APPRODO SI PIO III IN ISTRIA NEL VIAGGIO ■ DA VENEZIA A PESARO MEMORIE PUBBLICATE DAL CANONICO DI CAPODISTRIA GIACOMO BONIFACIO CAPODISTRIA TIPOGRAFIA COBOL & PRIORA 1900. Ì68281 «Utili c molto lodevoli sono le raccolte, le pubblicazioni di documenti e le belle e più le buone narrazioni di fatti ecc. ecc.» C. Salbo, «Meditazioni storiche». «Bisogna che uomini di coscienza...... pungano a scrivere la storia col r positi) di far conoscere la verità nella sua schiettezza .... Ai nudi racconti si oppi, la faticosa e paziente investigazione; alla leggerezza del sentenziare la maturità di giudizi; al capriccio delle opinioni la saviezza della critica.» Leone .XIII Enciclica « Saepe numero » del 18 Agosto 1883. Coir appracajiom ielV autorità ecclesiastica. A SUA SIGNORIA ILL.MA E REV.MA IL CONTE VENEZIANO MONS. GIUSEPPE ALESSANDRO SANFERMO DELL'ORDINE DI S. GIOV. DI GERUSALEMME PROTONOTARIO E MISSIONARIO APOSTOLICO PRELATO DOMESTICO DI SUA SANTITÀ LEONE XIII ECC. ECC. ECC. w t y.l.mo e Zj^ev.mo Dfflonsignore ! Quando nel mese di Novembre del 1898 la S. V. diede nella Concattedrale di questa città quella cotanto fruttuosa apostolica missione, io ebbi il gradito onore di ospitarLa in casa mia. In quell' occasione Ella mi fe' conoscere quanto Le stava a cuore di promuovere nella sua Venezia una solenne manifestazione religiosa pel centenario della provvidenziale elezione del Sommo Pontefice Pio VII in S. Giorgio in isola. Un discorso tira un altro: ed Ella accorgendosi che mi dilettava di ricordi storici, mi sollecitò a scrivere sopra il suddetto Pontefice. Obbiettando io esserne abbastanza note e la vita e le gesta, specie dopo la pubblicazione della storia documentata del Conclave, vi aggiungeva che tutt' al più (permettendolo le altre mie svariate occupazioni e la salute) avrei potuto solo scrivere alcune notizie sul viaggio marittimo di Pio VII da Venezia a Pesaro con sosta nelle acque istriane; poi tosto Le indicava che il far ciò non metteva conto. Ma Ella tanto insistette, anche nelle due visite fattemi al principio ed alla fine dell' anno passato (in occasione delle Missioni da Lei date a Pirano e a Muggia), che io dovetti arrendermi. Queste memorie che ora con tutta verità espongo, sono adunque un risultato della cortese Sua insistenza, ed è perciò ben ragionevole che io le dedichi alla S. V. Esse toccano non solo Pio VII, ma eziandio la Regina dell'Adriatico e l'Istria; laonde, oltreché a Lei, potranno tornar gradite a qualche veneziano e ai miei comprovinciali. Sia Ella, Ill.mo e Rev.mo Monsignore, così cortese di accoglierle, e di considerarle inoltre quale un pubblico attestato dell' alta stima e dell' affezione che Le professo. Capodistria, 14 Morso igtin. Delhi S. V. 111.ma c Kcv.ma ossequioso servitore ed amico Giacomo Canonico Bonifacio Pro Decano 0 Pro Parroco L' Istria per la sua posizione geografica, appartata dalle grandi vie del movimento mondiale, non vide che pochi personaggi celebrati nella storia. Tal fiata però l'uno o l'altro dei suoi buoni e sicuri porti ne ospitò qualcuno, clic fu di passaggio in naviglio costretto a cercar rifugio contro l'irrompere delle pericolose tempeste dell'Adriatico. È tradizione radicata che Papa Alessandro III nel suo viaggio da Vasto (Puglie) a Venezia nel 1176, per incontrarsi col famoso Imperatore Federico Barbarossa, sia approdato a Pola, e di qui a piccole giornate abbia proseguito per la strada romana, se non sino a Salvore, almeno sino a Parenzo: donde poi avrebbe di bel nuovo attraversato l'Adriatico. Vuoisi anzi che nell'archivio segreto veneto vi si trovino documenti relativi a questo viaggio, laonde farebbe opera utile chi li mettesse in luce. Del resto la tradizione trova pure un tal quale appoggio, quantunque indiretto, nella cronaca di Romualdo Arcivescovo di Ravenna, che con cinque Cardinali e con altri Prelati accompagnava quel Pontefice. Difatti egli scrive che la flottiglia del Re di Sicilia, composta di undici navigli, sferrò da Vasto il 9 Marzo, che il 13 giunse a Zara da dove partì quattro giorni appresso, arrivando a Venezia non prima del 23. Nello spazio di 6-7 giorni, spirando venti meridionali probabilmente forti e tali da imporre o almeno consigliare lo — 8 — sbarco a. Pola, potè benissimo verificarsi quanto riferisce, con dettagli abbastanza particolari e precisi, la tradizione1). Ma non è semplice tradizione, bensì latto istorico che Pio VII nel Giugno 1800 si trattenne alcuni giorni nelle acque istriane, durante il viaggio da Venezia a Pesaro. Di tale avvenimento tratterò in questo scritto, affine di contribuire modestamente ai ricordi che intorno a sì venerando Pontefice si stanno raccogliendo e pubblicando, in occasione della ricorrenza del centenario della sua provvidenziale elevazione al Soglio Pontificio, avvenuta nell' insigne monastero di S. Giorgio Maggiore in Venezia addì 14 Marzo 1800. L'approdo alle coste istriane di due Romani Pontefici, che forse soli, in tal qualità, visitarono Venezia andando o ritornando per mare, addimostra qualmente, all' epoca della navigazione a vela, i porti dell'Istria e della Dalmazia, massime in tempi burrascosi, fossero i veri e naturali porti della Repubblica veneta, che perciò si sottopose ad ingenti sacrifizi per acquistarli e conservarli. ') Vedi «// castello di Valle nell' latria» del R. P. Antonia da Vicenza, in cui si parla del monastero della Madonna Alta, presso Valle, dove Alessandro III sarebbe stato ospite... II Il perchè del viaggio marittimo. Sgombrata dai Francesi la massima parte dell'Italia, in seguito ai rovesci subiti (nel 1799) dagli eserciti della sanguinaria Repubblica per le armi austro-russe, la via di terra da Venezia a Roma era al tutto libera ; e per questa, e non per altra, conveniva che il nuovo Pontefice, attraversando i suoi Stati, accedesse alla capitale dell' orbe cattolico. Benché il vero motivo della preferenza data alla via di mare non sia ignoto ai conoscitori della storia imparziale, mi credo però lecito di spendervi intorno brevi parole, all' intento di riprovare le esorbitanti pretensioni di una politica, che mise quasi a cimento la vita di Pio VII, appena eletto a successore del compianto Pio VI. L' austriaco de Thugut, strapotente ministro, sconcertato ne' suoi piani dalla provvidenziale elezione del Card. Barnaba Chiaramonti ') al soglio Pontificio, non si dava tuttavia per vinto; e