ANNO XXIII. Capodistria, 16 Luglio 1889. N 14 ---P---- m. LA PROV DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Ogrrm.no a, casa sua III. Dell'Acqua (Continuazione vedi numero 6 e seg.) B). Adesso seguo fedelmente 1' A. nella biografia, riserbando però a più tardi la indicazione delle opere, la cui memoria giunse fino a noi. Parentino Bernardino, detto Bernardo da Parenzo, cade nel novero dei più celebri pittori del 15.° secolo. Nacque a Parenzo nel 1437. * Stancovieh dice che il suo nome di battesimo [era Lorenzo, e Bernardo quello del professo. Il Tedeschi ritiene invece che si tratti di una confusione degli autori lael riferire la città di origine: Parenzo. Partito in tenera età per Padova, entrò costì nella scuola del celebre pittore Squarcione. Alcuni scrittori però affermano, eh' egli avesse studiato presso il Man-tegna; ma il Ticozzi dimostra ciò non esser vero, forte anche del fatto che il Mantegna era di soli sette anni più vecchio del Parentino ; mentre può darsi benissimo che i due sieno stati condiscepoli presso lo Squarcione stesso. — Eapidi furono i progressi nell' arte ; e ben tosto il nome suo salì in rinomanza. Ancor da giovine si fe' religioso dell' ordine di S. Benedetto a Padova ; e più tardi passò nella famiglia degli eremitani di S. Agostino a Vicenza (1495), dove morì d'anni 94. Da una iscrizione latina, riportata nel „Musaeum Lapidarium" del Facioli (Vicenza 1796. P. I. pag. 147.) risulterebbe eh' egli fosse priore del monastero, e che avesse fatto costruire vari oratori. L' A. riporta anche la poesia latina diretta „Ad Btrnardum Parentinum pictorem" da Raffaello di Piacenza, benedettino da Monte Cassino. Essa fu stampata ì Cremona nel 1518 nel libro: Armeniados Libri X ecc. La chiusa ne celebra la moltitudine dei lavori : „Biblia quidquid haberet antiqua, dat iste videri, „Perde libros, eadem non cadet historia". Tra le altre, secondo il poeta, le pitture del figliuol di „Parentia" vincono le opere classiche dell' antichità e dei tempi moderni, nel ritrarre le glorie di Roma cogli armati Scipioni e colle ruine, e poi nel dipingere castelli e templi, e portici dalla soave quiete. Neil' opera del Zanotto si trova inciso in rame il ritratto del Parentino, quale giovine dei 18 ai 20 anni. Gli occhi esprimono dolcezza e bontà; brevi capelli gli cadono sulla fronte, come lo vediamo di frequente — «presso i contadini istriano-slavi." — L'originale di questo ritratto ebbe ad averlo il Zanotto dall' amico suo Lazaro-Vucovich. t* Dulcis in fundo, e se la va, benone, e se no, la s'impianta; bravo, messer K; purché s'infiltri il dubbio della provenienza di fra' Bernardo da Sbandati o da Moadellebotte ! La capigliatura laica, o la tonsura fratesca, servono anch' esse a qualchecosa nel risveglio delle recenti grandi idee nazionali. D.r E. N. ----Sf---- «La commemorazione del compianto Paolo Ferrari è riuscita solenne, imponente. Degna del commemorato. Il Prof. Paolo Tedeschi, in un elaboratissimo discorso ha passato in rassegna la vita artistica letteraria di Paolo Ferrari. L'egregio conferenziere è stato interrotto più volte da applausi e da scopi di ilarità destati da certi frizzi [pieni di pepe che sono la caratteristica dell' egregio prof. Tedeschi, che al finire della sua conferenza è stato salutato da una triplice salva d'applausi. In detta sera furono rappresentati due lavori di Ferrari La medicina d' una ragazza ammalata, e Nessuno va al campo, entrambi, rappresentati con garbo ed applauditissimi.» Così il Corriere dell'Adda e noi siamo lieti di poter offrire ' ai nostri lettori il bellissimo discorso : COMMEMORAZIONE DI PAOLO FERRARI la sera del 22 Giugno 1889 nel Teatro Lombardo a LODI Quindici anni or sono, nel luglio del 1874, si dava su queste scene il Roberto Yiglius. Il cartellone aveva annunziato la presenza di Paolo Ferrari; il teatro quindi era pieno zeppo, grande l'aspettazione di tutti. L'autore, attento non trepidante, notava le impressioni che il suo forte dramma, molto bene rappresentato dalla compagnia Pietriboni, destava nel pubblico, prendeva appunti; di alcune scene, al mancar dell'effetto, proponeva lì per lì una riforma, finalmente usciva da queste quinte acclamato, festeggiato con lunghi e ripetuti applausi, fi tutto ciò con certa disinvoltura e dignità così nel pubblico, il quale sapeva di non avere dinanzi a sè un novellino da incoraggiare, nè un' opera da demolire ; nell' autore che sempre in vita si distinse per disinvoltura e dignità di modi e di alto sentire: disinvoltura e dignità, doti che compendiano l'uomo, e ritraggono con due sole parole il carattere di Paolo Ferrari. Dopo un successo, si sa, nasce in molti il desiderio di aver l'alto onore di stringere la mano all'autore e di farne la conoscenza personale. Ai fortunati tutti si stringono intorno ; la moda è vecchia e notata da Dante: "Quando si parte il giuoco della zara,,. Lasciamo Dante; la similitudine non torna a cappello; perchè qui non si giuoca nè a carte nè a dadi ; al più al più a niscondi tra le stecche del ventaglio. Cerchiamo un'altra similitudine. Ah! eccola trovata. Quando