ANNO V. Capodistria, \ marzo 1871. N. 5. GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI, AMMINISTRATIVI '" , ar j rjronrarz:iìtmI ti 'jiu.'i.Vi-.-li >' fi.'ii::! : ti l'Iaè'ai L ARROTONDAMENTO CAMPESTRE E LA COSTRUZIONE DI STRADE RUSTICHE CONSORTALI. Cenni critici intorno al progetto di legge del referente ministeriale Carlo Peyrer. in i5 u n Nè si può mettere in dubbio la esistenza di questo diritto, per cui l'universale domina l'individuo, perchè questo è condizionato in tutti i suoi rapporti da quello e gli deve la possibilità di esistenza. » Schupfer - Arch. giur. PARTE PRIMA. Progetto di legge. {Continuazione vedi n. 4.) CAPITOLO TERZO. Del procedimento in affari contenziosi. Dell'iniziamento di perlrattazioni ufficiose. 36. Affinchè una mozione, che concerne la permuta dei fondi dell'intiero territorio, di una frazione o di un Comune o di una delle parti di questi mentovate al 6, oppure la costruzione di una strada consorziale, possa essere presa in pertrattazione ufficiosa, è necessario che una quarta parte dei possidenti, che hanno da prendere parte all'impresa, i quali rappresentino almeno un terzo dell'intiera rendita netta catastale dei fondi relativi, dichiari previamente di acconsentire alla mozione peli'iniziamento di operazioni d'Ufficio allo scopo delia progettata impresa. 37. La mozione dell'iniziamento di operazioni d'ufficio e la dichiarazione di accedere a tale mozione possono venir presentate in iscritto o deposte a protocollo verbale presso l'Autorità politica o la prepositura comu-liale. J'8 ojns isq non o ihisq olkb iJui ù i ; i ]iq in*! §. 38. "31 Emergendo un dubbio sulla dichiarazione di ac-consentimento, puossi proporre che il numero dei voti venga constatato d'Ufficio da parte dell'Autorità politica. In uno ai relativi rilievi posson venir petrattate eziandio altre mozioni. Dei prospetti sullo stato del possesso. 1 offtgifdcfo ó oss-un « bo ainaffllrm a A corredo della mozione, che venga constatato il numero dei voti, è da compilarsi un prospetto di tutti i fondi, cui dovrebbe estendersi 1' impresa, col-l'indicazione dei numeri delle rispettive particelle, della denominazione usitata nel luogo^ della superficie, della qualità e classe di coltura, e della rendita netta, iiinultre—>-se non venissero prodotti, o richiesti dall'Autorità amministrativa degli esaurienti estratti dei libri tavolari — coli'indicazione del libro pubblico, nel quale le parcelle figurano da sè o qual parte di un corpo di fondi, in quest'ultimo cdso dinotando tale corpo dei proprietarii inscritti e degli eventuali diritti di terzi sopra il fondo, esclusi i debiti ipotecarli. Pende lite sulla proprietà, he sarà fatta osservazione indicando i le parti litiganti. Al prospetto verrà unito un'estratto della mappa catastale riguardo ai tondi da permutarsi e loro confini. Non potendosi indicare a qual foglio del libro pubblico singole parcelle trovansi iscritte, o sorgendo in proposito dubbio, ciò sarà osservato nel prospetto. Il prospetto sarà compilato seguendo la serie dei numeri delle case dei singoli possidenti, in modo che per ciascuno dei possidenti figurino in ordine numerico le di lui parcelle da comprendersi nella permuta, ed il totale di superficie o di rendita netta di tali parcelle. §•40. Il prospetto può venir compilato da chi insinua la mozione, oppure vi provvede la prepositura comunale. Verrà esaminato ed al caso completato o rettificato dall'Ufficio de.le imposte riguardo ai dati catastali, e dall'Autorità tavolare riguardo a quelli lavo-. lari Se nel corso del procedimento venissero comprese nella permuta altre particelle oltre quelle dapprima prevedute o ne fossero eliminate, verrà il prospetto analogamente