% o * Vi ■* Si pubblica ogni sabato. -j -$ fe« 1 » s IV. ANNO. Sabato 6 Gennaio 1849. L' Istria nel 538. Crediamo cominciar il quarto anno di questo gior-naletto colla descrizione deli' Istria che ci ha lasciato il celebratissimo Cassiodoro segretario del Re Teodorico e dei suoi successori in una sua Epistola, la quale noi diamo voltata in italiano e coram^ntata, per fare cosa gradita a persona che riveriamo ed amiamo moltissimo, siccome quella che non dubitiamo dotata di vero sa-pere. Ne ci voleva meno di questo impellente per deter-minarci ad arrischiare traduzione che riteniamo difficile, per piu ragioni; quanlunque ravisassimo in questa let-tera la prova che la penisola abbisogna di una citta che consumi i suoi prodotti, e colla piacevolezza del sog-giorno, colle delizie che pao offrire quando 1' arle vi diffonda, offra agli agiati di citla grande, piacevole diver-sorio. La farna che 1'Istria in antico fosse luogo di de-lizia frequentato da ricche persone che vi passavano qualche parte deli'anno, e confermata dai monumenti e dalle pietre incise, e confermata da questa lettera che pubblichiamo , e confermata dallo stato di depres-sione in cui fu quando rimase isolata. Trieste come e chiamata a rimpiazzare in questo ultimo seno di mare 1' antica Acjuileia per commerci, e chiamata altresi a rim-piazzarla per le materiali prosperila della provincia; il resto verra spontaneo. E pare a noi che sparita Aqui-Ieia traesse seco in lenta deiezione 1' Istria che piu a lei non faceva capo, e che nonRavenna, ma la Corie Impe-riale, che vi risiedeva tenesse ancora in qualche vita la provincia nostra, imperfettamente sostenuta poi dalla Corte degli Esarchi, ne Ravenna ne chi a lei subentro, pote fare quanto ali' Istria era necessario per la separazione che naturalmente porta il mare interposto. Gli interessi virtuali erano bensi coltivati e promossi di la del mare, non cosi gli altri, che pur sono necessarted indispensa-bili, ma non e a disperare che anche questi trovino svi-luppo ed alimento nella propria terra, secondo i propri bisogni, e con quell' ordine gradato che esige lo stato presente senza procedere per salti che mostrano le mag-giori dissonanze. Fu aSsai questionato dai nostri e da altri, se Cassiodoro parlasse veramente deli'Istria o di altra provincia, perche nella lettera ai Provinciali disse est enim. pro-xima vobis parlando della provincia che imprende de-scrivere; ma il testo e la lettera successiva direlta ai Tribuni marittimi, alcune peculiarita che sono deli' Istria soltanto, poteva facilmente avvertire come nobis andava scritto e non vobis, facile essendo lo scarnbio fra la v e la n nella forina antica della scrittura da penna. Vi fu chi trovo impossibilita di tante belle cose nell' Istria per 1' aria insalubre che si volle avesse re-gnato e regni tultora; ma 1'esperienza va mostrando la fallacia degli antichi ragionamenti che attribuiva tutto ali'aria, cio che proveniva da altre cause; i lavori del dottissimo, gia direttore della Facolta medica nell' Univer-sita di Padova, Dr. Spongia, che andiamo pubblicando, schiarira la cosa, speriamo con pubblico vantaggio, se ai consigli dell'esperto, corrispondera il fatto di quelii che vivono su terra istriana. Anche del frumento si sarebbe dubilato in altri tempi, e si dubita ancora in molti distretti; noi non ne dubiliamo dopo veduto cio che si e fatto in questo se-colo nel distretto di Buje. E speriamo che non si dubi-tera nemineno dei vivai di ostriche anche nella parte d'Istria tra Salvore e Pola, e dei vivai di pešci, quando le teslimonianze deli' antichita persuaderanno di