare consistente nell'isolamento delle singole paia di farfalle usate alla deposizione delle uova. Questa considerevole provvigione di uova verrebbe distribuita per 1' anno 1870 fra alcune centinaia di sericultori di tutta la Monarchia ed i risultati degli allevamenti metterebbero alla prova il sistema adottato dall' Istituto per ottenere buon seme in gran quantità. Se questo metodo di allevare i bachi e di confezionare il seme, che l'Istituto ha cercato di precisare colla possibile esattezza ed estensione per facilitarne la pratica, dà buona prova di sè, allora gli Istituti bacofili d'esame, che verranno messi in attività presso i Comitati sericoli, faciliteranno il compito all' Istituto sperimentale di Gorizia, e renderanno possibile di procurarsi sempre maggior quantità di seme pel bisogno interno. All'Istituto di Gorizia perverranno certamente in quest'anno da gran numero di bachicultori dei paesi vicini n lontani, campioni di bozzoli e di farfalle per l'esame microscopico. A termini dello Statuto la Stazione di Gorizia ha l'obbligo di farne l'esame verso il pagamento di una tassa equa e di estendere un certificato sul risultato dell'esame. L'importo di questa tassa viene stabilito d'accordo coll'I. R. Ministero d'Agricoltura a soldi 50 ed in pari tempo si osserva che l'Istituto, potendolo, si assumerà anche altri esami specialmente chimici dietro desiderio di singoli Comitati di sericoltura e di bachicultori verso corresponsione di una tassa conveniente. III. Relativamente alla investigazione delle cause delle divèrse malattie del baco gli allevamenti comparativi accennati al N.H i, potrebbero forse offrire l'occasione al Direttore dell'Istituto di poter proseguire e completare i suoi studii e le sue esperienze intorno alle malattie del baco. Il materiale principale d'investigazione potrà averlo dagli allevamenti molto infetti delle vicinanze; specialmente grande quantità di bachi ammalati potranno servire agli esami chimici necessarii. L'istituto dovrà rivolgere la propria attenzione non solo alla ricerca della natura della malattia dei corpuscoli o delle macchie, ma dovrà opportunamente studiare anche la letargia o malattia dei morti fiacchi o morti bianchi, la quale dall'anno scorso in poi non reca minori guasti della precedente. Riguardo alla malattia dei corpuscoli si dovrà constare se l'impiego di seme di farfalle immuni da corpuscoli ed un'accurata disinfezione delle bacherie sieno sufficienti ad impedirla in tutti i casi, o se i corpuscoli passano penetrare nei locali d'allevamento anche per altre vie, e per quali vi penetrino, e possano produrre la malattia dei bachi ecc. L'Istituto procurerà di sommiuistrare la prova se i corpuscoli, quali organismi indipéndenti, siano limitati nella loro esistenza esclusivamente ai corpi degli insetti e specialmente del filugello o se a seconda dell' analogia con altri organismi inferiori possano vegetare in altri substrati ed in quale forma. Per ciò che riguarda la letargia si spera che alcuni degli allevamenti comparativi accennati al N.° 1 somministreranno ulteriori «chiarimenti. Si controllerà accuratamente la quantità d'acqua contenuta nella foglia impiegata in certi esperimenti, non che il grado di umidità dell'aria. Oltre a ciò si dee rivolgere una speciale attenzione alle oKservazioni meteorologiche. Il Direttore dell' Istituto reputa perciò conveniente ritirare le osservazioni meteorologiche dal- PI. R. Istituto Centrale di meteorologia e di procurarsi così mercè una stretta relazione con questo Istituto una più esatta cognizione sull'andamento della stagione nella Monarchia austriaca