Fu sempre cosa ben fatta t occuparsi della pa/ria; ma forse a me non šara ben riuscito il pre/issomi la-voro di raccapezzare e unire quanto si ha o per tra-dizioni o per memorie di Rovigno. Nonostante, comunque ei siasi, non sard forse, ed io lo spero, disaggradevole ai miei concittadini ai quali lo dedico, perche avranno in questo come in una sola portata le patrie ricordanze e il testirnonio del mio buon volere. Rovgno 5 agosto 1849. Ani. Angelini Alcuni Cenni Sopra Santa Eufemia di Calcedonia, la chiesa l'aroc-chiale di Rovigno, e questa citta. I. Sopra la Santa. Santa Eufemia di Calcedonia, ora Scuteri nell' Asia, poco distante dal Bosforo, e di faccia a Costantinopoli, venne a Rovigno a gala del mare 1' anno 800, giusta la seguente Iscrizione, ch' 6 posta nella parocchiale, e che si legge nel coro di detla Santa, sul muro, in pietra d' Istria, con cornice, sotto la reggenza di Daniel Balbi, 1' anno 1680. D. EVPIIEMIAE TVMVLVS EX CHALCEDONIAANNODCCC IVL. XIII AD HVJVS MONTIS CALCEM A PIA MARIS PROCELLA DVCTVS AMONTEINTIME RECEPT A GEMINA JVVENCOLA AD APICEMELAT VNDA SAXEA MOLLESAXV JVMENTIS SVAVE JVGV ONVS LEVE RVBINENSIUM VERE GEMMA TVTELA FELICITAS NVMEN HIC ADORATV.R. DANIEL BALBI PRAETOR POSVIT M D C L X X X. Martirizzala la vprgine romana in Calcedonia 1' anno 284, ai tempi deli' imperatore Diocleziano e sotto Pri-sco proconsole deli' Asia, il sacro corpo fu sepolto quasi mila passi lontano della citta, in un' arca di sasso, fatta costruire da una buona donna; ed ivi poi, ridonata la pace alla chiesa, fu fabbricato magnifico tempio, in cui venne riposta 1' arca con enlro il corpo della santa. A questa chiesa in seguito fu dai vescovi, ivi radunati per tenere il quarto concilio ecumenico, conceduto il titolo di metropoli ad istatiza di Marciano imperatore. Da Calcedonia 1' anno 615 sotto Eraclio fu traspor-tato con 1' arca il corpo di Santa Eufemia a Costantinopoli; e 1' anno 766 gettata in mare la conca di legno che con-tenevalo dali' imperatore Coslantino Copronimo, acerrirno persecutore delfe sacre imagini, e delle reliquie dei santi. Rinvenuta da naviganti, e da essi portata a Lenno, venne cola fatto erigere da quel vescovo un tempio. L'an-no 780 per ordine della imperatrice Irene trasportate le sante reliquie a Costantinopoli, furono riposte in quella arca istessa, o ve prima erano; ma salifo per violenza al trono Niceforo 1'anno 800, gl'iconoclasti estrassero dal tempio con 1' arca anche il corpo della Santa, e lo tras-portarono senza onore fuori della citta; e non fu da quegli abitanti decorato o per ignoranza, o per pigrizia dei divini studi della fede. » Come poi quesl' arca si trovi di presente in Rovigno, egli e un fatto su cui tace qualunque istorico. Pero un MS. estratto da un libro del 1640 spettante al-1' archivio di questa sacristia, il cui amanuense dice di averlo copiato da altro MS. antichissimo, logoro, e di-sfatto, parla e del glorioso martirio e della maravigliosa venuta.— Da questo perlanto si rileva, che il corpo della santa veniva occultamente custodito da Eulalia, piissi-ma vedova; e che giunto il desiderato giorno (era il 12 luglio 800) la sacr' arca con fragoroso scoscendimento della collina ove posava, fu sollevala da terribile procel-la di mare, e portata il giorno susseguente a gala del-1' onde nel porto di Rovigno. Quel seno nel duro inacigno del monte, ove dicesi 1' arca approdasse, chiamasi 1' arno di santa Eufemia ; e ad indicarlo a riverenza, molto posteriormente fu eretta una colonna quadrata di pietra sopra cui P imagine della Santa, lo stemma del comune, e la seguente inscrizione: D. O. M. D1VAE EVPHEMIAE RVBINENSIVM NVMINI TVTELARI AC MOLARI C1VITATIS OBSEOVIENTISSIMAEVOTVM ANNO 1720. Inlanto alcuni poveri abitanti, prosegue quel MS., uscivano ali'alba per avviarsi alla pešca; ma stupefatti della nuotante arca, e dello straordinario splendore come di migliaia di torcie accese, ne sparsero la farna nel castello, che tutto si trasse alla riva a contemplare ezian-dio un tanto portento. Passarono piu giorni senza che si potesse per qualsiasi sforzo smuovere dalla riva quel-1' arca pesante, per trasferirla al prossimo scoglio di S. Caterina, ove vivevano con molti altri una vita contem-plativa i due piissimi uomini Lcfardo e Ginesio, che ave-vano dal popolo con incessanti inchieste un tanto favore ottenuto. Ma invece, atlaccate due giovani giovenche da un tenero figlio di buona vedova, certamente ispirata dal cielo, cosi rapida allora ne segui la corsa sino alla som-mita del monte, chiamato fin d' allora di Santa Eufemia, e prima rosso per il sangue dei martiri, che uno degli astanti non potendo schermirsene, cadde miseramente quasi morto. Pero ritornato poco dopo, e vuolsi senza dubbio per intercessione della Martire, alla primiera salu-te, pubblico, che in quell'arca riposavasi il corpo di S. Eufemia di Calcedonia; la storia del cui martirio si rin-venne in seguito nell' arca stessa: ma questo prezioso monumento si e disgraziatamente perduto nel corso di dieci secoli. Ouest' arca, di marmo greco, di greggio lavoro, del-1' altezza di p. 6, o. 2, lunga p. 6, o. 4, e larga p. 3, o. '4, e collocata al di dietro delPaltare di detta Santa, cui venne eretto di vari marmi pregiati a solenne onore, ed a perpetua memoria nel tempio, che il popolo in luogo della piccola chiesa allora esistente, grande edonorifico, come si vede, in testimonio