ANNO XIV. Capodistria, 1 Agosto 1880. N." 15 Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre iu proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. EFFEMERIDI ISTRIANE I' • .' • ' ■ ■; 1. ili ■■■■>! Agosto 1. 1476. — Ducale Veudramiu che officia il podestà e cap. di Capodistria, Luigi Barozzi, a richiamare alla mente de' caste)laui nel raggio di sua giurisdizione le antiche deliberazioni del senato, di non abbandonare i loro posti. -4, 212.a 2. 1259. — Cittanuova. Il consiglio nomina domino Bianchino di Momiauo e suoi eredi j|> perpetuo podestà del luogo. - 6, I, 26 e seg. 3. 1386. — Venezia. Il senato vieta a suoi sudditi di portare a Trieste viveri di qualunque sorto. -- '54. XXII, 1050. 4. 1332. — Il senato, derogando alla legge che sempre vi debba essere in Capodistria uno dei due consiglieri, delega il consigliere, Marco Polani, morto essendo Nicolò della Fontana, l'altro cons., per portare le paghe agli stipendiali del Castel Belforte presso il Timavo. - 6, I, 124, - e 11, XXV, 29. a 5. 1346. — Il senato scrive al podestà di Capodistria, Giovanni Morosini, perchè accordi due poste pedestri in loco a Bartolino da Bergamo, fabbricatore di corazze e di usberghi. - 11, XXIII, 54b 6. 1469. — Cittanuova. Il consiglio delibera che i guardiani delle vigne sorveglino anche ai frutteti. - 46, 100. 7. 1426. — Luuz. Arrigo conte di Gorizia delega don Giovanni de Altan, suo cancelliere e canonico aquileiese, e ser Bernardo de' Rabatta per trattare col comune di Trieste circa l'impre-stito di 1500 zecchini, dandogli in pegno fino al pieno rimborso Castel Nuovo sui Carsi - 13. 8. 1493. — Trieste. Don Tomaso Caneiani canonico e vicario vescovile scrive al pod. e cap. di Capodistria, Nicolò Contarmi, a voler sospendere il processo contro i villici di Pre-snizza, colpevoli di furti di animali, e ciò fino ai ritorno del vescovo Acacio. - 17. 28. 9. 1474. — Ducale Marcello che notifica al pod. e cap. di Capodistria, Pietro dottor Molino, di aver avvvisato il capitano di Trieste dell'obbligo Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. che gravita sulle saline di Moccò di consegnare il sesto del sale alla Repubblica. - 4, 204.b 10. 1577. — Legge che esonera tanto la città quanto le ville del distretto di Capodistria da ogni prestazione forzosa di animali per l'arsenale in Venezia. - 28, 161, 11. 1590. ;— Trieste. Il capitano Nicolò Rauber ordina ai cittadini di tenersi questa notte bene armati per la difesa della patria, minacciata dai Veneziani, e poscia ogni seconda notte - 13. 12. 1489. -■- Ducale Barbarigo che ordiua al capitano di Raspo, Pietro Zini, e suoi successori a non esigere dal comune di Cittanuova indennizzo alcuno per le loro visite. - .46, 150. 13. 1391. — Il senato notifica al pod. e cap. di Ca- podistria, Michele Contarini, la conferma di Ódorico de Tamaro da Pirano a couestabile dei birri in Giustinopoli, e ciò in benemerenza di aver svelato al fu podestà di Pirano, Fantino de' Mosto, la congiura che s'era ordita, di consegnare la patria ai Genovesi. - 4, 72.b 14. 1675. — Il senato inalza Orazio de' Fini ed Olimpio de' Gavardo, dottori in legge nativi di Capodistria, a cavalieri di Sau Marco. - 29. 7 / 50 e seg. 15. 1509. — Trieste. Il consiglio elegge sei cittadini ed altrettanti pedoni, perchè si postino iu Montebello, in Farnetto e sul colle di San Vito per avvisare con archibugiate la città all'approssimarsi del nemico. - 13. (MRISPOSDEHZE Dall'Istria, 19 Luglio 1880. L'idea di istituire un' associazione di mutuo Soccorso fra gl'impiegati comunali di questa disgraziata Provincia è argomento che merita veramente un' ampia ed esauriente discussione, quale la desidera, e in certo modo la provoca, codesto reputato nostro periodico provinciale nel suo numero del 1 corr. L'idea di promuovere una tale istituzioue e di portarla al punto che essa corrisponda alle esigenze 118 sorte dalla iufelice posiziono iu cui si trovano gli impiegati dell'Istria, fu per me oggetto di riflessioni già da parecchi anni ; provai però una certa peritanza di rispondere così subitamente all' appello del nostro periodico, desiderando invece di essero preceduto da qualche altro, al quale avrei volentieri ceduto il merito dell'iniziativa, e ciò per non allontanarmi da quella modestia che mi sono imposta nel procinto di gettarmi nel mare magno della pubblicità. Non vedendomi però preceduto da veruno nella trattazione dell' importante soggetto, e ritenendo che ogni ulteriore indugio non possa che recar nocumento alla causa che imprendo a difendere, mi fò lecito di aprire io stesso l'arringo e d'entiare risolutamente nell'argomento. Devo dunque dichiararmi tosto che io sono assenziente e caldo fautore dell'associazione in parola, massime dacché ebbesi ad acquistare la convinzioni che prima di veder votata una legge provinciale per la sistemazione degli impieghi comunali e per la formazione di un fondo pensioni si avrebbe un bell'aspettare, sebbene del resto sia cosa provata che gli ostacoli accennati nella relazione presentata dall' Inclita Giunta nella sessione testé chiusa dell'Eccelsa Dieta, siano esagerati. Ed infatti, supposto che sotto l'egida del vigente Regolamento Comunale fosse stata proposta ed adottata una legge secondo la quale il Segretario comunale, od altro impiegato, per coprire il posto optato avrebbe dovuto dimostrare di possedere le necessarie qualifiche, io credo che a nessuno meglio che alla Giunta stessa, tutrice legale degli interessi e dell' Amministrazione comunale, sarebbe stato conveniente di affidare l'incarni, di pria assoggettare 1' aspirante ad un esame dal quale avrebbe dipeso il di lui riconoscimento d'idoneità o meno. Quanto all'osservazione a quale trattamento avrebbero dovuto assoggettarsi gli attuali Segretari comunali, io credo che i medesimi, com'erano ritenuti idonei fino all'emanazione della legge, si avrebbe dovuto ritenerli come tali anche in seguito tìuo all'espiro del loro servizio, perchè non mì avrebbe alcuna ragione di attribuire alla legge forza retroattiva, come nou la ebbe p. e. pei maestri delle scuole popolari di vecchia nomina i quali vennero, in qualche modo, pareggiati ai neonominati. Sull'ammontare degli stipendi degli impiegati comunali poteva restare sempre libero ai comuni, come al presente, di fissarli a seconda delle circostanze pecuniarie dei singoli comuni ed al più o meno importante lavoro richiesto nel disbrigo degli affari incom-bentigli; ciocché avrebbe corrisposto, per ino' di dire, alla sistemazione di determinate classi di emolumento e di rango. Si poteva peranco, a mio avviso, stabilire che gli impiegati indispensabili iu uu ufficio Comunale venissero nominati in pianta stabile, e questo al solo oggetto di evitare che per capriccio soltanto possano essa me rimossi, e ciò senza che d'altra parte sia per niuna guisa, limitata la facoltà al Capo comune, come nou lo è neppure al presente, di procedere contro l'impiegato per mancanze commesse in attribuzioni del suo ufficio, e perfino di sospendernelo, salvo poi di regolare a suo tempo col medesimo i suoi rapporti di diritto circa la pensione in quanto gli avrebbe potuto spettare a seconda degli anni di servizio prestato e degli emolumenti per- .7IX O/./LA cepiti; mentre si sa coma avrebbe invece dovuto venire trattato in caso avesse commesso delle azioni punibili. Stabilito, come dissi, in qual modo potevano venire regolati gli emolumenti, credo che per le pensioni la cosa poteva veuire risolta abbastanza presto e facilmente. E da ritenere che i Municipi tutti della provincia saranno animati (al pari di quello presso il quale ho l'onore di prestare la mia debol opera) da quei prin-cipii umanitari che corrispondono alla progredita civiltà de' tempi nostri, e che per conseguenza in casi di riconosciuta inabilità all'ulteriore prestazione di servizio di uu impiegato comunale, od