durante l'allevamento dei bachi. Anche sulla natura e sulle cause di quelle masse cristalline, ehe si depongono nei vasi biliari dei bachi letargici, son necessarie più precise determinazioni ; si dee ricercare se nelle rughe del baco Yama-mai, che vanno decisamente soggette a questa malattia, le deposizioni in questi organi già dimostrate vengano prodotte dagli eguali cristalli salini, ed il materiale necessario per l'esame onde sciogliere questa quistione potrebbe venire fornito dai signori Rar. Rretton e Mach. Quantunque il Direttore dell' Istituto non abbia fin d'ora alcuna fiducia in rimedii. che potrebbero salvare bachi già malati, pur tuttavia si farà una serie di prove di quei mezzi, che a quest' uopo verranno proposti. (Continua ) • ' VARAMENTO La mattina delti 25 aprile ebbe luogo il varamento del bark « la favilla, » della portata di settecento c otto tonnellate, lungo centoventun piede parigino, alto venti e meizo, largo trenta e un terzo, costruito nel cantiere degli operosi e valenti Luigi Poli e Salvatore Piscitello, sul disegno di Francesco Poli di Luigi. Fu una festa insolita, perchè con essa s'inaugurava una di quelle importanti ed utili associazioni, di cui i primi onori son dovuti alla piccola isola di Sabioncello, e i primi applausi a quel dottor Caponi, che ne fu il sapiente ad ardito iniziatore, e che provò coll'eloquen-za dei falli che volere è potere. Tutto valse a render bella e splendida la festa, apparecchiata con ogni previdenza e sontuosità dai suoi ordinatori i signori Lodovico Maffei e Clemente Barzilai. Il cielo splendente di vivissima luce; l'aria imbalsamala degli effluvii di primavera; il mare appena appena increspato; gli spalti del belvedere gremiti di gente, c sul verde tappeto de'circostanti pendii spettatori infiniti vagamente o sparsi o aggruppati; i concenti della musica; il sorriso di amabili donne, lutto sì pittorescamente intrecciato da presentare uno di que'magnifici quadri che l'arte non può riprodurre perchè non può riprodurre la vita. Mille occhi stavano intenti alla superba mole che grandeggiava sopra uno scalo del cantiere, addobbata di ghirlande, di fiori, di vessilli mollemente ondeggianti per l'aria. Ad un punto si udirono i pesanti colpi del maglio che la scioglievano de'suoi sostegni,, e quando, libera, fu vista maestosamente scendere, e spartire le a-que, e tuffarvisi, e risalire altera, echeggiò un grido entusiastico, quasi aflettuoso augurio onde propizii le fossero i venti, ed avventurate le sorti. Poco appresso nella sala de"modelli del cantiere raccoglievasi eletto stuolo di convitali a lauto asciolvere. Era imbandito per oltre a cento e venti, con fiorita eleganza e sceltezza di cibi. Tutto spirava brio e giocondità. Il dottor Barzilai propinava il primo accennando con elegante eloquio alla potenza de'voleri e delle forze associate, alla fraternità degli alletti, ai trionfi e all'avvenire dell' umana industria E qui crediamo far cosa grata a' leggitori riferendone, siccome meglio potè essere raccolto, l'improvvisalo discorso: » Non è nuovo nè tampoco sorprendente spettacolo il varamento di un Naviglio, e se un'eletta di persone noi vedemmo con tanto interesse assistervi ed irradiarne schietta gioja i volti a ben altro e più nobile sentimento che non sia quello della meraviglia e della curiosità, noi dobbiamo attribuirne le cagioni: al sentimento ed alla convinzione in noi tutti che questo primo risultato dell'opera consociata di pochi sia principio a nuove e più vaste intraprese: —• al sentimento che risveglia in noi la coscienza della propria forza la quale inavvertita spesso e sempre