ALLA „ PROVINCIA " PER GLI ITTI BELLI SOCIETÀ IGRiRIA ISTRIANA. ATTI UFFICIALI. A Y Y I S 0. Vendita di Cavalli. L'i. r. Ministero dell' Agricoltura con scritto 14 luglio a. c. partecipò alta scrivente che nel giorno 26 sett. e successivi dell' anno corrente si terrà a Iladautz un'asta pubblica di 173 cavalli da razza e da uso. 1 cavalli si venderanno in genere al migliore offerente e le puledre di uno due anni soltanto ad allevatori della monarchia, cui una associazione ippica o agraria abbia rilasciato relativa certificazione. Rovigno 25 di luglio 1870. La Presidenza. Sovvenzioni dello Stato pel 1870. II Ministero dell' Agricoltura assegnò di questi giorni alla Società agraria istriana: f. Per migliorare l'allevamento degli animali bovini ..... Per la statistica dei raccolti Per concimi e letamai Per macchine ...... Per apicoltura..... Per sementi...... Per abbeveratoi ..... Erano stati assegnati anteriormente Per la sericoltura...... 3 4 ó. 6. 7. f. 3000.— 400 — 300.— 300.— 60.— 100.— 500.— 500.— Stavano poi a disposizione della Società dall' anno 1*69. 1. per abbeveratoi.......f. 2500._ 2. per animali bovini ... ..... 4560.14 3. per vivai di citi e frutti . . . . 4'iO._ La „ Provincia " diede anche quest' anno il sussidio di f. 600 che sarà impiegato per la costruzione e riattazione di abbeveratoi. Biblioteche agrarie. La presidenza della Società agraria istriana chiese al Ministero un sussidio per formare alcune piccole collezioni di buoni libri agrari italiani da distribuirsi ai Comizi attualmente esistenti nella provincia. Per tal modo si darebbe principio ad altrettante biblioteche agrarie che di anno in anno o con mezzi sociali, o propri o con sussidi potrebbero essere aumentate. Tra i libri ricordati al Ministero havvi la " Enciclopedia agricola popolare " del Cappi — il Manuale di agricoltura di Pietro Cuppari,— i due Manuali di orticoltura e potatura dei fratelli Roda, — ,, La cultura dell' olivo " del Caneso — Sulla vinificazione del De Blasis — Sult' allevamento del bestiame bovino del Dr. Keller e suli'Alimentazione del bestiame bovino dello stesso. Manuale di Veterinaria. In seguilo al concorso pubblicato nel 1.° numero di questo Supplimenlo pervenne dal Regni» alla presidenza della Società agraria istriana il manoscritto di un manualetto inedito di veterinaria. Sarà consegnato a speciale referente perchè ne riferisca al prossimo Congresso sociale. Soci. 11 Comizio agrario di Pisino presentò alla presidenza sociale il signor Marchese Raimondo Mon-tecuccoli conte di Pisino, che fu inscritto nell' Albo sociale come socio effettivo. Il nuovo socio chiese di poter pagar fior, cento lina volta tanto a titolo di canone perpetuo, e Ja sua offerta fu accettata, perchè quantunque gli statuti non ammettessero soci a vita pure il reddito della somma offerta bastava a coprire in ogni caso il canone annuale. Furono pure inscritti nell' Albo sociale dietro loro domanda diretta o per insinuazione d' altra persona i signori : Gioseffi Alessandro di Parenzo, Segalla Giovanni di Visinada, Dell' Oste Ant.° fu Giac., Fortuna Ant.° fu Giac. da Visignano, e Mianich Giov. Antonio fu A ut. da S. Vitale di Visignano. — Gia-chin Giac. a E ignano — Grego Lor. di Matteo a Pinguente — Benussi Bernardo fu A. di Rov. SlTL VINCOLO DELLA VENDEMMIA I. L' attività dello Stato moderno, frutto "del faticoso lavorìo dei secoli, è in gran parte negativa. Mentre ancora lo Slato del secolo scorso sostitu.- iva In propria attivila a quella del cittadino, tutelava tutto e tulli, non lasciando all'individuo per così dire clic il diritto ed il pensiero di vivere e morire, allo Sialo moderno non chiediamo invece che protezione e difesa contro le usurpazioni deliberate e contro i pericoli accidentali. Vediamo la magistratura eedere alla voce della scienza e spogliarsi di attributi non suoi per non intervenire che invocata ed a tutela del diritto disconosciuto. Vediamo lo Stato non imporre l'arrotondamento dei beni rustici, ma accordare soltanto protezione e difesa ai molti che dell'opposizione di pochi si veggono chiusa la via ad opera di universale utilità. Vediamo in fine elevate a canone di civile sapienza il Self—help dei popoli più grandi e liberi della