Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 75 — 25 settem. 76 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia I CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. i si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte, il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore L'integrità di un giornale consisté nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 25 Luglio 1844 — Fucilazione dei Bandiera e compagni — (V. Illustrazione.) CENNO STORICO DELLA SERBIA Nel momento in cui la generale attenzione ed il plauso di tutti gli animi nobili accompagnano lo sfasciarsi dell'ignominioso impero, che, in onta alla civiltà, spadroneggia ancora in Europa, conculcando le più generose aspirazioni dei popoli soggetti, non può non «ssere opportuno il ricordare agli uni ed il raccontale agli altri per sommi capi le vicende storiche della Serbia, del simpatico principato, chiamato ora dalla coscienza della propria nazionalità e dal grido di dolore di tutti coloro che provengono dal medesimo ceppo e sono oppressi, a farsi capo della riscossa. La storia della Serbia, prima del cenno lattone da Slrabone, è oscurissima. Ai tempi romani il ni me di Mesia (Moesia) comprendeva la Serbia e la Bulgaria, i cui aborigeni (secondo il detto geografo vissuto ai tempi di Augusto) sono stati Traci e, più probabilmente o in maggior copia, tribù di Misii asiatici, cioè di abitatori della Misia (provincia nordovest dell' Asia Minore) nome questo derivatole dai spessi boschi di faggi chiamati dai Lidii misi. Infatti la trasmigrazione dei Misii non era difficile: il confine occidentale della loro provincia era il Mare Egeo. I greci le chia-rnavantuttee due Misie. ed a questa per differenziare aggiungevano le parole "in europa.„ Tre secoli circa prima di C. subì una grossa invasione di Galli che vi si stabilirono col nome di Scordisci, dopo di essere stati sconfitti dai Greci: parte dei Galli si spinsero nell'Asia Minore a fondare la colonia Galazia, poi provincia. Sotto Augusto e Tiberio divenne provincia romana; e durante il dominio di quest'ultimo fu scorrazzata dai Daci e dai Sarmati, e per conseguenza munita di legioni e di fortezze luugo la riva meridionale del Danubio, e di APPENDICE. IL CABSCILLA NOVELLA STORICA DI FILIPPO LAICUS pubblicata dall'aie und Neue Welt tradotta da GIOVANNI de F. Il marchese, cosa sorprendente, non a-veva abbandonato il castello, ed anzi ospitava cortesemente gì' intrusi, coi quali non faceva misteri ; chè se non era proprio attaccatissimo alle novità introdotte dai francesi, non le avversava almeno tanto quanto i suoi compaesani. Si mostrava specialmente irritato per le scorrerie dei Querrilleros, e per aver i suoi servi cangiate le livree con vestiti da pastori di capre e raggiunto le bande. Mantenendosi egli sempre io stesso, finì coli'ispirare fiducia al capitano, che a poco a poco si trovò di starvi bene come in casa propria; e delle sue frequenti caccie, della durata spesso di più giorni, dapprincipio causa di diffidenza, non ci fecero in seguito più caso. Nel paese egli passava per traditore della cosa di Dio, del Re e della patria, mentre la fiducia nei una muraglia verso il Delta. In seguito venne divisa in superiore (occidentale) ed inferiore (orientale), ciascuna governata da un console. Dal 250 al 253 invasa dai Goti, fu liberata da Treboniano Gallo; nel 375 gli Ostrogoti, essendo sospinti dagli Unni, ottennero da Roma la facoltà di passare il Danubio. Poco dopo nel 378, nate questioni di possesso, Valente si recò nella Mesia con grandi forze per rintuzzare la prepotenza ostrogota, ma ne riportò orribile sconfitta, ed egli stesso perì sul campo. Nel secolo VII vi penetrarono Slavi (Sorbii) e Bulgari, contemporanei fondatori della Serbia e della Bulgaria, in guerra quasi continua cogli imperatori greci, cogli Ungheresi e colla nostra Repubblica; ma i brevi confini imposti a questo cenno non permettono il dilungarsi di troppo. Per lungo tempo si governarono col mezzo di propri giupani, ed uno di questi prese il titolo di arci-giupano (fatto che inizia le prime tendenze al reame, cioè all'unità), peraltro senza che per nulla venisse menomata la dipendenza degli imperatori d'Oriente. Nel 1150 (imperatore Comueno) Var-cigiupano Sciudomil, il fondatore della dina- ! stia Neeman, tentò di scuotere la sovranità imperiale, collegato cogli Ungheri, ai quali sembra promettesse la Bosnia. Venne Comneno, ed ebbe piena vittoria: fece prigioniero lo stesso Sciudomil, che ricuperò la libertà facendo atto di sommissione. Un altro tentativo di Stefano Neeman nel 1193, riuscì infelicemente. Il suo successore e omonimo venne espulso dagli Ungheresi, e il di lui fratello Volkan resse la Serbia dipendente dall' Ungheria che aveva conquistata la Bosnia. Non fu dato agli Ungheresi di soggiogare tutta la Serbia, come stava nelle loro brame, perchè stornati da altre guerre (Mongoli e Cumani). L' espulso Stefauo potè risalire il trono ed essere incoronato nel 1221 dall' arcivescovo re (Kral). Fortu- soldati francesi s'accresceva quanto più udivano le donne a schernirlo. Fiducia ispirava ad essi ma non considerazione, poiché per grande che fosse la loro irritazione verso gì' insorgenti, tuttavia un uomo che abbandonava la causa della patria non poteva essere che spregevole. La fama che il marchese fosse un traditore s' era già divulgata, e non senza