in caso di grave malattia o di morte del medesimo, vorranno assegnare a lui, ed alla superstite famiglia, un qualche provvedimento di soccorso. Ciò ammesso, e volendolo i Municipi adottare, se non direttamente, almeno indirettamente, avrebbero potuto elargire per una volta tanto un importo per costituire uu fondo pensioni degl'impiegati in parola, da amministrarsi dall'Inclita Giunta Provinciale. Cogli interessi del Capitale delle elargizioni fatte dai comuni, magari io rate, e coli'incremento del fondo mediante una compatibile trattenuta percentuale mensile sullo stipendio degli impiegati stessi prestanti servizio in pianta stabile, da inviarsi mensilmente dai comuni all'Amministrazione del fondo, si avrebbe potuto assegnare una congrua pensione agli aventi diritto, sempre a seconda degli anni di servizio. Supposto infatti che i 50 comuni locali della provincia avessero in media concorso (come lo potrebbero fare • oggi a favore dell'associazione di Mutuo Soccorspicon fiorini 500 (meutre ritengo che taluno \o fa'reboaTB cifra più elevata) si andrebbe a formare un Capitale fomlazionale di fior. 25,000, che investito legalmente ì al 6''/0 darebbe nel primo un annuo interesse di fior. 1500, i col quale si potrebbe far fronte al primo caso di pen-j sione, trattenendone il civanzo come fondo di riserva per | nuove esigenze e sul quale perintauto si percepirebbe pure uu iuteresse. Supposto poi che in media pervenissero mensilmente al fondo pensioni per trattenute sullo stipeudio degli impiegati fior. 10Ó, si avrebbe un aumento annuo nel Capitale di fior. 1200 e quindi di fior. 72 negl'interessi, che aggiunti ai primitivi iuteressi derivanti dal fondo pensioni propriamente ietto e dal fondo di riserva, pure disponibile, si potrebbe eventualmente concorrervi con un qualche fattore sul quale oggi non è da fare assegna-I mento. M'accorgo che per oggi mi allungai di troppo, por cui fò punto, pregando codest'Onorevole Redazione di voler accordarmi, se ne farà d'uopo, un posticino in un prossimo numero, nel quale, se non sarò stato prevenuto, pubblicherò forse un progetto di Statuto pella desiderata Associazione. 0. T. • i: ■< ■ —:--r- - 1. Albona. 26 Luglio 1880. Chi nella nostra Provincia non conobbe e stimò il nobile Signor Giuseppe de Susanni ? Oggi Ei non è più. Sentendosi indisposto nella sua Villa di Chersano, quasi presago dell' imminente suo fine, ritiravasi la precedente settimana presso 1' ospitale famiglia dei Baroni Lazzarini-Battiala, nella quale era solito passarvi buona parte dell' anno, e quivi .0881 olaogA I tBÌiJ?i.5oqa!'> questa mane spirava a 71 anno. Benché non avesse avuto i natali nell' Istria, pure la predilesse di un amore speciale continuo; studioso della sua storia, dei suoi monumenti, degli uomini che la illustrarono ; indagatore indefesso, e spesso fortunato scopritore di romane e medioevali antichità nelle quali era ver-satissimo come ne fanno fede i frequenti comunicati che inseriva in codesto pregiato periodico. — Magistrato integerrimo, abbandonò fin da giovane la carriera per ritirarsi a vita privata operosa nella sua Chersano; amico a molti, amato da tutti. Sostenne per un sessennio l'ufficio di Deputato alla nostra Dieta provinciale, e da parecchi anni quello di Membro della Commissione provinciale per la regolazione delle Imposte fondiarie nell' Istria. Agronomo laborioso intelligente ; con tutti gentile, cortese, benevolo. Si privò spesso delle più comuni comodità della vita ; anzi visse nella più stretta economia per impiegare i proventi del suo retaggio in opere campestri, dando così lavoro continuo ad una infinità di agricoltori ; benedetto perciò da tutti i villici del versante occidentale del Monte-maggiore da lui cotanto beneficati, i quali deplorandone la perdita lo ricorderanno perennemente. Basta in oggi questo breve cenno, ad altri lasciando il compito di parlare più condegnamente dell' egregio trapassato. D. C. R. i. -i . ' ^ ,;'! omo» j i:. 1 .i> Pirano, luglio 1880. Coni' è facile immaginarsi, l'oggetto che tiene occupati, o dirò meglio, preoccupati i nostri circoli, eh' entra come esordio o a mo' di chiusa in tutte le conversazioni, che per noi infine ha il triste privilegio di essere appellato, con frase giornalistica, l'argomento palpitaute d' attualità, è pur sempre 1' argomento della fillossera. Il terribile insetto che minaccia così davvicino 1' esistenza dei nostri floridi vigneti, vieue assiduamente studiato nelle diverse sue fasi, vieue accanitamente inseguito nei luoghi ove si manifesta: nulla si lascia d'inesplorato, nulla di trascurato dai nostri infaticabili investigatori, i quali, giova dirlo a lode del vero, sono premurosamente assecondati nei loro sforzi dagli stessi proprietari di vigneti. La conoscenza della infezione fillosserica fra questi ultimi, si è diffusa d'assai, prova evidente che essi seguono con vivo interesse e con intelligente criterio le circostanze che accompagnano lo svilupparsi del morbo, e i fenomeni che presenta rome elementi caratteristici per istabilire la presenza del temuto insetto. È prezzo dell' opera, ci sembra il ricordare, che neppure in questa contingenza si fecero strada fra il nostro volgo quelle stolide superstizioni e quel fatalismo veramente orientale, che in altri incontri e precipuamente all'apparire della crittogama, furono altróve la causa unica ed immediata della squallida miseria da cui furono colpite per più anni alcune contrade della nostra Provincia. Le investigazioni finora praticate constatarono la presenza della fillossera, oltrecchò nella valle della Cortina, anche in varie altre località della attigua e più ampia valle di Sicciole. Si è anche riuscito a stabilire con un calcolo almeno di probabilità, l'epoca fino alla quale le viti infette ponno resistere all'influenza deleteria del terribile insetto ; si stanno apparecchiando gli esperimenti per conoscere davvicino, in un limitato tratto di fondo infetto, i vari studi di sviluppo della fillossera; in una parola la diagnosi del morbo si può dire ornai esaurita in tutti i suoi particolari, e portata a conoscenza di parecchi nostri comprovinciali qui convenuti ad assistere alle conferenze, che tenne di questi giorni 1' egregio Prof. Bolle, e all' escursioni da lui fatte sulla faccia del luogo per osservare i fenomeni sotto i quali appariscono le viti colpite dalla fillossera. Finora dunque non si è fatto che il primo passo, e resta a farsi certamente il più importante, quello di addottale il farmaco che salvi da ulteriore rovina i vigneti che sono infetti, e preservi in pari tempo quelli che ancor non lo sono. I principii razionali della scienza, messi a riscontro coi risultati di uu empirismo che da quelli sia ispirato, potranno forse fornire 1' arma occorrente a debellare il terribile nemico; ma in attesa di questo farmaco prezioso, sa il Governo, sa la Provincia sanno i Comuni quali provvedimenti siano frattanto da mettersi in atto, quale presentemente e quale per l' avvenire abbia ad essere la sfera della rispettiva loro ingerenza? In questo riguardo noi navighiamo al bujo, noi andiamo ancora incontro all'ignoto. È necessario, è urgente che si devenga a qualche cosadi concreto, di definitivo; lo reclamano i più gravi interessi della provincia : altrimenti sarà il caso di esclamare: Roma deliberante Saguntum perit. (jt. Dr. B. LA PESCA NELLE NOSTRE ACQUE ~ Le attuali critiche condizioni della pesca nella nostra provincia mossero la Giunta provinciale ad inviare al Consiglio dei ministri il seguente memoriale : Eccelso Consiglio dei Ministri! La Dieta provinciale dell' Istria nella sua seduta dei 22 Giugno a. c. deliberava la seguente Risoluzione : 1° Essere desiderabile che l'Imperiale Governo presenti al più presto possibile la riforma delle leggi e discipline regolanti 1' esercizio della pesca marittima j 2" Doversi nel