Soldi 10 al numero. L'arretrato' soldi 20. Abbonamento anticipato per questo ultimo trimestre 1874: in città, franco al domicilio, soldi 80; fuori idem. Il provento va a beneficio dell' Asilo d' infanzia. j? l'unione CRONACA CAPO DISTRI ANA BIMENSILE. 5? v si pubblica ai 9 ed ai 25 i Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è I' amministratore. I ♦7?! L'integrità di len giornale consiste nell' attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO. — 9 Ottobre 1831. — Assassinio del conte Capodistria in Grecia. — (V. Illustrazione). PROGRAMMA. Il nostro programma si può compendiare così : istruire il popolo, diligere le buone lettere, attendere agli studii di archeologia patria, occuparci delle cose cittadine. # Abbiamo voluto lasciare da parte la politica, perchè Trieste ed il Regno forniscono già a dovizia la città di giornali che trattano la difficile scienza, e che le recano notizie quotidiane. Del pari abbiamo stabilito di om-mettere qualsivoglia dibattimento nel campo religioso, non appartenendo noi alla turba di quegli insani, dei quali alcuni pretendono di imporre le credenze ed altri di abbatterle. Anche se ci ornasse la bisognevole dottrina., sfuggiremmo egualmente dal pertrattare questioni religiose, giacché siamo in tempi e luoghi, in cui il discutere tema di essenza tanto recondita, ed il vagliare le istituzioni, le costumanze, possono facilmente accrescere la rimescolanza delle idee, e porre in turbamento le coscienze : e tale effetto sarebbe per noi rimorso acerbo e perenne. Enunciato il proponimento, amor di patria, stima ed affetto ci spingono a dare un cordialissimo saluto al giornale provinciale, alla concittadina Provincia, ora nostra sorella maggiore: la via che imbocchiamo è meno ardua, più traversa, meno ampia di quella che essa da otto APPENDICE. INNANZI ALL'ULTIMA CASA racconto di OTTILIA WILDERMUTH. Traduzione dal tedesco di ANNA P. A questo mondo tutte le cose che si veggono da ultimo, trattisi d'un gentiluomo o d'uno strimpellatore di violino giramondo, hanno un certo che di romantico. L'ultima casa del villaggio ha essa pure la sua poesia, ha questo di particolare, che ci presenta come due vite. L' uno de' suoi lati anni con saggio consiglio percorre, ma la meta è la médesima, e di presto giungervi felicemente ne eccita brama accesa che non scema per scemare di speranza. Ora chiariremo bievemente in base a quale ragionamento itbbiamo preso la risoluzione di comparir;. A Capodistria ci seno parecchie persone, per le quali la penna non è uno strumento pesante, ma queste, come avviene in ogni luogo pkcoltf, non trovano una facile, continua e confidenziale opportunità di poter rendere di pubblica ragione quello che scrivono, ed a parte manca l'animo di farlo o per deficienza di abitudine, o per modestia sincera, lodevole senza dubbio qu; lora non oltrepassi i dovuti termini, chè d< po riesce di danno comune, o per modesti;' AB« i ululata e invincibile, la maschera 'omodissima della pigrizia; e lo stosso •v.'vsi del numeroso drappello di studenti che Capodistria ha la compiacenza di annoverare nelle università. Quindi il gruppo di amici che costituisce 1' Unione, ha ideato di procurare a loro ed a sè stesso un'occasione stabile, apposita, di mantenersi nell' utilissimo esercizio, di abituarsi ad affrontare coraggiosamente il pubblico, di porgere al popolo lezioncelle periodiche, di formare uno stimolo pei pigri, e di sovvenire, agevolando lo spaccio di questo foglietto, il locale Asilo d'infanzia, a di cui beneficio è destinato l'annuo provento. E nutriamo la lieta fidanza che non ci potrà fallire nè il favore delle penne la lega alla fila delle altre case, e con esse alla prosa, al movimento della vita ordinaria; l'altro vagheggia 1' aperta campagna, 1' attraente orizzonte, e tiene arcani colloqui colla luna e colle stelle. Innanzi all' ultima casa della piccola città di Gundelfingen in Svevia stavano due studenti, due giovani pazzi, che durante un allegro viaggio autunnale, visitavano per la prima volta il paese. Che fossero ancora pieni d'entusiasmo per la vita delle corporazioni scolaresche lo davano facilmente a conoscere il loro vestito stravagante, il berrettino ricamato a varii colori, la lunghissima pipa, la di cui canna sorpassava loro la testa, la variopinta borsa da tabacco che penzolava dall' occhiello dei loro abiti cortissimi "di una cortezza indecente,, come li dice un vecchio decreto dell' università. I due giovani prussiani, chè tali erano, giravano all' azzardo, nella sicura aspettativa d'incontrare ad ogni provette onde rendere questa lettura