ANKO VI Capodistria, addi 35 maggio ISSO N. 16. Soldi IO al mimerò. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 79 — 25 settem. 80 importa fior. 3 e s 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia L'UNIONE CRONACA CAPODI STRI ANA BIMENSILE si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere 11011 affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore L'integrità di un giornale consiste nell' attenersi, con costama ed energia, al vero, all' equità, alla vnoderatetto■ ANNIVERSARIO — 27 maggio 1356 — Giacomo Bussolari suscita il popolo di Pavia. — (F. Illustrazione). L'esposizione italiana li Me arti Torino, 15 maggio 1880. (B. A.) La fretta, quando si tratta di scrivere, è il difetto dei pigri. Se ne stanno essi in panciolle fino allo sgocciolo, e poi giù a precipizio il nero sul bianco come vien viene. Alcuni altri invece simulano fretta per farsi scusare le mende 0 l'andatura sbilenca. Ecco le solite frette dei corrispondenti. Io invece ne ho e ne allego (e spero mi crederete subito) una terza, proveniente dalla mancanza di tempo. Sono qui per la prima volta da quattro soli giorni e non potrò rimanerci che altri due; si cammina dal mattino a notte fitta , mi rincaso stracco finito, e scrivo un pochino lottando fieramente con Morfeo. Quindi se i lettori incresperanno le labbra, chiamatevi voi in colpa: siete stati voi che m'avete costretto ; ed è giusto che lo sappiauo. Questa esposizione nazionale è la quarta dopo proclamato il Regno (le altre tre avvennero a Parma, a Milauo ed a Napoli) ; e sarà memorabile nella storia delle belle arti italiane, perchè da essa avrà incominciato il loro risvegliamento. Da qualche lustro a questa parte noialtri Italiani si sonnecchiava dolcemente sugli allori dei nostri padri, ritenendo sempre che l'Italia primeggiasse ancora in fatto di belle arti; ma c'ingannavamo di molto. Fortuna volle che capitassero le esposizioni mondiali : allora cadde la benda e si vide tutta la dura realtà ; si vide, cioè, che negli altri paesi pure v'era la „scintilla", e più grossa della nostra. Ne seguirono scoraggiamenti, fievolezza generale, omei ; e al solito chi le buscò fu il povero governo, il quale in sostanza c'entrava e c'entra quanto il cavolo a merenda. Ma breve, grazie al Cielo, fu il languore : l'emulazione, le tradizioni, e, se volete, anche il bel sole tanto invidiatoci, vivificarono la sepolta «scintilla", ora divenuta un bel fuoco che rallegra e fa scoppietti. Infatti all' ultima "sposizione mondiale di Parigi la scultura italiana riportò la palma, sopravanzando di gran mano tutte le altre ; e qui a Torino nella presente esposizione nazionale la pittura ha stravinto la scultura, (e vi potete immaginare quanto la gioia abbia superato la sorpresa, che non fu certo piccola), e non senza, bene inteso, che questa vi abbia preso larga parte. E questo un fatto da tutti confermato, per quanto dissidenti in tutto il resto. Io naturalmente, in una colonna di giornale non ve lo posso nemmeno adombrare, poiché gli elenchi, anche asciutti, occuperebbero della bella carta. Accontentatevi della lietissima novella. Ma pure eccovi almeno qualche cenno fuggevole sul palazzo, dal quale potrete formarvi una lontana idea della quantità delle tele e delle sculture, sapendo già che le une e le altre vi spesseggiano. Propinquo alla piazza in cui sorgerà il grande monumento al grande Re, cioè nella Piazza d' Armi, ora in gran parte città, fa di sè bella mostra il palazzo in discorso di stile corretto, svelto, semplice, appositamente fabbricato, e che c' è da sperare rimanga : è un quadrilatero lungo 215 metri, largo 70, alto 22. Ci sono sale anche per le incisioni e per gli oggetti d'arte applicati all'industria; ci sono locali per la posta, per il telegrafo, per la stampa, per i vigili ecc.; ristoratori, caffè ecc. ; infine un grande saloue per la distribuzione dei premii. Ed ora vi darò alla rinfusa i nomi degli artisti eccellentissimi tra gli eccellenti che hanno esposto. Cominciamo dagli scultori. Jerace „legio-narii romani" ; Ettore Ferrari, „la figlia del crocefisso" (tempi romani); Franceschi, Eulalia cristiana ; Giallori, Le due sorelle di latte — Il Nerone ; Masini, Rebecca; Gemito, Ritratto; Guglierero, Munumento al duca di Genova destinato per la chiesa di Superga; Belliazzi, figure ; Rivalta, fanciullo che gioca alla trottola ; Maccagnani, I due Gladiatori — Aspasia Amendola, Autunno; Cecioni, La madre ; Xi-menes, Cuor di Re — Gli ultimi momenti di Ciceruacchio; D'Orsi, Il vecchio contadino ammalato — L'ostricaio — Proxitnus tuus. Veniamo ai pittori. Morelli, Le tentazioni di S. Antonio — Ritratto della duchessa Maglione — Venerdì Santo in chiesa — Gli Ossessi ; Jacovacci, Ultimo bacio di Michelangelo a Vittoria Calonna; Pittava, Fiera di Saluzzo ; Carcano, Paesaggi; Bianchi, Marine (scene); De Albertis, Carica di carabinieri a Pastrengo ; Rossi - Scotti, Battaglie (scene) ; Maccari, La deposizione di Papa Saverio ; Barabino, Galileo infermo e ancora maestro : Toma, Eruzione del Vesuvio; Michis Cornelio Aprippa presagicse a Francesco I la