imitarla, e cesseranno quelle cause che vi pongono ostacolo, ed a curare le quali dovrebbe dirigersi 1' attivita di chi e in grado di poterlo fare. E quanto agli ordinamenti di governo, diremo che da questa epistola apparisce chiaramente quale fosse la costituzione provinciale, quali gli aggravi della penisola, e come incombenti a quelli che si dicevano possessores o provincinles, e che noi diressimo i baroni; i comuni nobiliari avevano altri carichi. Noteremo poi che 1'Epistola di Cassiodoro non e gia una lettera descrittiva, n6 suo proposito di fare il retore od il poeta; ma piuttosto avere voluto il secretario del Re abbellire soltanto il gergo dicasteriale d' allora, con diciture che, senza sco-starsi da cio che era di pratica, fossero meno noiose a leggersi da chi non vi aveva interesse; ed avere voluto mostrare che il dotto secretario aveva conoscenza degli ordinamenti tutti, e delle condizioni della provincia. Ne cio fece egli solo per 1'Istria, ma altrettanto usd per altre provincie delle quali ebbe occasione di parlare. li Senatore Prefetto del Pretorio Ai Provinciali deli' Istria. I pubblici dispendi oscillanti a causa della varieta dei tempi, possono equilibrarsi soltanto, quando il pre-cetto deli' imposizioni sia salubremente proporzionato alla quantita dei provventi dei luoghi; ivi essendo e facile la riscossione dove e abbondanza di frutti. Imperciocche se viene imposto cid che la sterilita digiuna ha negato, la provincia soffre detrimento, e non si consegue 1' effetto desiderato. Dali' altestazione di quelli che sovraintendono alPan-nona pubblica, abbiamo rilevato che la provincia d' Istria celebrata per la squisitezza e maturita di prodotti, vada lieta in quest' anno, Dio propiziante, di vino, di olio e di frumenlo abbondanti. Quindi per 1'imposta tributaria che in questo primo anno di indizione vi viene assegnata, darete generi delle specie sopraddette per tanti zecchini di tributo; le altre cose poi 2) condoniamo alla devota provincia in causa dei gravi dispendi. Pero siccome a noi occorrono i generi sopraddetti in quantita inaggiore, abbiamo trasmesso altrettanii zecchini dal nostro tesoro, affinche si possano avere le cose a noi necessarie senza che sieno a vostro carico. Imperciocche quando siete co-stretti di vendere agli estranei, vi avviene spesso di sof-frire pregiudizio, specialmente quando vi viene tolto il compratore straniero; ed e difficile di vedere oro quando provate la assenza dei mercanti. Quanto non e meglio 1' obbedire ai padroni, di quelIo che dare ai lontani? quanto non e meglio soddisfare il debito con prodotti naturali, di quello che sostenere i fastidi delle vendite? Noi, per sentimento di giustizia, abbiamo provveduto cio che al-trimenti ci avreste suggerito, perche non vogliamo lede-dere nei prezzi nei quali non va compreso 1' obbligo del trasporto. 3) Imperciocche questa regione d' Istria, e prossima a noi, collocata nei seno del mare Adriatico, piena d' olivi, ornata di campi a coltura abbondante di viti, dal che quasi da tre mammelle di egregia uberta, fluisce ogni frutto di invidiata abbondanza. La quale Istria non im-meritamente viene detta la Campania di Ravenna, la di-speiisa della citta regale, diporto di assai volutta e de-lizie. Prolungata verso settentrione gode di mirabile temperie di cielo; ha talune che non impropriamenle di- II citarsi frumento fra i proa — Pola giace al mare in un golfo che ha forma di porto aventi isolette di bei paraggi, e di bei prodotti. Ed oltre queste vi sono quelle di Rovigno, di Orsera di Parenzo, di Cer-vera (ora abbassate sotto P aqua.) 6) I numerosissimi Castellieri, comprovano I' asser-zione di Cassiodoro; non sarebbe impossibile, conosciuti che fossero tutti, di dare il numero delle truppe che vi stanziavano. 