frattempo provvedere dall'Imperiale Governo che le leggi e discipline vigenti in questa materia, siano esattamente eseguite, disponendo 1' opportuno per una adeguata sorveglianza; 3° Restare incaricata la Giunta provinciale di indagare le cause del deperimento di questo ramo d'industria nella Provincia dell' Istria, per fraporre dippoi eventualmente quelle misure, che dalla legislatura provinciale potrebbero adottarsi per promuoverne lo sviluppo. La causa prossima di queste deliberazioni la si rinviene nei lagni continui che riguardo alla pesca marittima vengono mossi, sia dalla popolazione, sia dagli esercenti l'industria della pesca. La prima lamenta la crescente mancanza .ed il conseguente incarimento del pesce, che è uno dei principali articoli d' alimento della popolazione costiera ; i secondi lagnansi della concorrenza forestiera. Sta il fatto dell'impoverimento del mare, e quindi della scarsezza del pesce, dell' incarimento del. suo prezzo, e delle sempre minori risorse che il pescatore ritrae dall'esercizio della poco profittevole sua industria; ma le cause, dalle quali suole l' opinione pubblica derivare il fatto stesso, nè sono le più veritiere e fondate, e neppure le uniche. E per vero, questa triste realtà la si • attribuisce alla libertà accordata ai pescatori italiani (Chiozzotti) di esercitare la pesca nel mare territoriale, allo stesso modo dei pescatori nazionali, salvo il diritto esclusivo per gli abitanti della costa di pescare entro il miglio marittimo dalla medesima, ritenendosi che per causa della concorrenza estera venga impedito al progressivo sviluppo dell'industria peschereccia nazionale, e che pei modi ed ordigni, con cui da quello si esercita la pesca in ogni tempo e direzione, resti il mare sfruttato, e scemata perciò la regolare propagazione del pesce. Se non che facile è comprendere quale motivo determini e spinga i pescatori nazionali a far correre di queste voci, che trovano poi eco nelle masse, di solito proclive ad addossare ad altri la colpa de' propri mali, onde dispensarsi poi da ogni indagine delle loro cause, e dei modi di porvi riparo. — E pur troppo la credulità e l'ignoranza trascinano, come anche recentemente si è veduto, a fatti deplorabili, la cui rinnovazione è da desiderarsi che con saggie provvidenze, venga per sempre impedita. Non è questo il luogo di diffondersi sulle agitazioni che qui, ed altrove, lungo la costa austriaca, si sono manifestate contro i pescatori Chiozzoti, ai quali, come la scrivente ha già osservato nella propria relazione diretta a codesto Eccelso Ministero in data 31 gennaio 1876 al N.° 358, non va attribuita tutta la colpa del poco prospero andamento della pesca, almeno in questa Provincia, e la cui concorrenza vuol anzi essere favorita, perchè il paese non resti privo di uno dei più necessari articoli di alimentazione. La Giunta provinciale si limita a farne qui un cenno soltanto, per dedurre anche da questo lato la necessità dei provvedimenti invocati dalla Dieta provinciale colle suennunziate sue deliberazioni. A parere della scrivente lo stato di degradamento in cui trovasi la pesca in questa Provincia, vuol essere attribuito alla mancanza in generale di spirito intraprendente nella popolazione che a quella vi attende, alla scarsa e quasi nulla cooperazione delle classi intelligenti e meglio agiate per sostenerla, ed incoraggiarla, ed alla insufficiente cura e tutela di questo importante ramo d'industria da parte governativa. Non s'intende di sconoscere con ciò la protezione che dal Governo fu accordata alla pesea nazionale, e l'esclusivo diritto di pesca mantenuto agli abitanti della costa fino ad un determinato limite dalla medesima, ed i favori che in linea fiscale, furono accordati ai pescatori del paese. Ma è un fatto che quest' industria ad onta di ciò non si è rilevata, ed è assai lontana da quello stato di floridezza, che in altri paesi fu raggiunto. E la ragione sta in ciò, che qui da noi manchi, o per lo meno sia difettosa quella particolare legislazione, che animando 1' iniziativa privata col garantirle la pienezza del suo diritto, assicuri nel tempo stesso il progressivo prosperamento della pesca. Assunto di questa particolare legislazione dovrebbe essere : a) la determinazione del diritto di pesca rapporto alle acque lasciate all'uso della medesima, e dell'estensione di questo diritto riguardo alle persone che la esercitano; b) la tutela efficace per la conservazione e riproduzione del pesce, non meno che pel mantenimento dell' ordine e della sicurezza, tanto delle persone, che delle proprietà; e) la guarentigia dell'adempimento delle prescrizioni relative, mediante sanzioni penali, e con adeguato vigoroso regime di sorveglianza. Esaminando pertanto le leggi e discipline vigenti in questa Provincia riguardo alla pesca, si riconosce a primo aspetto che le medesime non corrispondono pienamente all' assunto suddetto. Anzitutto è dubbio, se dopo l'emanazione della Sovrana Risoluzione 6 maggio 1835 si debbano ritenere ancora come sussistenti le disposizioni anteriori in materia di pesca rilasciate dai preceduti governi, come sarebbero quelle del governo veneto per 1' Istria exveneta, e del governo dalmato relativamente alle isole del Quarnaro, appena nel 1821 unite amministrativamente al circolo d'Istria, e che soltanto in virtù della costituzione provinciale del 1861 formano coli'Istria ex-veneta, e coli' Istria austriaca, 1' attuale Provincia d'Istria. Ammesso però che le discipline e consuetudini anteriori sussistano tuttora di diritto, in quanto non stiano in contraddizione colla predetta Sovrana Risoluzione, non si può sconoscere che questa abbia portato una innovazione importantissima col dichiarare libera la pesca in mare aperto, limitandone un tratto ad uso esclusivo degli abitanti della costa. Essa, sotto a questo aspetto, non è più un semplice regolamento di polizia della pesca, come fu intitolata, e dippoi schiarita dalla cancelleria aulica; ma è una legge che statuisce dei diritti ormai dalla popolazione usucapiti. E da deplorarsi che la legge ebbe soltanto incompleta esecuzione rapporto ai nuovi diritti che statuiva, e sarebbe opportuno ed utile nella riforma della medesima, le tante volte promessa, che venissero tolti tutti quegli ostacoli che Tendono pressocclvè illusorio— il diritto esclusivo di pesca accordato agli abitanti della costa, perchè tale diritto non riuscì da tutti compreso, e forse più ancora non a tutti gradito. All' incertezza dell' esclusivo diritto predetto, causata probabilmente da viste fiscali, o da privato interesse, devesi in gran parte attribuire il degradamento della pesca nazionale; perocché abortisca qualunque intrapresa qualora affatto incerte sieno le condizioni di fatto e di diritto, sulle quali essa abbisogna di appoggiarsi, onde assicurare la sua sussistenza. Nè questa è la sola dubbiezza che fa nascere la legge in discorso per la sua poca precisione. Ed infatti, al § 1. viene dichiarata libera a chiunque la pesca nel mare aperto, senza distinguere fra nazionali ed esteri, senza stabilire la zona delle acque da considerarsi come mare territoriale; di modo che si potrebbe dedurne anche a favore degli esteri il diritto di pescare nel mare territoriale austriaco ad un miglio dalla costa. Eppure i vari trattati di commercio e navigazione conchiusi col Regno d'Italia, ci danno la prova di una diversa interpretazione, cioè che tale diritto agli esteri non competa fuor che nel caso di speciale concessione, e che lo Stato austriaco si riserva i suoi diritti su di ub tratto di mare più esteso di quello noi sia il tratto assegnato alla pesca esclusiva degli abitanti della costa. Pino a dove si estenda però il mare territoriale austriaco, nè in questa, nè in altra legge se ne ha ima precisa determinazione. E questa è sommamente desiderata anche pei modi di esercitarvi la