sconfitta di Pavia; Luxoro, A poppa-A prua; Giuliano, Van Dyck che fa il ritratto dei figli di Carlo I ; Montefusco, Il brindisi ; e poi altri lavori, ossia capolavori, iu tele piccole del Nittis del Pasini, del Quadrone. E tutti questi scultori e pittori italiani sono, come ho detto, gli eccelentissimi tra gli eccellenti (e probabilmente ne ho ommessi alcuni) vedete dunque che c'è proprio da prenderne allegrezza. L'esposizione venne inaugurata il giorno 25 dello scorso mese dal Re, che poi fu uno splendido acquistatore. Il soggiorno in questa città, sempre gaio adesso è vivacissimo e per le feste straordinarie che si susseguono incessantemente e per il grande concorso di forestieri, cioè d'italiani di tutte le provincie: s'odono tutti i dialetti Vidi anche non pochi vostri comprovinciali, che mi vennero indicati da un mio amico che ha molto bazzicato in Istria. I vostri comprovinciali anche se prima non si conoscevano, ora si chiamano e si avvicinano al grido : Istria ! ; si stringono la mano e si danno subito 1' appuntamento per stappare insieme una bottiglia del migliore piemontese. Quanto poi riescano piacevoli i festini, dei quali con grandi brighe ho potuto goderne uno anch'io, ve lo potete immaginare : oltre alla solita grazia delle signore torinesi, in tale circostanza messesi al punto di ammaliare gli ospiti, ci sono gli artisti esponenti, gente giovialissima, arguta, piena di garbo, che ad ogni tratto inventano uno scherzo, una bizza-ria ; e ci sono i De Amicis, i Bersezio, i Giacosa, i Marenco, per tacere di molti altri, i quali tutti presero a picca di fare gli onori di casa tauto all'aperto, quanto nei teatri e nelle sale. Figuratevi ! Chi potendo non vieue a Torino, commette davvero un reato di leso buongusto. L'orologio della torre vicina (finisco come cominciano certi romanzi) suona le due del mattino ; ed io, prossimo a soccombere nella lotta impari finora sostenuta con Morfeo, vi saluto di tutto cuore e vado a letto, dopo di avere consegnato la lettera al cameriere di guardia. Addio. ADELE DI VOLFINGA Trieste, 21 maggio 1880 Egregi amici. Come sapete, la sera del 5 maggio corr. la tragedia lirica Adele di Volfinga, musicata dal maestro Alberto Gio-vaunini, nostro comprovinciale, ebbe il suo battesimo sulle scene di questo Politeama. Ho ritardato di spedirvi la promessavi relazione, perchè sarebbe stato soverchio ardimento fidarsi delle fuggevoli impressioni di una prima udizione, attesa la mole e la originalità di questo lavoro musicale. Del pieno successo ottenuto dal distinto compositore, delle cento e più chiamate che si ebbe nelle tre rappresentazioni alle quali fu presente, delle corone d'alloro chi gli furono offerte e dell' ovazione che gli fu fatta quando uscì dal teatro la sera della terza rappresentazione, han detto abbastanza i giornali di qui, perch' io ritorni a notare i fatti, che tutti sanno. Il lugubre soggetto scelto dal musicista risale ai tempi delle Crociate ed è tratto da un dramma di Kotzebue. Per una fatalità qualunque, fratello e sorella, il primo nato da legittime nozze, l'altra da illecito connubio, sono divenuti marito e moglie, e vivono felici in questa ignoranza. Un concorso di circostanze mette in chiaro questo errore e dalla chiesa viene scagliato 1' anatema sulla casa dei duchi di Volfinga. Adele, sorella e moglie ad un tempo, impazzisce e in un eccesso di furore uccide il figlio e 3e stessa, riacquistando la ragione prima di rendere 1* estremo sospiro. Questo sarebbe in brevissimi cenni l'argomento della tragedia di R. Castelveccbio e A. Gio-vanuini, e qui è giusto ricordare, che, accettato il fatto, il libretto va annoverato tra i pochi buoni, che esistono al giorno d' oggi. Ora alla musica. Quantunque le opere musicali moderne non ammettano un esame analitico delle loro parti, perchè formanti uu tutto drammatico: vi sono pure in esse dei momenti nei quali il compositore seguendo la sua ispirazione, accentua più che in altri la parte melodica, e sono questi appunto che vengono accolti con maggior favore dal pubblico, che non vuol saperne di contrappunti. Di tali momenti il chiaro maestro ne ebbe molti e felicissimi in questo suo colossale lavoro, che rivela oltre la vena melodica anche uno straordinario talento in fatto di armonie. Il bellissimo andante della sinfonia, gli affettuosi preludi di diverse scene, la stupenda frase in minore, con cui l'orchestra risponde al primo coro dei Vendi fuggenti, ed altre molte sparse nel corso dell' opera, sono composizioni di elettissime melodie. Nel maneggio delle voci mi parve che il compositore, senza trascurare le altre, abbia fatto oggetto di cura speciale quella del baritono, che è una vera ispirazione, e quella del basso alla quale volle conservato un carattere eminentemente drammatico. I cori, con eccellenza lavorati, arieggiano talvolta il grandioso, come nella scena imponente della maledizione al terz' atto, tal altra sono di una semplicità attraeiitissima, come al principio dell' atto quarto, in cui la spensierata allegria dei pastori (coro interno) fa strano contrasto col mesto canto della