di riconoscenza per il sin-golar dono ricevuto, fece voto di fabbricare, e che i po-steri alacremente compirono. Narra eziandio quel MS., che 1'anno 1380 sia sla-to il santo corpo involato dai Genovesi, i quali guerreg-giando contro i Veneti presero Rovigno, e Irasportato a Chioggia, ch' espugnata allora tenevano; ma che ritolto di poi dai Veneti vincitori, questi lo avessero deposto nella chiesa di S. Canciano in Venezia, ov' e certo che stette per trenfanni: in capo a'quali fu reclamato dai Rovignesi, che felicemente lo riebbero. Nel suo ritorno, che segui sotto la reggenza di Giustinian Giustiniani 1' an- j no 1410, ai 18 maggio, corse burrasca la nave che lo conduceva; ed essendosi salvata nel porto di Saline, poco discosto da Rovigno, ove segui stupendo miracolo, secondo don Mattio Venezia di Rovigno, che ne scrisse nel 1684 in versi la storia, fabbricossi cola una chiesetta a ricordanza avvenire di tanto fatto. (1) f£ voce, che i Veneti per divozione nel restituirne la salma, si avessero trattenuto un braccio di santa Eufemia, il quale si conserverebbe nella di lei chiesa alla Giudecca; e che, onde questo furto devoto rimanesse per sempre inverificato, gettassero in mare la chiave, che da altronde noi non piu possediamo dalla incursione dei Genovesi, della conca che la salma medesima contiene. Ma se manca un braccio, si conservano pero a nostro con-forto in un antico reliquario di stile gottico la cintura e 1' anello della Santa, nell' arca stessa ritrovati, come narra il prefato Venezia: e la pietra di questo mai seppe dire alcuno qual gemma sia, denominandola soltanto an-co i piu intelligenti goccia di acqua, essendone appunto tale la sua apparenza e la forma. Si celebra annualmente il martirio di questa glo-riosa vergine, nostra protettrice, il giorno 16 settembre con festa solenne, ssgra, e processione, ed in antico e-ziandio con giostra per terra e per mare, secondo il ci-tato Venezia. (1) In quel porto, dice il Venezia, eransi ricovrate al-cune barche cariche di bestiame, il quale, alParrivo della nave della Santa, gittossi all'acqua, e circondolla fe-stante. H. Sopra la Chiesa. Ove grandeggia la presente chiesa di S. Eufemia vi era anticamente 1' umile chiesa di Rovigno, dedicata a S. Giorgio martire: Rovigno allora castello, di pochi abitanti, se si considerano i fabbricati entro la sua cinta, che ancora si vede. Su le fondamenta di quella consunta per vetusta, si eresse questa parocchiale e collegiata, dedi-candola alla prefata santa; dichiarata insigne da Mons. Gasparo Negri vescovo di Parenzo, cui e soggetta nello spirituale, P anno 1757. Fu posta la prima pietra del nuovo tempio P anno 1725 agli 8 di maggio, e ridotto a fine nello spazio di undici anni, cioe nel 1736, in nobile forma, qual si con-viene a popolosa e fiorente citta, dalla pieta dei fedeli con pubbliche e private largizioni; consacrala dal sud-detto vescovo 1' anno 1756, con dispensa di medaglia al popolo per memoria e devozione, come si rileva dalla seguente iscrizione a lettere d'oro in pietra di paragone con cornici di marmo giallo, posta nel muro del presbi-terio dalla parte della Santa. DEO OPT1MO MAXIMO TEMPLUM HOC S. S. MARTYRIBVS GEORGIO ET EVPHEMIAE TAMDIV DICATVM SED VETVSTATE CONSVMPTVM COMMVNITAS RVBINENSIS PUBLICO PRIVATOO- AERE COLLATO IN NOBILIOREM FORMAM RESTITVIT GASPAR DE NIGRIS EPISCOPVS PARENTINVS RITE CONSECRAVIT DIE XXVI SEPTEMBRIS AN. MDCCLVI. La medaglia poi fu coniata in ottone, in Roma, a-vente da una parte S. Giorgio a cavallo, che con 1' asta uccide il drago, e S. Eufemia, che nella destra tiene il castello di Rovigno, e nella sinistra la palma del martirio; sotto —Romae,— e aH' intorno —S. Georgius, S. Eu-phemia, Rubini T. T.— e nel rovescio: TEMPLVM SS. MM. GEORG. ET EVPHEM. RVBINEN. LARGIT. RENOVATVM GASPAR DE NIGRIS EP. PARENTIN. CONSECRA. A. D. MDCCLVI. S' innalza dunque questa chiesa sopra il sommo di una collina, che deliziosamente domina da levante la sot-toposta citta, le campagne sempre verdi per la folta pian-tagione degli olivi, e i limitrofi territori —da tramonta-na il porto di Valdi-bora, alcuni scogli, gli oliveti, e a cinque miglia lontano il castello di Orsara, fabbricato del pari sopra di una collina, — da ponente bellissimo e va-sto orizzonte sulla superficie di un mare solcato di con-tinuo da navigli, — da ostro il porto detto di S. Cate-rina per il vago scoglio di tal nome, che nel mezzo sor-ge, dove vi era una chiesa con Ospizio dei padri Servi- ti, .del quale si vedono tuttora le ultime ruine: il pro-montorio di Monteaureo dalle cui viscere si estrassero le pietre, con che vennero fabbricate le Procuratie della piazza, ed altri magnifici edifizi di Venezia, e di recente una parte dei massi enormi per la Diga di Malamocco. Domina inoltre porzione della molto deliziosa isoletta di S. Andrea, abitata anticamente dai monaci Benedettini, e po-scia dai pp. mm. Osservanti di S. Francesco, che avevano un convento, fondato nell' ospizio dei primi da S. Giovanni di Capistrano 1' anno 1442, e parte dello sco-glio di S. Giovanni in Pelago, una volta dei Camaldole- i si, e poi delPabazia Corniani. Bella, sebben rozza al di fuori, sorge in figura qua-drilunga la chiesa di S. Eufemia, di cui ignorasi 1' archi- j tetto, col campanile, P una e P altro di moderno lavoro; i eretto questo dal 1654 al 1677, del pari con pubbliche e private largizioni, dall'architetto