ACTA 111 STRIAE IV. ricevuto: 1995-07-24 UDK: 343.15:347.992/.993 Rcpubbiica di Venezia UNA DONNA "DI CATTIVO CONCETTO". PROCESSO A GASPARINA COLLARICH (1768-1773) Mauro VIGA'fO asistente, Dipartimentci di Storia, Université di Studi di Venezia, IT-30124 Vonazia, San Marco 2546 SINTESI Tra il 1768 e il 1773 una donna di Aibona, Gasparina Collarich, fu protagonista di una vicenda giudiziaria scaturita dal furto di un'ostia consacrata. 11 proccsso, delegato dal Consigtio dei Dieci al podestà e capitana di Capodistria, si concluse in prima istanza con la sua condanna al bando perpetuo. Resasi iniziahnente latitante, la donna venne perd successivamente catturata e condolía a Venezia per l'esecuzione capitale. Qui pero, il riesame della sentenza da parte dei capí del Consiglio dei Dieci, permise di correggere un palese errore giudiziario. Sulla sua condanna aveva infatti pesato, più che la cerlezza della sua colpevolezza, la fama di ladra e di mezznna che la circondava. II24 giugno .1768 don Zuanne Manzoni, canónico di Albona, presentava al podestà di queíla terra una denuncia circostauziata circa il furto di un'ostia consacrata awenuto un paio di giorni prima nella chiesa della Beata Vergine della Consolazione.1 ' Questí i fatti. La mattina del 22, egli aveva lasciato una piccola borsa, contenente una "mandola" d'argento con dentro un'ostia consacrata, sopra Tallare principale di queíla chiesa, ad uso del curato che di II a poco vi aviebbe dovuto celebrare la messa. Quest'ultimo, giunto per la funzione, aveva pero trovato la chiesa aperta, le cándele dell'altare spente, ma non la borsa con l'ostia consacrata. Ne aveva subito informato lo stesso Manzoni; insieme sí erano recati ad effettuare un accurato sopraluogo, che tuttavia non aveva dato alcun esito. A poche ore dall'accaduto, i sospetti si erano già appimtati su Gasparina, moglie di Domenico Collarich detto Coppe, abitante del luogo, nonchè sorella del custode 1 Archivio di Stato di Venezia (d'ora in avanti ASV), Consiglio dei Dieci, processi crimiriali, b. 9 (Capodistria), processo n. S (d'ora in avanti indícalo come Processo). 73 ACTA 111 STRIAE IV. Mauro V¡CATO: UNA DONNA "DI CAITIVO CONCETTO" ... 73-82 della chiesa. Ad "accusarla" era quanto andavano affermando due uomini, che dice-vano di averie parlato la mattina stessa - e dunqae poco prima che venisse compiuto il furto - proprio sui graditii aníistanti la chiesa. Secondo la loro versione dei fatíi, ad attirarela loro atíenzione era stata la stessa Gasparina, che aveva notato alcune candele accese all'interno del terapio, in quel momento ancora chiuso. I due si erano limitati a suggeririe di avvisare il custode ed avevano proseguito il loro cammino. Tanto era bastato per ritenere Gasparina lautricemateri ale del furto sacrilego. II giorno seguente Ja borsa era stata comunque ritrovata. Un religioso del iuogo, don Giaconio Coppe, aveva awisato lo stesso Manzoni che una persona, in confessione, gli aveva rívelato che la borsa con il suo contenuto era stata riportata nella chiesa. II sacramento vietava al religioso di svelare l'identita del confidente, ma la notizia si era comunque rivelata esatta: i due, recatisi sul posto, avevano infatti ritrovato la borsa e quanto vi era precedentemente contenuto.2 Cid non aveva pero impedito al Manzoni di denunciare ugualmente l'accaduto all'autoritá civile. 11 podesta di Aibona aveva cosi awiato il procedimento del caso con l'interrogatorio degli uomini che un pato i giorni prima avevano parlato con Gasparina. Raccolte le loro testimonianze, aveva poi informato dell'intera vicenda il Consiglio dei Dieci, che alia fine di agosto aveva delegato al podesta e capitano di Capodistria la formazione "con rito" del relativo processo.' Nel frattempo di Gasparina si erano perse le tracce. 