rettificato. Delle citazioni e loro effetti, t 41. La citazione alle trattazioni orali, di quelli che partecipano all'impresa, dei possidenti che non vi aderirono per anco, e dei terzi interessati, conterrà: \. un'esatta indicazione dell'oggetto della pertrat-tazione; 2. l'indicazione del luogo e del tempo, cui tro-vansi esposti all'ispezione le mozioni e loro allegati; 3. i pregiudizii di legge per quelli che non compariscono alla trattazione personalmente od a mezzo di procuratori, nè insinuano prima o nel corso della stessa una dichiarazione scritta. La citazione sarà intimata ad ognuno degli interessati separatamente nel modo prescritlo dal Regolamento di procedura civile, almeno trenta giorni prima della trattazione. §• 42. Si ritiene che i possidenti non comparsi alla trattazione aderiscano alla maggioranza dei comparsi, sem-prechè non giungano da parte loro prima o durante la trattazione contrarie dichiarazioni in iscritto; gli stessi non saranno più sentili colle loro ritardate eccezioni contro i conchiusi presi sulla mozione. Chi insinuò la mozione, senza poi comparire personalmente od a mezzo di procuratore, è obbligato in faccia ai comparsi all'abbuono di tutte le spese incorse, nonché a sostenere il dispendio pella trattazione deserta; in quanto altro degli interessati non si approprii la mozione, si dichiarerà che non è dato per ora corso ulteriore alla stessa. Del modo di porre in chiaro le mozioni e di rilevare il risultato della votazione. §. 43. L'Autorità politica, sentiti i possidenti interessati occorrendo sopra luogo o coli'assistenza di periti, porrà in chiaro per quanto è fattibile, a quali parcelle debba estendersi la permuta o la strada da costruirsi, e chi risulti interessato nell'impresa. H- 44. Non potendosi raggiungere un accordo fra gli interessati sopra la mozione concretala a mano delle deposizioni, verrà in quei casi, in cui è prescritto dalla legge un determinato numero di voti, dapprima constatato il rapporlo fra i voti favorevoli e quelli contrarii. Nella computazione dei voti non è tenuto conto di quei fondi, riguardo ai quali fu desistito dal comprenderli nella permuta, rispettivamente nel progetto di strada. 43 Non risultando una maggioranze di voti quale è legalmente prescritta, l'ulteriore procedimento non ha luogo e la decisione dell'Autorità si limita alla dichiarazione. che quelli che rifiutarono di accedere non vi possono essere costretti. Un tale progetto può in seguilo venir ripreso soltanto se venisse attendibilmente comprovato, che una nuova votazione, a quanto è prevedibile, offrirà un diverso risultato. Risulta dalla votazione la maggioranza di voti legalmente prescritta, l'Autorità prosegue nel procedimento sulla mozione insinuata. Della trattazione e della decisione. 46 L'Autorità cura nella trattazione innanzi tutto di rimuovere in via amichevole le elevate eccezioni e di raggiungere un accorcio fra gli interessati. Non potendosi conseguire un componimento amichevole, saranno discusse in modo esauriente le eccezioni fatte contro la mozione, il modo di porre questa in esecuzione, la compartecipazione di ogni singolo possidente ecc. Occorrendo ulteriori rilievi sui punti che risultano controversi, saranno fatti senza indugio, al bisogno coli'assistenza di periti. Sarà eretto un protocollo dell'intiera trattazione, che contenga il risultato del conseguito componimento od in mancanza di questo le risultanze della discussione verbale, colle dichiarazioni degli opponenti e relativa motivazione e colle eventuali contro-osservazioni di chi insinuò la mozione. § 47. Ultimali tutti i rilievi e le trattazioni occorrenti, l'Autorità politica pronuncerà decisione motivata sulla