pesca, onde i impedire la propagazione del pesce. Imperciocché divieto assoluto, quando dovesse essere mantenuto the in seguito, della pesca così detta a cocchia, «linciata nel § 2 della legge citata, riguardo al re, extra territoriale sarebbe una superfluità, e poco ulla gioverebbe se limitato al solo miglio marittimo la costa. E lo stesso vale anche riguardo alle interdizioni la presa e vendita del pesce novello, e della pesca a dinamite, o con altre materie esplodenti : inter-ìoni -òhe si potrebbero ritenere obbligatorie soltanto ro il miglio marittimo, ancorché l'ordinanza luogo-enziale 4 gennajo 1873 estenda la relativa proibizionè utte"le acque austriache, le quali, come si è detto, suno peraltro ' conosce' sino a quale distanza dalla ta arrivino. I cenni premessi giustificano umidamente il bisogno riformare la légge sulla pésca di mare. Considerando ò che da questa non può andare disgiunta anche regolazione della pésca nei fiumi ed acque dolci «caliti alla marina, la scrivente è del parere clip iforma dovrebbe abbracciare entrambe queste perchè, he nella- lègge relativa, da- trattarsi nel Consiglio l'Impero, dovrebbe essere determinato precisamente tatto della pesca, stabilito le nonne e .condizioni suo eserci'/io, indicate in generale le proibizioni, dizioni e riserve sia di modo o di tempo e di [0, allo scopo, di favorire la propagazione del pus ce, rvandone le più precise ■ dettagliate disposizioni ad esiti regolamenti, e fissate in fine le pene per le travvenzioni, e la competenza delle autorità per «edizione- e la sorveglianza della legge. Senza diffondersi di soverchio sui modi ed istrnmenti ' W" itila pesca, e 'sulla, necesKarili proibizióne di | rli sia in ogni tempo, sia in doterminacte stagioni, ioghi e condizioni, è facile avvisare dalle anteriori ! ipline, che ritengòhsii èE&ferè 'tuttodì in vigore, e : dalla terminazione del Senato veneto del dì 10 I iraio 17-17 -per I1 Istria ex veneta, e dalla legge nata 15 Aprile 1808 per le isole del Quarnaro, ] le nelle dette parti esistano differenti metodi di ! ta e come le discipline relative debbano di conse-| iza variare, se vogliasi conseguire lo scopo che la i ilazione di que.st' industria si propone. Notisi p. e, ìifferenza nel pescare le sardelle, che nell' Istria iilentale si pigliano mediante rete.iissa ed inescamento ; jyuamero, invece, colle cosidette tratte invernali |iiante fuoco acceso su apposita barca ; qua consentiti, ■roibiti alcuni modi di pescagione, alcune qualità di I ora per tutto 1' anno, ora per detcrminate stagioni, Iper certe qualità, di pesci; qui la pesca della |ia, lì quella degli scampi (Nephrops norvegius), ed I simili pesche da non potersi o non sapersi eser- Ie dai nòstri pescatori nazionali. E ne deduce la ente, ohe, entro i limiti generali fissati dalla legge pesca, dovrebbesi nelle singole Provincie al mare fare alla legislazione provinciale di stabilire i relativi ««lamenti sulì' esercizio della pesca per meglio adat-ji alle consuetudini ed ai bisogni locali, e non «alito proteggere il prodotto delle acque dalle mollici cause di distruzione, che vengono poste in ira dulia imprevidenza o dall' avidità; ; >;r[ . j Per riuscire in quest'intento è però necessario iu la linea di regolare 1' esercizio della pesca entro il miglio marittimo dalla costa, pesca dichiarata di esclusivo diritto degli abitanti della costa nella più volte citata Sovrana Risoluzione dei 6 marzo 1835. Colla Notificazione luogotenenziale dei 27 Gennajo 1847 N. 1177, atoglimento di dubbi insorti, fu interpretato che „per abitanti della costiera sono da intendersi „i membri delle Comuni (nel Litorale Capo Comuni) ,situate alle spiaggie del mare", e che essi potranno esercitare questo loro diritto esclusivo di pesca , soltanto ,lungo il litorale della propria Comune." Da queste disposizioni appare manifesto che l'intenzione del Supremo Legislatore fosse diretta a procurare un mezzo di sostentamento alla popolazione costiera, che dalla sterilità dei terreni in buona parte delle spiaggie marine manca di prodotti sufficienti ai suoi bisogni, e così del pari a togliere occasione di conflitto fra i comuni contermini. Ma è ugualmente certo che con queste disposizioni si voleva anche assicurare il prodotto del mare, essendo concordi e teorici e pratici, che entro una determinata zona dalla costa, ne' suoi seni e valli, convenga il maggior numero della specie di pesci per deporvi le uova e fecondarle, e vi si intrattenghino, specialmente gli individui più giovani, perché vi trovano più confacente alimento pel loro sviluppo, e maggiore sicurezza contro le insidie e la voracità de' pesci più grandi. Questa intenzione viene avvalorata anche dalla disposizione del § 3 della citata Sovrana Risoluzione 6 marzo 1835, che stabilisce le condizioni sotto le quali un abitante della costa può esercitare la pesca a scopo di guadagno. Imperciocché il Legislatore abbia con ciò voluto distinguere la pesca come industria, dalla pesca esercitata soltanto per provvedere al proprio bisogno; mentre altrimenti, si dovrebbe supporre, ciò che a niuno è lecito di .supporre, che il Legislatore abbia dato disposizioni superflue, oziose ed inutili. La prima è libera ad ognuno oltre al miglio marittimo; la seconda, entro a questa zona, riservata agli abitanti del rispettivo comune, non già come industrianti che cercano di trarne guadagno, ma come semplici utenti pel proprio bisogno. Il mare, entro il miglio marittimo, vuol essere perciò considerato come un bene comunale, al quale ha diritto di partecipare ogni abitante del comune allo stesso modo come partecipa all' usq e godimento degli altri beni Comunali. E sotto a quest'aspetto, quest' uso e godimento, dovrebbe essere regolato dal Comune, che è 1' amministratore della propria sostanza. Alcuni dei Comuni aveano regolato questa bisogna all' incirca al modo che si pratica col diritto di caccia, appaltando, cioè, l'agro marittimo ai pescatori del Comune, senza interdire però del tutto ogni modo di pésca agli abitanti, semprecchè non venisse fatta per guadagno. E ne derivava utilità agli abitanti stessi, perchè il pesce preso dall' appaltante veniva portato e venduto nel Comune medesimo, e non mancava quindi ai suoi abitanti questo articolo di consumo. Dall' altra parte vonivauo, poi, rispettate le proibizioni di tempo, luogo e modo di pesca, per il che la riproduzione del pesce era favorita, ed assicurata altresì la sua propagazione. Ma anche ciò ebbe line, e pur troppo per la pratica invalsa nelle ij. rr. Autorità di ravvisare in questa operazione puramente amministrativa di un bene comunale, una tal quale indebita ingerenza del Comune nell' amministrazione della polizia industriale. — E così per una male interpretata, e peggio ; intesa libertà d'industria e di commercio, si lasciò quasi j da per tutto esercitare la pesca senza alcuna cautela, e non tenendo conto dei vitali interessi cbe vengono in questa guisa gravemente danneggiati. Nella considerazione, che per riuscire alla riforma ! voluta della legge sulla pesca, ci vorrà pur qualche | tempo, e che, quanto più duri lo stato attuale di cose, tanto maggiori saranno i danni che ne risentiranno la ; popolazione alla costa, e lo Stato stesso per cagione 1 del progrediente impoverimento del mare, la scrivente ritiene quindi che, qualora l'Eccelso Ministero condi- j videsse le suesposte vedute intorno a quella zona di j mare lasciata ad esclusivo uso degli abitanti costieri, j equiparandola nei rapporti della usufruizione mediante la pesca agli altri beni comunali, e riconoscendo perciò j nel Comune la competenza di regolamentarne 1' esercizio, il rilascio di apposita istruzione gioverebbe infrattanto a togliere molti degli attuali inconvenienti. Ed in questo caso la scrivente si dichiara anche ! disposta a cooperare coli' I. R. Autorità politica perchè dai Comuni