»OSI Settimanale umoristico dei Wmìolir noristico del Territorio di Trieste C&ÒZCMl La stampa gialla dice che il 'comuniSmo specula sulla miseria. Ma allora il generale Airey dev'essere un agente del Cominform se si dà tanto»da fare per immiserire Trieste. PREZZO m TUTTO IL T.L.T. Lire 20. 26 GIUGHO 1948 li. 28 Tassa postale pagata - Abb. Il Gruppo L’AVVENIRE DON CHISCIOTTE: — C’è qualcosa di nuovo o Sancio? SANCIO: — Veramente c'è qualcosa di molto vecchio eccellenza. DON CHISCIOTTE: — E cioè? SANCIO: — E’ ritornato di scena 11 prefetto nazista Pagami, libero per un errore giudiziario. DON CHISCIOTTE: — Sancio è mal possibile ciò? SANCIO: — Che cosa non è possibile di questi tempi, eccellenza. DON CHISCIOTTE: — E che cosa è venuto a fare da queste parti una simile pellaccia? SANCIO: — voleva concionare in difesa del Piano Marshall, eccellenza! DON CHISCIOTB: — Che infamia! Ah che vergogna! Difendere il Piano Marshall, luL SANCIO: — E che altro potrebbe fare se non ciò, una collottola da carcere di quella specie, eccellenza DON CHISCIOTTE: — Che vuoi intendere o villano? SANCIO: — Ma eccellenza, il difendere piani più o meno Marshall, è sempre stato il lavoro di quel noncostituiscereato ! DON CHISCIOTTE: — Hai letto però che «I*a Voce Libera» è insorta violentemente contro l’utilizzazione di quest’uomo, ed infatti Poi l’ex prefetto non ha parlato? SANCIO: — Vecchio trucco, eccellenza. DON CHISCIOTTE:— Come puoi dire ciò villano, non potrebbe avere questo giornale capito da che parte c’è la verità? SANCIO: — Allora le racconterò a questo proposito una storiella eccellenza. «Lo sa come gli Ottentotti vanno a caccia di struzzi? Vestendosi da struzzi Cosi — dicono — gli struzzi non hanno paura e noi potremo andar loro vicino e catturarne qualcuno. TIMORE LEGITTIMO L'INDOVINA: C’è fi un americano che vi vorrebbe bruciare il paglione, non dategli retta \ FINIAMOLA CON LE IDIOZÌE MESSE GENERALE BULLONE! ^ Chi siete? — Una banda di rapinatori. — Oh, meno male, ci av ete fatto credere che fosse la polizia! ! (Dis. di Lucas) Don Chiódolie è il giornale degli nomine liberi! Diffondetelo ! Sono partite da New-Yark le cinquanta guardie dell’O. N. U. che siano andate ad arrestare qualcuno? Sarebbe ora. □ — Visto che abbiamo quasi diecimila cerini in divisa, armati di tutto punto, dotati di jeeps e camionette-radio, qualcuno non potrebbe fare il poliziotto □ G. M. A. — Generale Molto Afrey. a Questa settimana niente miracoli. Monsignor Santin è molto occupato con le Cresi-sime. □ A. C. — Azione Cattolica. A. C. — Augusto Cosulich. A. C. — Alala C oceani, A. C. — Ancora Cerini A. C. — Ahimè! — «Citta della». □ Il prefetto Palutan: il Consiglio di Zona. □ Noi non pretendiamo che il nostro amministratore abbia una faccia di pubblico gradimento: ma lui esagerai IL REATO Ne parla Messe, li generale fallito, ne parla la stampa ligia ai milioni dea padroni dell’economia, ne mormorano le madri degli infelici morti lassù per la megalomania dell’idrocefalico, per l’incapacità dei gallonati ufficiali del Regio, per le criminali trufferie dei fornitori militari. Tutti ne parlano, a dritto "e a rovescio, specie dii della Russia ne sà quanto ognuno di noi ne sà di letteratura araba. Russia: mistero, inferno, bolscevismo, cannibalismo... Niente di nuovo: è l’eterna ignoranza di paesi e popoli lontani. Le cause? Ma si, le sappiamola terribile marea di uomini che avanzano travolgendo, le orde di fanatici, i commissari politici... . , Perchè mai la, Russia si è difesa mentre sarebbe stato cosi bello sfilare per Mosca con le «invitte» truppe del Reich? sembrano chiedersi ì commentatori e i gloriatoti di Messe. Perchè 1 popoli non hanno chinato il ..apo dinanzi alla maestà e alla grandezza della «concezione» fascista della vita? C’era una «mistica fascista», c’era una religione del-l’uomo-Forza: sarebbe bastato accettare e vivere senza sacrifici, al presente, avendo anche per il futuro. E’ ben chiaro, oggi, anche per chi struzzescamente nasconde la testa per non vedere, che la guerra contro la Germania l’hanno vinta i sovietici. Gli «occidentali» hanno preso terra con tutta comodità e hanno condotto una guerra a ritmo ridotto avendo di fronte 80 divisioni mentre l’Esercito Rosso ne avesti 400, cinque volte tanto. Dimostrata così la supremazia nella vittoria contro il fascismo bisogna chiedersi: il generale Messe che partì baldanzoso, alla conquista del Vello d’oro (o più prosaicamente andò a caccia di decorazioni e di avanzamenti) si curò di sapere che la Russia era grande 70 volte l’Italia, che la sua totale produzione industriale aveva, nel 1933, raggiunto il potenziale tedesco, che gli abitanti erano 180 milioni, che essi ave zane fatto e difeso a oltranza una rivoluzione socialista, che avevano edificato in circa 10 anni un’economia «avendo per tela il cielo e per pennèllo la coda di una cometa?» Il generale Messe, appassito fiore del rinsecchito ramo della concezione bellica borghese che ne sapeva lui della Unione Sovietica? Imbecille, triplice imbecille, (e in S. P.E., di più) che ne sapeva •lui, al pari del suo «infallibile Capo» delle potenti risorse di un popolo unito, deciso a difendersi spietatamente contro un nemico spietato? Al cretino di Pre-dappio bastò un documentario al rallentatore per rendersi conto della potenza militare del paese socialista. A Messe che cosa sarebbe occorso? Un film a epi- sodi, forse? E quando si trovò nella mischia non si avvide, egli che i soldati avevano le scarpe bucate; che il fucili non sparavamo perchè gelavano; che la dotazione di artiglieria era di almeno 5 volte inferiore a quella sovietica? Che cosà fece quel quadruplice cretino del Maresciallo (mussoliniano. . .) Messe quando ■ 1 suoi occhi imbambolati videro la dura realtà? La sola cosa che fece fu quella di far fucilare qualche povero soldatino d’Italia perchè . aveva «osato» esprimere dei velati dubbi sulla assoluta, immancabile vittoria dell’Asse. Il Generale Messe, il sangue dei morti nelle pianure di Verchn Mamon, nella inutile difesa di Cercovo, i morti di Millerovo, i congelati nelle pianure a 35’ sotto zero, i feriti abbandonati