An no VI. Capoihstkia, Ottobre 1908. N. 10 Vaglia, manoscritti e cose attinenti tanto all'amministrazione quanto alla redazione del giornale vanno ir.dirizzati al Signor GIULIANO TESSARI — Capodistria. nuova briccica besengbiana «Tra le altre poesie congeneri si notera Un' ora, del '40, poclii vcrsi espressivi». Sono le parole con cui, tempo fa, 1' ul-timo e piu insigne narratore delle vicende della nostra lette-ratura nel secolo scorso, Guido Mazzoni, accennava ') ad uno dei minori ma non certo meno importanti componimenti poetici di Pasquale Besenghi degli Ughi; parole che appariscono in vero come il giudizio piu sintetico ma anche, insieme, piu giusto e felice che si possa recare su la breve e malinconica poesia del Besenghi che va appunto sotto il titolo Un' ora2). La quale poesia comparve la prima volta stampata nella postuma «Raccolta di poesie e prose di Besenghi degli Ughi», uscita, pe' tipi deli 'Amico del contadino, a San Vito (sul Ta-gliamento), nel 1850, a un anno dalla morte del poeta; dove, oltre il ricordato titolo Un' ora, reca 1' indicazione Per nozze B.... C.... e dove suona in forma di frammento curiosamente cosi3): 1) In L' Ottocento (Storia letteraria d' Italia scritta da una societa di professori); Milano, Vallardi; in eorso di stampa; pag. 670. 2) Noto il breve componimento anche Raffaello Barbiera, che cosi ne scrisse (Immortcili e dimenticati; Milano, Cogliati, 1901; pag. 427): »Conmiossa e la poesia Un' ora. II poeta non si rassegna a correr incontro alla vecchiaia eol cuor freddo e solitario, eol cuor morto; egli invoca aneora un affetto, un'ora sola d'affetto; una, alrneno !...» Dove il senti-inento informatore della minuscola elegia ci par molto bene interpretato. a) Pagg. 69-70. Con 1' oriuol mio spesso io mi <|uerelo Che in tante ore onde e pieno E d' affanni e di noja, Una šola mi tardi ora di gioja. Fior clie langue appassito In sul materno štelo Non attende cosi pioggia o rugiada; Ne implume augel dal suo loquace nido Si 1' amorosa affretta esca che vola, Com' io sospiro al core inaridito La dolcezza di un' ora, un' ora sola. Deh ! 1' ali infaticabili a piu presta Kuga, o tempo precipita; deh tronca Se con voci di pianto Altri in corso t' arresta 1 Deh ! tronca ogni dimora, Tanto chieggoti io soi, recami un' ora. Ma le son frottole Di poesia, La cosa in pratica Quand'e follia, E quando lagrime Che non van via. Sposi v' aiutino Gesu e Mana. Ma usci poi questo framrnento dalla penna del Besenghi tal quale e qui riprodotto ? Ognuno ch' abbia un po' in pratica il poeta istriano e che pensi al suo fine buon gusto e alla scrupolosissima cura da lui posta nel lavorare di lima intorno alle sue scritture, dee dubitarne. E ne dubito infatti anche il professor de Hassek, che, ristampando il componimento nella nota silloge di poesie e prose besenghiane da lui dara tuori nell' '84 '), trovo di dover, da un lato, mutare in meglio la punteggiatura della prima strofe, e dall'altro di confinare nelle Note alle poesie *), corretta aneh' essa, beninteso, la strofe se-conda ed ultima, da vero in troppo palese e stridente contrasto si d' intonazione che di sentimento con la prima, piceolo capo- 11 Oscarre de Hassek: Besenghi degli Ughi, Poesie e prose, Trieste, Balestra, 1884; pag. 157. O]), eit., pag. 212. lavoro d' umano e sincero rammarico, d' umano e sincero desiderio. Or bene: noi siamo in grado, per una fortunata corabi-nazione, di far eonoscere agli amatori delle buone lettere il testo genuino d'essa poesia, trascrivendolo dali' autografo stesso del poeta. Per volere del quale il breve coraponimento non porta titolo veruno e eonsta di šola una strofe, come del resto, con retto discernimento, voleva (lo abbiamo gia visto) anche il de Hassek: Con 1' oriuol mio spesso i' mi querelo Che, in tant' ore ond' e pieno E d' affanno e di noia, Una sola mi tardi ora di gioia. Fior che langue appassito in sul materno štelo Non attendc cosi pioggia o rugiada ; Ne implume augel dal suo loquace nido Si 1' amorosa affretta esca che vola, Coni' io sospiro al core inaridito La dolcezza d' un' ora, un' or;1. sola. Deh 1' ale infaticabili a piu presta Fuga, o Tempo, precipita ! deh tronca Se cou voce d' affanno Altri in corso t' arresta Deh tronca ogni dimora : Tanto chieggoti sol : recami un' ora. Giudichi ora il lettore. Non c' e, si pno dire, verso della lezione finora conosciuta che non riapparisca con qualche mu-tarnento in questa da noi messa in luce c rispeechiante fedel-niente la volonta certa, se non definitiva del poeta. E son sernpre mutamenti in meglio. Si osservi. ad csempio, come 1' ultimo verso, che prima proeedeva tiacco ed irto di suoni gutturali, corra adesso spedito e armonioso, propagando, quasi, e terminando il sospiro del dolente cantore. 11 bello e squisi-•tamente euritmico c-omponimento meritava certo d' esser fatto eonoscere e apprezzare nella forma onde usci dalle amorose carezze del suo autore e, sopra tutto e anzi tutto, d'essere detinitivamente separato dagli spontanei si ma trotterellanti e semiburleschi quinarii accodatigli da chi primo lo stampo. Pisino, ott. '08. Giovanni Quarantotto l) Non definitiva, forse, pensiamo noi, per P assenza d'una parentesi o d' un qualunque altro forte segno d' interpunzione prima e dopo 1' inciso occupaute i vv. 14-];") e per la ripctizione noi quartultimo verso della voce affanno, ricorrente giA, nel terzo, Lo Staliti flelTisola it Cherso el Ossero Frammenti dello Statuto deli' isola di Cherso ed Ossero (Lussino) furono ben pubblicati; non bastano pero a darci un' idea del eulto santo e sereno dei nostri avi per le libere istituzioni municipali, del loro amore ardentissimo per Venezia, della perspieace previdenza a tutela degli ordinamenti sociali, foggiati non su quelli di genti esotiehe, ma eredita ti da Roma (v. St. Petris: «Lo Statuto deli'isola di Cherso ed Ossero* programmi deli' i. r. Ginn. Sup. di Capodistria a. s. 1889 e 1890). Anche per dar un saggio della lingua usata nei nostri municipi ci siam decisi cli render pubbliche le leggi che vige-vano allora sulle isole di Cherso ed Ossero nella speranza che sien dati alle stampe tutti gli Statuti delle citta d' Istria e di Dalmazia, — pur troppo forse inutile monito si — a chi d'un tratto vorrebbe spariti e monumenti e nomi e costumi e lingua. La trascrizione dello Statuto «da carta bambasina» la dob-biamo al capodistriano Marco Ingaldeo, che nel 1441 sotto il dogado di Francesco Foscari fu cancelliere dei conti di Cherso Polo Morosini e Giacomo Delfin. E diviso in Libri, questi in capitoli e paragrafi e co-mincia con «E1 prologo di Statuti cl' isola di Cherso e Ossero* Avegna che etiam lo animal inchinado che guarda la terra al tutto mancha de ogni leze se reza de certa natural rasone Quanto mazormente 1' omo che ha i occhij redrezadi a cosse alte al qual he tribuido al tutto obedir le Leze, alle qual le sottoposto con iusti ordeni se die governar per i quali non solamente alle malicie di cattiui e alle audacie di prosuntuosi se possi ouiar, ma etiam sovegnir ai sufragij dell'inocenti con un mezo de iustitia la q ua 1 tribuisse humel e benignamente a cadaun quelo che he so del qual