il generoso destriero si slancia alla meta, spirando fuoco dagli occhi, e percorre rapidamente lo spazio, le mosche accorrono e gli si posano in groppa e accomodando quelle loro zampe intralciate, e gettando certe occhiatine nello spazio pare dicano : Corbezzoli ! noi si corre. Ho detto che in quella sera tutto si fece con dignità; montò sul palcoscenico qualche ottimato, qualche giornalista, perchè proprio non potevano farne a meno: strette di mani inguantate, congratulazioni sincere e nulla più. Se mai . . . se mai ... fui mosca anche io ; e non seppi resistere alla tentazione di manifestare il mio piacere della corsa pei campi dell'arte in groppa al generoso destriero di Paolo Ferrari. A tutta mia scusa, tanto per non demolirmi troppo, aggiungerò che pochi giorni innanzi, senza mendicarne la conoscenza, mi era trovato per più ore in una certa circostanza, in stretta relazione con lui, riconoscendolo quale un professore di alti intendimenti e gentile, anche in una congrèga di gufi letterari. Ma certo in quella sera non mi sarebbe mai caduto in mente, che io in questo stesso luogo avessi a commentare a voi la rappresentazione del Roberto Yiglius, e a commemorare su queste scene il più simpatico, il più grande de' nostri commediografi contemporanei. Ed eccomi qui a sdebitarmi dell'obbligo incontrato. Non metterò le mani innanzi per non cadere, non ripeterò le solite frasi rettoriche per cattivarmi la vostra benevolenza solo questo permettete vi dica. Qui non è tempo nè luogo ad una dotta e minuta critica delle opere di P. Ferrari; più ancor intempestiva una volgare apoteosi, a fuochi di bengala e a colpi di gran cassa : sarebbe questa ingiuria all'illustre defunto, demolizione delle poche mie forze, e più che tutto irriverenza ad un pubblico, che mi ha già dato tante prove di essere veramente inclito e colto. Paolo Ferrari, nato a Modena addì 5 agosto 1822, ebbe la fortuna di entrare a tempo nel campo dell'arte, di rispondere ad un bisogno universalmente sentito. Risorta l'Italia, in tutti nacque il desiderio di liberare il paese anche dall'imitazione degli stranieri. A questo scopo già prima avevano molti rivolto l'ingegno; e mi affretto a dirlo, il teatro si trovava allora in migliori condizioni che oggi non sia. Il Giacometti, Gherardo del Testa, Teobaldo Cecconi, Francesco Augusto Bon e molti altri scrivevano buone commedie; il Revere triestino, e il Dall'Ongaro pure mezzo triestino per lunga dimora, componevano drammi storici acclamati ; e la tragedia prima di avvolgersi nel suo classico manto, e morire con dignità come i gladiatori del Circo, tentava nuove vie col Gazzoletti col Somma. Ed ecco apparire il Ferrari con la celebre commedia II Goldoni e le sue sedici commedie nuove molti anni prima che si compisse il nazionale riscatto, ma che accennò subito alla nazione 1' uomo atto a divenire il commediografo dell' Italia nova. E perchè mai una commedia a soggetto vecchio piacque a una società tanto differente; come mai con questo antecedente potè l'Italia travedere in Paolo Ferrari l'aspettato Messia dell' arte ? Giova brevemente iudagarne la causa. Da un'Italia in formazione da una società non ancor bene sviluppatasi, ma unita in un unico scopo, Paolo Ferrari non poteva ritrarre tipi sicuri determinati precisi. Ebbene, ricorse all' anti co ; ma all' antico che è sempre nuovo, che si modifica, che progredisce coi tempi, ma che è sempre in fondo 10 stesso ; vale a dire allo studio di un' arte che si basa sul vero, (intendiamoci sul vero vero, e non su quell' altro oggi di moda) sullo studio dell'umanità che sempre e in ogni condizione, sotto la pelle della belva preistorica, sotto la clamide asiatica, il manto greco e romano, la corazza medioevale, il giustacuore del rinascimento, gli sgonfi e i merletti del seicento, sotto i ridicoli nostri panni, così sotto la tunica di foglie di fico del padre Adamo come sotto al panciotto molto abbottonato e insaldato di Francesco Crispi, ha sempre sentito e da per tutto 11 medesimo cuore. Ed ecco perchè fino dal suo primo apparire il Ferrari fu salutato quale lo scrittore che doveva rispondere alle concepite speranze del risorgimento del teatro nazionale. Fu detto che la superiorità di questo lavoro dipende dal Goldoni stesso, che le migliori scene si trovano belle e fatte nelle commedie e nelle memorie dell' Avvocato veneziano. È un po' la questione dell'ovo di Cristoforo Colombo; perchè rimane intero al nostro autore il merito della scoperta del soggetto a cui nessuno pensava, e dell'averlo trattato da maestro, rannodando le sparse fila, cogliendo i punti più importanti nella vita del commediografo, per mostrarcelo in lotta coi tempi, coi comici, coi nemici, con la società per farne uscire chiaro e preciso il carattere di Carlo Goldoni. Si in questa commedia è ammirabile il dialogo spontaneo, efficace; qui si torna alla commedia vera, allo studio dei caratteri, senza tante alzate d'ingegno, senza i soliti mezzucci e le note di testa; l'azione nasce, si svolge, cresce e naturalmente finisce senza pistolotti, e sbottonameli finali; vi spira da capo a fondo