terra. Lo Stalo moderno deve quindi respingere per altro il pensiero di determinare egli il tempo della vendemmia e del taglio delle messi e dei fieni sia con leggi generali sia con regolamenti comunali di polizia rurale perchè ciò esce di Ila cerchia delle odierne sue attribuzioni e perchè meglio che allo Stalo ed alla Comune va lascialo al criterio del singolo agricoltore di regolarci vari esercizi agiati in modo conforme alle sue cognizioni, ai suui rapporti ed alle condizioni locali. Ammettere nello Stato o nei consigli comunali tale facoltà, sarebbe ritenere cosa all'alto contraria alla libertà dell'industria e del Commercio. D'altra parte col determinare in modo obbligatorio l'epoca della vendemmia e del taglio, delle messi <: dei fieni, oltre che restringere la libertà individuale ed il diritto di illimitata disposizione del singolo cittadino, si stabilirebbe anche cosa contraria al libero sviluppo dell' agricoltura e qualche volta si renderebbe persino impossibile qualunque miglioramento nella viticoltura e nella fabbricazione del vino. Sta bene anche di ricordare che soltanto colla libertà della vendemmia il piccolo possidente dopo rnc-t'ollo il tenue suo prodotto può guadagnarsi onestamente il pane prestando l'opera sua nei vigneti altrui. Le limitazione sarebbe poi d'ostacolo insormontabile all'uso consorlale di macchine agrarie e specialmente dannoso in quei paesi che non hanno uniformità ni coltivazione, o i.oii coltivano uve di tipo costante ed universale, o che per prevalenza di industria o per jada popolazione o per altre ragioni scarseggiano di operai agricoltori Se non che al primo e principale obbiclto, essere il vincolo della vendemmia una restrizione della libertà individuale, si potrebbe opporre che la cerehia dei diritti del singolo individuo va determinata dai diritti «Iella universalità, imperocché altrimenti la convivenza vi ridurrebbe ad una guerra di lutti contro tutti. Ogni interesse particolare ha la sua condizione economica nell'adempimento di lutti gli altri interessi particolari, sicché l'universale ha inegabilmente il diritto di dominare l'individuo. Ritenendo quidi che una vendemmia anticipata ed isolala ponga a pericolo la pubblica igiene, esponga ;i furli campestri la alit ili proprietà e costringa anche gli altri possidenti a vendemmiare prima della perfetta maluranza delle uve, si dovrebbe ritenere giu-slifi.'alo il vincolo della vendemmia e per la stessa ragione anche quello del taglio delle messi e dei fieni. Se non che a questa opportunità di buon governo stanno sempre di fronte le annoverate inconve-nienze agrarie e sono tali che mentre alla igiene ed alla sicurezza rurale si polrehbeanehe altrimenti provvedere, non si ha però mezzo per fare cessar quelle nè per menomarne la importanza. Che se anche il pensiero della sicurezza rurale sembrasse dover prevalere ai riguardi politici ed agrari, ciò non ostante la fissazione del tempo della vendemmia non potrebbe più spettare nè alio Stalo uè alla Comune, ma unicamente ai cittadini. Allo Stato incomberebbe soltanto di tutelare con leggi analoghe a quelle di comniassazione i deliberati della maggioranza di un determinato appezzamento, e per tal modo sarebbero salve tanto le convenienze politiche ed agrarie quanto i riguardi di sicurezza rurale. Anzi la importanza di questi ultimi sarà certamente minore, e quindi meno sentito sarà il bisogno del vincolo della vendemmia, quanto la progettala legge di commassazionc avrà diminuito lo sminuzzamento della proprietà rustica e le molteplici servitù di passaggio. P. (Continua) LA NUOVA MALATTIA DELLE VITI per Jpelle Dei. Ormai son noti i guasti grandissimi che ha causato alle vigne di varii Dipartimenti della Francia il nuovo insetto denominato dal sig. Planchon l'Iujl-loxera vastatrix: ormai si sa come questo piccolissimo essere, vivendo sotterra aggruppato in gran numero attorno alle radici delle viti ne succi gli umori, e cosi le faccia intristire ed anco perire: ormai si sa infine come ad onta degli studi e delle indagini colà fatte, non si sia fin qui pofuio trovare un rimedio atto a sbarazzare le radici delle viti attaccate da quel malaugurato e dannosissimo insetto. In tale stato di cose pertanto, siccome questo insetto, che, trasportatovi forse su qualche pianta proveniente da altre regioni, ha così bene allignato in Francia, potrebbe ancora, trasportato che vi fosse, allignar pur troppo, e recar gravi danni ancora alle vigne d'Italia; così ognun vede bene quanto pericoloso esser possa per noi 1' acquistare adesso nei luoghi infestati, ed anche nei luoghi semplicemente sospetti ("tutta o quasi tutta la Francia in questo momento può esser sospetta} delle giovani piante di vili per trapiantarle nelle nostre campagne. 