dagli ufficiali che scappavano in auto-ambulanza con i bagagli e le a-inanti, i colonnelli che si auto degradavano e che al ponte Gari-boldi di Lugansaaja venivano schiaffeggiati dai soldati di guardia, il Generale Messe, generale fallito come tutti i generali fascisti, li ha dimenticati? A chi dà la colpa il Generale Messe, (buffone vestito da ufficiale) per i magazzini-vestiario pieni e i soldati morti in trincea per insufficienza di vestiario. A chi quella per i magazzini del Genio di Kantemirov/ca pieni di mine e per le strade senza il minimo segno di ostacoli anti- Propaganda... fide — Bisognerebbe cond aiutar© i partigiani, per assassinio:hanno ammazzato il fascismo! carro! Ne sa niente lui, il Generale Messe, (idiota elevato a Maresciallo) delle centinaia di casse d’alcoolici nei magazzini d’armata e del desiderio, dell'imperioso bisogno del soldato di avere un pò di liquido per riscaldarsi, in mancanza di altro? Non parla, lui, (Io stupido generale di uno stupidissimo e criminale esercito di invasione) delle ganze che il colonnello comandante le tappe si portò dietro, lasciando i feriti dell’Ospedale No. 4 di Voroscilov-grad arrancare sulla strada a-sfaltata e gelata verso Staiino? Ci dica qualcosa su quel pazzo di un colonnello deilo smistamento di Lichaja, sul Donez, che occupò un vagone per spedire a casa un pianoforte di marca, preda bellica? Il Generale Messe si calmi; lasci che le madri d’Italia si asciughino le lacrime e lasci al tempo di lenire le loro sofferenze. Lui il generale Messe, ha toccato un tasto sensibile, quello del dolore e delle rimembranze ma gli possiamo garantire, a quell’imbecille di un generale da operetta, distruttore della Prima Armata, che quel tasto non è dei più redditizi, nè per lui nè per chi lo paga, cioè quelli stessi che 10 pagarono per fare una guerra d’aggressione. Un tasto è solo un tasto, dirà 11 generale Messe, generale pagliaccio, ma per far cadere la testa in un paniere Monsieur de Paris preme appunto un piccolo tasto. Piccoli tasti grandi effetti. DON CHISCIOTTE: — Vuol dire con ciò, o Sancio che «La Voce Libera» si camuffa da democratica, qualche volta, per potersi avvicinare ai democratici e catturare qualche elemento? SANCIO: — Precisamente, eccellenza. DON CHISCIOTTE: — Dimmi villano, che te ne sembra di questa psicosi di guerra lanciata come grandine nella testa dei popoli per riabituarli ad una eventuale prossima tempesta? SANCIO: — Meglio non dire ciò che penso, eccellenza, potrei venire accusato di essere antidemocratico, preferirò raccontarvi a questo proposito un'altra graziosa favoletta. DON CHISCIOTTE: — Benvenga la favoletta. SANCIO: — Un re s’era messo in marcia con le sue truppe per conquistare il mondo. Ma, a mezza strada, aveva trovato una fonte ombrosa, vi si era seduto e aveva riflettuto: «E se incontro nemici più forti di me? E se uccidono me con tutto il mio esercito » Il buon senso gli stava ritornando del tutto, perciò continuò. «Ma è proprio con la guerra che io conquisterò il mondo? Anche ammettendo che io stesso non venga distrutto, sarà bello sedersi su un mucchio di rovine e dirsi: ecco, sono mie? Non è forse più bello, d’accordo con tutti i miei simili, andare alla pacifica conquista del mondo? Ci sono ancora tante cose da scoprire, e la bellezza npn è morta, e ci sono montagne e laghi e deserti inesplorati: ricchezze enormi, racchiùse in sé il mondo, ed è grande e fertile,/ e felice vi può vivere anche un’umanità molto più grande di quella attuale. Perchè allora lasciarsi prendere dalla sete di conquista?» DON CHISCIOTTE: — Saggio e felice rei „PISELLI1 — E questi che piselli sono? — Quelli del P.S.V.G.! ’ (Dis. di Lucas) Chibbà be il gemiate cli'ieg ci eie de ai buoi lappolti ? PIANO MÀSCÀLZONÀRSHÀLL A>." L -______ /Qi- I *ifi r " frrtm. man aiWieri Striscioni su manifesti: — Chiari effetti delle manifestazioni ordinate con cartoline — precetto e dell’arte fotografica —. Delle due, Luna: o gli sla- vo-comuniiil hanno mandato le cartoline precetto, e le «pecore ttell'Uais» hanno obbe- dito.... e non occorreva il trucco (arte) fotografica. O, sapendo di ricorrere al trucco fotografico, gli infernali dirigenti rosso-slavi hanno fatto a meno delle cartoline — precetto.... Delle due, l’un a. Ma la logica non stà di casa a palazzo Vivente o alla Lega Nazionale. — Pare che la scompa rsa parte degli aiuti americani! del segretario dell’ U. G. À. faccia Slan Cliti ciolle LEGA NAZIONALE •— Beh, quando noi diciamo di voler ricongiungere Trieste alla Repubblic a, mica intendiamo l'Italia, ma la Repubblica di Salò! (dìs. di Lucas) Trieste: GOL GOTA Ma come, i ladroni non erano due? (Dis. di Lucas) DOPO IL FURTO DI RAME ECG. Scusino, dove potr ei trovare un poliziotto? (Dis. di Lucas) PROVVEDIMENTI... — La situazione è rass murante; in seguito al dilagare della disoccupazione abbiamo assunto altri due consiglieri! (Dis. dì Zergol) TUTELA Cd. L... — Se proprio non pot ete vivere con la paga che danno i padroni, ebben e, ve la faremo togliere! (Dis. di Zergol) . T1 .. UN DISGRAZIATO (Trieste) In quel caso, caro amico, non c’è niente da lare; che sarebbe come dire credere all’amicizia U.S.A., o nell’imparzialità del-l’A.M.G. Ma però perchè preoccuparsi? Noi abbiamo passati dei guai molto maggiori. Si figuri che a un nostro redattore gli è accaduto di farsi mettere un ponte in bocca prima della guerra, e durante la capitolazione i tedeschi glielo hanno fatto saltare! afS8 BERO. (Trieste) E’ la solita storia della « re-clam ». Si ricorda tempo addietro dopo certa pubblicità? Avremmo sfidato chiunque ad usare l’aggettivo « inattaccabile » senza far pensare alle tarme. Comunque basta avere pazienza, e cà sarà molto da ridere, o da piangere, insomma chi vivrà vedrà. FABIAN (Mofalcone) E’ un peccato, figliolo, che tu non sia all'altezza di sapere i vantaggi che ti deriverebbero parlando inglese. La tua fidanzata, invece, che sa pronunciare, come dei resto tutte le fidanzate, quasi correttamente almeno una quindicina di vocaboli di questa bellissima lingua, sente di già in bocca l’ineffabile sapore delia cioccolata. Ripetiamo! I lettori