venga adottato un Regolamento di pesca nel mare riservato con norme tali, che proteggano la riproduzione e moltiplicazione del pesce, che assicurino agli abitanti un alimento necessario, e che l'inducano ad appoggiare con mezzi intellettuali e materiali l'incremento della pesca, con che sarà procurato altresì il vantaggio di coloro che la esercitano per mestiere. Adempiuto di questa guisa all' incarico datole dalla Dieta provinciale, la scrivente si fa sollecita ad instare che l'Eccelso Ministero voglia portare i suoi benigni riflessi alla presente esposizione, e sollecitare la riforma già promessa della legge sulla pesca, disponendo intanto la più rigorosa sorveglianza sull' esatta osservanza delle vigenti discipline, sorveglianza che potrebbe essere ora più efficacemente praticata mediante i navigli che stanno a disposizione dell' I. R. Finanza per sorvegliare il movimento commerciale marittimo. DALLA GIUNTA PROVINCIALE DELL'ISTRIA. Parenzo, 13 Luglio 1880. ---,-------_____ DIETA PROVINCIALE VI seduta*) Tra gli argomenti d'interesse economico provinciale pertrattati nella VI seduta, registriamo quelli sulla marina mercantile, sulla pesca marittima e sull'imposta fondiaria. Nel primo si accennò alla speciale importanza per l'Istria della navigazione ed industrie attinenti, al vistoso capitale in essa impiegato ed alle migliaja di persone che da esse ritraggono il sostentamento ; si rilevò i danni che derivano dallo stato di regresso in cui si trova la marina e se ne dimostrò le cause; si ritenne che il Governo debba provvedere favorendo e sostenendo questa industria, come j agisce pure a vantaggio di altre intraprese industriali ; si discorse delle imposte e delle tasse che si fanno pagare ai navigli, contrariamente fors'anco alle leggi fondamentali di finanza, e ad ogni maniera in una misura che non è corrispondente ai guadagni; si con-——_____ *) Continuazione e fine; vedi 14. chiuse coli'interessare la Dieta ad accogliere la mozione la quale messa a voti fu accolta. Si passò poi a svolgere il secondo argomento sullj pesca marittima. Si ritenne che da tutte le parti sia riconosciuta l'importauza della pesca, tanto nell'in teresa dei pescatori, quanto iu quello ancora maggiore del pubblico consumo. Si disse che le condizioni della pescj sono tristissime ; che altra volta l'imp. Governo sopri ripetute domaude dei Comuni e della Dieta avea stabiliti di aprire in proposito delle pei trattazioni commissionali ma che non si fece mai nulla. Non constare cho veng) esercitata qualsiasi sorveglianza sui modi e tempi d pesca. Si trattò dei vari lagni che vennero e veugoni sollevati ; non tutti giustificati riguardo alle modaliti della pesca. Necessario pertanto di insistere presso \ Governo perchè qualche cosa sia fatto e siauo anchi indagate le causo del constatato deperimento di quest industria. Procedutosi alla votazione, la proposta fi appoggiata. Nel terzo argomento relativo all' imposta fondiari) si esordì coli'accennare alle condizioni ristrettissimi della produzione agricola, bersagliata da continui flagelli secondo il vecchio catasto P imposta fondiaria ascendi a fior. 326,000 circa; l'arretrato a tutto l'anno 187Ì a fior. 661,135; aggiunta la prescrizione si arriva i milione; è un peso che la possidenza non può sopportare giusta i risultati dell' operato per la regolazione d quest' imposta si avrebbero in vista degli aumenti, \ se venisse accolta la proposta del referente ministerial degli aumenti rilevantissimi. In tale stato di cose S ritenne ohe la rappresentanza prov. debba far sentir la propria voce in argomento di sì vitale importanza si raccomandò perciò 1' accettazione della mozione pre sentata. Dopo alcune dichiarazioni deJ coium. governativ non contrarie alla mozione, questa, portata a votaziott fu accolta all' unanimità. VII ed altima seduta. Venne data assicurazione dal presidente e da comm. governativo sulle misure energiche da prenders per l'invasione delle cavallette nel territorio di Mosche-nizze e in quello di Lovrana. Si accordò P urgenza « venne approvata la mozione seguente: „Viene sollecitato l'imp. governo a dar compimento ai lavori d'impianto dei libri fondiari nella provincia, procedendo in tali lavori dai capo luoghi a quelli di minore importanza e provvedendo frattanto al sussidio del personale giudiziario impiegato nei lavori stessi con adeguato aumento pel disimpegno degli affari ordinari. — S'interessa 1' imp. Governo di passare tosto alla nomina dei tenitori dei libri fondiari presso i giudizi! dove quelli funzionano e di provvedere per tale nomina in avvenire non appena cbe i libri in lavoro verranno compiuti." Venne approvato il conto di previsione senza discussione con un' esigenza di fior. 260,891 ed un introito di fior. 85,228, restando stabilita 1' attivazione a coprimento del deficit di fior. 175,663 delle adizionali e delle imposte provinciali già accordate provvisoriamente con la notificazione luogot. 6 gen. 80. Venne poi approvato il conto di previsione dell'anno 1881 con un'esigenza di fior. 300 651 ed un introito di fior. 119.480. A coprire P ammanco di fior. 181,171 venne stabilita P esazione delle addizionali (20 "/„) su tutte le imposte dirette comprese le straordinarie dell* Stato, nonché quella (75 %) sul dazio consumo delle carni e del vino; inoltre l'esazione di un'imposta provinciale di fior. 1.70 per ett. di birra e di fior. 7.60 per ett. sui liquidi spiritosi e sull' acquavite venduti al minuto. Venne datto incarico alla Giunta di prendere in accurato studio l'affare delle addizionali sulle imposte dirette, facoltizzandola pure a tenere in propria regìa la riscossione delle provinciali sopraccitate ed a farsi assuntrice della riscossione delle imposte indirette erariali e comunali. Fu proposta la seguente risoluzione riguardante i rapporti d'indigenato ed accettata dalla Dieta : — „La Dieta provinciale esprime il voto che l'imp. Governo voglia assoggettare ai competenti fattori legislativi la revisione della legge 3 dicembre 1873 sui rapporti d'indigenato in un Comune, oltre ai casi previsti dal § 5 possa essere acquistato anche col domicilio continuato nel Comune stesso per un determinato lasso di tempo, accompagnato dalla concorrenza di quegli altri estremi, che si troverà nella legge medesima di stabilire." Fu fatta la proposta ed approvata che la Dieta esprima il voto che l'imp. Governo voglia tramutare gli attuali due stipendi erariali per lo studio forestale in due stipendi per giovani frequentanti la Scuola agraria superiore, attesa la limitata importanza dello studio forestale per questa provincia, ed il ristretto campo di attività per coloro che assolvono questi studi speciali. Si espone pure il desiderio che nella collazione dello stipendio la Giunta ponga riflesso anche allo studio dell'orticoltura. — Al punto — provvedimenti di carestia — venne autorizzata la Giunta provinciale: I. di assumere in nome della Provincia la garanzia verso lo Stato per la restituzione in cinque eguali rate decombili dal 1 gennajo 1881 in avanti, dell' importo anticipato ai Comuni per acquisto di sementi, sino alla somma di fior. 95.000. II. di obbligarsi parimenti alla restituzione ai fondi dello Stato dell' importo di fior. 135,000 anticipato per la esecuzione di lavori pubblici, entro il periodo di 10 anni decorribili dal 1 gennajo 1881 in avanti, ed in 10 eguali annue rate: tenuto fermo di rincontro, all' obbligo dei Comuni locali, ai quali furono fatte delle anticipazioni in danaro della prima e della seconda specie, di restituire al fondo provinciale gl'importi rispettivamente ricevuti, nei tempi e modi suenunciati. Accettate queste proposte resta fissata la rubrica Debito provinciale con fior. 42,177. Si passò poi al punto del memoriale riguardante la costruzione della strada Erischie-Chersano, e venne approvata la seguente mozione: „Viene ceduta alla Giunta provinciale la petizione per la costruzione della strada Erischie-Chersano, affinchè riguardo alla deliberazione presa dalla Rappresentanza comunale di Albona dei 29 marzo a. c. di dare incominciamento entro l'auno venturo alla costruzione della medesima, la Giunta prov. riferisca sull' eseguito nella prossima sessione dietale. Fu poi presa dalla Dieta la seguente deliberazione: «Viene incaricatala Giunta provinciale di proporre nella prossima sessione dei progetti di legge di revisione del Regolamento comunale e Regolamento elettorale comunale, e di tenere calcolo nella loro compilazione, oltre che del risultato degli studi che essa farà nell'argomento, anche di quelle osservazioni ed indicazioni di aggiunte e rettificazioni accennate nella presente relazione." Quindi fu presentata la seguente mozione d' urgenza ed approvata: «Resta incaricata 1' Inclita Giunta Provinciale di instare a nome della Dieta presso l'i. r. Governo, perchè nella scossione delle imposte nell' anno in corso si abbia da usare ogni possibile mitezza, specialmente nei primi mesi, in vista che i possidenti stremati dalle conseguenze di tanti anni calamitosi, non potrauno sì tosto trovarsi iu condizioni di corrispondere puntualmente ai loro contributi per pubbliche imposte." La Camera procedette poi all' elezione di 4 consiglieri d'amministrazione dell' Istituto di Credito e risultarono eletti i signori bar. G. P. de Polesini, Francesco Sbisà, avv. Adamo Mrach e Nicolò Rizzi, affidandovi al primo anche la direzione provvisoria; e venne esaurito 1' ultimo punto dell' ordine del giorno colla nomina ad assessore del dott. Canciaui dal gruppo dei deputati rappresentanti i Comuni foresi in sostituzione dell' ou. dott. Campitelli. Esami di maturità Quest'anno i giovani del nostro Ginnasio che, dato l'esame fiuale, ottennero licenza di passare ai corsi universitarii, sono i seguenti: Stefano Derin, di Capodistria, con distinzione — Antonio Gazzoletti, di Nago liei Trentino -- Giacomo Lius, di Albona, con distinzione — Augusto Lucas, di Albona — Giacomo Orbanich, di Capodistria — Romano Palisca, di Albona — Zaccaria Petris, di Cherso. A noi riesce dolcissimo il saperli tutti maturi anche di senuo e spinti, dall' eccellenza dei loro cuori, ad amare con fervore energico la patria; e con quest' ultima parola sulle labbra li salutiamo affettuosamente, augurando loro prossime le occasioni di addivenire utili cittadini. (Unione). - Nei giorni 28, 29 e 30 del decorso ebbero luogo in Pirano presso la i. r. Scuola superiore, gli esami di maturità, sotto la presidenza del cav. Giacomo Babuder, direttore dell'i, r. Ginnasio superiore di Capodistria, presenti i signori : Dr. Pietro Vatta e Carlo conte Fu-regoui, quali membri della civica deputazione. Dei tredici caudidati che vi si preseutarono sei furono dichiarati maturi, fra i quali uno con distizione. E precisamente: Pierobon Rocco, distinto ; Cortese Antonio, Giraldi Francesco, Risigari Domenico, Retti Ugo e Robba Odorico, maturi. Uno fu rimesso a ripetere l'esame in una sola materia dopo due mesi, tre l'intero esame dopo sei, uno dopo un anno, uno fu dichiarato non maturo, ed uno si ritirò durante l'esame a voce. FILLOSSERA suf 0liUI*»ì!it ' i Le Scuole agrarie di Trieste e di Gorizia inviarono a Pirano parecchi de' loro allievi, scortati dai rispettivi docenti, per istudiare la fillossera sui vigneti infestati. A parziale modificazione dell' editto primo luglio N. 18621 concernente le misure preventive adottate per combattere l'invasione del pidocchio della vite (Phylloiera vastatrix) il Magistrato di Trieste porta a pubblica notizia che il divieto d'importazione del distretto giudiziario di Pirano resta limitato soltanto alle viti, e precisamente alle viti con radici, tagliuoli, legname di viti, foglie di viti, (anche come imballaggio) ed in generale a tutte le parti della vite in istato fresco o secco. Il professore Gr. Bolle, dirigente dell'Istituto sperimentale di bachicultura ed enologia di Gorizia, tenne il 19 luglio una lezione teorico-pratica sulla fillossera. Alla mattina ebbe luogo l'istruzione orale, e al dopopranzo si diedero gli esercizi pratici sui focolari d'infezione nella valle di Sicciole. Civica Commissione Archeologica Vennero nominati a comporla: Nicolò do Belli — Mons. Canonico de Favento (presidente) — Elio Longo (relatore) — Domenico Manzoni — Ab. Angelo Marsich — Ferdinando Percolt — Prof. Stefano Petris (relatore). — Mons. Proposito Petronio (vice-presidente) — Andrea Tommasich (segretario e cassiere). Sue precipue ingerenze: a) Esaminare e mettere a sesto il vecchio archivio comunale, dando pubblicità ai documenti meritevoli — b) Invigilare alla conservazione dei libri comunali ancora sparsi — c) Registrare in un albo speciale tutte le epigrafi lapidee antiche, esistenti e rinvenibili in città e nel circondario; e, prestandosi a che tutte divengano proprietà cittadina, provvedere alla loro conservazioue — d) .Custodire iu apposito locale qualunque oggetto antico che venisse in proprietà del Comune. Rileviamo come questa commissione, che senza dubbio si renderà in breve benemerita del nostro paese, abbia iniziate ormai le sue indagini archeologiche, rivolgendosi ai cittadini per gli opportuni ragguagli. E noi facciamo caldissimi voti che gli oggetti antichi a qualsiasi classe appartengano, preda finora di troppo avidi e ignoranti speculatori, non varchino mai più i nostri confini; masieno raccolti dalla intelligente commissione archeologica per essere conservati presso il locale Municipio. ; L'idea poi di provvedere alla conservazione delle epigrafi lapidee autiche era sorta ancora nel secolo scorso per cura di quel potente ingegno e sterminato erudito che fu Giauriualdo Carli,, coadiuvato dalla dotta operosità di Giambattista Manzioli e di Girolamo Gravisi. Una lettera conservata nel codice di lettere autografe dagli eredi di quest'ultimo, e,riportata dall'abate Bernardi nelle sue Lettere sull' Istria, fa uu cenno di questa circostanza; anzi crediamo non sia fuor di luogo metterla in tale occasione sott'occhio al lettore. „Mi consolo (dice la lettera del Carli) che la Raccolta cominci bene, e che molte iscrizioni sieno ormai poste in sicuro a pubblico benefizio e decoro. Bisogna aver pazienza delle stravaganze; le quali vanno in seguito delle operazioni fatte alla vista di tutti. L'iscrizione d'Erennio bisogna accomodarla meglio che sia possibile; è sempre cosa più buona l'averla legittima e rotta di quello che intera ed apocrifa. I pezzi d'essa possono assottigliarsi, e poi incollarsi sopra altra pietra; chè così ne potremo far uso e collocarla ove sarà più conveniente. Può essere che la vanità operi più dell'esempio; e però fate il libro di cui v'ho parlato esseudo costà, e questo abbia per titolo : Museo Oiustinopolitano, col catalogo di tutti quelli che hanno cooperato o con Vopera o col soldo o col dono d'iscrizioni alla facitura di esso. Indi al principio del libro dirassi la storia di questo Museo; come, essendo io nel mese di luglio in Capodistria, 1* ho proposto ed ho dato eccitamento ed esempio con qualche contribuzione di soldo;che s'interes- seranno i signori Sindaci e fra cittadini i tali e tali. Qui si trascriveranno esattamente ad una ad una le iscrizioni e d'ognuua si dirà la storia ; cioè, dove fosse prima, come da chi posta in Loggia ; e questo libro sarà la miglior cosa del mondo. Alla fattura d'esso destinate il marchese Girolamo Gravisi, ch'egli certamente farà onore a sè e alla città. Ma sia scritto bene, in buona carta e buone iniziali ; cosicché abbia ad essere un vero codice." In altra lettera esistente pure nel succitato codice Gravisi, progettava l'illustre Carli l'erezione di alcuni busti ai più distinti cittadini. Le sue parole sono le seguenti i diretteall'amico e cugino Girolamo Gravisi:..."Non