2 La borsa non era stata ritrovata sopra Paitare principale clove il Manzoni l'aveva collocata, bensi sopra l'altare di de.stra. Precedentemente tutta la chiesa era stata sspezionata, anche con l'siuto del custode, Michieí Dimitrie detto Cussarich, e del di lui fïglio {ASV, Processo, c. 17 e 17 r., testimonianza di Don Zuarme Manzoni). 3 L'interrogatorio dei due uomini, Marin Nacinovich detto Benai e de! suo compagno Domenico Ghergorich da parte del podestà di Albona era awenuto ii 25 e i! 29 giugno. II 30 il podestà aveva sospeso i! procedimento ed informato dell'accaduto il Consiglio dei Dieci, pre-mettendo che non si era poluto eseguire l'arresto di Gasparina perché in quel momento la locale prigione era occupata da persone di sesso maschile. 11 31 agosto il podestà di Capodistria aveva ricevuto lettere dal Consiglio dei Dieci che lo investivano de!lM,autorità e rito" del Consiglio stesso perche formasse processo. Con una lettera del 19 setiembre, questi avvisava il suo collega di Aibona della delegazione rioevuta, richiedendo nel contempo gli atti del procedimento da luí awiato. Sude procédure giudiziarie: Povolo C., Aspetti e problemi del!'amminislraziorte della gtusíizra penale nella Repubblica di Venczia (secoli XV-XVIH), in Slato, socielà e giustizia nella República venela (sec. XV-XVIU), a cura di G. Cozzi, v. 1, Roma, 1980. pp. 153-258. Parti-colarmente per llstria i contributi dei convegno intemazionale "Listria e la Repubblica di Venezia: istituzioni, diritto, amministrazione", svoltosi a Capodistria il 10-12 giugno 1993 ed ora raccoiti in "Acta Histriae", IIÍ, Koper-Capodistria, 1994, ed in particolare i saggi di Vig-giano A., Note suH'amininisirazione veneziana in [stria nel sécalo XV (pp, 5-20); Povolo C., Pariicolarísmo istituzionale e pluralismo giuridico nella Repubblica di Venezia: il Friuli e ilstria nel '6-700 (pp. 21-36); Marino R., L'istituzione del Magistrale di Capodistria nel 158'4. Un.coniribuio alio studio dei rapporli tra l'lsiria e la Repubblica di venezia nei secoli XVI-XVII (pp. 117-122). 74 ACI A HISTRIAE ÍV. Maulo VIGATO: UNA DONNA 'DI CATTSVO CONCETTO'....73-82 II canceliiere del podestá era giunto ad Albona alia fine di dicembre e per una decina di giorni aveva raccolto le testimonianze giurate di numeróse persone del luogo.4 Nessuna di queste aveva pero fornito prove certe e circostanziate. Nessuno aveva infatti visto Gasparina introdursi in queila chiesa, né tantomeno in possesso della borsa di cui si é detto. In compenso, l'insieme delle deposizioni avevano de-lineato un ritratto della donna tutt'aítro che edificante, che aveva indubbiamente finito per pesare nella valutazione complessiva dell'intera vicenda e nella relativa sentenza che ne era seguita. Qualcosa, in questo senso, era giá emerso dalle dichi-arazioni rese al podestá di Albona dagü uomini che avevano incontrato Gasparina la martina del furto: "ho inteso molti parlar male di lei", aveva anticipato Marín Nacinovich, e il suo compagno aveva confermato diceado di aver sentito "da molti di questo paese che ella sia lunga di mano, val a dir in concertó di cattiva donna".5 Le testimoniante raccolte dal canceliiere del podestá di Capodistria avevano via via aggiunto ulterior! elementi. Da sempre la si sospettava per i furti che venivano di tanto in tanto scoperti nei campi, e la si diceva autrice anche, di altre ruberie, comraesse a piü riprese nel circondario di Albona e in altre localitá: ad esernpio del furto di un quantitativo di cera ad un marinaio veneziaao di passaggio, di una cal-diera di rame ad una donna del luogo, di alcuni peltri ad un prete di Barbana.6 Ed era inoitre fortemente sospettata dell'asporto, sempre dalla chiesa della Beata Vergine della Consolazione, di alcune tovaglie, di un fazzoletto del Cristo, di una vestina, e del contenuto delle cassette che contenevano le elemosine.7 Ma Gasparina era conosciuta soprattutto come mezzana; nella sua casa - avevano