ANNO XIV. Capodistria, 1. Maggio 1880. N.ro 9 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. EFFEMERIDI ISTRIANE Maggio 1. 1420. — Trieste. Il minor consiglio esorta donna Manta, vedova di Simone de Niblis, a ingrandire 1' ospedale di San Lazzaro fuori della Porta di Riborgo piuttostocbè erigerne un nuovo per i lebbrosi presso la chiesa di S. Elena, come aveva testato il defunto Niblis. - 2, 26,b - 26, II, 204, - e 13. 2. 1291. — II senato delibera che il numero dalla guarnigione nel castello di Belforte presso il fiume Tiinavo non oltrepassi i cento soldati. - 6, I, 178. 3. 1263. — Presso Cividale. Il patriarca Gregorio autorizza il notaio Stefano detto Azario, delegato dal consiglio e dal podestà di Montona, a scegliere il podestà per un anno, che comincierà li 29 giugno, e scelto che 1' ebbe nella persona di ser Bianchino da Momiano il patriarca lo conferma. - 6, 1, 27. 4. 1226. — Filippo e P . . . Zulian di Venezia promettono lo sborso di lire 200 nelle mani di Guglielmo, scrivano ducale, ove Almerico di Umago e Bailardo mancassero di consegnare entro il venturo agosto il legname necessario alla costruzione di due asiri (specie di barche). - 18, 45.a 4. 1291. — Il senato autorizza il podestà di Capodistria a provvedere il figlio di Facina Mezzo co' beni dei cittadini mandati al bando, e che ove alcuuo di questi rientrato nelle grazie della Repubblica pretendesse a' suoi beni debba contentarsi di accettare quelli che sarebbero sopravanzati. - 6, I, 178. 5. 1296. — Il senato delibera che i podestà, che ver- ranno eletti d'ora innanzi per Montona, non possano pretendere che il comune di Venezia assoldi oltre i loro officiali anche i sergenti (sergentos). - 6, I, 191. 5. 1508. — Giorgio Corner capitano all' assedio di Trieste, scrivendo a Giacomo suo figlio, esalta la vigorosa resistenza della città, gli notifica la caduta di due torri civiche sotto i colpi dei veneti cannoni e d'una terza torre che sta per rovinare. - 44, II, 427. 6. 1376. — Il senato riduce la paga dei due capitani del castello di San Giusto in Trieste e dei camerari, a quelli assegna in luogo di 24 lire annue di grossi lire 20, a questi lire 16 di grossi in luogo di venti. - 25, II. 361. 6. 1414. — Trieste. Il consiglio prende la delibera- zione di affittare gli orti e tutti gli altri beni immobili di ragione del civico ospedale di San Giusto. — 2, 6.a 7. 1349. — Udine. Il patr. Bertrando nomina per la seconda volta il nobile uomo Giovanni de Stegberg (Stegenberg ?) a marchese governatore d'Istria per un anno, coli'obbligo di numerare alla camera patriarcale 300 fiorini. - 21, 114. - 42, V, 270, - e 23. 7. 1464. — Il comune di Trieste ringrazia quello di Pordenone della gratuita consegna delle 50 staia di frumento, consegnate per conto della città a ser Nicolò Teofanio. - 45, XXIV, 309. 8. 1356. — Il senato delibera che Giovanni, Ugone e Sclavolino, figli del fu Vecelino e di donna Biriola Sabini di Capodistria, siano reinvestiti del feudo Aila (San Lorenzo in Daila) devoluto alla camera di Venezia ducati 200 in venti uguali rate. - 11. XXVII, 79.a 8. 1488. — Ducale Barbarigo che notifica al pod. e cap. di Capodistria, Francesco Nani, la nomina di Bartolomeo de' Fontana a comandante in Castel Leone, qual successore del castellano ser Giorgio del fu Lorenzo Sagredo. -4, 253,b. 9. 1630. — Papa Urbano VIII nomina a vescovo di Capodistria, don Pietro Morari da Chioggia. - 20, Vili, 738, - e 41, 105. *) 10. 1422. — Trieste. Il minor consiglio elegge in suo farmacista ser Zauino di Seravalle, accasato da qualche tempo in Capodistria. - 2, 36.a *) Ditgli Atti vescovili di Capodistria la Cattedra episcopale appare vacante nel settembre 1630 ed anche nell'ottobre 1631. — Atti Rusca, To. I. 10. 1457. — Cittanuova. Il consiglio delibera che, ove ove alcuno dei consiglieri andasse debitore al comune locale, non possa cuoprire alcuna carica iu città, e che, essendone investito, debba rinunciarla. 46, 110. 11. 1435. — Trieste. Don Luca da Traù, canonico e vicario del vescovo Marino de Ceruotis, affitta a don Primosio la decima della pieve di Sau Canciano all' Isonzo. - 26; III, 137. 12. 1433. — Il doge Foscari delega il pod. e cap. di Capodistria, Bernardo Diedo, a voler prendere conoscenza delle spese incontrate da ser Antonio Lepori, castellano in Pietra Pelosa, per riparare e cuoprire quel castello. -4, 15. b 12. 1539. — Il vescovo Pietro de' Bonomo investe ser Sigismondo Bosich, castellano in San Servolo, d' una tenuta presso la villa di S. Pietro de' Madras (ora Klanez) e della decima degli animali. - 14. 13. 1289. — Cividale. Alberto conte di Gorizia e suoi alleati promettono al patriarca Raimondo di volersi associare alle truppe aquileiesi per marciare in soccorso di Trieste assediata dalla Repubblica. - 9, XXIV, 471, - e 47, 330. 13. 1516. — Nella pace celebrata oggi in Noyon viene deliberato che Trieste col suo territorio sia consegnata a Massimiliano imperatore. - 48, 19. 14, 1364. — Il senato accorda al couestabile equestre in Grisignana, Bertuccio Sottile, di recarsi altrove per i suoi affari pel corso di tutto il mese, 'purché si faccia rappresentare da persona sufficiente: vi sostituisce il proprio fratello Assaloue. - 11, XXXI, 61.b 14. 1617. — Il generale austriaco Trautmannsdorf invia delle truppe in Istria sotto il comando di don Baipassare Marradas per opporre resistenza all'armata veneta. - 26, III, 199, - e 32, II, 42. la. 1372, — Venezia. Il senato accorda a Natale e Nicolò del fu Tommaso Sizza, confinati in Capodistria, il ritorno in Trieste, loro patria, in seguito alle calde ed umili supplicazioni della loro madre Maddalena. - 25, II, 286. 