L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestrein proporzione. Si pubblica ogni sabato. I. ANNO. Sabato 4 Luglio 1846. M 40. Dell'Istria triestina. Oltre quell' Istria che già si disse austriaca, e quella Che dicevasi veneta fino al 1797, vi ha frazione di provincia la quale più che le altre avendo subito cangiamenti di dominio e modificazioni, è più avvolta per le vicende sue in incertezza, ed è quella che noi diremmo qui Istria triestina. Allorquando nel 1382 Trieste davasi alla serenissima Casa d' Austria, oltre 1' agro municipale, che sembra essere stato più esteso dell' odierno, teneva molte baronie o ville in suo dominio, le quali dal lato di levante della città arrivavano precisamente fino al termine naturale della provincia che abbiamo indicato nella geografia fisica. Queste baronie erano già dei vescovi di Trieste, i quali or le tennero in diretta amministrazione, or le diedero per investite feudali a nobili militi per averne vassalli; tra i quali vassalli andavano enumerati i conti di Gorizia per Corneliano (o come dice il volgo Corgnale), e la famiglia eh' ebbe nome di Vinchumberg e lo diede ad un castello dei Montecuccoli che tutt' ora dicesi storpiatamente dal volgo Finfenberg. Nelle transazioni fra comune e vescovo per riguardo ai diritti di buon governo sembra che il reggimento pubblico di queste baronie in istanza superiore passasse dal vescovo nel municipio. Egli è certo che nel 1365, il distretto di Trieste abbracciava queste baronie e le teneva ancora nel. 1414. Nel quale anno i villici di Montecavo e di Bagnoli (Bogliunz) e di S. Odorico tumultuarono, e ricusarono obbedienza ai magistrati triestini, i quali non valendo a contenerli, ricorsero al duca Ernesto d'Austria loro sovrano. La sentenza fu che quella parte di territorio venisse consegnata al vicedomino del Carnio, e restasse incorporata a questa provincia, sentenza che letta in consiglio nel dì 20 giugno, fu anche mandata ad effetto da un giudice della città che ne fece la consegna. Il municipio di Trieste aveva nel 1426 avuto in pegno dai conti di Gorizia il distretto intiero di Castel-novo, il quale però non venne incorporato al territorio, ma tenuto piuttosto come castello dipendente; al reggimento ed alla custodia del quale castello mandavano ogni quattro mesi un consigliere con titolo di capitano, del giudicalo del quale appellavasi a Trieste. Castelnovo era distretto ampio, il quale confinava oltreché con Trieste da un lato, con Schwarzenegg, con Prem, con Guttenegg, con Raspo. Perduto questo castello nelle guerre frequenti coi Veneti, ricuperato dalle armi austriache, venne nel 1460 incorporato al Carnio, colle altre ba- ronie o ville circostanti. Da quest' epoca fino al dì d'oggi il territorio di Trieste non sofferì cangiamenti nella estensione. Nel 1769, imperante Maria Teresa, il territorio di Trieste abbracciava 1' agro municipale, e i distretti delle seguenti ville: Servola, Longara, Basovizza, Gropada, Pa-drichian, Trebichian, Opchiena, Prosecco, Contovelo, e S. Croce; trecent'anni prima abbracciava inoltre Gorzana, Verpogliano, Corneliano, Nasirz, Draga, Jesero, Becca, S. Pietro di Madras, Bergot, Therpez, Presniza, Ocisla, Cernotich, S. Servolo, Mascoli, S. Martino, S. Odorico (Dollina), Cregoliano, Bagnoli, Berda, Borst, Brisez, So-vich, S. Giuseppe; non calcolato Castelnovo, che fu sempre tenuto separato sebbene dipendente. E queste ville tutte passarono al Carnio. Ripartizione territoriale dell' Istria già detta Àustro-Veneta. Nel dì 10 giugno 1797 l'Austria prese in possesso quella parte della penisola istriana eh' era già della Repubblica veneta, allora scioltasi, e tenuta la provincia da sè sotto il nome A' Istria Austro-Veneta, surrogava al così detto Magistrato un Governo, i di cui poteri risiedevano in una sola persona, senza che questa avesse titolo speciale. Nessun cangiamento ebbe ad operarsi nè quanto alla confinazione della provincia, nè quanto al ripartimento interno ; gli stessi municipi, gli stessi comuni, le stesse baronie com' erano a tempi veneti; solo v' ebbe divario, che qualche comune venne dichiarato municipio^ ed abolita la carica di podestà, venne surrogata da Tribunali provisionali come allora li chiamavano, e che abbinavano tutti i poteri; ciò era dei municipi e dei comuni; chè quanto alle baronie niun cangiamento venne fatto. Col dì 1.