Antonio MandiMilano, ristaurato nei 1834 a spese del comune, della chiesa e del popolo dal nostro architetto Andrea Battistella per zelantis-sima cura del sig. Angelo Rismondo, allora vice-pode-sta; ed e tradizione che le campane fossero fuse sui luogo, e che le donne vi gettassero nella bollente ealdaia le loro collane e smanigli d'oro, gli uomini le fibbie di argento. Ma tanto divuta spontaneita devesi credere stata per la fusione delle prime tre campane, mentre que-ste furono rifuse dal Canciani in Venezia dal 1793 al 94, e ben^dette li 24 maržo di quell' anno dal vescovo Po-lesini di Parenzo, consacradole in onore P una di S. Eufemia, 1'altra di Maria Vergine, e la terza di S. Giorgio, tutte e tre del peso complessivo di libbre 4789 e lavora-te ad un modo coi medesirni santi, il Crocifisso, la Ma-donna, S Giorgio, e S.Eufemia, e colla medesima iscrizione: I REFVSA VT PECVN. A POP. PIET. COLLATA CVRANTIBVS HON. V. CAP. JOAN. COSTANTINI NIC. VENIER PRAESIDIBVS VENERIO SPONGIA FRANCISCO ROCCO PROVISIONARIISAEDIF1C.ECCL. D. EVPH. IIVBINI NEC NON J. V. D. DOMIN. SPONGIA CAROLO BASILISCO ET BLAS COSTANTINI DEPVT. CAETERISOVE PRAEFECTIS ECCL. EJVSDEM MERITIS. Canciani Veneti Fusoris Opus. . E allo il campanile p. 166 con 12 di diametro, sulla cui sommita giganteggia la statua in rame della santa, postavi l'anno 1758 in luogo deli'altra di legno, che fu incendiata dal fulmine; e questa si aggira sopra perno di ferro a seconda del vento: mirabile lavoro delli Vincen-zo e GB. fratelli Vallani da Maniago, che ben meritaro-no 1' encomio del seguente Sonetto. (1) lllustri fabbri, che donar sapesle Forma al metallo, e quasi spirto e vita, Ed un'Opra ritrarne, onde smentits L'arte convien che dal lavoro reste: (1) Di Antonio Angelini mio avo, uomo legale, dot-to, e piissimo che sostenne in patria con lode varie magistrature, ed e ricordato tuttora con una specie di ve-nerazione dai pochi viventi che lo conobbero. Coltivo la letferatura, e le muse, e lascio scritti ameni e pregievoli. Se da fulmini, grandini, e teinpeste Noi difende la Santa, e il braccio addita (1) Pronto; voi pur difende dalPardita Morte, che i piu bei pregi oscura e investe. Finche lussu 1' immensa mole siede, E ogni poter deli'aria rende vano, Non fia di lete che mai siate prede. Ma dira il passeggiere da lontano: Felice, chi tal macchina possiede, Ma piu valente chi presto la mano. Ed infatti il navigante, che questo golfo veleggia, da lungi la scorge e saluta, e dirige con fiducia la prora al suo destino. Sorge lat chiesa con la facciata a ponente, di cui e progettato intelligentemente da lungo tempo il ristaura-mento, con tre porte, a cui si ascende per comoda gra-dinata, larga quanto la stessa facciata, le quali danno ingresso alle tre magnifiche navate, che la dividono nel-1'interno, la cui porta maggiore in ispecialita e sorpren-dente per 1' enorme grandezza dei suoi lati, essendo ognuno di un solo pezzo, lungo 15 p., largo 2, e 3 pro-fondo, della pregiata pietra d' Istria, e probabilmente del-P escavo di Monteaureo; e spicca una parte del fianco verso ostro, ov' e un quarto ingresso, rivestito il 1780 a spese deli' amministrazione della chiesa stessa, ad archi in liscia pietra; lavoro pero sospeso per mancanza di rnezzi, e per opposizione alla qualita del disegno. Piu bella e la chiesa nell' interno, divisa, come si disse, in Ire navate, e per la sua grandezza, e per il suo esquisito lavoro, e per la profusione dei marini, e per i suoi regolati altari, e per la ricchezza e buon guslo degli adilobbi, il che tulto piacevolmente armonizza, e per la decenza in fine delle sacre funzioni. Bello sopra ogni altro altare e il maggiore, che si erige isolato, costruito di marmo di Carrara adornato del piu bello affricano, sopra cui in acconcia statua di marino sta S. Giorgio martire, piimo titolar della chiesa, che conculca il drago; avente ai lali le marmoree slatue di S. Marco evangelista, e di S. Rocco confessore, tulte e tre del piu terso Carrara, e di fino lavoro. Sono anche mirabili i due altari a giorno del SS. Sacramento, e di S. Eufemia, sopratulto per le pregiate colonne di verde antico, nonche i due laterali di S. Pie-tro apostolo, e del serafico S. Francesco, che furono c-retti l'anno 1779 del piu bel rosso di Francia per mano di Giovanni Mattiussi di Udine. E Pimagine del serafico lodevole lavoro del piltore GB. Mengardi padova-no, ristaurata, nei 1845 da Giacoino Tonegutti bellunese, il quale ristauro 1'anno dopo la Cena di Crislo, Cri-sto nell' orto, e i Tre dormienti discepoli, pitture appese nei coro di mezzo in tre quadri bellainente rifatti. Attrae poi in singolar modo Pattenzione 1'antipen-dio deli'incurvato altare delParcangelo Michele. E quel-lo di marmo di Carrara mirabilmente lavorato ad alto ri-lievo 1'anno 1739 dallo scultore Alvise Tagliapielra di Venezia. Nei mezzo sta il guerriero principe degli angeli, che tiene debellato sotto ai piedi il drago inferna-le, nella cui orrida bocca caccia la terribil asta, compien-do la memoranda vittoria. Ai lati vi e 1'ornato di fiori, e di frutta del piu elegante gusto, e del piu esquisito lavoro. (1) Tal e 1'atteggiamento della statua. Si vuoie, che la chiesa, in oggi parocclvale di Rovigno, fosse cattedrale prima deli' arrivo di S. Eufemia;ma tanto vi e corso di tempo, tanta e la oscurita delle tra-dizioni, e la dubbiezza dei documenti, che non si