ANNO IX. Capodistria, 16 Aprile 1875. N. 8. LA OVINCIA DELL' ISTRIA, organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Giunta provinciale dell'Istria Per iniziativa di questa Giunta provinciale verranno assoggettati alla pertrattazione della Dieta provinciale nella prossima sessione i seguenti oggetti: a) i conti di previsione del fondo provinciale e di esonero per l'anno 1876 ; b) un progetto di statuto per la creazione di un istituto di credito fondiario provinciale ; c) uu regolamento riveduto sul modo interno di petrattare gli affari nella Dieta provinciale; d) il progetto di legge sulla tutela della selvaggina,, colla, comunicazione dei motivi pei quali il Ministero non ha creduto di poter raccomandare alla sanzione sovrana la legge relativa votata l'anno decorso dalla Dieta provinciale ; ed eventualmente : e) quello stesso progetto di legge sulla sorveglianza scolastica, che doveva venire presentato ancora l'anno decorso alla pertrattazione dietale. Avere inoltre la Giunta provinciale direttamente interessato l'eccelso Ministero d'agricoltura di voler presentare nella prossima sessione dietale il progetto governativo di legge sulla tutela dei campi. Viene poi ricercata essa Luogotenenza di sollecitare la partecipazione delle superiori risoluzioni intorno ai progetti di legge votati dalla Dieta nella sessione dell'anno scorso : a) sulla regolazione e manutenzione delle strade e vie pubbliche comunali, e delle consorziali ; b) sopra un regolamento di polizia stradale per le strade pubbliche non erariali; c) sopra l'istituzione e sfera d'attività dei Comitati stradali. Ui Ut mi COBBISPOIDEVZE Roma, 20 marzo (rit.) La sera del 17 il professore Quirico Filopanti tenne nell'Aula massima al Campidoglio una pubblica conferenza sui progetti del generale Garibaldi. Si accedeva alla sala per mezzo d'invito, ed il vostro corrispondente, amico ed ammiratore dell' illustre patriotta bolognese, non mancò di recarvisi, sia pel piacere di ascoltare la parola di sì egregio cittadiuo, che per l'importanza dell'argomento. La magnifica sala era affollata di persone elettissime per sapere e per posizione e d'ogni colore politico, nè vi mancavano rappresentanze del nostro esercito e della marina. Notai i due ministri Finali e Bonghi, appoggiati alla parete e frammisti agli altri intervenuti, colla semplicità dei più modesti cittadini. Queste osservazioni rispetto ai ministri del regno d'Italia non mancai mai di farle e mi convinsi così che in nessun paese del mondo gli uomini altolocati sono più nobilmente democratici, più alla mano, che in Italia. Io ho veduto in Francia ed in Germania ministri, deputati, commendatori, cavalieri darsi sempre un tuono, un'aria di poffardio, da far passare la voglia a chiunque d'avvicinarli e da promuovere, anziché riverenza, il ridicolo ; nè vi accenno l'Inghilterra, dove un uomo tutto dorature, un parruccone, si crede addirittura uu Mikado ; ed in tutti i paesi d'Europa il nastrino rosso o turchino all'occhiello serve indubitabilmente a separare chi ne è adorno dal rimanente dell'umanità, quasiché questa altro non sia che una volgare accozzaglia di esseri destinati ad incensare gli altri e a far da paria a quelle cime di testoni. Da noi invece i principj della vera democrazia, specialmente quelli dell'eguaglianza e della fratellanza, sono innati nelle abitudini della nazione e sono naturalmente e spontaneamente sentiti dagli uomini più eminenti. E sebbene qui pure non manchino a josa commendatori, uffiziali, cavalieri di santi e di animali, non v'ha però alcuno che se n'accorga, perchè nessuno fa pompa, nè ha il gusto di ingingillarsi di nastri, di medaglie, di cordoni, che, accettati per cortesia e per convenienza, rimangono v peraltro eternamente sepolti nei rispettivi astucci. E quindi da constatarsi questa nostra superiorità sulle altre nazioni. In fondo alla sala, accanto alla poltrona per Filopanti, ergevasi una vasta tela bianca, su cui ognuno poteva discernere chiaramente disegnati, intorno alla pianta di Roma, a colori rossi e turchini i nuovi lavori ideati dal generale. La conferenza principiò alle 9. A quell'ora l'illustre amico di Garibaldi si presentò all'adunanza colla sua abituale semplicità e franchezza, che tosto gli guadagnano la simpatia degli uditori. Cominciò con queste parole : „I1 generale Garibaldi beneficò la sua patria combattendo per lei su cento campi di battaglia ; la beneficò altresì col magnanimo e-sempio della sua virtuosa abnegazione, della noncuranza delle ricchezze ; ma, quasi ciò non bastasse, egli intende darle ora nuova prova dell'immenso suo amore col propugnare il risanamento dell'Agro romano e la prosperità materiale di Roma, di quella Roma, eh' è anima e cuore della nazione; e verso cui si volgono gli affetti di quante sono patriottiche città in Italia. „ Questo esordio fu detto con vibrato e forte metallo di voce, colla energia e col convincimento di un uomo come Filopanti. Dai volti degli astanti scorsi la soddisfazione e l'approvazione di questi concetti. —- Egli esaminò quindi i principali progetti di regolazione del Tevere, presentati in questi anni alla Commissione municipale, manifestando aperto il suo parere e lodandone alcuni da conoscitore profondo di coteste materie, pertinenti alla professione dell'ingegnere idraulico. Passò quindi alla esposizione dei disegni del generale. Non istarò qui a ripetervi quanto scrissi nella precedente mia. Informerò soltanto i vostri lettori di alcune particolarità finora non conosciute. Per preservare Koma dalle inondazioni Garibaldi progetta non soltanto 1' e-scavp di un nuovo corso, che verrebbe a lambire le mura meridionali della città e rientrerebbe nell'alveo primiero sotto San Paolo, ma altresì un terzo braccio o canale, che dipartendosi dai pressi di Koma, probabilmente dalla valle dell'Inferno, traverserebbe