fondamento : si sapeva che spesse fiate, ritornato dalla caccia, aveva fatto noto al capitano d'a-vere scorto nelle vicinanze una banda di Quer-rilla, certo intenzionata di fare un colpo sopra uno dei piccoli posti avanzati. E per merito di tali riferte era riuscito sempre al capitano di dare a tempo voce e rinforzo ai posti minacciati di sorpresa, in guisa che, dopo alcune fucilate, i Querrilleros, vista l'impossibilità di riuscire, si ritiravano nei monti e nelle gole impenetrabili. Naturalmente il marchese non poteva sapere tutte le sorprese stabilite, epperciò accadeva talvolta che quando i Querrilleros da settimane non avevano dato segno di vita, venisse poi preso all' improvviso un convoglio di munizioni o di vettovaglie, e disfrutto tutto quello che non potevauo portarsi natissimo fu il re Duscian (re dal 1336 al al 1356) che lottò più fiate e con successo contro gì' imperatori, giungendo al punto d'intitolarsi Czar della Serbia, dell'Albania, della Bulgaria e della Grecia; ma ben scarsa fu la sua saggezza, chè avendo diviso il suo impero in troppi governi, ne affrettò il crollo. Estinto il ramo legittimo della dinastia Neeman, Lazzaro (che regnò dal 1371-80) non potè appellarsi Knez, e dovette riconoscere la sovranità ungherese. A questo tempo il sultano Murad I conquistò una parte della Serbia, debellando i Serbi a Kossovo (15 giugno 1389, dell' egira 792) e facendo decapitare il re Lazzaro; ma alla sua volta Murad venne poi assalito ed ucciso dagli eroi serbi Milosch, Milan, Toplicianine, Koblicb, e Kossancic. Bajazette (detto Ilderim, ossia Baleno) successore di Murad divise la Serbia tra Stefano, figlio di Lazzaro, e il genero di questo Vuk Brankovic; tutti e due tributaiii dei Turchi. In seguito nuovi tentativi della Serbia per ottenere la libertà ma tutti vani; e dopo la vittoria riportata da Murad II nel 1448 sui campi di Kossovo contro gli Ungheresi in questo principato, i turchi s'imbizzarriscono di vessazioni e sevizie, rendendo la popolazione inerte e quasi abbrutita. Colla pace di Passarovitz (1718) 1' Austria si annette terra serbica fino al Timok e ai monti Bu-judasch; e nel 1739 anche quella parte di Serbia tornò sotto l'abborrito dominio. {Continua) LA SUPERSTIZIONE Quale strana parola ! — sembra adatta a significare le arti misteriose, le sciocche cerimonie, le pazze credenze, le stolte paure onde si palesa questo culto falso quanto ima-ginario verso alcunché di terribile ed ignoto che esiste nelle fantasie esaltate del popolo. Quando mi accade di sentir parlare, con una spa- via. Il capitano si chiamava Vittorio conte de Valliers ; discendeva da una delle più antiche famiglie della nobiltà francese, le cui sostanze erano state confiscate dalla repubblica e restituite dall' impero. 1 soldati della sua compagnia lo decantavano riccone, cavalleresco, e narravano 1' auge che godeva quella famiglia alla corte imperiale. Anche la natura lo aveva favorito : snelle aveva le forme, ed i lineamenti se non belli, regolari e gentileschi ; tutte poi le sue azioni s'informavano alla nobiltà caratteristica dei francesi, e dimostrava quanta ne fosse la finitezza e la dolcezza. Non passava i venticinque anni, eppure la faccia abbronzita aveva acquistato sembianza virile; gli occhi aveva neri e lampeggiavano come quelli proverbiali degli Spagnuoli. Abitava lo stesso castello una figliuola del marchese, quindicenne, la quale non sdegnava l'affabilità del francese; quindi nel paese si vociferava che tra la bella Maria ed il capitano vi esistesse amicizia, amicizia che ogni cuore spagnuolo non poteva non detestare profoD-damente. Sembrava che il marchese non se ne desse per inteso o per lo meno che tra- ventosa ingenuità, di streghe, di magie, di scongiuri, di risanamenti, di apparizioni de' defunti, di predizione di sogni applicati al solito terno, mi cascano le braccia e chiudendo per metà la pupilla, come per veder più lungi, osservo in lontananza un punto piccino, piccino : com' è distante, esclamo, la meta a cui deve giungere l'umanità! e chiamano il decimo nono il secolo della luce e del progresso ? — Nei tempi di molto addietro, quando le tenebre medievali avvolgevano il mondo, la supestizione, al pari di molte altre piante venefiche, ha gettato salde radici negli strati sociali non ancora irradiati e fecondati dalla luce dalla civiltà. In quel contrasto di credenze e di religioni, in quelle incertezze, in quelle contraddizioni, in quelle lotte secolari di principi proprie ai tempi, la superstizione trovò terreno eccellente per distendersi su tutta l'Europa. L'ignoranza, fonte di timori infondati, il tentennare nella scelta del vero, le cerimonie pompose degli Arabi, le loro tradizioni leggendarie, i costumi bizzarri, tutto contribuiva affinchè la superstizione corrompesse le menti, avvilisse il cuore, prostrasse la volontà, rendesse schiavo 1' uomo. La pianta parassita però vieppiù inorgogliva inerpicandosi ai troni ed agli altari. Accarezzata dai principi, coltivata dal clero, imagi-ni il lettore quale fonte di sventure, di mali, di abbrutimento essa sia stata per l'umanità. — Oggidì se i tempi mutarono, se il sole illuminò, quattro o cinque secoli dopo, la superficie del globo, so la civiltà e la scienza dispersero le ubbie e le torte credenze, che erano sistemi indiscutibili nel Evo medio; non siamo giunti ancora al punto di non trovar estesa la