quanto ripromettevasi prima dal pusillanime Mattei, che era il Card, candidato del suo cuore, sperava pur di ottenere dal nuovo eletto. A mezzo del Card. ') Vedi il X. II dell' Appendice si pag. 37, in cui si danno alcuni brevi cenni biografici del medesimo. — 10 - Ilertzan (agente cesareo nel lungo e laborioso Conclave) ') mandò l'invito al nuovo Pontefice di recarsi a Vienna, a titolo di onore e di maggior sicurezza e quiete; ed in pari tempo quello di lasciare all'Austria le Marche e le Legazioni, testé ritolte ai Francesi, a cui erano state cedute col trattato di Tolentino (19 Febb. 1797), carpito appunto dalla prepotenza, anzi dalla violenza del Generale Napoleone Buonaparte al debole e poco avveduto Card. Mattei. Ma Pio VII declinò gentilmente l'invito di andare a Vienna, e senza tergiversazioni reclamò altamente, anche in pubblico, la restituzione alla S. Chiesa dei suoi antichi domini. E non pago di ciò, disse chiaro di voler partire al più presto per Roma, come glielo imponeva il dovere, quantunque grato all'Austria e alla Corte Imperiale dei favori ricevuti, e gratissimo ai Veneziani delle dimostrazioni devote e affettuose. Comprendendosi a Vienna che, contro le previsioni, si avea da fare con un uomo di fibra robusta, il do Thugut2) mandò a Venezia l'italiano marchese Ghislieri3) in qualità di ministro plenipotenziario, coli' incarico di accontentare ') II conio Hertzan de Marras, n. .1 Praga (Boemia) li 5 Aprile 1735, pel corso di parecchi anni Tu mcinln-o del s. Tribunale della Itola in Roma, per la nazione tedesca. Crealo Cani, da l'io VI nel 1779, rimase a Roma in qualità di imper. ministro plenipotenziario, c si trovò a Vienna in occasione del viario di quel Pontefice. Nel primo Concistoro tenuto a Venezia da Pio VII (12 Maggio 800) venne preconizzato Vescovo di Sabaria ncll' Ungheria, e consacralo dallo stesso Papa, sci giorni appresso, in S. Giorgio. Mori a Vienna il 1 Giugno 1804. ') Il de Thugut n. a Linz nel 1739, non fu barone, perche figlio di un barcaiuolo. Dotato di grande ingegno, percorse i vari gradi della carriera diplomatica a Costantinopoli, a Varsavia e altrove. Tenne la direzione della Cancelleria imperiale sotto la presidenza del ben noto cesarista Kaunitz, infensissimo alla Chiesa, a cui successe nel 1794. Odiato dai Francesi, dovette ritirarsi allorché si trattava della pace fra Napoleone e 1' Austria nel 1797. Ma due anni dopo lo rivediamo primo ministro imperiale, c non si ritirò definitivamente dagli affari che nel 1808. Morì a Vienna 1' anno 1818. 3) Gli Austriaci scrìvono Gliisilierì. Era di Bologna, e vi fu bandito dai Francesi allorché nel 1797 s'impadronirono di quella cillà. L'Austria se ne servi di lui dapprima in Dalmazia, quindi a fianco del Papa nell' occasione di cui parlo, c vi passò del tempo a Roma. I.o rimandò qualche anno appresso in Dalmazia ove, per 1' occupazione delle Rocche di Catlaro da parie dei Montenegrini e dei Russi nel 1806, si compromise siffattamente che dal Governo austriaco fu condannato a carcere perpetuo in una fortezza della Transilvania. — 11 - almeno in parte il Papa, proponendogli la restituzione delle Provincie occupate, ad eccezione però delle Legazioni, e di accompagnarlo nel suo viaggio '). Siccome però la via Ji terra, da Venezia a Roma, passa appunto per le Legazioni, che si amava di ritenere, non si permise a Pio VII di batterla, temendosene dimostrazioni favorevoli al legittimo Sovrano. Il Papa, per non ritardare di soverchio l'ingresso a Roma, ove dai suoi figli e sudditi era vivamente atteso dopo due anni di straniera e settaria oppressione, dovette arrendersi su questo punto ed accettare la condizione (impostagli dall'austriaco ministro) del viaggio marittimo ad un porto qualsiasi purché fuori delle occupate Legazioni. All' uopo, sin dal 7 Maggio, da Vienna si abbassava l'ordine al veneziano Querini, che presiedeva all' i. r. marina da guerra, di allestire la fregata «Bellona» pel trasporto del S. Padre, equipaggiandola di scelto personale. ') «Correa' voce che il Papa sarebbe trattenuto a Venezia, ed anche costretto a fissare il suo soggiorno a Vienna. Ma dopo due mesi d' indugi l'Austria più non si oppose alla partenza del Pontefice». Aitami: Storia di Pio VII, cap. VI. I Francesi, guidati dal primo Console, scendevano dalle Alpi, e ai 2 di Giugno erano già entrati a Milano, prendendo 1' esercito austriaco alle spalle I II La fregata „Bellona" Costruita nell'arsenale di Venezia tra il 1784 ed il 1793, era una delle poche grosse navi venete non rapinate o demolite sugli scali di costruzione, o affondate prima di cedere la città agli Austriaci, che sostituirono i Francesi il 18 Gennaio 1798. Non mi fu dato di rilevarne le precise dimensioni, ritengo però che fosse minore della seconda «Bellona» austriaca, fabbricata pure a Venezia e notissima ai Veneziani del 48 e 49 (visitata da Pio IX in Ancona addì 25 Maggio 1857), che era della capacità di tonnellate 1260, e che portava più numerose e più grosse bocche da fuoco. Devo constatare con piena cognizione che una nave maggiore e migliore di questa non era allora in possesso dell'Austria. Difatti delle fregate e dei vascelli veneti atti a battere il mare, parte per ordine di Napoleone erano stati da Corfù spediti a Tolone, parte dallo stesso mandati ad Ancona allorquando trattavasi della cessione di Venezia all'Austria. I tre mandati ad Ancona riportarono gravissimi danni durante l'assedio (Settembre—Novembre 1799) e si trovavano tuttora in pessimo stato al tempo del viaggio — 14 — di Pio VII. Al famoso Bucintoro non si potè pensare,, perchè non atto a lunga navigazione in alto mare, e perchè manomesso dai Francesi appena impossessatisi di Venezia1). L'armamento della «Bellona» consisteva in 26 pezzi del calibro di 18 funti, di 14 da 6, di 2 da 3: in tutto di 42 cannoni. Era equipaggiata da 263 marinai e da 47 artiglieri; in tutto da 319 uomini di bassa forza. Formavano lo Stato maggiore : un tenente colonnello, un maggiore, 4 ufficiali minori, un cappellano, 2 chirurghi e 2 impiegati civili. Per 1' occasione di cui parlo, il comando ne era stato affidato dal Querini al «nobil liuomo» Silvestro Dandolo, patrizio veneto, col rango di tenente colonnello, che ora si direbbe piuttosto capitano di fregata. La nave, come ancor usavasi nelle costruzioni del secolo passato, avea un cassero piuttosto alto, e