15. 1617. —Un corpo di austriaci, comandato da Marra- das cala da Castel Nuovo sui Carsi in soccorso di Galliguana, minacciata dalle armi venete. - 26, IH, 199. Del Decadimento dell'Istria*' Chi 1' avrebbe mai detto che la caduta della repubblica veneta, tanto deplorata dai buoni Istriani, dovesse iniziare tempi migliori per la provincia? San Marco fu sinceramente compianto dai nostri ; in alcuni luoghi, come a Capodistria, si tumultuò per le piazze; e i popolani minacciarono i nobili, caduti in sospetto di tradire il governo per dare 1' Istria in mano degli Austriaci; o che il sospetto fosse giustificato dimostrarono gli avvenimenti. (1) Pure da questo deplorabile fatto il caso, o, per essere logici, chi regola il caso, fece nascere la prima volta dopo secoli di separazione 1' unità della provincia. (*; Continuazione e fine. Vedi Num. 23,24,1, 2, 3, 4, 5, 6, 7,8. (1) Vedi De Franceschi op. cit. pag 453. Non è compito nostro narrare le note vicende dell' Istria passata all' Austria, al regno italico, all' illirico, all'Austria ancora; solo gioverà qui rammentare, cosa ignota finora, come Napoleone, dopo il disastro di Russia offrisse pegno di pace a Francesco primo la restituzione delle Provincie illiriche ad eccezione di Trieste e lTstria.(l) Non fu che un semplice progetto; e Francesco I si guardò bene, come era naturale, dal dare ascolto alle domande del suo carissimo genero ; pure non è senza interesse la conoscenza di questo disegno. Chi sa che cosa mai Napoleone, rinsavito dalla fortuna, pensava di fare di Trieste e dell'Istria? Un subito risveglio avvenne nella provincia dopo la caduta della vecchia repubblica ; e ne fa fede il rapporto sull'Istria presentato al viceré d'Italia dal consigliere di stato Bargnaui. (2) Si pensò alla sicurezza interna, i ladri furono iuesorabilinente appiccati; aperte vie di comunicazione. Ma avanti che il moto si propagasse, e sorgesse il nuovo medio ceto, per quanti stadi si dovette passare ; quante debolezze si commisero specialmente dal vecchio nobilume e dalle piccole oligarchie, che più che ogni altro ordine di cittadini (eccezioni ci furono e nobilissime) aveano negli ultimi tempi sentito l'influenza della fiacchezza e della demoralizzazione della capitale. Di un solo fatto gioverà fare menzione: la spogliazione di quadri e oggetti d'arte compiuta nella provincia dal uobile Steffaneo. Che questo uomo di corte e non d'Istria (credo, fosse friulano) tentasse spogliare le nostre cittadelle per arricchire i musei di Vienna, si capisce; anche si capisce che tali spogliazioni non paressero tanto arbitrarie ed odiose, mentre di peggiori ue stavano facendo iu Italia i Francesi con quei loro paroloni in bocca di fraternità ed eguaglianza. Ma quanta fiacchezza nei nostri municipi allora; e (diciamolo pine liberamente senza portar barbazzale per nessuno) quanta viltà in molti preposti alla pubblica cosa, e servile inconvenienza di linguaggio! Uno solo ebbe qualche coraggio, e non si prestò docile ai voleri di quello spogliatoio di quadri e fabbricatore di nobili: il vescovo di Capodistria, Da Ponte. Forse lo fece per scrupoli religiosi ; ma in ogni modo reagì ; e da qualunque parte venga è sempre rispettabile una libera voce. (3) Fra gli oggetti regalati a Vienna in quell' occasione fu lo scettro di Moutona; cioè un bastoue col quale si dava 1' investitura al podestà. Diranno alcuni che mi perdo in troppi aneddoti : gli aneddoti sono la moneta spicciola della storia ha detto un francese; e a me nou è inai caduto in mente di coniare fraucescoui e cercare monete pei musei. 11 capo del comune di allora fece adunque qualche cosa di più; tolse il leone alato dei Veneziani, e vi collocò sopra un' aquila imperiale d'argento; e scrisse uua dedicatoria arruffando a suo modo la storia. (4) E questo faceva un nobiluomo nell' Istria, mentre nell' Istria medesima, come osservò un onesto Austriaco, l'amore per San Marco, pel palladio (1) Vedi Legèr — L'Autriche Hougrie depuis les origines. (2) Fu stampato nella Porta Orientale con note erudite dell'egregio Professore Carlo Combi; note che devono essere studiate e citate con riverenza da chiunque imprende studi sulla nostra provincia. (3) Alcune lettere dello Steffaneo da me possedute furono pubblicate con qualche noterella nella Provincia Anno II. N. 7. Non si esagerino però troppo le colpe dei nostri, e non si citino come un segno di decadimento gravissimo. Tutte il mondo è paese; rileggasi la poesia del Giusti — U incoronueione. (4) Vedi Kandler Notizie storiche di Montona. pag. 109. dello stato distrutto era smisurato. — „Vidi, scrive così il buon tedesco, dei fanciulli appoggiarsi al suo dorso, accarezzargli la giubba, ed esclamare pieni di compassione: o povero San Marco!" (1) — Sì, i fanciulli furono allora migliori degli nomini. Miserie dei tempi, rispondesi. E perchè i tempi, diventino migliori, sappiano i contemporanei, e i giovani specialmente, quale giudizio recano i posteri delle pubbliche azioni del cittadino, e con qual nome oggi si appellano quelle che un tempo si ritenevano debolezze. E i tempi al meglio s'avviano. L'Istria è oggi una ; e se vari i dialetti rustici, unica è la lingua nostra, perchè unica la civiltà; e donde sia questa venuta sappiamo. Molte oggi le vie di comunicazione; il vapore ci congiuuge per mare e per terra, ferve l'opera nei porti; badiamo solo siano buone le idee che il telegrafo bandisce con la celerità del