interessati alle singole rubriche, « Dalli all’ebreo », ■ La lega dei senza stamberga » ecc. inviino la corrispondenza con sulla busta in maniera visibile ti titolo delia rubrica! Intendiamoci ! E" da ineducati — dicono — parlare della corda in casa dell’impiccato. Immaginarsi poi parlarne ad un impiccato che la casa non ce l’abbia! Ebbene, quei tali impiccati senza casa siamo noi che ci troviamo puntualmente all’appuntamento tutti i sabati in quest’angolino di giornale per sfogarci e consolarci a vicenda, visto che la benevola comprensione che godiamo presso le autorità locali non ù permette di meglio. CASO PERSONALE Con l'acquisto obbligatorio di appartamento e sensale preso a calcioni Ed allora lasciate Che per una volta mi sfoghi per mio cont », in maniera del tutto personale, visto che qualcuno, a propc sito dell’ultima puntata di questa rubrica, trovandola troppo «serena», ha illa-zionato che essa fosse frutto della penna di «uno che la casa ce l’ha». (Perchè non viene a dirmelo a quattr’occhi? — State pur certi che un paio — i suoi — diventerebbero neri!) (oe l’hai con me? — N. d. D.) Ebbene si, la casa ee rito. E’ uno stanzino di dieci metri quadri, con un finestrino avaro di sole, senza luce, senza acqua, senza gas. E ci abito io, ci abita mia moglie, ci abitano i miei due bambini. Quattro persone in dieci metri quadri di spazio, di cui tre riservati all’unico letto che può esservi contenuto. Dunque la casa ce l’ho, o meglio credevo di averla, perchè da l’altro giorno son venuto a sapere che si trattava di pura Illusione il credere di avere a mia disposizione una «casa». Voi sapete eos’è il condominio? No? allora ve lo spiegherò io e così vi sarà chiaro intendere chè sia l’illusione di cui sopra. L'altro giorno dunque bussano alla mia porta. Apro. «Sa, io sono un perito, mi manda il padron di casa per un lavoretto» e il tipo, senza attendere oltre penetra nel Scemi in platea IL GROPPO ALLA GOLA Pare impossibile: il mondo cammina a passi di gigante e certi omuncoli sono ancora rimasti ai tempi dell’Uomo Fascinatore e della Dorma Con Torre In Testa Circonfusa di Gloria Imperitura. Cosi, se vi è capitato di trovarvi alla rivista di Rascel gusto di una sciantosa che fa molcere il cuore con atteggiamenti da fiera delle meraviglie e con un’intonazione alla melassa: — Ascoltaste, ascoltaste, i paassi dei nooo-etri soldaatini, ascoitaateli. — Il groppo alla gola, funziona. Euh, euh, i nostri soldatiini — (tarazum tarazum). Dietro il velario quattro comparse camminano a passo di parata (si sente solo il rumore per fortuna) e lacrimoni, pose languide, capelli sparsi, sguardi romantico-assassini alla Lida Borelli. La platea, come tutte le platee di questo mondo, abbocca e applaude. Ma che questa ultima e terribile prova non abbia davvero saputo indurre una discreta categoria di italiani a rivedere la loro posizione di fronte a quella che è la situazione deilTtalia nel mondo? Mica ti fanno quelli, il segnetto della croce e ti recitano il mea culpa per gli errori e gli orrori commessi. Mica ti fanno capire che si sentono commossi dell’attenzione degli antifascisti che li hanno risparmiati perchè si rendano conto dei terribili sbagli commessi! Hai voglia; sono loro i vincitori e se per caso, ricordi loro che la loro prosopopea patriottarda ha dato frutti velenosi ti guardano in faccia, ti squadrano dall’alto al basso, sogghignano, storcono la bocca e ti scaracchiano: Slavocomunista. E sei fritto, bello mio. Hai un bel far capire che tu le fai perchè vuoi bene agli italiani. Ti esplodono: — venduto E se nella zona c’è qualche generosissimo giovane gridano allo slavo e a te, ti tocca andare a fare la più completa e indesiderata conoscenza con l’Ospedale Maggiore. Vai ai cinema: eccoti il documentario della «Settimana Incora» (quel nobile ente diretto dal ladrone Pallavicini colonna della Democrazia Cristiana). C’è il presentatore che s’aggroppa! Eccovi, italiani, il nuovo presidente delia Reepubbliica. E ti tocca vedere una figura racchiotta che taglia nastri, mura lapidi e si dedica con passione agli svaghi delia presidenza. Passano poi i lanternai; carabinieri a cavallo; «tempio» delle mie gioie famigliar!. Tira fuori un metro snodabile, e incomincia a misurare la lunghezza delle pareti e l’altezza del soffitto ed il vano della finestra. Poi dà un’occhiata nel cortile, prende nota della tinteggiatura delle pareti, del tipo di pavimento, imposta un paio d’operazioni, borbotta dei numeri ed infine sentenzia: «cen- toventimila». «Che cosa?» dico io. «Ma siete fortunato — risponde il tipo — con centoventimila diventate proprietario di questa accogliente stanzetta e poi la crisi degli alloggi diventa per voi una cosa trascurabile da riderci sopra». Poi chiarisce meglio il suo pensiero: «Sa, dice, il padrone di questa casa, da persona a modo, s’è reso conto che l’attuale situazione non va. Troppa gente senza casa. E lui che possiede questo edificio ha pensato bene di disfarsene, per offrirlo con gesto altruistico ai suoi inquilini, che diverranno essi stessi padroni ciascuno del suo abituro. Che volete di meglio? Beh, naturalmente c’è una piccola spesa da fare ed io sono qui appunto per valutare il valore di ciascun vano. Come v’ho detto il vostro fa centoventimila». «Ma io :— obietto — centoventimila non ce l’ho e non ce l’avrò mai, tutte in una volta! E poi centoventimila rappresentano su per giù trecento me®i d’affitto, che è come diro quasi dieci anni». «Ma sa — mi risponde il perito — che lei ha delle belle pretese! Vuole la casa senza spendere un soldo? Perchè un paio di scarpe va a comperarlo senza quattrini ? Con tanta gente che c’è in giro in cerca di acquistare appartamenti e stanze, lei che l’occasione ce l’ha, si dimostra tanto difficile. 0 prendere o lasciare, caro signore. Perchè — è ovvio — se lei la stanza non l’acqulsfa. non manca certo chi è disposto a farlo». E brontolando esce, sbattendosi l'uscio dietro le spalle, e dicendo che con certa gente non merita proprio essere generosi. Avete capito ora In che consiste il condominio? Ed ecco che ise fino a ieri una casa ce l’avevo, oggi non ce l’ho più. Naturalmente questo mio caso personale non è cosa peregrina. Sta anzi diventando trna procedura molto apprezzata dai padroni di casa, fiduciosi dell’Impurità che garantisce loro l’amministra«!»