sul medesimo eravi stata imposta una tiara pontifìcia di grandi proporzioni, che corrispondeva al ristretto appartamento del S. Padre. Prima di questo avvenimento la «Bellona» era stata adoperata dagli Austriaci pel servizio di crociera nell'alto Adriatico durante l'assedio di Ancona; poco appresso al trasporto della regina delle due Sicilie da questa citt«à a Trieste2). ') Si legge in qualche storico, che il Bucintoro fu abbruciato «lai Francesi appena entrati a Venezia. Non fu abbruciato 1* intero naviglio, ma soltanto la parte superiore riccamente dorata, per trarne il prezioso metallo. La vandalica operazione venne eseguita nell'isola di S. Giorgio. Nel 1805 fu ridotto a batteria galleggiante, per la difesa della laguna; quindi racchiuso nell' arsenale come oggetto storico, finalmente demolito nel 1824. *) Risulta da quanto scrissi in questo capitolo, che la «Bellona» era bensì una fregata austriaca, essendo in allora Venezia soggetta all'Austria; ma che per la sua costruzione, pel suo armamento e pel suo equipaggio era sostanzialmente veneziana. Anzi oso dire che, per simigliatili ragioni, sino al 1848 la marina da guerra i. r. era considerata più veneta che austriaca, ad ogni modo non tedesca. Tanto e vero che i giovani delle varie nazionalità dell' Impero che volevano percorrere la carriera della marina, do-veano studiare nell' accademia di Venezia c perfezionarsi nella cognizione della lingua italiana. E i noti ammiragli austriaci Tcgetthof, Sternelc, ecc. conoscevano bene la nostra lingua, e nei loro primi anni carteggiavano e tenevano i «giornali di bordo» in italiano. Nel 1848 si principiò a svincolarsi dalle antiche tradizioni, le quali pochi anni appresso si ruppero affatto coli' introduzione del comando e del carteggio in lingua tedesca. Ciò non pertanto l'i. r. marina da guerra austriaca e tuttora una scuola d' italianità per gli ufficiali e per altri addetti alla medesima, essendo Pola città italiana (e così altre della costa) ed italiani buona parte dei marinai. Ili Imbarco del S. Padre e traversata dell'Adriatico Nel pomeriggio del 3 Giugno la «Bellona» uscì perfettamente allestita dall'arsenale, ormeggiandosi in luogo opportuno per l'imbarco del S. Padre. Ciò avvenne la mattina del giorno 6, che era un Venerdì (fra l'ottava della Pentecoste), e verso le ore otto la fregata si mosse in dire/ione del porto di Malamocco nel mentre suonavano tutte le campane della città e tuonavano le artiglierie. Col S. Padre presero imbarco sulla «Bellona» i Cardinali Braschi, Caprara, Pignatelli, Borgia e Doria Giuseppe. Inoltre vari Prelati, tra cui il celebre Consalvi romano (n. 1759, m. 1824), già Segretario del Conclave e in allora Pro Segretario di Stato, rivestito della sacra porpora nell'Agosto seguente. Osservo in proposito che il de Thugut volea imporre a Pio VII, per questa cospicua carica, un Card, austriacante, il veneziano Flangini; ma Pio non si lasciò smuovere. Sulla «Bellona» s'imbarcò pure il marchese Ghislieri, in qualità di ministro plenipotenziario, che tratto tratto rinnovava le istanze della cessione all'Austria delle Legazioni, ritolte ai Francesi. - 16 - Giunta la fregata a Malamocco, e precisamente al porto di Spignori, l'avveduto comandante, atteso il minaccioso stato del mare e del cielo, non si sentì d'avventurarsi alla rischiosa uscita dalle lagune con cotanto prezioso deposito. E qui aspettò che il tempo si mettesse al bello ed il mare ritornasse calmo. Nel dì seguente il Papa scese a terra coli' intenzione di recarsi sino a Pelestrina, per visitarvi la chiesa e la religiosa famiglia dei P. P. Domenicani. Saputo però che la distanza era ben maggiore della presunta, e accortosi della difficoltà di camminare su quella duna sabbiosa, limi-tossi alla visita della chiesa, più vicina, di S. Stefano di Porto-secco, ove, fatta orazione, ammise al bacio del sacro piede il clero ed altre persone accorse. Malamocco pure ebbe una visita pontificia nel giorno 9, come ne fa fede la lapide affissa alla casa canonica. Non mi consta che il Papa sbarcasse più dalla fregata, quantunque si trattenesse nel porto di Spignon sino al giorno 11, come lo comprovano i documenti ufficiali della marina austriaca. Finalmente il dì 11 Giugno, e non prima (checché sia stato scritto), la «Bellona» levò le ancore e spiegò le vele per allontanarsi definitivamente dai lidi veneti, dirigendosi dapprima verso levante quindi poggiando verso mezzodì; ma ben presto i venti australi, soffiando con gran violenza, resero impossibile la rota verso Pesaro. Approdare ad uno dei più vicini porti delle Legazioni o non si poteva o non si doveva, per le ragioni suesposte; e ritornare all'ancoraggio di Malamocco era cosa tut.t' altro che agevole. Non rimaneva quindi al comandante che lasciar andar la nave alla deriva verso le coste dell'Istria, che è provveduta di buoni e profondi seni di mare, ben riparati e accessibili quasi con ogni vento; e il Dandolo, pratico dell'Adriatico, si attenne a questo partito, che era il più sicuro. Della straordinaria violenza della bufera rende testimonianza ufficiale lo stesso Pontefice; il quale, in un documento, di cui parlerò in appresso, si espresse in questi — 17 — termini: uQuum super mare navigaremus Romam petentes... tempestate rejccti ad Histriae littora fuimus». Il numeroso seguito del S. Padre, quello del marchese e la gran quantità di bagagli fecero sì che ogni spazio fosse occupato e che perciò tutti si trovassero a disagio, massime i marinai, nelP ambiente ristretto di un' antica nave, costruita non già pel trasporto di passeggeri, bensì di armi e di armati. L'incomodo, colla giunta del maltempo, causò parecchi casi di malattia, specie fra la ciurma. Il comandante in un suo rapporto si esprime col vocabolo di epidemia, ma non consta che si trattasse di vera epidemia. L'Istria, alle cui coste venne gettata la «Bellona» dalla bufera, prospetta le lagune venete alla distanza di 70-80 chilometri ; e riinpetto a Malamocco, in linea retta da ponente (ovest) a levante (est), s'incontra il Porto Quieto in cui la nave, dopo una tremenda notte e una non meno tremenda mattinata, potè finalmente gettare le ancore '). ') Si potrebbe supporre con qualche fondamento che Pio VII, nato e cresciuto in terra ferma, soffrisse il mal di mare durante la fiera burrasca. Pare invece che no da quanto lesesi nella storia della sua vita. Nel Marzo 1815, spingendo Murai il suo esercito da Napoli verso Roma, il S. Padre ne uscì spontaneamente, dirigendosi alla volta di Genova. Giunto a Livorno mostrò desiderio d'imbarcarsi su d'una fregata inglese, ma noi ]X>tè. Prosegui per terra sino alla .Spezia, e nella località denominata Castagna prese imbarco in non saprei dire qual naviglio. «Ma (scrive l'Arlaud, Voi. IV, cap. 69) alcune persone del suo seguito trovandosi incomodate dal mar di mare, quantunque egli non ne soffrisse minimamente, ordinò di continuare il viaggio per terra. 