ueramente mezo alguna re-publica no se p6 piu santamente iclotar. E beado quel Luogo che mantien iustitia quanto in quel!o cadaun zorno el miseri-cordioso che ha misericordia, e iusto Dio fi laudato. E dove he iustitia, li he Dio paxe concordia amicicia e ogni vertu regna subigando lo inimico dela humana generation, e la di-scordia et inimicieia e tutti i vieij victoriosamente. E 11 el iusto che desidera iustitia sera sacrado a cadaun quel che se so uien tribuido. E la iniquita di cattivi meritamente vien ca-stigada, habiando adoncha speranza non in le opere nostre, ma in la sola elementia del sumo lesu creator nosti'o dal qual prociede ogni ben. E senza el qual niente podemo far perche de tutte eosse esso Dio he principio mezzo e lin suma et im-mensa potentia. E considerando che nessuna cossa se po trovar eussl studiosa che la ver.abel Leze ehe defende le cosse di-vine e humane dai cattivi refrenando el so pessimo voler. Et eciandio cognosando esser cossa neccessaria utele c honestis-sima atrezarne ala via dele dite Leze metando ogni altra cossa da parte azo che per so paura ogni prosontuosa teme-rita sia costretta e che lo inocente sia securo tra li cattivi. Avemo adonca trovado le Leze de questa universita de tutta 1'isola quasi tutte de tanta oscurita sosegade e dade a tanta varieta ehe nessun frutto se podea recever. E vario modo fra li iudicati in obseruation delle dite leze perfin mo he sta observado. Pero Noi lacomo Dolfin del Magmfieo Misser Rettor per la Serenissima Dogal Signoria de Venetia conte de Cherso et Ossero e di altri luoghi de tutta lisola insembre con ser Stefano de Petris e con ser Bartolo de Buchina Nobili Dome-nego Beloglavaz e Andrea Radoca populari de Cherso ser Colane de Drasa Nobele Griguol Domaldich popular d'Ossero ser Iuan ruich Nobele e Nicolo Cercegiavich popular de Lub-beniza, ser Mathias Nobele e Iisanaz popular de Cauisole. Tutti unanimiter e in coneordio per vigor della liberta c bailia anui dada e concessa e da tutta 1'universita de Isola atribuida. Invocado el nome del sumo lesu Cristo e della so Gloriosis-sima Mare Verzene Maria e del Glorioso Evangelista Misser h. Marco della Alma e Gloriosa Citta cle Venetia Proteotor Sotto le alle e ombra delaquale questa Isola seguramente fl governada. 1 nomi di qualli etiam a questa nostra opera ala-qual nui semo insuficienti convochemo perche come dixe el Beato Paulo Apostolo zo che dizemo e zo ehe femo tutto in nome del Sig.r far nui dovemo con laiutorio de Dio. Le Leze infrascrite alaude de quel eterno Dio e dela soa intemerada Madre Verzene Maria e del Beato Marco Evangelista. A honor e decencia del Serenissimo Priucipio et Eccelentissimo Misser Francesco Foscari per la Dio Gratia Inclito Doxe de Venetia E a utel perficuo comodo augmento e pacifico stado de tutta P A (t IN K ISTK1ANK questa universita Ferao promulgemo reformenio e componemo le dite Leze per noi cussi refformade e de nuovo componude soto tituli e competente rubriche componude seeondo cbe in libri quatro i qualli in q.sto uolume de Statuti con debito modo avemo stucliado disponer. Volemo adoncha cbe tutti li Isolani n ostri ala iurisdition nostra sotoposti che le dite Leze e Statutti i debia uxar e se alguna cossa in lavegnir intravi-gner& ouer oeorerA. algune volte la qual cossa precixamente per le dite leze uon sia decisa conzosia siano piu facende che statutti Comandemo che se alguna cossa simile se trova de simel a simele sia processo ouer segondo lusauza aprovada Altramente se diverso al tutto sera ouer eonsuetudene non se trovi Dispona i iudicati segondo che iusto e degna cossa he e ale so providencie aparer&. Cussi Dio davanti i so ochij ha-biando che i lo di del vero et eterno iudicio davanti el tre-mendo Zudese degna e laudabele possa render rasone. P. Questioni di prosodia Nel fascicolo N. 42 della »Nuova Antologia», Luigi Pi-randello critica con molta vivacitA il «Verso di Dante« di Federigo Garlanda. Sbattendogli in taccia lo svarione com-messo nell' interpretare la parola mamico del «de Vulgari Eloquentia», stordisce 1'avversario, alza il discorso d' 1111 tono e gli rimprovera di aver parlato sulla natura del ritmo, sulle ragioni della quantita metrica con criteri tutfaltro che nuovi e con poco logico aceorgimento. E, stoderando appunto queste arcane ragioni nuovo, il Pirandello a sua volta ha fatto una confusione grave assai. Egli afferma cioe esser tempo di finirla una buona volta di ripetere che gli antichi distinguevano nella pronunzia delle sillabe e che la qualita lunga o breve era ingenita nella natura delle lingue antiche. Ma chi sono questi antichi e quali sono queste lingue? Intende egli soltanto i latini o li mette in un fascio coi greci? E qui sta appunto 1'errore e la confusione. 1 fisiologi modernissimi distinguono due acoenti: 1 'espi-ratorio energico e il cromalico o musicale. Cioe si fa risal-tare una sillaba alzando il tuono della voee — une note mu-sicale plus elevee — o rinforzandolo — intentio plus sonat -secondo Cledonio. Nel primo caso abbiamo 1'accento croma-t i co o musicale, nel secondo il lonico o energico-espiratorio, perche richiede maggior pressione d'aria. Le lingue, in cui prevale 1'accento cromatico, si dissero cantauti o musicali. Delle moderne vi appartengono precipua-mente la russa e la serba. In queste lingue cioe 1'accentua-zione e molto libera, l'accento non e legato a nessuna posi-zione tissa. Invece in altre lingue, p. e. nel latino, l'accento energico, Victus, posa sempre o sulla penultiina o sulla ter-zultima, nel tedesco e nel ceco sulla vocale tematica, nel po-lacco sulla pen ultima ecc. E al primo gruppo appartengono precisamente il greco antico e I' indiano, come dimostrarono splendidamenie il Brug-mann, il Sievers, il Wackernagel, il Blooinlield e il Pezzi. Anzi pare che, prima di separarsi, tutte le lingue ario-europee abbiano avuto un accento prevalentemente musicale. Gli anticlii gram-matici indiani ci tramandarono il nome dei tre accenti che essi usarono per i canti del Veda: uddtta o tuono alto, amii-datta o tuono basso, e svarila, che sembra essere stata la combinazione del primo e del secondo. A questi forse corri-sponde il triplice accento greco, inventato dal grammatico alessandrino Aristofane di Bisanzio nel terzo secolo a. Cr., e che egli chiamo prosodia o canto accompagnatorio: Beigesang, come lo chiama il tedesco. L'accento greco pero da musicale divenne sempre piu espiralorio e gi& nel medio evo la lingua greca a veva un'accentuazione essenzialmente espiratoria che le e propria ancor oggi. E tonico pero fin dai primordi e l'accento latino, Victus. Percie, quando i dotti vollero adattare la lingua latina agli schemi metrici greci, essi s'abbatterono in gravissime diffl-colta. L' inciampo piii grave fu appunto la stonatura che sen-tiva ogni latino, quando l'accent,o grammaticale fisso, ener-gico non concordava con 1'accento prosodico. I saturnali, i poeti comici, e in generale tutta la poesia eh'era o che voleva essere popolare, non volle mai saperne di questa innovazione, e quantunque la metrica d'importa- zione greca abbia raggiunto i piu alti fastigi, essa fu sempre artifiziosa, estranea