osa affermarlo. Sembra pero, che aH' epoca 803 questa chiesa fosse cattedrale, se si volge 1' occhio al diploma del-1'imperatore Carlo Magno dei 4 agosto di quell'anno, col quale assoggettava il vescovato di Rovigno in unio-ne ad altri cinque sulfraganei al Patriarca d'Aquileia; ed ecco le parole medesime del diploma,— "Quaproplerper has praeceptales Litteras omnino a nostro nune jure tras-mitthnus in jus, et potestatem Dom. sopradieti Panlini Patriarchae omniumque illius successorum sex Episco-patus, unum videlicet Concordiensem, aliud Utinensem, tertiurn illum (jui apud Civitatem novum Histriae consti-tutus esse noscitur, quartum vero liubinensem, quintum Fe-tenensem, S3xtum Tersatiensem.r/ — Come questa chiesa abbia perduto un cosi illustre titolo si raccoglie dalla bolla di Rodoaldo patriarca di A-quileia dei 22 gennaio 966, poiche qualche anno prima venne da popoli barbari messo a ferro e a fuoco tutto il paese, che resto iniseramente disfatto ; per la qual cosa quel patriarca con 1'autorita che aveva in forza del pre-detto diploma, assoggetto li miseri avanzi alla giurisdizione veseovile di Parenzo, come citta piu vicina, e do-no a quella mensa, onde soceorrere quella chiesa nelle calamita, nelle rjuali era caduta, le rendite del vescovato di Rovigno, come si legge nella Bolla suddetta____uQua propter.... i/nandam Terram, quae de nostro Episcopatu nobis, nostraei/ue Ecclesiae pertinet, Rubinensi nomine quod etiam, heu pro dolov, nuper a nefandis Sclavi§, ac duris barbaris dirutum est, Adam praefactae Ecclesiae Episco-po, ejusijue Suvcessoribus praefalam Terram conce-dimus,,... Anche nella Bolla del pontefice Sergio IV del 100S, con la quale conferma al vescovo di Parenzo i doni ri-cevuti, si riseontra nuovo argomento di p.oter ritenere, che in antico questa chiesa era cattedrale; mentre, par-lando di Rovigno, dice " ubi qu. Episcopatum dicilur fuisse.,, Comunque siano questi documenti e costante tradi-zione pero, che il vescovo di Parenzo per la fusione se- I guila del vescovato di Rovigno con quello, doveva ri-siedere una meta deli' anno in questa citta, avvalorata anche dalla seguente iserizion«, che si leggeva sopra la porta deli' edifizio chiamato canonica, ch' esisteva ezian-dio a recente ricordanza da presso Ia chiesa paroc-chiale: HAS JEDES CvESAR DE NOR1S EPISCOPVS PARENT1N ETC. IN COMODVMSV1,ETSVCCESSORVM, POPVLI0VE RVBINI GRATIAM INSTAVRAV1T ANNO MDLXXXIV. L' uso in fine ch' hanno anche questi canonici della zanfarda denota un privilegio antico annesso a questa cattedrale; come, volendo una volta, il vescovo di Parenzo privarli di tale distintivo, rappresentarono li 16 gennaio 1693 al principe di Venezia, implorando la conservazio-ne di tutti i privilegi, dal quale venne inantenuta, "Che avendo qncsla chiesa di Rovigni avuto il suo proprio vescovo e che per le distruzioni antichissime seguite da barbari essendo stato delegato sopra di essa quello di Parenzo, segui in tal modo P unione di due chiese cattedrali fra di esse fraternizzate, onde de jure godono am-bedue li loro privilegij Ma sorpassando questo argomento, la mistica co-stituzione di questa chiesa era d'altronde nei tempi pas-sati formata di quattro canonici, obbligati alla sola offi-ciatura del tempio, e di un canonico-paroco con titolo di preposito, incaricato delle sacre funzioni, delle pub-bliche preghiere, e della cura delle anime, che doveva far in aggiunta amminislrare da quattro curati; insigniti i primi e P altro di fiocco al cappello, calze e collarino pavonazzi, zanfarda, cotta colle maniche, e anello, i quali in seguito ebbero vaghezza di surrogare il rosso, e git-tar giu le maniche. Ma cresciuta la popolazione ancora nei 1716 a 7000 abitanti, questa onde fosse sopperito ai sorvenuti bisogni spirituali, ottenne dal principe di Venezia in Pregaii li 23 novembre 1783, che fossero smem-brati i quattro in otto canonicati, e conservato iniatto quelIo annesso alla prepositura pel mantenimento dei quattro curati; il che fu canonicamente eseguito per patente del diocesano il'l.° maržo 1783, aggiungendo ai nuovi canonici eziandio Ia cura in avvenire delle anime. II quale smembramento e pure attualmente mantenuto : ed hanno in oggi tanto i canonici che il preposito per sovrana organica disposizione in luogo delle decime popo-lari un emolumento dal pubblico erario, oltreche particolari prebende: ed i curati per accordo fra gli uni e 1' altro, sono presentemente stipepdiati da ambe le pnrli, onde quelli per tal modo esonerarsi dalla cura delle a-nime, ialsandosi cosi Io scopo dello smembramento dei canonicati. Del resto la chiesa parocchiale di Rovigno ha pro-pri capitali fruttanti; ma viene decorosamente mantenu-ta in ispecialita colle generose limosine dei ciltadini. III. Sopra Rovigno. Giace questa citta alla sponda del mare nella Ion g 31, 28 dali'Isola del Ferro, e nella lat. 45, 14: della circonferenza di circa un miglio e mezzo. Anticamente era isola, ora pero forma penisola, dacche il ponte leva-toio ch'esisteva dalla parte aquilonare, ove sino ali'anno 1843 si vedeva il bell arco toscano sostenere un;< torretta, fu demolito quando si turo la fossa che appunto isolava e divideva il paese, 1'anno 1767 per ordine di Orazio Dolce c«pitano di Capodistria. Non pertanto Rovigno si divide ancora in due par-ti. — L' antico al di qua dov' era P arco toscano, verso ponente, fabbricato sopra un monte, che