2 II Il Porto Quieto È sito a metà circa della costa istriana occidentale, fra Trieste e Pola; largo due chilometri, misurandolo da Cittanova a punta del Dente : lungo altrettanto o poco più, però a forma d'imbuto, con profondità massima di circa 20 metri, sempre minore verso l'interno. Ne riceve il nome dal fiume, che vi si scarica, derivante dal lento decorso delle sue acque, che poco a poco va colmandolo col terriccio che trascina. In tempi remoti il fiume Quieto denominavasi Nengon; ma gli antichi scrittori greci, credendolo un ramo del gran Istro (Danubio), lo chiamarono lstro, donde vogliono alcuni, ma con poco fondamento, che sia venuto il nome d'Istria alla provincia. Il Quieto lungo 50 chilometri, da Montona in giù, scorre in una valle fiancheggiata da monti e colline, in parte corrosi dalle acque, larga chil. l'2. Un tempo era canale marittimo navigabile, specie di fiord (come lo sono i canali di Leme e dell' Arsa nella stessa provincia), ed ora vi prospera la foresta di Montona, da cui e Veneziani e Francesi e Austriaci trassero assai le- — 20 — gname per le costruzioni navali nel celebre arsenale della non meno celebre Regina dell'Adria. Entrando nel porto, a sinistra dà subito nell'occhio la piccola Cittanova una volta cospicua colonia e poi città romana (Aemonia); e, almeno dal VI secolo sino al 1831. sede vescovile. A destra, in distanza di 8-10 chilometri, si vede l'antichissima Parenzo (Parentium) con belle e preziose antichità romane e cristiane, tuttora con proprio Vescovo. Dal Porto Quieto vi si scorgono inoltre, sopra alture, Verteneglio, Buje, Castagna e Grisignana a sinistra : Torre ed altri villaggi a destra. Un angolo interno del gran porto, di cui parlo, chiamasi porto Torre dal villaggio omonimo poco distante. Al di là della punta del Dente, verso Parenzo, apresi il porto di Cervera, importante scalo di legna da fuoco, che in gran parte vengono caricate per Venezia e Trieste. In tutte queste località sorgevano numerose ville romane, e le stesse famiglie dei Cesari vi possedevano cospicue tenute, come è comprovato dalle lapidi dissepolte e da vari oggetti, anche preziosi, rinvenuti e che si rinvengono tuttora. Tre anni prima dell'avvenimento che narro, nel Porto Quieto successe un fatto d'armi in cui trovossi coinvolto direttamente, senza volerlo, il vascello veneziano «Eolo», al comando del Querini; e indirettamente la Repubblica. — La flottiglia austriaca, composta di due sciabecchi e di dodici scialuppe cannoniere (che avea lasciato Trieste il 23 Marzo 1797, nel momento in cui vi entrava l'avanguardia dell' esercito francese capitanato dal vittorioso generale Napoleone Buonaparte, convogliando quaranta navigli mercantili diretti ai porti della Croazia), s'incontrò nelle quattro navi della squadra corsara al servizio della Francia comandata dal Sibille. Gli Austriaci, fatti ancorare nell'interno del vasto porto i legni mercantili, cogli armati attesero i Francesi all' ingresso. Si difesero bene, e costrinsero i corsari a virar di bordo. Questi se ne andarono credendo o fingendo di credere che 1" «Eolo», avvolto nel fumo durante — 21 — il combattimento, vi prendesse parte alla brillante difesa. Napoleone, a cui venne data relazione del fatto, si esasperò fieramente, e finì col dichiarare violata la neutralitcà. A nulla valsero le prove dei Veneziani di averne osservato fedelmente i doveri della medesima. E questo fu uno dei vari pretesti accampati dal Buonaparte per agire come agì, poco appresso, contro la decrepita Repubblica. V Fermata nel porto e visite Se avessi sott' occhio il «giornale di bordo» della fregata, potrei ben meglio soddisfare alla legittima curiosità dei miei lettori, che certamente gradirebbero di conoscere i particolari del viaggio così disastroso del S. Padre: ma dubito della sua esistenza. Ho fatto delle ricerche nell'archivio dell'i, r. marina da guerra, che si custodisce a Trieste e in cui si trovano documenti dell' epoca del viaggio pontificio; ma l'egregio i. r. capitano di vascello che ne ha la sopraintendenza mi fece rispondere: «nulla trovarvisi». Potrebbe essere che in allora sia stato spedito a Vienna, col rapporto ufficiale del viaggio: non se ne fa per altro cenno nella storia della marina pubblicata anni addietro in quella città dal Cav. de Lehnert1). Ad ogni modo sulla fermata della «Bellona» nel Porto Quieto posso riferire alcune notizie, ignote a quasi tutti coloro che scrissero di Pio VII. Anzi, toccando di questo viaggio, o vi sorvolano o spropositano gli uni peggio degli altri. Uno scrittore riputatissimo p. e. fa approdare la «mal costrutta (!?) e peggio fornita (!?) fregata austriaca» a Porto i) Geschichte dcr Ocsterrcichisch-Vcnctianischcn Kricgs-M arine wiihrend der Jabre 1797 bis 1802. — 24 — Fino, che è presso Genova! Deve essere stato certamente un lapsus calami, di cui neppur se ne accorsero i bravi e oculati correttori. Lo stesso Artaud, storico coscienzioso di Pio VII, nulla scrive nè di più nò di meglio; confondendo, e altri con lui, la data dell'imbarco con quella della partenza da Malamocco, e perciò la durata del viaggio 1). Avendo del rancore verso l'Austria, la incolpano anche su questo punto di malgarbo verso il Papa; ma s'ingannano a partito. La verità anzitutto: essi forse l'ignorarono, perchè non si può saper tutto. La «Bellona», sbalestrata dalla bufera, gettò l'ancora nel Porto Quieto il 12, in cui ricorreva la festa del Corpus Domini. Ignoro l'ora precisa, ma ciò deve essere stato certamente prima dell' imbrunire, giacché in allora l'accesso notturno alle coste rocciose o paludose era difficoltato dalla mancanza di fari. E constatato che la fregata si trattenne all' ancora nel suddetto porto due interi giorni, il 13 ed il 14, come rilevasi da un' iscrizione scolpita sull' architrave della porta principale della