fulmine, e le strade ferrate ci ricongiungano fratelli. Le idee però nascono sovente in un baleno; ma la attuazione loro ha costato talvolta secoli di fatichH e di sudori ; e pare provvidenziale che le applicazioni dei principi succedano tarde e lente dove è maggiore il bisogno di educazione per via del sacrifizio e d"l dolore. Mosè (sia detto dalle tegole in giù) fu un grande uomo e un grande legislatore, quando si trascinò dietro tanti anni pel deserto quella vecchia e stracca generazione sospirante sempre alle casseruole e ai cipolloni d'Egitto. Non illudiamoci, le più grandi scoperte, le più utili invenzioni sono sempre venute per una via lunga ed aspra, in groppa a qualche somaro, al passo delle letane. La caravana va lenta, lenta: ma guai a lui che mette un solo sassolino, che tende una sola funicella per impedire o ritardarne il passaggio. L' amore del guadagno, uu po' di fumo potrà alzarsi dal cuore a velare l'ingegno; le fiacchezze, le transazioni si scuseranno con le necessità della condizione, coi doveri del posto, come se primo dovere del cittadino non fosse quello di servire il proprio paese; con le tenerezze e le misere gloriuzze del patrio campanile. Sta bene, si sappia con qual nome verranno chiamate un giorno dai posteri, più felici speriamo di noi, queste debolezze e queste transazioni. E intanto abbiamo uu grande vantaggio sull'Istria antica; la nostra capitale non è più fuori di noi, ma in noi; non Ravenna, non Aquileja, non Venezia: è Trieste. Dunque a Trieste chi ha cuore, ingegno e amore al lavoro. Ogni istriano di più è un elemento di forza nostra in luogo dove da tutte parti si concorre a contendere il posto secolare alla vecchia razza latina. Io non dimenticherò mai che fino dall' alba delle libertà costituzionali, nei burrascosi tempi del 1848, fra molti adoratori dello statu quo, sorsero poche libere voci ; e tra queste sempre i primi, due istriani : De Rin e Baseggio. Ma fra Trieste e l'Istria hanno alzato ora le sbarre; si è voluto dividere il capo dalle membra. È un gravissimo danno per noi; ma non ci perdiamo d'animo; l'avvenire è dei forti, e le idee non pagano dogana. E quelli che rimangono a casa nell'umile cittadella, nella borgata, nella villa hanno pure un nobile compito: diffondere la civiltà e con la lingua nostra combattere secolari pregiudizi, e nou solo negli agricoltori e nell'umile popolano; ma anche e forse più negli avanzi della vecchia casta privilegiata: e tra questi pregiudizi non ultimo quello di vivere troppo nel passato, e di nascondere le presenti miserie _„Col misero orgoglio d' un tempo che fu." (1) Vedi De Franceschi op. cit. pag. 457. Si studi pure il passato; ma con 1' occhio della mente intento sempre al futuro; e quando i mezzi sono pochi, e occorre decidersi e scegliere tra varie opere, si scelga sempre ciò che torna utile al presente e prepara così un più lieto avvenire. Un campo dissodato per piantarvi con migliori metodi patate o capricci non vale meno di un largo scavo a disotterrare cocci preistorici e lapidi romane. Piùche tutto poi occorre che i giovani ricchi s'avvicinino al popolo, e si facciano iniziatore delle nuove istituzioni, che assicurano all' artista, al popolano un benessere adatto e preparano senza scosse, senza prepotenze di piazza quella riforma sociale che è nel desiderio di tutti. E tante altre cose rimangono pure a fare : migliorie nell' agricoltura, movimento e commerci sul mare al quale la nostra posizione c' invita. Ci sono poi tante altre questioni difficili, tante difficoltà che tolgono a molti il vigore, ed offrono pretesti alla negligenza sempre pronta a tirare in campo le miserie dei tempi. Ma a questi ha già risposto, chi lo crederebbe? 1111 fraticello del medio evo: — Tristi tempi, tempi difficili, brontolano alcuni; viviamo bene, e i tempi diventeranno migliori. La riforma morale fu sempre il fondamento d' ogni altra. Certe difficoltà non si possono affrontare? Ebbene giriamole: la vessazione aguzza l'ingegno. Abbiamo per esempio sempre gli Slavi in casa nostra? Ebbene avviciniamoli, provvediamo al loro benessere materiale; ne hanno tanto bisogno, poveretti, non chiamiamoli con nome di scherno : sarà già tanto di guadagnato, se li persuaderemo che non sono più Morlacchi, Sloveni, Cici, nè discendenti di Luca Ra-dossovich: ma oggi, come oggi, semplicemente istriani. Il tempo farà il resto ed il tempo è galantuomo. Sì galantuomo ; con questo lieto proverbio finisco quésto mio studio sul decadimento dell' Istria, uon senza una cara speranza che le sorti del mio amato paese diano in un non lontano avvenire occasione ad altri di più facile studio sulle cause del risorgimento delV Istria. E dico facile, perchè le cause di questo non saranno poi tante. P. T. (MEISPOIDEUZE Pisino, aprile 1880. *) Dopo quello che m'era proposto, secondo il mio modo di vedere, trovo di poter aggiungere anche qualcosa che ebbi a udire da altri, in fatto di migliorie e di speranze circa la nostra economia agricola. Anzi tutto va fatta l'osservazione, non nuova, che se gli uomini ed i paesi non sono quali dovrebbero essere e che se non sanno ajutarsi da sè, debbano venire assistiti da cui spetta, affinchè possano giungere ad uno stato consentaneo alle esigenze dell' economia pubblica. Questo paese che è onninamente agricolo, deve quindi porre speciale fiducia nel ministero dell' agricoltura. Sinora su questo proposito vennero elaborati dei dati statistici e dei rapporti con bella dizione, ma in realtà non si addimostrarono che formalità senza *) Continuazione e