-ne del G. M., interessata tra l’altro, per esempio, che anche rassegnazione di appartamenti nuovi venga fatta con criteri politici. I casi più noti dell’alternativa, acquisto dell’appartamento e alloggio, sono attualmente quelli di Via Cereria 13 e di Campo San Giacomo 21 e 22, ma numerosi altri stanno maturando e se ne parlerà fra breve. Un consiglio? (La presente rubrica ha anzitutto funzioni di consulenza, perciò scrivete senza timore e chiedete, che vi risponderò di buon grado). Se si presenta uno di quei tali «periti», prendetelo tranquillamente a calci nel sedere, perchè, in confidenza (fanno cosi perchè ritengono che la povera gente la legge non la sappia e si lasci facilmente intimorire) per penetrare legalmente in un appartamento è necessaria la formale autorizzazione di chi lo abita, e non solo di chi ne è proprietario. Ed allora ricordiamoci! «ai periti, calcioni!». 1.E CASE DI SAX «IOVANNI Ed ora che ho parlato di me, parliamo un pò delle nuove case d’assegnazione di San Giovanni. Dunque 7.000 domande, 40 appartamenti, 16 di questi riservati alla P. C. Ne rimangono 24. Gli accertamenti sui richiedenti vengono fatti per circa un mese da due addetti comunali, la qual cosa vuol dire che concedendo loro una decina di sopraluoghi giornalieri, in totale essi hanno visitato un massimo di 600 postulanti, sui settemila. Agli altri 6.400 ci penseranno un’altra volta. Ma con quale criterio è stata fatta la scelta dei 600 privilegiati? Semplice. Un funzionario comunale che tira su dal mucchio delle domande, dà un’occhiaia alle singole situazioni, condensate in due righe di «note» e «sceglie». Questa la procedura «ufficiale» che deve però scostarsi alquanto dal vero, se tra i primi appartamenti assegnati figurano: due a profughi di Pola (poverini sono senza casa), uno ad un messo comunale, scapolo, uno a profughi ungheresi i quali devono a questo fatto — è evidente — un particolare trattamento preferenziale. Che volete; accontentare un triestino di più, con tanti che ce ne sono senza casa, è come niente. Tanto vale provvedere per i profughi ungheresi che probabilmente sono molto più pittoreschi dei soliti residenti. ~ -Imitila riira rhn per i 16 P. C. sono stati adottati gli stessi criteri preferenziali in diretta proporzione alla distanza da cut provengono. Prescelti naturalmente gli ex P. C. di stanza a Gorizia, Monfalcone ecc, possibilmente di provenienza meridionale. Et de hoc satis che vorrebbe dire per questa volta basti, se no mi dicono nuovamente eh* sono troppo «sereno». IL VAGABONDO DELLE STALLE TUTTI CURI LE ORACI BOTTI ! LA FINE DEL PALIATIVO COSTITUITO ALL'ORD. 109. APRE LA STURA AI LICENZIAMENTI! non senti dire affatto che metà di quelli sanno leggere e gli altri solo scrivere, macché. Sentitelo: — Ecccovi i nostri basidi caaraa-biinieeri a caavallo. Il pubblico, stufo, mormora contro il film sonoro e qualche nostalgichetto ti fa l’applausino di prammatica. Una volta, («ai bei tempi», direbbero quelli dell’U. Q.) l’Italia tutta, dall’Alpi al mare, era tetragona, indefettibilmente compatta, schierata in armi con otto «milioni di baionette», pronta a scattare e osare l’inosabile». 1 petti erano robusti, abbronzati (l’esempio veniva dall’alto) i giovani erano baldanzosi e le ragazze erano tutte acca demiste di Orvieto. La prosa era condensata, virilizzata, romana, quadrata, latinamente, sintetica. Gli oratori erano tutti duci in miniatura e Ciano si faceva fotografare con la vena del pensatore. C’era la «Luce», allora e il presentatore era Nota ri: Itaglia, diceva, Ita-glia Prroletarria in piedi —. E le platee, suggestionate, si alzavano a comando. Oggi? Dio ce ne scampi e liberi! X piagnoni hanno invaso la terra degli eroi, dei santi, dei martiri, e degli inventori ri ducendola a terra dei seminaristi e dei confessori. Non è più la nostra «Nostrrra Patrrria». Così la giudicano quelli, la situazione. Noi invece la vediamo altrimenti: è vero sì che sono a questo punto ma quando al gnucolamento. al gronr-o alla gola, all’effeftone per figli di papà e signorelle isterico-nazionalistiche, ne siamo i più convinti nemici. Si comincia col groppo alla gola e gridando: Revisione! e si finisce coi pretendere Marcia su Mosca. Perciò, i groppi alla gola, che rinausea. E quelli della platea, che scemi. Oggi che dopo la profonda notte della guerra, emergono nell’alba tinta di sanguigno le rovine della civiltà, in queste pagine appare ancora più viva la preparazione del dramma che ha squassalo l'Europa. di ILJA EHRENBURG Un’altra grave minaccia contro i lavoratori triestini e in pratica un’altra fase dell’offensiva del ceto padronale con-| tro la classe operaia : lo sbloc-I co dei licenziamenti. In quan-’ to la fine di quel leggero pali ativo costituito dall'ord. 109 che il Governo Militare ha imposto ai lavoratori grazie alla complicità della C. d. L., apre la stura ai licenziamenti. Finora ne sono già avvenuti oltre 400, in massima parte nelle piccole industrie e nelle a-ziende artigiane. La grande industria non si è ancora mossa, per opportunità politiche. Ma è chiaro che essa aspetta il consolidarsi della situazione e la creazione di un certo numero di precedenti per poter finalmente realizzare il suo annoso sogno: licenziamenti in massa con particolare attenzione a quelli elementi che si sono dimostrati i più combattivi e i più coerenti difensori della causa operaia. Non c’è alcun dubbio che il Governo Militare e la Camera del Lavoro si guarderanno bene dall’alzare un dito in segno di protesta: dopo tutto bisogna pur difendere l’italianità e la civiltà occidentale. Così la città diverrebbe molto più pittoresca : si vedrebbero molte persone con i vestiti a brandelli e pallide per la fame girare le strade della città guardando con occhi bramosi le vetrine del centro cariche di ogni sorta di roba. Frattanto la corruzione aumenterebbe in maniera spaventosa portando con se tutte le conseguenze che facilmente