° febbraro 1800 fu attivata novella ripartizione, la quale modificando il principio osservato da secoli di tenere l'un comune straniero del tutto all' altro, preparò la via alli successivi cangiamenti. Le baronie furono lasciate com'erano per l'innanzi, 11 di numero; i comuni lasciati integri quanto al numero ed alla estensione, si unirono per formare sette dipartimenti, eh' ebbero nome dal capoluogo, Capodistria cioè, Pirano, Parenzo, Pinguente, Rovigno, Pola, Albona. Serbata la massima di abbinare ogni potere che non fosse penale maggiore (per l'esercizio del quale v' ebbe un Tribunale criminale in Parenzo), v' ebbe in ogni dipartimento un Tribunale, il di cui capo era direttore politico, il quale giudicava delle liti oltre i 20 ducati, e rivedeva settima- nalmente le operazioni dei singoli comuni; i dipartimenti sottostavano immediatamente al governo, ed al tribunale di appellazione in Capodistria. Capodistria ebbe allora soggetti i comuni d' Isola e di Muggia, di Grisignana e di Portole; Pirano quelli di Buie e di Umago; Parenzo quelli di Montona, di Orsaria, di Cittanova e di S. Lorenzo; Rovigno quello di Valle; Pola quello di Dignano. Albona faceva immediatamente per sè e per Fianona. Pinguente fu solo. In ogni comune v' ebbe un officio detto Sommarietà, li quale giudicava fino all' importo di 20 ducati, inappellabilmente lino all'importo di lire 25, sottoposto nelle cose politiche e di comune ai dicasteri dipartimentali. Per tal modo la provincia dell' Istria austro-veneta venne divisa in sette dipartimenti amministrativi, suddivisi questi in comuni, i quali erano 19, ed in baronie che erano 11. Fra le baronie continuossi a considerare Due Castelli, detto anche Canfanaro, perchè il giudice di questo luogo era di nomina del consiglio nobile di Capodistria. Il maggiore dei dipartimenti contava da circa 25000 abitanti ed era Capodistria, il minimo 4500 ed era Albona ; gli altri erano calcolati su d' un numero di popolo dai 9 ai 10000. >1( sig. X a zar io Gallo PIRANO. della stampa; e non sono questi i soli che raccolgono, ve ne sono parecchi altri. La città di Trieste è luogo sospetto per raccogliere monete, perchè ne giungono dal di fuori belle e falsate, e molt' occhio ci vuole a discernerle; ma la campagna, il rimanente della provincia, è immune da tale peste, e vi si rinvengono frequentemente monete bellissime, preziose; io ho raccolto soltanto dai villici, ho raccolto quelle che uscirono da terra, pure ne ho poste insieme parecchie migliaia, le quali mi hanno fatto attento sopra condizioni della provincia, che altrimenti non avrei avvertite. Crede ella che il rinvenirsi frequentissimi in I-stria i coni egiziani, e quelli di Siscia, mentre in Egitto sono frequenti i coni aquileiesi, non sia testimonianza di un commercio del quale invano cercheremo altrove i documenti? non serva a spiegazione dei monumenti insigni dell'antichità, che altrimenti ci paiono opere di fate? Crede ella che la copia grandissima di monete consolari, di conio primitivo, non di quelli rinnovati dagli imperatori, non sia prova dello stato dell' Istria a' tempi della Repubblica romana? E non crede ella che se si avessero sott' occhio monete dell' epoca precedente alla romana dominazione, si potrebbe fare induzione della civiltà di quegli Istri antichi che la tradizione vuole di famiglia grecanica, e che le storie