interessante e fruttuosa, nè 1' appoggio generale, tornando certo di decoro alla piccola città 1' avere uno speciale periodico. L' Unione accetterà per conseguenza, di tutto grado, qualunque articolo che consuoni col programma e col motto : V Unione, venendo alla luce in un paese di civiltà progressiva, e sapendo che dal cozzo dei contrarii concetti guizza la favilla illuminatrice, vuole essere libera terra di discussioni, ove il cittadino e la cittadina possano sostenere la loro opinione, la loro proposta, ove possano pubblicare una querela ragionata : essa vuol essere innoltre, diremmo quasi, una piccola .strenna bimensile, nelle di cui pagine sia offerta 1' occasione ad ogni persona colta di venire a dare relazioni, notizie, componimenti letterarii, -cenni critici- tr;\du'*>"n ripl nno+ra 'ilmnm Sr><»-> V . * ...... o getti da cui zampilli moralità od onesto sollazzo ; a fornire ragguagli, dissertazioni, documenti, coughietture di patria archeologia; ad argomentare e discorrere nel vastissimo campo dell' istruzione popolare. Ecco le pure ed ampie dichiarazioni che abbiamo creduto necessario di esporre ; ecco le speranze di cortese appoggio, giustificate dai civilissimi costumi, che ci allietano nell' esordire : a noi ora incombe il dovere di continuare secondo quelle e queste; ai nostri concittadini l'indulgere ed il sorreggerci. passo un' ingenua Anna Maria, un comico Michele o qualche altro svevo originale. Per dire il vero, essi non furono poco sorpresi nel trovare che la gente di questa contrada agiva e si conteneva come tutto il resto dell' umanità. Il dialetto svevo peraltro li divertiva, nè s'avvedevano ch'essi stessi col loro bizzarro vestito e coli'accento prussiano divertivano alla lor volta i campagnuoli, i quali li prendevano ora per Russi, ora per Francesi, ma in generale per funamboli, epperciò i ragazzi dei villaggi li seguivano chiedendo loro dei giuochi. I nostri due giovani vedevano in ciò un costume villereccio e continuavano allegri la loro strada, contentissimi di avere scoperto un costume affatto particolare alla Svevia. —- Ora stavano innanzi all'ultima casa, ammirandone l'aspetto pulito e grazioso che la distingueva dalle altre. Era fabbricata da poco, aveva una bella porta d' entrata, muri bianchi, e davanti ad Chi non rimanderà questo numero, sar:\ ritenuto abbonato al trimestre. Sulla educazione popolare. L'uomo, animale ragionevole, è dotato d'uno spirito, il quale, se per la sua misteriosa unione al corpo prova l'influsso della natura materiale, ha però una vita sua propria e indipendente dall' animale organismo, ha una sfera di azione sua propria, che lo solleva al di sopra delle terrene cose, lo porta al soprasensibile, nel reguo delle idee e della verità. Il corpo umano, organismo vivente e quindi soggetto a quella legge fisica per cui dalla vita nasce la morte, è capace di graduale sviluppo, ma questo stesso sviluppo lo mena alla vita regrediente, al deperimento e per ultimo alla dissoluzione. Lo sparito umano, avendo una esistenza non condizionata a quella del corpo, è capace d' uno sviluppo sempre crescente ; sviluppo che non lo conduce a perire, ma che aumenta la di lui forza e lo rende più attivo e più vivace. E lo sviluppo del corpo vivente dipende dall' organismo, il quale incomincia la sua attività assieme colla vita dell'individuo e non cessa di agire che quando l'individuo cessa di vivere. L'organismo corporeo non resta inai potenza inerte e se le circostanze son. tali eh' esso non possa tradurre in atto le sue potenze, il corpo perisce. Non è così dello spirito umano: unito ad un essere animale, e quasi racchiuso nel medesimo, esso non si sviluppa che per mezzo delle impressioni che dal corpo, o per mezzo del corpo riceve: se le impressioni sou nulle, nullo è pure lo sviluppo ; se sono false, anche lo sviluppo in una falsa direzione si avvia. Ecco la necessità della educazione: educazione fisica, acciocché l'organismo materiale presti allo spirito i suoi officii, educazione intellettuale, acciocché lo sviluppo dello spirito segua la via del vero, educazione morale acciocché le impres-ioni interne ed esterne non signoreggino lo spirito, ma vengano da esse dominate e dirette. La educazione incomincia dalla famiglia. La Provvidenza, fornendo la donna di squisito sentire, la destina ad essere la prima educatrice dei proprii figliuoli. Il bambino nasce ignaro di tutto, ignaro di sé e della sua propria estensione: la vista dei proprii piedi lo spaventa. Il primo oggetto che impara a conoscere è la madre: mamma è la prima parola che apprende a pronunziare, e dalle amorose