i paludosi piani della Maglianella e di Maccarese e andrebbe al mare, dopo raccolte le acque dei numerosi stagni, che dal vasto stagno di Ponente estendonsi fin sotto Palo. Questo braccio varrebbe a togliere notevole quantità d'acque alla corrente di Koma e, fertilizzando terreni quasi abbandonati, li ridarebbe all'agricoltura, migliorando ben presto le condizioni sanitarie del circondario. Il corso attuale entro Roma rimarrebbe come ora, salvo un allineamento delle sponde e parecchi tagli di ostacoli, che non servono se non ad accrescere violenza alla corrente e ad aumentare i pericoli per l'abitato. Il generale avrebbe in mente di coprire il Tevere entro le mura, trasformando il dissopra della volta in una bella e vasta strada adorna ai due lati da magnifici edifizi e da passeggiate; ma la tè questa un'idea combattuta dall' opinione pubblica, che avrà quindi la sorte di dover essere ritirata. Filopanti pure le si dichiarò contrario. Il Tevere entro Roma, ripulito e liberato dagl' insabbiamenti, e mantenuto scoperto, come le tradizioni ed il desiderio dei Romani lo richiedono, è fonte di salubrità per quelle parti di Roma che lo fiancheggiano e che saranno senza dubbio ridotte splendide per caseggiati e per rive, com'è avvenuto a Firenze. Lo stesso correre e rimutarsi delle acque fa scorrere e rimutare lo strato d' aria, che occupa quella superficie, e trasportando seco i miasmi e le materie infette, che dai canali laterali provengono, concorre a serbare al più alto grado sane e prospere quelle località. Il generale quindi non insisterà di certo in questa parte del tutto secondaria del suo stupendo programma di lavori. Dove però egli tiene fermo si è pel porto fra Ostia e Fiumicino, luugi dalla primitiva idea di prosciugare il lago Traiano, egli intende ora servirsene per trasformare quei luoghi in un vasto e comodo porto commerciale e militare. Questo però produrrà un | aumento notevole di spesa, e converrà conferire seria-j mente cogl' istituti interessati per agevolare l'operazione finanziaria. L'idea è eccellente e attuabilissima, e concorrerebbe efficacemente alla difesa generale di Koma, come pure a quella del Tirreno contrale ; è da sperare perciò che i due ministri della guerra e della marina vi si dichiareranno dal canto loro favorevoli. Il professore Filopanti spiegò pure come Garibaldi faciliterebbe il lavoro del nuovo canale fuori di Roma utilizzando il canale della Marana. Discorse da ultimo del sistema di lavorazione. Si dichiarò poco favorevole all' impiego dei detenuti nelle carceri e sostenne la convenienza morale e materiale di destinare al compimento di sì grandiosa impresa i soldati dell' esercito. Egli abilmente coi suoi filantropici e umanitarii principi difese questa tesi, ma non credo abbia trovato eco nella maggioranza dei suoi uditori. Avvegnaché, se negli altri paesi s'adopera la milizia nella costruzione di strade e ponti, e se gli antichi romani intendevano anzi in tal guisa di onorare le legioni a profitto della Patria, la diversità delle condizioni e dei tempi è circostanza altamente da considerarsi. Da noi un numero immenso dei condannati sta in un semiozio, lavora pochissimo, lo stato sostiene un' ingente spesa pel loro mantenimento e non ne ritrae vantaggio alcuno, eccettuatone quello della sicurezza pubblica : sarebbe quindi ben giusto che in un' impresa sì dispendiosa, dove, mercè il lavoro dei detenuti, si farebbero dei risparmi di milioni di lire, si eviti d'impiegare altre braccia. E se questa è intrapresa eminentemente onorevole e patriottica, e perciò sembra più adatto l'esercito, non deesi purunco dimenticare che il lavoro dei condannati serve ad una parziale loro riabilitazione, fine questo nobilissimo cui ogni legislatore e filosofo dee mirare, e come sia eziandio azione lodevole e patriottica l'e-souerare sia lo Stato, che la Provincia e il comune da tutta quell' eccedenza di dispendio, che, adoperando braccia salariate, immancabilmente si verificherebbe. Il nostro soldato è ora in un periodo di continue esercitazioni, di studi tattici, che tendono a formarlo uno dei migliori soldati del mondo ; a questo scopo mirano i nuovi ordinamenti militari; sarebbe improbabile quindi, anche da questo Iato che il governo si prestasse a fare delle concessioni. L'idea poi di pagare il soldato con un soprasoldo di mezza lira in più al giorno, oltre che non accettabile per regolamento dei superiori militari, sarebbe poco conveniente per esso come lavoratore, calcolandosi la mercede giornaliera dell' operaio qui a non meno di Lire 2, 50 o 3. Arrogi che si tratta qui di un lavoro della durata di 4 o 5 anui almeno, che converrebbe quindi a dirittura mobilizzare delle divisioni d' esercito per dare il cambio di mese in mese o di bimestre in bimestre, poiché nessun comandante assoggetterebbe il proprio reggimento ad un lavoro continuato per mesi e mesi. Senza inoltrarmi a confutare di più l'idea dell' illustre bolognese, concluderò soltanto col rilevare come nessuno di tutti questi inconvenienti si verificherebbe coli' impiego dei condannati ai lavori forzati. Ma specialmente, e senza possibilità di replica, valga al dissopra di ogni altro argomento del risparmio : le considerazioni economiche sono qui in prima linea, e conviene scemare le difficoltà da questo lato per far riuscire al più presto e praticamente i progetti di Garibaldi. Il professore Filopanti continuò la sua interessante spiegazione fino alla mezzanotte, e fu durante tutte quelle tre ore ascoltato colla massima attenzione; malgrado qualche secondaria diversità d'idee, come la teste accennata, tutti erano unanimi nell' ammirare quel degno compagno del più Illustre dei viventi italiani e al suo finire gli tributarono calorosissimi applausi! I ministri stettero al loro posto fino all' ultima parola di Filopanti. Terminata la conferenza, il