affermato diversi testi - numerase "povere putte" della zona vi avevano perso la loro ver-ginitá, ed alcune di queste erano successivamente ricorse a lei per liberarsi della gravidanza indesiderata o per partorire, dato che Gasparina, oltre che procurare aborti, si occupava anche dei píccoli esposti, portandoli personalmente ¡día ruota di Sanvincenti. O almeno era quello che lei diceva di fare, perche beri piü gravt sospetti cixcondavano íl suo operato visto che in un'occasione - ed era stata la sua vicina di casa a raccontarlo - ne aveva abbandonato uno sulla strada che conduceva 4 lí cancellere, giunto ad Albona il 28 dicembre 1768, vi era rimaste fino all'8 gennaio. Tre giomi prima il podestá di Albona avéva serillo ai suo collega di Capodistria che Gasparina si era sottratta all'arreslo con una fuga preventiva (ASV, Processo, c. 106). 5 ASV, Processo, cc. 8 r. e 9, deposirfoni di Marin Nacinovich detlo Benal e Domenico Gher-govich del quondam Mattio. 6 ASV, Processo, c. 37, testimonianza di Valentín Furian canonico. "Interrogato se sappi quaíí furti abbi commessi detta Gasparina, rispóse: diversi Ho sentito dire che abbi commessi fra quali 5 peltri a Barbana ... e una caídiera o aiiro pezzo di rame a Donna Menega moglie di Gregorio Favro impériale". I peltri sarebbero stati rubati ad un prete, Michiel Bradolich, e successivamente rivendutí nella terra di Dignano (ibid., c. 43, testimonianza dei reverendo Melehiorre Negri, pievano della Chiesa della Beata Vergine della Consoíazione). 7 ASV. Processo, c. 20 r., testimonianza di Iseppo Signorelli quondam Domemco soítogastaldo della Chiesa della Beata Vergine della Consolazione. 75 ACTA HISTRJAE ÏV. Mauro VIGATO: UNA DONNA "Dt CATTIVO CON CHITO' ... 73-52 a Barbana al quale i caní avevano mangiato un braccio.8 Altri testi avevano affermato che Gasparina faceva da ruffiana, e addirittura alla sua stessa figiia, Me-nega, e ad una ñipóte.9 In quanto ai furto dell'ostia, benchè tutti la sospettassero pesantemente e molti per questo la ritenessero meritevole "d'esser abbrugiata",10 nessuno aveva saputo - o voluto - indicare lo scopo di tale sacrilegio. Forse - aveva avanzato qualcuno -, era stata attratta dalla "mandola" d'argento e dalla borsa che la conteneva. Solo il canonico Manzoni si era spinto oltre, adombrando un ben pià grave sospetto: "non so - aveva insinúate, rispondeudo ad una domanda del can-celliere - se la tnedesima Gasparina l'avesse presa per abusarsene di qualche maleficio".11 Non era forse la profanazione delle ostie consacrate - seinbrava suggerire - uno dei mezzi con cui le streghe compivano sólitamente i loro riti? Proprio questí timori l'avevano spinto, nonostante il ritrovamento, a bruciare la particola e a riporne i resíi all'interno del santuario. Esaurito il suo compito, il cancelliere aveva lasciato Âlbona i'8 gennaio del 1769 senza riuscire a chiarire ulteriormente la dinamica del furto. Le deposizíoni giurate che aveva raccolto si sarebbero tuttavia rivelate piu che sufficienti per convincere il tribunaie podestarile dell'intrinseca "malvagità" délia donna, L'8 novembre del 1771 eTa stata infatti pubblicata una sentenza quantomai pesante nei confronti di Gasparina: bando perpetuo da tutti i luoghi del Dominio con ia minac-cia - se avesse rotto tale comandamento e fosse stata catturata - di essere deca-pitata in Venezia. Per i suoi catturatori era anche previsto un premio di un migliaio di ducati.12 Le motivazioni di una cosí dura condanna venivano chiaramente sottolineate nella sentenza di bando: "inquisita per quella popolazione d'Albona - veniva pre-messo - di un vergognoso abbominevole lenocinio, nelía propria casa pratícato con scandalo e rovina di più giovinastri e nubili donzelle di quella terra", Gasparina veniva di fatto riconosciuta autrice e responsabile di tutto quanto la gente le impu-tava: gli aborti, i parti ciandestini, le esposizioni, i furti dei paramenti e degii utensüi sacri, fino al!' "enorme, empio sacrilego furto - come veniva scritto a motiva-zione della condanna - commesso scientcmente, dolosamente, temerariamente, 8 ASV. Processo, c. 99 r., testirnonianza di Zanella raoglie di Bortoüa de Zorzi detlo Renaldi. 