al carattere della lingua, non sentita. In eio siamo completamente d'accordo col Pirandello. Non pero la, dove egli asserisce che anehe la metrica greca era arti-ficiale. Nulla di pivi naturale e piu organico della prosodia greca. Infatti gi& nei tempi piu antichi la poesia greca era naturale compagna della musica, prima come lirica e poi come epica. Le sillabe, lunghe e brevi, si adattavano necessariamenre a note corrispondenti lunghe e brevi. Pronuiiciando [j/^v.v (menin) 1'antico greco aveva il sentimento innato, naturale, che il primo elemento sonante era piu lungo del secondo, e lo pro-nunciava in uno spazio cli tempo due volte piu grande. Cioe se prendiamo per unit& di tempo la mora, la prima sillaba era lunga due morae, la seconda una sola: con la propor-zione cioe in cui sta una nota lunga i/i ad una lunga i/i nella musica moderna. Ben differente e la cosa tra i latini. Per quanto la gram-matica storica insegni che essi avevano ereditato dall'ario-europeo vocali lunghe e brevi, pure essi non ebbbero il senso di questa quantita, che si manifesto piuttosto nella pronuncia, anziche nella durata. Quindi il latino per pronunciare n lungo non adopera va un'unit& di piu che per it brc ve, ma pronun-ciava l'uno differentemente dali' altro, si che ne venne dali' u breve Vo chiuso italiano. La parola arma quindi un latino non la pronunciava in modo che il primo elemento sonante clurasse due tempi (morae), e il secondo un tempo solo. Questo sentimento il latino non lo ebbe mai naturale; solo i dotti lo acquisirono con grande studio e lungo amore; ma fu pur sempre artificiale e di ritlesso. Conchiudendo quindi, la chiacchera si riduce a questi clue punti: I. L'aecento greco (prosodia) era cromatico e muaicale, essenzialmente diverso dal latino che era energico, espir a torto o tonico, —ietus. II. La metrica greca sorse naturalmente e organicamente con la musica e con la danza; la latina invece fu di rifiesso e artificiale. Pisino, settembre 1908. Antonio Palin. Gli uitimi giorni di Michele Fachinetti Erano gli uitimi del settembre del '52, e in una sera tranquilla, il Fachinetti, appoggiato al suo bastoncello, mirava dalla cima del colle San Toma lo spettacolo che gli si pre-sentava agli occhi. Era la sua passeggiata preferita; 1'a veva voluta fare anche quel giorno, sebbene si sentisse affranto. Sul suo viso, altra volta sereno, si dipingeva una malinconia profonda, un presentimento funesto. La campagna ali' intorno sorrideva della luce del tra-monto. Le foglie delle viti prcndevano un colore scarlatto ed i tralci frusciavano, spogli dei grappoli, sulla terra rossiccia. Gli olivi, carichi di bache verdastre, si lumeggiavano d'ar-gento antico, rnentre i cipressi nereggiavano svettando alla brezza leggiera che veniva da libeccio. Qualchc trillo d'uc-cello, qualche frullo ci'ali, qualche voce lontana rompevano il silenzio ali' intorno. Tutto parlava al cuore del poeta. Verso oriente si profilava nel cielo turchino di miosotidi la catena del Monte Maggiore: sotto, nella valle, mormorava il Quicto, sepolto ncll' ombra nericante del bosco, e Montona, Portole e Grisignana, irradiate di luce, rutilavano nel sereno difliiso deli'aria. Dinanzi allo sguardo gli si presentava la di-stesadei campi e il mare tranquillo, che in fondo alPorizzonte si tingeva, nel riverbero, d'un bagliore d' ineendio e screziava Pazzurro caldo di strisce d'argento, su cui si disegnava qual-ehe vela latina. Un lungo spennacchio di fumo che vaniva nel continuo variar di tinte e direi quasi di sentimenti, se-gnava un naviglio diretto in lontane spiaggie. II poeta pensava: pensava alla patria e alPabbandono in cui giaccva: pensava agli amici lontani, ed una tenerezza piu sentita gli scendeva al cuore. Rieordava quella sera che in-sieme ad Angelo Veronese aveva mirato di la, nella purezza d' un cielo eguale, tra il fragrante soffio di primavera, una tlotta, una bandiera, e gli risonavano all'orecchio le note del-1'inno di Pio IX che andavano canticchiando. Tutto era spa-rito: la flotta, 1'amico e le speranze i). Quella venduta; l'amico respirava 1'aria dell'opposto lido e le sne speranze erano tra-montate, come la primavera, a Vienna e a Kremsicr. E la sua 22« l'A( iJN K ISTRI ANE terra, gia occupata dai soldati, ianguiva priva di scuole; di industrie, di vita. E chinava ii voito in atto di profonda medi-tazione. Quando lo rialzo, il sole era per metA sommerso nel riverbero cleiracqua e seco traeva una glorža di nubi vapo-rose. Allora ricordo i versi clel Besenghi: «Quando da un'alta cima contemplo il sol che fugge, e scolorata e muta natura, che di se forse pavenla, a la sorgente tenebra abbandona, io, fissandolo, esclamo : O lieti sogni! o iniagini beate! o speranze dolcissime! non sempre lusingherete i cuori: tu mi consoli, o grande astro cho umori! 2).» Povero amieo! quante volte avevano mirato insieme quello spettaeolo, e si erano manifestati i sensi di versi ehe sbocciavano sulle loro anime si diversaraente malineoniche! S'aeeinse al ritorno eoiranimo eonnnosso, eolorando de-sideri ineonsapevoli di poehe vaghe speranze, temendo l'av-verarsi di molti oseuri presentimenti. II sole era dileguato o gia maneava 1' ultima luce crepu-scolare che smarriva i colori e le forme delle cose. Le eampane, rispondendosi a vicenda, davano il segno della preghiera. Un iieto vocio di bimbi che s' avvicinavano Io tolse a quelle tristezze. «Babbo! babbo!», grido Almerigo correndogli incontro; «babbo! babbo!», disse di rimando Giorgio prenden-dolo per la mano, mentre il piccolo Antonio lo prese per 1'altra. E la Zoe che moveva ai primi passi il Giovanni, con un sor-riso gli disse: «Hai fatto tarcli stassera, e mi sembri mesto piu deH'usato». «Si, mi sento abbattuto, ma e cosa da nulla. Andiamo*. E ritornarono insieme. Fu l'ultima passeggiata. 11 giorno 22 ottobre non era piu. Si spegneva appena quarantenne, per affezione polmonare, assistito da larga schiera di parenti. Carlo Combi parlo sulla sua fossa parole sentite d'affetto e di stima, e una pietra ricorda il luogo dove giace composto il suo cenere 3). II dottor Madonizza scrisse di lui nell'Almanaceo: «Fu dolee ed amabile nell' aspetto, negli usi della vita senza va- niti. Era facile ed eiegante dicitore. Si accendeva talvolta perche di fibra eccitabile, ma aveva dominio di se, e la calda parola temperava e insoaviva». Ed il Caprin: «... meno in vista di ogni altro, dalla vita solitaria mandava malinconici sonetti, cavati da una lamen-tevole corda, quando, al dire di Tomaso Locatelli, tutti i tro-vatori preannunzianti il '48 avevano le arpe d'argento. Non era in lui la volgare e sempre moderna effeminatezza, non l'ingegnoso meccanismo del verso: ma un'ingenua poesia, cre-seiuta senza spine, di poca parvenza, ma acutamente fra-grante. Unico scrittore, mentre la donna aveva tanti turiferari, e le bellezze della natura ispiravano tra noi ogni altro carme, che idealizzasse la patria* ''). Moriva lasciando larga eredita di affetti; moriva secondo della bella schiera di coloro che avevano onorato con l'arte Trieste e l'Istria: lo aveva preceduto di tre anni il Besenghi. Ed intanto il gruppo si scioglieva: s'allontanava il Valussi, se n' andavano ad uno ad uno il Gazzoletti, il Dall'Ongaro ed il Somma, che videro altrove giorni niigliori, mentre Ippolito Caffi trovera la tomba nel sommerso Red'I tali a a Lissa, Cosi passavano. E con essi passava il quarantotto e la sua generazione di eroi e di maschere, come altri volle chiamarla: eroi della penna e martiri deile idee innovatrici, maschere che soste-nevano la parte nella commedia del tempo con la gravita che si conviene alla tragedia, Passava il tempo che il Gazzoletti, capitano della guardia nazionale triestina, arringava dall'alto d'una botte il popolino comicamente rivoluzionario per una insegna d'osteria r>); ed il tempo glorioso di pensatori e poeti — alii troppo presto dimenticati! — i quali, sia nei versi di facili stornelli, sia nelle terzine ben tornite, coltivavano in questo ultimo lembo di terra il pensiero civile ed artistico. La primavera fiorita aveva durato appena un decennio a Trieste 6). At.tori di un dramma di ieri, essi parlavano un linguag-gio di cui abbiamo perduta l'abitudine: si mostravano com-mossi da sentimenti di cui, pare, si e essiecata la scaturigine, e noi perdiamo la coscienza del nesso di continuita che a questo passato ci unisce, come se il quarantotto fosse un tempo lontano, lontano. PAG INK 1STRIANE Della repubblica letteraria triestina resto ancora solo e per poco quel Giulio Solitro, che ai rappresentanti deli'Istria al parlamente di Vienna tributava una lode perche portavano seco il nome della patria con quella dignitosa mestizia onde le donne antiche portavano 1'urna delle ceneri eare. Poi tutto fini. II quarantotto era passato come una meteora luminosa, lasciando dietro di se una striscia di luce scialba; ma da essa si sprigiono la scintilla che accende il cuore di quanti, nei vari campi della civile attivita, fanno onore alla patria, E mi piace che, evocando dal silenzioso passato tutta una trama di eare vite perdute. mi venne fatto di presentarvi piu in rilievo la figura del patriotta e poeta istriano, Micliele Fachinetti *). Prof. Valeriaiio Monti. NOTE 4) Tutti i giornali triestini del '49 (II Telegmfo della Sera dd. 11 aprile, II Diavoletto dello stesso g'iorno ecc.) narrano che la flotta sarda aveva gettato P Ancora ali'alf are di Piran o. Si componeva di quattro fregate, di una corvetta e di sette vapori. La flotta austriaca si trovava nel *) La lode di Carlo Combial Fachinetti cittadino, podesta, depu-tato, lettorato, padre affettuoso, ritrae nobilmente il suo carattere. Egli serive : «Animo pieno di dolcezza e soavitft, e a vera rettitudine informato, avea per tutti che di consiglio lo riehiedessero, amorevoli e schiette parole; dignitoso e in uno modestissimo, era schivo non meno della rigida gravita che d'ogni affettazione di mol le cortesia; lodato (e lode gli veni a da tutti) non invani mai; e quando la censura dei pochissimi, soliti a svilire quanto seonoseono, non ebbe risparmiati i suoi piu onesti divisamenti, gli basto 1' iRibata eoscienza a non degnare gli stizzosi avversari d' un suo risentimento. Miehele Fachinetti v i vrh trn quelli, di eni piu si onora la provinci.'!; ne poca e tal gloria». Che se verra chiamato «dolce ma scolorito poeta -)», avra aneor la lode di Paolo Tedeschi che lo proclama «il Pindemonte doli' Istria ;i)», per aver rese artistiche e vive le tradizioni deli' incursioni uscocche, con la sua malinconica musa. 1) Carlo Combi. in Porta Orientale a. II p. 2)15-236. 2) G. Štefani, 11 prirno sngijiomn tU A. Gazzoletti a THeste in «Archivio Trentiuo>, A. XXII. Fase. III. Trento 1907. 8) Paolo Tedeschi, De/jli ermri tuli Istria. Capodistria. Mora e risani. C. IV )>:\{T. 18. i'Ali IX10 1STU1ANE 229 Porto Roso. Le (lue flotte parlamentarono: P Albini invio il colonnello Ineisa ad assicurare il Governatore e risulto ehe nessuna intenzione ostile, ma solo il eattivo tempo aveva indotto i legni sardi a riparare in quel porto. Ma il fatto al quale rjui si allude doveva essere aceaduto ben prima, Paolo Veronese in data 16 ottobre '48, serisse nella Lega Italiana un ar-ticolo tutto luoco, dedieato al Fachinetti, che eomincia con uno slancio lirico. «Sono piu di quattro mesi trascorsi ehe noi non abbiamo alcuna scambievole relazione; 1'ultima volta che ci siamo veduti fit nell'Istria vostra; e da quella brev'ora in poi — chi 1'avrebbe detto? — voi siete in Vienna, io a Ve.nezia! Vi rammentate quella sera? Era puro e sereno il cielo, l'aere pregno di dolee fragranza, mite e soave il veuticello del tramonto. Da un lato il mare limpido, tranquillo e chiaro come il firma-mento; dall'altro vaga corona di verdi poggi... e la flotta italiana dal tricolore vessillo... e 1'inno di Pio sprigionato da vergini mani sugli ebani armonici... e il cuore pieno di viva speranza, Oh vana illusione! Dov'e ora la flotta? dove quel Pio? dove la nostra speranza d'allora?» Questo fatto viene ricordato anche dal nostro Poeta in una corri-spondenza del 1. maržo '49, dove, aceorato, ricorda le indefinite speranze che furono sempre compagne a quell'anima di sognatore. Egli scrive: «Era la sera. L'ultimo raggio del tramonto colorava due o tre nu-vole leggierissime che parevano bandiere volanti arabescate. L'onda del nostro Adriatieo si avvieinava con suotio gorgogliante al lido e lambiva i ciottoli che gli stanno dappresso. Era quella pace che suole precedere la nuova stagione. Tutti non la sentono: eppure o pace quoH'intervallo quasi indistinto tra 1'inverno che sta per cessare e la primavera ch'6 per venire: e una pace per le anime non grossolane che in tutti i tesori della natura trovano un desiderio di nobili presentimenti, una speranza, uu conforto, un ricordo, una grazia di Dio. In quell'ora due popolani, guardando al cielo cosi sereno, sul loro mare, si sentirono rivocati al passato di un anno, quando tutto sembrava preludiare alla viciua redenzione dei popoli, e il nome di Pio era la co-lonna di fuoco che li precedeva nel loro destino. Si ricordarono che un vapore porto a Trieste la notizia di un'era nuova eonquistata a Vienna da giovani itigenui e coraggiosi i[Le. prime notizie della promidgata costituzione gimiaero da Vienna. col corriere il IG maržo; il 11 Valgravio del Salvi la proclamava ufficialmente dal verone municipale, e Federico Seismit-Doda večava la notizia a Veuezia col vapore 11ogdia no «Trieste»). Da quel lido udirono tuonare la prima volta il cannone italiano sopra legni italiani. Vestirono anch' essi per la prima volta Passisa della guardia cittadina, custodirono la civilta e udirono ii comando militare nella loro lingua. 2) Besenghi. Canzone al Brovedani. 