0-gnuuo intende bene come con questo mezzo, con 1' acquistar cioè delle piante di viti da quei luoghi, portar si potrebbe nei nostri vigneti questo nuovo malanno: e ciò solo per la mania di arricchirli di altre varietà di viti, quasi che delle buone, anzi delle ottime, di già tra noi non ne avessimo; quasi che le varietà da noi coltivate non siano anche troppe e troppe a segno da potere con una certa ragione. attribuir forse al numero loro così imprevidentemente e soverchiamente accresciuto,, la causa del decadimento dei nostri vini italiani. Io credo adunque, che, come in circostanze di epizoozia si ricusano gli animali provenienti dai luo- gki infetti, così ricusar si dovrebbero adesso, non i he cercarle, le piante delle viti, provenienti da quei luoghi dove si è manifestata la presenza della già rammentata Fhylloxcra, a fine di tener lungi, almeno per quanto si può, un maJannu che pur troppo non mollo da lontano, noi pure minaccia. Ma forse vi sarà chi avrà già avanzate delle ordinazioni di tali piante, e si crederà obblgato, per non mancar di parola, a riceverle. Ebbene io credo che 1' esistenza del pericolo, esser possa un motivo ben potente per sciogliene qualunque contratto di questo genere: credo anzi che il governo nostro potrebbe, con molta saviezza, vietar 1' introduzione delle piante di viti dalla Francia in Italia. Ma pure quando tutto ciò non si potrebbe ottenere, quando insomma si volessero ad ogni costo introdurre queste viti, che, lo ripeto, possono pur troppo essere causa ili disgrazie, s'adoprino almeno delle cautele: e come nelle epidemie e nelle epizoozie si prescrivono quarantene disinfettanti per garantirsi dagli uomini e dagli animali provenienti dai luoghi infestati, od anche dai semplicemente sospetti, altrettanto si pratichi attualmente per le viti; e ciò nei modo seguente: Quando si ricevono delle piante di viti sulle quali possa cadere qualche sospetto per il luogo dal quale provengono, siccome è ben nota 1' azione deleteria che ha la decozione del tabacco sugli afidi e le loro uova, quali uccide immediatamente ove ne sieno bagnate mentre non danneggia le piante; cosi non s1 indugi a preparare questa decozione, e quando sia dessa ben raffreddata, si sciolgano i pacchi, vi si immergano immediateincnte le viti e vi si lascino per ini minuto e non più, procurando per altro die tulle ne restino completamente bagnate. Quindi, per sicurezza maggiore, si spolverino con cenere le radici loro, e si formi un nuovo pacco, con nuova paglia, legami ecc., se devono essere uniate altrove, o si sotterrino, od anche si piantino immediatamente al posto se meglio si crede. Ove si formi un nuovo pacco, ton sarà male il porre fra le radici delle viti suddette un poco di terra. o del musco fresco, od anche, non avendo altro del fieno bagnato. E inutile il dire che la stanza ove fu fatta la sov-a raccennata operazione deve essere subito spazzata diligentemente e quindi gettato il tutto sul fuoco, compreso ben s'intende, il fieno, la paglia, i legami e tutto quanto servi a formare il pacco delle "vili ricevute. • , Vi è chi vuole, e fra gli altri Gene ed il Bois-duval. che produr possano lo stesso effetto sugli a-fidi le decozioni di Giusquiamo di Sambuco e di foglie di noce, non che la soluzione di sale marino le ho sperimentata con successo la decozione del tabacco sugli afidi del pesco e di altre piante, e perciò la propongo. Quanto alle altre le accenno .soltanto, senza assumere per altro responsabilità alcuna'; e perciò io non consiglierei di usarle se non a coloro che per avventura ne avessero antecedentemente esperimentata la reale efficacia. Bastino per adesso questi pochi avvertimenti. Quanto