chiesa di Torre. E l'iscrizione2) fu posta sulla facciata di quella chiesa, anziché altrove, per la ragione che soffiando venti meridionali la fregata non si ancorò già nel mezzo del porto o presso Cittanova, bensì al riparo dell' elevato promontorio di punta del Dente, sul quale ora sorge un fanale di gran portata. E si ancorò poi il più addentro possibile verso Torre, affine d'evitare il rollio causato dalla mareggiata, essendo larghissima la bocca del porto e per di più a foggia d'imbuto, come osservai superiormente. Accortisi il clero e i popoli delle due Diocesi (di Citta- 11 Ecco ciò che 1' Artaud, nel resto della storia abbastanza minuzioso, scrive su questo viaggio. «Il Papa imbarcassi il 6 Giugno sopra una fregata austriaca, che trovossi poscia, non si sa come (!?), inai provveduta di vettovaglie !! La totale deficienza d' acqua obbligò Pio VII a sbarcare a Pesaro 1?» (Capii. VI del Voi. I). Niente altro, neppur la data dello sbarco. A dir il vero, ciò c troppo poco. — Il Moroni, nel suo dizionario enciclopedico, ha qualche particolare di più, ma è poca cosa. J) È del seguente tenore: «D. O. M. SUA SANTITÀ IL SOMMO PONTEFICE PIO VII FU IN QUESTO PORTO QUIETO DI TORRE LI 13 E 14 GIUGNO 1800.» — 25 — nova e Parenzo, divise dal Quieto) del gran Personaggio che trasportavasi dalla nave, vi fu subito un accorrere alle rive del porto dai luoghi più vicini, e quindi dai più lontani, anche dopo la partenza della fregata. E, ben inteso, non si accorreva già per vedere una grande nave da guerra, giacché se ne avean vedute di maggiori al tempo del dominio veneto; ma per vedere e venerare il S. Padre, il Vicario di Gesù Cristo, chiederne l'apostolica benedizione, cercar grazie e favori spirituali. I battelli e le barchette, nella parte più riparata del porto, erano prese d'assalto per almeno accostarsi alla fortunata nave. Si conosceva più o meno da tutti la storia delle tribolazioni del poco prima defunto Pio VI, si sapevano le difficoltà che avea avuto la elezione del nuovo Pontefice e le tristi condizioni fatte alla Chiesa in generale, e a Roma in particolare, dalla Rivoluzione francese e dagli ausiliari italiani della medesima. Possiamo quindi comprendere quale e quanta fosse la commozione del buon clero e del popolo veramente cattolico di quella parte dell' Istria al risapere ricoverato nelle nostre acque il Successore di S. Pietro, per ripararsi dalla bufera che lo avea sorpreso in alto mare e che non era aucor del tutto calmata! Il primo che avrebbe dovuto accorrere alla «Bellona», per ossequiare il Papa ed i Cardinali, era certamente il Vescovo di Cittanova (Mons. Teodoro Lauretano dei Conti Balbi, m. nel 1831) ; ma esso trovavasi ancora a Venezia ove si era appunto recato a fine di presentare i suoi omaggi al neo eletto Pontefice. Osservo qui che altri Vescovi e deputazioni dei maggiori Capitoli dell'Istria eransi portati in quella città per lo stesso scopo, cogliendo pure l1 occasione propizia di chiedere grazie, nella speranza di ottenerle più agevolmente, attesa la straordinarietà della circostanza. Mi consta anzi che i capitolari di Parenzo ottennero in Venezia (nel mese d'Aprile) un rescritto pontificio, a tenore del quale accordavasi agli allora viventi il privilegio dell' altare, ossia della cappella in casa. — Ma se a Cittanova - 28 - mancava il Vescovo, non mancavano tutti i Canonici; ed essi difatti si presentarono al S. Padre, per rendergli il dovuto omaggio. E fecero altrettanto parecchi membri dei Capitoli di Parenzo e di Buje, non pochi Parroci e maggiorenti di quei luoghiJ). Ora sorge spontanea la domanda: Pio VII scese a terra nei due giorni della sua fermata nel Porto Quieto? Non sono in grado di rispondere affermativamente; anzi, quantunque mi rincresca il dirlo, ritengo che non sia uscito punto dalla nave, e le informazioni chieste in proposito mi confermarono in questa opinione. La agitazione del mare nella parte più esposta del largo porto, che è appunto quella verso Cittanova, 1* unico luogo vicino di qualche importanza, ne avrà probabilmente sconsigliato lo sbarco, tanto più che le spiaggie dell' ancoraggio non sono delle migliori. E forse non saranno mancate altre ragioni, che io confesso francamente d'ignorare. ') Neil'Istria veneta, nel 1800 e per alcuni altri anni ancora, v'erano quattro Vescovadi : Capodistria, Cittanova, l'arenzo e Pola. I Capitoli cattedrali avevano da 10 a 14 Canonici ognuno. Esistevano diciotto Capitoli Collegiali col minimo di 4 e col massimo numero di 8 Canonici. In tutto v' erano allora I "O capitolari I Vedi : Porta Orientale, 2.a ediz. tip. Cobol e Priora in Capodistria. VI Ricordi pontifici della fermata Fra coloro che con singolare premura visitarono Pio VII durante la fermata della «Bellona» nel Porto Quieto, è da annoverarsi il Parroco di Grisignana, Don Giov. Michele Dubaz. E che questi siasi in particolar guisa distinto, l'apprendo dal documento pontificio sopra accennato nel quale a riguardo di lui si leggono le seguenti onorifiche espressioni: «memoratum tenemus Te tunc Nobis occur-risse, pluraque dedisse in Nos eximiae pietatis et obsequii signa». Grisignana, una volta castello ed ora borgata, sorge sul ciglione dell'altipiano ondulato frapposto ai fiumi Dra-gogna e Quieto (territorio della estinta Diocesi di Cittanova - ora incorporata a quella di Trieste), propriamente sopra il secondo, alla distanza di 8-10 chilometri dal porto. Da Grisignana si scorge benissimo (e agli oculati non isfugge) l'ingresso dei legni di qualche importanza. Nella storia dell' Istria, Grisignana non occupa certamente il primo posto, ma nemmen 1' ultimo. All' epoca di cui scrivo era dotata d'una chiesa da poter fare bella mostra eziandio in grande — 28 — città. Pel decoro della sua nuova e bella chiesa, e a vantaggio altresì presente e futuro dei suoi buoni parrocchiani, il zelante Pastore si fece coraggio e chiese, dapprima a voce, e quindi pure in iscritto, l'istituzione di un Capitolo Collegiale anche a ricordo del forzoso ma pur felice approdo di S. Santità al Porto Quieto. E Pio VII, annuente il Vescovo Diocesano, non tardò molto ad esaudire la petizione col Breve dd. Roma lì Dicembre 1801, che cornicia colle già indicate parole: «Quum super mare Romam petentes na- vxgaremus____», firmato: R. Card. Braschius de Honestis. Giusta il medesimo, al Parroco sarebbe spettato il titolo di Canonico