IV. ANNO. Sabato 8 Decembre 1849. M 63-6 4. Fogli stracciati dal libro Memorie di mi Viaggiatore. ........ il campanile di S. Eufemia, la lorre di Rovigno erano sempre al'a vista. L'agro della villa di Rovigno e veramente parte deli' agro di quella citta, e fu staccato quando rimasta deserta la campagna per 1' infu-riare delle peslilenze, e scliivi essendo gl' Italici di can-giare il vivere urbano coll' isolamento della campagna, chiamarono Dalmati a popolare quei terreni, che caduti erano in pubblico, o, come si direbbe, furono confiscati siccome beni vacanti; il governo veneto aveva propria magislratura pei beni vacanti, i quali beni diedero origine ed alle nuove colonie ed ai beni cho poi si dissero co-munali, e che non vanno confusi ne coi beni corsor-ziali di qua'che villa o terra, ne coi beni di uso comune di qua!che citta o villa. E dali' indole dei beni vacanti per estinzione delle famiglie proprietarie, ne viene che talvolta in mezzo a colonia slava si trovino possidenze di italici, le cui famiglie sparse fra le altre, sopravissero alle pesti, ed il modo di riconoscere se quesli italici sieno di anteriore poss.ide.jiza, si' e o 1'esistenza di un consor-zio di cosi delti originari in una villa, i quali hanno l'u-so ed il dominio di alcuni beni in comune con esclu-sione di altri possidenti e veri comunisti; o 1'esclusione totale degli Italici, o di una parte degli abitanti dalla partecipazione ai beni comunali. II comune nei tempi passati consideravasi societa chiusa, alla quale si appar-teneva soltanto per aggregazione; a differenza dei tempi odierni nei qu,ili vi si appartiene di necessita per la sola presenza durante tempo determinato. Non so cosa sia della villa di Rovigno; certo che gli edifizi medesimi annun-ziano la contemporanea dimora di Italici e di Slavi, di-stinti d'altronde per lingua, per vestito, per abitudini civili; 1'italico ama il vivere in societa, lo slavo odierno come gli antichi Celti, il vivere isolato, disperso. Ed e certamente a questo amore di societa che devesi ascri-vere, se la distribuzione del popolo sia cosi sproporzio-nata fra le citta che ne sovrabbonda a segno di avere classe di poveri, e la campagna che ne scarseggia; non saprei dire di provvedimento alcuno o presente o passato per rovesciare sulla campagna che ne abbisina, certo numero di proletari che potrebbero sovrabbondare nella citta, e che meglio starebbe altrove. Ogni corpo sociale, sia minore sia maggiore, ha bisogao di essere retto e governato; io čredo che pel governare siasi fatto molto, forse anche troppo, cun sottrazione al reggere, che fu spesso lasciato al caso, od al governo centrale, i! quale non puo occuparsi di dettagli locali; e mi pare che fra il tocca a te, tocca a lui, e tocca a me, siasi talvolta terminato col tocca a nessuno. Le quali cose io noto non di Rovigno, ne della Villa, ne deli'Istria, ne del Litorale, ne deli'Austria, ma in generale deli'umanita; la distribuzione del popolo secondo produzione e sorgente di grandissima prosperita, e toglimento di grandissimi mali; 1' uomo si muove, e vero, secondo che il vantaggio suo Io chiama, ma cio non avvierie ne dappertutto, ne sempre, ne dei piu, e chi vive isolato . . '...... . L'agro della Villa e calcare onninamante a colline ed avvallamenti e r alznto sul livello del mare; l'acqua sorgiva vi manca del tutto alla superficie, ma certamente non manca a qua!che profondita. Nello scorrere per la penisola ho avuto occasione di vedere come l'acqua sorgiva abbondi alle spiaggie del mare, nel quale si versa sotto il livello delle acque in istato di alta marea, od a livello di questa quando e media; ho ved ito sorgenti ab-bondantissime sgorgare in mezzo