superstizione anche nell' odierna società. Sarebbe una dolce illusione, un pio desiderio, un pietoso palliativo il negarne l'esistenza ma non verità. Me ne appello agli assidui lettori dei nostri confratelli di S. Giusto : non raro è il caso di leggervi che qualche farabutto colla sua degna metà si diverte a gabbare il popolo che ci crede, con esorcismi, predizioni, scongiuri ed altro, mungendo le tasche dei gonzi. Perchè questi cosi esercitino la loro professione con profitto, bisogna che trovino il luogo di esercizio e gli individui che paghino le loro manovre. Che trovino e quello e questi è un fatto innegabile, perchè non vedono il sole a scacchi, che dopo averne gabbati di molti. Apparizioni di morti che si incomodano per il gusto di dettarvi un terno, consulti del libro de' sogni, esami e predizioni sopra le mani, cerimonie diaboliche per iscoprire tesori, racconti di streghe, sono tutte cose all' ordine del giorno. Ognuno ne sente parlare, discutere e generare perfino controversie fra le donniciuole del volgo che contendono sopra un comento di un sogno con un tuono di per- scurasse dallo spiegare l'energia connaturale del sangue spaguuolo; e non si durava fatica ad accertarsene: la nobiltà e la posizione rendevano 1' ufficiale francese un marito discreto per la figlia, tanto più che l'odio paterno verso gì' invasori della patria non eguagliava certo quello degli altri; perciò non era impossibile che il marchese pensasse di stringere il vincolo quando fossero cessato le ostilità. Con grande scandalo dei patriotti, si faceva chiaro che donna Maria non considerasse il nemico degli spagnuoli come nemico suo personale ; già fino dalle prime ella non aveva evitato gì' incontri col gentile ufficiale, e da ultimo pareva quasi che li cercasse. Di tale comportamento si accagionava non tanto la ragazza quanto il padre: l'ingenua s'era a-bituata fino quasi da bambina a vedere i soldati francesi (aveva undici anni quando erano entrate le prime schiere), ed era cresciuta per così dire sotto i loro occhi. Ciò non ostante aveva osservato, come il padre, grande riserbo, fino al tempo in cui le vicende della guerra avevano costretto i francesi a rinforzare i distaccamenti sulle strade del confine, e ad occupare anche quel castello da caccia sui Pirenei. suasione, e con un' aria di fede che mette compassione. Molto e mai abbastanza si scaglia il giornalismo contro il lotto, nè io voglio non ricordarlo a proposito come fautore efficacissimo della superstizione. Essere stati presenti alla ressa, al pigia-pigia, al gridìo, al tripudio chiassoso della folla dinanzi ai postini del lotto poco dopo la morte di un vescovo e meglio ancora di un' Eminenza basta per persuadersene e . . . piangere. Credenze e principi falsi come quelli generati dalla superstizione resistono per anni ed anni agli sforzi magnanimi della civiltà e dell'educazione. S'infiltrano nel volgo da madri improvvide e noncuranti con narrazioni di streghe, di spettri e di demoni, usate spesse volte quale mezzo pratico e facile per far chetare i bambini. I quali assorbono quelle idee e profondamente le imprimono nella memoria e nel cuore dove esse vivono e donde si tramandano. Il tempo, medico sagace per tante piaghe e sciagure, renderà un giorno giustizia alla verità estirpaudo fin 1' ultima radice di superstizione che serpeggia tuttora nel popolo. Però il favorirne l'azione benefica, che non ci sarà dato vedere, 1' ajutarla, e promuoverla è compito sacro della educazione e dell' istruzione: fra le domestiche mura, sul focolare, la migliore e prima scuola, le madri instillino ai figli, che pendono dal loro labbro, principi sani e soavi con delle narrazioni che loro suggeriscono la religione, la morale, 1' amore di patria ; i maestri poi continuino l'opera della madre o tolgano ogni ombra di superstizione che possa esservi nei loro scolari ; il sacerdote coi mezzi potentissimi che sono a sua disposizioue coroni l'edificio, dimostrando colle parole del vangelo e coi decreti della Chiesa, quanto assurda, quanto nociva, quanto irreligiosa sia la superstizione. E. L. C'inviarono da Palermo il seguente programma : ARCHIVIO di pedagogia e scienze affini La comparsa di un nuovo giornale pedagogico in Italia non sarebbe abbastanza giustificata, se si guardasse solamente al numero non piccolo di periodici educativi e scolastici che son tanta parte della letteratura pedagogica contemporanea. Esaminando, invece, il contenuto di cotali periodici — intesi nel maggior numero alla diffusione dei provvedimenti legislativi e ministeriali sopra la istruzione pubblica e privata, o a sovvenire gl'insegnanti con la proposta di temi e quesiti acconci ai vari gradi dell'insegnamento elementare e secondario, o ad aiutare 1' opera educatrice della famiglia parlando efficacemente al cuore ed alla niente delle donzelle e dei giovanetti — scorgiamo chiaramente quanto esigua vi sia la parte cousacrata alle investigazioni teoriche. A dir vero non in tutti troviamo una parte siffatta, e, dove la troviamo, non sempre la bramosia di ricercare il vero vi apparisce al tutto spoglia dalle preoccupazioni di parte o di sistema. Questo mancamento della no- Le simpatie della ragazza datavano specialmente dal momento in cui il marchese aveva fatto mostra, in modo sorprendente, delle sue inclinazioni verso i Francesi. Per l'addietro egli non aveva mai impugnata