Arciprete, ai due suoi Cappellani quello di Canonici, a cui se ne aggiungeva un terzo coli' erezione in Canonicato di una mansioneria di- giuspatronato della famiglia Dubaz. Collo stesso Breve Pio VII accordava ai membri del neo fondato Capitolo ed ai loro successori l'uso del rocchetto e della mozzetta, senza cappuccio, dello stesso colore di quella dei Canonici della Cattedrale. Concedeva inoltre ai medesimi l'anello, il collare, la fascia e le calze di color violaceo. A speciale ricordo poi permetteva che i suddetti Canonici portassero appesa al collo una medaglia che nella parte anteriore avesse le immagini dei Santi Protettori della Parrocchia, e nella posteriore l'effigie della nave su cui il Pontefice viaggiò da Venezia a Pesaro, con relativa iscrizione. Tengo sott'occhio un esemplare della veramente bella medaglia commemorativa e decorativa. Essa è d'argento dorato, del diametro di 4 centimetri. E stretta da un cerchio, parimenti d'argento dorato, a cui sono applicati otto fasci di raggi, quattro più sporgenti degli altri, al superiore dei quali è affisso 1' anello per infilarvi il cordone relativo. Nel retto, intorno alle figure mezzo rilevate dei Santi Protettori, si leggono le seguenti parole: a SS. Vit. et Modest. Tit. Eccl. Grisignanae». Le figure poggiano sopra un'urna, nella cui facciata è scritto: «Theod. Laur. De Com. Balbi Epis. Aemoniae». Nel verso, in cui è effigiata la «Bellona» colla — 29 — tiara sul cassero, havvi questa iscrizione: Felix accessus Pii VII P. M. Die XII Iun. MDCCC Port. Quiet. All' erezione del nuovo Capitolo annuì pure il Governo austriaco (a cui sottostava l'Istria ex veneta dal Giugno 1797) con decreto del 13 Marzo 1802. Con altro decreto poi lo estinse, allorché furono estinti contemporaneamente quasi tutti i Capitoli Collegiali dell' Istria, il che avvenne nel 1843. L' ultimo Canonico Arciprete fu il M. R. Don Marco Calcina, morto addì 17 Maggio 1873. Ora Grisignana, benché cresciuta di popolo, ha un solo prete; e Cittanova, almeno presentemente, non più di due ! Poco lungi però da quest' ultima, nella località di Daila, sin dal 1858, esiste un Priorato di Benedettini, istituito dalla cristiana munificenza del conte Francesco Grisoni di Capodistria. Anche a Cittanova e a Torre Pio VII lasciò dei ricordi della sua presenza in que' paraggi. Ai Canonici di Cittanova concesse la mozzetta col cappuccio e la cappa magna, ma non il protonotariato apostolico che avean domandato. Si narra in proposito che propendendo il Papa ad appagare i vari desideri di que' buoni capitolari, un Cardinale presente all' udienza esclamasse : «troppe grazie, Santità, troppe grazie»! — Il Parroco di Torre ottenne di poter cantare la Messa nella Vigilia del S. Natale di sera (come a Capodistria) anziché alla mezzanotte. — Pare che altri luoghi, vicini al Porto Quieto, ed altri ecclesiastici ottenessero distinzioni (probabilmente personali), grazie e ricordi; ma non sono in grado di riferire di che e di chi si trattasse. Molte cose caddero in oblio durante il secolo che sta per spirare. VII Partenza dal Porto Quieto e termine del viaggio Sedato il vento e calmato il mare, la «Bellona"» lasciò 1' ancoraggio nella mattina del 15 Giugno, e alle 6 antimeridiane del 17 era in vista della città di Pesaro. Allo scorgersi l'aspettata nave, clero, popolo e soldati (austriaci) si mossero verso il luogo dello sbarco. Qualche ora appresso, a mezzo di una feluca, il S. Padre, dopo dodici giorni di imbarco, scese a terra, e vi fu accolto dai Card. Busca, Antonelli e Doria Antonio. La folla plaudente era immensa, e Pio VII pianse di consolazione al vedere i sinceri e manifesti segni della gioia, che appalesavano i suoi figli e sudditi pel suo felice arrivo. Tra coloro che lo attendevano vi erano pure i fratelli, i nipoti e parecchi altri parenti. Sulla piazza, che dovea attraversare per recarsi al Duomo ove lo aspettava il Vescovo Mons. dei Conti Beni, era stato eretto un arco trionfale, colla seguente iscrizione: — 32 — PIO VII P. NI. QUOD VENETIIS AD SUMMUM PONTIF1CATUM EVECTO ROMAM PETENS INCOLUMIS AD IIAS ORAS APPULERIT PISAURENSES NI'MINI EIUS DEVOTI EREXERE Da ciò si comprende come senza fondamento il buon Artaud scrivesse, che «la mancanza d' acqua costrinse la «Bellona» ad approdare a Pesaro»! Prima di lasciar la «Bellona», il S. Padre espresse al comandante, agli ufficiali e all'equipaggio la sua piena soddisfazione per l'inappuntabile servizio prestato e pei riguardi a lui usati durante il burrascoso viaggio. — E a proposito di questa espressione d'alto gradimento, non credo di dover sorvolare sopra un incidente, che diede filo da torcere ad alcune persone altolocate. 11 marchese Ghislieri, nella sua qualità di ministro plenipotenziario, si credette autorizzato di dar forma più pratica alla soddisfazione pontifìcia non soltanto col far esborsare, dalla cassa della nave, una mesata di soldo e di panatica allo stato maggiore e mezza alla ciurma; ma pur anco, con Decreto dd. 17 Giugno, di promuovere tutti al prossimo rango superiore, cosa pressoché insolita e di grave dispendio al pubblico erario. Gli ufficiali e i soldati ringraziarono il S. Padre e il marchese della straordinaria distinzione e ricompensa. Ma clic? Sei settimane dopo, non ostante la ratificazione da parte del presidente Querini, il de Thugut, che non avea trovato Pio VII quale l'avrebbe voluto, la dichiarò come non avvenuta. Scrisse che tale promozione in massa sorpassava i poteri di un ministro plenipotenziario, e che non avrebbe potuto emanare se non dalla Maestà Imperiale. Si venne però ad un compromesso, a cui concorse pure col suo parere l'i. r. Consigliere di Corte e Delegato a Ve- — 33 — nezia de Rooner, il quale propose che il Decreto dd. 17 Giugno servisse almeno quale diritto di priorità alla promozione di rango, mano mano che dei posti si rendessero vacanti. Scriveva tra 1' altro : «Il S. Padre concede indulgenze e prenumerazioni (!?) pel regno dei cieli; perchè la Corte Imperiale non imiterebbe questo metodo con eguale buon esito?» Dopo tre giorni di fermata, durante i quali venne festeggiato in guisa straordinaria, Pio VII da Pesaro, toccando Fano e Sinigaglia, passò ad Ancona (tuttora in mano degli Austriaci e dei Turchi)1), ove giunse il 21, onorato come sovrano non solo dalla cittadinanza esultante, ma pur anco dalle navi da guerra russe ancorate