vostro corrispondente accompagnò Filopauti per una buona mezz' ora ed ebbe da lui altre delucidazioni, che non mancherà di comunicarvi quest'altra volta. Filopauti gli disse pure come si ricordasse caramente dell' accoglienza avuta a Trieste e sperasse poter fra non molto far ritorno dalle vostre parti. Ieri festa di San Giuseppe delle frittelle, i frit-tolari la solennizzarono con gran numero di bandiere e di busti di Garibaldi e con uno spaccio di frittelle giammai ricordato! Alle 3 pom. dal centro di Roma fiato alla villa del generale, due miglia lungi da Porta Pia, poco meno di l(JO mila persone e tutta la guardia naziouale, recaronsi ad augurare la festa al grande agricoltore. Quanto amore e quanta spontaneità in queste manifestazioni ! Dalla carrozza blasonata a due cavalli alla famiglia del povero operaio tutti s' erano dati convegno a villa Casalini. Il vecchio eroe stette due ore sul balcone e si levò ripetute volte il berretto dinanzi a quel popolo, cui fece tanto di bene. Scena di amore e di lealtà, di patriottismo e di disinteresse ! RiVyìrTQft nifrnnm-} Ì[Ì R'iPTQfìiK Crlterii sull'aMiMo iella pecora in Italia (Cont. Vedi pag. 1628) Importa ova di riassumere quel qualunque insegnamento che per noi risulta dall'osservazione di quanto si è fatto e si va facendo altrove rapporto a questa industria degli ovini. La quistione da noi accennata sull' allevamento della pecora non fu per anco agitata dagli agricoltori italiani, prima perchè fra noi la pastorizia degli ovini non ha ancora assunte le forme di una coltivazione intensiva, di un annesso e connesso all'azienda agraria, come avvenne altrove; che anzi per contrario, questa pastorizia viene da molti considerata come nemica all'agricoltura, e la pecora respinta come uu animale tanto più nocevole, quanto più i campi sono ben coltivati: esempio, la Lombardia. Secondariamente, il bisogno d'una riforma della pastorizia non s' è fatto sentire in Italia, perchè qui non sono per anco ricercate dal consumo le carni degli ovini, ma vengono invece considerate generalmente come di qualità inferiore, e come tali pagate a prezzi infimi ; e doveva essere così dal momento che non si offrono al consumo dei macelli se non le carni insipide degli agnelli e le carni non certo gradite di animali vecchi. In terzo luogo abbiamo in Italia tuttora sui versanti dei monti e nelle pianure che stendousi a mare delle vaste estensioni tolte al dominio dell'agricoltura che non si possono altrimenti utilizzare se non col pascolo degli armenti che alternano le stazioni ed ascendono d'estate sulla vetta delle montagne, per discendere d'inverno nelle piane, con quel sistema per cui la pastorizia dicesi transumante o transterminante. Ora con questa forma o necessità principale della pastorizia, riesce pressoché impossibile di attendere al- l'allevamento di animali da carne, non essendo nè la vastità e la scarsezza dei pascoli, nè l'inclemenza del clima, nè il bisogno di viaggiare confacenti a codesta produzione. Pur tuttavia, la crescente ricerca degli animali da macello su tutti i mercati d'Europa, non resta dal farsi sentire anche in Italia, e già il calcolo di convenienza, prima maestra nelle industrie, ha persuasi non pochi pastori della parte settentrionale ad abbandonare quasi la confezione dei latticini (che riservano ai pochi mesi di permauenza sui monti, ove lavorano il latte di pecora unitamente a quello delle capre e delle vacine) per attendere invece al più pronto e più completo allevamento degli agnelli, che vengono castrati e si vendono con convenienza al primo anno di età su tutti i mercati delle provincie di Bergamo, di Brescia, di Cuneo, di preferenza agli incettatori francesi, e rappresentano il principale reddito del gregge. Così la pastorizia viene colà a subire una lenta, ma radicale trasformazione nei suoi scopi, per quanto ciò riesce possibile colla necessità di alternare i pascoli ; e giova ad ottenere questi risultati la razza che è di alta taglia, le lane grossolane, i pascoli non di rado ubertosi. Sempre sotto l'impulso del tornaconto non tarderà a formarsi una classe di allevatori fra noi, che acquisti questi nostri animali al loro scendere dal monte ed imprenda a prepararli al macello, ingrassandoli come ora fanno, con lucro non indifferente, i francesi, e come già si pratica con vantaggio in alcuni luoghi del Veneto. Più lenta riuscirà forse questa trasformazione nel centro e nel mezzodì, perchè più difficile colà di transigere colle esigeuze del clima e le abitudini della pastorizia, e stante altresì le razze di animali più piccoli, il pregio maggiore delle lane, la incostanza dei pascoli, la distanza maggiore dei luoghi di consumo ; ma tuttavia una parziale riforma nel senso suaccennato di preparare carni di animali adulti anzi che a-gnelline, non è difficile che anche qui si imprenda; perchè si renderà col tempo sempre più evidente che questo prodotto e quello dei latticini, sopratutto, non ha un avvenire commerciale, mentre i montoni di cui si è spinto l'allattamento è che si allevano più adulti e vegeti sono più ricercati e meglio pagati, e rendono altresì un prodotto più certo. D'altronde poi, prescindendo da queste più comuni condizioni della grande pastorizia nomade, abbiamo anche in Italia numerosi luoghi, ove la pecora si alleva da coltivatori presso il podere; e per tutti costoro l'industria dell'allevamento delle razze da ingrasso va sicuramente a diventare l'ottima delle speculazioni, e la convenienza pratica come la ragione teorica dovrà persnaderneli. Questa industria dell'allevamento della pecora allo scopo speciale di farne un animale da macello, mediante l'ingrasso, è una industria possibile in Italia, ma non ancora apprezzata in tutta la sua utilità e direi quasi non intesa dai più. Ciò non toglie che da parte delle autorità che presiedono allo sviluppo