9 Ad esetnpio la testimonianza di Me nega Marzieri moglie di Gregorio Perinich (ASV, Proceso, cc. 46 e 46 r,). "Interrógala se sappi a chi servisse di mezana la detta Gasperina, rispóse: a tutte le povere pulte del paese e persino a sua figiia Menega e a sua ñipóte pur Menega, figiia di Michiel Cussavich di lei Cratello, per quanto mi ha detto mío marito Gregorio a cui ebbe ad esibire la detta sua figiia e mezza (ñipóte) per goderíe carnalmente purche pagasse due boccali di vino". 10 La gia citata testimonianza di Iseppo Signorelli (ASV, Processa, c, 20 r.), che aveva affermato: "tutto il popnlD diceva che Gasperina... I'avessembata (l'ostia consacrata) e perció che merita(va) d'esser abbrugiata". 11 ASV, Processo, c. 19. 12 ASV, Processo, cc. 110-111 t. 76 ACTA mSTiUAE IV. Mauro VIGATO: UNA DONNA 'DI CATTIVO CONCETTO".... 73-82 "Giustizia " ai lapidario del Museo regionale di Capodistria. 77 ACTA ÍQSTRIAE JV. Mauro VIGATO: UNA DONNA 'DI CATTIVO CONCETTO".... 73-82 sacrilegamente, per la detestabile causa di un dannatissimo profitto, con pro-fanazione del sacro tempio ed altare e de' piü venerabili ministri, in offesa della religione, con ingiuria immediata del sacraméntalo Signor Nostro, con pericolo di piü enormi profanazioni e sacrilegi contro tutte le ieggi di Dio Signore e del Principe, scandaio, mal esempio, e con tutti quegli altri mali modi e pessime conseguenze ed odiosissizne circostanze che dal processo risultano".13 II 6 aprile 1772, era giunto a Venezia il cavaliere dei reggimento di Rovigno, Giacomo Martinelli, e aveva conseguato al capitano di guardia delle prigioni dei Dieci una "femina di statura ordinaria, capelli color di castagna, vestita con faz-zoletto attorniato a torno il capo, vesíura di saggia scura, maniche di paño vechio, traversa vecchia, calze di lana, scarpein stadi vecchie, d'anni 53 compiuti" .14 Gasparina era stata cattuiata poco tempo prima a Fontane, nelle vicinanze di Parenzo, territorio dove aveva trascorso gran parte della sua latitanza, ed estradata immediatamente per l'esecuzioue della condanna. Quattro giorni dopo pero, era stata inoltrata una supplica perché i Capi del Consiglio dei Dieci riprendessero in considerazione il caso. Nella scrittura, di Gasparina non solo la si diceva involontaria contrawenente al bando, ma vittima di una sentenza accusatoria palesemente fondata su soli elementi indiziari; ed inoltra: il reato di cui veniva accusata - il furto sacrilego - non era - proseguiva la scrittura -"della natura imputata", poiche niancavano i due presupposti fondamentali della "scienza" e della "volonta".15 I Capi dei Dieci avevano accolto la richiesta, ed intimato all'awocato del-l'Uffício di vagliare i fondímenti di tale supplica. Dodici giorni dopo, questo aveva presentato una scrittura nella quale veniva sostanzialmente av valla ta la richiesta della-difesa di una "realdizione" del caso. La disamina dell'"estesa" del bando infatti, aveva rivelato che nessuna prova certa della colpevolezza di Gasparina era stata prodotta: "tutti - scriveva l'avvocato dei Dieci - sono semplicemente indizi, e indizi non legati al fatto". "Da questi indizi - proseguiva -, cioé diffamazione di mala vita e abitudine in altri furti che non hanno la necessaria legal connessione coll'imputata colpa, s'induce la debole non legittima conseguenza che sia stata anche rea dell'asserto latrocinio sacro".16 Quanto al reato addebitatole poi, l'avvocato dei Dieci non aveva dubbi: in base a quanto rilevato dall"'estesa" del bando, questo non poteva certo dirsi della natura imputata: "senza cognizione e volon-tá - premetteva - non si commettono delitti. II fanciullo e il furioso non si riguar-dano siccome rei, perche al primo manca la scienza, al secondo manca la voloníá 13 ibid. 14 ASV, Processo, c, 107 15 ASV, Processo, c. 112. 