in quel porto. Ivi il S. Padre e Ghislieri seppero della gran vittoria di Marengo (14 Giugno) che ridava nuovamente l'Italia in balia della Francia, già assicurata al dominio del fortunato primo Console Napoleone Buonaparte. E codestui dopo non molto avrebbe fatto passare al nuovo Pontefice giornate moralmente assai più burrascose di quelle passate a bordo della «Bellona» durante il penoso viaggio marittimo. Visitato il Santuario di Loreto % Pio VII giunse finalmente a Roma il 3 Luglio, tra 1' esultanza e la gioia universale. ') l'orse giammai come al tempo di Pio VII, la divina Provvidenza si servi degli stessi nemici della S. Sede e della Chiesa cattolica per favorirla. Abbiamo veduto nel 1799 Russi, Inglesi e persino Turchi adoperarsi per far ricuperare al Papa i suoi Stati. Nel 1814 e 15 le stesse Potenze ricondurranno il Papa a Roma e lo reintegreranno nei suoi diritti, contro le mene di qualche principe cattolico . . . «Omnes genia servient ci.» 2) Durante il viaggio da Loreto a Roma Pio VII ricevette una lietissima notizia, comunicatagli (lai Card. Martiniana, Arcivescovo di Vercelli. Questi scriveva al S. Padre avergli detto il primo Console, subito dopo la vittoria di Marengo, essere suo intendimento di vivere in pace col Romano Pontefice, ed anche di trattare con esso lui per lo ristabilimento della religione in Francia. E difatti appena giunto a Roma, Pio VII ne iniziò i difficili e penosi negoziati. APPENDICE i. Documento Pontificio (inedito) (Indirizzo) Dilecto /ilio I. Michaeli Dubai Parocho loci de Grisignanae, Aemoniensis Dioecesis (Istria) PIUS PP. VII Dilecte Fili salutem et apostolicam benedictionem! Quum super mare nacigaremus Romani pelentes, quam 11 i— minila Sedem sibi et succtissoribus suis. Apostolorum Princeps Petrus divino admonitu cunstituit, tempestate rejecti ad Histriae littora fuimus, ac memoratimi tenemus Te tunc Nobis occurisse, pluraque dedisse in Nos eximiae pietatis et obsequii signa; quuinque a Te multa rogaremur, quain ad tuae Paroeciae, hominum plerumque montanorum, colligendam Christi Ministris debitam existimationem et observantiam, eosque facilius alliciendos et adtrahendos in Eccle-siain valere diceres, meminimus etiam Nos pollicitos esse Tui ra-tionem habituros postquam Romae constituissmnus. Flexit quidem tuum studium maxime, quo in commissae Tibi Paroeciae commoda et utilitates intendis, adeo ut augundo numero Praesbyterorum, qui isti Vincae Domini excolendae laborein suum impendant deliberaturu apud Te sit beneficimi! simplex quoddam jurispatronatus tuae fami-liae in Ecclesiam ejusdem Paroeciae legitima auctoritate transferre. Quam ob rem Tuis modo induti precibus, quibus iterimi Nobis ob-secrari fecisti, quibus magnus accessit pondus a testimonio Venera-bilis Fratris Theodori Aomoniae Episcopi, Teque a quibusvis excom- — 36 — municationis, suspensionis et interdicti, aliisque ecclesiasticis sen-tentiis, censuri» et penis, .1 jure voi al) liomine quavis occasione rei causa latis, si quibu» quomodolibet. innodatus existis, ad effectum praesentium dumtaxat consequendum liaruin serie absolventes, et absolutum fore censentes, Tibi, ac Tuis in ista Paroecia legitimis successoribus, Canonici Archipresbyteri appellationem, cappellanis vero cooperatoribus ejusdein Paroeciae tam iis duobus, qui nunc sunt, quam elinin tertio inox, ut praefertur, instituendo, eorumque qui deinceps futuri erunt, legitimis successoribus, appellationem Canonici tantum : tuni porro Vobis qualuor omnibus et singulis, itidem vestroruin successoribus, Kocchetum et Mozzetam, colori» ejusdem ac Illa qua lionestali sunt Canonici Àumoniae Gathedralis Ecclesiae (siile caputio et siile alio insigni, quod vulgo zaniarda nominant) in parouliiali vestra ecclesia, clioro, processimiilnis, cae-terisque functionibus ecclesiasticis ; extra vero has functiones etiam Flocum in pileo, et Fasciam et Collare et Calligas violacei coloris, et Annulum, et numisma demum luniculo serico nigri coloris ante pectus suspensum, cujus in antica SS. M. M. Paroeciae Patronorum imago, in postica navis, qua ad regiones islas appulimus, sit in-sculpla cum inscriptione memoriam /'adi prodente gestare intra fìnes Aeinouicusis Dioecesi», auctoritate apostolica, per lias litteras in perpetuum conceditnus et indulgetnus. Non obslunle lei. record. Benedicti PP. XIV Praedec. nostri de divisione materiarum, aliisque constitutionibus et ordinationibus apostolicis, nec 11021 dictae Ecclesiae et jurameuto con firmatimi e apostolica, vel quovis iinnitate alia roboratis statutis et consuetudinibus, privilegi» quoque, indulti» et litteris apostolici» in contrarium praemissarum quomodolibet concessi», continuali» et innovati». Quibus omnibus et »inguli» illorum tenore praesentibu» prò piene et »ufiicieiiter expre»»i», ac de verbo ad verbum inserti» habentes illi» alia» in suo* valore perinansuri», ad praemissarum elFectum hac vice dumtaxat special iter et expresse derogami!», caeteri»que contrariis quibuscumque. Datum Rollino apud S. Mar. Majorem sub annulo piscaloris die XI Dccombris 1801, l'ontificalus nostri anno secundo. R. Card. Braschius de Honestis. « .1. II. PIO VII Sul Conciare e cenni biografici (Articolo pubblicato dall'autore di queste memorie, addì 11 Marzo, nell'Amico di Trieste, periodico cattolico settimanale). Pio VI, nell'età di circa 82 anni, era morto in Valenza (Francia) li 29 Agosto 1799 dopo 18 mesi dacché barbaramente dai figli della rivoluzione francese era stato trascinato a forza fuori della sua Roma; e per questa morte, e per altre ragioni ancora, la Chiesa trovavasi nella massima desolazione. I settari cantavano vittoria, ripromettendosi di aver seppellito 1' ultimo Papa. Ma ò. scritto nel libro divino: porlae inferi non praevalebunt ; e .sillaba di Dio non si cancella.