ora chiamasi di santa Eufemia. Era questo un castello, 1'antico Rovigno, denominato Rubinum, Ruvinium, et Arupinum sebbene vuolsi da alcuni,che P antico Arupinum, che dicesi innabissato, esi-stesse sul Montaureo, vicino alPattuale Rovigno, i di cui ruderi pretendesi vedere nei fOndo del mare quand' e nella sua piu perfetta calma^ circondato da mura e da torrioni, su cui in seguito si fabbricarono abitazioni, con diverse porte sul mare, tultora riconoscibili, e due in- terne, oltre 1'ingresso di terra sotto 1'arco toscano per il ponte levatoio; le une, cioe le porte interne e prima il ponte e 1'arco di gia demoliti, quest'ultimo, come si disse nel 1843, con vandalico pensiero, perche ricorda-va, oltre nell'architrave la sua erezione nel 1563 col ponte levatoio ed ingrandimento della torre a presidio maggiore contro gli IJscocchi, che nel secolo X aveano ruinata questa terra, anco il bel pregio della stessa, d'es-sere stata mai sempre il rifugio dei dereliti, poiche cosi suona il molto : LO REPOSSO DEIDESERTI, che era scolpito nei sassi deli' arco. Dove.va avere il castello sul sommo, ov' e in oggi la chiesa parocchiale, il forte, di cui pure in presente si vedono alcune vestigia. II nuovo poi, al di la deli'arco suddetto, verso 1' orien-te, si spande alquanto di piano, che gradatamente a-scende a collinetta, chiamata di S. Pietro, che, si dilata anche a tramontana e a mezzogiono. Conta Rovigno 1098 čase con pressoche 11 mila abitanti, una buona parte dei quali colliva laboriosamen-te la terra, altri cioe i marinai si distinguono nella na-vigazione' e nel commercio, e sono i primi nel cabotag-gio del golfo; altri attendono ingegnosi alle opportune arti meccaniche, un sufficiente numero si dedico in ogni tempo alle arti liberali e allo studio: per il che maimanca-rono in questa citta individui pregievoli per talenti, co-gnizioni e saggezza. E qui vuolsi per debito di amor patrio ricordare precipuamente fra gli altri che si distinsero nella pieta il medico Giuseppe Sponza, il curato Giovanni Segala, e i due sacerdoti Gianfrancesco ed Oliviero Costantini, che per la loro carita civile e religiosa, e per le luminose, loro virtu, padri e protettori dei poveri, ai quali spe-cialmente i secondi dispensarono il ricco loro patrimonio e P ultimo in particolare fondo e provvide di sufficiente dote quest' ospitale, meritarono pubblica testimonianza di amore e di devozione (1): in armi Gregorio Calussi, Nicolo Garzotto e Vincenzo Beroaldo; questi ed il primo creati in premio del loro valore e merito cavalieri di s. Marco, 1' altro sopraintendente deli' artiglšeria, cele-bre pni pel cannone da 500 di sua invenzione : ed in lettere con Antonio Zuanelli, e don Nicolo Sponza; 1'uno autore della Concordanza del diritto comune col veneto, 1'altro professore di leggi nella Universita di Bologna. Benche venga Rovigno dominato dali' umido sci-rocco, pure gli abbondanti fuochi e i venti del nord, che qualche volta soffiano con violenza, depurano P aria, e la rendono buonissima; per il che gli abitanti sono pie- ni di salute e di robustezza. Mancanti di sorgenti che •_ (1) Al di sopra internamente della porta laterale della parocchiale si leggono le seguenti iscrizioni in pietra ai due primi: IlAVEND. L'ECC. SIG. ISEPPO SPONZA MEDICO FISICO LONGAMENTE SERVITO CON CARITA GRANDE ET CON AMM1RABILE VIRTU OVESTA SVA PATRIA. L'VN1VERS1TA Tli ROVIGNO A SVE SPESE PER ESECVZIONE DI PARTE PRESa NEL CONSEGLIO LI 8 SETTEMBRE 1682, HA POŠTO QVESTO TESTIMONIO PER MEMORIA ETTERNA DELLE SVE DEGNE CONDIZIONI, DEL SVO NOME ET DEL SVO MERITO. MORI 1680. X. 8BRE. somministrino acque perenni, trovano non pertanto i me-desimi di soddisfare ai loro bisogni colle acque salubii pelle numerosissime cisterne in citta, e colle acque lim-pide dei laghi sparsi per la campagna. E quando im-perversa la siccita nella fervente stagione, al cui flagello va di frequente soggetta la citta col suo territorio non pero mancano mai totalmente le acque, mentre si apro-no in allora i chiusi pozzi, riservati soltanto a tal uopo e nei suburbi e nelle campagne, che soddisfano abbon-dantemente al bisogno e degh uomini e degli animali. II territorio di Rovigno si estende per 9775 iuge-ri circa; angusto spazio alla sua grande popolazione e alla numerosa classe degli agricoltori, che percio sten-dono le loro possiderize in quei limitrofi di villa e di PRAESB. JO: SEGALA COADIVTORIS CVRATI SIBI NIH1L. SACRIS MVLTVM, ANIMABVS NIMIS ADVIG1LANTIS ONVSO. ETIAM ANGELIS FORMIDANDV" STRENVE ANGELICE SVSTINENTIS PIVS LABOR IN GLORIA GLORIOSA ANIMA IN CCELO CJELESTES CINERES IN TEMPLO FELICITER, MERITOO- CONOVIESCVNT. Obiit oCtaVo DeCeMbrIs HIs qVos eXposVI VLXIt annis. E su le tombe presso 1'Arca di S. Eufemia quelle ai due secondi: CINERES JO. FRANCISCI COSTANTINI SAC. THEOL. DOCT. CONSVMAIVE SANCTIMONLE VIRI OVE 11 SACERDOTVM DECVS BONORVM EXEMPLVM PAVPERVM PRjESIDIVM TOTA CIVITAS PIE LVXIT PVBLICA AVCTORITATE EX LOCO INOPPORTVNO HVC TRANSLATOS JO. COSTANTINVS FR. CONSANGVINEVS IN SEPVLCRO RECENS EXTRVCTO REPOSVIT ANNO R. S. CDIDCCLXXXII. D. 0. M. OL1VERIO COSTANTINIO SAC. TIIEOL. DOCTORI ET HVIVS ECCLESLE CANONICO INS1GNI PIETATE VIRO OVI ECCLES. EMOLVMENTIS EROGATIS IN PAVPERES, PIOSOVE VSVS RE, OPERA, EXEMPL0 SESE OMNEM OMNIVM COMMODIS DEDIDIT PETRVS-FRAN., ET JO. COSTANTINIVS PATRVELES, ATQ. ILEREDES EX ASSE P. C. VIX!T AN. XIIIC. MEN: VI. DIES