alle acque marine; ne ho vedute presso al mare in qualche altezza sulle acque; ne ho vedute fra terra ad un miglio dalla spiaggia che erano piu alte del livello del mare, a non molta profondita di terreno; ne ho vedute che stillano da massi in qualehe altezza considerevoie; ne vo vedute che sgorga-no in abdondanza da formarj fiumicelli o in altezza no-tabile; ne ho tratto induzione che sotto lo strato calcare che forma la superficie del Suolo, che assorbe le ac-que, vi ha altro strato calcare impermeabile aH' acqua e sul quale scorre questa. Non mi e noto che nel rintrac-ciamento delle acque, in quanta e la provincia dal Ti-mavo al Ouarnaro, l'uomo sia proceduto dietro conoscenza delle leggi fisiche che direi provinciali, le quali certamente non si trovano nelle collezioni, e nei bollet-tini; la geologia e cosa nuova per noi, alla quale pose base il de Morlot; ma dal di che egli pubblico l'operetta sua, altre li^ggi che non le fisiche occuparono le menti. In una parte della provincia, dove la necessita spingc a maggiore slancio, singoli individui e da lungo, fecero tcn-tativi, e da dispendioso incerto agire, ne usci dottrina volgare, empirica, m'intendo dei dintomi di Trieste, ove per riutracciare acqua, si ricorre a villici che fanno pro-fessione di scavare pozzi; ed oltre il sapere di questi non si va, come allravolta in parecchi paesi si ricorreva al sapere di siffatti per le inalattie anche le piu difflcili, e forse setiza andare iti Turchia, potrebbesi citare qual-che esempio di paeso piu prossimo, In altri luoghi ove il terreno offre maggiore difficolta di sorprendere ia natura nei suoi secreti, non si fece altrettanto, non diro per quali cause; pure registrero in queste pagine che anche sul terreno calcare mi accadde di vedere pozzi escavati con ottimo successo, altri cominciati; e diro che l'acqua medesima di Trebiciano presso Trieste deve la sua scoperta a persona che conosceva le cose montani-stiche, la quale prosegui i tentativi di chi voleva aprire pozzo in quella localita e non si pensava certamente di avere l'acqua alla profondita di 180 tese viennesi. L'u-tilizzare quest' acqua a tanta profondita non sarebbe stato della mente di quegli che credeva farne un pozzo, se non dopo, diremo cosi, secolare empirismo suo; ma lo sara certamente di chi conosce le leggi naturali. A me sembra che un assaggio del terreno, non diro presso la Villa, ma in quei dintorni, mediante trivella, alla maggiore profondita, porterebbe a conoscenza deli' interna formazione di questo terreno, dalla quale potrebbero a-versi propizie conseguenze. Imperciocche se anche do-vesse trarsene certezza che o non e sperabile rinveni-mento di acqua, o non puo alzarsi per imbrigliamento o sostegno, fino aH'esterno; si avrebbe conoscenza di raa-terie utilizzabili che or sono ignote; non pietra da muro soltanto, ma altre, le quali almeno come materia prima potrebbero dare utile; le viseere, come dicono, della terra danno sussistenza a molte migliaia di persone. Mi venne detto che presso Visinada vi fosse terra da majuliche, che venne anche per qualche tempo utilizzata; so che vi ha dappertutto pietra da trarne gesso, silice per vetri, e che so io; non sarebbero ne miniere d'oro, ne di banconote, ma sostanze che col lavoro darebbero ed oro e banconote. Questi assaggi no.n si possono fare da sin-gole persone, od almeno difficile e il rinveuire chi ne assuma il rischio; ma corpi morali possono facilmente eseguirle, sieno associazioni private o pubbliche. Ouesti ed altri pensieri agitavano la mente, come fossero onde di mare; e quasi facessero rumore, non mi accorsi che la pioggia scendeva dirotta a segno da do-ver cercare rifugio; cravamo a