16 ASV, Frocessv, cc. 112 r.-113 r. 78 ACTA 111 STRIAE IV. Mauro VIGATO: UNA DONNA 'Di CATTIVO CONCEITO".... 73-82 nella colpa".17 Tale presupposto, a cui faceva del resto riferimento nella sua parte iniziale la stessa sentenza, veniva peró paleseniente contraddetto da alcuni passi successivi della stessa, dove veniva asserito che era stato il denaro "l'iniquo vilis-simo oggetto" del furto di Gasparina, "per la detestabile causa d'un dannatissimo profitto".18 Era facile per l'awocato dimostrare che l'accusa di furto sacrilego veniva cosi in non essere, trattandosi tuttalpiú di semplice furto: e a sostegno di tale tesi poteva addurre il fatto che la borsa con l'ostia era stata prontamente restituita senza che venisse commessa profanazione di sorta, e che un cálice, che al momento del furto si trovava accanto alia borsa, non era stato toccato. L'awocato dei Dieci aveva inoltre ricordato che le "realdizioni" non erano affatto insolite, e che la supplica rivolta dall'imputata era pienamente conforme alia legge 18 setterabre 1609 che accordava facoltá di ricorrere entro i 15 giorni clall'arresto. E aveva concluso: "per tante ragioni dunque, desunte dalle manifesté implicanze della sua capital sentenza, ragioni interessanti non la clemenza sola ma la veritá e la giu-stizia, meritá, secondo la mia riverente opinione, d'essere esaudita questa dis-graziatissima donna mentre essa implora un semplice atto di grazia, il di cui effetto non é se non di trattenere sospeso il braccio della giustizia".19 I tre capi dei Dieci - Paolo Spinelli, Girolatno Sagredo e Lorenzo Minotto -, accogJiendo il parere dell'awocato dell'Ufficio, avevano annullato la sentenza. II 9 di maggio, Gasparina era stata introdotta al loro cospetto per l'inter-rogatorio. La donna aveva cosi avuto l'opportunitá di fornire la sua versione di fatti. Aveva ammesso di aver prelevato la borsa - che aveva creduto contenesse poche "petizze" - ma solo percha aveva pensato alia dimenticanza di qualche religioso, e che dalla restituzione gliene potesse derivare una qualche ricompensa. Tomata a casa aveva invece scoperto il suo reale contenuto. Intimorita, era allora tomata alia chiesa e aveva rimesso la borsa sull'altare, ma oramai il fatto era stato scoperto, ed anzi tutti la indicavano come la reponsabile del furto. Poco tempo dopo, aveva anche inteso che si stava formando un processo contro di lei. Era tuttavia rimasta fino all'Epifaoia deü'anno seguente, quando un "beccher" di Albona l'aveva awisata che fuggisse immediatamente perché era "in disgrazia allá giustizia".20 Si era cosi ailontanata dalla sua casa ed aveva finito per giungere nel territorio di Parenzo, dove aveva vissuto fino al giorno del suo arresto. Gasparina sarebbe rimasta in prigione per un altro armo. II 3 maggio del 1773 era nuevamente comparsa al cospetto dei tre Capi dei Dieci per assistere al-l'arringa della pubblica accusa. Questa era stata sostanzialmente giocata sulla falsariga della sentenza di bando: ai giá pesantissimi sospetti che la indicavano 17 ¡bul. 18 Ibid. 19 ibid. 20 ASV, Processo, cc. 107-108. 79 ACTA HÏSTRÏAE IV. Mauro VIC.ATO: UNA DONNA -DI CATTIVO CONCETTO".... 