un'arma in difesa della patria, ma peraltro non v'era alcun motivo per sospettarlo non patriotta. Si buccinava che stesse in segreta relazione coi Querrilleros; quindi erano ben facili a spiegarsi le sue lunghe assenze dal castello, tanto più che esse combinavano quasi sempre colle audaci scorrerie; e l'esteriore del marchese non poteva contraddire tali supposizioni, chè nulla c' era in lui di tronfio, ed anzi rubava anche il tempo dell' abbigliatolo per correre nel bosco. Infatti fino da fanciullo, la caccia era stata sempre il suo divertimento prediletto: era tiratore abilissimo, sicuro aveva l'occhio e fermo il polso ; e quanto più indomito era un cavallo, tanto maggior piacere provava nel raffrenarlo. Toccato l'ottavo lustro, aveva 1 i acquistato una certa cautela nel bravare gli eser-cizii pericolosi, ma intera gli era rimasta 1' a-gilità giovanile; durava molto a cavallo e con | eleganza ; marciava alla pari di qualunque fantaccino ; e gli era propria la temerità degli ' stra letteratura pedagogica è divenuto assai più visibile, dopo la cessazione del periodico Patria e Famiglia, pubblicato per ben tredici anni in Milano dal benemerito Comm. Giuseppe Sacchi, e del Progresso educativo che vedeva la luce in Napoli per cura del compianto professore Odoardo Fusco, nei quali le ricerche di pedagogia razionale avevano posto ampio ed onorato. Quindi un giornale che, non trascurando la parte positiva e gli studi comparativi di legislazione scolastica, raccogliesse in sè o desse notizia di tutto ciò che si vien meditando e scrivendo in Italia sui problemi da cui è travagliato tuttavia il contenuto di questa disciplina, e che, mediante analisi e rendiconti particolareggiati dei più notabili lavori che si vanno pubblicando fuori d'Italia, informasse con diligenza dell' operosità pedagogica straniera, riempirebbe una lacuna dell' odierna pedagogia italiana, e renderebbe un importante servizio a quanti vi s'interessano, ponendoli in grado di seguirne e di promuoverne con minore difficoltà i successivi incrementi. A ciò mira 1' Archivio di pedagogia e scienze affini, a dare, cioè, un quadro possibilmente compiuto dell'odierno movimento pedagogico in Italia e fuori, senza farsi organo od interprete di alcuna dottrina esclusiva. La tendenza necessaria di ogni dottrina, giusta l'osservazione d' un acuto pensatore, ò di chiudersi entro se stessa- nuli' altro consacrando agli avversari che dei tratti di critica e di polemica : e però le differenze tra scuole avverse, d' ordinario, si credono assai più profonde di quel che sieno realmente. Senza ammettere la possibilità di un eclettismo, che non ha nulla di comune con l'intento di questa publica-zione, si può ritenere che un vicendevole contatto tra le varie scuole pedagogiche è possibile, avvegnaché le cagioni che le dividono sono assai meno numerose delle altre che le uniscono. A un sol patto però la libertà di discutere conceduta alle opinioni diverse e talora contrarie potrà riuscire alla eliminazione di molti dispareri : che, in qualsiasi ricerca, posti da canto gì' idoli del foro, della tribù e della famiglia, si faccia capo all' osservazione paziente ed accurata dei fatti. Altrimenti potremo ottenere arguzie più o meno logiche, creazioni imaginarie più o meno vivaci, effusioni mistiche più o meno rispettabili; ma non mai certezza d'induzioni scientifiche. Alla Pedagogica, presa tra le strettoie d'un impotente soggettivismo e d'un materialismo senza critica, non sarà possibile di fare un passo innanzi, nè tanto meno di pervenire al compiuto svolgimento del proprio organismo e alla certezza e necessità proprie della scienza, se non si metta nella strada maestra dischiusale già da Bacone, da Galileo e da Kant. Del resto, qualunque sia la diversità d'opinioni, il conoscere quel che s' è fatto e scritto da vari autori, anche iu direzione contraria, non è piccolo vantaggio. Non foss' altro aiuterà a causare le lumraggini e le ripetizioni da recarsi nelle scritture pedagogiche come nelle altre, all'ignoranza di ciò che s'è fatto sullo stesso argomento e a quel lavoro solitario, che spesso non conduce che alla sterilità. Le colonne dell' Archivio, adunque, resteranno aperte a tutti gli scrittori di cose pedagogiche, senza distinzione dii paese o di scuola, a condizione però che tengano in pari considerazione i vari ordini di fatti umani, i fisiologici non meno dei psichici, e che non dimentichino, sopra tutto, come il suo principale intento sia di raccogliere fatti e documenti utili ai propri lettori. Sono principali compilatori: 1. Latino Emanuele, Insegnante all'Università, Direttore. — 2. Celesia Comm. Prof. Emanuele, Genova — 3. Cigliutti Cav. Prof. Valentino, Preside del Liceo Vittorio Emanuele. — 4. Corico Comm. Simone, Professore all'Università. — 5. De Brun Luigi, Professore al Liceo. — 6. Gambino Prof. Giuseppe. — 7. Lancia di Brolo duca Federico. — alpigiani. Di più possedeva una chiara intelligenza, gentilizio il valore ispanico, che non lo allontanava dalle avventure: sicché, tutto sommato, non si poteva negare verosimiglianza alle supposizioni originate dalle assenze. Durante queste assenze, la figliuola ri-maueva sotto la sorvegliauza di una sorella del padre, la quale, dopo la morte prematura della marchesa, reggeva la casa. Questa zia non aveva tenuto nascosto la brama che tutti i francesi ripassassero i Pirenei, e