povera di risultameuti se ristretta all'individuo, ingigantisce e sale al grado di potenza sovrana mercè la leva efficacissima dell'associazione : — al sentimento ed alla convinzione per ultimo che il varamento di questo Naviglio segnerà principio a nuovo e vigoroso impulso all'industria navale in questi Cantieri^ e che i vincoli del reciproco iuteresse uniranno semprepiù strettamente la beila ed operosa Trieste con questa chiara patria dei Carli, dei Vergeri e dei Carpacci, che è pur quella dei Mhrco Polo e dei Colombo. E chi oserebbe negarlo ! Lodi adunque e sincere sieno tributate agli egregi iniziatori dell'utile impresa. Lodi a tutti quelli che volenterosi vi si associarono. Lodi al giovane e valente Costruttore, ed a quanti vi posero mano e vi giovarono eoi consiglio. E tu giovane e leggiadra prora che per la prima volta sposandoti al mare vi ti adagi secura e fidente quale fanciulla in grembo alla madre sua, e tu pure accogli dal core un saluto! A le sien sempre propizie le onde e prosperi i venti. Agile veliera nei più remoti ed estranei liti fa risuonare caro ed onoralo il nome di questa tua patria adottiva, annunciati precursore di numeroso fraterno naviglio! "Favilla,, che or ne allieti del tuo vivo splendore, suscita quella fiamma che è fonte di calore e di luce, sintesi di vita. Fiamma che ne accenda ad opere veracemente utili e gloriose; fiamma che simbolo d'amore tutti ne unisca nel sentimento di una comune origine, di comuni aspirazioni, di una stessa meta a cui tutti tendiamo, dell' insufficienza a raggiungerla delle forze dei singoli, dell'onnipotenza dell'associazione^ Sì o Signori! L'associazione è la meccanica applicata alle più nobili potenze dell'uomo. Un fanciullo per quella riesce, sto per dire, a sollevare un mondo. A che non riesciremo noi se queste forze si appellino, volontà, intelligenza ed amore? Con fermezza di proposito dunque, con operosità intelligente, con amore costante si prosegua nell'opera così felicemente inaugurata. « Poca favilla gran fiamma secondi » e con queste parole le quali richiamando al pensiero la massima delle nostre glorie in se racchiudono un sincero augurio ed un fervido voto, io concludo proponendo : Un Evviva! Alla giovane e fiorente società. Un Evviva! All'ospitale e gentile Capodistria. Un Evviva! Alla bella ed operosa Trieste. » Vi rispondeva con acconce e sentite parole il sig. Nicolò Madonizza. Indi tra il picchiare delle spumeggianti lazze si alternarono i brindisi agli evviva, le facezie alle cortesie. Levale le mense, cominciarono le danze, che si protrassero a sera. Scesa la notte, un vapore si spiccava dalle nostre piaggie cogli ospiti gentili accompagnati dagli addio di que' che restavano, memori delle liete ore trascorse tra schiette ed oneste allegrie e sorrisi di grazia e di amabilità. Possa questa sì solenne festività, — questo primo varamento di un naviglio, alla cui costruzione prendeva parte un nostro concittadino, accendere lo spirito di associazione fra i nostri comprovinciali secondando i nobili intenti e i più larghi propositi dei prodi armatori Maffei e Barzilai, nella cui mente s'aggira la formazione di una Società per azioni a tosto intraprendere nuove e più grandiose costruzioni. Capodistria 26 aprile 1869. BIBLIOGRAFIA. Dio, la famiglia e la patria. Nuovo compendio dei doveri morali e civili proposti alle scuole del po-po.lo da Giuseppe Sacchi. Terza edizione riveduta ed aumentata. Milano, Giacomo Agnelli, 1869. lino scrittore di testa lasciò detto, che 1' obbligazione d'essere onesto e religioso non abbia d" uopo di venir provata con ingegnosi argomenti, e ehe, chi