fine; vedi "Provincia, n. 7, ed 8. risultati pratici. Il ministero elargì con buona intenzione negli anni decorsi per abbeveratoi dei vistosi importi, ma questi vennero sciupati senza costrutto, almeno da queste parti, come si può persuadersi sopra luogo. La premiazione pel miglioramento della razza dei bovini, sebbene non applicata come più conveniva alle condizioni del paese, apportò qualche utile almeno in quei casali o in quelle frazioni di Comuni dove per circostanze favorevoli si riuscì a fare dell'allevamento quasi un esclusività locale; ma considerato che tale miglioramento per interesse immediato dei possidenti debba essere la risultante d'ogni ben regolata azienda rurale, e forse visto che qui ad onta di tutto, non appariva in complesso che un meschino progresso, venne abolita la premiazione. Però in quanto a simili provvedimenti di applicazione generale, si può osservare, che cominciando dalle società agrarie e stazioni sperimentali di qualsiasi genere, il dispendio è sempre sproporzionato di confronto ai miglioramenti ed agli utili immediati; ma che pur troppo non ci sono altri modi più efficaci per insinuare e facilitare le migliorie, che però tali spese, sopportate da tutti, devono poi venir avvantaggiate coi risultati finali a bene comune. La lentezza si può correggere coli' insistenza, e dipende poi il buon andamento dalla sorte di trovare persona intelligente ed attiva alla direzione. Per destare 1' operosità nella popolazione, dappoiché è smesso il comando, non resta che l'istruzione, la quale però dove non ne siano i principj diggià ben intesi, procede lentissima, e quindi non c'è altro che ricorrere a sussidj, facilitazioni, e premj, mezzi unici per fare che l'uomo ignavo diventi laborioso, in base ad un calcolabile proprio vantaggio. Per dare un impulso all' agricoltura ed alle industrie annesse, chi propone un mezzo, chi 1' altro, o per proprio tornaconto, o vedutone il profitto che vi ritrae taluno in propizia posizione, pensando non richiedersi che un po' di buon volere per imitarne 1' esempio ; ma anche in cotesto vi sono prove da farsi, dacché la riuscita dipende per lo più da speciale concorrenza di favorevoli circostanze. L'allevamento di cavalli pare non adatto a questa provincia, ma forse potrebbe convenire quello dei muli, dove si abbonda di fieno garbo. Coi bachi da seta pare si sia arrivati al punto massimo possibile, avuto riflesso alla meschinità degli abituri e provatosi che nelle tene aride e magre il gelso produce foglia scarta e cresce a stento. Le risorse principali dalle quali adunque possiamo sperare redenzione, saranno la produzione di molto e buon vino, l'allevamento di animali, in ispecialità bovini, e la frutticoltura. In due terze parti della penisola istriana la viticoltura trovasi in uno stato deplorabile. Nelle rispettive comuni adunque dovrebbesi statuire una facilitazione; come si fa per un edilìzio nuovo, così si faccia se una particella catastrale venisse piantata a vigna assoluta a palo secco; goda l'esenzione delle imposte per venti anni. In due terze parti della penisola mancano foraggi e vi sono varie difficoltà per avere prati artificiali ; e così se una particella catastrale venisse coltivata a prato artificiale, la si esenti da imposte per tutti quegli anni che la si terrebbe a prato. Non credasi poi che il Ministero dell' agricoltura dovrebbe perciò rifondere al ministero di finanze un importo vistoso, chè pur troppo anche queste facilitazioni non darebbero tale spinta da muovere di soverchio questa popolazione già prostrata; però da chiuuque venisse fatta l'innovazione, ne ridonderebbe sempre vantaggio al paese peli'aumentata ed ammigliorata produzione; le vigne farebbero cessare il cattivo sistema degli arativi vitati, e d'altro canto i foraggi a cui stanno in istretta dipendenza animali e concime, costituiscono la potenza dell'economia rurale. In quanto ai frutti si potrebbe far molto, se anche non quanto si pronostica. Un reddito rilevante, non v' ha dubbio, si potrebbe ricavare colla coltivazione di uve mangereccie, le quali in molte plaghe dovrebbero di certo riescire precoci e squisitissime. Anche le grosse ciliegie dure e tardive si potrebbero spedire tanto in Egitto che in Eussia. I peri e i pomi, sia per la siccità o per altra causa, riescono molto bacati; vi saranno però delle posizioni propizie da sperimentarsi, e così per moltiplicare ogni sorta di fruttiferi, dove facciano meglio. Ne' tempi a dietro chi voleva passare in matrimonio era in obbligo di piantare un numero determinato di alberi fruttiferi, lo che rendevasi molto facile se non altro coi susini che in molti luoghi qui si trovano anche nelle siepi. Ora per rispetto alla libertà individuale cessò tale costringimento e con esso il buon uso. Siccome però si pagano tasse d'ogni genere, ed a Pedena, per esempio, lo sposo deve regalar il parroco anche d'un paio di capponi, senza di che non s'impartisce il santo sacramento; così si può stabilire un'imposizione d'aggiunta pel matrimonio, tanto più che la stessa ridonderebbe a tutto vantaggio di chi la presta. E quindi ogni sposo possidente potrebbe venire obbligato a piantare nella proprie terre alcuni alberi fruttiferi da convenirsi per numero e qualità col capo del Comune, conscio delle peculiari circostanze dello sposo e del paese ; non dubitandosi che l'Ufficio comunale terrà di buon grado in esatta osservanza tale disposizione di pubblica utilità. Il poter avere ogni sorta di fruttiferi dalla Stazione eno-pomolo-gica provinciale di Parenzo che