ogni qual volta il caso la faceva trovare con uno di quella nazione, ella lo trattava sempre con una indifferenza sì studiata da lasciar capire facilmente quali fossero i suoi sentimenti : così era accaduto sul principio, quando il capitano Valliers aveva preso alloggio nel castello ; ma dopo poche settimane la cosa aveva mutato aspetto : il marchese rimaneva nel castello, la senorita dava sotto sotto degli sguardi amorosi al capitano, e pareva che la stessa zia, vecchia dama, fervida d'amor di patria, non avversasse più tanto gl'invasori. Per tale modo il castello da caccia del marchese di Castillo offriva una scena da i-dillic, mentre gli eserciti di tre grandi po- 8. Randaezo Prof. Camillo, Rettore d'Istituto privato. — 9. Sampolo cav. Luigi, Professore all'Università. — Scandura Francesco Errico, Direttore degli Asili Rurali d'infanzia. - 11. Schreiber D.r Teodoro, Lipsia. — 12. Vecchia Prof. Paolo, Direttore della Scuola Normale. Si pubblica a dispense bimestrali, ognuna delle quali contiene non meno di 8 fogli di stampa di pag. S iu 8.' Pel Regno d'Italia, „ la Svizzera, la Germania, l'Austria e la Francia. . „ » Belgio. Spagna, Inghilterra e Russia „ „ l'America . Semestre L. 7 Anno L. 12 14 9 - „ 16 -, 10 - , 18-La prima dispensa vedrà la luce nella seconda quindicina del prossimo luglio. Chi voglia concorrere alla nostra opera qual socio fondatore, è tenuto al pagamento di lire 5 mensili. 1 pagamenti si fanno anticipati. Per associarsi conviene dirigere Vaglia postale o lettera raccomandata al Direttore Prof. Emanuele Latino in Palermo ex-Convento dei Benfratelli o al libraio-editore sig. Luigi Pedone-Lauriel. Palermo 24 giugno 1876. TABELLA DI RAGGUAGLIO per ridurre prontamente a sistema metrico decimale qualunque peso e misura del luogo. Dopo circa sette mesi dall'introduzione del sistema metrico decimale, si dovrebbe ritenere la cosa passata talmente in pratica da non esservi più bisogno di spendere parole. I fatti peraltro ci persuadono del contrario, ed una certa confusione la vi regua ancora, favorita dall'assoluta ripugnanza in molti di occuparsi di questa novità. Non diciamo dei negozianti, i quali colla pratica quotidiana trattano ormai il nuovo sistema con tutta confidenza, ma di coloro che, non obbligati all' uso continuo dei nuovi pesi e misure, non vogliono, o meglio non possono, all'occasione di qualche loro affare, approfittarne come dovrebbero e come il loro interesse lo richiederebbe. Ad esempio, fra i grandi ed i piccoli possidenti nella vendita all'ingrosso delle loro derrate, come vino, grani ed altri prodotti, non s'è ancora parlato d'ettolitro, ma all'opposto i contratti seguono sempre ad e-mero e stajo, e tali misure si veggono ancora in uso. Oltre all'esservi in ciò una patente infrazione della legge, riteniamo non sia questo il modo più adatto per fare il proprio interesse. Come si è pensato alla riduzione per la vendita al minuto, si dovrebbe decidersi una buona volta per quella all'ingrosso. Il nuovo sistema ha il vantaggio di una gran facilità è precisione di conteggio, e il ritardarne la sua completa introduzione non può che favorire l'incertezza e la coufusione in chi lavora, e quindi o per una parte o per l'altra tornare dannoso. Le autorità locali sorvegliano con tenze e la guerra civile portata al coltello convertivano il paese in un sanguinoso campo di battaglia. Ogni sera gli abitanti del castello so levano trovarsi tutti riuniti in una stanza i sulla terrazza per passare alcune ore chiac-cherando. Così pure una bella sera del giù gno 1813. Il conte Valliers sembrava da alcuni giorni assai preoccupato; si sapeva che il re Giuseppe era costretto di abbandonare Madrid, e che le truppe sue e di Jourdan battevano in ritirata. Questi importanti avvenimenti fornivano argomento di conversare agli uomini, mentre le due dame stavano immerse a contemplare il tramonto del sole, gettando di tratto in tratto qualche detto nella conversazione. Diceva il marchese: Desidererei che questa infelice guerra avesse una fine : il paese soffre una tale devastazione che prima che possa ripigliar vigore ci vorranno dieci anni : perciò preferirei qualunque pace. — E Maria : Non so davvero comprendere come faccia a vivere il popolo mentre nessuno lavora i campi. — I nostri compaesani, ripigliava il marchese, ricevono sussistenza dall'Inghilterra e dall'Africa, tutto il rigore per impedire gli abusi, ma il pregiudizio e la negligenza sono superiori nel-l'inventare le più fine astuzie per deluderne la vigilanza. Nelle colonne di questa cronaca, trattammo per tempo snlla riduzione dei nuovi pesi e misure, con sistemi ed esempi i più pratici, ed in oggi non è nostro intendimento tornarvi sopra diffusamente, ma solo raccogliere tutte quelle cifre in una tabella di ragguaglio, che presenti a colpo d'occhio la chiave di riduzione dal vecchio al nuovo sistema e viceversa. Dall'intestatura della tabella che facciamo seguire risulterà il metodo proposto. Adunque volendo sapere per esempio a quanti chil. corrispondono 50 funti si moltiplicherà questo quantitativo per la cifra proposta 56 (o più esattamente 5601) e si avrà il prodotto di 28,0050 che corrisponde a 28 chil. e 5 grammi ; ed egualmente per conoscere per esempio quanto al chil. si pagherà una merce che costava 25 soldi il funto, si moltiplicherà questo valore per la cifra 179 (o più precisamente 