non trova tai prove nella sua coscienza, non le troverà mai in nessun libro. Ed è verissimo; perchè a mettersi a dimostrare necessaria la moralità pel benessere individuile e sociale sarebbe lo stesso che voler dimostrare la necessità dell'aria e del moto al benessere fisico. Ciò peraltro non vuol dire che libri sui doveri degli uomini non se ne abbia a scrivere, tanto è vero che P autore di quest' aureo epilonema ne fece, e parecchi mirabili ingegni, e prima e dopo di lui, ne composero : come nou toglie che, senza essere reverendi padri predicatori, s'abbia d'alzare la voce quando e dove occorre. Siccome però tra libro e libro ci corre, così nella scella vuoisi procedere giudiziosamente. Nel nostro argomento, a mo' d'esempio, tra un' arida enumerazione di doveri morali e civili ed un compendio sostanzioso, pieno d' affetto, dove o-gni nuova relazione, ogni sentenza è logicamente dedotta dalle precedenti, da cui sgorga spontanea e naturale, il divario è Iroppo spiccalo per passarci sopra inavvertitameute. Prendete in mano uu libro della prima maniera e vi concilierà il sonno, prendetene invece uno della seconda e vi arrecherà, oltre a infinito diletto, grandissimo giovamento. E' bene poi avvertire anche questo che, a mettersi a fase il predicozzo agli adulti, ne'quali la mala piega è da un pezzo divenuta abitudine, novantanove su cento si perde ranno e sapone: laddove a farsi per tempo d'attorno a' fanciulli e a ingegnarsi con bello studio ad ajuta- re lo svolgimento de' buoni germi insiti nella coscienza, a indirizzare con prudente saviezza il sentimento e l'affetto al vero, al bello e al buono, a rischiarare il sentimento e l'affetto colla ragione, e nel sentimento trovare il perchè delle relazioni con Dio, colla famiglia, colla patria, coli5 umanità, si giunge a tirar su de' galantuomini, o se anche proprio tutti fior di galantuomini no, almeno non riesciranno po' poi il diavolo. Confessiamo le difficoltà del nobilissimo officio; ma, in cortesia, a qual nobile opera si perviene egli senza gravi fatiche, senza molto studio? Del resto quand' uno ci si mette, a educare, come si suol dire, co'piedi e colle mani, e non sia tondo affatto, qualche po' di bene gli verrà fatto di certo, massimamente se ingegni della portala del signor Sacchi gli si associano nella malagevole impresa e gli fanno lume e guida. E guida eccellente, lo diciamo senza esitazione, è il libro soprannunziato. Ned' è che tale ce lo faccia parere la scarsezza di buoni libri d'educazione popolare d'Italia, e neanche lo spaccio delle due prime edizioni, benché di questo, perchè onore che tocca a pochi libri, s'abbia a farne grandissimo conto; ma i meriti intrinseci, i molli pregi che concorrono a rendere quest' operetla gradita tanto agli educatori, che ad ogni altra maniera di persone che amino i buoni sludj. Perchè le opere veramente popolari hanno questo di notevole che piaciono non solo a coloro, cui le son destinate, ma, per quella cotale ingenuità e chiarezza che le distingue, si fanno leggere benanco a quelli che hanno dimestichezza colle scienze e colle lettere. Cosi è del libro del signor Sacchi. Nella prima parte, per esempio, il passaggio dal sorriso del bambino al sorriso del cielo, dalla lagrima alla gocciola della rugiada, dalle migliajn d'animaletti che questa contiene, ai milioni d'astri che brillano in cielo; lo sguardo breve, ma bastante all'uopo, alla luna, al sole, alle comete, alle stelle fisse, alla via lattea, alle nebulose, per poi riescire a Dio,, valgono a interessare non solamente i fanciulli, ma anche i barbassori, tanta è la chiarezza e la semplicità