del progresso agrario, da parte dei sodalizi agrari di ogni sorta ed anche dai privati meglio istruiti, si debba fare ogni sforzo per introdurre anche da noi quelle razze ovine perfezionate per il macello, o perchè colla selezione dei riproduttori nelle razze locali si provveda più che altro ad acer scere non solo il peso degli animali, ma principali":. la tendenza all'ingrassare. Si tenti soprattutto di dare un più utile indirizzo a tutta quella pastorizia che diremmo sedentaria, perchè composta di piccoli greggi allevati, mantenuti nei poderi, la quale è tuttora aifi-data alla sola scienza e coscienza dei contadini e non ebbe a risentire nessuna influenza del progresso generale e razionale delle industrie agrarie. La parte collinale e pedemontana delle antiche Provincie, tutto l'altipiano del Veneto, i colli e la parte meno valliva dell'Emilia, bnoua parte delle Koniagne, tutte indistintamente le campagne delle valli toscane e financo più in basso alcuni territori del versante Appennino nel Casertino e nel Salernitano, offrono non pochi esemplari di questo allevamento fatto in più piccole proporzioni ed annesso all'agricoltura, ed è sopra queste proporzioni abbastanza vaste che deve essere intrapresa la riforma suaccennata. In quanto ai miglioramenti da introdursi nella grande pastorizia transterminante, devono questi ris-guardare la qualità delie lane, senza però perdere di vista anche la produzione delle carni. E noto come avvenisse in Italia a più riprese l'introduzione dei merini, tanto dalla Spagna direttamente, quanto dalla Francia. Fino dalla metà del secolo scorso e sul principio del presente avvenne questa importazione largamente ed a più riprese per iniziativa dei governi e di pubbliche associazioni, e difatti abbiamo molte delle nostre razze di pecore come la gentile di Puglia, la sopravissana e la vissana di Romagna, ia padovana del Veneto ed alcuna sottorazza del Biellese, che mostrano evidentemente di non essere altro che il risultato di un incrocio col merino, di cui si riconoscono tuttora i benefici effetti nella qualità superiore delle lane. Ora dovendo attendere ad accrescere e proseguire le cause di questi effetti resta a vedere quale delle tre varietà di merini più sopra rammentate possa tornare conveniente per i nuovi tentativi di incrociamento ed introduzione del puro sangue. Parendomi la questione abbastanza importante, non ho tralasciato di raccogliere sulla medesima quanti più pareri ed osservazioni mi venne fatto di avere in questa occasione dell'Esposizione mondiale. Non tacerò anzitutto come molte persone di incontestata autorità nella materia si mostrassero apertamente contrarie al principio della introduzione di ttn nuovo tipo per l'incrociamento colle nostre razze da lana, ed adducessero a loro giustificazione le note difficoltà generali di ben riuscire a giusto fine cogl'incro-ciamenti, le altre non poche dipendenti dalla acclima-zione, e sopratutto insistessero nell'osservare che, dal momento che alcune nostre razze offrono già delle buone lane mezzo fine abbastanza ricercate e sufficientemente pagate, l'unica riforma da farsi debba consistere nel miglioramento mediante la selezione e nella maggiore diffusione di queste stesse razze da noi riconosciute per le più pregevoli. L'opinione però della maggioranza dei pratici consisterebbe piuttosto nel tener conto di questa minore finezza della lana come un amminicolo della possibilità di accrescere in queste nostre razze la produzione della carne, sempre mediante la selezione e le buone cure di governo. Opinione poco diversa professano coloro che ci suggerirono l'introduzione del merino Negretti, del Mauchamp ed anche del Rambouillet, come valenti ad accrescere non tanto la finezza delle lane quanto la taglia degli animali, al qual risultato, essi dicono, bisogna avere il massimo riguardo eziandio trattandosi della grande pastorizia con sistema estensivo. Questa, se non potrà attendere direttamente all'ingrassamento, troverà però sempre il massimo vantaggio nella vendita dei montoni adulti da ingrassare. L'avviso adunque in cui convengono quasi all'unanimità i pareri dei pratici e dei teorici riesce a questo appunto, di accrescere con ogui mezzo possibile la taglia e la corpulenza degli animali con lana mezzo fina, lasciando da parte lo speciale riguardo della qualità finissima delle lane. Sono tanto più degni di osservazione questi risultati in quanto si riflettono ad una razza di recente migliorata e giudicata già molto difficile ad adattarsi agii ordiuari trattamenti dai migliori allevatori d' Europa. Sicuramente che simili tentativi meritano d'essere seguitati e ripetuti ed è noto ebe lo stesso esito favorevole dell'incrociamento scompare per ritornare alle forme della razza antica, so 1' accoppiamento col puro sangue non è ripetuto per lo meno su quattro generazioni successive; il che vuol essere valutato anche a spiegazione dei molti risultati solo parziali ed anco nulli che si lamentano. Monografia di economia agricola LT illustre prof. Luigi Bodio va raccogliendo studii sulle condizioni economiche dell' agricoltura nelle provincia italiane, onde giovassero per compilare un lavoro comparativo e fiuitiro, da pubblicarsi nell' ultima parte dell' opera edita dal Dott. Francesco Vallardi a Milano: „LI-talia sotto 1' aspetto Fisico, Militare, Storico, Letterario, Artistico e Statistico., —In questa opera la nostra Provincia venne già illustrata con bellissimi articoli del cav. T. Luciani; sarebbe necessario che non vi mancassero le notizie sulla economia rurale e perciò ci rivolgiamo a quelli che si occupano specialmente di quegli studii a voler aiutare il signor Bodio, onde possa compilare la illustrazione dell'Istria riguardo l'Economia Rurale. A questo fine pubblichiamo i Quesiti che l'illustre professore presenta per le necessarie ricerche, pubblichiamo anche due «Monografie" perchè possano servire di esempio. QUESITI 1. Quali sono i confini della zona agi-aria da Lei meglio conosciuta? 