1786) e la risultanza sarà 44, 650, vale a dire soldi 44 e 65 centesime parti di soldo, e così viceversa. Speriamo che questa nostra fatica non sarà del tutto sprecata. C—l. Denominazione del peso o misura da ridursi Moltiplicando questa cifra colla quantità del peso o misura vecchia si avrà la riduzione nella nuova cifra approssimat. cifra esatta Moltiplicando questa cifra col valore attribuito all'unità di misura vecchia si avrà la riduzione del prezzo della misura nuova cifra approssimat. Lotti in decagr. e grammi Punti in Chilogrammi Braccio veneto di lana in metro Braccio veneto di seta in metro Ellen di Vienna in metro Boccali in Litri Emeri in Ettolitri Lire ed Orne in Litri ed Ettolitri Staio veneto in Ettolitro 175 175019 56 68 5601 683 64 78 141 56 66 Polonico in Ettolitro Metzen di Vienna in Ettolitro Pollici in Centimetri Piedi in Metri Klafter in Metri Piedi quadrati in metri Q] Klafter quadrati in metri Q Piedi cubi in metri cubi Klafter in metri cubi cubi Jugeri in Are ed Ettari Carati in grammi Leghe di posta iu Chilometri 75859 83 307 639 778 1415 566 659 831 3075 615 26 31 189 99 359 6149 2634 316 1896 999 32 682 575 206 3596 316 6821 5755 571 179 146 157 129 cifra esatta VICEVERSA riduzione della quantità della nuova nella vecchia misura riduzione del prezzo della nuova nella vecchia misura cifra esatta cifra esatta 5719 1786 1467 1566 1289 71 177 152 120 325 707 1767 1519 12035 32528 162 38 1627 3798 317 3167 527 5275 10 10099 278 27814 31 3166 147 1466 20597 Chilometri in Leghe 13182 173 1737 485 Pugni (misura per i cavalli) in centimetri 4855 10536 5719 1786 1467 1566 1289 707 1767 1519 175019 5601 683 639 778 1415 566 12035 32528 1627 3798 3167 659 831 3075 6149 2634 316 5275 10099 27814 3166 1466 1737 1896 999 3596 316 6821 5755 4855 Centimetri in pugni 20597 94909 ma tutto il denaro per conseguenza se ne va, tutto, perchè anche i francesi vengono provveduti dalla loro patria. Egli è certo che attualmente il paese non avrebbe derrate sufficienti per sfamare i suoi abitanti. — Osservò il capitano: Ella ben s'appone, signor marchese; il bisogno è da per tutto assai grande, più grande di quello che si crede. — E vero, disse donna Camilla la sorella del marchese; l'esercito di Jourdan, come raccontano laggiù nella borgata, soffre carestia; perfino le munizioni sono quasi esaurite. — Oh, le dame sono ben esattamente notiziate, esclamò sorridendo il capitano : non sarebbe infondato il sospettare uno spionaggio. (Continua) La Favilla (1836-46) e L'Istria (1846-52) Nei cenni storici del numero precedente, nel ricordare la Favilla, pubblicazione triestina ebdomadaria di lettere ed arti, abbiamo nominato Dall' Ongaro, Gazzoletti, Solitro, Somma, Tommaseo, Valussi, ommettendo i di lei fondatori che furono il sig. G. Orlandiui di Trieste ed il nostro compianto concittadiuo avv. Antonio de Madonizza. Infatti i nomi di questi due patriotti figurano accoppiati a piedi del periodico dal primo numero (31 luglio) fino al ventesimosettimo, e poi vi sta solo quello dell'Orlandini. Dall'agosto del 1839 v'è segnato qual compilatore l'onorevole Pacifico Valussi. Ed il Madonizza, quantunque ritiratosi dalla redazione, non cessò di collaborare. — Nelle stesse righe testé accennate, abbiamo del pari tralasciato di ricordare l'Istria pubblicata settimanalmente a Trieste dal D.r Kandler, col concorso dei varii studiosi, una vera miniera adesso rarissima di documenti, d'inscrizioni, di notizie e dissertazioni storico-archeologiche, illustranti il nostro invidiabile passato e cbe inducono a conclusioni importantissime e confortevoli, la cui ristampa (fatta colle debite ommissioni suggerite dalla discretezza) riuscirebbe ora di opportunità più che ordinaria; ed è quindi da deplorarsi che la signora erede del benemerito uomo abbia negato senza nemmeno accennare a motivi, il permesso di ristampare le sei annate dell' utilissimo periodico a chi, mosso da patrio affetto, gliene aveva fatta, mesi fa, calda istanza. Illustrazione dell'anniversario Il fatto che oggi ricordiamo è un fatto eroico, commovente ; è la fazione intrapresa nel 1844 da un manipolo di animosi per liberare l'Italia. Essendo l'accaduto ben noto ai nostri lettori e ad altri, ci limiteremo ad esporre solo alcuni particolari, forse di contezza non generale, costretti a scivolare via dai prodromi. Attilio ed Emilio Bandiera nacquero a Venezia ; il primo nel 1811, il secondo nel 1819, figli al barone Bandiera contrammiraglio della flotta austriaca: era l'uno alfiere di vascello, di fregata 1' altro. Quantunque sconsigliati ripetutamente da Mazzini, da Ricciardi e da Fabrici, coi quali s'erano messi in relazione da lungo tempo, troncando poscia il carteggio colle parole:... * se soccombiamo dite ai nostri concittadini che imi-„ tino l'esempio, poiché la vita ci venne data per „ utilmente e nobilmente impiegarla e la causa per „ per cui avremo combattuto e saremo morti è la r più pura, è la più santa» . . . salparono da Corfù su di un trabaccolo il 12 luglio 1844, diretti verso le Calabrie, ove sbarcarono, perchè contrariati da bonaccia, appena la sera del 16 sulla spiaggia di Cotroue (prov. di Catanzaro). Erano i loro compagni : Domenico Moro di Venezia, alfiere di fregata, d'anni 22; Nicolò Ricciotti, di Fresinone, patriota già militante, d'anni 44; Anacarsi Nardi toscano, esule del SI, d'anni 43; Francesco Berti