73-82 autrice del furto, si era anzi aggiunta la sua stessa ammissione di.coipevolezza. Ed era ritoniata, ancora una volta, i"'imm agine" di ladra notoria e di pubblica mez-zana che già era emersa dagli interrogatori dei testi cbiamati a deporre, e che tanta parte aveva-avuto nell'inclínare, a sfavore della donna, Ja bilancia deUa giustizia. Tre giorni dopo pero era stata la volta délia difesa, abile a sfruttare la strada, già aperta dalla scrittura deü'avvocato dei Dieci, che aveva permesso la "real-dizione" del caso. Era innanzitutto la mancanza délia "scienza" e délia "volontà" nell'azione di Gasparina - aveva premesso il suo difensore - ad inficiare le tesi della pubbüca accusa: tesi che nella sua arringa egti aveva smontate punto per punto, rilevandone le iucongruenze e le palesi forzature. In quanto al "cattivo concetto" che circondava Gasparina, e alia sequela di "delitti" che si diceva avesse comrnessi, se ne sottolineava la non pertinenza col dibattirnento in corso: non era per questo che la donna era stata inquisita, e comunque tali accuse apparivano palesemente fondate soltanto su voci e sospetti, non certo su sentenze giudiziarie probatorie. 1 tre Capi del Consiglio dei Dieci avevano accolto le tesi esposte dalla difesa, e il 30 luglio avevano emesso il loro verdetto: l'imputata veniva condannata per semplice furto a due anni di carcere e al risarcimento di 68 ducati per le spese processuali. Nella vicenda che vide protagonista Gasparina Collarich, è dato cogliere due "momenti" particolármente significativi, "condensati", si poírebbe dire, dalle due sentenze di segno sostanzialmente diverso. L"'estesa" tramite la quale Gasparina era stata condannata al bando perpetuo, oltre che frutto di un processo basato su dei semplici elementi indiziari, era innanzitutto la traduzione, sul piano giudiziario, di un atteggiamento mentale che nel "cattivo'concetto" che circondava l'imputata vi aveva scorto, pur con una palese forzatura, la "prova" risolutiva ed inequivocabile della sua colpevolezza. Un "cattivo concetto" originato, più che dalla sua fama di ladra, da quella di "prati-cante" - in quanto ruffiana e mammana clandestina - di un ámbito - quello della sessualitàe della malernità e, in ultima is tanza, del "femminile" nella sua essenza piùprofonda - da sempre sottoposto ad un attento e vigile controllo tanto di quelle autorité ecclesiastiche e civil! dalle quali provenivano significativamente e il suo accusatore e il giudice che l'aveva successivamente condannata, quanto dallo stes-so contesto socio-culturale a cui apparteneva l'imputata. Sessualità e maternitàche erano ideológicamente regolamentate da un apparato di valori e di modelli "al positivo" tendenti a specificarne gli ambiti, i tempi, le funzioni, e i cui custodi erano, come si è detlo, il prete e il giudice da un lato, e la stessa comunitàdall altro. Un apparato infine, dotato di forme e di modalité proprie di "recupero" e di "re-integrazione" delle situazioni anomale o devianti che di fatto potevano verificarsi -e che sarebbero potute risultare, se non regolamentate, pot enzi al mente "perico-lose" da un punto di vista sociale e "culturale" in senso lato -, quali il matrimonio 80 ACTA HISTRtAE IV. Mauro VIGATO: UNA DONNA "DI CATTIVO CONCETTO".... 73-82 riparatore o l'indennizzo pecuniario per la giovane sedotta, ma anche la stesso istituto deila Pietáper i figli non desiderati. Gasparina - e questa era la sua vera colpa si muoveva invece "provocatoriamente" al di fuori di quest'ambito e della sua legalitá, in quella térra di nessuno che puré da sempre esisteva: non era forse lei che organizzava incontri clandestini che traviavano le "povere pulte" del luogo, che aiutava ad abortire e a partorire clandestinamente, che si incaricava di far sparire i frutti di colpe inconfessabili? E' probabile che su di lei corressero voci di pratiche anche piü oscure, é tutto questo, con un esemplare fenómeno di pro-iezione, aveva fácilmente trasformato, agli occhi della gente e di un giudice, i sem-plici elementi indiziari in prove schiaccianti, il furto di una borsa in un "gravissimo, esecrando delitto" teso ad un fine certamente maléfico - mentre si era ad esempio minimizzato sul fatto che quella stessa borsa era stata restituita quasi súbito e che il suo contenuto non era stato manomesso, elementi