cure della madre s' avvezza a conoscere gli oggetti, a distinguerli, a nominarli. Cresciuto a fauciulletto trova nel padre e nella fam;glia occasione di svilupparsi vieppiù: apprende ogni giorno alcun che di nuovo, [ s' addestra a pensare, s' inizia al lavoro. Ma può la famiglia bastare alla educa zione intellettuale e morale dei figli? Certo, una finestra del piano terreno fiorivano in buon numero magnifici garofani e bellissime viole, e sopra dondolavasi in una gabbia verde un garrulo canarino. Dall' aperta finestra scorge-vasi una chitarra appesa al muro con nastro turchino, ed accanto ad essa altri istrumenti di musica. A traverso le foglie della vergine vite, che con ricchi festoni inghirlandava il pergolato del giardino, vedevansi due graziose figure di donna. —Incantevole ! bisbigliò Paolo Birken al suo amico Helmstatt. — Chi avrebbe sperato qui tanta poesia dopo aver passato quelle contrade fangose ? È possibile che coloro che abitano questa casa graziosa sieno svevi? — E però una casa strana, disse Helmstatt che 1' osservava più da vicino ; non vedi quelle finestre basse e guernite d'inferriate che male armonizzano col pianterreno? — Davvero è strano, soggiunse Paolo ; e in questo stesso momento comparve ad una delle inferriate un viso esprimente bassezza e cattiveria, che formava un singolare contrasto coi fiori, che no : essa la incomincia, la continua fino ad un certo punto, ma per compierla ha bisogno di aiuto, cnè ben pochi sono i padri che abbiano le cognizioni necessarie a sviluppare rettamente 1' intelletto delle loro proli, pochissimi che sieno forniti delle doti opportune all'educazione morale. E le famiglie agiate trovano facilmente chi s'incarichi d'educare i figliuoli, ma dove potrebbero trovare educatori e maestri le famiglie mancanti di mezzi? Se lo sviluppo del corpo sociale dipende dallo sviluppo degli individui che lo compongono, è ben chiaro che alla società spetta il dovere di provvedere alla educazione del popolo, offrendo a tutti, ma specialmente ai figli dei poveri 1' occasione d' una gratuita i-struzione ed educazione. Le pubbliche scuole popolari sono un benefizio inestimabile, e l'obbligare il popolo alla frequentazione è un diritto, che non puossi mettere in dubbio quando non si voglia mettere in dubbio che la ignoranza e la rozzezza sono di danno a tutta la società. Ora le scuole ci sono ; ci sono leggi che regolano la istruzione, ne fissano gli oggetti, ne stabiliscono i limiti. 1 municipii, ai quali è affidato di provvedere ai bisogni delle scuole, fanno (almeno i più grossi) del loro meglio: il nostro spende per l'istruzione non meno che 8000 fiorini all'anno. Si dovrebbe pur vedere il frutto di tante spese, il popolo do-vrebbesi pur essere convinto dei bene che gli si fa. Eppure non la è così ; ad onta di tante leggi, di tanti consigli scolastici e di tanti ispettori, le scuole sono ben lontane dall' offrire i risultati che da loro si speravano, il popolo si mostra, se non ostile, certo indifferente per la pubblica istruzione. Quali ne sono le cause? quali sarebbero i mezzi da impiegarsi, acciocché le scuole dessero il desiderato vantaggio, acciocché il popolo, vedendo il bene che gliene deriva, incominciasse a stimarle e ad amarle? Ecco le domande intorno alle quali ci siamo proposti d'intrattenere i nostri lettori. Lontani assai da ogni mira di personalità, esporremo francamente la nostra opinione, e ciò nell'unico intento di concorrere anche noi, per quanto il possiamo, a promuovere il miglior andamento delle scuole popolari. {Continua) G. F —A. La question del Fiumisin. Za che me xe stada oferta 1' ocasion de buratar anca mi qualche cossa, vogio provarne a parlarve del più e del manco come megio sa varò. No ste creder che vogia montar in caregóu, e larve la parte de predicator. Siori no ! No vogio che me se diga che sou un dotor coli'uccello e colla chitarra. — Buon uomo, disse Helmstatt ad un tale che passava, ditemi che casa è questa ? — L'interrogato, un artigiano che aveva viaggiato ed aveva abbastanza mondo ed esperienza per riconoscere nei due forestieri degli studenti, rispose nel suo miglior tedesco. — È la nuova prigione distrettuale, per servirla. — Una prigione! sclamò Paolo. — Certo, continuò con vero orgoglio il cittadino; non è vero, che beli'edi-fizio ! Se fosse un poco più grande potrebbe rivaleggiale colla più bella prigione della residenza. È vero, gli uomini differiscono molto gli uni dagli altri nelle loro opinioni ; e molti ritengono che i birbanti non abbiano bisogno di una casa così signorile, ma io non parlo per 1' amore dei birbanti, ma