cavallo, un pedone rovi-gnese ci precedeva, tu 11' altro che difeso contro l'acqua. Riparammo nella časa dei Chret e Chert slavi, che, come ci dissero, eransi qui riparati allo spegnersi dni Due Castelli. Cortese fu 1'accoglimento, largo 1'offrire, e di-sponevansi a porre in effetto le parole, ma noi permi-simo. dacche la pioggia mostravasi di passaggio. Non vidi cosa che mi sembrasse nuova, pure re-gistrerč come sulla časa di questi villici sta inscrizione in pietra, che ricorda il primo venutovi ed il tempo, prali-che queste di antica civilta, che, nelle citta almeno, si fanno rare, anche su edifizi di maggior conto; sia non-curanza di tramandare ai posteri memoria di noi; sia timore di scrivere; Io che non saprei approvare, perche molti edifizi surti ai nostri tempi fra breve si giudiche-ranno antichi, se vorrž trarsene argomento dalla caducita loro; o di altri secoli, se vorrassi giudicare dallo stile d'architettura; od in morte si giudicheranno per le forme e distribuzione destinati ad altro uso, di quello che hanno avuto mentre erano in vita. II timore che la pioggia ricominciasse, m'impedi di rivedere davvicino la chiesa di S. Petronilla, altra volta di insigne abbazia, ch' era piamente e con felice divisa- mento, or che 6 abbandonata e scoperta, convertita in cimitero. Canfanar, che In oeltico esprime precisamente il Comune, nel modo stesso che molte popolazioni slave usano Opchiena, mi fe' sperare di rinvenirvi 1'antico vaso da baltistero, del quale giunse notizia al celebre Carli e forse fu veduto da lui, trasportatovi dalla chiesa di S. Sofia dei Due Castelli; al Carli fu detto che vi si leg-gesse la nota cronica DCCXLIX, secondo altra lestimo-nianza vi stava quella del 1249, ma non ne fa nulla; la vasca non e nella chiesa, ne potei saperne. Invece vidi un ambone esagono, di rozzo lavoro, sorretto da sei colonne, ora pulpito nella parocchiale. La mancanza di questa vasca, che fu detto fosse di marmo, č di conse-guenza perche da essa sarebbesi fatta induzione alla fon-dazione delle chiese battesimali, le quali sembrano avere avuto due epoche culminanti il nono ed il decimo terzo secolo. L' ambone e di questo secondo tempo,' e di me-morabile, mostra lo stemma di ognuno dei Due Castelli, steinmi alfatto eguali e che rappresentano mura merlate, due torrette ali« estremita, ed una torre nel mezzo che si estolle di molto, dando al tutto una forma piramidale. Ouesto medesimo stemma vidi usato da Gemino, e da altre castella istriane, dal che ne viene che non il segno usato, ma il nome solitamente appostovi indica la citta od il castello rappresentato. Gli stemmi piu antichi delle citta non sono gia segni convenzionali siccome 1' usa il Blasone per le famiglie, sono frequentemente imagini della citta o del castello che si vuole rappresentare, nelle quali immagini figura P opera architettonica per cui qu«ila tale citta ha rinomanza, siccome 6 noto a chi siasi anche per poco occupato di antichi suggelli. Cosi P antico sug-gello di Trieste pubblicato con impronta originale nello stampato per P ingresso di Monsignor Legat di Trieste, mostra le mura della citta, al di sotto il nome, ali' ingiro un verso che indica i confini deli'antico agro colonico che formava il comune dominante antico, il comune per eccellenza che durd anche nel medio tempo. Cosi vidimo in disegno di antico sigillo dei Castro Pola nel quale vollero indicata la dominazione che tenevano di questa citta, la pianta circolare di Pola colla doppia cinta delle mura urbane, e delParoe, entro la quale sta Io scudo della famiglia, entro quell' arce da cui trasse cognomedi casato, ora sincopato in Pola soltanto. Queste immagini di castelli rappresentano non solamente