romane, non imparziali, ci dipingono come barbari, e che dobbiamo ritenere barbari fino a che migliori documenti si abbiano? Io poi le dico che siffatte monetine in piccola quantità, in mano di qualche individuo, a nulla servono: ci vuole una serie completa, abbondante, e non potendo o-gni individuo farne museo, ne viene di necessità che uno ve ne sia per tutti, e che sia in mano di persona che non abbia poi a distrarlo o distruggerlo. So bene che pensando alle grandi raccolte, si si spaventa al pensiero del tempo che esigono a formarle, ma io 1' assicuro che i maggiori musei cominciarono col poco, e di mano in mano la cosa procedette; il Museo Fontana corniciò con alcune monete tratte dagli scavi fatti nel cortile della caserma. So pur troppo come vanno le faccende fra noi: se una moneta d'argento si scopre, passa in mani avare per essere fusa immediatamente; se una di bronzo, viene limata e torturata perchè sognasi oro a dovizie, e cosi le monete vanno perdute o lacerate. Che se all' invece venissero poste insieme, se ne avrebbe dovizia e materiale ottimo per gli studi. II mandarle fuori di provincia, alla tale società, al tal Museo, non giova punto a questi, e pregiudica doppiamente alla provincia, perchè, ricca di antichità, torna in suo biasimo il non farne raccolta, quasi gli abitanti fossero incapaci di conoscerne il pregio. Non consiglierei fare un Museo per la scienza: sarebbe fatica senza limiti, e potrebbe farlosi comperandone a caro prezzo uno dei tanti che esistono belli e fatti; consiglierei piuttosto fare un museo provinciale dei soli oggetti che nella provincia si rinvengono, ciò che altrove non può farsi, e qui si può fare con tutta sicurezza, perchè, le ripeto, falsificazioni non se ne hanno; tutto sarebbe genuino, e si vedrebbe la storia parlante nella serie delle monete dai tempi più antichi fino a noi. Non v' è spiaggia, non v' è collina, non v' è alpe, dove non se ne rinvengano. Io non dissentirei che ogni città precipua facesse la sua raccolta, ma 1' accerto che poco giovamento se ne Rendo distinte grazie alla persona incognita che le ricercò di mandarmi la monetina d'argento rinvenuta in Canfanaro, ed a Vossignoria che gentilmente volle incaricarsene; l'ho ricevuta in ottimo stato e la ho tosto riposta insieme alle altre nel Museo. E dessa dei tempi della Repubblica romana, non comune, di ottima conservazione, di puro argento e porta la leggenda L • PRO-CILII • F nel lato che rappresenta Giunone armata di scudo in atto di gettare una lancia ; dall' altro lato vi è la testa di Giove colle parole Senatus Consulto. Ringrazii in mio nome il donatore, il quale anche con questa sola monetina ha dato una pietra per quell' edifizio che deve sorgere e clic sorgerà, se ognuno che può vorrà mettersi all' opera. So bene che molti pongono in dileggio siffatte raccolte di monete e le tengono per ozioso fasto; io non vorrò negare che molti senza scopo alcuno ne pongono insieme, ed anche senza intelligenza, e qualcuno anche senza alcun vantaggio generale, tenendole chiuse a tutti; ma di confronto a tale che dirò difetto, sta poi il consenso di tutte le colte nazioni, le quali con grandi dispendi formano a pubbliche spese musei e raccolte. L'uso dura da secoli, e prese maggiore voga appunto in questi tempi recenti in cui la novella civiltà si scagliò contro 1' antica, e molte cose siccome inutili distrusse, clic i tempi addietro ritenevano necessarie; non però fra queste lo studio delle antiche monete, dalle quali la storia riceve grande sussidio. Certamente che la civiltà in Trieste è per la massima parte nuova, e tolta da altre nazioni; ebbene, in Trieste formavasi ed esiste l'insigne Museo Fontana, in Trieste l'insigne raccolta di monete greche del de Manussi; ed il sig. G. A. Chiozza, il cav. Dreer, il sig. Bonacich raccolgono con tutta diligenza monete, ed io ho veduto un