la festività comica, quell' a-mabile bonomia del genio italiano, che non piglia tutto in punta di forchetta, che mentre sferza il vizio indulge al vizioso, e si riflette la vecchia società veneziana, e un po' anche la nostra, allegra, alla mano senza annuvolamenti di mistici filosofemi nel cervello, e musonerie nordiche, è la commedia insomma, la vera commedia quale la scrissero in tutti i tempi e in tutti i luoghi tutti i sommi: Corneille, Bacine, Goldoni. E ciò, o signori, per un' altra rara dote, posseduta in alto grado da Paolo Ferrari, cioè l'immaginare largo e lo sviluppo pieno di un soggetto affacciatosi alla sua mente, il fare ampio, lo stile grande. Lasciamo da parte i primi tentativi — Un Mio in provincia — Una poltrona storica — Dolcezza e rigore; ecco il Ferrari ci si presenta dinanzi non con un ninnolo drammatico, con un proverbio, con un bozzetto sceneggiato; ma con una vera commedia, in cinque atti, e con un pieno svolgimento. Se tutti i protagonisti delle commedie e dei drammi di lui si potessero lì per lì mutare in marmi scolpiti, nella galleria di Paolo Ferrari, non si vedrebbero, come oggi all' esposizione di belle arti, tanti bimbi o paffutelli o rachitici, non gli angioletti dall'' ali piccine, non le grottesche caricature del piccolo. Le sue commedie, i suoi drammi composti dopo il primo successo •—• La scuola degV innamorati — La Satira e Parini — Prosa — La donna e lo scettico — Roberto Viglius — Marianna — Vecchie storie — Gli uomini seri — Il duello — Amore senza stima — Cause ed effetti — Il ridicolo — Amici e rivali — Il Lion in ritiro — Dante a Verona — Il suicidio — Le due dame — L'attrice cameriera — Antonietta in collegio — Per vendetta — Il giovane ufficiale — Alberto Pregalli — Il signor Lorenzo — La separazione e finalmente Fulvio Testi, sono tutte statue di uomini e di donne ben atteggiate, e ben piantate sui loro piedi ; vi piaceranno più o meno, ma non potrete non ammirare la larghezza della concezione e la sicurezza del tocco. Anche nelle brevi commedie, come nella Bottega del cap-pellajo (non so perchè non duri nel repertorio, invece di tante stupide farse: l'ho veduta rappresentare a Trieste con grande successo da Cesare Rossi e dal povero Bon) nella Medicina di una ragazza ammalata; nel Codicillo dello zio Venanzio: nel Nessuno va al campo, c'è sempre un fare ampio, uno svolgimento se non pieno, maestrevolmente accennato, c; è un pensiero nobile, alto ; que' personaggi saranno piccoli; nani giammai. Ne aveste, o signori, testé una prova nel Fulvio Testi, con cui l'autore, tornando alla sua prima maniera, ha chiuso così gloriosamente il suo arringo. È un bozzetto, sono macchiette; molte cose sono accennate, ma quanto ammirabili questi accenni. Quale satira arguta dello stile barocco nell' atto secondo ! Certo, non è una vera commedia, non è finita; ma voi tutti, o signori, col vostro discernimento avrete rilevato l'arte ammirabile del Ferrari nella scena dell' atto terzo, in cui la povera Duchessa legata a quello stupido marito, soffocando gli alti ideali nel cuore, legge la lettera del Papa dichiarante di non poterle promettere il miracolo della guarigione. Quale profonda malinconia in quella scena: e quale arte di sottointesi ! Non è la duchessa, o signori, è l'Italia la povera tisica che ricorrerà invano a Roma per buon'aria e salute. Il Papa si dichiara impotente a salvarla ; conservate pure o Neo - Guelfi la vostra fede nell' influenza morale di Roma nel moudo ; ma per gl'interessi della terra cercate altrove; l'aria di Roma era allora un' aria pesante, un' aria sepolcrale. La salute verrà da settentrione, verrà dall' Alpi, dove l'aria è ossigenata e pura, dove dagli eterni ghiacciai spazia libero lo sguardo sul vasto piano, donde l'aquila spiega i vanni a largo volo, dove tra i crepacci e le rupi solcate dal fulmine, cresce il bianco e vellutato fior dell' onore e della fede; di quella fede che da Carlo Emanuele I a Vittorio Emanuele secondo resse casa Savoja nella eroica e prudente impresa, degna dei nipoti di Nicolò Machiavelli di cogliere fortiter et soaviter il carciofo, e di gustarne una foglia alla volta. Ho detto che la salute doveva venire da settentrione ; ma allora come allora quanti disinganni ! E tutti questi disinganni e le fallite speranze di Carlo Emanuele sono fatte travedere dall' autore in quella scena malinconica di cui vi ho detto di sopra, scena tanto più efficace, perchè pare vi si rispecchi l'autore stesso coli' amaro presentimento della morte vicina. Invano Carlo Emanuele combatterà contro la Spagna; a guerra finita dovrà contentarsi di una parte del Monferrato ; il trattato di Bruzolo, tra il re di Francia e la casa Savoja, trattato dal quale devea venire la rovina della Spagna e la grandezza d'Italia, sarà sventato dal pugnale di un assassino, e Fulvio Testi, come tutti i poeti bramoso di gloria, di sole, di luoghi aprici, di sonanti fontane finirà i suoi ultimi giorni in un carcere, e la fronda dell' ambito onore sarà divelta, strappata e travolta per lo fondo dall' acque limacciose di un ruscelletto orgoglioso. Da questa