dell' analisi, tanta la verità della conclusione. Amar Dio nelle creature, ecco il lato pratico di questa somma verità. E fra le creature, agl'infelici, più sollecita che agli altri, deve mirare l'opera beneficatrice; come fetero l'Emiliani, 1'Aporti, il De l'Epèe, l'Assarotti, il Fou-caul, l'Hove, il Cottolengo, l'Agnesi e altri molti, che posero il loro amore a' parvoli derelitti, ai sordo-muti. a' ciechi, ai rejetti dalla società, agi' infermi, ai vecchi. Le cose discorse dall' autore, nella seconda parte del libro, intorno alla madre, al padre, ai fratelli, ai figli, sono tali che meritano una parola di sincera lode, perchè toccale con quella graziosa maestria che couosce sì bene le vie del cuore. S' ha d'amare il padre e la madre? Ebbene, lasciate fare al signor Sacchi a dipingerli coi colori più vaghi ed attraenti, lasciate a lui la descrizione dello sviscerato amore della madre, delle cure affettuose del padre e, vi sappiaci dire, che ci avete il fatto vostro. Fra i Bozzetti della vita militare di Edmondo De Amicis, bellissimi tulli, a noi è parso il migliore quel eh' è intitolalo la Madre. L'abbiamo letto e riletto più volte, ognora scoprendovi sovrane bellezze. Ed ora, che buttiamo giù queste povere righe bibliografiche, ci tornano alla mente queste parole: Ecco, quello è un uomo che adora suar madre? Non può non essere un buon soldato, rispettoso, docile, zelante dei suoi doveri ..., e coraggioso. Si, anche coraggioso, perchè le anime che scutono profondamente e fortemente l'amore non ponno essere animine codarde. Quel soldato là, condotto sul campo, si farà ammazzare senza paura e morrà col nome di sua madre sul labbro. Insegnategli che cosà è patria, fategli capire che la patria son centomila madri e centomila làmiglie come la sua, ed egli amerà la patria con entusiasmo. Ma bisogna cominciare dalla madre. Le quali parole ci è parso bene rapportare prima perchè il Sacchi e il De Amicis concordano pienamente ne'mezzi e nello scopo dell'educazione, e poi anche perchè, nel dar relazione di que>to libro, ci servono di anello tra la parte seconda che tratta della famiglia, e la ter'za che traila della patria. Quest' ultima parte discorre del nostro nido delle nostre memorie e dei doveri verso la patria. Neil' ultimo capitolo vi trovate lo Statuto del regno. Ci duole che lo spazio concessoci nel periodico ne impedisca di riferire qualcuna delle molte cose che qui leggonsi intorno alla patria, ma poi ci confortiamo pensando che, a questo inconveniente, può, chi vuole, trovarvi rimedio, procurandosi il libro. Stringiamo colf Autore che dice: Essere urgente necessità di raccomandare al popolo i tre sommi beni che confortano la vita morale del ciltadino, che consistono nell'amar Dio, la Simiglia e la patria. E questo bisogno di tener vivo il ricordo di questi tre santi affetti è ognor più reclamato dal civile indirizzo che vuoisi dare all' educazione nazionale. Ricordiamo da ultimo quest'altre parole^ Senza le triplici inspirazioni che partono da chi venera il Creatore nelle meravigliose sue opere, da chi si educa nel santuario della famiglia alle virtù più nobili del sacrifizio, e da chi vuole consacrare la sua vita al bene supremo della patria, non vi ha alcuna speranza di risorgimento per un popolo che ha vissuto lunghi anni fra le cor-rulrici panie di una desolalrice schiavitù, e che ora tenta di rientrare nel novero delle nazioni redente a civiltà. J. C. MARCO D.r FAVAI», Col più vivo dolore annunziamo la morte, avvenuta in questi giorni a Padova, dell'egregio e valentissimo giovine Marco D.r Pavan. Nato in Pirano, ei percorreva qui in