3) Una sola fossa racehiude i tre fratelli Fachinetti: la lapide ehe la custodisce porta questa iscrizione: A Dio sia gloria dator d' ogni bene. Benedite ai fratelli Fachinetti. Vissero con purita di costumi a Religione devoti enore e modi aveano cortesi culto lo ingegno. Antonio in musica e architettura valente e modesto colse laurea di matematica n. 16 ag. 1809 - m. 8 marz. 1837. Giovanni laureato in medicina assiduo al dovere impavido nei contagi ai soccorsi dell'arte sua conforti all'egro univa amorevoli n. 1 magg. 1811 - m. 23 die. 1861. Michele studio leggi amo le lettere e fu poeta versi dettava soavi da carita e fede inspirati n. 7 ott. 1812 - m. 22 ott. 1852. Amatissimi dalla famiglia e dai eongiunti nell' Istria e fuori dai buoni ricambiati di affetto a Visinada ove nacquero ])iamente lo spirito resero A Dio. *) Caprin. Tempi andati, p. 326-327. r>) L'albergo Metternick cambio insegna e si c.hiamo Hdtel National. Pareva che molti illustri uomini si fossero accordati di trovarsi in queH'epoca a Trieste, per darle un impulso verso una vita brillante di geniale produzione artistiea e di virili propositi, che si esplicano massime nella molteplice produzione giornalistica. Francesco Dall'Ongaro vi arrivava al cadere del '37, e venne ban-dito nel giugno '47, perche ad un banehetto che il Mauroner offriva a Sir Riccardo Cobden disse un brindisi che urto eerte suscettibilita. II Gazzoletti, arrivato nell' ottobre '37, qualche anno piu tardi parti, per ritornare nel '56. II Somma, giunto il 14 novembre '37, si recava a Venezia e vi moriva, II Valussi soggiorno dal '43 al '48 e in questo mentre sposava la Teresa, sorella del DaH'Ongaro; l'Orlandini che venne nel '35 (anno in cui Giuseppe Barbieri vi teneva il quaresimale), colpito dal bando si ri-dusse nella sun villa cli OfiiiGdo • ro«i, opprcsso dri farni glifiri lutti, si to- glieva la vita il 11 aprile 1877 a Roma. Ippolito Caffi, arrivato nel '39, parti al declinare del '10. Paride Zaiotti visse appena un anno come presidente del Tribunale provinciale; e nella sua famiglia convenivano i migliori ingegni, come il Sornina, il Sighele, il Gazzoletti, il Dali'Ongaro, il Gatteri e qucH'En-rico Stieglitz, melanconico poeta tedesco, la cui moglie Sofia morira qualche anno piu tardi di propria mano, non certa, ma sperando che la spaventevole commozione gli potesse restituire la luce della mente, «de-lirio santificato dalla passione, eroismo che lascio il raggio postumo di un amore senza esempio a rischiarare gli ultimi giorni del poeta«, come bellamente s'esprime il Caprin. Lo Zaiotti moriva d'improvviso il 29 dicembre 1843. Anche la schiera benemerita dei maestri privati, tra i quali Giovanni d' Oplanich, il Fanti, il Piacentini, il Quirini, il Solitro, lo Stampaglia, sparira dimenticata e stanca dalla scena ; come spari il conte Stadion, che accoglieva nella sua časa il Dali' Ongaro, il Gazzoletti, il Sinico e il Ricci, il quale finira i suoi giorni nell' ospedale di Praga nel 1859, pazzo. E partivano gli artisti Giuseppini, Marignani, Zuppelli e Politi, cbiamati a Trieste a dar vita alle tele ed ai sassi. I giornali che nel '48 e '49 vedevano la luce a Trieste erano molti: ne cito qualcuno perche si veda quanta vitalita e quale torza intellettuale esprimessero: II Gosti tuzionale di Angelo Alpron dal 1. luglio '48 ali'aprile '49. II Diavoletto redatto dal Livini, poi da Carlo de Combi, quindi da Maurizio Heller. II Supplemento della sera. L' Osservatore Triesiino. II Giornale di Trieste, di cui fu redattore Felice Machlich e che duro jioco piu d' un anno, fino al 5 gennaio 1819. Vi serivevano tutti gli uomini politici nostri; Nazario Stradi lo infiorava de' suoi versi. il Solitro della sua prosa densa di pensiero. II Messaggere deli'Adria di Alessandro Mauroner, che incomincio le pubblieazioni il 28 gennaio 1849, e vi serivevano sovente il Fachinetti ed il Madonizza. La Concordia, cotidiano. L' Opinione, diretta da Bianchi-Giovini. 11 Libero Triestino, che usciva cinque volte la settiinana dal 3 settembre '48 in poi. II buon Popolano, cotidiano, dal 6 sett. '48. II Mezzogiorno, letterario, storico e bizzarro, redatto dal Rizzardini. La Frusta, trisettimanale, sorta nel dicembre 1848. Vi seriveva spesso Francesco Hermet, che nel '50 risuscito la Favilla. L'Angiolino, che usciva a piacere, con la divisa: Dio, patria, popolo, dal 10 dicembre in poi. La Voee del niattino, cotidiano, dal 14 settembre '48; lo redigeva V. E. Dal Torso. T.a Cronaehetta del Costituzionale, che sorse il 15 settembre 1848, per il popolo. II Caval Pegaseo, «gazzetta in verso, si legga dopo cena, a tempo perso». II Popolo nei suoi diritti <■ doveri, dal 1. aprile. '48 in poi, e vi col-laboravano A. Falconetti, il Molineri, G. L. Morpurgo, F. Cameroni. II primo vi ptjbblieava i suoi Misteri d,i Trieste. II Pregrešno, giornale illustrato di letteratura, scienze, arti, educa-zione, romanzi, teatri e mode. Ne era redattore A. Alpron, ed usei il 1. Luglio Ml). II Diario di Trieste, si pubblicava ogni sabato ('49) e, lo redigeva Carlo Giorgio Gasparini. La Domenica, dal 13 maggio '49, redatto da A. V. Morpurgo, con intonazione letteraria. La Guardia Nazionale, settimanale. L' Istria del Kandler. II Costituzionale, umoristico ('49). U Uogd. L' ARCHIVIO ANTICO DEL MUNICIPIO D! CAPODISTRIA (Cont.; vedi i nuineri precedenti) N. 1481. A pologi a della Corografia ecclesiastica di Capodistria, Fascicolo di e. s. 24. N. 1482. Copie di Parti del Senato. di Terminazioni di Capitani ecc, relative a parecchi luoghi deli'Istria (1511-1514). C. s. 10. N. 148:-3. Ducale di Luigi Pisani a favore della famiglia Tacco. 1735. Fascicolo legato in eartone di c. s. 7. N. 1484. Della Memoria artificiale e dei professori di essa. Dissertazione letta nella sessione straordinaria del giorno 22 maržo 1 792. N. 1485. Minute delle Prelezioni di Ioannis Eavnaldi Comitis Carli Iustinopolitani cum primum scientiae nauticae theoriam in Gvmnasio Patavino puhlice protitendum aggrederctur. C. s. 42. N. 1486. a) Relatione di me Tomaso Tarsia cavaliere ,Drago-mano grande della Ser.ma Rep.ca di Venetia alla Porta Ottomana con la descrittione del Compendio delli sue-cessi piu essentiali accaduti nella guerra intrapresa da Turchi contro 1'Ungheria l'anno 1683 unita ad una ri-stretta narratione di quel tanto di sinistro insorse alla mia persona e Časa sino dopo la fuga del Sig.r seg.rio Capello. Libro legato in cartone di c. s. 35 probabilmente. di mano dello stesso Tarsia. In fondo del libro si trova un fascicolo di c. s. 7 con note dalla «Verona illustrata» di Scipione Maffei. b) La stessa relatione copiata in faseieoli cuciti insieme di c. s. complessive 44. N. 1487. Selva di notizie intorno alla vita di Girolamo Muzio, raccolte da Apostolo Zeno e G. R. Carli. 1) Fascicolo in 8° di carte 26 contenente i primi due libri e il principio del terzo deli' Egicla, poema di Girolamo Muzio. 2) Fa-scicoletto di c. s. 4, contenente due canzoni dello stesso. 3) Fascicolo in 8° di carte seritte 7 contenente notizie intorno al Muzio, due sonetti allo stesso, uno di Benedetto Varchi ed uno di Tullia d'Aragona, uno di Apostolo Zeno (epitafio a Gir. Muzio). 4) Copia di lettera scritta al Muzio li 28 dicembre 1575 dal Card.e Ferdi-nando de' Medici. 5) Fascicolo di c. s. 71, di varia grandezza, che contiene varie notizie e memorie staccate sopra il Muzio e parecchie lettere dello Zeno, di Gio. Maria Mazzucchelli, due del march. Capponi, una copia di lettera del P. Domenice Pellegrini, Bibliotecario della Zeniana Domenieana, con notizie, una lettera (li Gius. Bartoli ed una copia di lettera del Muzio stesso. 6) Memorie per la vita di Girolamo Muzio del march. Girolamo Gravisi c. s. 4. 