XVIII. OBIIT AN. CI3DCCLXXXIV. valle. Due sono i principali prodotti del medesimo; il maggiore e que!lo dell'olio, il secondo e ilvino, i quali in anni fertili danno luogo a lucroso smercio. Del re-sto la piantagione degli olivi fu promossa e incoraggia-ta dalla Repubblica Veneta, e credesi nei primordi ancora del suo dominio in questa parte. Rovigno pero non potendosi sostenere coi soli campestri prodotti, si appoggio sempre sulla industria, e sui commercio ma-rittimo, che distinguono i suoi abitanti, e su quello della pescagione e insalazione delle sardelle; ma questi og-getti di grande interesse e di ricca utilita soggiacquero a fatalissime variazioni. E faceva commercio una volta con Venezia, quando quella dominante citta era nello splendore e nella flondezza, ivi smerciando i suoi principali prodotti, e le salate sardelle, le quali specialmen-te da cola aveano quindi transito per la Lombardia. Commerciava inoltre coi paesi del Po, e con quelli della Marca; poscia a cagione dei politici sconvolgimenti, in-contro Rovigno commerciali relazioni, che non tardo molto a profondamente radicarle con Trieste, citta che inalzavasi o s'ingrandi sulla decadenza di Venezia : ed estese eziandio il suo commercio anche con tutta la Dalmazia, e con buona parte in questi uitimi tempi delle isole del levante. Anche il giornaliero travaglio degli arsenali, vol-garmente squeri, offriva oggetto di rimarcabile interesse. In quelli si costruirono sempre, come in presente si fabbricano di bella ed ottima costruzione non sola-mente barche per la navigazione del golfo, ina navigli di alto bordo, e di grande portata per quella dei grandi mari, a commissione oltreche degli abitanti, anche dei provinciali, e perfino dei forestieri. Inoltre abbonda Rovigno di scavi di pietre, e gran parte del suo territorio e suscettibile di queste cave, le quali altre volte formarono oggetto di lucroso commercio perfino colla stessa Venezia, ed in presente col suo estuario. Fra le attuali due sole meritano considerevole luogo; l'una presso la chiesetta suburbana di S. Vincen-zo Ferrerio, 1'altra sopra il promontorio di Monteaureo, perche le pietre di tali sili sono di enorme grandezza di particolar durezza, assai pregiate, ed opportune per le fabbriche, e le opere di sommo riguardo, Ai moiini a vento, che in antico avea R ivigno sopra un monte poco discosto dalla citta verso scirocco, da cui gli derivo il nome, ove si vedono di presente ancora gli avanzi, vennero surrogati a centinaia quelli a mano per macinare i grani. Ma con otlimo intendiinento fu istituita nei primordi del 1847 una nuova macchina a vapore della forza di sei cavalli tanto appunto per macinare i grani, quanto per il lavoro delle paste, con Io-de dei proprietari fratelli Blessich del fu Pietro, a co-modo di questa popolazione. Rovigno ha due bei porti: 1'uno denominato di S. Caterina, con due bocche, 1' altro di Val-di-bora, pro-fondi, tenaci, capaci di molti bastimenti grossi, e molte barche, e di opportuna situazione; dominati, il primo dal-1* ovest-sud-ovest, 1'altro dal sud-ovest. Oltre questi.due principali vi sono i porti morti addelti a Rovigno, cioe Saline, Fico, Polari e Vestre; di piu, una rada tra lo sco-glio di S. Caterina, e il promontorio di Monteaureo: lutti buoni, e capaci, pero senza stabilimento e officio sanita- rio, ove i legni approdano o per improvviso tempo bur-rascoso, o per altro accidente, senza apposita direzione. Rovigno ha uno statuto di leggi patrie, che dob- • biamo supporre fatto poco avanti il 1531, poiche confer-mato con Ducale Andrea Gntti dei 27 luglio di quell' anno; il quale regolo sempre i contratti, testamenti, e le altre operazioni di diritto civile, politico e criininale degli abitanti, fincbe vennero poste fuor di vigore dai go-verni subentrati al veneto i quali imposero i loro codici. Fu questo comune, che provida mente diviso ed ot-tenne inPregadi li 12 maržo 1772 la fondazione in Rovigno di un Monte di Pieta col soprappiu del soldo del fondaco di allora, di ragione di esso comune in somma di L. 77775:9:6, che si accrehbe colla posta degl' inte-ressi nel corso di trentatre anni a L. 209659:4, e che ritorno a poco a poco sotto il governo francese per soc-corsi alle armate e al comune stesso pressoche alla pri-mitiva cifra, il cui giro pero basta al soccorso della po-vera gente. L'Istituto ha proprio regolamento, propri impiegati, soggetto tuttora alla commissione di benelicen-za, che sopraintende anche ali' amministrazione del patrimonio dei poveri, nella cui cassa fluiscono gl'interes-si del Monte fin dali' epoca del.prefato governo francese, a sovvegno dei rioovrati d'ambi i sesti nei due ospi-tali, e dei poveri eziandio della citta. Non si sa in qual tempo, ne per qual predicazione e circostanza abbraccio Rovigno la religione cattolica ; pure do veva essere anch'esso idolutra, s'e vero čhe it monte ora detto di S. Enfemia, chiamavasi, come si «c-cenno, rosso per il sangue che i martiri ivi sparsero per-la fede di Cristo; e perche una delle lapidi, non si sa pero quale, di due tempi dedicati P uno alla Fortunu, e 1'altro ali'Istria, fu ritrovata da mons. Tommasini vescovo di Cittanova, in riva grande, sui selciato dello stendardo, presso la colonna quadra ancora esistente; e sono: I. FORTVNAE FANVM AB C. VIBIO VARO PATRE INCHOATVM 0- CAESIVS MACRINVS PERFECIT ET DEDICAVIT. II. HISTRIAE FANVM AB C. VIBIO VARO