2. Domina costì la coltura in grande, ovvero la mediocre o piccola cultura ? 3. Qual' è in media l'estensione del podere, o più precisamente dell' azienda rurale ? 4. Quali sono, rispetto alla totale superficie del podere, le proporzioni assegnate al terreno aratorio, al prato naturale, al pascolo, al bosco, al vigneto, agli ulivi, agli agrumi ecc. ? 5. Qual' è la rotazione agraria più in «so ? di quanti anni è il periodo? e quali sono i prodotti che vi si avvicendano ? Si costuma di tenere la terra a maggese o riposo assoluto? e per quanto tempo? 6. Qual'è l'importanza dell'irrigazione? D'onde si trae l'acqua ? Come si distribuisce? a ruota di quanti giorni, e ppr quante ore sullo stesso terreno ? Quanto si calcola che costi l'acqua a comperarne la perpetua disposizione? e quanto a prenderla in affìtto per l'estate o per tutto 1' anno ? 7. Qual' è 1' estensione dei prati stabili, dei prati artificiali, dei prati marcitoi su tutta l'estensione del podere? Quante volte si falciano le diverse specie di prati durante l'anno? Si tengono i bestiami a pascolo sui prati, e per quanti mesi dell'anno? 8. Quante sementi rende il frumento e quanti ettolitri per ettaro ? Quanto si raccoglie di granturco per ettaro? Quanto di segala? di sorgo? di orzo? di a-vena? 9. Che importanza vi hanno le piante da semi oleosi, ricino, colza, ravizzone, ecc.? le patate? le ra- ' dici per foraggio? le castagne? i frutti comuni? 10. Che importanza vi hanno le piante tessili? cotone? canapa? lino? quanto prodotto danno per ettaro, sia di filaccia che di seme? 11. Che importanza vi hanno i gelsi e l'allevamento dei bachi da seta? 12. Le viti si tengono a vigneto ? A palo secco? ovvero a quali piante sono maritate? E importante la produzione del vino per qualità o quantità in cotesta zona? 13. Gli uliveti sono molti ed estesi nel paese ? 14. Che importanza vi hanno le piante tintoriali? aromatiche? altre piante industriali? si coltiva il tabacco in cotesta zona agraria ? Quale ne è l'importanza ? 15. I boschi sono frequenti ed importanti nella contrada? Quali essenze vi dominano? Sono piuttosto cedui che d' alto fusto ? Danno luogo a commercio di legnami di qualche entità, o servono solamente ai consumi locali ? 16. Ritornando all'unità di superficie del podere, qual' è il numero dei capi di bestiame che vi si trovano? Quanti cavalli? muli? asmi? quanti buoi da lavoro? quante vacche da latte? quanti vitelli? maiali? pecore? capre? Si fanno lavorare anche le vacche? 17. A quali razze appartengono quelle varie specie di animali? Quanto pesa in media (vivo) un bue da lavoro? quanto pesa un bue ingrassato per il macello ? quanto pesa una vacca ? 18. Qual'è il valor medio del terreno, per ettaro, compresi i fabbricati rustici? A quanto si suole impiegare il denaro in acquisto di fondi? 19. A quanto ammontano le imposte fondiarie ragguagliate ad ogni ettaro di superficie ? Si prega di dimostrare separatamente quant'è la imposta erariale, quanta la provinciale e quanta la comunale, per ogni ettaro. E il proprietario che paga tutte le tre specie di imposta, ovvero le sovrimposte comunali si pagano direttamente dall'affittuario ? 20. Qual'è il contratto più in uso? l'affitto a denaro? ovvero l'affitto in generi? o la mezzadria? o altra specie di colonia? 21. Qual'è il vito ordinario dei contadini? Quanto guadagna all'anno un contadino? Quanto guadagnano le donne e i ragazzi? Si prega di specificare quanto possono conferire insieme all'economia domestica i vari membri d'una famiglia colonica, sia mediante salari in denaro, sia mediante retribuzione in generi. 22. Si verificano emigrazioni importanti e periodiche? ovvero piuttosto immigrazioni di lavoranti avventizi nelle epoche di lavoro straordinario ? 23. Quali sono i principali sbocchi dei prodotti di cotesta zona agraria? DELLE CONDIZIONI DELL' AGRICOLTURA NELLA PROVINCIA DI CREMONA Domina in generale nella provincia di Cremona la mediocre e piccola proprietà, in media forse di 14 ettari (200 pertiche circa); non vi mancano latifondi, di 100 e più ettari nella parte sud-est ; come vi sono piccolissimi poderi, di un ettaro o due, verso i confini della provincia, dal lato di Milano. Nei tenimenti che arrivano ai quaranta ettari si può dire che si pratica la cultura in grande; la media e la piccola cultura prevalgono invece dove i minori possedimenti si trovano ripartiti iu affittanze di superficie anche più ristretta. Le culture erbacee si può ritenere che occupino lj5 della totale superficie coltivata ; le arboree non hanno coltivazioni a parte, ma sono frammiste alle altre, in filari, per solito lungo i cavi d'irrigazione o di scolo; il gelso e la vite sono anche disposti nell'interno degli appezzamenti alativi. Lungo i fiumi Serio ed Oglio s'incontrano boschi naturali di alto fusto, ma di piccola estensione e mal governati, e questi pure si vanno a poco per volta dissodando per far luogo alle varie culture. La rotazione agraria più in uso è la quinquennale: non di rado però, a motivo della recente introduzione del riso, essa si prolunga a sette anni. Dove poi la giacitura del terreno e l'opportunità delle acque irrigatorie lo consentano, viene adottata la rotazione triennale di prato, riso e frumento. Nel Circondario di Crema, una parte del quale si può considerare come il terreno più fertile della provincia, la rotazione antica è la quinquennale, consistente in prato, lino e grano-turco di secondo raccolto, frumento e grano-turco di secondo raccolto, grano-turco agostano, indi frumento con semina di trifoglio; nella rotazione più moderna, dopo il lino ed il grano-turco di secondo raccolto, si coltiva il riso per due anni successivi. In molti luoghi la scarsità delle