di Ravenna, veterano napoleonico, d'anni 55; Jacopo Rocca di Lugo, operaio; Giovanni Vene-rucci di Forlì operaio ; Domenico Lupatelli di Perugia, carcerato del 31 e poi esule; Giuseppe Miller di Forlì zoppo, esule del 31 ; Napoleoni, còrso; Luigi Nanni di Forlì; Francesco Tesei di Petaro; Pietro Piazzoli di Lugo, esule del 31; Tommaso Mazzoli e Giuseppe Pacchioni di Bologna; Carlo Osmani d'Ancona; Paolo Mariani di Milano, cannoniere austriaco; Giuseppe Maluso, detto Battistino, calabrese, era la guida; Giuseppe Manesi di Venezia; e Pietro Bocchechiampe còrso, l'infame traditore. Appena toccata la terra italiana, si prostrarono commossi, e baciandola sclamarono : "ecco la patria nostra, ; e Ricciotti soggiungeva: "tu ci hai dato la vita, e noi la spenderemo per te„. Poi s'imboscarono per camminare tutta la notte. Nel mattino si imbatterono in pochi calabresi armati che li attendevano: anche questi, dipingendo loro il vero stato del paese, si provarono invano a rimuoverli dal proponimento. All' alba del giorno seguente s'accamparono presso S. Severino per riposarsi; e lì s'accorsero della mancanza dello scellerato, fuggito a Cotrone per avvisare le autorità : scopo della delazione fu il ripristinamento della famiglia Bocchechiampe in certi diritti ottenuti perservigi resi durante l'invasione francese. Superata felicemente, verso il tramonto una scaramuccia con alcuni gendarmi e guardie urbane, in cui rimase ferito Moro, continuarono la ^formazioni, acquistò dalla marcia nella mira di iniziare il moto colla liberazione ,, ir • t 1 dei prigionieri politici di Cosenza, e in quel circondario • -Henireuter Ulie pompe, fecero sosta per bivaccare, presso la borgata di S. Giovanni in Fiore. Ma la not'zia s'era già propagata, e colla scaltrezza usata di vociare eh' erano briganti, le campane sonarono a stormo e tuttala popolazione armatasi mise ai cenni delle guardie urbane. Miller, Moro e Nardi rimasero feriti ; tutti, tranne sei che pel momento poterono salvarsi, vennero circondati, presi, legati e condotti nella borgata sopracarichi d'ingiurie, quindi a Cosenza ove s'istruì il processo. Meritano pubblicità alcune risposte di quei valorosi. Chiesero ad Emilio: Come vi chiamate? —Emilio Bandiera —Siete barone? — Non me ne curo. — Di che paese siete? — D'Italia. — Ma di che luogo ? — D'Italia — Ma dove siete nato ? — In Italia. Ed il Nardi a cui chiesero : Come si chiama il capitano che vi condusse ? rispondeva: Un figlio della Giovine Italia— Ma chi era, come si chiamava? Un figlio della Giovine Italia ; — e quando vide Bocchechiampe soggiunse: "Non trovo voce nella mia di-" vina lingua italiana per nominare come si conviene " costui!, Vennero fucilati Attilio ed Emilio, Ricciotti, Moro, Nardi, Venerucci, Rocca, Berti e Lupatelli. Pronunciata la condanna, Emilio gridò: "Viva l'Italia, viva la libertà, viva la patria!, e tutti in coro intuonarono l'inno : "Chi per la patria muore — Ha già vissuto assai...., al che avendo il capitano urlato: "silenzio miserabili !, Ricciotti di ripicco gli gridò: "Mi-" serabile sei tu ! sappi che tratti con uomini che lian-" no più cuore di te., Durante le ore della cella stettero allegri, mangiando di buon appetito e discorrendo alla buona coi frati confortatori. E Lupatelli, chiamato il soldato del cancello, così gli favellò : " Carica " bene lo schioppo, perchè la mia pelle è dura assai. " Vedrai che dopo ferito farò tre passi e griderò: Viva " VItalia., Fu di parola: prima di cadere spiccò un salto gridando : "fuoco di nuovo, viva l'Italia!, Il 25 luglio alle cinque del mattino, mentre tutte le campane della città sonavano a morto i nove eroi italiani s'incamminavano baldi e sereni cantando l'inno sopracitato : Chi per la patria muore — Ha già vissuto assai.... al luogo della fucilazione, ove giunti si baciarono. Vi fu un momento in cui parve che i soldati del picchetto fucilatore fossero titubanti : allora Ricciotti gridò: "Tirate pure: siamo soldati anche noi e sap-" piamo bene che 1' ordine deve essere eseguito., La Compagnia della buona morte, composta dei nobili del paese, seppellì i cadaveri in una fossa comune presso la chiesa di S. Maria, l'unico luogo concesso. Esumati dai cittadiui nel 48 furono posti in una cappella del Duomo, e poi, trionfatrice la reazione, dal generale Busana rigettati nella fossa degli assassini. Nel 18t>0 nove mila garibaldini resero gli onori agli estinti sul luogo della fucilazione ; ed ora una commissione raccoglie le oblazioni di tutti gl'italiani per erigere un monumento che ricordi i martiri politici del 1844. ____ Esami di maturità. — Nei giorni 17, 18 e 19 corr., vennero date in questo ginnasio le prove orali dagli studenti dell'ottava. Quattordici erano gli ammessi, compresi due privati, dei quali uno si ritirò nel corso dei compiti. Cinque furono rimessi a termini non lunghi —- tre dichiarati maturi con distinzione : Antonio Corsetti da Velletri ; Giaudona-to Fonda e Nicolò Ravalico da Pirano — e tre maturi: Carlo Chersich da Cherso; Angelo Gini da Parenzo; Giovanni Leva da Lus-singrande; Giovanni Velcich da Cherso ; Paolino Villotti da Segonzano (Trentino). Quattro si dedicheranno al magistero per le scuole medie, due alla giurisprudenza, uno alla medicina; l'altro è ancora indeciso. Ogni anno, il giorno in cui viene licenziato lo studioso drappello dell'ottava è giorno di giubilo per l'Istria