PATRE INCHOATVM 0- CAESIVS MACRINVS PERFECIT, ET DEDICAVIT La qual cosa, se non furono portate d' altrove, cioc-che d' altronde sembra inverosunile, indicherebbe che in Rovigno esistesse uno di quei tempi avanti che vi fosse introdotto il cristianesimo, sotto la dominazione romana, alla quale era soggetta 1'Istria intiera. Del resto neppur vi esistono documenti della dedi-zione di Rovigno alla repubblica veneta, poiche 1'antico archivio della citta, com'e tradizione, fu distrutto prima del 1500 da incendio. Pero dovrebb'essere avvenuta a-vanti il mille, secondo il Langier, che dice: "Pietro Or-seolo II doge di Venezia prese il possesso deli'Istria 1'anno 991 „. Siccome poi i patriarchi d'Aquileia domi-narono anche i Friuli e P Istria, cosi oo nvien credere, che Rovigno sia stato prima sotto Aquileia. Kovigtio lia un convento, dedicato a S. Francesco di Assisi, la cui fabbrica insieme alla chiesa fu intrapresa 1'anno 1702 spontaneamente dal popolo, sopra terreno di ragione dei privati con danaro del comune e degli abitanti; qual edifizio allora fu eretto sotto il nome di 0-spizio, convertito per ducale permesso in qualita di convento effettivo nel 1746, e venne sempre abitato ordi-nariamente da sei sacerdoti e vari laici riformati, dipen-denti dal provinciale di Venezia. Ouesti frati non hanno per canone alcun dovere, ma si prestarono sempre al bene spirituale della popolazio-ne, ed alla educazione fino a prossima ricordanza dei gio-vani studiosi. E cosa dura pertanto in oggi, che i me-desimi non abbiano pensato a ripristinare le scuole gin-nasiali, almeno, se non per obbligo di religione, che anche il prestarsi aH' altrui sviluppo intellettuale lo comanda pero Iddio, a grato ricambio dei lunghi sovvegni ed os-sequi di questa popolazione; ne chi doveva si abbia mai voluto occupare seriamente in proposito, lasciando inve-ce quei poltrire, e la citta, popolatissima, commerciale, la piu grande, e la piu importante deli' Istria, amareggia-ta tanto piu, perche priva d' un proprio ginnasio alla in-teressante educazione della sua molta gioventu. In fine i Rovignesi sono franchi e leali: parlano il dialetto veneziano, e vestono alla foggia italiana; il che denota fuor di dubbio che la loro origine d italiana, ne si potra ad essi far carico per cid, quando la lingua e la na-zionalita delle vario genti che compongono 1' impero austriaco sono garantite dal grande atto della sua costituzione. Giugno 1848. Ant. Angelini. Inserizioni di Grado. ////BONIO//// ///Imil VIR0 ///BONIVS/// FLORVS M mii ///ONIANIAE ORTVNATAE MONIANIA HYGIA MATRI PIENT • V • F P. LVCRETIO EVTACTO THEOTIMVS NIIAN FIL • CYRVS BENEFICI//// O ■ V RTEM • DIV Tutte e tre sono di Grado custodite nella časa Mar-chesini, comunicate dal sig. Carlo Kunz che l'ebbe dal-1' Ingegnere L. Ducati. Nessuna di queste tre leggende era di anzi nota per le stampe, le genti della prima e della seconda non com-pariseono in altre inserizioni. Al Dr. Pietro Kandler Se fu grande la tua letizia pella scoperta delle tre iserizioni salonitane fatta al principio di luglio p. p. dal-1'illustre professore abbate Francesco Carrara da Spalato, non minore te ne rechera il monumento diseppolto dalla muraglia di questa citta presso P antica porta d' Escula-pio nel dichino del mare suddetto. Noi lamentavamo che 1' epoca piu saliente nei fasti di Pola non ci avesse tra-mandata alcuna memoria speciale degli Antonini, benehe sia qui costante la tradizione di un piedestallo colla statua di Settimio Severo : ebbene rallegrati, il monumento che rivide la luce e appunto un basamento di statua, eret-ta non a lui ma a suo liglio 1' imperatore Caracalla nel comizio adiacente al sito della scoperta. Ma gia non voglio ritardarti la gioia di leggere la bellissima iscrizione che vi sta sopra: eccola IMP • CAES M • AVRELIO ANTONINO PIO • FEL • AVG PART • MAX ■ BRIT • MAX PONT • MAX • TRIB • POT • XVI IMP • II• cos • nn • P • P • PROCOS DIVI-SEVERI • FIL • DIVI • M • ANTO NINI • NEP • DIVI • ANTONINI • Pil PRONEP • DIVI • HADRIANI ABNEP • DIVI TRAIANI • ET DIVI • NERVAE • ADNEP MAGNO • IMPERATORI D ■ D II piedestallo e di pietra nostrana, alto un metro e mezzo, largo 72 e profondo 73 centimetri; le modana-lure della cornice e della base, smussate qua e cola e sporgenti circa 12 centimetri sentono del mediocre; i caratteri, la cui altezza varia dai 37a ai 6 centimetri sono di bella forma ma di pochissirna profondita; e la ortografia e regolare se ne togli la sigla FIL. e il nes-so NT nell'8.°, e"l' altro nesso ATnel 13.° verso. Le ingiurie del tempo e di un duro cemento da cui era ve-lata non lasciarono nell'iscrizione nessuna incertezza. Fu colocata nel tempio di Augusto. L'epoca di questo monumento dev'essere 1'anno 213 deli'era eristiana; non prima perche il quarto con-solato di Caracalla non fu anteriore a quell' anno, non dopo perche nel seguente ei vi figurerebbe imperatore per la terza volta: e ali'anno 213 corrisponde precisa-mente il XVI della sua podesta tribunizia, la quale, co-meche fosse la maggiore, al dire di Dione, che sia mai stata in alcun tempo, pure sappiamo che fu a lui confe- I rita nel 198 quando appena contava undici anni, nel-1' anno medesimo cioe in cui fu accclamato Imperatore Augusto per la prima volta, onde aH' epoca del nostro marmo egli imperava da sedici anni (compresi i tredici in compagnia) ed era nel 26° anno deli'ela sua. L'ambizione