mozione, ed in quanto occorresse vi fisserà anche i termini opportuni, | 48. Sarà proceduto giusta le disposizioni di questo capitolo tanto qualora si trutta del primordiale conchiuso di iniziare operazioni d'Ufficio, che qualora nel corso dell'impresa sorgessero ostacoli, riguardo ai quali sopra mozione delle parti spetta all'Autorità di decidere. § 49. Se la permuta di fondi andasse congiunta a costruzioni stradali o ad imprese riflettenti l'uso di acqua, le operazioni d'ufficio prescritte dalla presente legge saranno possibilmente abbinate fra loro, e trattandosi di irrigazioni o scoli, con quelle previste dalla legge sull'uso e condotta delle acque e sulle opere di difesa contro le stesse. Delle perizie. § 50. Valori od indennizzi controversi saranno determinati a mezzo di perizie. Se una delle parti proponesse una maggiore, l'altra una minor somma, ognuna nominerà egual numero di periti, da fissarsi per convezione od in mancanza di questa dall'Autorità politica, ed i periti nomineranno il loro preside e ciò eutro un termine perentorio da destinarsi. Queste nomine sono notificale all'Autorità politica, che in caso diverso procede essa stessa alle nomine. Partecipando più persone all'elezione, decide la maggioranza di voli, e nel caso di parità di vpti 1' Autorità politica. L'Autorità politica assumerà tosto a giuramento i periti nominati dulie parti e non per anco giurati; essi prometteranno la coscienziosa esposizione della loro perizia. § 51. I periti sono citati per nn determinato giorno onde essere sentiti, e di ciò rese consapevoli le parti coli'invito di comparire Spetta all'Autorità politica di disporre le ispezioni oculari sopra luogo, d'invitare i periti ad e-sporre le perizie e di dirigere l'intiero atto. Le parti citate all'udienza coi periti possono far esse gli opportuni ricordi. Contro le perizie non è ammesso ricorso. {Continua) --- NOTIZIE. il dirigeste del ministero d'agricoltura d.r schaefle. Il signor dirigente del Ministero d'Agricoltura D.r Schaefle annunciava di questi giorni con parole lusinghiere e cortesi l'assunzione del nuovo ufficio alla presidenza della nostra Società agraria. Promette di condurre a termine le cose iniziate dai suoi antecessori e di dar mano a cose nuove, imperocché desiderava che i vitali interessi della produzione del suolo trovassero durante la sua gestione largo incremento. Dà questa assicurazione alla Società, cui però chiede cooperazione ed appoggio. gli aratri americani. Dovendosi stabilire tra brevi giorni il numero di aratri americani, che si vorrebbero commettere, la presidenza agraria attende con cortese sollecitudine i pareri, di cui fece domanda in anteriore numero. scuola di selvicoltura. Nella prossima seduta di Comitato, che riteniamo sarà tenuta i primi giorni del mese di marzo, verrà comunicato uno scritto, col quale il Ministero d'Agricoltura chiede se basti unire alla scuola agraria di Gfo-rigia una sezione di selvicoltura, oppure se sia opportuno di stabilirne una anche per la nostra provincia. Riteniamo però trattarsi unicamente di sussidio e non di mantenimento della scuola. In ogni modo non v' ha dimenticato, che abbiamo due altre pendenze di simil genere: l'istituto enologico votato dal II Congresso generale e la scuola agraria votata dall' ultimo. Porse si potrebbe unire tutto in una cosa sola e ritentare la prova fin qui fallita. barbatelle di viti. Neil' orto agrario del Comune di Rovigno trovansi vendibili 6900 barbatelle di viti dell' età di tre anni a f. 3 il centinajo pei membri della Società agraria ed a f. 5 per altri, e precisamente 5000 barbatelle di viti ungheresi 1000 v ferrano 600 v trebbiano 300 » moscato bianco. Chi ne volesse fare acquisto potrà rivolgersi o all' ufficio Sociale o direttamente alla Comune di Rovigno. a soscrizione pei danneggiati dall' incendio di trento. V ed ultima lista. Da Dignano: Signori: P. Sbisà f.ni 1. — À. Marchesi f.ni 2. — T. Sottocorona f.ni 1. — A. Franzin f.ni 1. — A. D.r Volpi f.ni 1. — G. Subotina sol. 50. Somma £. 