disposizione del Ferrari adunque al fare largo e dignitoso gli venne 1' attitudine alla commedia storica, e di cui ci ha dato così bella prova — Satira e Parini. Nel Parini non ci sarà forse tutto il Parini, ma la satira dei tempi è piena, e concretata nel marchese Colombi. A quelli che si lamentano dei tipi troppo aristocratici e dell' ambiente salon, nei drammi della seconda maniera, gioverà rammentare che il Colombi borioso e ignorante è nobile ; e che la satira ferisce anche oggi tutti i suoi dipendenti. Se diranno poi che il tipo è alquanto esagerato sarà utile aggiungere : il tipo è rimasto vivo ; il marchese Colombi è diventato antonomastico come la Perpetua del Manzoni, come il Monsù Travet del Bersezio, i suoi spropositi sono oggi proverbiali: segno evidente che il Ferrari ha imbroccato nel segno. Si, il Ferrari fu quasi sempre felice nella scelta dei tipi; forse peccò per uniformità. Molti de' suoi personaggi ; lo zio Venanzio del codicillo, la vecchia donnicciuola della Medicina di una ragazza ammalata, lo stesso duca di Modena nel Fulvio Testi arieggiano alquanto il marchese Colombi. Ebbe però l'arte il Ferrari di rivestirli, di modificarli, di aggiungervi sempre qualche cosa che può farli passare per nuovi. Ammirabile specialmente in lui il brio, la verve, la spontaneità della trovata, l'attenta osservazione della natura, il cogliere a volo la macchietta, notando argutamente quei singoli atti, quelle abitudini per cui uno si distingue da ogni altro per eccentricità comica di atti, di parole, di gesto, di movimenti : sotto questo aspetto il Ferrari è il Dichens della commedia. Il marchese Colombi sproposita; la vecchia della medicina ammalata descrive er vapore, il barone inciampa nel suo tedesco, questi intacca nel pronunziar certe lettere, quello ripete il suo motto privilegiato, e così via via fino al Duca di Modena del Fulvio Testi che butta fuori i suoi brisa, i cenci lavati nella Secchia e gli risciaqua quindi in Arno. Gran merito, o signori di Paolo Ferrari è l'aver saputo studiare un personaggio storico, ritrarlo dirò così a fotografia istantanea e riprodurlo vivo sulla scena e conservarne cara la memoria ai nipoti. E tutto ciò in un tempo in cui la eritica, rinnegate le tradizioni estetiche, cominciava il suo sgobbo analitico ; e gli scrittori divenuti topi di biblioteca tutti intenti erano a raspare, a soffiare starnutando sulle carte ammuffite pel gusto matto di attaccarsi colle unghie ai piedestalli dei grandi e demolire qualche nome; per saperci dire di preciso in che giorno e in che ora magari sia stata composta l'ode tale e la tale canzone; in un tempo, dico, in cui già faceva capolino il romanzo analitico e gli scrittori si arrabattavano a commentare e sminuzzare il povero cuore umano, e a calcolarne i battiti coi loro fer-ruzzi anatomici come il medico studia la febbre col termometro sotto le ascelle, velando così col fracasso di nomi rumorosi e con la pretesa di sottili disquisizioni la grettezza dell'ingegno, la mancanza di fantasia, e l'inettitudine a quella sintesi larga che con robusta mano afferra le sparse fila, e la necessaria e temperata analisi condensa in profondi giudizi ed in ardite e rapide concezioni. Con questi intendimenti, con quest'arte il Ferrari rese celebre il suo nome nella commedia storica ed anche nella popolare, di cui rimane modello del genere "La Medicina di una ragazza ammalata„. Ed ora vien naturale la domanda: come mai il Ferrari così inclinato alla commedia storica ed alla popolare, ha potuto cangiare maniera, e darci i drammi a tesi, le commedie intralciate con tanti antefatti che ingarbugliano la matassa e confondono la mente dello spettatore? È colpa, o signori, non solo dell'autore, ma più della società, mutatasi ad un tratto dopo il 59 in Lombardia e in tutta Italia poi, e divenuta seria grave prima, affarista e sciatta quindi: indecisa sempre come avviene in tutti i tempi e più o meno in tutti i luoghi nel dissolversi delle vecchie istituzioni e nel sorgere delle nuove. L'Italia vergognosa del carnevale della libertà nel quarantotto si buttava al serio smetteva dal riso, corrugava la fronte, simile in ciò ai giovanetti di primo pelo che, usciti dal collegio, si vergognano delle risate, delle scappatelle da ragazzi, delle burle fatte al prefetto ; alla fanciulla che ha smesso la corta gonna, comincia a darsi un contegno ; e prima di uscire al passeggio studia nello specchio la posa, e pronunziando sillabe e parole con molti bi e molti pi, raccoglie e stringe i labruzzi per la caricatura della gravità matronale. Continua P. T. Seminario o Collegio ài Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e ssg.) adì 6 Febraro 1073 Radunato il Sp. Coll.o del Seminario al n.o di noue compresa la persona di S. E. Pod.à Cap.o e fu andato scrotinio attorno p. 1' eletione di Cas.o del Seminario * Ser Bortolo Manziol P. 9 C. — Ser Liuio del Bello P. 8 C. 2 Ser Mattio Barbabianca P. 7 C. 2 1074 21 maggio in Pregadi al Pod.