lavoro del sig. Schweitzer sulle monete aquileiesi e venete che merita di avere la luce avrebbe, perchè la provincia non è grande; lo spartire il raccolto sarebbe fare che non ve ne sia per ognuno, ed il volerne lar studio andrebbe unito a difficoltà di soffermarsi in molte stazioni, cosa che assai distoglie. Conosco troppo i miei comprovinciali per voler credere che il veder riunite queste cose in Trieste possa loro dispiacere; io non so se tutti mi tengano per istriano, o se credano che io voglia operare per me, o per la mia terra natale soltanto; quanto a me risolvo presto la questione: chi per la provincia prende interesse ed opera è istriano; chi ad essa è indifferente e non cura che i propri interessi e de' suoi comprovinciali non vuol sapere, o vuole interessarsi soltanto del suo comune natale, quegli non ha diritto di portare il nome d'Istriano, ma porti quello della sua famiglia, anzi del proprio individuo col beli' uso che avevano i nostri vecchi di dare a tutti un sopranome; e non usi l'indicazione di una qualità che non ha, nè vuole avere, e della quale non è degno; faccia come tanti che avendo passata tutta la loro vita in un paese, ed ammassate fortune, bestemmiano la terra che li alimenta, e per tutta gratitudine delle ricchezze od onori avuti, ricordano sempre il luogo di loro nascita, il quale poi è loro tanto indifferente, che mai vi ritornano, ed assai spesso è loro noto soltanto per le reminiscenze dell' infanzia, anzi spesso ignoto meno che pel nome. Ogni uomo, è vero, ha la propria persona, ha la famiglia, ha gli attinenti, ha il consorzio cui appartiene, ha il comune, ha la provincia, ha lo stato, ha l'Europa, ha l'umanità coi quali è in relazione; ma sembra ridicolo ed ingiusto tanto chi vuol essere cosmopolita, ed al di sotto non vuole sapere, come chi vuol essere di un comune, e nulla nulla vuol sapere di più, se non è per pagare a forza i dazi. Che se questa terra istriana non è un solo paese per tante condizioni unito, io non saprei di quale altro dire di più. Insomma io le dico che sarebbe bene concentrare in Trieste questo Museo di monete, per la facilità delle comunicazioni con altre regioni, colla provincia medesima, per la stabilità che ne avrebbe, per la facilità di diffonderne i risultati qualunque nella provincia; facile è il modo di trasmetterle. Se si vuole un secondo per corredo di antichità illustri tuttora in piedi, ebbene lo si faccia, ed io mi obbligo di darne assai duplicati e di procurarne: si lavori da due, da tre parti, ma si lavori, col nome del cielo. Ella scusi se io con siffatte cose 1' attedio ; non sono utopie, no: venga a ritrovarmi e vedrà quante monetò ho messo insieme coli' aiuto di amici e di distinte persone. Mi chiederà: cosa ne viene da ciò? Io le rispondo : molto, e le cito esempio. Del governo temporale dei nostri vescovi si raccontarono le cose più pazze del mondo, e che fossero sovrani, e che avessero venduto la sovranità, e che come sovrani avessero coniato moneta , e che l'avessero coniata quando più non erano principi, e che tale privilegio 1' avessero dagli imperatori, e che la città avesse comperata la sovranità; tutte baie. 10 ho sott' occhio la serie delle monete coniate dai vescovi nostri (non è mia raccolta, la è del sig. Fontana 11 quale mostra come sa essere buon cittadino), e si vede che hanno coniato moneta dopo la pace di Costanza, e non per privilegio, ma per ordinamento distato; non per diritto di sovranità che mai ebbero, nè vendettero, ma per diritto di governo ed ha durato la zecca un secolo o poco più. Una sola moneta manca per compire la serie : chi sa quanti esemplari di questa furono trovati e gettati ..... però lasciamo siffatte malinconie. Non le pare buona cosa purgare la storia dalle storielle? Ma io non altro voglio parlarle di ciò; renda grazie non in mio nome, bensì in nome della provincia