si immaginano. E allora saremmo in una nuova Schiangai. con le turbe di coolies affamati, meta dell’attenzione turistica dei viaggiatori inglesi e americani e cagione di sfogo per la furia poliziesca di un qualunque Marcon agli ordini degli occupatoti. Questo il quadro al quale il - zi T zmì o/otiuo im a! n ti r»r» i _ Lavoratori, ecco come vi vorrebbero ridurrei la loro posizione, gli industriali perchè è molto più comodo non far lavorare gli stabilimenti e mangiare abbondantemente col Piano Marshall, e infine la terza, perchè quello che fanno gli altri due è sempre ben fatto. Finora ciò è rimasto sempre un pio desiderio. Perchè i lavoratori triestini hanno fegato e decisione, sanno quello che vogliono e sanno esattamente chi sono i loro nemici, fi quando è stato il momento di lottare e di stringere i denti hanno saputo farlo. E siamo certi che anche per il futuro le intenzioni del trio di cui sopra rimarranno sempre allo stato di pio desiderio. Perchè non ci risulta che la combattività e la tenacia della classe operaia triestina siano diminuite. Nè ci risulta che il popolo triestino voglia diventare ragione di spasso per i turisti inglesi e americani. Anche se sui giornali della catena clericale (Giornale di Trieste, Tempo, ecc) Virgilio Lilli fa l'elogio della miseria, esalta la poesia del non aver niente e ha aspre parole di critica e di sdegno contro quei paesi nei quali la sperequazione della ricchezza non esiste. No! Questi argomenti non attaccano. Ed è per questo che gli industriali che cercheranno di metterli in pratica e i traditori che vogliono appoggiarti avranno ti fatto loro. 3ìon diti cio tte l SMW -H nuovo padrone di casa è ttn Porco! — disse a Giacinto il 8u° vicino di casa — vuole siog-giarci tutti! "Ah davvero — fece Giacinto tinSendo meraviglia — e da dts Cosa lo deduce? — chiese mellifluo. "Dalla circolare che ci ha in-V"‘at°. perbacco! lei non l’ha riavuta? Vuole venderci il quar-“ere nel quale abitiamo, altrimenti lo sfratto! E’ un porco 1 —Per me — disse un altro inquilino — può mandare quante Scolari vuole che non mi muo-v° dal mio quartiere! "Al tempo — disse Giacinto — * quartieri non sono nostri ma di Proprietà del padrone di casa! Non cominciamo col rubare! "lo rubo...? — esclamò l'inquilino, Ma non fini lo frase. Di-Ven°e rosso in viso e cadde svenuto sul pianerottolo. PI caldo — spiegò Giacinto ■arridendo. P G. M. A. non dovrebbe permettere queste intimidazioni di ■bratto! Se mi capita a mano il Perone di casa me lo bevo: — g-idò il pensionato dei quarto sbattendo il cappello per "Lei beva brodo e si ca’mi! E °n faccia polvere! — disse Gia-Cltlt° stizzito — perchè il problema è . Papà ho fame rincasiamo — mterruppe Cleofe guardando l’inquilino svenuto che, soccorso dal Portiere, cominciava a dar segni •fi vita. "Il problema è questo — conti-Uo Giacinto allungando un cef-0n* a Cleofe — Democrazia! O la si accetta con spirito occidentale o la si rifiuta per partito preso e allora si diventa orientali! Perciò, signori miei, se siete democratici potete vendere ie vostre mutande quando e a chi vi pare, altrettanto può fare il padrone di casa con 1 suoi appartamenti! Non c’è G. M. A. che tenga. Chiaro? Cleofe notò con sgomento ohe il gruppo degli inquilini s’era ingrossato. Sorrise al pensionato e apri prudentemente la porta di casa. —Ma vuole mezzo milione per il mio quartiere quel becco! insorse vivacemente un altro inquilino. —Dai con quel «mio*! — disse Giacinto sbuffando, — e poi dare del becco ad una persona che non si conosce significa maldicenza! Con le sue novecento lire mensili il padrone può comperarsi nient’altro che una cravatta! —E impiccarsi — urlò il pensionato. —Lei conosce il nuovo padrone? — chiese il portiere a Giacinto. —E’ il mio signor direttore, a-mico di famiglia e protettore di questa creatura — disse Giacinto con voce commossa indicando Cleofe. Il massacro lo evitò proprio Cleofe, il quale con rapidità ed abilissima mossa riuscì a spingere Giacinto in casa e sbattere la porta in faccia agli assalitori. —Sono dei comunisti — gridò ancora Giacinto arrabbiatissimo prima di accingersi ad aderire al Benelux. DOPO IL CASO BLASINA CLOWN S Caterina, lo sento, sto per scomparire... —- Che dici, Gustavo, mica sei stato arrestato Polizia Civile! — ... continua lo spet tacalo con l'esibizione del l’uomo più ridicolo del m ondo dopo II « podestà » di Trieste! ’ i (Di*, dì Lucas) Indiscrezioni sulla bomba atomica L’uranio, stando alle dichiarazioni dei tecnici, è un elemento importantissimo per la fabbricazione della bomba atomica. Basta possedere l’uranio ed ecco che prima o poi la bomba atomica salta fuori. Se non salta fuori da sola è chiaro che bisogna andarla a pescare. Gli americani attesero molto tempo perchè la bomba atomica saltasse fuori, ma poi, stancatisi di aspettare, decisero di andarla prendere. La trovarono, infatti, in alcuni documenti di scienziati tedeschi, e prometti oggi, prometti domani, finirono per convincerla a trasferirsi negli Stati Uniti. Giunta che fu negli Stati Uniti, gli americani, per collaudarla, la fecero scoppiare nel Texas. Visti i risultati soddisfacenti, il 6 agosto 1945 la fecero vedere agli abitanti di Hiroshima i quali, meravigliati, caddero assieme alle loro case. Gli abitanti di Nagasaki, per non sentirsi inferiori, chiesero agli americani di vedere la bomba atomica e questi, gentilissimi, gliela fecero vedere. Naturalmente gli abitanti di Nagasaki, come quelli di Hiroshima, per la grande meraviglia batterono il capo su paracarri di passaggio dove vi rimasero stecchiti por lungo tempo. L’uranio, come molti potrebbero credere, non si trova bell’è pronto sotto il letto o nel bagno, ma si estrae da un signore che si chiama Urani te o Pech-blenda. Il signor Uranite Pechblenda non possiede soltanto uranio, ma ferro, piombo, solfo, antimonio e radia un capitalista, in parole povere. Gli americani, sui muri di cinta delle fabbriche dove si confezionano le bombe atomiche hanno scritto: «Costructioney bombett atomici», ma io posso assicurare che la «bombett atomic» la si può costruire anche senza scritte e muri di cinta, è