tutta, perchè essa vede ingrossare le file dei suoi colti e amorosi figli, a cui spetta di renderla sempre più pregiata, e di continuare l'opera di coloro che scesero nella fossa senza poter vedere soddisfatta la veemente e nobilissima brama, che deve infiammare ogni petto istriano. Salutando di cuore gli egregi giovani usciti, auguriamo risultato felicissimo a quelli che in breve ritorneranno al cimento. Le pompe. — Dopo l'ultimo incendio del 24 marzo decorso, le solite ciarle sul bisogno di provvedere macchine ed attrezzi, furono questa volta seguite dai fatti. I consiglieri comunali, col concorso di altri cittadini, costituitisi in comitato, ebbero la noia e la costanza di battere porta per porta, ma si procurarono la soddisfazione di raccogliere iu pochi giorni oltre settecento fiorini : ed attinte il detto comitato cittadino dall'esperto direttore dei vigili triestini, sig. Ing. Chaudoin, conoscitore della struttura della nostra città, le necessarie fabbrica viennese pompe, giunte qui il 18 corr. La maggiore, veicolo e di facile smon-tamento, assorbe dai 168 ai 200 litri d' acqua al minuto, e la getta alla distanza dai 30 ai 34 metri, agendo al caso con due maniche ; la minore, trasportabile a mano, ne assorbe 60 al minuto e manda 1' acqua alla distanza di 20 metri. Ora il Municipio attende sollecito a fornire l'arnese accessorio (buiuoli, scale a tratti, funi, seghe, mannaie ecc.), e ad istituire le quattro squadre dei vigili volontarii: cioè la prima per lavorare in qualunque parte della casa ; la seconda per asportare le masserizie; la terza per manovrare le pompe : la quarta per provvedere l'acqua, disporre gli accorrenti in catene e sorvegliarle. "La Società Corale degli Allievi Sinico, di Trieste venne a visitarci nelle ore pomeridiane di l'altroieri. Erano parecchie schiere di soci in leggiadro uniforme, preceduti dalla loro bandiera (che è rossa, portante nel centro gli emblemi sociali, ornata di due nastri azzurri), e molti seguiti dalla famiglia. Giunti sulla piazza fecero atto di omaggio al Municipio, e nel partire lo rinnovarono in via del Belvedere sotto le [finestre dell'illustrissimo Podestà. La banda cittadina e una rappresentanza della società filarmonica li salutarono all' arrivo ed alla partenza, sempre alla presenza di calca di popolo festante e plaudente, tratto dal natuiale impulso di cogliere ogni occasione onde manifestare il suo affetto pei fratelli di Trieste. Innsbrnck 13 luglio. (Dispaccio del Trentino): Una numerosa deputazione di studenti trentini ed istriani dell'università d'Innsbruck si portavano oggi ad Hall per omaggiare a principi reali d'Italia di passaggio per quelli stazione. L'accoglienza per parte degli augusti personaggi fu gentilissima e lusinghiera assai. L'indirizzo degli studenti italiani fu accolto con parole di riconoscenza. Idrofobia. — Tre mesi fa. di notte, un cane morsicava una mano al sig. Giuseppe Ma-rotti di Castua (Istria) d'an. 24, il quale, attesa la lievezza della ferita, nou s'era dato pensiero di medicarla; ma ai 9 del corr. il male scoppiò improvvisamente e sì gagliardo, che dopo tre giorni di sofferenze Serissime egli veniva rapito per sempre all'amore della vecchia madre, di cui era l'unico conforto. Carne bovina ammalata. — A Burano (circ. di Venezia; 5700 ab.) il 24 del m^s« decorso, certo Carestia aveva venduto clandestinamente della carne bovina a prezzi bassissimi. Il giorno seguente quaranta erano i gravemente ammalati e due i morti. Ecco le funeste conseguenze che possono avvenire quaudo si rende impossibile l'ispezione sanitaria. La prima strada ferrata fu inaugurata in Inghilterra, il 27 settembre 1825 tra Stockton'(10,000 ab.) e Darlington (idem). Non mancarono le beffe degli increduli e le minacce di quelli che lucravano coi vecchi mezzi di trasporto. Trapassati nel mese di giugno 1 Bortolo Devecchi d'anni 39. — S Santo Degrassi d'anni 65. — 4 Giovanni Valentich d' anni 13. — 8 G. N. d'anni 30 (carcerato) da Pobostiane -Dalmazia-; N. S. d'anni 27 (carc.) da Sebenico -Dalmazia-: Filomena Meotti moglie di Biagio d'anni 38. — 13 — Angelo Martini d'anni 53; Antonia Tamplenizza d' anni 46. — 15 G. 0. d' anni 62 (carc.) da Bilisane -Dalmazia- — 19 Francesco de Reyss d' anni 82 ; Antonio Steffè di Domenico d' anni 34. — 2« S. T. d'anni 38 (carc.) da Sdrapanj -Dalmazia- — 21 Antonio Justincich d'anni 76; P. P d'anni 27 (carc.) da Taruovic di Stagno - Dalmazia - — 23 M. S. d'anni 56 (carc) da ÌVIompaderno. — 28 G. S. d'anni 27 (carc.) da Borgo Pozzobon - Dal ■ mazia-; G. N. d'anni 37 (carc.) da Ogarie superiore -Dalmazia-. — 30 Elena Flego moglie di Giovanni d'anni 41. — Più 4 fanciulli al di sotto dei 7 anni. Matrimonii celebrati nel mese di Giugno 5 Giuseppe Luis-Lucia Albertini. 7 Mondo Giovami i-Maria Debernardi. — 8 Ladich Antonio-Maria Kosir.—IO Coloinbin Lorenzo-Anna Deponte. — 11 Poli Michele-Carolina Peruta. —17 Kreiczer Giuseppe - Catterina Fragiacoino ; Scher Tommaso -Maria Filippi ; Tunis Lodovico - Margherita Battistella. Corriere dell' Amministrazione (dal 6 a tutto il 22 corr.) Albona. Ferdinando Vogel (il II anno) — Aquileja. Damaso D'Elia (idem) — Curmons. Lorenzo Scher (idem) — Pola D.r Lodovico Artusi (idem) — Trieste Bisilio a Bajoni (id>-m); Ab. Angelo Marsich (II seni, del II anno) ; Maria Marsich Morsali (idem). II "(xiustmojtoli, continua l'orario ilei 3 Oiugno (V. il N. 17)