con tutta cura e sollecitudine vi accudisce all' allevamento e persino regala le piante onde promuovere la fruttificoltura, è una facilitazione, che il non approfittarvi darebbe prova di imperdonabile noncuranza ed ognuno per decoro del proprio paese vorrà prestarsi onde non succedano incurie o rifiuti in proposito. Coloro poi, che non posseggono terre, potrebbero versare una tenue tassa a formare un fondo per viali pubblici e specialmente per la piantagione di lotogni (celtis australis) dei quali deperendo ancora alcuni superstiti colossi, quasi non ne rimarranno piante per conoscerne la specie. Il lotogno o lodogno era qui ne'tempi antichi l'albero sacro posto appresso alla chiesa ed in mezzo la piazza; maestoso per forma e per grandezza, colla corteccia bigia, sembra l'e-lefante degli alberi, ed ha qualcosa di non comune che attira l'attenzione per quante volte lo si abbia già guardato. Se l'azienda economica della classe dei possidenti iu Istria trovasi a mal partito, e se questi da se soli sono incapaci di rimetterla in buon assetto, non devesi ritenere che non v' ha più mezzo per sollevarla a uno stato, che poi andrebbe migliorando, da portare il ben essere almeno parzialmente, nella provincia. Ci manca danaro per eseguire immediatamente opere di ristaurazione onde riformare radicalmente il vecchio sistema agrario. Il decadimento procedeva lentamente; d'anno in anno i possidenti ne accagionavano accidenti fortuiti, si illudevano con speranze, e spendevano i pochi danari in provvedimenti spiccioli ed insufficienti ; quando alla fine si venne a riconoscere la triste realtà e l'impotenza di rimediarvi. Comprendendo tali circostanze, la Dieta provinciale, ancora nel 1875, trattò sul serio per l'effettuazione d'un istituto di credito fondiario. Scorsero di già cinque anni, e pare che la ragione del ritardo sia stata l'attesa dell' introduzione dei libri fondali; però la cosa è di urgenza, ed ogni dilazione porta danno irreparabile. In diverse comuni i libri sono ultimati; in altre v' hanno pure stabili la cui proprietà è notoria ed incontestata, da potersi guarentire in base ai libri vecchi tuttora vigenti ; quindi si potrebbe procedere col darvi il buon principio. Che vi sia molto danaro da dare a frutto lo provano i modici interessi che si esigono ; e non c' è dubbio che ne potrà fruire anche 1' Istria, se vi presterà valida guarentigia. Non si tratta di milioni. I possidenti maggiori soltanto, quali rappresentanti dell'intelligenza, possono condurre la prosperità agricola, la quale poi potrà diffondersi per contatto. I possidenti maggiori soltanto abbisognano di opere a mercede per introdurre migliorie, anche su vasta scala, e quindi devono poter disporre di capitali per mettere in assetto la propria possidenza. I piccoli agricoltori non sono necessitati di impiegar capitali per rimettere in miglior assetto le poche loro proprietà campestri, in quanto che, non trattandosi d'altro, basterebbe a ciò l'opera di famiglia, la quale fruirà il benessere subordinatamente. Ammessa poi anche la sicurezza che potrebbero dare i libri fondali, non è mai da supporre che il capitalista terrà i suoi danari assicurati su piccole particelle disperse, soggette a deperimento e per mala situazione inalienabili, quali appunto sono in generale le proprietà dei piccoli agricoltori dell' aperta campagna. Il capitalista iu fine de' conti non s'ingerisce del modo con cui il possidente intende impiegare il danaro preso a mutuo; egli non chiede che la sicurezza d'aver invertito il capitale senza pericolo di perdita, e perciò, con tutta ragione, ne va molto cauto. Per ottener adunque danaro è di nostro interesse cattivarsi la fiducia dei capitalisti, e ciò in nessun modo lo potremo far meglio, che dimostrando con lealtà, quali garanzie siamo in caso di offrire. Ogni fondo che si assoggetta a garanzia viene previamente stimato da periti giurati ; però quel fondo soltanto, che può venire alienato in ogni tempo, verso pronta cassa o verso compratore solvente, senza diminuzione del prezzo di stima, è buona ed accettabile guarentigia. Le stime vengono fatte comunemente ad uso inventario, cioè in base della rendita del fondo, premesso che vi siano agricoltori o coloni che lo accudiscano ; imperciocché il detto fondo deve retribuire l'opera, e quindi ha il valore attribuitogli rispettivamente a coloro che lo coltivano. Supposto però il caso, che per varie circostanze possa cessare l'opportunità di trovare coltivatori a quel fondo, e che perciò vada in deperimento, esso perde ogni valore atto a guarentigia. Simili casi non sono rari, e perciò la stima dovrebbe rispondere a due dimande, cioè : quale è il valore del fondo secondo il reddito nello stato attuale di coltura, e quale ne sarebbe l'importo che potrebbesi ricavare, in qualunque tempo il fondo venisse posto all' asta pubblica. A questa seconda dimanda non sarebbe difficile di dare risposta coscienziosa dai periti consci delle circostanze peculiari del paese, o da un agente non privo di perspicacia. D'altronde si può accettare per massima che i fondi sono ricercati ed alienabili in tutti i luoghi dov' è circolazione di danaro, sia per industria o per dimora di buon numero di persone che percepiscono paghe fisse; quindi nei c.apiluoghi dei distretti giudiziari ; e che si possa perciò ad occhi chiusi accettare a guarentia tutti i fondi posti nella zona che cinge i capiluoghi ad una distanza non maggiore di due chilometri dalle case; vi aggiungo poi i boschi ed i prati a fieno dolce, in qualunque situazione