per l'onore della città.... Ed i fiori? ed il giardinetto? dis«e Paolo interrompeudo la lunga spiegazione. Ma l'altro senza abbadarvi: Nel pianterreno sta il fante del giudizio distrettuale, per servirla. È un uomo che ha fatto tutti i mestieri dele cause perse. Mi ve parlarò invece in quela maniera che mia mare m' à insegna fin dal zorno che go verto i oci ; butarò zo le mie idee ala bona de Dio, senza franze, senza zirigógoli, senza pretension de sorte, e in modo de farme capir perfin da quei che no ga fato che le quatro normali, o ga imparà a leser dal mestro Peverin. Se qualche volta metarò per combina-zion le man sule piaghe del zorno, credémelo, lo farò cola più onesta intenzion de sto mondo, e doperando per parte mia modi franchi, spero che me se usarà el più gran compatim-mto dai mii concitadini. — Tratarò de tutto un poco; me ocuparò dele question che ne interessa più al vivo, me provarò de sboconse-larle ala megio, né rifiutarò le savie osserva-zion che da una banda o dall' altra i me vignisse a far, né me incaponirò senza rasòn. — Douca vedè che gavarè da far co la più bona pasta de omo che sia soto la capa del zielo.— Ma ve recordarò solamente che né adesso né mai vignarò a trausazion coi sentimenti contrari a quei che mia mare me ga savudo istilar in cuor mio fin daie fasse. E ve assicuro che mia mare no ga che sentimenti boni. — Ciò, la sarave bea bela! La xe de quele ala vecia, xe vero, de quele de sotto San Marco, ma co tanto de cuor per mi, per la so famegia, per i so parenti, per i so amici, per la so patria, e per la patria insoma de tuti nu. Me par che presentandome per la prima volta a voialtri iera necessaria sta premessa, che valarà quei che la podarà valer per oggi e per sempre e per tutti. E adesso comincio. Una dele question che al zorno d'oggi tieu occupà el publico de Capodistria no me se podarà negar che xe quela deia regolazion del nostro Cornalunga, o, in altra maniera, del nostro Fiumisin. Chi no sa infati che xe quasi zento anni e più che se ciàcola, se scrive, se progeta, se fa sedute, se se dise insolenze, senza che peraltro sia stada mossa guanca una piera, e intanto quela nostra vale dei Pradissioi, che se poi dir la più rica vale del tentorio, la xe ridota in un stato deplorabile; e guai a nuaitri se no se metaremo de proposito; che ne toccarà veder coi nostri oci la iutiera sua rovina. Se crede forse che vegnarà chi sa chi a metternela in conzo, e che no spendaremo gnauca un soldo de nostra scarsela ? Mi me par che se fassa assai mal i conti. Perchè quei cinquanta, cento, duseuto interessai, che ga campagne de quela parte no i podaria andar d' accordo, e invece che star là a vardarse in viso, a lamentarse e zigar contro chi no ga nessuna colpa, perchè, dixevo, no i podaria formarse in società e far qualche cossa de in vita sua ; ha fatto il falegname, il soldato, e, con rispetto parlando, il musicante. Adesso ha trovato questo posticiuolo che gli rende per benino, ed ove spera terminare i suoi vecchi giorni. I fiori appartengono alle sue ragazze. La musica è un arte troppo allegra per una prigione; ma il vecchio suona adesso di rado e sua moglie prende cura degli arrestati. Se ne intende colei! Una chiamata liberò fortunatamente gli studenti dalla loquacità dell'operaio, che loro non apparve un originai^ abbastanza svevo per desiderarne più a lungo la conversazione. Che te ne pare ? fece Paolo al suo amico ; in faccia c'è un albergo, andiamo ad alloggiarvi per istudiare i misteri dell' ultima casa. Di sopra una carcere, sotto fiori e melodìe mi pare cosa abbastanza interessante. Potresti anche ingannarti, disse Helmstatt nel quale prevaleva di tempo in tempo l'elemento prosaico. Eppoi non ho voglia di ritornare adesso all' osteria. bon? No xe dubio che una volta regola el corso del fiume, quele campagne che ghe sta visin le vaiarla, senza esagerazion, el cinquanta per cento de più; se scansarla le inon-daziou che ghe porta tanto dano ala vale, che guasta el fien, rovina 1' ua, rebalta el for-meuton etecetera — etecetera — etecetera; se podarìa con poca spesa rimodernar quella be-nedeta strada da Santa Barbara che in pezo malóra de quel che la xe no la poi andar; se facilitarla cussi i trasporti del ludame e delle entrade, e se adesso una zagia de ludame, tanto necessario per la campagna, costa sora-logo a conti fati, 4, 5, 6 fiorini, allora ghe ne bastarla assai de meno. No se domanda altro che un poco de bona volontà per parte de quei che ghe do-varia star a cuor sta cossa, e l'esito xe sicuro. Mettémose donca con coragio, no stémose lassar scampar le bone