pazza errante per le selve in cerca del suo perduto amore. Essendo il soggetto di carattere melanconico, era naturale che il compositore vi facesse predominare le tonalità minori con quei tempi e misure che gli sembrarono più adatti alla situazione. Nelle chiuse è originalissimo. Ma quello che rivela maggiormente l'ingegno del musicista si è la forma elettissima colla quale sviluppò i suoi concetti musicali dalla prima all' ultima battuta dello spartito: ei percorre fidente nellla sua stella la strada incominciata e giunge alla meta prefissasi senza che gli si possa rimproverare un solo passo che sia comune o triviale. Egli è perciò che se taluno mi domandasse a che scuola appartiene questo lavoro io risponderei senza esitare: a nessuna. Il maestro Giovannini si è formato uno stile tutto proprio, emancipandosi dal convenzionalismo della vecchia scuola ed attingendo dal suo talento la fiumana, dirò così, di melodie per-dentesi nell'incessante lavorìo di contrappunti di cui egli, è duopo confessarlo, sfoggiò forse troppo lusso e che ridotti a mole meno vasta accrescerebbero gli effetti. È questo il solo appunto che gli si può fare in questo lavoro, che al pari di molti altri non è fatto per lusingare continuatamente le orecchie della gran massa del pubblico, avvezzo a sentire in ogni sceua 1' adagio, poi la cabaletta di convenzione, oppure un motivo cantato da una voce poi dall'altra, infine da tutte due insieme coli' immancabile coro; ma un artista di genio che ha la coscienza di sè e che si occupa dei progressi dell' arte, non può sentire altrimenti che così, e non può scrivere che a seconda di ciò che sente. Valgano questi pochi cenni sulle generali a sdebitale dalla sua promessa. il tutto vostro P. Paro vel —-—MS3>°<-- Ed ora, a memoria e quali ulteriori documenti dello splendido successo, registriamo secondo 1' ordine cronologico della loro comparsa, alcuni brani delle relazioni pubblicate sui principali giornali triestini. (Adria) Ieri sera abbiamo assistito, lo possiamo ben dire, ad un avvenimento musicale, che segnerà una pagina gloriosa nei fasti del Politeama Rossetti, alla prima rappresentazione cioè, della nuova opera del maestro Alberto Giovannini, Adele di Volfinga. Non occorre dire come il teatro fosse affollato; come vi brillasse la fine fleur della città e come nessuno vi mancasse di quanti s'interessano alle arti. Incominciata alle otto precise, l'opera è finita un po' dopo lo scoccar delle dodici. E per oltre quattr' ore il pubblico assistette con attenzione, che diremo religiosa, allo spettacolo prorompendo tratto tratto in applausi a lungo echeggianti. . . Scrivendo quest'opera il maestro Giovannini tentò felicemente di fondere la scuola italiana e germanica, studiando dalla prima la chiarezza del discorso melodico e dalla seconda la ricchezza delle vaste armonie, nonché la libertà assoluta ila ogni forinola convenzionale. Nella parte istrumentale si valse di quanto fin' ora venne prodotto dai sommi maestri di tutte le scuole. Lo stile generale dell' opera è severo e i procedimenti armonici per lo più ricercati; ma la melodia vi predomina sempre anche quando la situazione drammatica obbliga il compositore a fare sfoggio di colori armonici...... (Indipendente) (Cronaca Azzurra) Un nuovo trionfo pel chiaro maestro Giovannini fu la serata di ieri. Oltre a tutta la parte colta e gentile della nostra cittadinanza, la quale per onorarlo s'era dato convegno nell' elegante teatro, asisteva altresì alla rap-preseutazione la fine fleur della simpatica nostra consorella l'Istria, venuta a Trieste per la occasione; dell'Istria lieta ed orgogo-liosa di portare il tributo di applausi al prediletto suo figlio. Quante feste ha avuto mai Giovannini, quanti applausi e quante evocazioni al proscenio ! Cinque furono le corone d'alloro a lui presentate. Una dal municipio di Capodistria, una dagli amici della sua città natale, una dalla Società filarmonico - drammatica, una dalla direzione del Politeama Rossetti ed una finalmente dal signor barone Emilio Morpurgo. E la Filarmonico - drammatica oltre al l'alloro, con gentile pensiero, a mezzo di una sua deputazione inviata espressamente sul palcoscenico, fece consegnare all'esimio maestro il diploma di socio d'onore di quel distintissimo sodalizio. Terminato lo spettacolo, un' accolta di ammiratori, alla quale s'aggiunse gran parte del pubblico, attese il maestro Giovannini e gli fece una vera ovazione, nell' atto stesso che la Banda musicale del Politeama diretta dal bravo maestro Scherenzel gl'improvvisava una serenata. (Cittadino) Si sente senza forse potersene rendere esatto conto, che il lavoro musicale del Giovannini non è di novizio, ma di vero maestro che sa trattare, svolgere combinare tutte le possibili astruserie ; che conosce a perfezione le voci e gli effetti infiniti degli istrumenti e sa combinarli e con filosofia profonda adattarli così che esprimono chiaro ed armonicamente informato il pensiero che gli domina nella mente ; si sente che la vena melodica non fa difetto nel maestro ; ci si delizia allo inatteso sprigionarsi di