consigliabile anzi costruire la bomba atomica senza muri di cinta e scritte tinche por il fatto che le scritte e i muri di cinta sono totalmente sprovvisti di baricentro. E il baricentro non è un fattore proprio del tutto trascurabile. Le bombe atomiche, a dispetto dei malvagi, le posseggono ormai tutte le nazioni. Anch’io che pur non nutro la sporanza di trasformarmi, un giorno, in nazione, posseggo la bomba atomica. La mia, però, non è una bomba cattiva. La sera la porto a passeggio e le comporo il gelato. Quando vede donne e bambini freme ma non scoppia: è molto diversa dalle sue sorelle di Hiroshima e Nagasaki. La bomba atomica si chiama anche «Piano Marshall», «Divisione della Germania», «Elezioni italiane», e «Pièveloce». Pièveloce, forse, non c’entra troppo con la bomba atomica; dove c’entra, purtroppo, è nella redazione di «Don Chisciotte». Pieveloce, oltre alle altre cose, è totalmente sprovvisto di energia cinetica e dei tre tipi di equilibrio: stabile, instabile, indifferente. Ma anche questo non c’entra con la bomba atomica. KLGAH HITLER E' VIVO Sissirnorl, piaccia o non piacela! L’ex fuehrer vive a San An-drèsy Providencia, in Colombia. Confondere Colombia e Columbia è facilissimo, e per non incorrere in errori che potrebbero diventare fatali basterà ricordare che Colombia si chiama una le-pubblica dell’America del sud la quale ha una superficie Pari a Kmq. 1.139.155., una popolazione di 8.724.839 di abitanti, una capitale che si chiama Bogotà, e Lumi e alberi; mentre Columbia si chiamano certi dischi (i quali sono completamente privi di fiumi e di vegetazione), un fiume dell’America del nord, la capitale della Carolina del sud (U. S. A.), una casa cinematografica, e una provincia del Dominio del Canada. Ma questo non c’entra; se Centra, può interessare, forse,! redattori di «Ultimissime». Dunque, Hitler è vivo e non morto. S’è lasciato crescere la barba e, stando a quanto mi scrive l’amico mio direttore del giornale «La Hazon» di Bogotà, ai sarebbe portato con se uno Stato Maggiore, sedici divisioni corazzate, un esercito di circa dodici milioni di soldati, centoventisei squadriglie da bombardamento, dodici barattoli «D. D. T.» e una intera base di «U-Boot» (sottomarini). Il fuehrer va al cinematografo tutte le aere, e tutte le mattine al leva la schiena e 1 piedi nel fiume Magdalena. Per nutrire «mestamente le sue Forze Armate, Hitler si è dato alla pesca delle perle e alla fabbricazione di cappelli di paglia largamente usati dai detenuti della Caienna i quali, per contraccambiare, gli inviano giornalmente 16 quintali del rinomato pepe (pepe di Caienna). Lunedì o martedì riceverò un diario di Hitler e, se pubblicabile, lo troverete su «Ultimissime»; il «Giornale di Trieste» no, quello ha già U diario di Rachele Mussolini, VER1TAS — E’ inutile che tentiate di darvi tante arie, signor mio, tanto si vede benissimo che non siete dei nostri! (Dis. di Erio) UN FIORE SULLA TOMBA DI CAROLINA OTERO Bella Otero, Cleo de Merode, Cavalieri, Suarez: presenti! Siete tutte presenti, ancora, sempre! Io non v’ho mai vedute al tempo in cui le platee deliranti v’acclamavano a gran voce. Io non v’ho mai vedute perchè non ero ancora nato, o, sia. pure nell’ora del vostro tramonto, ero troppo giovane per avere il diritto di indossare stiffelius e cilindro e venirvi ad applaudire. A te, Carolina Otero, detta la « Bella Otero», va il mio rimpianto nostalgico più sentito. T’immagino bruna, con gli occhi neri, con la pelle lievemente abbronzata. Ti vedo mentre canti e balli sul palcoscenico. Sei meravigliosamente bella; e mentre 1 tuoi occhi di fuoco lanciano occhiate ladre nella platea, alcuni viveur», mal sopportando che un tuo sguardo si sia soffermato più caldo su di un biondo signore, subito gli Inviano il biglietto da visita invitandolo a trovarsi alle sei precise del mattino seguente con i suoi padrini al Limitare di un bosco o nella villa di qualche nobile romano, o parigino o londinese. Oh. Bella Otero, io non t’ho mal vista; ed è per questo, solo per questo, credimi, ch’io amarissimamente mi pento di non aver voluto nascere prima. Spagnola. Le spagnole, pur non avendone mai conosciute di autentiche cliissà perchè, suscitano in me un brivido tiepido che mi vellica i lobi delle orecchie e mi fa tremare le ginocchia. Ah, che paprika; Che fuoco! Che vita, los spagnolos! Caba.llero, ole! Tara tal a zimbum — los carrambas tic tac, mio Moreeeeroo! Ah, seniorita del 1900: follia sacra e profana, potessi almeno avere un fiore, uno solo, di quelli che tu, sorriderlo, donasti alle platee. Di voi nulla è rimasto, Voi, nessuna ricorda più. Marilù 2. No. Bella Otero, Cavalieri, Cleo, Suarez. Dopo di voi è nato il cinema. Sono nate le prime vamp, le dorme fatali e straordinarie che trascinarono le platee di allora in una specie di uragano. Storici, e registrati nelle migliori enciclopedie italiane straniere sono ormai i contorcimenti viperei e aduli crini della Bertini. di Leda Gvs, della De Liguoro, della Meni-chelti, di Dolores del Rio. Costoro, attraverso lo schermo, impartivano lezioni sulla maniera di baciare e di sedurre giovani banchieri e onorati Ufficiali della Guardia. Gli occhi delle vamp erano violentemente cerchiati di bistro e ciò stava chiai-amente a dimostrare che le loro notti non già a morali letture o agli Inni Sacri del Manzoni erano dedicate, ma a violente e interminabili e faticose battaglie d’amore. I capelli di Lyda Borelli, poi, che scendevano lungo la schiena arrivando al pavimento, stavano a dimostrare come l’incantatrice si servisse di questi anziché, come le altre donne di indumenti di seta o dii cotone, per coprire i suoi seni protervi e lussuriosi e le sue forme tondeggianti e procaci. Gli spettatori, anziani e giovinetti, avidi di visioni perturbatrici, attentamente spiavano lo schermo del cinema con la speranza che i capelli della bella Lyda si scindessero all'altezza della caviglia. Poi, col tempo, anche queste vamp caddero nell’oblìo. Sorsero Greta Garbo, Joan Grawford, la Hepburn, la La man e mille e mille altre. Ma anche queste, prima o poi, tramonteranno. Voi, Invece, dee incancellabili