la solita forma delle castella istriane collocate in eminenza di colle e su terreno ascendente, ma nella torre che si estolle indicano la condizione politica loro, cioe la b*ronale, a differeriza della municipale che ha mura soltanto. La torre e anti-chissimo segno di potere baronale ricordata. da Orazio nel = pauperum tabernas, regumque turres = i quali re non erano gia di quelli odierni, ma baroni. Io čredo che Montona presenti nel suo odierno aspetto la forma precisa che gia avevano le antiche castella deli' Istria, colle mura col saliente del gruppo. dei caseggiati, colla torre nel 'sito piu »Ito, che termina a meriatura. Mi pare di avere letto non so dove, dirsi di questa torre la torre Municipale, ma deve essere errore di penna, come di chi scrivesse il maschio femmina. Mi venne detto che o la localita dei Due Castelli, o quelle ivi prossime si dicessero il vecchio Canfanar; io čredo che uno dei Due Castelli avesse nome Castel-Parentino ed e quello dal lato di Parenzo; che I'altro avesse nome di Moncastello ambedue baronie che furono dei Vescovi di Parenzo, passate poi in mano d' altri, per ultimo del comune di Capodistria che vi inandava podesta (il che avvenne anche nel 1814). Anche Gemino era castello, baronia dei vescovi di Parenzo che la diedero ai conti d' Istria; Leopoldo che mori a Sempach soprafatto dalli Svizzeri, e Alberto, duchi d'Austria, avevano nel finire del secolo XIV chiesta rin-novazione di investitura. La vista di un cipresso mi ral-legro ricordando come quest' albero, ornamento dei*colli, sia in queste parti Pestremo confine di vegetazione" me-ridionale; il piu a settentrione che m' abbia veduto, si e quello di Toinai sui Carso, poi comincia la regione degli abeti e dei larici, i quali in quest' Istria non allignano; i pini di Momiano sono gia di specie diversa. Ho veduto cipressi sui monte di S. Michele che sovrasta a Pisino, in altezza che 6 di 1200 e piu piedi viennesi sopra il li-vello del mare, prova questa che reggono benissimo in tutta quanta e la penisola, e che puo trarsene non solo abbellimcnto, ma utilita. La forma piramidale che s'alza sulla fronda di altri alberi, il colore forte, che Jaglia benissimo sulla frbnda piu chiara, lo rende bellissimo or-nainento di colline, siccome olfre 1' esempig Pirano. Mi fu detto che molti non lo amino, perche simbolo di morte; ma questo simbolo e convenzionale del tutto, e non e proprio di quest' albero soltanto. La cappella di S. Antonio in Gemino e tipo bellissimo delParchitetlura sacra in queste regioni nel cadere del secolo XIV; e opera che imita le antiche, di cui ri-masero fino ai nostri giorni memorabili monumenti; e modello da conservarsi diligentemente, ne sappiamo di averne veduto altro in Istria che vi vada del paro. Due condizioni politiche diverse duravano nell' anliehita in questa provincia, la municipale alle spiaggie. del mare, nelle colonie romane, e nelle citta che se non vi furono parificate, vi si assimilarono; la baronale nella terra interna. Oueste due condizioni diverse, si pianifestarono anche nelParchitetlura, si nei tempi romani, nei quali Parte di questi fu esclusiva; come anco nei tempi po-steriori, nei quali P arte propagata non pote onninamente liberarsi dalle influenze che vi esercitavano i popoli diversi. Gli edifizi crištiani moltiplicaronsi nell' Istria a' tempi di Giustiniano imperatore, quando P Istria passo dalle mani dei Goti in quella dei Bizantini; fu allora che sursero magnifiche basiliche, di arte non pria frequente e cono-šciuta fra noi; fu allora che al tipo romano, usatoanche nelle chiese, fu surrogato il tipo che venne detto bizan-tino, perche venuto da Costantinopoli. Ouesto genere di