belle, eleganti frasi melodiche, che poi sfumano, svaniscono e si confondono nella tavolozza armonica, libere da vincoli, da tradizioni, da convenzioni. . . . Detto questo non c'è bisogno di aggiungere a quale stile appartenga la musica del Giovannini e si può accettare, salvo a ricredersi in seguito dopo più attento e freddo esame, all' opinione emessa jersera che si tratti d'una fusione delle moderne scuole italiana ed alemanna. Detto delia impressione complessa, veniamo alle impressioni che chiameremo semplici, registrando i pezzi più vigorosi e generali che strapparono gli applausi, e sono: la sinfonia -ouverture, il coro dei fuggiaschi, e il coro marcia che chiude il I atto ; il duetto fra tenore e prima donna, 1' aria del baritono, e la stretta finale del II atto ; il quartetto e la chiusa del III atto e la scena del delirio di Adele nel IV. — Accennato sosì all'ingrosso al bello che più spicca nell' opera, conveniamo che molte altre bellezze sono qua e là sparse e ci sarà dato rivelarle in seguito ; che nel suo assieme l'Adele di Volfinga è un componi-mente degno del giovane e simpatico professore del celebre Conservatorio di Milano. Non è già un lavoro che impressioni subitamente l'animo quello che ha composto il sig. Giovannini, no; lo spartito del maestro istriano è l'opera di un ingegno vigoroso, nutrito di forti studi, il quale, messosi a seguire l'orme dei grandi avveniristi, fa parlare musicalmente ai suoi personaggi il linguaggio colorito dell'epoca e delle passioni che li animarono, trapunge sull' orditura filosofica del soggetto fila di colore arditissimo e spoglio dei convenzionalismi di un'arte oggimai scaduta per i fatti progressi, sprezza gli effetti volgari per rispondere soltanto all'unità, al reale, al concettoso. Ecco a qual genere di compositori di musica appartiene il M° Giovannini, Coloro che s'attendessero di rinvenire nei suoi lavori 1' effetto della trovata, la melodia che colpisce l'orecchio ma non s'addice alla situazione, il pensiero musicale, che, pur piacendo, ha idealizzato una convenzione, stata sin qui l'antitesi della verità, non raggiungerebbero lo scopo. Al pari di Guerrazzi, Giovannini può mettere sulla prima pagina del suo spartito la parafrasi di queste parole: Uditore mio cerchi tu le facili impressioni? Se si, questa musica non è fatta per te ! A chi pensa studia, e sa attingere nella filosofia musicale la situazione, l'effetto, le passioni diverse, che agitano l'animo di quegli uomini che ci fanno rivivere nella vita e nelle passioni di altri che furono travagliati secoli addietro quella musica piace, s' imprime, fa rivivere e ridestare affetti, cose, e persone. Oh! l'hanno fatto, in verità, sulla lirica palestra il loro tempo, i Romei che piangono a tempo di valtzer alla Strauss la morte delle Giuliette. Giovannini è una illustrazione del suo paese; Giovannini alla scintilla del genio italiano, a quella scintilla che lo riscalda, unisce tutta la sapienza, tutta la profondità dei celebrati maestri di Germania. È pretta ammirazione la nostra ; è il rispetto per chi sa fare opere di così cospicuo valore, che ci spinge a questo vero tributo di lode.............. ALLA SERA Mesto conforto a la pallida vita Che meniamo quaggiù, scendi invocata, Placida Sera! A' tuoi silenzi, uscita L' alma da le tempeste e riposata, Dei modesti trionfi a la gradita Memoria si rinfranca ; ed ispogliata Di fantastici aspetti l'infinita Vauità che ne attraggo è consolata, Ornai secura di novelli allori Che nei silenzi tuoi, placida Sera, Finge dipinti in facili colori. Le sovvien della tomba? oh, ma la sfera Del sol languiva iu così bei fulgori, Che 1' oriente non ha luce più mera. G. Bennati. PAROLE DI MARCO MINGHETTI SULLA REPUBBLICA DI VENEZIA (Brano di un suo recente discorso) „La Repubblica di Venezia va famosa nel mondo per la saviezza de' suoi ordini, per l'abilità della sua politica, per i modi sagaci e prudenti coi quali si resse durante tanti secoli." „Gli adulatori di un grande conquistatore poterono falsificarne la storia per lusingarlo a traviare l'opinione del mondo, facendola apparire fino dal medio evo come un governo arbitrario, ingiusto, efferato; ma la storia vera, quella che si fonda sui documenti, ha ripigliato i suoi diritti e ci ha condotto a ben altre conclusioni. Che se le istituzioni e i fatti dei popoli non si giudicano a stregue d'idee astratte, ma in relazione ai bisogni ed alle condizioni dei tempi, possiamo affermare con sicurezza, paragonando la Repubblica di Venezia, a tutte le Signorie d'Italia e fuori, ch'essa fu la più assennata, la più civile ed anche la più umana." „GLORIE VENETE" A soddisfare il desiderio espressoci da alcuni associati, riportiamo di tutto grado, quale appendice alla Bibliografia del N.° prec., due altri sonetti dell' egregio avvocato veneziano Lantana, il quale, sebbene quasi nonagenario, è ancora un vivido amico delleMuse. (da pag. 68.) Argomento. 