6.50 Dà Capodistria: n 29.50 Totale f.ni 36.00 Riporto som. ant. » 114.00 Assieme f.ni 150.00 ONORIFICENZA. Rileviamo dalla Gazzetta di Venezia, come l'egregio nostro concittadino, l'avvocato Carlo Combi, professore in quella città alla Regia Scuola Sup. di Commercio, sia stato nominato Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Facciamo plauso di gran cuore per tale onorifica manifestazione resa al distinto merito di un nostro istriano, e siamo certi che i comprovinciali tutti raccoglieranno con pari allegrezza, trattandosi di un uomo assai stimato oltre l'esimie doti dell' ingegno e dell' animo, anche per 1' amore caldissimo e fruttuoso, che incessantemente porta a questa nostra provincia. SULL' UNIONE DI TRIESTE, DELL' ISTRIA, E BEL GORIZIANO. Volevamo rispondere alcune brevi parole alle corrispondenze dell' Istria, pubblicate dal Cittadino ne' suoi numeri del 15 e 23 febbrajo p. p. Quanto alla prima, a sdebitarcene, ci arrivò la seguente lettera. Ne lasciamo dunque ad essa l'officio, tanto più che è perfettamente nostro il suo modo di vedere. Sulla seconda aggiungeremo alcune riflessioni, che il lettore troverà subito dopo. Monte S. Marco, 22 febbrajo. Poiché codesta Redazione invitò tutti ad esprimere il proprio sentimento intorno alla proposta unione delle tre provincie che formano il Litorale, permetta eh' io pure venga a dirne qualche cosa da questo mio ritiro, prendendo occasione da una corrispondenza dall' Istria, inserita nel n. 46 del Cittadino. La questione sta nei termini, in cui la Pro-vincia, conseguente a se stessa, ebbe a porla due anni addietro ed ora. L' unione deve essere desiderata da ogni galantuomo istriano, ma alla condizione, eh'essa non torni nociva a Trieste. 11 Goriziano non può, nemmeno ora, riportare nelle elezioni una maggioranza sana. L'Istria, che lo potè per adesso, non lo potrebbe in tempi ardui. Se ora due terzi circa de' suoi deputati possono direi buoni (un calcolo più lieto sarebbe fantastico), è certo, che tale proporzione uscirebbe . invertita, ove si rinnovassero le notorie pressioni, usate in passato. Siccome, adunque, le cose stanno proprio così, balza agli occhi di ognuno, che si è dinanzi al seguente aut aut. 0 Trieste ha sicura la vittoria in tanti collegi elettorali, da non temere, congiunta colle altre due provincie, le tristi o le vacillanti loro sorti elettorali, e allora, grazie tante, chi non dovrebbe benedire all'unione. Ma se Trieste, la quale da sola non teme più di essere vinta, dovesse invece, per la compagnia nostra, trovarsi esposta a soccombere anch' essa, quale patriota potrebbe volere anche in tal caso l'unione? Non sarebbe un volerla a tutto benefizio dei nostri nemici? Non sarebbe un servirli nel miglior modo ? Piaccia o no, la questione si presenta così. Strano, pertanto, che la succitata corrispondenza abbia creduto di poterla trattare con qualche van-. taggio, senza guardarla in faccia, e discorra quindi di tutto fuorché di quello che principalmente importa. Nessuno dubita, si assicuri quel corrispondente, della unità della regione fra il Judri e i piedi del Monte Maggiore, e, occorrendo, anche qualche cosa più in là; ognuno conosce il valore dell1 Alpe Giulia, se anche non crede poi che valga proprio niente tutto ciò che non è topografia; ognuno sa fare il prezzo più alto agi' interessi attuali. Spendersi intorno a queste e consimili