architettura duro a tutto il secolo VlH, «ed,e naturale che lo dicessero greco, perche introdotto durante la domi-nazione greca del Basso Impero, perche alimentato da artisti se non di Costantinopoli, certamente di Ravenna, che nelle arti e nelle scienze grecizzava. Da qui io de-duco la voce volgare che ogni edifizio sacro, o pittura, o mosaico, o scrittura incisa, dicesi opera greca, lettere greche, anche quando nulla hanno che odori di greco. La pianta delle chiese cristiane era in vero a linee rette nella parte esterna postica, o per tutta la larghezza od almeno per quei due tratti che corrispondono alle due navale minori; abbiamo veduto qualche edifizio in piedi, traccie di altri che nascondevano nella parte postica e-sterna il grande nicchione od abside dell'altare maggiore. Poi gli absidi si lasciarono visibili anche nell' e-sterno colla forma loro a semicerchio; dal che ne venne che alle spiaggie le chiese e le chiesette dei tempi bizantini ed anche dei tempi posteriori hanno tutte 1'abside visibile. Nell'interno le chiese bizantine piu antiche a-vevano la volta a pietra negli absidi soltanto, il soffitto era a legno; poi la chiesa tutta si fece a vollo; 1' interno era decorato a mosaico rappresentante soggetti saeri, immagini di santi; anche 1'esterno fu spesso tutto rive-stito di mosaicij Nell' interno della provincia altri canoni si seguirono; il semicerchio in pianta, non fu prediletto, piuttosto il quadralo, od il poligono; nell'esterno si pre-feri la forma quadrata, dando alla cappella la forma di un corpo solo sebbene nell' interno fosse la chiesa di due corpi, della nave, e delPabside, distinto questo da quella per larghezza e per altezza; anche nell'interno 1'abside fu quadrato; le decorazioni furono piuttosto a pitture che a mosaici; la volta non fu solilamente usala che sovra il saerario. Dalla quale ultima pratica ne viene certa dissonanza nell'interno delle chiese; le quali sono a volta di sesto acuto a scompartimenti e fascie, di stile gotico sui saerario; nel rimanenle la chiesa e di tut-t'altra forma e stile, a legno il soffitto, quasi 1' edifizio fosse fatto in due tempi diversi, il che poi non e. Nel-1'interno della provincia abbonda il sesto acuto, mentre alle spiaggie e piu raro; questo sesto non venne gia creato nel secolo XIV, ma soltanto pošto in moda, ed a mio vedere solo per bizzarria deli'arte, imperciocche i Romani lo conobbe ro, ed io medesimo ne vidi campione in Istria in avanzi di edifizio che era militare; Wilkinson mi assicurava di averlo trovato nei monumenti antichi delPEgitto; ma gli antichi come progredirono nella conoscenza del bello, abbandonarono quella forma grotte-sca ad edifizi umili, o nei quali il bello deli' arte non prendeva pošto. Anche in questi nostri tempi vidimo il sesto acuto in qualche parte di nuovo edifizio, ma fosse bizzarria fosse altro, non potrebbe dirsi che segni il grado di progresso del popolo in belle arti, grado che non ama quella forma. La cappella di S. Antonio di Gemino e di forma che nell' esterno presenta un perfetto quadrilatero, del quale un lato misura 16 piedi 6 once; P altro, 22 piedi due once viennesi; 1'altezza dal suolo interno al sommo esterno del tetto, 16. Le muraglie, grosse due piedi dieci once, sono e-sternamente rivestite da pietra riquadrala grossa sette oncie, a massi alti quindici once, lunghi venticinque, di-sposti a strati regolarissimi, e si ben politi e connessi da paragonarsi ad opera romana de' bei tempi. Tutta la cappella e a volto di sesto acuto, la copertura a lastre di pietra, che nel medio tempo dicevansi laperae, e che il volgo di Trieste ha conservato nella voce di lavre per indicare pietra sottile. L' abside e a