prima peraltro io non mancherò di dare un più dettagliato lavoro sull' origine e sull' indole di questo nuovo flagello,* non che sui mezzi che più utilmente potrebbero essere adoprati onde garantir- cele alla circostanza, od attenuare almeno i tristi suoi effetti. ISTRUZIONE per confezionare seme eli bachi da seta col me-lodo isolatore e colla selezione microscopica. Chi volesse confezionare seme col metodo isolatore e colla selezione microscopica, può attenersi a quanto segue : Prepari una tela nella quale sieno segnati tanti quadrateli! di 8 centimetri di lato, quante saranno le coppie di farfalle o le femmine che dovranno deporre le uova: ed in ciò tare calcoli che in media 45 femmine di buona razza annuale depongono circa 25 grammi di uo\a. Ond'è che dovrebbesi tracciare sulla tela tante volte 43 quadrateli quante saranno le le oncie di seme che si desidera ottenere, nella supposizione che tutte le femmine sieno sane; ma non le essendo sicuramente, se ne calcolerà circa sessanta per ogni oncia. Ogni quadratalo sia poi numerizzalo. In seguito si provveda di tanti piccoli imbuti di cartone o meglio di latta, quanti sono i quadrateli! segnati sulla tela. Questi piccoli imbuti numerizaali ed avranno un diametro inferiore di centimetri 6, un' altezza di centimetri G, ed un diametro od apertura superiore di centimetri 2'A. Finalmente si provvedere di altrettanti sacchetti o scat'dini di carta pure «umerizzati. Ciò fatto, allorché i bozzoli cominciano a sfarfallare, scelga dietro i caratteri esterni le migliori farfalle, ne fòrmi le coppie, e le disponga sopra un ordinario graticcio coperto di carta assorbente, coprendo ciascuna di esse con uno degli imbuii nume-rizzati. Dopo cinque o sei ore di accoppiamento, distacchi il maschio e lo deponga nel sacchetto o nello scatolàio clic porta il numero corrispondente a quello dell'imbuto, e trasporti la femmina nel quadrateli segnato sulla tela e che porti il numero eguale a quello delio scatolino e dell'imbuto, indi la ricopra ciui quest'ultimo, affinchè la farfalla non esca dal limite assegnatole. Dopo 24 ore. quando la femmina ha deposto le uova, la si leva dalla tela, e la si ripone nello scatolino che contiene ii maschio cui era accoppiala. Terminato lo sfarfallamento, si lasciano le tele distese nello stesso ambiente, affinchè tutte le uova abbiano preso il naturale, loro color piombino, indi le si collocano in una camera ben secca ed esposta a nord. Con questo sistema le ulteriori pratiche per la selezione microscopica si fanno a tutt'agio nei sette mesi che corrono dalla fine di giugno a tutto gen- naio. Chi ha un microscopio I) c sappia adoperarlo, troverà ben comoda la selezione; e chi non ne ha o non sappia adoperarlo, ha tempo di apprenderne l'uso, o di incaricare altra persona pratica. Qui si è indicato di conservare per intiero la coppia delle farfalle, ma altri crederebbe che basti l'esaminare la sola femmina. Noi però riteniamo che, «piando vogliasi ripristinare la razza, sia necessario l'esaminare tanto la femmina quanto il maschio. In ogni modo, quando l'esame microscopico di tutta la coppia o della sola femmina ci mostri i corpuscoli dell'atrofia, si deve inumidire la tela del quadrateli) che (torta il seme del numero corrispondente a quello dello setolino, e raschiare e gettare il seme depostovi. Così continuando, sulla tela resterà soltanto quello deposto da coppie o da femmine esenti da corpuscoli. Il disturbo non ci sembra grave, nè forte la spesa; poiché chi confezionasse trenta oncie di seme con questo metodo, stando al prezzo attuale dei cartoni, rispa rimerebbe tanto da pagare no» solo i bozzoli e le spese di confezionamento, ma ben anco il microscopio acquistato Il microscopio è destinato a diventare un indispensabile arnese di sericoltura, essendo ora forse l'unico mezzo perchè l'industria dell'allevare bachi, sollevala dall'enorme spesa per acquisto di seme, possa ritornare sicuramente e generalmenle lucrosa. Ma perciò è necessario che i proprietari imparino a fare da sé stessi, ed è a questo scopo cui più specialmente mirò la Direzione nell'istituire i premii al confezionamento indigeno del seme bachi da seta. 1) 11 microscopio deve presentare un ingrandimento