1381 ,;Di una lotta più che secolare, alternata con paci o tregue brevissime, Genova e Venezia stanche alla fine, e minacciate inoltre, l'una da interni travagli l'altra da guerre nuove, sentivano il bisogno d'una pace definitiva. Alle prime speranze che se n'ebbero, s'offerse e fu accettato per mediatore Amedeo VI di Savoia: quel Conte Verde, che animoso e libéralissimo cavaliere, per le sue geste nel Delfinato, per quelle ancor più singolari in Oriente e per la sua accortezza politica, tanta fama s'era acquistata da invocare parecchie città il suo dominio. Per opera di lui adunque convenuti in Torino i messi delle parti contendenti segnarono quella pace, che (se ne togli la battaglia del 1403 vinta da Carlo Zeno) si può dire abbia posto fine a quelle guerre fratricide." (da pag. 69.) XXIX. AMEDEO DI SAVOIA PACIFICA VENEZIANI E GENOVESI Tanto pugnaste, e ancor son fresche l'ire, 0 genovesi e venete contrade, E il feroce di struggervi desire Come Roma e Cartago ancor v'invade? Ma perchè, perchè mai, genti delire, Lacerarvi così; se, ov'alme e spade Voleste alfin fraternamente unire, Tutte del mar vostre sarien le strade ? 0 ventura! a troncar cotanta lite L'amica destra ecco vi porge un grande, Che il lutto tutto volger puote in gioja. Esser nou ponno invan sue voci udite, Chè in l'orbe tutto il nome suo si spande, E il diè la stirpe che onorò Savoja. 27 Agosto 1878. (da pag. 121.) LV. TOMMASO MOROSINI A IMEGROPOIMTE Signor! che pensi tu? Con solo uu legno, Cui lo scampo contende avverso il vento, Venire a pugna, se valore e ingegno Nulla potrien nel disugual cimento? „Cessa: i nemici numerare io sdegno, Chè l'assisa del prode è l'ardimento. Più grande il rischio e più di me fia degno; La nave mia non cederò che spento." Disse: e Orazio novel, l'urto sostenne Delle quarantacinque ond'era cinto, Fino al tardo apparir d'amiche antenne ; E fu quel legno del suo sangue tinto, Per cui pure il Leon vittoria ottenne, Peria quel forte, ma peria non vinto. 1876 (da pag. 120.) Argomento. 1647 „Tommaso Morosiui capitano di galea sotto gli ordini del generale Grimani che scorreva per l'Egeo, tro.vossi un dì cacciato dal vento in faccia a Negropoute, e dal pascià del luogo circondato ben tosto con 45 galee. Il Morosiui le lascia avvicinare: poi fulminando dal suo legno una fittissima grandine di palle, sgominava i nemici sin quasi a farli retrocedere. Assalito di nuovo e più dappresso, respinge parecchi assalti con gravi perdite dei nemici e la morte del loro capitano : sinché da un turco aggrappatosi alla finestrella della sua camera è ucciso con una archibugiata. Ma i veneti, anche lui morto, anche abbordati dai turchi e perduta la bandiera, seguitano la difesa, e in tal modo che dato tempo al Grimani di sopraggiungere, poterono di nuovo inalberare il Leone e, vincitori in lotta si stranamente disuguale, riunirsi all'armata." Di una lacuna nella educazione superiore della donna Che lo studio della Religione cristiana, quand' anche la si voglia considerare come un sistema di filosofia, giovi alla coltura, e, per chi ci vede qualche cosa di più che una mera speculazione umana e si disponga per conseguente a tradurla in pratica, sia fecondo d'immensi vantaggi, e gnuno, spero, melo concederà di leggeri. E per ciò che si attiene alla coltura sarei per dire che non merita il titolo di persona colta chi non conosce quel sistema che formò e forma la maraviglia dei più nobili fra i pensatori. Che dirò dei vantaggi ? La cosa andrebbe a lungo, se volessi entrare a dinumerarli ; nè le mie forze sarebbero per avventuia da ciò. Si guardi ia civiltà degli Orientali, e la si ponga di fronte alla nostra. Che se discendiamo alla vita intima dell' individuo, qual sistema di filosofia antico o moderno valse a tergere una lacrima, a serenare una fronte, come fece e sta facendo ogni giorno l'idea cristiana? E intanto si sa che la universale e costante occupazione degli uomini è di stare a piangere. Negli istituti di educazione superiore è offerta ai nostri giovani l'opportunità di uno studio relativamente profondo di questa disciplina; ma delle giovani accade altrimenti, e stanno la massima parte contente a quelle sole nozioni che poterono udire nelle scuole popolari. Ed è questo il difetto che intendo appuntare. Nobilissimo pregio di una giovinetta la perizia nella musica che ne ingentilisce la natura per se stessa gentile, e ne accresce il prestigio ; ledevolissima se legga nei classici a dettare una lettera con proprietà ed eleganza ma altrettanto biasimevole, se dalla Religione nou abbia cognizioni superiori a quelle del popolino. Non è cosa tollerabile in verità che una giovinetta, la quale ne abbia l'attitudine, non si senta eccitata dalla riconoscenza e dalla curiosità a studiare in quella dottrina, che se produsse vantaggi immensi per tutti, alla donna giovò in un modo del tutto particolare La monogamia e 1' indissolubilità del matrimonio non sono d'altr'onde; la donna le deve al cristianesimo. E dico la donna, perchè gli uomini non tutti le sanno apprezzare; che anzi qui e colà si vanno ripetendo con frequenza certi conati, i quali direbbero qualche cosa di meglio, che cioè le considerano quale un peso, del quale assai volentieri si vorrebbero sgravare. E riuscirebbero senza più, ove