occasion, e avanti senza paura ! I spaurosi no ga za fato mai gnente de bon, ne i farà, ma chi ga sai in zuca e ghe vedi dentro nele cosse giuste poi far, e i fassa, che, vogia o no vogia, i boni ghe andarà drio e ala più desperada i gavarà almeno le benediziou de chi vignarà dopo de nualtri. Co sta nojosa tirada no go miga preteso de dir tuto quel che ocoreva, nè d' averlo dito come che se doveva, ma go voludo svegiar, se mai xe possibile, chi s'avesse iudormensà, go voludo metter sula tola una question che xe de gran importanza, go voludo insoma cominsiar a dir anca mi la miaP Perdonénie se go falà! Bara Nane. Illustrazione dell' anniversario. Sorta a libertà la obbliata Grecia, dopo quattro secoli di servaggio, per le forti risoluzioni de'suoi figli prese con energia e tenacità, quantunque tenuti in is pregio dalle eulte nazioni d'Europa, abbisognava essa d' uomini di alto sapere, che la reggessero oude godere la nazionale indipendenza. Parve che a rassodare il governo fosse ventura l'avere a Presidente il conte Giovanni Capodistria, esperto diplomatico, amatore del suo paese e fornito di generosi sentimenti, già ministro russo, affezionato agli imperatori Alessandro e Nicolò, ed amicissimo del capo dei filelleni Eynard. Dopo d' avere visitato le corti di Russia, Francia e Gran-Brettagna, il conte Capodistria s'imbarcò, accompagnato da bastimenti da guerra delle tre potenze protettrici che lo onoravano e spalleggiavano, pel paese che lo avea invitato, ed ai 18 gennaio del 1828 approdò a Napoli di Romania. Prima cura del Presidente Capodistria fu di riordinare 1' amministrazione, istituendo un governo provvisorio, composto del Presidente e di un Senato (Panel-lion) di 29 membri, dividendolo in tre ministeri: dell'interno, delle finanze e della guerra. Indi si occupò di proposito, colla protezione e coi sussidi delle tre potenze mediatrici, e con la cooperazione dei Francesi in Mo-rea, alla liberazione deli' Arcipelago dai pirati, e del La mattina è bella; la strada attraversa i vigneti, andiamo avanti, andiamo incontro alla buona fortuua. Se vuoi, ritorneremo qui sull' imbrunire, ed andremo ad alloggiare in quella locanda. Potrai allora fare una serenata sotto le finestre del carcere nella speranza che la figliuola del carceriere ti risponda colla chi-'tarra. — Sia pure, sclamò Paolo, volgendo uno sguardo verso il pergolato, attraverso il quale non si potevano però scorgere i visetti delle belle fanciulle che ivi sgranavano fa-giuoli, e ridendo sommessameute e bisbigliando seguivano cogli occhi i nostri giovani pazzi, che alloutanavausi in cerca di allegre avventure. Era notte. La signora Hiller, la moglie previdente del custode del carcere, aveva ordinato alle sue figlie di ritirare i fiori e di chiudere le imposte, aveva portata la cena all' unico inquisito, colà rinchiuso, e prima di allestire la ceua per la sua famiglia, aveva dato uno sguardo se tutto fosse in ordine. Il continente dai contagi e dalla penuria ; riordinò le truppe nazionali; elesse Agostino Capodistria, suo fratello, che dopo di lui fu Presidente del govt-rno fino al giorno della sua abdicazione li 9 Aprile 183^, a Luogotenente generale nella Grecia occidentale, Ra -gos a comandante della Grecia orientale, e Canaris a contrammiraglio; organizzò le autorità politiche e le giudiziarie, impiegando alla giustizia suo fratello Viaro Capoilistria ; instituì una commissione ecclesiastica per rimediare ai disordini nella disciplina del clero ; prepose all' istruzione pubblica il celebre Andrea Mu-stoxidi istoriografo corcirese, intimo amico di Vincenzo Monti ; provvide all' educazione con scuole elementari, e di mutuo insegnamento pegli studi superiori; decretò tuia scuola di diritto in Atene, una di nautica ad Hydra, una militare in Nauplia, una teologica a Poros, una per maestri ad Egina, ed un museo d'antichità nazionali in quest'ultimo luogo; fondò pure in Egina un orfanotrofio per 2000 fanciulli; attivò una banca nazionale; fece coniare monete nazionali d' argento e di rame ; stabilì presso Tirinto un podere modello ; favorì 1' agricoltura, ecc. ecc. Conduriotti, Maurocordato, Miauli, ed altri capi dell' insurrezione congiurarono di scuotere il freno di Capodistria, da loro ritenuto troppo aspro ed assoluto, ed iniquitosa trama si ordì contro la sua vita. Avvertito replicatamente dai residenti russo, inglese e francese di stare in guardia, rispose, ponendo la sua vita sotto la salvaguardia di Dio : io sono pronto a sacrificarmi per la Grecia; se vogliono uccidermi, lo facciano, peggio per essi : un giorno lamenteranno la mia perdita. La