dell'ingenua età, voi, per me, non tramonterete mai! E vorrei che adesso, nel momento in cui scrivo, una mano pietosa nel lontano cimitero di Casablanca, regalasse per me d'un fiore la tua umile e dimenticata tomba, o sempre viva Carolina Otero. BLGAB Mentre il * Giornale dì Trieste» continua a fare l'avo',ogia delle vene varicose del fu buffone di Predappio pubblicando il diario di Rachele scritto dal fascista Indro Montanelli, « Cittadella » fa festa. Indisposizione pare, dell’ottimo Kollmann. Una settimana senza Giornale Alleato* o TRIESTE-CERA Bowman. A proposito di « Cittadella » stavo leggendo « Sotto due bandiere»... scritto sulla copertina dt un libro esposto in una libreria quando mi *i avvicina un cavallo con una sigaretta (n bocca e mi dice: e Per cortesia, signore, mi dia un po’ di fuoco, sono un povero cavallo con una gran voglia dt fumare ». Sbalordito, gli accendo la sigaretta. « Ma-impossibile » dico, « dev’esser un trucco, lei non è un cavallo! » Quello mi soffia una boccata di fumo in faccia e poi mi bisbiglia tn un orecchio: « Ha ragione lei, signore, sono una cavalla! » Visto che slamo entrati in argomenti equestri, vi dirò perchè i gagà assomigliano a certi cavalli. Quando una cavalla è restia a voler fare il suo dovere di... sposa, la si mette vicino « un cavallino giovane, scherzoso, pieno dt ghiribizzo: la fun- zione del puledro è quella di preparare la cavalla alla compagnia dello stallone. Come i pagò, in un certo senso: lustri di brillantina, con la polpetta in bocca per vìa dell’erre moscia, questi efebici, servizievoli, eleganti e Incantati gagà, girano attorno alle donne sempre pronti per le minime incombenze, portano la borsetta, pagano ti tram, le accompagnano al bagno, sbuffano sul loro volto parole audaci piene di sottintesi, le adorano, le sfiorano, creano una atmosfera dt attesa, un’aria di vigìlia. Le accendono insomma. Ai momento opportuno arriva un uomo, un uomo vero — lo per esempio — e taci le prendono. Viva I gagà. Anche il cerino di ieri evviva. Adesso vi racconto: Ieri mattina ho buttato fuori della porta un tizio che — dicendosi sensale inviato dal mio padrone di casa — pretendeva di dare un’occhiata al mia appartamento, per stimarlo. Dopo un po’ è ritornato In compagnia dt un cerino. Brevi spiegazioni, e autorizzazione da parte del cerino a ripetere II gesto se mi dovessero succedere altri casi del genere. Evviva quel cerino e abbasso I padroni di casa. Allora d’accordo: se vi capita qualche sensale che desidera visitare la vostra stamberga, buttatelo fuori! « Chiamerò i cerini! » griderà il brav’uOmo ruzzolando giù per le scale. * SI dice poliziotti! » griderete voi sorridendo. E tutto finirà bene. A proposito di fiammiferi, pare che una società austriaca voglia far sorgere a Zaule una fabbrica di zolfanelli. Cosi a Trieste avremo fiammiferi svedesi, zolfanelli austriaci e cerini americani. Però quest’America! Pensate che un giocatore di lotto intestarditosi a giocare per dodici settimane consecutive una quaterna, finalmente l’ha spuntata. I numeri Il aveva ricavati da una combinazione di due targhe di automobili: una italiana e l’ altra americana! E dire che un altro giocatore ancor più testardo del primo, già da due anni gioca al lotto anche lui una quaterna ricavata- da due targhe di automobili: italiana e una russa. Ebbene, niente Nemmeno un ambol Potenza delle targhe! QUALI SAREBBERO STATI GLI ARGOMENTI Pagnini: — Ed ora vi parlerò a proposito del Piano Marshall! LE GRANDI RIFORME — Sai, Dorotea, ho pen salo che, a partire da oggi, il nostro Benito lo chiameremo Alcide. (Dis. di Erio) 3)m ChticMte Avete inteso come scotta il sole? Che calore! Dovrebbe tare una cura di sulfamidici, non vi pare? Q Di questi tempi è giusto dire che l’estate è lo sciopero del freddo. □ L’estate è anche una stagione in maglietta. □ Sapete com’è stato creato il mare? Dio nel fare il mondo ha lasciato aperto il rubinetto. B Il cielo è il mare delle nuvole. MI SUP ’ Durante la loro consueta ronda serale lungo la riviera di Bar cola, due poliziotte sorprendono, mezza celata tra gli scogli, In riva al mare, una ragazza che In compagnia di un soldato alleato si sta progressivamente mettendo in decolleté, liberandosi prima della gonna, poi della camicetta eco. ecc. Le poliziotte si avvicinano e interrompendo la non eccessivamente morale manovra, gridano: — Non sapete che è severamente proibito a fare il bugno lungo questo tratto di Lungomare? — Beh... — risponde la ragazza facendo spallucce — ...noi mica vogliamo fare 3 bagno! CARO MUTANDE *-VyTUV\s^ Nudismo? No, caro mutande! NOSTALGICI... JeirAzione Cattolica „boy-Houff > Vivamente preoccupate per gli eccessi di licenza ed i continui attentati contro la pubblica moralità, che minacciano la quiete delle anime e elei corpi, le Autorità locali spinte dall’energica pressione del nostro beneamato Don Paolo, che, oltre ad essere un sant’uomo è anche il nostro capo, hanno emanato l’ordinanza che segue. Essa, ordinanza, dovrà essere scrupolosamente rispettata ed f contravventori Incorreranno in gravi pene temporali e spirituali. A tal uopo, noi Giovani Esploratóri, speranza dei poteri papa-lari, coadiuvati dalle giovani e caste Figlie di Maria perlustreremo continuamente gli arenili e le immediate adiacenze e riferiremo sugli eccessi notati in modo che possano venire immediatamente e severamente repressi. 1) E’ fatto obbligo a tutti Indistintamente gli stabilimenti STORIELLE cm bučki — In fin dei conti Mus solini voleva quello che vogliono tutti i bagnanti: la libertà nel mare e un posto al sole. balneari di apprestare due bacini, nettamente divisi e separali, riservati l’uno al bagno delle donne l’altro al bagno degli uomini. E’ severamente vietato agli uomini di entrare nel bacino delle donne. 