l'idea cristiana come si va illanguidendo, così vanisse del tutto. Si sa ; tolta la causa, è tolto 1' effetto, e guai alla donna iu quel giorno! l'ora del suo avvilimento sarebbe sonata. E però io diceva che non è da perdonarsi una giovinetta che trascuri lo studio della Religione. Abbiamo una recente pubblicazione del chiarissimo e carissimo nostro comprovinciale, professore don Giovanni de Favento, la quale risponde a capello al nostro proposito, L'opera ha per titolo: La Chiesa, la sua dottrina e la sua storia. Finora sono stati pubblicati i due primi volumi, e lo saranno quanto prima gli altri due. Qui a Capodistria è vendibile presso il libraio Giov. Cernivani. Credo inutile, e per me anche pericoloso il voler dire dei pregi di questo lavoro; inutile, perchè nel frontispizio vi è il nome dell'Autore ; pericoloso, inquantochè, anche lodando, uno assume 1' atteggiamento di giudice ; il che ini esporrebbe al ridicolo di quauti conoscessero il giudice e il giudicato. Per la qual cosa mi contenterò di suggerire alle famiglie civili che assieme alla Bibbia (Nuovo Testamento) corredata dei commenti del Martini (chè senza commenti non so vedere a che possa approdare) abbiano a disposizione delle giovanetto anche una copia di questo trattato. E per tal guisa la lacuna sarebbe adempita. g. Bennati PENSIERI ]>' UN PITTORE*) (Cont. V. i Numeri precedenti dell'annata in corso). L'ambizioso vorrebbe che il mondo si regolasse secondo le sue idee, questa cocciutaggine è generatrice di disordine. Chi fa il bene per amore del bene, sarà da tutti benedetto: questo è il massimo grado dell' umana perfettibilità. Quando non facciamo il bene per amore del bene, abbiamo di mira una retribuzione; frustrati nelle nostre aspettazioni, chi fosse beneficato da noi diverrebbe martire delle nostre persecuzioni. L'indiscretezza, abusando della generosità per timore d' essere maledetta, maledice. L' avvedutezza, nello schermirsi dalle altrui cattiverie, viene giudicata in tre maniere: se l'avveduto gode opinione d'assennatezza la si dice prudenza; s'egli è uomo esperto la si dimanda scaltrezza : se povero diavolo, malizia. Chi per fidarsi resta ingannato, non isperi compatimento da chi vorrebbe tutti fiduciosi : lo otterrà più presto da un pessimista. Vuoi tu essere compreso nei teneri affetti del tuo cuore quando ti espandi con persona che non ha sentimento ? Vuoi tu cantar la melodia della bellezza, dove non si sente che in prosa? Vuoi tu comporre a gentilezza chi non sente la vita che nel fango? — Tutti questi ai quali avrai sacrate le tue fatiche faranno in coro il tuo derisorio poema, e diverrai ludibrio a tutti. Buoni consigli, gentili sentimenti, poetiche armonie, slanci d' amorosi sensi, generosi progetti, desideri gagliardi, sono tutte prove d'infermità di spirito quando chi le manifesta non sa adattarle a tempo e a luogo I nostri antichi padri non facevano alcun calcolo della donna; i moderni ne fanno troppo : allora le donne erano una merce incagliata, oggi sono un oggetto di lusso ; gli acquirenti però, trattandone, fano calcolo degli utili. II vero genio emerge da sè ; egli non ha bisogno d'essere incoraggiato che dalla fortuna. La maggior parte degli aristarchi vedono nel genio uua cosa informe e spostata, la quale attende il loro giudizio a perfezionarsi. L' artista è quell' essere eccentrico, che delle sue idee vuol plasmare una nuova natura per dilettarsi con quella. Il critico vede in lui un essere ambizioso, che merita tutto il peso delle sue riprensioni, le quali non servono ad altro che a farlo morir dalla fame. Giusta l'opinione dei dotti a pensar bene bisognerebbe una lunga carriera di studi, quasiché il pensiero non fosse creatore di tutto il sapere. S'imparerà a ordinarlo, a esporlo con garbo, ma non a farlo : il pensiero attinto dagli altri, non sarà mai il proprio. Questo errore genera la soverchia fiducia nei libri. La donna è il completamento dell'uomo; così stà scritto, ed è vero; ma sta anco scritto che la donna virtuosa è uu tesoro nascosto. Chi saprà rinvenirlo? La riconoscenza è il sentimento più innocentemente gentile di che si possa ricambiare 1' affetto. L'invidia tuttoché la più bassa delle passioni ha la scaltrezza di arrampicarsi anco sulle persone più alte ; ella ha un vantaggio in confronto dell' ignoranza che vorrebbe trascinar tutto nel fango. (Continua). B Gianelli *) Con questo titolo accresciuto viene fatta una tiratura a parte di tutta la serie. (N. d. B.) Illustrazione dell' anniversario Giacomo Bussolani, cittadino di Pavia e frate dell'ordine agostiniano, fattosi chiaro per possente eloquenza, ebbe ordine nel 1356 di recarsi nella sua città natale a tenere i sermoni della quaresima. Pavia, stretta allora dai ghibellini Visconti di Milano, che la volevano signoreggiare, non poteva saviamente confidare sulle milizie mercenarie, e perchè mercenarie e perchè di poco numero. Perciò il Bussolari, guelfo e repubblicano, approfittò del pergamo ad infiammare i Pavesi a libertà, fulminando la loro vigliacca rassegnazione ingenerata dall' opulenza e dalla lunghissima tranquillità ; e seppe risvegliare in essi sì gigante l'amore di patria, che il 27 maggio uscì di chiesa a capo del popolo, e, rotte le trincee dei Milanesi, liberò Pavia dall'assedio. La casa Beccaria, la quale corrotta e crudele tiranneggiava quella città, dopo breve gioia per tanta vittoria, atterrita dall'eloquenza repubblicana dell'agostiniano, soldo sicarii per spegnerlo ; ma alla di lui salvezza vigilava il popolo, che dell'infame proposito aveva avuto indizio. L'ardore del Bussolari frattanto crebbe al punto di chiamare per nome dal pergamo alcuni de' migliori cittadini ed eccitarli a mettersi a capo della cosa pubblica ; ciò che infatti avvenne dopo inutili conati di repressione da parte dei Beccaria, poscia fuggiti. Tre anni di eroica difesa sostenne la guelfa Pavia contro tutti i Ghibellini lombardi retta dal Bussolari, che sdegnò anco gì' incitamenti del Petrarca, col quale era in carteggio; ma alla fine fiera carestia la costrinse ad arrendersi, e l'animoso frate pensò solo di ottenere, come infatti ottenne in virtù dei negoziati da lui aperti coi Visconti, immunità dei diritti municipali, delle persone, e delle proprietà ; niuna guarentigia volle chiedere per sè: fu perciò condotto prigione in un convento a Vercelli, ove in oscura e malsana e-Ila fini la sua vita. Alberto Giovannini. — Tra le varie dimostrazioni di affetto e di ammirazione qui fatte al nostro distinto concittadino, ci piace notare la seguente. 11 numeroso, pubblico che la sera del 9 corr. si trovava nel Teatro Sociale, accortosi della sua comparsa nel palco del Municipio, ove era stato invitato dall' illustrissimo signor Podestà, si mise ad acclamarlo entusiasticamente: fu una scena affatto nuova nelle memorie del nostro Teatro. Salutò commosso a più riprese ; e quando dopo il secondo atto uscì di teatro, venne accompagnato a casa dalla banda cittadina e da quasi tutto il pubblico, iu mezzo a luce tricolore. Finito poi lo spettacolo, la banda stessa, contornata da fiaccole bengaliche, portate come prima da alcuni giovani signori della città, e seguita da grande lolla, si recò a fargli di nuovo festa sotto le finestre. Era l'addio che la patria, onorata e riconoscente, dava al cittadino iu procinto di abbandonarla. Società operaia femminile. — Una buona notizia: il desiderio della costituzione di tale società — manifestato 1' altra volta in queste pagine da una delle gentili signore che appartenevano al circolo iniziatore — viene caldeggiato da quegli stessi egregi cittadini, ai quali finora, per viluppo di circostanze, non era stato fattibile d'occuparsene. Risulta quiudi bene fondata la speranza che a breve andare, dopo sì lungo intermezzo, potrà essere mandato ad effetto l'importante disegno. Nuovo orario municipale. — Lo ripetiamo perchè l'altra volta riuscì in parte erroneo. Le ore d'ufficio sono ora così mutate: dalle 8 ant, alle 3 y, pom. con mezz' ora di riposo dopo il mezzodì. Nei giorni festivi: dalle " ant. alle 12 meridiane. Esposizione di rose. - Rallegrare l'occhio, che di solito non vede colori troppo belli ; godere frescura e olezzo; fare opera di beneficenza ; e procurarsi occasione di acquistare pel proprio giardino qualche leggiadro tipo di rosa — di quel fiore onde il nostro Ciullo incomincia così il noto dialogo tra Amante e Madonna: Rosa fresca aulentissima, Ch'appari in vèr l'estate Le donne te desiano Pulzelle e maritate ; — ecco quanto si può fare in questi giorni, con poca spesa e in breve tempo, recandosi a Trieste nel giardino sito in Via Commerciale N.° 93 (campagna del barone Halli), ove il bravo fiorista Marou espone anche quest'anno, a scopo pio, la svariatissima quantità delle sue rose. 11 giardino è aperto dalle 6 alle IO aut., e dalle 4 alle 8 pom. Ingresso per tutti soldi 20. La fucsina. Modo facile di rinvenirla nel vino. — E un trovato del signor Husson, che si legge nel Journal de Pharmacie et de Chimie di Parigi (1887). Egli dice: „Si metta in una fiala alcuni grammi di vino sospetto, e vi s'aggiunga dell'ammoniaca: la mistura acquista un colore verde sporco. Poscia s'immerga nel liquido un filo di lana bianca, equando questo è bene inzuppato lo si ritiri, lo si collochi verticale, e vi si lasci cadere sopra una goccia d'aceto o di acido acetico. Se il vino non è fatturato, la lana, a grado a grado che la goccia procede, ritorna di colore bianco-turchino ; se invece è fatturato, la lana resta colorata in rosa più o meno intensamente. Tale reazione è una delle più appariscenti. L'anno venturo a Milano sarà una esposizione industriale italiana. Salute pubblica. — N.ro 1434. AVVISO Si richiama l'attenzione del pubblico all'ordinanza ministeriale del 1 Maggio 1866 colla quale si proibisce di servirsi per la colorazione delle sostanze destinate all'alimentazione (bibite d'ogni specie, confetture, pastine, dolci ecc.,) di quelle tinte, le quali contengono gotta, acido picrico, anilina e suoi derivati, fucsina, nonché tutti i colori che si compongono con arsenico, rame, antimonio, mercurio, nikel e cobalto. Dalla infrazione di tali leggi sanitarie sulla colorazione di tali alimenti e