à e Cap.o di Capodistria e success.i Fatto maturo riflesso a quanto uien esposto al Senato nelle giurate informationi del Prec.or Vostro intorno allo stato pre.te di cotesto Seminario eretto per la buona educarne e uirtuosi auanzamenti de Figli ci occom dirai che essendo Nostra intentione, in ordine al Dec.to de 21 X.bre 1675 che habbi a continuare la distribut.e della Tansa inservibile sopra tutte le scuole laiche, e dalle med.me anco approuata tanto in cotesta città quanto per la Prouincia per l'importar in tutto di ducati quatro cento annui concessi per il sostenimento del Seminario pred.o, sarà parte del uostro zelo solici-tarne di tempo in tempo il pontuale adempim.to da cadauna delle scuole med.me, obligando n. ostante il Dec.to 1697 alla sua tangente portione anche quelli di Puola a quali si riseruaua l'uso delle proprie ragioni, ■quando se ne pretendessero agrauate. Ad oggetto però che habbino le cose del Seminario a caminar di buon piede douerete uoi nei piò importanti, et necessari pa-gam.ti hauer di mira di distinguerlo sempre per le summe assegnategli di D.ti 450 in cot.a Camera sopra il Datio del Vino a spina, douendo intanto con sollecitudine informar il uostro accurato studio se da Maestri che si trouano nelle Scuole uengono com' è la Pub.a uolontà assogettare le loro patenti pontualm.te al Coll.o Nostro per esser con le formalità solite licentiate (Carte 49) come pure se li Precettori antedetti siano sudditi Nostri il tutto a lume delle conferenti deliberationi. Giacomo Businello Nod.o Ducale Aloysius Contareno Dei gratia Dux Venetiarum Nob. et Sap.ti Viro Benardino Michaeli Pot.ti et Cap.o Iustinopolis. Da quanto esprimete in uostre de 6 cadente a motiuo della suplica pres.ta dalla Comunità di Portole per nome di quelle scuole, quali obligate a corispondere annual.tea cotesto Seminario per il suo mantenimento duc.ti quindeci, bramerebero di soleuarsene, militano più esentiali motivi che persuadono il Senato a non alterare i Decreti presi in q.ta Matteria, onde non cadano i mezzi alla perpetua sussistenza di opera così proficua e riguardeuole, che però licentiando essa Comunità dalla sua instanza, doueranno dette scuole a continuar la contribut.ne come di sopra, che quanto tenue anzi d'in-sensibil aggrauio, altrettanto uien ben impiegata, e così farete eseguire. — omissis Data in Nostro Due Pal.o di 26 may Iud.e 6. 1685 Michiel Marini Seg.rio Aloysius Contareno dei gratia Dux Venetiarum, Nob. et Sap.ti Viro Bernardino Michaeli de sua mandato Pot.ti et Cap.o Iustinopolis. Quelli honesti, et esentiali motiui, che persuasero la prudenza del Senato a licentiar la suplica della Comunità di Portole, che ricercaua di esser esentata dall' annuale contribut.e a cotesto Seminario, sono li med.mi che corono nelle instanze fateci- dalli Aministratori delle Confraternite di Parenzo, come appunto riflette la uostra Virtù nelle giurate informationi d. 29 Zug.o trascorso. Conoscendosi però sempre più la conuenienza che susista il preaccennato Seminario, e che non se gli diminuiscano quelle corisponsioni, che gli furono già decretate, ueniamo in resolutione di licenciare anco P istanze delle Confrat-ternità di Parenzo, perchè habbino a continuare come gli altri il solito in sost.to d'opera, che riesce tanto proficua a tutta la Prouintia, e così farete che sia da ogni uno de luoghi obligati inuiolab.te eseguito Data in Nostro Due. Pal.o die 4.ta Settembris Ind.e 7. 1683 (?) Giugno Giauarina Seg.rio adì 14 Settembre 1704 Radunato il Spettab. Colleg.o del Seminario nella Sala ordinaria, oue compresa la persona di S. E. inter-uenero colleg.ti al n. di otto et illieo fu stabilito quanto segue : Ha l'Ecc.mo Senato con gratioso Decreto 21 mag.o passato restituire a q.to Seminario per souegno della Religione e della Virtù le.....che egli erano state sospese sopra le confraternite della Pr.a (carte 50) rileuanti la suma di ducati sessanta circa ; con che ha riparato al Manifesto pericolo, che sourastaua ad esso luogo di crolare, e uedersi abbandoato da Maestri per mancanza dei necessari sussidj. Douendosi però ualer, con i mezzi più spediti, e più efficaci di q.to Pub.co specios.mo traff.o, e nello stesso tempo dar mano anche sollecit.e e alla riscoss.e dalle altre confraterne le quali sono tutte notab te diffettiue Anderà Parte di spedir per tutti i luoghi di q.ta Prouintia sogetto di fede, et attiuità, che colla più esatta diligenza, et applicat.e habbia ad esigere quanto sono tenuti al med.mo Seminario così del corente, come del passato, coi riguardi però conuenienti alle sume del debito ad alle forze delle Scuole, al qual soggetto siano assegnati, conforme al solito sei per cento di tutta la suma, che farà entrare nella Cassa di esso luogo, ed habbi d' esser munito di tutte le note e carte, che per tale effetto saranno necessarie. Illico fu andato scrotinio a torno per l'eletione del sogetto di spedir come nella parte, e fu eletto il seguente X D.no Lugretio Morosini P. 8 C. — —-----.