patria allo sconosciuto donatore, e mi comandi ovunque possa. Trieste, 4 luglio 1846. P. Kandleu. Meteorologia. Signor Redattore. Le tavole I e II che ora presento ai lettori del suo giornale contengono i riassunti di osservazioni udometriche fatte in questa I. R. Accademia dall'anno 1841 a tutto il 1845. Sono queste le prime tavole udometriche che Trieste offra alla Meteorologia comparata-, ond' è che possono tornar gradite sì ai cultori, che agli amatori di questa parte principalissima della fisica atmosferica. Neil' una e nell' altra tavola ho notata 1' altezza dell' acqua in millimetri, e nella seconda ho introdotta questa altezza anche in linee del piede di Vienna, a comodità di coloro che non sono molto 'famigliari con la misura metrica. I numeri di queste tavole rappresentano osservazioni fatte con un medesimo udometro collocato a 69 piedi di Parigi sopra il livello dell'Adriatico: sono a-dunque comparabili fra loro. Dalla tavola I si ottengono facilmente le seguenti medie generali relative: Giorni di pioggia........119 Giorni di neve......... 6 Giorni di grandine....... 3 Acqua di pioggia...... 1040,"""02 Acqua di neve ...... 8, 85 Acqua di pioggia e di neve . . 1048, 87 Inoltre si ricava che gli anni 1844 e 1845 furono i più abbondanti di pioggia, poiché fornirono 66,mn,87 e 390,"""06 di acqua più della media generale; che gli anni 1842 e 1843 furono i più scarsi di pioggia, poiché l'acqua raccolta risultò 229,"""18 e 220,"""75 meno dèlia media generale; che gli anni 1841 e 1842 furono i più abbondami di neve, mentre la neve fusa fornì 1,"94 e 14,ma,75 di acqua più della media generale; che gli anni 1843 e 1844 furono i più scarsi di neve, mentre nel primo la neve fusa non somministrò quantità di acqua valutabile, e nel secondo 3,"""36 meno della media generale. Dalla tavola II si ricavano a colpo d' occhio le e-poche de' maggiori rovesci di pioggia, nonché la quantità d'acqua raccolta. E con leggiera attenzione si scorge poi che i massimi relativi corrispondono alle epoche seguenti: Anno 1841 - Giugno . - 18; . . 50,"""48 „ 1842 - Settembre - 21 . . 46, 09 „ 1843 - Settembre - 28 . . 43, 90 _ 1844 - Novembre - 3 .. 89, 99 „ 1845 - Ottobre . - 11 . . 99, 87 Trieste. 4 luglio 1846. Vincenzo Gallo. t« » s* « m o. a a g S i s 1 I > 75 — O 3 S s o" Cl g > 3 O TO 03 VI 00 OO bbvvitc^ CTj Q O (O O tO o oo o (O to M O ò "o I I gooo, — cn .d 1 1 , O CO -.1 1 In 1 1 It. to u< C! oo o I II I l I I — tO (O 00 CO CO 3 CTS *>U b 0 CTS tO ife. (O CO I | — — aiooi I I bo os • o o O O! o o to -a i i i O In čn ' ' 5° T*1 <1 Vj <1 I I » - m. to to to to tO os O) i . - —pOi , M -1 it^ — ' I I MCČV iu u> as cts to ao oo — to CT5 — — >u to to — — . teocoooiuiooooocotototo i uióibbóibbbbtoùiln ' OtJl(».U< COCOCOtOtOtOCO—• — — tj!rf* ~ o 3 i > 3 3 o 00 rfi. 3 * = 3 O oo - a 3 2 3 , £ a> S = 1.1 > 3 3 O oo 3 n > 3 OD — = " i 3 5' S | J » » - o 3 t 2 ' £ = S 2 3 i Sì- > 3 3 O 00 Oi. H » 0 I I «s S' 3 t». o 5 <» a « ■o = a Totali Gennaio . Febbraio. Marzo . . Aprile . . Maggio. . Giugno. . Luglio . . Agosto . . Settembre Ottobre . Novembre Dicembre EPOCA o ^ ^ hA Giorni di pioggia tO Il II 1 1 1 1 1 1 Giorni di nere 1 II II -1 1 1 1 1 1 Giorni di grandine mm 1033.00 to ^ »-k 00 tO CP 00 ^ OJ M. O <1 CPWCìÒO^ÓOCO^ÒìÓOCO©3 > 0 a. ° m e 5 «• Anno i 841 mm 10.79 mm 2.01 8.78 Acqua di neve mm 1043.79 ^ tC ^ «U CCMO W CO .fi* CO OiM ù^wbiGoiUòoc^^-ósòo^^3 OWO'OOMaMMMitky o a. i 2. , » — i-i ? -a aS s. r-5 » h— tO l-k l-k »-k »-A. »-A uioio^Q^i-'tocooa:^^ Giorni di pioggia «a l -i i i i i i -i i «« Giorni di neve O) 1 1. 1.» 1. 1 1 1 »»•» 1. 1 Giorni di grandine mm 810.84 l-k l-k 1. > - a- 2 M rr-= 79 e 5" » Anno 1842 mm 23.60 1 1 II 1 1 1 1 1 1 1 bi O Acqua di neve mm 834.44 h^ h^ h^ ^u'coooMCDMgjp^o^s I Totale ! dell' acqua raccolta o i —- Giorni di ! 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