si trovino ; tutto il resto è soggetto a deperimento e a deprezzamento anche straordinario. Non già si creda con tale restrizione impicciolito di troppo il campo per esercitarvi operazioni di credito, e neppure che 1- Istria non presenti tale sfera d' azione finanziaria ; se ne faccia la prova ; e molto di più si vedrà ancora, quando diffusa la coltura delle viti si verrebbe a produrre quantità di buon vino da interessarvi il grande commercio. Su questo proposito c' è però ancora molto da fare ; ma ritengo che i possidenti istriani, stanchi di attendere l'iniziativa, non so da chi, si persuaderanno una buona volta a fare scambio d'idee in merito, imperciocché gli anni passano, ed altrove si lavora e si progredisce. Gli argomenti sopra esposti, in brevi cenni, concernenti il credito fondiario, darebbero adito a maggiori dettagli ; però a buoni intenditori poche parole bastano. Ho tutto il rispetto per l'intelligenza de' miei comprovinciali, e sono persuaso anche delle loro buone intenzioni, ina in quanto a fatti siamo molto in ritardo. Quali ne sono le cause? Senza dubbio la diversa e lontana dimora delle persone che costituiscono l'intelligenza della provincia, isolate in parecchie cittadelle, onde di rado insieme si trovano e per brevi momenti, in cui non si può venire a risoluzioni che richiedono lunga e ponderata discussione. Perciò la speranza a conseguire qualsiasi miglioramento delle nostre condizioni, deve essere riposta nell' unico corpo morale in permanenza, che è l'inclita Giunta provinciale; imperciocché le egregie persone che la compongono sarebbero per posizione ed attinenze, le più prestanti per iniziare conferenze, e quindi stabilire quanto può essere di giovamento alla popolazione. Il terreno carbonifero, i minorali di ferro, e ili marmi nell'isola di Veglia La lettura tenutasi addì 19 aprile in Trieste nella Società Adriatica di scienze naturali riuscì interessantissima. Ecco come ne discorre uu articolista del Cittadino : La fu una lettura interessantissima in primo luogo per le peregrine notizie su quella amena e poco conosciuta isola del Quarnero, pei saggi offerti ai presenti, e sopratutto per lo scopo di utilità pratica cui mirava; scopo cbese per avventura venisse un dì raggiunto, potrebbe migliorare le condizioni economiche dell'isola stessa. Quella parte pertanto del pubblico istriano che potrebbe trovarvi qualche interesse, è bene ne venga fatta consapevole colla stampa. Premessi alcuni cenni orografici e geoguostici dell'isola, si passò a trattare I'argomento, indicando le località, ove, qualche anno addietro, si rinvennero delle traccie di carbon fossile. Le indagini praticate da qualche paesano, naturalmente su piccola scala, si mostrarono insufficienti ; sicché, prima di arrischiare spese grosse per escavi, ci vorrebbero delle ricerche più vaste e più accurate. Si diede quindi un'idea della stratificazione del suolo, presentando varii esemplari di fossili rinvenuti sul luogo; e se ne trasse la giusta deduzione, che se iu una sola località se ne rinvennero tanti, rimarrebbe ancora un vasto campo d'esplorazione a chi volesse ulteriormente occuparsene; nè la Società adriatica potrebbe esentarsi da una lodevole iniziativa. A questo proposito si citò un brano del chiarissimo prof. Taramelli (Geologia dell' Istria) in lode del benemerito Dottor Scampicchio di Alboua, il quale con rara pazienza ed abnegazione seppe raccogliere ed ordinare un materiale tanto copioso da poter presentare ai comprovinciali ed ai forestieri, come la sintesi della geologia istriana. Se il nobile esempio trovasse imitatori, davvero che l'Istria potrebbe in questo riguardo andare orgogliosa. Si presentò poscia due varietà di minerali di ferro, 1'una di colore rosso cupo, di tinta più bruna l'altra. La parte più interessante della lettura fu 1' argomento dei marmi. Fra Io stupore degli astanti si fecero vedere dei bellissimi esemplari di marmi brecciati, che trovansi disseminati per l'isola in masse abbastanza considerevoli, sì da poterne fare delle cave. Si mostrò pure una varietà nera omogenea, e si accennò all'esistenza d'un bel marmo statuario, di cui però non si potè offerire alcun saggio. Queste ricchezze giacciono sepolte nel suolo dell'isola;-gli è perciò che versando la nostra provincia colle sue isole in poco floride condizioni economiche che si potrebbe avvantaggiarsi de' tesori chiusi della sua viscere ; ma vi manca un impulso morale, e quello che più vi manca è il nervus rerum. La Spettabile Società Adriatica, col suo eccitamento, un consorzio di denarosi anche modesti, colla loro cooperazione, potrebbero migliorare di molto queste condizioui, reudendo produttive quelle ricchezze della natura che ora giacciono inosservate nel suo seno. L'araba fenice delle Società Enologiche. Oggi siamo veramente lieti di poter annuciare ai nostri lettori di avere scoperta l'Araba Fenice delle Società.....Enologiche, ma li preghiamo subito a non credere che essa sia una di quelle troppo famose del Monferrato, oppure di quelle presiedute dall'onorevole Depretis. Essa è la Società Enologica di Verona, la quale, siccome è costatato dal processo verbale della sua adunanza ordinaria delli 21 febbraio p. p„ ha nell'esercizio dell'anno 1879 dato ai suoi azionisti un dividendo per utile netto che rappresenta il 6.50 per % del capitale versato, deduzione fatta inoltre di L. 34616,09 per ammortizzazione di 7 anni di gestione, di L. 7066,29 pel fondo riserva, ed in fine di L. 2.257,93 rappresentanti il 10 per % sui crediti, e così un totale di Lire 43940,31. L'attivo della Società si compone: Per monte vino di . . . L. 323,964.00 Per valori immobilizzati . . „ 83,916.56 Per crediti-Costa, bottiglie ecc. „ 50,509. Totale attivo L. 458,389.88 Il passivo per: Capitale sociale di . . . L. 226,300.00 Per debito verso un Instituto di pubblico credito e privati „ 164,755.43 Per dividendi non percetti da azionisti.....