——--- 2ST o tizi e Le elezioni politiche terminarono il giorno 3 corr. in Parenzo con l1 elezione di cinque deputati nel corpo elettorale del grande possesso fondiario. Tutto sommato il risultato delle elezioni è riuscito quale era da attendersi, e forse men peggio delle previsioni fatte, dopo la gran lotta combattuta con 1' elemento slavo, agitato dalle potenti influenze di Zagabria, adoperate a mezzo di vescovi e pievani, con tutte le forze, senza freno abbandonate nelle loro mani da parte dell' i. r. Governo. A-vremo tre deputati slavi di più nella dieta in aggiunta ai sei dell' ultima sessione. E tutto il male fosse questo ! La nostra provincia sotto l'aspetto dell' agitazione clericale nella campagna non è dissimile da altre provincie italiane, dove quel partito è riuscito a farsi rappresentare con discreto numero di voti nei consigli provinciali, di fronte al partito liberale delle città. Se non che qui da noi il clero combatte per ben altra causa che non sia quella inspirata dal Vaticano, qui la parola d'ordine e il denaro vengono da Zagabria che lo ricevono dalla sua Roma. E le speranze sognate dagli elettori, del miglioramento economico ecc. ecc. non sono quelle che stanno in cuore degli eletti deputati e di quelli che gli aiutarono, i quali invece sognano niente altro che la conquista dell'Istria; la distruzione della civiltà italiana. E non sono esagerazioni le nostre, ma la esatta descrizione di questi appetiti! Cose che desterebbero l'ilarità se si potesse aver voglia di ridere ! No, non possiamo ridere; ma dobbiamo impensierirci, perchè con tutto che si sappia, si senta la impossibilità, che la nostra civiltà possa mai essere distrutta, pure la posizione nostra fatalmente è tale, che dobbiamo vivere nelle più serie angustiose apprensioni, per le disastrose conseguenze che potrebbero derivare al nostro paese, dalle condizioni precarie e false in cui si trova. Le nostre plebi rurali sono slave, e di varie stirpi, e staccate come sono e lontane dalle patrie, patria loro è divenuta questa terra italiana. Da noi, da noi soltanto, possono sperare il loro miglioramento economico, necessariamente legato al nostro miglioramento, questo è assioma indiscutibile. E se fosse in nostro potere, di noi italiani, disporre perchè le agitazioni slave avessero fine, con grande beneficio della popolazione rurale della provincia, sarebbe presto fatto ! — ma noi facciamo parte di uno Stato dove la preponderanza slava minaccia di soffocare col numero ogni altro elemento di civiltà, e le nostre poche forze, se quella preponderanza non viene fiaccata, appena potranno resistere a mantenersi unite e continuare la lotta. E perchè si renda possibile questa lotta con profitto è necessario, assolutamente, che si mantenga sempre unito concorde il nostro partito ; come falange che si opponga all'irrompere delle orde, e salvi il vessillo. Ma siamo ben lungi dal conseguire questa concordia, se anche testé nell'agitazione degli animi per le ultime elezioni abbiamo veduto quà e là alzarsi come nugoli di polvere sollevati dall' uragano, le invidie, gli astii personali, le vendette, e le vergognose speculazioni ; e neppure i vecchi ed esperti nocchieri nostri furono capaci di poter più guidare la nave. E tutt' ora, non cessano i patriotti, tanto è potente il veleno della calunnia, di ripetere con insistenza e grande danno, le accuse contro il contegno della società politica, accuse che si devono rintracciare, forse da qualche ambizione corretta, o da qualche bassa speculazione troncata. Sono parole queste che ci vengono del cuore addolorato, e non vogliamo proseguire, sicuri che ogni onesto ci avrà intesi. Ed abbiamo creduto necessario scriverne perchè fra pochi giorni si raccoglierà il congresso della società politica in Parenzo, ed è necessario, che tutti i patriotti vi intervengano onde alzare la voce contro le intemperanze di una fazione che. vuole imporsi al paese onde sfruttarlo a suo benefizio; che vi intervengano per gettare basi forti e sicure al nostro partito onde possa resistere, come fin' ora ha resistito, anche ai futuri e più terribili attacchi della prepotenza slava che, Dio non voglia, dobbiamo attenderci. Gli on. avv. sig. A. Molinari e G. Baseggio hanno stampato una circolare, colla quale danno una relazione agli oblatori del monumento al compianto prof. Coiz, dell'uso che hanno fatto del danaro versato, mentre e-lenco.no a parte gl'importi raccolti nei singoli luogM. Ecco i punti principali della relazione. Fallito il disegno di collocare un busto marmoreo dell'estinto prof. A. Coiz nel palazzo del liceo a Bergamo, i sullodati signori proponevano di convertire il denaro raccolto in un Certificato di rendita da intestarsi alla Congregazione di Carità di Faedis, patria del defunto, i cui frutti si sarebbero erogati ogni anno a beneficio di tre famiglie povere di quel comune. Molti risposero, facendo plauso al disegno, nessuno sollevò qualsiasi obiezione. Perciò gì' incaricati, ritenendosi senz'altro autorizzati del consenso della unanimità degli oblatori, si rivolsero all'egregio sig. avv. cav. Zaccaria Leonarduzzi di Padova, conterraneo ed amicissimo del prof. Coiz e col suo valido appoggio poterono facilmente stabilire le necessarie condizioni coli'egregio signor sindaco di Faedis e col signor presidente di quella Congregazione di Carità. E oggi, dopo