questi che sarebbero stati di per sé sufficicnti, se non altro, a delineare meglio la natura del reato. Que( furto, quella profanazíooe del sacro ad opera di una donna a contatto quotidiano con I'istintuaiitá e le sue conseguenze piu indesiderate, era cosi divenuto il pretesto per un giudizio di condanna in toto di Gasparina e di ció che essa impersonificava. Ep-pure, in un'altra ottica, non si puó certo diré che quest'ultima non rappresentasse, nonostante tutto, una figura in qualche misura "funzionale" a quelJo stesso microcosmo che era stato cosí pronto a condannarla. Ai suoi servigi di ruffiana non ricorrevano forse abitualmente - come aveva rivelato nel corso di un interrogatorio una sua vicina di casa - numerosi preti, gentiluomini e "tutta la gioventü de popoiari" di Albona?21 E di quelli di mammaoa non se ne servivano forse quelle donne - di varia condizione sociale - che in qualche modo si erano lasciate "compromettere"; non contribuivano forse, quegli stessi servigi, a coprire e in qualche modo a risolvere - al pari del trasporto dei bambini indesiderati alia ruota di Sanvincenti - situazioni potenzialmente conflittuali e deiicate? Se, tanto nel giudizio espresso dai suoi concíttadini - che nell'augurarsi di ve-derla "abbrugiata" compivano in realtá, tramite la figura della donna-strega assunta a capro espiatorio, un vero e proprio rito simbolico di puriücaztone ignea, e dunque di rimozione collettiva, delle pulsioni che puré erano (e cbe comunque restavano) parte integrante delie loro costellazioni psichiche, individuali e col-lettive -, che nel giudizio emesso dai tribunale podestarile di Capodistria - che, con la sua sentenza, aveva di fatto coito, legittimato e soddisfatto tale sete di "giustízia" -, avevano dunque giocato un'importanza decisiva il vissuto e l'amoralitá pubblica della donna. in quello dei Capi dei Dieci, sulla scorta di quanto affermato dal-i'awocato dell'Ufficio e dell'azione della difesa, questi elementi erano stati invece liquidati - con una forma lingüistica asciutta e ben piü "distaccata" rispetto a quella 21 ASV. Proe essa, c. 99 r., tcstimonianza della giá citata Zanella, mogtie di Bortolin de Zorzi detto Renaldi. 81 ACTA 111 STRIAE IV. Mauro VIGATO: UNA DONNA 'DI CATTIVO CON CHITO" ... 73 82 che improntava l'"estesa" di bando - come prívi della "necessaria legal con-nessione coil'imputata colpa". La "realdizione" del processo aveya di fatto ignorato i trascotsi di Gasparina: non erano queste - era stato affermato - le colpe per le quali la donna stava subendo il giudizio. Si tratiava piuttosto di stabilire se, sulla base delle ieggi vigenti e degli elementi emersi nel corso deli'azione giu-diziaria, quella sua azione - che del resto lei stessa aveva poi finito col confessare -potesse o meno ritenersi un furto sacrilego, tale da mentare la pesante condanna che le era stata comminata. La sostanza e il tono della loro sentenza non aveva lasciato dubbi in proposito. E non si era trattato soltanto di un diverso e a rigore piú corretto approccio giuridico al caso in questione: era stata, in primo luogo, una diversa forma mentis a togliere credibilitá ai ridicoli sospetti di un canonico provinciale circa la natura "stregonesca" di una povera donna, e ad invalidare le de-liberazioni di un podesta che su questa vicenda era apparso pslesemente in-fluenzato, oltre che probabilmente dalle sue stesse costellazioni psichiche, dal precipuo contesto culturale ed ambiéntale nel quale si trovava ad operare.22 22 Sul processo come "médium" tra potere - anche nelle sue diverse articolazioni interne - e con-flitti, e sui condizionamenti indotti sul suo stesso svolgimento dai contesto sociale e culturale: Povolo C., U processo Ouarnieri (Buie-Capodistria, 1771), "Biblioteca Annales", 13, a cura della Società storica del Litorale, Koper, 1996. particolannente p. 9 e sgg. 82