di 400 o 500 diametri; costa circa 200 lire. Siihliog-rada, La coltivazione degli olivi e la manifattura degli olii. Palermo 1870. Per Girolamo Caruso. (L. 5) Togliamo dall'Italia agricola " alcuni cenni critici del prof. G. Uosa intorno a questa imporlanle e recente pubblicazione. Dopo di aver raccomandato agli ulivicultori (juesto manuale, illustrato con tavole bene disegnate ed incise, l'egregio professore cosi continua: Caruso, seguendo la mitologia, dice l'ulivo venuto nella Sicilia con Aristeo Ateniese, che lo recava dall'Asia. Si vuol considerare che l'ulivo è anche naturale lungo il mar Ilosso, nell'oasi di Aminone, nell'Atlante. Che nel 1860 si scoperse legno .l'ulivo fra oggetti dell'età della pietra nelle isole greche Santorin e Theresia, e che olivastri sono ab immemorabile nella penisola greca, e sulle basse pendici dell'Etna. Il Turali etrusco portava ramo d' Ulivo, d'ulivo era il caduceo etrusco. Ed Agri- gento ili Sicilia già 408 anni a. C. vendeva molto olio a Cartagine. L'ulivo, dopo la vite, e l'albero che dà alla Sicilia i massimi frutti, clic meglio vi prospera. L'olio d'ulivo, osserva opportunamente Caruso, deve a-verc grande sviluppo, perchè la zona dove cresce l'ulivo è assai più ristretta che quella della vite, e perchè di tutli gli olii, ed i grassi, è il migliore per gli esercizii delle vie ferrate. Se il vino siciliano pare troppo alcoolico, se l'olio siciliano è soverchiamente grasso, l'arte toglie questi eccessi, e la Sicilia può dare non solo ottimi vini, ma olii eccellenti. Caruso novera quindici varietà di ulivi nella Sicilia, dove questi alberi in quarant'anni giungono al massimo sviluppo, e, dove trovano luce ed aria libera e mossa, salirono sino ai 500 metri sul livello 7 O del mare. Laggiù giunsero notizie incerte ed erronee degli ulivi de'laghi lombardi. Giacché scrive Caruso che da noi gli ulivi hanno apparenza nana, e che non vivono oltre mezzo secolo. Ignora che vive ancora stili' isola di Salò 1' ulivo che si dice piantato da S. Francesco, e che a Garda, a Sermione, a Toni sul Benaco, a Riva, a Siviano sul Sebino si ammirano ulivi secolari gareggianti in vastità co' maggiori dell'Italia meridionale. Se non che qui non riesce eoi modi comuni la propagazione per semi, come nella Sicilia, e si vuol ricorrere alle talee, od alle propaggini. La moltiplicazione più sicura, che garantisce dalle malattie, è quella per seme, dice Caruso. Ciò avea notato già ventidue secoli sono, aggiungendo che poi si dovea innestare. Caruso consiglia preparare i noccioli macerandoli nel ranno. Mille anoi sono A. u-Kair nella Spagna piantava i noccioli nell' ottobre e li inaffiava per otto giorni. Caruso consiglia innestare l'olivastro ad occhio nel quinto anno, all' altezza di un metro, indi trapiantarlo a sette anni dal vivaio. Xoi in questi trasporti dimenticammo una savia pratica degli antichi. I quali segnavano sull'allievo con latte di calce il lato meridiano, e, trapiantandolo, lo ponevano colla stessa orientazione. Anche per gli ulivi Caruso consiglia coltivazione esclusiva. Sia profonda la fossa per l'ulivo, in fondo si pongano pietre, a modo di fognatura, ma si pianti superficiale. A Milazzo, dove l'ulivo è coltivato con amore, gli si danno tre zappature. Nella Linguadoca si trova molto utile per gli ulivi la spuntatura, simile a «fucila della vite, Caruso raccomanda una leggera potatura o rimondatura annuale. E per le concimazioni preferisce i residui dell'olio misti con avanzi animali ed erbe fracide. Combatte la fumaggine degli ulivi con petrolio, o con latte di calce. I Siciliani hanno specialmente bisogno di migliorare l'arte di fare l'olio, e Caruso loro consiglia di lavare con ranno gli utensili, di raccogliere le ulive tempestive, non troppo mature, di evitarne la macerazione, ma porle tosto nel pressoio. De'vari frantoi preferisce il Gerard. Vuole che l'acqua bollente si usi solo alla terza torchiatura. E che l'olio si ile-puri col tannino di corteccia di quercia, o coli' a-cido citrico de'limoni. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. NICOLO' de JIADONIZZA Redattore i i; i. i: <; 11 \ 11 A della Società agraria istriana. Pn^'liitmio «li pubblicare essere NK>/A \r.i;Ai;i\.