„ 2,304.86 Totale passivo L. 393,360.29 Differenza atti va L. 65,029,59. Questo splendido risultato la Società Enologica Veronese lo deve al senno pratico de'suoi amministratori, i quali, tenendosi in ristretta sfera di operazioni, seppero evitare le delusioni dolorosissime alle quali soggiacquero altre Società condotte da uomini audacissimi, ma meno onesti, o prudenti. La Società Enologica Veronese, previsto che nell'autunno del 1879 il prezzo delie uve sarebbe stato alto, e che il fondo vino esistente nelle sue cantine avrebbe bastato a soddisfare le domande, s'astenne prudentemente dal produrre su larga scala, e non spese che la somma di lire 25000, evitando in tale guisa di avere più tardi quasi immobilizzati preziosi capitali. Se in questi tre ultimi anni i vini prodotti dalla Società Enologica Verouese non furono ricordati dalle cento trombe dei giornali, ciò avviene perchè in tale periodo di tempo non vi furono Esposizioni e Fiere di vini d' importanza, ma ciò nullarneno i suoi prodotti ve.uuero fatti conoscere e meritamente apprezzare non solo nelle altre regioni d'Italia, ma ancora all'estero. Oltre i vini, la Società Enologica di Verona fabbrica pure eccellente Vermouth, il quale va facendosi strada e riputazione da poter fin d' oggi stare valorosamente a fiaucho dei più celebrati del Martini, del Cora, del Cinzano, ecc. La fiducia incontrata nel pubblico da quella Società è abbondantemente dimostrata dal fatto, che le tre prime serie delle sue azioni furono intieramente sottoscritte, e si incominciò la sottoscrizione della quarta, alla quale certamente i Veronesi, che amano 1' utile serio e sodo del proprio paese, faranno largo onore. Ma più delle nostre parole saranno eloquenti le cifre dalle quali emerge la sintesi della gestione, cioè il riparto degli utili. 70 p. 5/5 agli azionisti L. 14709,50 Capitale versato L. 226.300. 10 p. % al Direttore „ 2108, 92 10 p. % all'Enologo „ 2108,92 10 p. °/« al fondo di riserva „ 2108, 94 allo stesso „ 53,00 Totale L. 21089,~28 Noi chiudere questo breve cenno, facendo sincero e vivo plauso alla saggia ed esemplare amministrazione della Società Enologica di Verona, facciamo pure caldissimi voti affinchè il suo esempio sia imitato a maggiore incremento di uno dei precipui rami della nostra industria agricola e della ricchezza nazionale. Frattanto coi raffronti de' terribili sbaragli cui andarono incontro le altre Società, possiamo ribattezzare la Società Enologica Veronese, per Araba Fenice. (Dall' Econ. rur.) SILVICOLTURA Per iniziativa di alcuni illustri italiani tra cui il Torelli, il Sella, il Ricasoli, il Lampertico, si è riunito un numero considerevole di cittadini possidenti per formare una società triennale promotrice della silvicoltura nel Regno d'Italia, preoccupati dai tristi effetti che provengono dal diboscamento dei monti. Noi amiamo pubblicarne qui lo statuto, compresi dell'alta importanza che è anche pel nostro paese simile impresa, alla cui silvicoltura, per dir vero, si dà mano con lena istaucabile da parecchi anni. Statuto della società triennale promotrice della silvicoltura in Italia Art I.° La Società ha per iscopo di illuminare il paese sui tristi efletti che provengono dall' inconsulto diboschimento dei monti, come sono la denudazione dei monti stessi dal terreno vegetale, il disordine nel regime dei corsi d'acqua che ne discendono, le piene impetuose, gli straripamenti e mutamenti d'alveo, non che la diminuzione delle sorgenti e della portata estiva dei rivi medesimi, con grave danno dell'agricoltura e delle industrie. Essa cercherà d'indicare i rimedii, diffondendo precise nozioni sugli utili effetti della silvicoltura e del consolidamento e restituzione dei terreni devastati. La società durerà tre anni. II.0 La società si compone di soci che pagano lire dieci all' anno, libero l'associarsi per uno, due o tre anni. I socii, convocati iu assemblea generale, nominano la direzione, che si compone di un presidente, di due vicepresidenti, e nove consiglieri. La direzione nomina uu segretario ed uu cassiere. L'assemblea viene convocata in assemblea ordinaria generale ogni anno, la seconda domenica di dicembre, iu Roma, nel locale che verrà indicato dalla direzione; viene convocata in via straordinaria ogni volta che la direzione crede opportuno. Le deliberazioni sono valide qualunque sia il numero degl' intervenuti, e sono prese a maggioranza assoluta di voti; se nella prima votazione non si ottiene la maggioranza assoluta, basta per la seconda la maggioranza relativa. I soci avranno diritto a tutte le pubblicazioni che si faranno dalla Società. Chi crede associarsi ai promotori di questo sforzo veramente patriottico è pregato mandare la dichiarazione di adesione alla direzione del giornale l'Opinione, in Roma, indicando se intende associarsi per un anno, per due o per i tre che dura la società. Nel caso che venga omessa tale indicazione, si riterrà associata per il solo primo anno. Roma, 18 marzo 1880 (Seguono 45 firme di senatori e deputati) Notizie L'illustre pubblicista e deputato al parlamento nel Regno d'Italia, Carlo Felice Emanuele Cavallotti, recatosi a Trieste per assistere alla