7) Notizie diverse per Gir. Muzio del march. Giuseppe Gravisi. Fasc. di c. s. 37. Nel fascicolo vi sono parecchie lettere di Apostolo Zeno. 8) Memorie raccolte dal P. Maestro Domenico Pellegrini, Bibliotecario della Zeniana Domenieana di Veuezia, seritte di pugno, relative al Muzio. Fascicolo di c. 7 in folio. Fra (jueste c' e un sermone in versi «A1 Sig.r Lodovico Capponi il Mutio lustinopolitano.» 9) Fascicolo di c. s. 82 in folio, contenente 172 lettere la maggior parte del Mutio, copiate a G. It. Carli per amicizia dali' abate Don Giuseppe Tamagno. 10) Memorie sopra il Muzio seritte di pugno del Conte G. R. Caili. Fascicolo di c. s. 6; contengono un indice ragionato delle lettere che si trovano nel n.o 9. N. 1488. Dueali e lettere riguardanti il Dragomano Grande Rinaldo conte Carli. Fascicolo di c. s. 77 con notizie dal 1620 al 1754. N. 1489. Copialettere pubbliehe. Libro in folio, legato in pergamena, di c. s. 93. E una serie di eorrispondenze in parte ufficiose, in parte private col Principe di Kaunitz, una col conte di Firmian, dal 4 gennaio 1766 al 16 aprile 1771. Vi sono allegate 6 lettere dirette al Carli da Vienna da varie persone con firme indecifrabili (1756-1758). N. 1490. Lettere 71 del Principe Kaunitz al Conte G. K. Carli. Dal 26 dicernbre 1705 al 7 luglio 1785. Fra le lettere in folio che per la maggior parte sono tirmate dal Kaunitz, v'e una copia di lettera di S. A. il Sig.r Principe Kau-nitz al Conte di Firmian dei 21 agosto 176i> ed 8 carte che con-teugoito articoli di lettera dello stesso al conte di Firmian. N. 1491. Corrispor.denza ufficiosa con alti personaggi. Car tone contenente: a) Lettere 227. h) Piano deli' Orfanotrofio di Milano. Carte a stampa 3. c) Piano per il Magistrato Camerale di Milano. Fascicolo di e. s. 31. d) Disposizioni e decreti delPIm-peratrice Maria Teresa. C. s. 62. N. 1492. Lettere al Conte G. R. Carli delPAbbate Bini e di Vitaliano Donati. Lettere 136. Dal 1738 al 1793. N. 1493. Saggio di rieerehe sopra la genealogia della Fatniglia del Conte Carli di Capodistria. 1) Fascicolo in folio di pagg. 87. Prececlono 2 carte sciolte in 4" coutenenti: Indication sommaire des papiers authentiques et originaus compris dans le livre. 2) Allegati. C. s. 14. 3) Esame delle memorie storiche del Dottor Prospero Petronio nell'articolo della famiglia Carli. Fascicolo di pagg. 55. 4) Risultato delle rieerehe nei libri parrocchiali dal 1554 in poi. Fascicoli con carte numerate dalla pag. 48 alla pag. 223. 5) Lista dei libri trova ti nella časa demortuaria del defonto ex Presidente Coinm. Conte G. R. Carli. N. 1494. Atti, Studii, Proposte ecc. che si riferiseono alla pub-blica Istruzione, alle scuole di Milano, alla Universita di Pavia ecc. 1) Della nave di primo rango. Fasc. di c. s. 20. 2) Inclice coin-pendioso delle materie appartenenti alla Giurisprudenza eriminale. 3) Indice compendioso delle materie politiche e giurisdizionali. Fasc. c. s. 12. 4) Indice alfab. compendioso delle materie appartenenti alla Giurisprudenza civile. Fasc. c. s. 44. 5) Sistema del Commerc.io di Milano contenente la storia; lo stato attuale; e i mezzi coi ijuali potrebhesi rianimare Del conte Pietro Verri. Fascicolo scritto nitidamente, di pagg. 51; contiene la prima parte dello studio. 6) I sistemi dei Filosofi, poesia di Girolamo Bocalosi Toscano al Conte Carli. Faseicoletto di c. s. 7. 7) Estratto del MS intitelato: Relatione della Repubhlica di Venezia colla qualo si discorrono i modi del Governo, i mezzi di tener a freno la nobilta, le Massime dei Privati, la politica che adopra co' sudditi, il geni o e pretesa co' Principi, le sue forze ordinarie, cosa possa operare in straordinario armamento, I' abbondanza del denaro, la sicurezza o i! dubbi o della sua permanenza. Scritta in Amsterdam li 30 aprile 1684. Fascicolo di c. s. 42. Annesso vi 6 un foglio a stampa ,,Ristretto di tutti li nati e morti nella citta di Venezia 1'anno 1787". 8) Piano di scienza Politico-economica scritto cla Giuseppe Bitimi patrizio milanese. Pase. c. s. 8. 9) Ab-bozzo di un metodo che si potrebbe praticare nella cattedra di fisica esperimentale nell' Universita di Pavia. Fascicolo di c. s. 3, piii 2 sciolte. 10) Piano di disciplina della r. Universita di Pavia. Fasc. in folio di c. s. 11. 11) Fascicolo in folio di c. s. 6, intitolato: Importantissima rimostranza, che tratta del Medico. 12) Pagine diverse riguardanti la pubblica Istruzione. C. s. 52. N. 1495. Minute di studi, iulormazioni e altri atti pubblici re-lativi agli alti ufftci sostenuti dal Conte G. R. Carli in Milano. 1) Delle Regalie. Fasc. di c. s. 21. 2) Regolamento Oommerciale. C. s. 29. 3) Nota di tutti i Comuni dello stato di Milano, i quali conlinano con altri stati di diverso Dominio secondo apparisce dalle Mappe del Censimeuto. C. s. 12. 4-) Del Commerfio di Milano prima del secolo XVII. Fasc. in folio di c. s. Ci. 5) Del Cambio. Fascicoli tre in folio di carte coinplessive 34. (Sj Sopra la zecca e corso delle monete. Fascicolo legato in cartone di c. s. 31. 7) Riflessioni sopra i Magistrati e Leggi di Milano. C. s. 27. 8) Ri-stretto deli' economica amministrazione e del Commercio di seta, cotone, droghe, lana, formaggi e butirri dello stato di Milano negli anni 1762, 1766, 1767. C. s. 21. 9) Finanze dello stato di Milano, anno 1769. C. s. 20. 10) Instruzioni generali per 1' uflicio di Polizia di Milano. Fascicolo di c. s. 28. 11 a) Pro regio Fisco contra Ven. Coenobium Cartusiae. Carte 5 a stampa. b) Formulario dimostrativo per la scritlura del nuovo Estimo di ciascuna comu-nitA, dello stato di Milano. C. s. 4. c) Atti relativi. C. s. 11. d) Bi-lancio preventivo della r. ducal camera di Milano per 1'anno 1772. c. s. 3. e) Preventivo per la spesa totale del Naviglio da Milano a Pavia. C. s. 3. f) Atti diversi. C. s. 12. 12) Relazione sul Pro-getto della nuova tariffa della Mercanzia fatta dal Sig.r Viee Pre-sidente Co. Pietro Ve.rri al 30 maggio 1774 e consulta accompa-gnatoria del r. magistrato ducale a Sua Altezza Reale del 6 luglio dello stesso anno. Libro in folio di pagine 137 con 2 tabolle. N. 1496. Titolo come sopra. 1) Notizie storiche e statistiche di Milano. Fasc. di c. s. 36. 2) Vovages de Francois Coreal aux Indes oce.identales. Amsterdam 1722. T. I. Appunti. Fasc. cli c. s. 11. 3) Doeumenti in copia riguardanti le monete. 736-1666. C. s. 59. 4) Conto delle spese universali ed introiti riguardanti 1' anno 1774 per 1'Ecc.a Congre-gazione dello stato. Fasc. in folio di c. s. 6. 5) Fascicoli 5, di carte scritte complessive 63. riguardanti il Censimeuto di Milano dal 1759 al 1769. 6) Dati statistici. C. s. 51. 7) Saggio politico ed economico sopra la Toscana d' un letterato Italiano. Fasc. in folio di c. s. 12. 8) Atti diversi. c. s. 122. N. 1497. Atti pubblici, doeumenti, proposte ecc. relativi agli alti uffici sostenuti dal Conte G. R. Carli a Milano. 1) Piano degli anziani della Citta. Fasc. di c. s. 31. 2) Prospetto rli tvitta 1' iin prosa di render l'Adda navigabile sino al lag'o di Brivio e sino ad Olginate. Proposta di Paolo Frisi al Presidente. Fasc. di c. 11. 