* I Cardinali, secondo i provvedimenti già indicati dal defunto Pontefice, meno gli ammalati ed i decrepiti, convennero a Venezia, ch'era in allora passata al dominio dell'Austria. L'imperatore Francesco, animato da buone intenzioni, offrì loro il monastero di San Giorgio in isola, perchè vi tenessero il conclave; o, nel di 30 Nov. 1799, treutacinque Cardinali vi si rinchiusero per dare alla Chiesa — 38 — un nuovo Papa. — Pensossi subito a scegliere il personaggio fra tutti riputato più degno ; e difatti, al primo scrutinio, il pavese Card. Bellisoini, Vescovo di Cesena, s'ebbe 18 voti. Ma questi non bastavano, come neppure 22 a cui giunse il massimo numero, esigendosi per la elezione del Pontefice i voti di due terzi dei presenti al conclave. Ad ogni modo si riteneva per assicurata la elezione del Bellisomi, allorquando il de Thugut, strapotente ministro austriaco, inscio, come è probabile, l'Imperatore, si adoperò ad impedirla. A lui conveniva che fosse Papa il Card. Mattei, perchè avendo questo prelato conchiuso il trattato di Tolentino (19 Febb. 1797), con cui cedevansi alla Francia le Legazioni (trattato carpito dalla violenza del gen. N. Buonaparle), pareva che più facilmente le avrebbe lasciate all'Austria, la quale se ne era impadronita dietro la cacciata dei Francesi nel 1799. Il Card. Ilertzen, uomo più di aulico carteggio che di chiesa, si prestò alla deplorevole manovra, adoperandosi quanto potè per farlo eleggere. Ma non vi riuscì, perchè non lo volle lo Spirito Santo: erudimini el intelligite.... Per queste deplorevoli intromissioni passarono tre lunghi mesi, e la Chiesa desolata rimaneva tuttora priva del suo cnpo. La confusione anzi cresceva, liei mentre da tutti si paventavano altri gravi malanni dall' improvviso ritorno in Francia del gen. Nap. Buonapartu, c dal sopravvento da lui preso nella direzione della lìepublica. — Finalmente, quando Dio volle (gli uomini si agitano e Dio li dirige...), lasciati da parte i vecchi candidati (Bellisomi, Mattei e GerdiI) con meraviglia d' ognuno si convenne tra i Cardinali di proporre quello di Imola, Barnaba Chiaramonti: proposta che, afflante Spirilu Sanalo, piacque a tutti. Eletto il 13 Marzo, fu proclamato il 14 e prese il nome di PIO VII. Non concedendoglisi dal Governo Austriaco, allora padrone di Venezia, la basilica di S. Marco, chiamossi pago della modesta coronazione in S. Giorgio Maggiore (nell'isola omonima) che ebbe luogo il 21 Marzo. In quella circostanza il Governo Austriaco, per colpa del de Thugut e non dell1 Imperatore, si comportò tutt' altro da quello che i buoni si aspettavano. Le spese furono sostenute dai fedeli, senza il concorso del Governo ; e nel mentre le case e i palazzi s'illuminarono tutti, quelle dello Stato restarono al buio. Anziché a festeggiare il uuovo Papa, si pensava dal de Tliugut a lasciarlo privo della più fertile parte dei suoi temporali domini; ma non mollo appresso male ne incolse- ai contristato!'! della Chiesa e — 39 — del Vicario di G. C. Oh quanto poco apprendono dalla storia certi pretesi grandi uomini: eppur essa e „magislra vitae') Nato a Cesena il 14 agosto 1742 dal conte Scipione e dalla contessa Giovanna Ghini2), Barnaba Chiaramonti, d'indole mi issima, a 17 anni abbracciò l'ordine di S. Benedetto, ricevendo il nome di Don Gregorio, e ancor giovane insegnò teologia nel monastero di S. Callisto in Roma. Pio VI gli conferì ben presto il Vescovato di Tivoli, e poco appresso quello d'Imola. L'anno 1785 dallo stesso Pontefice fu creato Cardinale. Nel 1800, come disvi, ascese sulla Cattedra di S. Pietro col nome di Pio VII. — Dopo penose e lunghe trattative, 1' anno seguente riusci a conchiudere, col primo Console Nap. Buon aparte, il celebre Concordato: a. cui però, inscia la-Sv Sede, furono sciaguratamente aggiunti gli Articoli così detti organici, che ne paralizzarono in gran parte gli effetti. — Li 2 Die. 1804 coronò Imperatore dei Francesi il Buonaparte, trattenendosi quattro mesi a Parigi, per dare maggior impulso al miglioramento delle cose religiose. Non tardò per altro molto ad esperimentare l'ingratitudine e la malevolenza del prepotente ed irreligioso Imperatore, cui nel 1809 il Papa dichiarò incorso nella scomunica. Pio VII era initissimo, ma d'animo invitto allorché si trattava degli interessi della religione e della Chiesa. Occupata Roma e unita alla Francia, li 6 Luglio dello stesso anno il Buonaparte vi fece trascinar fuori il Santo Pontefice, confinandolo dapprima a Savona e più tardi a Fontainebleau, ove vi rimase sino al principio del 1814. — Ai 24 Maggio di detto anno rientrò a Roma trionfante, nel mentre ') I brevi cenni di questo conclave che si leggono nella bella storia di Pio VII, scritta dal cav. Artaud, non danno una idea esatta di quanto avvenne nel detto conclave per causa delle deplorate auliche intromissioni. La vera storia è stata scritta recentemente dal Duerni, sui documenti originali estratti dagli ii. rr. archivi di Vienna. 'l La madre di Pio VII era una santa donna. «Dopo d' aver terminata l'educazione de'suoi figliuoli, allorché il futuro Papa toccava l'anno 21", nel 1763, entrò in un monastero di Carmelitane in Fano .... Fu in quel ritiro che, come soleva narrarlo lo stesso Pio VII, ella gli predisse chiaramente che un giorno ascenderebbe il trono papale e i lunghi patimenti che ne sarebbero la conseguenza». (Card. ÌViescman: «Rimembranze degli ultimi quattro Papi»). — 40 — Napoleone veniva rilegato nell'isola d'Elba. È vero sì che il Buo-naparte tornò ancora una volta a Parigi (1815) e Pio VII esulò ancor una volta volontariamente da Roma; ma furono brevi sì il trionfo del primo, che l'esilio del secondo. Finalmente Napoleone, compianto da pochi, detestato dai più, terminò la sua vita (1821) sullo scoglio di S. Elena, lacerato dai rimorsi : Pio VII invece, colla coscienza tranquilla, nella sua Roma, compianto e benedetto da tutti, scambiò la terra col cielo addì 20 Agosto 1823. 0 pellegrini, che accorrete in questo anno santo a Roma, dopo ricevuta la benedizione del sommo Leone XIII, recatevi al tempio di S. Pietro in Vaticano ad ammirare la veneranda figura del Pontefice delle tribolazioni. Ahi quanto egli ebbe a soffrire! Quanto soffrì dalla prepotenza del superbo Dominatore d'Europa! Soffri però sempre con Forza e Moderazione, e queste sono le due virtù, postegli a fianco dallo scalpello valente del Thorwaldsen. N D I C E Di-i lic:i.....................pajj. j Introduzione...................» - I II perche del viaggio marittimo.............» 9 II La fregata «l'ellona»................» 13 III Imbarco ilei S. Padre e traversata dell' Adriatici........» 15 IV II l'orto Quieto..................» 19 V Fermata nel porto e visite..............» 23 VI Ricordi pontifici della fermala.............» 2" VII Partenza dal Porto Quieto e termine del viaggio.......» 31 Appendice : I Documento pontificio................» 35 II Articolo su PIO VII, pubblicato Bell'Amico.........» 37