abban-I donatei Vergerti, Santorioe ilMuzio.Degli altri nonvi parlo, e meno di me, che merito meno di tutti. Fra le città grate ai lor cittadini risplende certamente Verona, che ha fatto statue e busti a Fracastoro e a Maffei; ma non v'è città i cui cittadini non abbiano procurato d'illustrare la loro patria e gli uomini illustri che hanno fiorito. Voi perciò avete un merito singolare, ed avete diritto alla riconoscenza della patria e dei posteri." Una raccolta di busti è già stata lodevolmente iniziata da parecchi anni nel Muuicipio di Capodistria, ma siamo beu lontani dall'averla completa, mancando in principal modo l'effigie di Vergerio il Seniore, di Vergerio il Juniore, di Vittore Carpaccio, e di Giau Rinaldo Carli, le quali effigie sarebbero opportuno ornamento nella sala delle sedute, dove si ammirano i bei dipinti dell'immortale Carpaccio. ------ -------—j-|-fns- Appunti bibliografici. Sul parlare dei Sardi c la derivazione dell' articolo determinativo nelle lingue neolatine. Saggio di Alessandro Della Barba. — Reggio d'Emilia 1880. — .Come fu notato che i moralisti sorgono quando la morale è iu decadenza, che la critica nasce quando l'arte tramonta, e la rettorica quando la poesia è sparita, così può dirsi che la grammatica apparve quando la lingua accennava a trasformarsi." Così l'egregio professore Della Barba a pag. 15 di questo suo erudito lavoro. Ma poiché mi è venuta la palla al balzo, permetta l'autore che io completi il suo perìodo nel seguente modo: — „Così anche può dirsi che la Filologia comparata apparve, quando la letteratura fu in decadenza, e meno aperti si ebbero gli animi al sentimento del bello." E la cosa è spiegabile. Cessati gl' impeti lirici, l'uomo ama riposarsi, ripiegarsi sopra sè stesso; raggiunto, per mezzo dell' inspirata parola, un ideale lungamente vagheggiato, si volta ad analizzare minutamente la parola; arma con la quale si è combattuto e vinto. In tali condizioni trovasi l'Italia; è naturale quindi questo prevalere degli studi positivi, e della scuola storica sull'estetica. Il ciel mi guardi dal rinfocolare qui ire assopite, e dal disprezzare una nobilissima scienza e i suoi illustri campioni. Continuino questi con grande onore d'Italia a insegnare nelle università e nelle accademie, ad apparecchiare un' eletta di giovani banditori delle nuove dottrino ; ma i giovani professori poi non convertano, come qualche volta accade, le cattedre dei ginnasi, dei licei, e in generale delle scuole medie in cattedre di filologia comparata, cou noja immensa dei giovanetti e cou grave dauno dell'educazione nazionale. 11 maestro dovrebbe usare moderatamente della scienza filologica per rendere sicuro l'allievo nell' uso della lingua, per dargli ragione di certe regole grammaticali che sembrano arbitrarie, per abituarlo alla riflessione; ma nou mai abusarne trascurando l'interpretazione estetica degli autori e soffocando nell'allievo la potenza del sentire e del forte immaginare. Il giovanetto ha ad apprendere a parlare e scrivere correttamente per via di un metodo naturale. Come nessun bambino ha imparato, e non imparerà mai a camminare con la definizione dei nervi, dei tendini, delle ossa, e meno che meno con la spiegazione del come il cibo si trasformi in ossa, in tendini e nervi ; ma semplicemente con le falde e col carruccio, così il giovanetto non imparerà mai a ordinare le idee, a bene immaginare, a parlare e scrivere correttamente, studiando le leggi recondite del linguaggio e le regole della Morfologia ; ma con 1* attenta osservazione della natura, con gli esempi dei classici, con le regole della grammatica, con i precetti dell'arte. Un esempio, un consiglio, un'osservazione estetica che educhino nel giovane il sentimento del bello, che accendano nell' animo di un futuro autore la scintilla del genio, valgono nella scuola media tutte le teorie delle flessioni e trasformazioni della parola. Chi avrà particolare inclinazione a questi nobilissimi studi troverà nelle università professori che appaghino largamente questo suo desiderio. Credono alcuni che con questi gravi studi venga corretta la troppa forza della sbrigliata fantasia meridionale, e il novus homo d'Italia educato alla riflessione. E avviene tutto il contrario. La fantasia lungamente frenata, l'ingegno soffocato, serrato, trovata finalmente una porta, escono a precipizio, scattano, reagiscono. E i giovani non educati a\ buon gusto, non avviati per tempo sulla buona strada, danno per traverso per ogni campo. Non mai furono stampati tanti spropositi in versi come oggi, proprio oggi, da giovanetti appena usciti dai licei; come si può vedere negli annunzi dei giornali, e specialmente negli Appunti bibliografici del brioso „Fanfulla della Domenica." E che le scuole medie abbiano preso da qualche tempo questo indirizzo ce lo attestano anche le cronache liceali che di preferenza stampano di tali studi di lingua. Non s' intende con ciò di condannare lo studio in sè, il quale è, l'abbiamo già detto, utilissimo, ma solo come segno di quella tale tendenza nella scuola di cui si è toccato di sopra. E per vero simili lavori giovano a rendere più grave e pensata la nostra letteratura. Una buoua discussione linguistica vale ben molti studi di pretesa erudizione accatastata, indigesta ; o certe critiche tutte punti ammirativi e aggettivi superlativi senza mai rendere ragione di una sola desinenza in issimo. Ma alla rettorica degli Arcadi succede talvolta quella dei linguai che per la scoperta di una nuova prostesi sono capaci di credersi benemeriti della educazione nazionale. Tutte queste cose si sono dette, ripetiamolo, perchè ci è venuta la palla al balzo, non già per irriverenza all' erudito lavoro del bravo professore, le osservazioni del quale sul movimento dei dialetti, ed altre ricerche, sono convalidate dagli studi del Diez e dalla grammatica storica italiana del Fornaciari, e dimostrano nell'autore copia di cognizioni. Permetterà però il signor Della Barba che manifestiamo qua e là un qualche dubbio. Se l'articolo neolatino il la lo, meglio che aferesi o apocope di ille illa illud, come fino oggi tutti hanno creduto, è derivato invece dall'articolo greco, come avviene poi che una lingua neolatina, il valacco, lo posponga al nome e lo muti in forma di caso? Esempio: socrul il nonno, socrolui del nonno, socrule o nonno ecc. ecc. ? E in qual modo avviene che il lui evidente corruzione di illius sia anche oggi in rumeno il segnacaso del genitivo? Apro una bibbia rumena e vi leggo: Cartea genealogici lui Jisus Christosu fiiulu lui David (Matt. 1.1). Se è derivazione dell' articolo greco come, e perchè posposta? Ben disse invece il Fauriel che l'articolo è una specie di gesto grammaticale col quale i nuovi parlanti indicavano quasi a dito P oggetto, non conoscendo le vecchie forme sintetiche latine. (Dante et les origines de la langue et de la littérature italienne. Par M. Fauriel.) Così pure da iste ista istud, usato come articolo, venne esto e il veneto sto omo, sta donna. E così da ipse ipsa sarà derivato 1' articolo sardo su sa, senza ricorrere al sanscrito (sas) da cui, secondo l'autore, sarebbe derivato l'articolo greco ó ^ tó, e quindi, acqua alle corde! il sopra menzionato articolo sardo. Ottime invece molte altre osservazioni e dilucidazioni che i dialetti sardi danno all'origine della lingua italiana. — „Nella conjugazione dei verbi nel dialetto sardo vediamo il futuro sempre decomposto, cioè costituito dall'ausiliare e dall' infinito, come: hap' a bénnere (verrò), hap' a manigare (mangerò) — (pag. 29). E questa forma del futuro è tuttora viva nella lingua e in tutti i dialetti, e quindi anche nel nostro istriano. — Va via che go da studiar: ognuno vede che questa locuzione indica nn tempo futuro e corrisponde esattamente all'antica forma del futuro, che era tempo composto — amare ho, amare hai, amare