come pure dei balocchi pei bambini, potrebbero derivare danni assai rilevanti, sia nell' interesse della pubblica salute, sia nella prosperità del commercio e dell'industria. Si rende quindi noto, che i colori permessi per tingere confetture, pastine, rosoli e balocchi sono i seguenti : 1." pel bianco la gomma dragante; 2." pel rosso, la cocciniglia, il carmino, il succo di alkermes, il fiordaliso rosso ; 3." pel verde, il succo di spinacci od una mescolanza di uno dei colori di cui al N.ro 4 con uno del N.ro 5 ; 4." pel turchino, le violette, il fiordaliso bleu, l'indaco, il bleu di Berlino ; 5." pel giallo, il zafferano, cartamo, la curcuma e lo zucchero abbracciato ; <>." pel viola, una mescolanza di uno dei suddetti colori bleu, con uno dei rossi; 7.° pel color d'argento e d'oro, le foglie di questi metalli più fini. Le contravvenzioni di polizia sanitaria alle disposizioni sopradette, verranno punite colla confisca dell'oggetto e colla multa da cinque a cento fiorini, ed in caso di recidiva colla sospensione dell'industria relativa; ciò anche qualora le disposizioni stesse non fossero indicate nei §§ 403-408 del Codice penale. In tale circostanza si rende necessario nell'interesse dei commercianti di vino avvertirli, che le botti nelle qjali sono stati vini fucsinati perdono difficilmente Ja tinta presa, anzi la comunicano al nuovo vino che in esse botti venisse posto, e con maggiore facilità, quanto maggiore è alcoolico il vino stesso. Un'apposita Commissione sarà incaricata di visitare ed analizzare i vini che si sospettassero fucsinati. I commercianti ili questo genere dovranno ad ogni richiesta della medesima, rilasciare una data quantità del vino stesso. Dal Municipio di Capodistria li 11 Maggio 1880 Il Podestà Avv. Gambini LIBRI RECENTI Canti di Laura Battista con prefazione di Abele Mancini. — Matera, tip. Conti. Inscrizione: Pongo sull'urna — De' miei quattro figliuoletti — Spasimo e sospiro del mio cuore — Questi cauti — Come ghirlanda non d' alloro — Ma di cipresso -Cresciuto alle mie lagrime, Vi sono commisti molti canti patriottici (ai Reali di Savoia ed a Garibaldi specialmente). Scritti educativi di Erminia Fuà-Fusi-nato, raccolti e ordinati per Gaetano Ghivizzani. (Milano, Carrara edit). Crestomazia italiana della Poesia moderna, preceduta da una notizia storica della poesia moderna, compilata dal prof. Giuseppe Rigutini. — Firenze, Paggi. (Contiene luoghi scelti di poeti moderni e contemporanei, cominciando dal Parini e terminando col Carducci e colla Bruuamonti, oltre ad alcuni versi di Filippo Pananti e del Guadagnoli). Il credito fondiario in Italia. Fatti e desideri. Studio del dott. Alfonso Allocchio. (Milano, U. Hoepli). Il museo civico di antichità di Trieste. Informazione di Carlo Kunz, con note illustrative del lapidario triestino del Dr. Carlo Gregorutti. (Trieste, Tip. G. Balestra e C.°) Breve analisi d'uno studio sidla Fede e Bellezza di Niccolò Tommaseo. — Can. Giovanni de Faveuto Apollonio, prof, ginnasiale emerito (Trieste, tip. Pastori). La cartella numero i. — Sono nuovi racconti della Marchesa Colombi (Maria Torelli-Viollier). — Cesena, libreria edit. G. Gargano. Bollettino statistico municipale di Aprile 1880. Anagrafe. Nati (battezzati) 24 ; fanciulli 5, fanciulle 19 — Morti 31 ; maschi 14 (dei quali 6 carcerati) ; femmine 2, fanciulli 8, fanciulle 7 — Matrimonii 3. — Polizia. Denunzie : in linea di polizia igienica 4; di edilizia 3; di annonaria 3; per lesione di possesso 1 ; per provocazioni 1 ; per pesca abusiva 1; per lesione d'onore 2 ; per contravvenzione all'ora di polizia 1 ; per furti 1; — Arresti per eccessi 5; per schiamazzi notturni 9; per accattonaggio 1; per eccessi ed i Ubriachezza 6. — Sfrattati 24 ; Usciti dall'i, r. carcere 19, dei quali 3 Dalmati, 6 Istriani, 2 della Carnio'a, 5 Triestini, 1 Siriano, 1 Montenegrino, 1 Regnicolo. — Licenze: per industria 2. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 7, per Ettol. 103 e litri 95; prezzo al litro soldi 44. — Certificati per spedizione di vino 14, per Ettol. 2, dee. 7 e litri 2'/-2; di olio 16, recip. 17, chilogr 2133 1 ., ; pesce salato recip. 2, chilogr. 78 ' '2. — Animali macellati : Bovi 50, del peso di chilogr. 11293, con chilogr. 865 di sego ; Vacche 4, del peso di chilogr. 526, con chilogr. 30 di sego ; Vitelli 40 ; Agnelli 188. Corriere dell' Amministrazione (dal 22 p. p. a tutto il 22 maggio corr.) Albona. Baronessa Polissena Lazzarini Battiala (V e VI anno). - Bihac (Bosnia). Adalberto Gyuito de Szepsi Szent Martonos (II sem. del VI anno). — Castelnuovo. Antonio Cav. de Vicco (VI anno). — Gorizia. Nicolò Pellegrini (II sem del IV anno e annoV). — Lussinpiccolo. Ferdinando Vogel (VI unno.) — Parenzo. Giunta Provinciale (V e VI anno). — Pirano. Conte Carlo Maria Furegoni (idem). — Pola. Dr. Lodovico Artusi (idem); Dr. Antonio Barsan (idem). — rorre(d'Istria). Don Giuseppe Co.-azza (II sem. del VI anno). — Trieste. Maria ved. del Cav. Godigna (VI anno) ; Vittorio de Rin (idem) ; Maria de Vicco contessa de Totto (idem). — Venezia. Conte Girolamo Rota, due copie, (idem).