7) Per questi primati sembrano indicarsi perso-naggi d' altre pt-ovincie che qui avevano po^sidenza venivano a stanziare qualche tempo, dei quali accenne-remo dei tempi antichi, i Licini, i Flavi, gli Antoni, Stu-lilio Tauro, Agrippa, l' amico di Augusto; e di tempi piu tardi molti Clarissimi ed illustri, menzionati nelle lapidi e nelle leggende dei Santi. . dei prodotti naturali, poiche quello che vi nasco viene quasi tutto consumato nella citta regale. La devota provincia dia dunque volentieri il suo abbondevole; obbedisca ampiamente quando si chiede, mentre volentieri lo faceva quando non ne veniva ri-chiesta. Ed affinche nessuna dubbiezza nasoa sui nostri co-mandi, abbiamo inviato Lorenzo1) personaggio espertis-sirno, ed a noi provato per importanti lavori nel gover-no con poteri sufficienti, affinche, secondo i decreti u-niti, sollecitamente mandi ad effetto quanto gli venne in-giunto pel pubblico servigio. Ora somministrate quanto vi viene ordinato; voi fa-rete propenso il funzionario, se volentieri accettate il comando. Con separato decreto annesso, vi manifestiamo i prezzi che abbiamo fissato, avendoci il portatore delle presenti suggerito con apposito rapporto il modo di far-lo. Imperciocche non si puo tassare qualcosa con giu-stizia, se non sia stato possibile di riconoscere ad evi-denza Id quanlita dei generi esistenti. Ingiusto e il tas-satore che pronuncia a caso, e si fa reo di male chi pro-clama senza ponderare. (Daremo il testo latino in altro foglio) ') Sembra essere queslo lo stesso personaggio che salito poi in niaggiori dignita, facesse per dono a Dio selciare di mosaico 700 piedi (juadrati di pavimento nel Duomo alzato dal Patriarca Elia. Dal titolo che por-ta di Chiarissimo, sembra che fosse il supremo Magi-strato della Provincia. La leggenda si conserva tuttodi, e cosi la rilevammo: LAVRENTIVS • VC PALATINVS VO T V M CVM S YI S SOLVIT ET DE DO N V M DEI FECE RVNT, P DCC//// Della Chiesa dei due Castelli. Monsignor canonico A. Gambin parroco di Barba-na, ebbe a cumunicarci gentilmente uno scritto del 1774 compilato, per quanto sembra, in occasione di questioni generali sul diritto di nomina dei canonici, e sulle ri-serve cosi delte papali che il Senato veneto non volle ammettere nei suoi stati. L' autore di quello scritto a-veva sott'occhio antiche carte, e come abbiamo sospetto deli' Archivio vescovile di Parenzo. L' origine della Chiesa dei due Castelli era a lui pienamente ignota; seppe che Ottone II aveva fatto dono del luogo di due castelli alla chiesa di Parenzo, e che questa donazione era stata confermata da Volkero il primo dei Patriarchi che ebbe dominio deli' Istria, non ebbe notizia o sospetto che due Castelli avessero appar-tenuto al Vescovato di Cissa, o di Rovigno, quantunque il diploma di Ottone avesse potuto richiamare la sua attenzione. Ne tenne in conto alcuno la vasca battesimale che esisteva nella Chiesa di S. Sofia,e sulla quale si volle fosse segnato 1' anno di sua erezione, anno di somma importanza, perche indicherebbe il tempo nel quale il fonte battesimale venne dato ai comuni ecclesiastici che non fossero battesimali. Espone 1' autore che Due Castelli traesse il nome da due castelli, 1' uno pošto su d' un colle, 1' altro su J'altro, isolati ambedue, a cavaliero del vallone del Lerne, 1' uno aveva nome di Castel Parentino ed e quello a settentrione da parecchi secoli inleramente distrutto, 1' altro detto Motite Castello o