3) Protocollo della I sessione del supremo tribunale di Giustizia della Lombardia austriaea, tenutosi nel giorno 2 inaggio 1786. Fasc. in folio di c. s. 10 4) Piano di riforma del-1' Ee onomia e disciplina del Mercimonio di Milano. Fasc. in folio di c. s. 31. 5) Atti, documenti, proposte ecc. Faseieoli e carte seiolte nel complessivo numero di 504. N. 1498. Consulte, lettere, relazioni relative alle alte cariche coperte da G-. R. Carli a Milano. 1') Relazione sui mercati del grano e del pano. Fasc. di c. s. 20. 2) Informazione sui sistemi della valutazione e corso delle mouete d' oro e d' argento. C. s. 13. 3) Parecchie carte di diverso eontenuto fra ie quali la trascrizione della lamina dissotterrata in Maeinesso li 2i aprile 1760. 4 Tabella e classi dei Trafikanti di Milano. Fasc. in folio di c. s. 41. 5) Piano di Economia politica. Fasc. in folio di c. s. 26. 6) Leggi degli studi nello stato di Milano Fasc. in folio di c. s. 4. 7) Progetto per aprire un Naviglio nella provincia di Cremona dali' Oglio ali' Adda, rendendo navigabile Ja Delmona colle acque di questa, per evitare i 5 dazi di Modena e. Parma, e per avere in mezzo a fanghi un passaggio sicuro in tutte le stagioni fra i due ducati di Mantova o Milano. Fasc. in folio di c. s. 47. 8) Alti diversi su differonti materie, c. s. 70. 9) Quattro faseieoli in folio di c. s. eomplessive 61, contenenti dati statistici sulla seta e sul cotone e droghe. 1767. 10) Stralcio d'ap-puntamenti di finanza che non si trovano registrati nel Protocollo de Presentati al R. I). M. C. 1772, 1 settembre. Fasc. in folio c. s. 21. 11) Scrittura intorno ai possessi ecciesiastici nello stato Veneto. Fasc. di c. s. 22. Notizie dal 1232 al 1767. 12) Trascrizioui di documenti. C. s. 14. Fra questi c' e la copia deli' accordo mo-netario tra le citta di Cremona, Parma, Brescia, Piacenza, Pavia e Bergamo, del 1254. 13) Varii atteggi di materie diverse. C. s. 243. N. 1499. Minute originali ed atti varii del Conte G. R. Carli. C. s. 695. (Continva) Prof. F. Majer. BIBLIOGRAFIA G. Qiiarantott<> : Ilieerche e studii intorno a Pasguale Besmghi Degli Uyhi — Annotazioni besenghiane inedite sopra la Biografia dello Stancovich, Es tra t to dal Progr. del Ginnasio-reale prov. di Pisino (Parenzo, Coana, 1908). Comineio il Quarantotto ad occuparsi del Besenghi con la Briccica besenghiana pubblicata a pagine 105-106 di questo periodieo e di questa annata ; ora, facendoci sperare deli' altro, da alla luce certe curiose postille che 1' Lsolano andava facendo durante la lettura alla Biografla dello Stan-covich: note per lo piu di biasimo, ora giustissimc, ora dettate solo da quel suo spirto caustico o un tantino maligno ehe lo avvicina al Tom-maseo. Un giudizio complessivo sull' opera del buon canonico istriauo non si legge fra queste note; ma esso, ben conclude l'A., «puo ricavarsi facilmente dalle singole annotazioni. Nelle quali il piu frequente a ricor-rere e il biasimo di esagerare e il numero e 1' importanza e i meriti dei distinti ; di mancar d'esattezza nelle date; di valersi, piu assai che non converrebbe, deli'esperienza altrui, anziche della propria. Ed ecco che cosi il Besenghi porta su lo Stancovich un giudizio al quale non si po-trebbe, in veri ta, non sottoserivere anehe adesso«. Certamente; e risalendo aneora ur.a volta ai particolari, se quasi sempre dovremo dare ragione al Besenghi, dove appunta inesattezze, pure qua e la potreino noi stessi dimostrare ehe il critico si lasciava scappare con troppa faciUta il biasimo e incorreva lui stesso in qualche errore e giudizio avventato. Cosi quando egli nota che a disdoro deli' Istria non v' erano scuole siuo al secolo XV, mostra di non conoscere lo stato della cultura nostra fra il 1200 e il 1500; gli appunti fatti ad alcune notizie su Vergerio il Vecchio sono sofisticherie belic e buone; quando chiama Andrea Divo «forse il piu celebre uomo di Capodistria« o esagera scientemente per far carico al biografo di averne parlato in modo insufficente o non conosce il valore di molti altri superiori di molto al Divo; parla di cose non sapute quando suppone che lo Stancovich abbia aftibbiato al Goineo un'opera non sua, De situ Istriae: era altro che sua! e pubblicata in parecchie edizioni; chiama Clodiados il poema del Caldana, anehe lui come lo Stancovich e tanti altri non s'ae corgendo che queilo e il genitivo e dubita, non si sa perche, che fosse dedicato a Luigi XIV; con troppa facilita si fa beffe di tutti gli uomini insigni per fatti d' arme, dicendoli »tutti a cavallo di formiche e pulci, con targhe di fave!» II Quarantotto ha fatto taluna di queste osservazioni, altre ha om-messo; in genere, mi pare, e stato troppo parco di annotazioni, sia per sostenere sia per confutare le asserzioni del Besenghi. Vediamo di aggiun-gerne qualcuna: Parlando della prefazione di Santa Borisi alle rime del Bonzio e di Dionisio Gravisi il Besenghi esclama: «Quanti spropositi in si poehe parole! Questa prefazione s ara stata opera di qualehe prete o frate pedante». Buon tiuto! Realmente la Botisi non ci mise che il nome ehe P autore di quella prefazione fu Girolamo Gravisi, come ci si pno persuadere da una lettera deli' Archivio Gravisi seritta da lui a quella dama (in data 11. IX. 1770): «Ho studiato di obbedirla collo stendere meglio che mi fu possibile la dedieatoria delle rime del nostro buon amico Sig. Bonzio«. Quando giudiea Stefano Car!i «un Solennissimo pazzo« non esagera di molto; ed ha perfetta ragione quando dubita che Alessandro Gavardo si possa chiamar emulo del Tassoni: un vanto al quale il Gavardo non aspiro neanehe. Diciamolo piuttosto eimtlo del Forteguerri. Nessun eonto fa il Besenghi delle lodi che gli tributa il Moschini: con che, strana eombinazione, ridice male di Girolamo Gravisi, al iptale risalgono tutte quelle notizie di letterati istriani ehe si leggono nella storia dello scrittor veneziano. Per 1'Aimerigotti 1' Isolano ha un' annnirazione esagerata, tanto piu stupefacente, in quanto caratterizza G. R. Carli cosi: «Quell' uomo ehe sapea tutto — non sapea la propria lingua!», il che in sostanza e con le dobite proporzioni k vero; ma, c P Almerigotti ? Ne sapeva tutto, ne sapeva il decimo deli'italiano del Carli. Per «marte Boinbizza« ai frizzi del Besenghi si possono oggi opporre le pagine che il Caprin gli dediča nell' Isiria Nobili-nima (I 117, 120) Ancora una aggiunta e poi ho finito : alla nota 5 a pag. 6 il Qua-rantotto ricorda le tragedie su Epulo deli'Albertini e del Fcderici; per essere compiuti si poteva ricordare anche V Epulo re di Tergesfe (!) di Alberto Gentili. Ed e tempo che ci auguriamo di veder presto le altre Ricerche del Quarantotto. B. Z. Nel Giornale storico della letteratura italiana, anno XXVI, fasc. 154-155, Torino. Ermanno Loescher 1908, il nostro egregio collaboratore Baeclo Ziliotto in un articolo intitolato »Superbo per ornata prora, chiosa pariniana» appoggiandosi ad alcune lettere inedite del Carli e ad 1111 ca-pitolo dello stesso. pur esso inedito, rinvenuti nell' archivio di časa Gravisi, sostiene 1' opinione espressa da Bruno Cotrone') intorno alla poca proba-bilita della congettura fatta che nel «superbo per ornata prora» deli' ode pariniana «La tempesta» fosse da ravvisare G. R. Carli di Capodistria, dimostrando come piu accettabile la congettura che il Parini volesse col-pire con la sua allegoria il conte Pietro Verri. Le lettere e il capitolo sono in tale ipiestione di si grande impor-tanza, che a chi legge il lavoro del nostro egregio collaboratore, non resta piu dubbio alcuno sulla persoua a cui il 1'arini volle alludere eolla allegoria suddetta. 