2) Ad evitare che determinate mode, infiltratesi attraverso il cordone sanitario e provenienti da oltre confine, nei paesi dove vige il libero amore, prendano piede sulle nostre spiagge e turbino le coscienze giovanili, è fatto assoluto divieto alle bagnanti di indossare costumi a mezza manica e che lascino scoperta la caviglia. A tal uopo è bene ricordare Inoltre che il costume da bagno deve essere accollato, che è proibito scendere in acqua a piedi nudi e che è abrogata l'ordinanza balneare dello scorso anno per la quale era permesso, In determinate ore del giorno, fare il bagno senza l guanti dì filo previsti dal Regolamento balneare a suo tempo emanato dalle parrocchie locali riunite. 3) Il costume da bagno da Indossarsi dall’elemento maschile dovrà essere tutto d’un pezzo, andare dal collo alla punta del piedi ed essere largamente drappeggiato in determinati punti strategici. Sono esentati dall’.uso delle scarpe da bagno gli uomini dal 75 anni in su. 4) I tradizionali buchi nelle cabine sono rigorosamente e tassativamente vietati. A tal uopo, onde eliminare le fonti di cattivo esempio, è fatto obbligo a tutte le salsamenterie di sospendere per la durata dell’intera stagione balneare, la vendita di formaggi troppo piccanti. 5) L’uso di < prendisole » sugli arenili è proibito severamente. Sono ammessi soltanto « prendisole» con maniche lunghe, accollatura alta e gambaletto che giunga fino alla prima falange dell’alluce. 6) Sono proibite le gite in bicicletta promiscue e l’uso del tandem nel quale l’uomo monta dietro. 7) Sono severamente proibiti, sla per gli uomini che per le donne i peli sul petto, l baffet-ti dì forma provocatoria e le vene varicose. 8) E’ vietato agli uomini di tuffarsi In acqua per trarre in salvo bagnanti dì sesso femminile. ZI salvataggio di tali pericolanti è affidato alle bagnine autorizzate. Ed ai bagnini che diano affidamento alle Autorità locali. 9) E’ fatto divieto di servirsi delle ciambelle col buco. Ed era tempo di emanare una ordinanza del genere; bisogna a tutti i costi salvare l’umanità, mondanità sta bene, ma non priva di processioni e litanie, intendiamoci/ Amen. Segnalateci le edicole sprovviste di „'Don Chiéciotie” Un uomo e una ragazza stanno sulla riva del mare. Ma si, un mare qualunque, quello che volete. L’uomo infila il COSTUME (in lettere maiuscole, per favore, proto. Grazie) e si tuffa sott’acqua. Passa un minuto, e la ragazza si mette a leggere. La ragazza legge e se ne infischia. Non lo so che cosa legge, maledetti pignoli, e piantatela d’interrom-permì sempre. Legge quello che mi pate e fatevi l fatti vostri. Arriva un tizio che si chiama Demetrio. Il suo nome non ha nessuna importanza, ma insamma il personaggio è mio e lo chiamo come mi pare. Demetrio dice: — Buona sera, signorina. Aspetta qualcuno? — Si, i? mio fidanzato. — E dove sto7 — In acqua. — Sopra o sotto? — Sotto. Da un quarto d’ora-Pausa. Dopo un altro quarto d’ora, Demetrio fa: — Povero giovane. Dopo mezz’ora Demetrio fa: — Vado a disporre per i funerali. E* inutile che aspetti ancora. Ritorni domani, perchè i cadaveri degli annegati riaffiorano dopo ventiquattro ore. — Ma il mio fidanzato non è un cadavere, — risponde la ragazza chiudendo il libro, — è un palombaro. Ed ora non venite a dirmi che vi ho dato una fregatura, amici lettori. Ho scritto apposta COSTUME in lettere maiuscole per farvi capire che era un costume da palombaro. Se non avete capito, peggio per voi. — Andrà in montagna? — chiede interessata la ragazza. — No, incomincierò a fare 1 cessi — risponde il tale, che era muratore. BUCHI coiti òtoìielle RUTI SLIP Un giovanotto di belle speranze si era Innamorato pazzamente di una giovanissima e graziosa dattilografa, e lei non meno pazzamente di lui. Cosi grande era n loro amore, effettivamente, che allorché giunse il giorno in cui il giovane dovette andare In un’altra città per motivi di studio egli non mancò di farle pervenire ogni mattina — malgrado l’altissimo costo attuale — un telegramma In cui rassicuro* va del suo affetto e della su* devozione inalterabili. Quest* andò avanti per parecchi mesti ogni giorno lo stesso fattoria* del telegrafo bussava alla porto della bella dattilografa porta»-dole II messaggio di amore f*" dele. Alla fine di dodici mesi, esS* infine si spos-arono: la dattilo' grafa e il fattorino dei telegrafo. VECCHIA GUARDIA Sempre Ma spiaggia, un signore anziano ha sorpreso un ragazzo intento a spiare da un intelligente buco, sua moglie mentre si stava spogliando dentro la PRUDENZA VIGNETTA D. C. cabina. — Brutto lazzarone! — urla fi signore — ti sembra bello ciò che fai? — Bellissimo! — risponde entusiasmato il giovanetto. Domenica scorsa, alla spiaggia di S. Nicolò, un tale, dopo una laboriosa manovra riesce ad avvicinare un’avvenente ragazza. Parlano per un po' del più e del meno, finché il tale dice ad un tratto: — Quest’anno ho fatto più di duecento bagni, ma ora non fie voglio fare più. Una rocchio, dopo vari tentativi, è riuscita ad attaccare discorso con un robusto giovanotto. — Creda a me — gli dice questo —_____lei, cara signorina, ha proprio bisogno di sedere. — Ma neanche per sogno... — risponde la rocchio, — non sono affatto stanca! — Che c’entra — esclama H giovanotto. — Io dico che lei ha bisogno di sedere perchè pare che le ci abbiano passato una pialla. -— E' finito il tempo delle folle oceaniche, ora dobbiamo accontentarci di questa misera folla adria' tica! PADRE GREGORIO.. 3 •? « >>. * V Ed a proposito di mare. Molte volte anche i pazzi credono di recarvisi. Giorno or sono, un pazzo, armato di canna, si era seduto in un angolo del cortile del manicomio e si divertiva a gettare ogni tanto la lenza alle pietre. Stava tranquillo per un po’, poi dava imo strappo violento e guardava con aria alquanto contrariata il minuscolo gancio appeso al crine sottile.... e ricominciava da capo. Un visitatore si fermò un po’ ad osservare U folle, poi con aria ironica gì! chiese: — Beh, beh, ne avete presi molti? Ne avete presi molti? * il pazzo tranquillamente, piantandogli gli occhi sul viso: Ecco, da stamattina voi siete il quarto... — Ecco se virate un tuffo! po' di bordo, marchesa, mi — Vade retro, Satana gere, veh! .. non cominciamo a spi11 _____________________- Responsabile: REMIGIO PAVENTO Redazione ed Amministrazione: CAPODISTRIA, Via Cesare Battisti Concessionaria esclusiva per la distribuzione in Italia e aL'eSts MESSAGGERIE ITALIANE S. p. A. — MILANO Via Paolo Lomazzi n. 52