Moncastello; nome que-st' uitimo assai frequente, e di cui citeremo 1'esempio presso Cervera di Parenzo, e fra Laverigo e Monticchio di Pola. Noi non dubitiamo che tale fosse il nome del castello rimasto ed abitato, ma temiamo che abbia preso equivoco col citare l' investitura del Patriarca Volchero, dacche questa sembra parlare piuttosto del Moncastello presso Cervera. Narra desso che questo Moncastello al Leme rima-nesse popolato fino al principio del secolo XVII, ma dopo cessati i pericoli d'incursione degli Uscocchi, gli abitanti se ne allontanassero di mano in mano preferendo 1' abi-tare dispersi in mezzo ai loro poderi ai due lati della Valle. Al principio del secolo XVIII Moncastello era del tutto disabitato; per modo che il Rettore (era un gen-tiluomo di Capodistra eletto da quel Consiglio nobile) i ministri, i canonici ed i pochi rimasti, scelsero la con-trada di Canfanctro distante un miglio, e 1' antica chiesa intitolata a S. Silvestro. Non pertanto la chiesa di S. Sofia in Moncastello veniva ogni giorno officiala, in essa si celebravano la Messa. Conventuale, e le feste tutte. Nel giorno di 7 giugno deli'anno 1714 per decreto del Vescovo Vaira allora in visita, fu abbandonata la chiesa di S. Sofia. Ricorreva in quel giorno 1' ottava del Corpus Domini, una solenne processione levo il santissi-ino dalla chiesa che si abbandonava, e lo trasporto a S. Silvestro di Canfanaro, nella quale si trasferi anche il fonte battesimale, ed in Canfanaro si fecero le funzioni tutte. Pero la chiesa di S. Sofia non venne dissacrata ne abbandonata; ogni festa il Capitolo doveva farvi cele-brare Messa; per comodita degli abitanti di la della valle, e (merita registrarlo) per soddisfare la pieta degli abitanti che avevano in esso luogo le tombe dei loro an-tenati. La chiesa di due Castelli aveva capitolo di quattro Canonici, compreso il Pievano, i quali eleggevano se me-desimi; pero si noti che il capo della chiesa era Pievano, e quindi piu che Parroco, meno che Arciprete, ed era di elezione vescovile come di diritto pei Pievani. Due Castelli era vera Pieve, con fonte battesimale. Di una sola dignita si fa menzione, di quella di Scolastico la quale non va intesa siccome presidente a scuola di puttelli, bensi ad instruzione del giovane clero della chiesa di due Castelli, nelle lettere, nelle discipline, e nel rito, perche ogni chiesa aveva proprio clero, e voleva che fosse conformato al debito suo. Al clero non fu straniera 1' educazione nelle lettere dei laici, ma cio venne assunto in supplemento di chi aveva missione di farlo, e credeva inutili le lettere, nel medio evo; poi per instituzioni che dicevano politiche; e non a torto, perche cio che il clero assunse come mezzo a conoscenza delle cose di Dio, fu poi guardato con altro occhio. Riteniamo che nel 1806 1' antica chiesa di S. Sofia, rimanesse indemaniata come dicevano, e raffreddato per per malo eseinpio 1'amore ai monumenti sacri, le tegole sparissero per insensibile traspir azione, poi le travi, poi quanto poteva convertirsi ia aso qualunque. Strano ef-fetto della civilla di quei tempi, che colle chiese ritenute inutili, colla pieta ai defunti riguardata eccedenza e mi-nuziosita di religione, tolse i monumenti alla storia, ed assai pieta al popolo. Engelberto II Conte d' Jstria sepotto in S. Pietro in Selve. 