domenica dei 9 ottobre 1831 alle ore 6 del mattino, il Presidente Capodistria, accompagnato da Demetrio Leonidas e da Giorgio Cozonis, all' entrare nella chiesa di San Spiridione di Nauplii, veniva assassinato da Costantino e Giorgio Mauromicali, l'uno fratello, 1' altro figlio di Pietro Mauromicali bey, senatore, imprigionato per essere partito clandestinamente dal forte di Nauplia. Costantino Mauromicali fu ferito da Cozonis ed ucciso dal generale Fotainara, ed il popolo esacerbato ne trascinò per le vie il cadavere ; Giorgio Mauromicali, quantunque ferito da Leonidas, scampò in casa del console di Francia, ma il gi rno 22 di detto mese, per sentenza del consiglio di guerra, venne fucilato. Il popolo piangeva sulla salina dell'amato Presidente, e le donne raccolsero il sangue colla bambagia, conservandolo come reliquia d' un martire. 11 conte Giovanni Capodistria, terzo genito del conte Antonio, nacque a Corfù nel 1770, studiò medicina in Italia, e di 27 anni era segretario della Repubblica settinsulare. Egli discendeva da una famiglia oriunda di Capodistria, appellata Vettori, che ebbe ad abbandonare la patria per sottrarsi dalle vessazioni del partito patri«.cale, capitanato dai potenti conti Guerio, che aspiravano alla signor a di Capodistria. 1 detti Vettori, per distinguersi da famiglie di eguale denominazione e di altre provenienze, aggiunsero al loro cognome il nome della città di Ca-pod'stria, ed in progresso, la-ciando quello di famiglia, conservarono l'altro della patria dei loro antenati. Gedeone Pusterla. Critica teatrale. (Nostro Carteggio). Trieste i ottobre 1874. La sera del 28 settembre p. p. fu dato per la prima volta su queste scene il Salvator Kosa, dramma lirico in 4 atti di A. Ghislaii-zoni. musica del m. Carlo Gomes. Il libretto padrone di casa, abituato a lasciare il governo sì della famiglia che della prigione nelle mani della sua dolce metà, si accontentò di fare a passo militare la ronda che questa aveva già fatta, di visitare le serrature eh' essa aveva già visitate e di mormorare prendendo aria di gravità e di alterezza : Tutto in ordine ! Ma! sono io che ci provvedo: parole che la moglie ascoltava con un sorriso ironico. Finalmente 1' attiva donna aveva finiti tutti i suoi affari. Il papà, gettandole uno sguardo furtivo, distaccò dal muro il violino, Chiara la maggiore delle figlie la chitarra, e Paolina, la minore, per ischiarire la voce, bevette un bicchiere d' acqna. La signora Hiller, uscita da famiglia civile, volle dare alle sue figlie dei bei nomi ed un certo grado di coltura; ma quanto alla musica appena appena la tollerava. La sua indole prosaica non era niente affatto amica delle belle arti: — Un altro corsetto in famiglia (voleva dire concerto), disse il loquace lattaio, la di cui conoscenza abbiamo fatto questa mattina, è tessuto con bellissimi versi, ed all' autore non può farsi che un solo appunto, quello cioè di non aver presentato il protagonista in tutto il suo splendore. Il Rosa viene offuscato dalla maestosa figura di Masaniello, il quale nell'azione drammatica sostiene la parte principale. Il pubblico triestino, prevenuto sfavorevolmente, si recò nel tempio di Euterpe col-l'intenzione di esercitare nel modo più rigoroso i suoi diritti ; ma nou potè non rendere giustizia al giovane compositore, il quale fu chiamato parecchie volte all' onor del proscenio fra il plauso dei veri intelligenti, di quelli cioè che, scevri da passioni preconcette, emettono un giudizio ragionato senza doverlo poscia ritirare. Che se la stampa locale, non però, come vuoisi, unanimemente, pronunciò verdetto sfavorevole, il Salvator Rosa sarà sempre un lavoro di grande merito e degno di rimanere sulle scene. L' opera non piace perchè..... non piace; altra ragione non si è potuta finora cavare dai critici di qui. Sulla valentìa del Gomes hau detto abbastanza i periodici del Regno, che riportarono il giudizio di uomini autorevoli, ed anche qui si ebbero parole lusinghiere pel simpatico compositore, il quale in quest' ultimo lavoro seppe trasfondere la potente scintilla del genio suo, e mostrò di essere profondo conoscitore degli effetti fonici. I due primi atti sono chiari, spontanei, riboccanti di melodìe, tali insomma da accontentare quella parte di pubblico che anela di comprendere. Gli altri due sono più drammatici, nou si trova la melodìa, la cantilena ; ma havvi iu compenso un istrumentale pieno, vigoroso e di stupenda fattura, condotto colla stessa ispirazione fino all' ultima battuta. Le impressioni che si ricevono in una prima audizione lasciano il desiderio di sentire ancora