di questo principe, che forse primo, fra i romani nelle monete greche vedesi nominato re (BA^I^EY20,!fu qui blandita rinzeppando la lapide di fastosissimi titoli. Vincontriamo fra quelli di dignita ol-tre il Cesare e 1'Augusto, anche il Pio e il Felice in-trodotli di fresco l'uno dal primo Antonino, I'altro da Commodo ; e fra quelli di carica oltre i soliti d' Imperatore, Console, Tribuno, Pontefice Massimo, padre della* i patria, perfino quello di pronconsole che assai di rado si usava, sicche non vi mancherebbe neppure il censore se dupo i primi Flavi non fosse onninamente abbandonato. Ma i titoli militari devono maggiormente fissare la nostra attenzione. Non comparisce fra loro quel!o di Germanico che gli fu conferito appena 1'anno seguente. donde novella prova trarro per 1'epoca del monumento, ne gii altri di arabico ed alemannico che devono pur essere posteriori perche 1' adulazione non gli avrebbe taciuti. — Quello di Partico non e certo riferibile alle iin-prese condotte in Asia, lui solo imperante, perche sarebbe di tre anni posteriore alla lapida, ina deve ripor-tarsi aH' epoca delle guerre di suo padre, con cui lo ai-vise, quando nel 198 il Senato con esempio fino allora inso'lito vi aggiunse P epiteto di Massimo. L' altro poi di Britannico ei 1'ebbe col padre e col fratello Geta nel-1'anno 210, pella fainosa spedizione incominciata da Set-timio e finita da lui, della quale si fa ccnno nelle poe-sie di Ossian. E questo cenno e stato fatale al vero autore di esse, perche diede occasione ad uno storico valentissimo di osservare che il Macpherson scopri la sua fizione, quando appunto nel poema drammatico di Co-mala pose in bocca a Fingallo il nome di Caracul, non ricordandosi che questo fu un sopranoma datogli dopo la morte. E gli fu dato, cred'io, dalla storia imparziale non tanto pel bisogno di distinguerlo da M. Aurelio Antonino il filosofo, quanto a segno di disprezzo, benchž i la caracalla da lui messa in uso altro non fosse che una vesta talare; ma la vesta talare fu sempre disprezzata dal romani, come abbiamo fino dai tempi di Cicerone nel riinprovero ch'egli ne fa a Verre allorche lo deride so- leatus..... cum paltio purpureo, tuniccK/ue talari (in Ver. act. II), e a Catilina quando schernisce i fautori di lui manicatis et talaribm lunicis..... amictos (in Cat. or. H); e certamente la sua memoria non la troviamo nei monumenti, ma nelle sventure di Roma. Restano ancora i titoli di prosapia, dai quali, oltrechž figlio di Settimio Severo, crederlo dovrebbe nipote di Marco Antonino, pronipote di Antonino Pio, terzo nipote di Adriano, e quarto nipote di Traiano e di Nerva, gia ; tutti divini, chiunque non gapesse che questa genitura fu 1 inventata dali'imperatore Settimio, d'ignota origine li-bica, quando, sconfitto Albino, s' improvviso fratello di Commodo e figlio di Marco Aurelio annuente la piacen-teria del Senato. Della quale finzione furono dilatati i confini col dettaglio di questa lapida, ove pero mi sor-prende di non inoontrare il nome di Commodo. Non ot-tenne egli pure gli onori divini? Ma 1'apoteosi non sof-foca la venta; e la memoria di lui rimase esecrata. Per questo, io penso, che sia stato omesso. II panegirico e chiuso dalla ripetizione del titolo imperiale collo straordinario addiettivo di Grande : ed a constatare che il monumento fu eretto d'ordine del Consiglio Municipale, vi segue la formola Decreto "Decurio-num„, in!altra lapida piu tarda si legge quell' altra di "Res-pub. Polens.„ che vediamo nelle lapidi deli' Augusta Ulpia Severina e deli' Imperatore Licinio. Or vedi felice accidente! Saranno appena due mesi che fu trovata presso la villa Liciniana (ora Lisignano) una moneta in argento di Plautilla, la moglie appunto di Caracalla. Nun e rara pel metallo ma e bemssimo con-servata. Nella parte antica si vede la testa deli' Impera-trice colla chioma liscia annodata aH' occipite e colla leggenda PLAVTILLA AVGVSTA; nella postica c'e il trionfo della bellezza simboleggiato da una Venere in piedi che ha nella destra il pomo di Paride, tiene lasi-nistra appoggiata ad uno scudo pendente, ai suoi, piedi, e d'innanzi le sta ritto Cupido, colla leggenda VENVS ViCTRIX e nelf esergo nulla. Un' altra scoperta nello stesso mese decnrso fu fatta sulla piu alta collina della contrada Cappelletta che chia-masi Paradiso, ove si fabbrica adesso una fortezza alla vista del porto Veruda. Si ritrovarono cinque urne, la magsriore rotonda e le altre retlangole, una delle quali contiene una specie di tazza di vetro, che nel colore somiglia alle moderne bottiglie. La rotonda e alta cir-ca mezzo metro, compreso il coperchio, il quale era unito al vašo con due arpesetti di ferro. Vi fu trovata dentro un' olla di vetro sottile e verdastro, contenente dei resti umani misti a terriccio con circa dodici ampol-lette, ed una moneta di T. Vespasiano. Le ampolle an-darono disperse, il resto fu riparato nel tempio di Augusto. Oni non sono infrequenti gli avanzi di simili urne, e i frammenti di vetro che vi si trovano spesso vi-cini indicano che le olle cinerarie abbondassero in que-sta sostanza, la quale attesa 1' opportunita delle materie prime, forse qui iabbricavasi. Ecco un tributo al tuo Giornale di nuove ricchez-ze archeologiche, il valore delle quali attende il suo vero apprezzamento dal tuo eminente giudizio. Addio. Pola 4 agosto 1849. Tuo affezionatissimo Giov. Carrara.