sesto acuto; P ab-side e piu basso del volto della cappella piu ristretto della nave, per cui i due muri laterali deli* abside hanno cadauno la grossezza di £quattro piedi dieci once; la-sciato Iateralmente un vano per ripostiglio di saeri uten-sili. Ai muri laterali sono applicate due arcate che for- mano nicchie profonde sedici once, ma il sesto degli archi e a semicerchio, come a semicerdiio sembra essere stata la finestra che gia era sulla porta d' ingresso. Dal lato di niezzogiomo, come in fondo all'abside vi sono piccolissime finestre quadrilatere chiuse da tavole di pietra traforate; per cui nello stesso edifizio si veggono uniti il quadrilatero, il sesto acuto ed il semicerchio. L' interno della chiesa e tutto dipinto aH' affresco, i pila— stri, le fasciature a rabesehi, gli specchi a figure ed a storie; la pittura si vede ricoperta da tinta a calce, che pero cede alla punta del coltello, facendo visibile la pri-mitiva pi'tura. La quale se non e capolavoro, non manca di pregio, ed accenna a grado delFamore e conoscenza delParte nei popolo ben superiore a quello generale di oggidi. Su tulte le pareti veggonsi graffiti i nomi di pie persone che visitarono la cappella. La quale fu costrutla nei mese di giugno deli'anno 1381, 1'anno precedente ;d!a dedizione di Trieste ai duchi d' Austria. Allato alla porta d' ingresso vi e leggenda in latino che segna il tempo ed il titolo della cappella, che e di S. Abbate; su qualche cappell i rifatta vedeinmo lalvolla incisi i legati fatti dal pio fondatore; non cosi in questa di Ge-mino. Nella cui chiesa parocchiale vidi cose memorabi-lissime, in pittura, in marmi. La pala deli' altar maggiore, sebbeue naseosta nella massima parte da bel ciborio marmoreo, lascia vedere di essere della scuola dei Car-pacci, o del Carpaccio medesimo, ed 6 perdita il non poterla vedere ed esaminare per intero. Due altre pale da altare si palesano di buon artista, ma sono impiastricciate bruttamente a pretesto di far rivivere qualche parte, specialmente i panni, ridipingendole con pennello da pignat-ta anzi che da tavolozza. Ouesta smania di redipingere i quadri segna il secolo presente; in piu Iuoghi deli' Istria vidi lale brutta coslumanza, Ia quale svela in chi la tol-lero o commise niuna maggiore intelligenza nella pittura, che la impressione che producono tinte forti e lucide, linte, e non piu. Mentre nei secoli che precedettero, si mostrarono i nostri assai piu giudiziosi nella scelta dei pittori, o »eliti conservazione intatta delle loro opere, per cui anche attraverso Ia polvere e 1' alfumicazione, si seor-gevano le maniere dei sommi maestri deli' arte, nelle ville, nelle cappelle sparse pei campi, sia sui monti, sia sulle spiaggie del mare, in situazioni ove meno era da atten-der-i di trovare b>'i dipinti; nelle čase private, e nei pubblici edifizi. Io non so dubitare che alla soppressione delle tante chiese e cappelle, sieno venute in potere del demanio cose di non modico valore, andate poi a terminale Dio sa dove. Molto fu sprecato, molto fu distrutto, molto portato allrove; ma rimane ancora abbastanza, e quel senso pel bello che onorava i padri nostri, puo ancora rivivere, che non sarebbe in terra straniera, e poco ci vuole a fare che germogli. Memorabili nella chiesa di Gemino sono i marmi tratti ad un miglio di distanza; nero bellissimo senza macchie, senza venalure, capaee di bella politura, ben migliore che quell'unico nero che si ha da Duino;rosso e bianco di bellissime tinte e politura; rosso a mandolato che se fosse piu carico avrebbe pregio migliore; imbrec-ciato a vari colori che lascia a desiderare piu eguaglianza nella dimensione delle varie parti, piu consistenza nelle