acque irrigatorie non permette affatto la risaia, o non lascierebbe ricavare che uno scarso prodotto ; ciò avviene principalmente nei Mandamenti di Sonci no e di Soresina. Non vi sono pascoli se non in piccole proporzioni e consistenti in terreni liscosi. Di prati naturali, massime nel territorio Cremasco, ve n' è per 1[10 circa della intera superficie coltivata, e si chiamano prati vecchi o stabili; si concimano anch'essi ogni anno e danno tre buoni tagli di fieno; ma non potrebbero chiamarsi a tutta ragione prati naturali, giacché, tranne pochi, erano terreni precedentemente coltivati a grano, e soltanto il prezzo crescente dei foraggi ha per- suaso i coltivatori a tramutarli in prati perenni. I prati artificiali sono per solito d' un anno solo e seminati con trifoglio rosso; in qualche parte della Provincia, come sarebbe nel territorio di Romanengo, vi si semina anche trifoglio bianco detto ladino, e allora i prati artificiali durano due, tre od anche più anni. I prati artificiali occupano un sesto circa di tutto il podere. Pochi sono i prati marcitoi ; la loro estensione non arriva in media, a 1[30 di quella del podere. Il prato, essendo ritenuto come cultura migliorante, occupa sempre nella rotazione l'anno in cui si risarcisce il terreno di quanto gli venne sottratto colla coltivazione dei cereali ; oltre a ciò il prato è per sè medesimo una cultura di tornaconto, quando il prodotto ne sia consumato sul podere stesso dalle bergamine che gli som-ministrauo buono e copioso concime. L'irrigazione ha grande importanza nella Provincia, massime per le coltivazioni lucrose del prato e della risaia, per le quali torna indispensabile. Il territorio Cremasco dispone di acque abbondanti derivate dall'Adda mediante un antichissimo canale artificiale, che data dal 1400, detto il Ritorto, dal quale escono due roggie minori, dette la Connina e la Pandina. Vi sono consorzi di utenti, con rappresentanze amministrative o Sindacati, che provvedono alla salvaguardia del diritto comune, nonché alle spese necessarie per le riparazioni agli argini, alle bocche di estrazione, ecc. Vi hanno pure canali di minor conto, derivati da fontanili e da terreni acquitrinosi (detti Mosi). Altri sono estratti dal Serio e sono denominati naviglio Cremonese e naviglio Pallavicino ; ma non sono molto abbondanti di acque perchè derivati da un fiume soggetto ad estreme magre durante alcuni estati. Se fossero più copiose le acque irrigatorie, la provincia di Cremona a quest'ora gareggerebbe in fertilità col Lo-digiano e col basso Milanese, non già perchè l'acqua valga ad impinguare il terreno, ma perchè col sussidio di lei si possono attivare coltivazioni di reddito meno incerto, ed in genere assai più lucrose delle asciutte. Il frumento rende per adequato 8 sementi e 12 ettolitri per ettaro. Si raccolgono per ettaro in media 34 ettolitri di granoturco, 14 di segale e 30 di avena. Vi sono risaie perpetue, ma limitate ai fondi di qualità inferiore, e nei luoghi soggetti al rigurgito dei filimi o di acque scolatizie e non suscettibili d'altre colture, danno un prodotto scarso, non più di 24 ettolitri di risone per ettaro. Le risaie da vicenda, ove si possano avere, danno vistosi prodotti, che variano dai 56 fino ai 120 ettolitri per ettaro, a norma della qualità del terreno, e più di tutto secondo che trattisi di risaia di primo o di secondo anno. Il risoue sottoposto al brillatoio si riduce per solito a poco meno della metà in volume e diminuisce solamente di un quinto in peso. Il lino vi ha molta importanza e altre volte era pregiatissimo il lino del Cremasco, ma, in tempi più recenti, il Belgio, l'Olanda, la Prussia e persino l'Algeria introdussero e migliorarono siffatta coltivazione a segno da averne prodotti migliori dei nostri. I processi di macerazione e lavorazione usati in quei paesi forniscono un lino meglio preparato che in Italia, dove ancora tutte le operazioni si fanno a mano dai contadini e la macerazione si eseguisce in una fossa qualunque. (Continua) t SlW «I 9W!«SJ si» ?.U!EÌÌ O'J : ! .-,- V-. . . . sfìiiO '(! fn-ioi • ;il1t'!l'rl> if;;" Tftf . - DEI COMBUSTIBILI . ■ "'i « ! • " i y • (Dall'economia rurale) Sotto il titolo di nuovo combustibile leggo in alcuni periodici settimanali l'annuncio che un povero campagnolo chiamato Ramaeckerrs, fece di recente la scoperta che, mescolando la terra vegetale ed il carbone nella proporzione di 1 j4 di carbone in polvere e 3[4 di terra, ed anaffiando tal mescolanza con una soluzione di sale di soda in modo da formare del tutto una pasta mezzo secca, s'ottiene un combustibile che non la cede per india al miglior carbone di terra. Questo combustibile, che chiamasi nuovo, se non è ancora molto vecchio, è di già certamente attempato, e la sua scoperta non devesi attribuire al suddetto campagnolo ; ma bensì ad un ingegnere savoino, di cui non ricordo più il nome, che nell'anno 1849 o 1850, n'ebbe qui il brevetto di privativa per lungo tempo. Alla scoperta n'era poco dopo seguita l'applicazione. Invero, veniva in Torino costituita una grande società di panificazione, che per la cottura del pane non usava altro combustibile. Questa società erasi accordata col mentovato ingegnere per la diffusione di quel suo ritrovato in tutto lo Stato subalpino, e forse altrove: perle stampe avea anche invitato gl'industriali ed i proprietari di case ad adottare il nuovo calorifero, dietro convenzione colla medesima per una cessione del privilegio ad uso de' privati, o ile' comuni, o d'un'intiera provincia. Essendo io allora curioso di sapere in che consistesse questa novità e disposto pure ad applicarla in una mia filanda da seta, qualora ne avessi conosciuta la convenienza, mi recai dal Presidente di quella società, il deputato Paolo Farina, pregandolo di darmi i necessari schiarimenti in proposito. Quest'onorevole cittadino