11 Padre Martino Bauzer il quale scrisse delle cose nostre, asseri che Mainardo IV Conte di Gorizia abbia fondalo 1'Abbazia di S. Pietro in Selve nell'anno 1255. II Padre Chiaro Vascotti, nel suo articolo su S. Pietro in Selve, dubitava di questa fondazione, la quale sa-rebbesi fatta durante la minorita di Alberto II nostro, dal naturale suo tutore e capo di famiglia Mainardo IV di Gorizia, ma in verita il Padre Chiaro aveva ragione di dubitarne. Imperciocche sappiamo che nel 1222 ve-niva fatta donazione di terre ai Monaci di S. Pietro in Selve affinche pregassero per 1' anima del defunto Conte Engelberto. Nell'anno 1171 allorquando Alessandro VI confermava alla chiesa di Parenzo le sue giurisdizioni ec-clesiastiche, si tace onninamente di S. Pietro in Selve, il che fa indurre a non esistenza. Egli e vero che in al-tra Bolla del 1248 di eguale tenore si tace di S. Pietro in Selve, pero questa seconda bolla e manifestamente u-na ripetizione della prima, la quale prima essendo fatta in Venezia da Papa Alessandro III, mentre vi si trovava anche il Vescovo di Parenzo, fa suppore che fosse e-satta. E potrebbe anche essere che appena Mainardo IV facente pel Minore Alberto II 1'alzasse legalmenle ad Ab-bazia, e che prima di quest' epoca fosse semplice Mona-stero com' e indicato nel diploma del 1222, e di falto sol-tanto, filiale di qualehe altra Abbazia di Benedettini; p. e. di S. Michele di Pisino. II Vescovo Tommasini nei suoi Commentari dell'I-stria, parlando di S. Pietro in Selve nirra che i Conti di Gorizia (esso dice cosi) avevano le loro tombe in S. Pietro e vi si Ieggevano anche le inscrizioni. Egli dis-se Conti di Gorizia, perehe quelli d'Istria erano della famiglia; i Conti di Gorizia avevano le loro tombe, che tut-tora si conservano nell' Abbazia di Rosacis, altri poi ven-nero sepolti in Stams, in Lienz. II diploma del 1222 fa ritenere che Engelberto II fosse sepolto in S. Pietro; i successori suoi lo furono altrove, 1'ultimo Conie fu sepolto in Stams, il penultimo in Treviso trasportato poi in Rosacis gli altri fuori d' I-stria. Engelberto II. moriva diffatti nel 1220. Collegio Governativo in Trieste. In cent anni e cento mesi L' acqua torna ai suoi paesi. Fino dail' anno 1747 il Governo della citta di Trieste per cid che riguardava 1'interesse dello Stato era poggiato ad una sola persona, la quale aveva 1' offizio ed il titolo di Capitano civile e militare della citta di Trieste; esso aveva allato un Secretario, il quale per la ristrettezza degli alfari di allora, bastava a provvedere per quegli -ordini che il Capitano credeva di dargli. Nel 1748 venne in Trieste inslituita 1' Intendenza Commerciale la quale agiva collegialmente, il capo di questa portava il lilolo di Intendente, cangiato in quello di Governatore, quando quesla carica venne instituita da Giuseppe II per tutte le provincie. Precisamente cento anni dopo, il collegio-Governia-Ie veniva sciolto e fu nell'anno 1848. Nel Capo della provincia concentrossi 1'esercizio del potere esecutivo con risponsabilita (che fu incerta per la presenza di collegio) ed i poteri civili e militari si concentrarono nella stessa persona, non per massima di governo come altra-volta ma per causa diversa, Noi ebbimo a risparmiare i cento mesi, nello ri-stabilimento di un sistema d' amministrazione che appli-cherebbe la massima = sieno piu a deliberare, sia un solo ad eseguire, che cosi si avra maturita nelle leggi, sollecitudine, certezza nell' amministrazione. V Geografia antica. Pre Guido da Ravenna facendosi nel VII secolo a copiare gli antichi ilineran di terra e di mare deli' e-poca di Augusto cosi enumera i comuni di mare alle coste di'11'Istria. Noi riterremo 1'ortografia del testo della Biblioteca reale di Parigi vednto dal P. Porcheron. ARSIA NESACIA POLA RVVIGNIO PABENTIVM NEAPOLIS HVMAGO SIPARIS SILBONIS PIRANO CAPR1S TERGESTE ADBECISSIN FOROIVLIVM PVTIOLIS AOVILEGIA