31. NOTSZit E PUBBLSCAZfONL II prof. M. G. Bartoli publica ffifiessi slavi di vocali palatali romane e romanze, greche e germaniche. Ne parleremo nel prossimo namero. % Vedra fra breve la luce un volume miscellaneo, nel quale, sotto il titolo di Franvmrnti di rita e di poesia medievale, il letterato triestino Lnigi Suttina ha raccolto dieei sue scritture, in parte gia edite ma qui rimaneggiate ed ampliate. Ecco il sommario del volume il quale sara adornato di parecchie tavole illustrative: Cortesie e saluti epistolari in Francia (i in Italia nei secoli XIII e XIV; Una questione d'amore; Un trattatello d'igiene in rima del secolo XIV; Precetti rimati per ben cantare e suonare; Ballate e, madrigali autichi; Vita privata di una Corte del-1' alta Italia sul cader del Trecento; Cicaleccio donnesco deli'111 tirno Trecento; Appunti di viaggio di un araldo toscano del secolo XV; Per 1'epistolario di Francesco Berui; Un esemplare della «Giuntina» di rime antiche postillato da un ignoto cinquecentista. 1) Urimo Cotrone. lVr nnzzo liubnrt-Sruto-Dottori. Sirncusu, ISHIO. * Toniolo A. 11., L' eocene dei dintorni di Rozzo in Istria. R. Ac-cademia dei Lincei. Classe di scienze fis., mat. e nat. Vol. XVII, fasc. 12°; Roma 1908, pp. 10. «L'A. per due anni consecutivi si e occupato dello studio stratigrafico o paloontologico della regione di Rozzo p. Pinguente in Istria, ultimo lembo della sinclinale di Trieste, assai interessante per 1' afflorare della serie eocenica e per la riechezza dei fossili contenuti nei vari terreni: ed in (|tiesta memoria sono raccolti gli importanti risultati dei suoi studi» > Boli. d. Soc. Geog. Ital., Roma, Settembre 1908). •fr Ha iuiziate le sue pubblicazioni a Lussinpiccolo il giornale settimanale II Quarnero. Auguri. % Nel N. 6, anno IV del «Mondo Sotterraneo», il prof. Mieliele (lortaiii pubblica uu importante articolo: «Appunti per una classificazioue delle doline® del carso umbro. L' autore. ehe ha studiato con grande dottrina i fenomeni carsici dei nostri paesi, porta un notevole contributo allo studio del carso col proporre una nuova elassificazione delle doline, piu estesa della elassica divisione dello Cvijic. ^ II N. 1-2, anno II, del «Bollettino della Civiea Biblioteca e del Museo« d'Udine contiene un articolo intitolato: «Appunti Su Lettera ti Friulani», nel quale 1'articolista corregge alcune inesattezze sfuggite al-1' illustre prof. G. Mazzoui intorno al letterato friulano Antonio Liruti. * Degno di nota per chi s' oceupa di storia, nello stesso numero del «Bollettino d. B. C. e d. M.», e un «Catalogo analitico deserittivo della collezione dei Mss. dei fratelli Zoppi», pubblicato dal sig. (.i. Bragato, perche in esso, al N. 21, si fa tnenzione dei «Titoli e documenti nobiliari della Famiglia De Rinaldis di Veglia«. Questa famiglia, nominata nei documenti del sec. XIV, passo piu tardi a Pordenone. * Con i tipi di S. Lapi, Citta di Castello, Pier Lmlovico Occhini pubblica un articolo di particolare interesse per le nostre terre sotto il titolo di «Viaggi. Una gita nell' Eritrea. Ricordi deli'Italia Irredenta«. II libro, diviso in due ])arti, tratta, nella I. parte, della politica coloniale. italiana, nella II., fa un'analisi dello relazioni del Regno con PAustria. % II nostro comprovineiale Giulio Caprin, nella «Iiassegna Contem-poranea« Fasc. 7, Anno I, serive un'elegante e forte novella: «11 Natale delle Insegne«. & II fasc. 4, anno I, della «Ilassegna Contemporanea« contiene una splendida poesia: «Per 1'Ampolla di Trieste su la tomba di Dante«, deli'illustre poeta Riceardo Fitteri. * La Tipografia di Giovanni Balestra ha pubblicato alcune terzine della gentile scrittrice Elda (rianelll, intitolate: «In Memoria di Feliee Venezian«. 'M L'egregio signor Rieeiolli Bratti, nostro collaboratore, ha da to alle stampe un pregevole o paziente lavoro su «1 codici nobiliari del Museo Correr di Venezia«, Roma. Collegio Araldico, 1908. « Gli «Atti del Cougresso Nat. it. in Milano«, p. 747-749, Milano, 1907, eontengono un articolo, di speciale importanza per la preistoria dei nostri paesi, del signor C. Mareliesetti, sotto il titolo: «L'uomo paleolitico nella regione Giuiia«. L'autore scoperse uu \ ero ossario in una grande caverna presso Aurisina con tracce e avanzi delP uomo neolitico, e uno scheletro di un orso speleo. Con tale scoperta viene provata V esistenza del-P uomo eontemporaneamente agli aniraali rjuaternari sulle nos tre sponde. * II signor E. lorenzi, nell' »Arehivio per 1'Alto Adige», 1907-0«, pubblica alcune «Osservazioni etimologiche sui cognomi ladini». Ali' in-troduzione storica segue il materiale diviso in tre gruppi: nomi di svi-luppo ladino, ladino-tedeseo, e tedesco. Per il materiale 1' autore si valsc soprattutto di registri canonicali della II. meta del 500 in poi. * Negli uitimi scavi, fatti a Pola sotto la direzione del prof. (iuirs, furono scoperte nuove parti del Foro che permettono di ricostruirne 1' in-tera pianta e farne un confronto con quello di Pompei: 11 tempio d' Au-gusto a Pola giace nella stessa posizione di quello di Giove a Pompei; eguali sono le disposizioni e gli ornamenti degli altri ediflci. ^ Grande lode ebbero a Vicenza gli artisti triestini, ai quali fu assegnata una sala speciale ali'esposizione regionale di quella citta. Animirati furono il Wostrv, il Cambon, il Flumiani, il Mayer, ecc. II 24 settembre moriva a Torino il cav. avvocato Uartoloiuco Caselegno, dircttore del Consiglio di Amministrazione della Societa «Unione Tipografico-Editrice Torinese«. Condoglianze sincere. * E' uscito a Milano il primo numero (1 Sett. 1908) del «Bollettino ufticiale« del Congresso Musicale-Didattico per le feste centenarie del Regio Conservatorio «Giuseppe Ve,rdi■> di Milano. ^ Carlo Baxa, membro del Comitato ippico provinciale deli' Istria, puhlica «11 Cavallo», manuale pratico per P allevatore. Pola, 1908. ^ L' ultimo numero deli'«Archeografo triestino» (Vol. R' della III Serie, 1908) contiene tra P altro un pregevole lavoro del prof. Ziliotto, eioe MG lettere di Gian Rinaldo Carli, corredate di abbondanti note iihi-strative. II lavoro, publicato soltanto in parte in questo numero, riuscira importantissimo per la nostra storia. Speriamo di poterne legger presto la continuazione. Altro articolo d' importanza grande per la nostra regione e quello di t'. Defraneesclii: «Statuta Communis Albonae», cui l'A. fa pre-cedere un breve squareio di storia della citta. Tra i lavori d' archeologia leggesi quello di P. Sticotti sul «Culto di Ercole a, Pola». Tra quelli di varieta e da notarsi il lavoro di C. Defranceschi: »Guide del Comune di Pola degli anni 1381-82». (iuM.lanu T::ssari cilitorc o 1-i'ilal toi-c rc.spiins:i.lii le. Štab. Tip. (ur I o Priora, Capodistria.