cose, fra noi, è tempo Sprecato. Quello di cui non pochi dei nostri continuano a dubitare è che Trieste abbia già acquistato tanta forza (anche pei giorni difficili, che possono venire da una luna all' altra e durare Dio sa quanto), da essere in grado di valere non solo da se, come x varrebbe sempre, ma pur con noi. E su di ciò, adunque, che conviene ragionare, per disperdere le paurose immagini. Quantó a me, visti i nuovi progressi, non ho più paura, e perciò do, adesso, il mio voto per ì' unione. Non disprezzo, peraltro, le esitazioni altrui, e affretto quindi col desiderio il momento, in cui la stessa Trieste sorga a sbandirle, dichiarando di poter accettare l'unione senza proprio pericolo. Quésta sua dichiarazione è tanto più necessaria, che, prima d'ora, il pericolo c' era, e grave, di rallentare e forse anche di guastare l'azione della rappresentanza triestina così nel Municipio come nella Dieta. Osserva, bensì, contro di questo, la detta corrispondenza, che fu il Municipio e non la Dieta di Trieste che operò il bene. Ma l'osservazione non ha costrutto. Difatti, o s'intese con essa di rivendicare meriti al Municipio, di confronto alla Dieta, e ciò non è serio, perchè tutti sanno, che sono gli stessi uomini, i quali compongono l'uno e l'altro corpo, e che perciò l'uno vale l'altro; — o si volle dire, invece, che la rappresentanza triestina avrebbe fatto egualmente quanto fece, allora pure che non fosse stata identica quale Municipio e quale Dieta, cioè allora pure che quale Municipio avesse avuto sopra di se una Dieta diversa, in cui si fosse notevolmente accresciuto il partito della reazione, e nemmeno questo è serio, perchè ognuno vede, che tale una Dieta disforme né a-vrebhe lavorato essa, nel proprio campo, quanto lavorò la Dieta attuale (esempio gli argomenti della lingua d'insegnamento, della guardia territoriale, della stampa, della più larga autonomia provinciale, ecc. ecc.), né avrebbe lasciato lavorare per bene il Municipio nel campo suo, avuto riguardo particolarmente alle prime e più gravi difficoltà, con cui esso dovette lottare. Chi ignora, invero, i molti contatti fra le attribuzioni dell'uno e dell'altro corpo? Chi ignora le molte soggezioni del Comune alla Provincia, specialmente allora che differenti ne siano le deputazioni? Chi non vede le molteplici conseguenze dannose, che possono derivare anche all' azienda municipale da una cattiva o meno felice costituzione dell'azienda dietale? Non poche utili imprese possono rimanere a mezza via; ndn pochi progetti esitare a prodursi ; tutti gl'| indirizzi della cosa pubblica risentirsene ; i nemici riprendere baldanza; i prudenti indugiare; i trim-mers piegare dall'altra parte. Lasciamo, dunque, le distinzioni vane, e provochiamo tutti insieme, con tanto maggiore impegno, le manifestazioni di Trieste a favore dell'unione, per guadagnarvi anche gli animi dei più cauti, quanto più legittima, pur troppo, e divisa, si può dire, da tutti, era fin qui la loro opinione, che quella generosa città, unita anzi tempo all'{I-stria e al Goriziano, non avrebbe potuto operare tutto quello che operò. . Senza dubbio, congiungendosi con noi, Trieste non vedrebbe più sciogliersi, assieme alla Dieta, anche il Municipio, e questo pure è un buon argomento, per indurla all' unione. Ma anch' esso è un argomento subordinato, perchè più fatale che vedere sciolto colla Dieta il Municipio (particolarmente se questo possa sempre rifarsi buono )_ sarebbe vedere le opere buone del Municipio sciolte da una trista Dieta. Volta e rivolta, le dita s'incontrano sempre in quel nodo principale della questione, di cui dissi nel principio di questa mia. Ma la corrispondenza, alla quale accenno, fa