m'accolse gentilmente nella sua casa, indi mi condusse alla sede della società da lui presieduta. Il freddo in quei giorni si sentiva assai intenso nelle vie dell'antica nostra capitale ; ma colà parecchie sale erano tutte assai riscaldate da un piccolo focolare secondo quel nuovo sistema. Consisteva questo focolare in una forte lastra di ferro col diametro di circa cinquanta centimetri, sorretta da tre o quattro piedi: di ferro erano pure quindici o venti bastoncini lunghi meno d'un metro, fissi verticalmente nella base, ed in una lama, o piastra bucata, posta alla parte superiore. Entro questo recipiente ponevasi dapprima un sottile strato di polvere di carbone (carbonina), indi vari strati del nuovo combustibile, che avea forma rotonda, grossa sei o sette centimetri nel diametro, e dodici o quindici nella lunghezza. Si chiamavano tegole-, erano vuote nel centro, un po' scannellate al di fuori, formate da una macchina poco dissimile da quelle che adopransi nella fabbricazione de' tubi di terra pel drenaggio. Fra que' strati di tegole, ed anche sopra, vidi sparsa della carbonina che facilmente si poteva accendere con brace viva, che poco a poco comunicava la combustione alle altre parti. Quando non v' era più pericolo che si spegnessero le tegole, si copriva il focolare mediante un tubo o cilindro, di lamiera in ferro, poco più grosso e più alto del focolare, avente quel tubo, alla base sua, un forellino tondo, col diametro di due o tre centimetri per dar passo all'aria esterna, occorrente ad impedire che si spegnesse il tutto. Ognuno poteva facilmente conoscere che quel combustibile eia un composto di terra da mattoni o da stoviglie, frammista a polvere di carbone, che in commercio avea poco valore ; ma a queste due materie di-cevasi unita una polvere che l'ingegnere predetto procurava di tenere segreta. Il calore d'una carica del focolare poteva durare circa ventiquattro ore con vari gradi di calore, bastanti però ad asciugare in breve tempo le case di recente costruzione. Ond'io potessi chiaramente giudicare di quei caloriferi, il presidente Farina mandò un impiegato di quella società ad accompagnarmi allo stabilimento del panificio, sito a Porta Nuova, ove potei osservare i nuovi forni ed abboccarmi coll'ingegnere che n'era il direttore privilegiato. Questi mi mostrò quei forui a cottura continua, sotto sui stavano i caloriferi del doppio più grossi che quelli da me veduti prima nelle sale sociali; ma desso si mostrò dubbioso sull'applicazione del suo ritrovato alle bacinelle delle filande seriche, a meno che venisse usato sotto le gran caldaie pel riscaldamento di tutta l'acqua invece del vaporo. Avendolo io pregato di favorirmi qualche miriagramma del suo combustibile per farne esperimenti, al che avea assentito il presidente Farina, egli ricusò per tema che le mie prove sortissero cattivi effetti, e venisse quindi screditato il suo combustibile. Nondimeno io non tardai ad imitare le sue tegole, facendolo con terra e carbonina, e per facilitarne l'abbruciameuto v'aggiunsi un po' di polvere di salnitro che sapevo adoperarsi nella fabbricazione delle polveri pei cannoni e pei fucili. Il risultato corrispose alle mie speranze; ma la privativa ottenuta dalla società di panificazione mi distolse dal continuare quelle prove. Ignoro ora del tutto, se ancora vi sia in Torino quella società, se ancora s'applichi il calorifero da me descritto, nè sono adesso in situazione d'accertarmene : il mio scopo si restringe ad avvisare i nostri lettori che il combustibile ora chiamato nuovo da alcuni giornali esteri e nazionali, venne da lungo tempo privilegiato dal governo piemontese e lungamente adoperato in vari locali. Se v'è un divario tra il combustibile, che in allora qui ottenne la privativa, e quello del campagnuolo Kamaeckerrs, sta nell'uso della soda, non sapendo io che questo sale venisse tra noi frammisto alla terra ed al carbone. Siccome avevo più jolte sperimentato che queste due materie abbruciano senza aggiungervi sostanze chimiche, fosso ragionevolmente supporre che .9!Ì'i«8fl(Kf»91 .MfibsS 9 Jil/if Clliiiot'/ili •!!) ólosi'»! il nostro ingegnere dicesse soltanto di servirsene per dare maggior importanza al suo ritrovato ed impedirne l'uso in contravvenzione alle correnti leggi sulle privative. D'altronde la soda (alcali minerale, o naturale od artificiale, che ricavasi dalla cenere della salsola sa-tiva e da varie altre specie di piante mariue, oppure dalla decomposizione del sale comune) si sa che serve nelle fabbriche dei vetri, delle maioliche e dei saponi; ma non credo che faciliti minimamente alcuna combustione, lo che fa il salnitro, che pure non è necessario, come di già dissi, a far abbruciare la terra coltivabile frammista ad una quarta parte di carbonina, purché non siavi una troppo forte corrente d'aria, che sanno persino limitare i nostri agricoltori nel fare i fornelli, cioè il bruciaticcio, volgarmente le mottcre. Nelle località in cui scarseggia la polvere del carbone, potrebbe supplirvi, nel fare le mentovate tegole, la segatura di legno secco, la quale ha quasi nessun valore, ancorché siasi dimostrato con prove essere un economico ed ottimo combustibile nei semplici focolari di lamiera in ferro, inventati dal benemerito sac. Monti e da me descritti non è guari in due dispense di questo periodico. Non devo, nè voglio in questo breve mio scritto passare sotto silenzio i prodotti dello stabilimento Polli, i quali sono i carboui da lui composti in due qualità speciali: una serve per i caloriferi invece del coke di gaz, e senza puzza alcuna, svolge grande calorico con poca spesa; l'altra, confezionata di puro Newcastle, supplisce i migliori fossili nelle fornaci e sotto le caldaie a vapore. Siccome per ogni dove si continua ad atterrare gli alberi dei monti e delle pianure senza neanche surrogarli, non scorrerà molto tempo che le legna diverranno carissime di prezzo ed insufficienti ai nostri usi domestici ed industriali. Perciò è bene il far conoscere ed usare ogni sorta di quei combustibili che andarono sinora negletti, onde allontanare, o diminuire almeno, i danni che deriveranno alla nostra Nazione dagl'inconsiderati e biasimevoli devastatori dei boschi.