parti rosse. Non sono marmi statuari, ma pregevoli per cose di quadratura. Facilmente quei marmi finora venuti alla luce, sono campioni piuttosto di quel meglio che si potrebbe rinve-nire. II Museo Zoologico di Trieste ha una raccolta di campioni delle varie qualita di terreni istriani, sarebbe giovevole alla provincia se si avessero campioni dei marini. Fra le cose di marmo e ineinorabile il pulpilo di forma barocca, pero ornato di statuette in marmo di pregio. Presso alla parocchiale vi ha cappella simile a quella di S. Antonio Abbate con pitlure ali' affresco, pero guaste assai; ed il luogo or destinato a ripostiglio non concesse di darvi piu che un' ocehiata di volo. Grandissima curiosita ebbi di vedere: la tomba di antico cavaliere, del cui nome che si diceva illeggibile, della patria, della stirpe mi si dissero cose disparate, in-tesi dire d'un Frangipani; d' una Signora che unica seppe leggere le strane e misteriose parole. Ma le maraviglie cessarono, al vedere lo seudo e 1'elino di un miles di un barone; al vedere P impresa dei Chersainer, frequente, nolissima, al leggervi chiarainente in caratteri che dicono gotici quadrati, non infrequenti IORG• CHERSAINER-ANNO DOMINI • MCCCCXXV, o venluno che sia, perche la pietra e logora. Nei primo anno deli' Istria accennam-mo la malaventura di un Giorgio Chersainer, strozzato in Capodistria per delitti nei 1601, che sembra essere stato di questa famiglia, frequente nell'istria. Pero que-slo nome di Chersainer non e gentilizio, ma baronale, da possidenza di loro, e questo stesso nome di Chersan, che io direi piuttosto Carsano,'e si frequente nell' Istria che Io si riseontra in tutte parti, nella montagna come alle spiaggie, e segna epiteto tratto dalla qualita del terreno, cioe a dire Calvo, denudato da vegetazione; voce che gl'Italici alla costa conservarono in Montecalvo, gli Slavi poi tradussero in loro lingua dal celtico; delle quali cose si hanno prove ripetute, cerlissime, e di facile intelligenza se P ortografia dei nomi propri di localita a-vesse fatto migliori progressi nella lingua scritta. Kerzan, Karschan, Chersano, Cherschach, Carsano, sono varianti ortografiche di quel nome che i Tedeschi dissero Karst-berg, ed gli Slavi dicono Gollaz;ilche s'intende d'altro luogo che quello abitato al lago d'Arsa che ha nome di Chersano. Mi sovvengo di avere letto in carte litogra-fate Zampulai quale nome di contrada esterna di Trieste, e tutti possono leggere Baudariu su via urbana di quella citta. Che bene spesi i danari ed il tempo per ap-prendere I'ilaliano, che bel modo di serivere San Pelagio e Val di Rivo; non e meraviglia se i nomi di monti.... I Chersainer furono gente istriana, divenuta tale pel lungo domicilio, qualunque sia 1' origine loro, ed avevano possidenze in Nigrignano al Ouieto. Chi volesse de-durre qualcosa dalla forma dei caratteri golici quadrati, vegga la inserizione dei Barbo, o qualcuna dei chiostri di S. Francesco di Pola. S. Pietro in Selve e memorabile per piii conti, per P insigne abbazia indipendente dali' Ordinario parentino che altravolta esisteva, per le tombe dei conti d' Istria, ma di queste inutilmente venne fatta ricerca. II chiostro e intatto, e si mostra del secolo XII, niuna traccia di sesto acuto, come non la si trova in edifizi di quei tempi, ma ali' invece archi a tutta monta e regolari proporzioni, - e disposizione e lavoro di materiale che attestano come 1'arte edificatoria si fosse rinovellata sni bei modelli romani che durano lutlora in provincia e che allora erano piu frequenti. 