ha ecc. ; onde ne venne poi contraendo amerò, amerai, amerà, con la mutazione del a in e solita farsi per dolcezza quando 1' ar si trova innanzi alla sillaba accentata '). Pure nelle grammatiche che si danno iu mano ai fanciulli delle scuole elementari si continua a distinguere spropositando la radice dalla desinenza del futuro così: am-erò, am-erai, am-erà; mentre è troppo evidente che si ha a spezzare così : amer-ò, amer-ai, amer-à ecc. Leggano anche gli studiosi di lingua le utili osservazioni dell' autore sulla pronunzia sarda e sulle sue attinenze con l'antica pronunzia del latino, donde i non dotti pure potranno dedurne utilissime conseguenze e argomenti buoni, anzi infallibili, per convincere il curato di qualche villaggio istriano che si ostina a pronunziare e a cantare sotto le volte armoniche delle nostre chiese — zoelum, evanghelium, e a sgargarizzarsi le fauci con 1' acca aspirata. Ma gli argomenti che si adducono in favore di questa barbara pronunzia a primo aspetto sembrano convincenti. Vediamo. Nel dialetto sardo c o g davanti ad e ed i diventa z come in altri dialetti italiani : la sente, el ziudiee. Così, dicesi, avranno pronunziato anche i romani, e perciò i preti cragnolini dicono zoelum, szilizet. Nel sardo c e g nel mezzo della parola depongono davanti ad e ed i il suono palatale per assumerne uno gutturale. Esempio : faghere fare, boghe voce, pian-ghere piangere. Se dunque, dicono, tali suoni esistono tuttora nei dialetti italiani, tanto più si saranno trovati tra i Ro- mani. Verissimo, ma tra quali Romani ? Tra gli antichi e rozzi abitatori del Lazio, tra la plebe romana, non in Roma civile, non sulle bocche dei buoni parlatori dei secolo d'Augusto. — L'esistenza di certe aspirazioni presso i Latini, scrive 1' autore a pag. 38, è provata dalla testimonianza stessa dei grammatici, anzi secondo Nig. Figulo fu questa la caratteristica principale dulia pronuncia rustica. A. Gelio infatti scrive (N. Att. XIII 6): P. Nigidius in commentariis grammaticis. 1ìusticus fit sermo, inqiiit, si aspires perperam. Non neghiamo che zoelum e evanghelium abbiano pronunziato i Latini; ma di grazia quali Latini ? I pastori del Tevere* i compagni di Faustolo e di Lupa: mano mano crebbero in civiltà, e subirono le influenze del clima lasciarono le gutturali e le aspre, e pronunziarono come noi italiani pronunziamo oggi il latino. Perchè, qualmente osserva benissimo l'erudito autore a pag. 27, come ogui cosa in natura, così anche 1' apparato glottico umano soggiace all' azione, e si risente del suolo e del clima. Perciò quanto più dai paesi meridionali si avanza verso il polo, anche la pronunzia si altera ; all' accentuazione piana succede la sdrucciola o la tronca, alle vocali le consonanti. Adunque il z e il ghe e le aspirazioni degli aborigeni e degli antichi popoli del Lazio vennero presto corretti dalla influenza del clima, della civiltà, e non suonarono certo sulla bocca di Ciceroue e dei buoni parlatori romani.1) Dunque il latino dei nostri curati cragnolini non è certo il latino di San Girolamo, rimproverato di troppo classicismo da un angelo, ma il latino dei villani umbri e delle femmine della Suburra. Questioni ridicole e nojose diranno taluni. 0 grande nostra miseria ! rispondo, se anche la pronunzia di una lettera può diventare questione di lesa nazionalità. E bisogna ben che ce lo perdonino. — Chi è portato via dalla piena, dice il proverbio, si attacca ad ogni spino. - P. T. Pubblicazioni recenti Emigrazioni dei Eumeni sulle Alpi dinariche e sui Carpazi del dott. Francesco Miklosich, membro effettivo dell' I. R. Accademia di scienze in Vienna. — Vieuna 1879. (In 4, pag. 66.) — Intorno a questo opuscolo leggesi nella Romania, periodico francese di Parigi, un'importante recensione del signor Antonio dott. Ive di Rovigno, che favoritaci dall' autore riporteremo tradotta in un prossimo numero. Notiamo frattanto che l'or defunto sig. Giuseppe Susanni riassunse l'opuscolo del dott. Miklosich nel N. 16 di questo periodico in un articolo intitolato I daco-romani in Istria, e che noi abbiamo pubblicato col desiderio di aprire il campo della discussione. Il lavoro del sig. ') È troppo noto l'epigramma di Catullo che mette iu ridicolo Arrio perchè pronunziava chommoda per comraoda e xuar Hionio per Jouio (XI del libro 3.) Ma questo prova che qualche aspirazione ci era ancora ai tempi di Catullo ; altrimenti nou avrebbe messo iu ridicolo le aspirazioni fuori di luogo. Ma queste andavano semprè più perdendosi ; e se Catullo vivesse oggi tornerebbe a scrivere qualche altro epigramma contro i nostri Arii aspiranti; e, siamo giusti, aucbe contro gli Stenterelli della Toscana. L'esistenza adunque delle aspirazioni nel dialetto sardo e nel toscano stesso (aspirazione che non fu accettata dalla nazione, in onta al primato che i Toscani tennero e tengono in cose di lingua) è una prova evidente che anche a' bei tempi di Roma le aspirazioni e le gutturali erano suoni dialettali rozzi del latino rustico e non della lingua colta. Ive, quasi interprete del nostro desiderio, fu già tradotto dall' Indipendente e stampato 1' 8 luglio coSe seguenti parole d' introduzione : „ Oltre che d' opportunità è codesto un lavoro assai importante, perchè frutto di studii pazienti e di dotte ricerche, e perchè può lottare per la sua serietà contro certe lucubrazioni, degne di quegli zibaldoni che accolgono tutte le stranezze dell' umana fantasia. " Raffronto tra l'Edipo di Sofocle e l'Edipo di Seneca. Studi critici del Dr. Domenico Vasconi, prof, nel Regio Liceo-Ginnasio di Rovigo. Venezia, tipografia Istituto Coletti, 1880 (8.° di pag. 53). Dopo i lodati lavori del Lovisato, dell' Ive, del Pizzarello e del Giovannini, annunciamo ben volentieri anche quest' ultimo del Vasconi, giovane istriano, che come i suaccennati, fa molto onore alla sua terra natale. Il 26 luglio morì in Albona Giuseppe nob. Susanni d'anni 71, vittima di brevissimo morbo. Fu deputato alla Dieta istriana, membro della Commissione provinciale per la regolazione delle imposte fondiarie ; assai istrutto nella storia ed archeologia del nostro paese, e peritissimo in materie agrarie ed economiche. La sua morte lascia in provincia vivissimo rammarico. Stabilimento d'acqua sulfurea di S. Stefano in Istria aperto dal 1 giugno a tutto settembre sorgente termale che può gareggiare colle più celebri di questa qualità, tanto per l'eccellenza dell'acqua come risulta dall'esame «analitico fatto per cura del Ministero dell'interno, quanto per 1' amenità della posizione, per gli agi dell'albergo e per la mitezza dei prezzi. Lo stabilimento è situato fra le ridenti cittadelle di Portole, Pingnente e Molitoria, distando circa uu'ora da esse; ed è pure in comunicazione con Trieste e Pola mediante la ferrovia Divaccia-Pola, che mette capo alla stazione di Piuguente. La posta arriva a Portole ogui giorno alle 8 aut. e per cura della Direzione dello stabilimento le lettere e gruppi vengono spediti entro un'ora al luogo doi bagni, e alle 12 meridiane è la partenza. Ufficio telegrafico a Montoua. Recapito dal sig. Antonio Bertetich, direttore e proprietario dei Bagni di S. Stefano in Istria. La Società ài Pescicoltura artificiale in Tortole sul Lago di Garda nel p. v. autunno terrà vendibili uova di trota tanto fecondate quanto incubate, a fior. aus. 2.— per 1000. Le spese d'imballaggio e di spedizione staranno a carico del committente. L'ottima riuscita delle spedizioni dell'anno scorso offre a questa Società la lusinga di esser onorata anche quest' auno di molte commissioni. Tiene disponibile il suo pescicultore tecnico Giovanni Dròster per dare istruzioni di ittiologia, e per dirigere costruzioni di vivai. Chi volesse approffitare deve rivolgere la domanda alla firmata direzione. Torbole, 10 Giugno 1880 La Direzione della Società di Pescicultura artificiale.