^ q Qf'-'tyi"- frw' 1 ' NOTIZIE I? Unione, periodico di questa città, annunzia nel suo N. 11 di ricevere le soscrizioni per l'acquisto dell' aureo libretto dell' immortale Nicolò Tommaseo, intitolato Consigli ai giovani. Detto il nome dell'autore è inutile aggiungere raccomandazioni per sollecitare i padri di famiglia, i maestri, le maestre e tutti coloro che attendono all' educazione, onde il prezioso volumetto sia il più possibile diffuso tra la gioventù. Costa soli 18 soldi austriaci. ■ I ] ; . Cose locali -qH oq-fr.-f ©»!••;. ' uh '.-::;■'.'> Oli-- «fll ©kni*9 I signori Appolonio e Caprin proprietari del ben noto e premiato stabilimento tipografico in Trieste, hanno aperto i primi del corrente aprile una loro figliale tipografia qui a Capodistria. oTwk ■ •■ ... .■ • iTi ■ - ArafaiwmS Siamo ben lieti di darne pubblico annunzio come di cosa che torna di molto lustro ed utilità alla città nostra, e vogliamo sperare, che di questa novella tipografia, diretta da sì valenti e solerti tipografi vorranno approffittare pei loro bisogni le i. r. Autorità, il Municipio, i pubblici Stabilimenti scolastici e di beneficenza, i cittadini e i nostri comprovinciali pur anco, a cui ci facciamo raccomandarla con tutto il calore, ben sicuri che resteranno per ogni conto pienamente soddisfatti. Ecco la relativa circolare: Appolonio & Ciiprin — Trieste-Capodistria I sottoscritti si pregiano annunziare che hanno eretto nella città di Capodistria una loro filiale sotto la ragione Stabilimento Tipografico Appolonio e Caprin Fiduciosi nell'appoggio di questa gentile popolazione dell' Istria promettono dal canto loro di soddisfare pienamente l'esigenze di chi vorrà onorarli di commissione, avendo sin d'ora disposto che i lavori per esattezza e sollecitudine non rimangano per nulla inferiori a quelli eseguiti nel proprio Stabilimento a Trieste. Con stima Appolonio & Caprin. -tfiO 0J)Q3 9 lOBIIli'l flllwt lli-hui hoilj>Ì!H i w»*Hi{Mg Nella sera 5 corrente si aperse la sala della nostra Loggia, sospirato ricetto di geniali divertimenti, ad un' accademia musicale, offerta dalla brava orchestra cittadina, sotto la direzione dell' esimio bolognese, il signor maestro Angiolo Montanari. Contribuirono a renderla più dilettevole le gentili damigelle Laura de Belli e Marianna Bratti, le quali eseguirono sul piano con rara maestria i seguenti sceltissimi pezzi: Fantasia brillante sulla Sonnambula di G. Leibach; — L'ultimo addio a Firenze, fantasia per violino con accompagnamento di piano di G. Czastka ; — Il Carnevale di Venezia, per clarino, con accompagnamento di piano del maestro Angiolo Montanari; — Concerto sulla Lucrezia Borgia per piano, di G. Ascher; — Fantasia sull'opera liuy Blas per piauo di P. Canonica. Lasciando poi agi' intelligenti di musica il discutere sul grado di merito di ogni singolo pezzo suonato dalle sullodate damigelle e dalla brava orchestra, nonché sulla sua esecuzione, noi ci contentiamo fare la parte di storici col riferire il commovimento cagionato negli spettatori, accorsi in buon numero, augurandoci che un tal genere di nobile diletto si rinnovi più spesso nella nostra eulta città. Non dobbiamo però omettere dal tributare la più sentita lode all' esimio maestro Montanari, il quale nel difficile suono del clarino si addimostrò così mirabile, da nobilitare con questo strumento i ritmi più monotoni e creare perfino sovente musicali pensieri; così pure all'altro esimio maestro Czastka, da lungo tempo applaudito nella nostra città, e la cui squisita gentilezza è sempre compagna alla valentia ed all' amore dell' arte. Ma qui facciamo punto, affinchè non si dica che riteniamo un gran che il nostro giudizio, anche quando non è una conferma di quello pronunciato dal pubblico nostro in forma tanto solenne. -j; : ■■'::• r: • ìì[ Év^'iuitmod ow>j j. <•-) ; sdv .»• ••uivi o « * Lunedì sera 12 corrente ha avuto luogo l'annunziato Veglione mascherato nel nostro Teatro sociale, il cui introito è devoluto a beneficio del Fondo vedove ed orfani dei membri della locale Società di mutuo soccorso fra gli artisti ed operai. L'esito è stato brillante, però si poteva attendersi un maggiore concorso. PUBBLICAZIONI. Libertà e Lavoro giornale premiato all' Esposizione Triestina del 1871. Si pubblica il IO ed il 25 d'ogni mese. Prezzo d' abbonamento : per Trieste un anno f. 3, sei mesi f, 1.50. Per i paesi soggetti alla Monarchia austriaca: un anno f. 3.30, sei mesi f. 1.75. Uu numero separato soldi 20, arretrato soldi 30. Pel Regno abbonamento annuo L. 10. NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FEA TRIESTE - CAPODISTRIA e viceversa che intraprendèrà il Piroscafo celere ad elice ECrIDA. Incominciando col giorno 1 aprile 1875 fino a nuovo Avviso verrà attivato (tempo permettendo) il seguente : ORARIO pei giorni feriali Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 11 ant. » » » * » ò'^pom. Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 71/, ant. » * » » » 4 pom- per le domeniche e giorni festivi Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9 ant. » » „„„ 12 ant. » , » » » 7\*pom. Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 71', ant. » x » » » 10l/4mer. » » . .. » " » 6 pom. Prezzo di Passaggio: indistintamente soldi 40. I fanciulli sotto i dodici anni pagano la metà. Arrivo e partenza a Trieste dal Molo g. Carlo, da Capodistria dal Porto. NB. Le partenze tanto da Trieste quanto da Capodistria succederanno col tempo medio di Trieste. TRIESTE, 30 Marzo 1875. L'Impresa.