rappresentazione della sua Sposa di Ménecle, dovette nello stesso giorno, e prima della recita, abbandonare 1' ospitale città in seguito a decreto di sfratto inflittogli per ragioni politiche dall'I. R. Polizia, decreto che nel frattempo, per interposizione del suo Governo, eragli stato revocato. Elettissimo numero di amici e di ammiratori l'accompagnarono alla stazione, salutandolo a capo scoperto in dignitoso sileuzio. Nel Museo provinciale della vicina Aquileja furano collocate di questi giorni due statue colossali in marmo abbastau/.a bene conservate, raffiguranti i due imperatori Tiberio e Claudio. I docenti della scuola agraria del Goriziano tennero in varii luoghi della provincia delle pubbliche conferenze sul!' importante argomento della filossera alle quali vi accorsero molti uditori. Leggiamo nei giornali di Trieste che le prove della nuova opera Adele di Wolfinga, composta dall'egregio nostro concittadino Alberto Giovannini, procedono assai bene, cosicché la prima rappresentazione potrà aver luogo il 1. di maggio. L'aspettativa è grande. Il Magistrato di Trieste ha fatto procedere e piocede al sequestro di vini adulterati, così ne' depositi, come sulle barche e nello osterie. Alcune di queste, ove fu constatato spacciarsi vino adulterato con sostanze nocive alla salute (fuchsina) furono chiuse. A Suzzata (Modenese) ebbe luogo (12 aprile) una importante riunione alio scopo di prendere gli opportuni provvedimenti per le viti gelate. Venne ivi deliberato all' unanimità doversi sconsigliare il taglio raso delle viti, raccomandando per ora la spronatura dei tralci dello scorso anno. Il giorno 18 aprile ebbe luogo in Parenzo l'adunanza generale della Società che conta 206 soci e 19 onorari. Il bilancio si chiuse con un attivo di fior. 3500 in obbligazioni pubbliche e fiorini 146.80 V? in denaro. L'esito per sussidi ai soci malati, acquisto di obbligazioni dello stato, spese di medicinali, acquisto della bandiera ed altre spese minute ascese a fior. 1663.23. Nel 1879 l'attivo s'è aumentato con fior. 488.97. Matteo Rismondo fu Alvise. — Spirò in Rovigno, sua patria, li 20 in. d., nell'età d'anni 78. La perdita dell'ottimo uomo fu sentita con dolore da molti in provincia, dove era conosciuto per le belle sue doti. Fu membro fondatore della Società Agraria e direttore fin dalla sua istituzione; oltre quella di podestà coperse altre importanti cariche comunali nella sua Rovigno, ove lasciò eredità di affetti. Cose locali I dilettanti filodrammatici signorine Anna del Bello, Emma de Borisi, ed Aunita Montanari, nonché i signori Gregorio ingegnere Calogiorgio, Giuseppe Giovannini, Pio dottor de Gravisi. Luigi Montanari, ed Emilio Zetto, diedero la sera di domenica, 18 aprile decorso, a beneficio dei nostri poveri, due altre produ- OAPODISTRIA Tipografia di Carlo Priora. zioni di riputati autori italiani; cioè Misteri d'amore del Dominici, e Trappole d'oro del Marenco ; produzioni che riescirouo interessanti per la buona esecuzione e per la bella scelta. Ciò è dovuto anche all' intelligenza colta e premurosa del presidente sig. Giovanni dottor de Manzini, coadiuvato dal professore signor Bartolomeo Gianelli, al cui zelo e buon gusto va inoltre debitore il nostro teatro di parecchi scenari, allogati, sotto la direzione di lui, al valentissimo e celebrato scenografo del Comunale di Trieste, signor Gui-dicelli.— L'orchestra, sempre benemerita, lascia ogni volta il desiderio di riudirla spesso per gustare gli scelti e variati pezzi del suo programma, e per applaudirla assieme al suo Maestro, il quale dirige con tanto amore un' eletta di giovani assai volonterosi e bravi. La compagnia drammatica Olivieri, darà in questo teatro un breve corso di rappresentazioni, principiando la sera di sabbato, l. maggio, con una produzione del teatro spagnuolo, intitolata II positivo di una ragazza, e con una farsetta. Il giorno 20 m. d. è morto il signor Andrea Vogel nativo di Portorè in Croazia, chirurgo comunale emerito, da oltre quarant'anni domiciliato nella nostra città, dove seppe guadagnarsi stima ed affetto coll'eserci-tare la sua professione, mosso sempre da zelo ammirabile. Nelle varie invasioni di epidemie diede prove di straordinaria attività ed abnegazione. Fu accompagnato all' ultima dimora da grande concorso di autorità, di cittadini, e rappresentanze di molte istituzioni. Pubblicazioni La coesione nei liquidi, misurata per mezzo del calore che essi acquistano o perdono nel riscaldarsi o nel raffreddarsi; di Autouio Pizzarello (istriano), prof, al R. Liceo di Macerata. Macerata, Stabilimento tipografico Mancini. L'Imparziale. Con questo titolo è uscito in Gorizia, nel giorno 21, un nuovo periodico, il quale si propone lo scopo „di pubblicare le novità provinciali e cittadine che verranno a sua cognizione, purché siano esatte e precise, facendole seguire, occorrendo, di un suo parere o commento. Non ometterà pure quanto avrà attinenza con Gorizia e colla provincia, e si occuperà inoltre di argomenti più fatti per dilettare e per dileguare le nuvole suscitate dai gravi pensieri derivati dall' utile cittadino. " Ecco un succiuto del suo programma. L'Imparziale esce il primo e terzo mercoledì d' ogni mese al prezzo annuo di fior. 2 per Gorizia, e di 2.40 per la Monarchia; per l'estero si aggiungano le maggiori spese postali. Semestre e trimestre in proporzione. Breve analisi d'uno studio sulla Fede e Bellezza di Nicolò Tommaseo, per Giovanni de Faveuto Apollonio (istriano) professore ginnasiale emerito. Trieste, tip. S. Pastori, 1879. _