Capodistria i primi anni del Ginnasio. Passava quindi coi genitori, di cui era unico figlio, nella città di Padova, ove, assolto il corso liceale e poi quello della facoltà storico-letteraria, conseguiva l'anno scorso il dottorato in filosofia nell'età di soli dicianov' anni, e stava ora per compiere splendidamente gli esami di professore. Al pronto, lucido e attivissimo ingegno e alla ferrea volontà nel rompersi alla fatica degti studii più ardui, egli accoppiava una squisita indole d'animo, sì che pari alla stima era per lui l'affetto di tutti. Non ancora diciottenne, vinta la sua modestia da uomini autorevoli, rendeva di pubblica ragione un ottimo Atlante storico, corredato di osservazioni, che fanno fede della copia e maturità delle sue cognizioni e della rara sagacia della sua mente. Quel giovine indimenticabile era preconizzalo da tutti come la più bella illustrazione della nostra provincia, eh'ci diligeva col sentimento del più nobile patriottismo, abbellito dalla animosa gioventù de' suoi veni' anni, cosi amabili e splendidi di avvenire. La sua morte è una grave perdila pel nostro paese e per la scienza. Ma il nome di lui non si chiude nella sua tomba. Tra le memorie dei noslri migliori esso sarà letto sempre con rimpianto, e ripetuto ai noslri giovani, a conforto di virtù, con affetto perenne. Intanto, ben altre voci che la nostra si levarono ad onorare quello spirito eletto. L'illustre professore Giuseppe de Leva poneva sulla sua bara questa preziosa epigrafe: SULLA TOMBA DI MARCO NICOLO' DOTT. PAVAN. PIANGO L' ORNAMENTO DELLA MIA SCUOLA PIÙ CHE IL DISCEPOLO ELETTO L' AMICO DEL CUORE L' INFATICABILE COMPAGNO NEC LÌ STUDII E il chiarissimo professore B. Zendrini consacrava alla memoria del caro discepolo la seguente gentile elegia: Venisti appena e vai! Nato agli allori Già tu parti da noi, pago de' liori ; Pago de'fiori che una mano cara Ti pone liberale in su la bara! Nato a salir, sì rapido tu sali, Che, non bastando il pie, t'impenni l'ali! Oh tu passasti, o giovine gentile, Come fuggevol alito d'aprile; Come nota d'eolia arpa romita, Che sorprende l'orecchio e già è vanita; 0 quasi pomia candida di cigno, Candida fra il notturno aere maligno. Tregua ai lamenti. 11 gracile tessuto Che franto noi gemiam, forse è compiuto Il gran viaggio che tu imprendi adesso Era ai tuoi studi necessario anch'esso. Noi non si va tant' oltre, e l'arduo vero Lo mendichiamo al gelido straniero; Ma tu lo chiedi agli astri, e addiritura Tu lo attingi alla fonte unica e pura. Già si svolve ai tuoi occhi onniveggenti La varia tela degli umani eventi; Tu netto il vedi, o spirito cortese, L'avvenir che sovrasta al tuo paese; E la vita e il destino, o mesto o lieto, Già per te più non hanno ombra o segreto. 0 avventurato! de'tuoi studi nuovi Un povero barlume anche a noi piovi! Un raggio invia sui libri venerati Che aperti sul tuo tavolo hai lasciati. Sicché un pensoso amico, un confidente De' tuoi disegui, un umile studente Che reverente cerchi un tuo quaderno, Ansioso, egli ancor, del vero eterno, Mentre legge con l'anima commossa, Tra riga e riga intraveder lo possa. C. ERRATA-CORRIGE. Nel progetto di una Banca ipotecaria da fondarsi a Trieste, che recammo nel N.° 8, occorsero di parecchi orrori, che ci crediamo in dovere di rettificare, perchè son tali che ne falsano in molte parti il concetto; o ne rendono scemo e confuso il senso, tocche avvenne (è duopo dirlo a discolpa del correttore e del tipografo) per essere stati ligi ad un manoscritto, che non avea certo il pregio della più scrupolosa esattezza. A pag. 514, sulla fine del § 23 in vece di' e ilei fondo