peggio che mettere fuori di posto cotesta questione? essa la fraintende intieramente. Vuole, di fatti, l'unione senza la riserva, domandata dalla Provin-cia, e non si accorge che le manca ogni perchè a volere così, essendo di tutta evidenza, che, alla peggio, quella riserva nulla costa e nulla guasta ; — respinge tutto ciò che non è completa fusione delle tre provinole, e non avverte, che, a raccogliere completamente i vantaggi di essa, basta la . sola unione delle tre rappresentanze dietali, e che questa poi è opportunissima ad evitare difficoltà ed a scemare pericoli;— non vede gli enormi ostacoli a costituire un solo fmdo provinciale, i quali accompagnano il concetto della fusione pie»; — non pensa, che una tale fusione non solo porterebbe la conseguenza di diminuire, sulle proporzioni presenti, il numero dei deputati di tutte e tre le Provincie (il che, avendo pure qualche inconveniente, non sarebbe' ancora, stante la diminuzione comune alle tre Diete, ragguagliata alle diverse loro cifre presenti, un ridurre la rappresentanza triestina), ma renderebbe necessario anche di assegnare a Trieste non più di quei tanti deputati, che corrispondessero8 alla sua popolazione, confrontata con quella delle rimanenti parti dell'unica provincia, cioè meno della metà dei deputati dell' Istria; — non eapisee, che questi ed altri malanni, eh' io ometto per brevità, deriverebbero appunto dal n©n essersi- riservato quel diritto stori-co_, che per Trieste vuol dire le site franchigie, a lei così care, e- per noi tante più altre e più onorate cose ; _— e, dopo tutto ciò-, si abbandona ancora alla ingenua credenza, che mercè gli avvenimenti del 1866 (ricordati alla vostra ignoranza come notizie peregrine) la si sia qui finita per sempre colle pretese germaniche, nasca quello che sa nascere, e s'abbiano pure in mano E più freschi esempii eontrarii.. Ma comprendo ormai di aver troppo sèusato della vostra pazienza, e perciò termino in tutta fretta, non senza pregarvi, peraltro, istantemente di voler battere e ribattere per l'unione, proprio iu quei sensi, nei quali ne avete sostenuto finora il progetto. ancora bolla TINTONE DELLE PROVINCIE" DEL LITORALE. . Leggiamo nel n. 54 del Cittadino uno scritto intorno all'unione delle provincie del Litorale, a cui crediamo opportuno di dare una breve ri-aposta. Esso, dopo aver riconosciuto, che la riserva, da cui vogliamo accompagnata cotesta unione, non riguarda che l'Istria, mostra di sconoscerne intieramente il senso, e ne parla poi, contraddicendosi, così come la Provincia (meraviglioso a dire ! ) volesse riservare tutte le pretese che per qualunque modo potessero essere attinte alle varie vicende di questa regione dell'Alpe Giulia e d'ogni singola sua pane, conformi a 110 al diritto nazionale e alla civiltà, meritevoli 0 no di dare argomento, logieo ed onesto, a vantare diritti. . Mei nostro n. 3- dicevamo, che a soddisfare tutti gì'interessi, basta l'unione delle ire rappresentanze, sì che rimanga inalterato il diritto storico dell'Istria nostra. Ogni istriana, a cui il lodevole entusiasmo pel partito dr. cup fera si tratta non faccia velo al giudizio 0 intoppo alla lealtà delF animo, comprese toste», senza alcun dubbio, quello che va ricevuto per diritto storico dell' Istria nostra, e ci assolse, quindi, pienamente, nella sua patriottica discrezione, se non abbiamo stimato necessario di scoprire e spezzare la sostanza della cosa di sotto al suo nome, per noi già tanto convenzionale, e da sì lunga abitudine legato alle più sacre nostre aspirazioni. Ma poiché la detta' corrispondenza esige che commentiamo una parola che sotto il nostro cielo si commenta da ser vogliamo, almeno in parte, accontentarla.. Per