tre anni, dacché il prof. Coiz ci lasciò, gì' incaricati hanno finalmente la soddisfazione di annunziare che tutto è terminato, e che alla memoria dell' indimenticabile amico furono rese tutte quelle onoranze, che le circostanze permisero, e forse migliori e più proficue di quelle dapprima ideate. Con atto pubblico rogato in Faedis il 2 giugno, il sig. avv. Leonarduzzi fece solenne consegna al sindaco e al presidente della Congregazione di Carità di Faedis di un Certificato nominativo di rendita italiana 5 °/0 della rendita di L. 80 annue intestato alla Congregazione di Carità di quel Comune, con obbligo di erogarne la rendita annua in tre sussidi da distibuirsi in perpetuo nel giorno della festa nazionale di ciascun anno a tre famiglie povere della villa di Faedis, con preferenza, a condizioni pari, per quelle, che appartenessero per vincoli di sangue al defunto: e tale sussidio dovrà essere dato come segno di memore riconoscenza verso l'uomo egregio, di cui rimpiangiamo e rimpiangeremo sempre la perdita. Il denaro raccolto salì a L. 1663.89, che vennero man mano investite in un libretto della cassa di risparmio, ottenendosi così a titolo interessi altre L. 136.04: così che in totale fu potuto disporre di L. 1799.93. Ne furono erogate 130 per far porre una lapide di marmo con inscrizione sulla fossa, ove riposa la salma del prof. Coiz. Né parliamo di altre piccole spese incorse, per amore di brevità. Diciamo solo che nel resoconto è registrato tutto fino l'ultimo centesimo. --2SS—-- Cose locali Da una cortese comunicazione della spettabile Giunta Civica Ginnasiale abbiamo saputo che dei quindici studenti che si assoggettarono quest' anno all'esame di maturità, in questo Ginnasio, vennero dichiarati maturi con distinzione : Basilisco Narciso da Canfanaro. — De-pangher Carlo da Albona. — Pesante Antonio da Parenzo. — Zuccon Giovanni da Medolino. Semplicemente maturi: Buzzi Mario da Trieste. — Candotti Giovanni da Trieste. — Frangipani Giacomo da Trieste. — Gabrieli Francesco da Pirano. — Gramaticopulo Francesco da S. Lorenzo del Pasenatico. — Rosa Vincenzo da Zara. — Rosso Giorgio da Pirano. — Saunig Giuseppe da Trieste. — Zuban Antonio da Barbana. Due furono rimessi a nuovo esame in una materia al termine di due mesi. Ai giovani carissimi che lasciarono le nostre mura onde proseguire i loro studi, mandiamo un saluto del cuore; si ricordino sempre di Capodistria; conservino cara memoria di questo patrio istituto, il nostro Ginnasio; e nelle università nordiche dove andranno, col dignitoso contegno con la serietà negli studi, facciano valere questa nostra provincia. Sono trascorsi molti anni senza che si ripetesse la festa solenne a fine d'anno della chiusura delle scuole, e quest' anno venne organizzata dallo spettabile consiglio scolastico locale con grande soddisfazione delle famiglie. Le leggi scolastiche nuove con buone ragioni bandirono i premi, dei quali s' era fatto abuso nell' epoca di abbandono completo delle scuole stesse da parte del governo; e conveniamo senza essere partigiani dell'abolizione, che il premio deve essere eccitamento non fine dell' opera buona. Con questo intendimento furono distribuiti sabato scorso molti e buoni libri ai bambini delle due sezioni della scuola popolare maschile e femminile. La festa venne tenuta, dopo la messa solenne, nella sala del Fontego. A dir vero la solennità era degna della sala maggiore del nostro ginnasio, il tempio dell' istruzione ; ma per quest' anno essendoci pensato troppo tardi non si è potuto approfittarne. 11 signor dirigente Dandruzzi aperse la festa con un discorso ben fatto, nel quale svolse il noto paragone tra il giardiniere e 1' educatore, poscia vennero distribuiti i premi, e in fine il signor Podestà tenne un discorso di chiusa. Assistevano monsignor parroco, l'ispettore scolastico distrettuale, e i membri del consiglio scolastico locale ; moltissime madri e intere famiglie. Procuriamo che sieno sempre frequenti e in perfetta armonia le relazioni tra la scuola e la famiglia, e avremo ottenuto assai di quel tanto che ci ripromettiamo dalle scuole. Bollettino statistico municipale di Giugno 1889 Anagrafe. (Nati battezzarti) : 20, maschi 13, femmine 7; morti 14; maschi 7 dei quali (4 carcerati), femmine 2, fanciulli 3, e fanciulle 2 al di sotto di 7 anni. — Trapassati: 5. C. C. (carcerato) da Dolina d'anni 45. — 8. Norbedo Francesco fu Andrea d'anni 81. — 12. G. M. (carcerato) da Bencovaz d'anni 22. 14. — I. P. (carcerato) da Imoschi d' anni 43. — 17. M, G. (carcerato) da Spalato d'anni 30. — 19. Ruzzier Luigia fu Francesco d'anni 48. — 19. Puzzer Matteo fu Giovanni d'anni 22. — 24. Dandri Antonia fu Francesco d'anni 82. — 30. Zennaro Domenico fu Carlo d'anni 65 ; più fanciulli 3 e fanciulle 2 al di sotto di 7. anni. — Matrimoni 2. Demarchi Antonio di Giorgio - Catterina Pocecco di Michele. — Delconte Stefano di Nazario - Antonia Pocecco di Michele. — 12. Punter Giuseppe fu Giovanni - Pecchiar Maria di Nicolò. — 17. Bartolomeo Mergoni di Tomaso-Anna Gollob di Antonio. — 20. Brana Andrea di Giovanni - Poli Carolina di Tobia. — 26. Lonzar Giovanni di Giovanni - Maria Bacci di Nicolò. — Polizia: arresti per schiamazzi 1, per rissa e minaccio 2, per vagabondaggio 1 ; denuncie per contravvenzione all' ora di Polizia 3, per contravvenzione di polizia stradale 2. — Sfrattati : 20 ; usciti dall' i. r. Casa di pena 16, dei quali 8 dalmati, 5 istriani, 2 triestini, ed 1 carniolo. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino prodotto dalle proprie campagne 5, per Ettolitri 111.56, prezzo per litro da soldi 32 a 44. — Certificati per spedizione di sardelle salate 13, per barili 414, del peso di chilogr. 15160; di salamoja 2 per barili 2, del peso di chilogr. 134; d'olio d'oliva 1, per colli 1 del peso di 18 chilogr. Certificati per spedizioni di vino 1 per litri 29. — Certificati di buona condotta 3. — Permessi di ballo 1. — Passaporti d'animali bovini 2 per capi 4. — Nulla osta-, per la rinnovazione di permessi di viaggio marittimo 3, per la rinnovazione di carte di legittimazione 1 ; per permesso di viaggio marittimo 5; per rinnovazione di passaporto per l'estero 1 ; libretto di lavoro 1. — Animali macelati: buoi 58 del peso di chilogr. 14435 con chilog. 596 di sego; armente 11 del peso di chilogr. 1755 con chilogr. 80 di sego; vitelli 94, agnelli 65, castrati 66. — Licenze industriali 4; di cui per l'industria di 1, di calzolajo 1, e per vendita al minuto di vino e cibarie 2. Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria : Nulla. — Lazzaretto : Nulla. Appunti bibliografici G. Caprin — Marine istriane — Trieste. Stabilimento tipografico Caprin. Un elegante volume di pagine 380 con 100 fra incisioni e fotografie. Dopo il Yriarte, dopo il Bauron ecco un libro indovinato, e del quale tutti sentivano il bisogno. I libri di erudizione non bastano ; conviene conquistare alla nostra causa anche il mondo elegante dei salon e dei gabinetti d'intima conversazione. Il Yriarte messo in giro con una lardellatura di note per correggere gli spropositi, dalla Ditta Tr«ves di Milano, e peggio il Bauron non illustrarono l'Istria, ma i sassi istriani, non sentirono la nota locale, non descrissero il mare dove ferve la vera vita istriana. Ed ecco così il Caprin non terzo, ma primo ad illustrare il nostro paese con un libro che ha già un titolo che addita lo scopo propostosi dall' autore — Marine istriane. Tutto è indovinato in questa opera: lingua, stile, condotta, incisioni, movimento poetico. I realisti arriccieranno il naso : ma sfido io a descrivere marine senza il linguaggio della poesia. L'autore prende le mosse da San Michele di Murano nell'estuario veneto; e, compiuto il giro, volta la poppa al mattino (pag. 380) e torna a ponente a portare il nostro saluto ai lettori delle marine. E non la è già una tirata. A San Michele di Murano lavorarono Taddeo da Eovigno, i Del Vescovo e Donato da Parenzo; là hanno pace le oss& di Carlo Gambi; nella vicina isola di Sant'Elena si ammiravano le tarsie di Fra Bastian da Rovigno; 1' arte, le tradizioni, le più care memorie ci uniscono.-E la natura pure. L'autore non fa la traversata, ma segue la curva del lido ; eccolo a San Giovanni di Duino e alle fonti del Timavo dove comincia. l'Istria, quindi viene giù giù fino a Capo Promon-tore, e s'arresta nel Quarnero al Pax Tecum di Albona. Penetrando nelle intenzioni dell'autore, piaceini rilevare il suo buon gusto, 1' arte di cogliere l'Istria e gli Istriani, senza farli posare, il colore locale, la parsimonia dell' erudizione mai pesante ma sempre nella giusta misura ; e soprattutto la disinvoltura in certi trapassi ed omissioni e la sapieuza artistica .... di non segnare ciò che è transitorio ed accidentale. Il libro del Caprin non è un manuale da cinquanta centesimi pei touristes ; le Marine istriane sono un opera d'arte. L'incisione, il fotografo, poi gareggiano con lo scrittore ; il bulino con la penna. Tocca ora a tutti gì' Istriani che amano veramente il proprio paese, di far onore al libro, e ai ricchi di diffonderlo anche fuori di provincia. Finché rimane in vendita una sola copia del Yriarte, le Marine istriane devono vigilare e fare valida concorrenza. Ed anche dopo. Perciò augurando a questo libro la fortuna dei Nostri nonni che sono già alla quarta edizione, mi permetto di accennare all' autore qualche leggera menda od omissione. Nel Duomo di Capodistria non si vedono più i Santi Serviti trasformati in San Pietro e Paolo per ordine del prefetto Calafati ; da quarant' anni la vecchia tela è sostituita da altra coi medesimi santi, lavoro del vivente pittore Bortolo Gianelli da Capodistria. (pag. 115 nota). Nel Duomo di Pirano merita menzione il grande quadro del Lipparini — Il martirio di San Giorgio, (pag. 172.) Per una piena conoscenza da ultimo dei nostri costumi sarà buona cosa aggiungere una viva descrizione, come sa fare l'autore, delle processioni specialmente di Capodistria e di Pirano nel Venerdì Santo e pel Corpus Domini. I mille ceri che si riflettono nell'acque, il padiglione delle stelle di sopra; le musiche, i canti, e i profondi silenzi nei momenti più solenni saranno degno argomento alla penna vivace dell'autore. P. T.