per poter meglio gustare. L'opera viene preludiata da una stupenda sinfonia, che rivela, le più recondite bellezze dell' arte. S' alza la tela, e dopo breve dialogo tra Salvatore e Gennariello, quest'ultimo sorte colla deliziosa barcarola: Mia pèccérella, deh ! vieni allo mare ! che ripetesi poi sul principio del quarto atto. Bella e piena di sentimento patriottico è la canzone guerresca di Masaniello: All' armi ! Iddio lo vuol, Infrangasi il poter Del despota stranier Che infesta il nostro suol ! a cui Salvatore rispondo con pari ritmo, per unirsi poi a Masaniello nel duetto: Fratelli in un pensiero, Fratelli in un desir: Di liberar la patria, Di vincere o morir ! e che da buon vicino era venuto a fare un po' di conversazione. Sì, sì, fece la donna, quantunque questi tempi cattivi dovrebbero fare passare la voglia di sonare; tutto è caro, ed il guadagno è piccolissimo. Pazienza, vicina, abbiamo 1' autunno alla porta, avremo vino buono quest' anno, ed in conseguenza baruffe ed arresti a bizzeffe, replicò in via di conforto 1' operaio. Grazie tante! baruffe che mi riempiano la casa di scioperati che non si possono mai quietare e che minacciano di rovinarla! Baruffanti ed assassini non sono di mio gusto. L'ultimo però era un uomo molto sodo; sono tanto contenta che non gli abbiano tagliata la testa. Vorrei piuttosto della gente quieta e pulita, di buona condotta e riconoscente del buon trattamento, come per esempio qualche sindaco accusato di truffa, o qualche altro individuo imputato di calunnia.... sempre coli' istesso ritmo. Senza timor di errare potrebbesi dire che questo è uno dei migliori pezzi che vanti lo spartito. Di grande effetto è pure la romanza: Forma sublime eterea cantata dal sig. Patierno con quella dolcezza, che invita F anima a soave estasi; bellamente intrecciato è il terzetto tra soprano, tenore e basso. L'atto finisce colla frase belligera del duetto fra Salvatore e Masaniello, cantata in piena voce dal coro colle parole: Del despota stranier Infranto è il rio poter ; E sul redento suol Splende più bello il sol. Nel secondo atto non può passare inosservata l'aria del basso preceduta da bellissimo recitativo ; appassionata e piena di sentimento è la scena tra Salvatore ed Isabella, originali le stroffe di Gennariello, che narra l'esito del combattimento: pezzi questi che meritarono al giovane maestro il plauso degli intelligenti. Fu trovata superflua l'aria che cauta Masaniello, quando scende dalia tribuna; ma è bella, scorrevole e di maestosa semplicità. Anche la feroce superstizione dei briganti, che corrono all' assassinio col nome della Vergine sul labbro e si dicono difensori del trono e della chiesa, viene espressa dal compositore con note caratteristiche e di grande effetto. L'atto finisce con un intreccio melodico del soprano, tenore e basso accompagnato da coro, il tutto scritto con somma maestrìa. Nel terzo atto dopo il delirio di Masaniello ed il cicaleccio delle dame che fuggono dai suoi insani trasporti, emeige l'aria del soprano, ed il duetto tra questo ed il basso, pezzi non mai abbastanza applauditi. Neil' atto quarto, assai breve, abbiamo la scena straziante della morte d'Isabella, assassinata dai briganti; poche melodìe, ma ? ihtrumentazione ricca ed ispirata. Io non ebbi la fortuna di udire il Gua-rauy, perchè mi trovava nelle nordiche regioni assorto in istudii non troppo ameni, e non potrei stabilire un confronto; ma l'impressione lasciatami dal Salvator Rosa fu ottima e non ho che parole di ammirazione pel simpatico maestro, e se pure trovasi qualche neo, questo sparisce davanti alle bellezze di cui abbonda lo spartito. Degli artisti e dell' esecuzione non mi sembra opportuno di parlare, perchè i nomi di Patierno, e di Aldighieri risuonano già altamente nel Regno e fuori di esso; Atry è provetto nell' arte si aquistò bella fama ; e la Giovannoni-Zacclii e la Cavedani lasceranno tra noi cara e gradita rimembranza ; l'orchestra fu sotto ogni riguardo inappuntabile, anche nei momenti che offersero uua qualche difficoltà. P. Parovel. (Commissione sanitaria comunale). — Venne cosituita ai 21 del decorso settembre in conformità alla Legge 19 marzo 1874, risguardante 1' organamento del servizio sanitario nei comuni, valevole pel marchesato dell' Istria. I suoi membri sono i signori : Giuseppe Pellegrini, Podestà e presidente; Cristoforo Dr. de Belli, medico com. referente; Giorgio cav. de Baseggio cons. com. ; Andrea Bratti e Antonio Dr. Zetto, rappresentanti com. ; Francesco Dr. Guglielmo; Pietro Longo e Alberto Pattay chirurgo; Giovanni D'Andri, cancelliere