11 cliiostro e un quadrilatero con sei arcate per ogni lato, sorrette da pilaslri che in tempi posleriori si vollero abbellire contro lo stile deli' epoca primitiva. Nei piano superiore corrono dodici arcate per ogni lato, sorrette da coionne che hanno per tutto capitello una fo-glia rovesciata; da tre lati soltanto stavano le celle dei monaci. La chiesa e moderna, della meta del secolo pas-sato, ornata di lavori di pittura e di intagli, opera dei monaci medesimi, tra quali Fra Leopoldo che sopravisse alla cessazione del convento, che era fiammingo e che nei dipinti conserva il tuono di quella scuola. Ho inte-so qualche voce che asseriva essere questo padre venuto dalle Indie; farebbe opera buona chi volesse raccoglierne le notizie, e buona opera chi impedisse che s' appicchi la smania o peggio di redipingere quei quadri, o di so-stituirc a questi che si>no di artista altri di qualche di-pintore che avesse mastelle e pignatte di colori piu vivi. Di questo convento oramd le vicende sono abbaslanza note quanto .alli movimenti generali; ed e a sperarsi che i dettagli medesimi non vailano »ffatto perduti. Ho veduto in S. Pietro monete, ho udito di anticaglie che non lasciano dubbio sulla presenza dei Romani in queste re-' gioni; nessun ricordo ne qui ne altro ve della domina-Zionefidegli antichi conti d' Istria, non stemmi, non parole. Pisino vecchio, ed il castelliere di Pisino sono le ultime estremita deli'antico agro romano tributario di Parenzo, se e lecito trarre sifTalta induzione dalle confina-zioni deli'antica diocesi di Parenzo, e dalle donazioni dei beni laici fatta a questi prelati da re Ugo di Pro-venza; ma contro questa opinione starebbero assai circostanze fra le quali la presenza antica di preposito ec-clesiastico, della quale dignita non si ha altro esempio in provincia fuori di Rovigno; ed altre parecchre ehrf in-generanj sospicione e che 'dovrebbero venire chiarite. Pisino' vecchio, o come iTedeschi Io chiamavano Ober-bu^g, e in tale posizione da dominare le vallale di Vermo e di Novacco, e le sommita; e si conforine a quanto si costumo n. 0 J55 rt 01 o OT JU «5 <33 tU -J CO co CO b5 OD tO ~C5 O to <35 tO O ffi tO o tO C5 O tO tO Ol 00 rt On 00 H o 3 o C M < O s M s- "S* aš c- < 2. Fr 51 o d SS cr —i o < S' N 05 Ci o •7S M. < 93 > er cr (5 > a c re <35 tU tO M to o rt rt 4i- tO to CD tU o <35 rt rt M tU 00 00 O to rt rt. rt <35 tO tU 00 o »J OT <35 <35 jU K) tU OD -a jU tU GD 00 tU O co On <35 O o 5' N 99 O n O X o C. er <=r cr M S3: o- 93* 03 p* ora_ 93 CB < 93 O o • cr o 00 J® — Or tO CO C5 tU jU p" oo H- tU 00 00 tO JJT C5 00 o M rt OO tO <35 tO O tO OD tO <35 CO -a <35 <35 IO OD tO OO -J to 05 to to o JO to !u f I I I lili to OD co On co tu to o co to OD rt rt CD tU CD CD <35 -t rt OS tO O IO rt <35 >U OT 1 rt oo JO 1 0 01 rt tU GD to CD C5 O or o -1 tU OD O O tU <35 O I I -J tU tO OD i" tU to C5 o o os -I to C5 OO 05 CO -J tO co OO Oi <35 tO 05 OO on on tU tU tU JO rt OO tU OD K> GD rt tO tO OD od jo GD O O tO to C5 on O tU O' O | | 1 ^ | O | 1 rt 1 1 OT CJT co tU CO -a tO to tO OT <35 , tU <35 tU r- ^ tO 05 u OJ to C5 OD tU tO tO -a -i OT i® OO ot tU ut 05 tU GD tO <33 trt 00 tU o OO to -i O! tU 05 tO tU 00 ot o OD tO on to OT jU on -J 05 tU on tO tU tU to <35 I ~ CD OT tU on <35 H*. OO OD OT -t to CD tU to to OD tO tU on tU 00 OT CO rt OT o OD rt o rt rt rt rt OT rt C5 rt OT to tU -I tU C5 <35 C5 oo OT <35 <35 00 OD i— »—1 CD 1 1 CD | 1 I 1 1 ^a | 1 1 1 OT 1 1 1 CO to tO JO <35 tO OO to tU «5 O — tU o tU tU 05 tO 00 OO CO to 05 to 05 tO to CD OT <35 tO -J O to o CD OT OO OD j-a <35 tO oo tU C5 tO to tU tO rt * tO OT OD tU tO O to to tO OD C5 tU tU- <35 OT tO oo -j C5 a> j-J 1° oo JJT to to rt rt _ CO <35 tU >U tU to 00 00 CS 00 on 00 •a 00 IO OT OO 10 O OT -a o> o > 5. -i ® O S a w 3 >T3 53 O o m XIX »s —• s» C h—'. 05 »-s a s SS s- 6 X