municipale. (Società di canto). Con decreto 1G settembre p. p. N. 10542 la Luogotenenza riconosceva la costituzione della Società di Canto di Capodistria, la quale assunse il motto : "Armonia e fratellanza,,. Il comitato promotore si componeva dei signori : Antonio Daponte, Antonio Giasche, Carlo Lupetina, Giovanni Montanari, Antonio Opara, e Antonio Pizzarello. (Atto benefico). Il sig. Vincenzo Steffanutti, nativo di questa città e da parecchi anni commerciante a Trieste, fece pervenire all'illustrissimo sig. Podestà, ai 21 del mese p. p., fiorini venticinque da essere distribuiti tra le famiglie povere vergognose. Ferrovia istriana. (Estr. daìV Osserv. Triestino) Si annunzia da Pisino che lo stato degli operai al 4 Settembre era il seguente : nei lotti VII VIII IX Totale indigeni . . . 126. 150. 153. 429 forestieri . . . 246. 312. 351. 909 assieme . . . 372. 462. 504. 1338 BOLLETTINO STATISTICO di Settembre. Anagrafe. Nati (battezzati) 16; maschi 10, femmine 6. — Trapassati 47 ; maschi 8 dei jjuali 5 carcerati, femmine 3, fanciulli 22, fanciulle 14. — Matrimonii 4. Polizia. Arresti per vagabondaggio 5 — per mendicità 1 — per schiamazzi notturni 2 — per sospetto di furto 2. — Denunzie per maliziosi danneggiamenti 3 — per contravvenzione di polizia annonària 1 — per contravvenzione al regolamento sul possesso dei cani 2 — per contrav. contro le pubbliche .istituzioni 2 — per furto 4 (fanciulli). — Sfrattati 17. — Usciti dall'I. R. Carcere 19 ; dei quali 2 triestini, 3 dalmati, 3 tirolesi, 9 istriani, 2 regnicoli. Permessi di fabbrica 3.—licenze «l'uccellazione 4. — Licenze industriali 3. Permessi di vendita di vino al minuto a possidenti — 5 — perEm. 58 — Prezzo al boccale soldi 48,64 ,72,80. Certificati per spedizione di vino N. 28. — Em. 72 Boccali 39; — per spedizione di pesce salato N. 5 — Barili 39 — it. 3120 (peso lordo); — per spedizione di olio 3 — Recipienti 13, 13972 (peso lordo). Animali macellati. Bovi 62 del peso di il. 21397 con ti. 1962 di sego — Vacche 3 del peso di ti. 796 con ti. 67 di sego — Vitelli 28 — e Castrati 310. Mercato delle ti Te (incominciato il 1 Ottobre) prezzo massimo minimo 1 Ott. Refosco il 16375 s. 10; s. 7 » Uva //. 9536 s. 5; s. 2 2 1f Refosco ti. 16762 s. 10; s. 7 » Uva ti. 9219 s. 8; s.35/, 3 » Refosco il. 10591 s. 105/to; s. 7 >7 Uva //. 19932 s. 6; s.35/, 4 » Refosco ti. 19438 s. 12; s. 7 Uva ti 19720 s. 9; s.3 Totale a tutto oggi H-121573 Dalla Pubblica Pesa. Capodistria 4 ottobre 1874. S. Vidalli. Fiere e Mercati nel Litorale da oggi 9 al 31 corrente Ottobre. 12 F. a Covedo — 12 M. d' animali a Sesana — 13 M. d'animali a Gradisca — 19 F. in Quisca (nel Goriziano) — 19 M. d'animali in Ajello (nel Goriziano) — 19 M. d'animali a Opiciua (territorio di Trieste) — 21 F. a Capodistria — 21 F. a Cir-china (nel Goriziano) — 25 F. a Passo (distretto di Pisino) — 26 F. a Tolmino — 26 M. d'animali e merci a Romans — 27 F. in Antignana — 29 M. d' animali a Gorizia — 30 M. a Basovizza — 30 M. d' animali mensile a Cormons. NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FRA TRIESTE - CAPODISTRIA e viceversa che intiaprenderà il Piroscafo EGIDA. Incominciando col giorno 1 Ottobre 1874 fino a nuovo Avviso verrà attivato (tempo permettendo) il seguente : ORARIO pei giorni feriali Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9aut-» » „ » 12 mer. » » » » » 5 pom. Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 7'/2 ant. 1 Al. » » » » » /2 » » » „ „ » S^jpom. per le domeniche e giorni festivi Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9% ant. „ » » „ „ 12 " mer. » » » » » 53/4poin. Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 7'/» ant. » » V » » /2 » » » » * v 3l/2pom. Prezzo di Passaggio: indistintamente soldi 40. I fanciuli sotto i dodici anni pagano la metà. Arrivo e partenza a Trieste dal Molo S. Carlo, da Capodistria dal Porto. NB. Le partenze tanto da Trieste quanto da Capodistria succederanno col tempo medio di Trieste. TRIESTE, nel Settembre 1874. L'Impresa. N. 119. AVVISO concernente la tenuta degli esami di abilitazione per le scuole popolari, generali, e civiche. Si porta a pubblica conoscenza che il giorno 20 novembre a. c. si darà principio agli esami di abilitazione per le scuole popolari, generali e civiche presso questo i. r. Commissione esaminatrice. Le suppliche per l'ammissione, legalmente documentate, dovranno essere prodotte alla sottoscritta Direzione fino al giorno 4 novembre a. c. La Direzione dell'i, r. Commissione esaminatrice per le scuole popolari, generali, e civiche. Capodistria 28 Settembre 1874. (Estr. dall' Oss. Triestino).