diritto- storico s' intende, qui da noi, lo stesso, diritto di nazionalità, sancito dalla storia; s'intende l'affermazione e non la negazione storica delia civiltà. Qualunque evento che abbia recato ingiuria 0 alle ragioni nazionali 0 a quelle dell'incivilimento, fu un triste fatto, e non un diritto; ne diritto potè mai divenire per qualunque volgere di tempo, che sia stato nemico- del giusto e della luce. Lasciamo, dunque, agl'i uomini di 1111' altra età e di altra fede chiamare diritto la forza che lo insulta, e aggiungergli l'epiteto di storico, quando lungo sia stato l'insulto; lasciamo ciò lare, appunto, agli uomini del Vaferland, perchè non s'abbia dire, che, sorgendo noi a combatterli, non sappiamo nemmeno cavarsi di bocca il loro linguaggio. La nostra riserva, fatta a favore del solo diritto storico, che meriti da queste parti un tal nome, e dimostrata utile anche per le franchigie nazionali di Trieste, mira precisamente a premunirci contro Te pretensioni che ne usurpano il nome; mira, con altre parole, a tutelarci, per quanto sta in noi, contro certe invasioni, che sanno- scavalcare anche i trattati, e che, ad ogni modo, continuano a farsi largo pure al di qua di essi. Si persuada, pertanto, il corrispondente, a cui soggiungiamo queste poche parole, che la folla dei mascherati diritti, i quali travagliarono il commosso suo spirito, non fu che una sua allucinazione. Nessuno di noi, per fermo, si lascia cadere in mente di riservare ciò eh' è cattivo. La semplice unione delle tre rappresentanze dietali, che noi sosteniamo, permette di fare e di non fare riserve ; la fusione, accomuna le tristi esclude le buone serve al falso diritto storico. Noi vegliamo riservare soltanto quello eh'è buono, che può giovare a tutti, che non soggiace ad alcuna contesa fra i patriotti delle tre Provincie sorelle, e con cui, lo ripetiamo, si può compiere e stringere sempre più la loro unione, senza scemare alcuno de' suoi molti e grandi vantaggi - •'. . : ì;ì.ì»; "l'i u irti Si Aloup ill'.i r CORRISPONDENZE Pisino, febbraro. Dalla nuova legislazione scolastica provinciale -traspna tale e tanta parsimonia nei mezzi materiali per iscopi scolastici, da ingenerare il dubbio se adottando i nuovi ordinamenti si ha voluto piuttosto soddisfare col minor dispendio possibile ad una pura esigenza di forma, anziché provvedere realmente ed efficacemente all'istruzione popolare in conformità ai nostri veri ed urgenti bisogni. Imperocché si ha lesinato sulla concorrenza del fondo provinciale, quasiché l'istruzione popolare 11011 fosse d'interesse, anzi tutto, eminentemente provinciale; si ha speculato sulle tasse scolastiche, dimentichi che in un paese dove l'istruzione del popolo è ancora bambina, le tasse di scuola ne arrestano ogni progresso ed impediscono- ogni sviluppo ; finalmente si assottigliarono, tanto gli emolumenti del personale insegnante da rendere la posizione dei maestri a dirittura insopportabile. — In relazione a questi appunti mi permetterò alcune Ih-e vi osservazioni. La generalizzazione dell'istruzione popolare dovrebbe considerarsi corno base & primo elemento del! nazionale benessere. Di fatti non può godere di una prosperità generale quella provincia in cui accanto alla città più o meno colta vi è il comune rurale privo di coltura e dei mezzi' per conseguirla, in cui l'intelligenza, sparsa raramente nei lu'oghi maggiori viene sopraffatta dai pregiudizj e dall' ignoranza delle masse. In una tale provincia non può attecchire: — e noi ne facciamo pur troppo a nostre spe-e la triste esperienza — nessuna di quelle benefiche istruzioni, figlie del progresso o della civilizzazione, che altrove sono fonti perenni di prosperità. Per ciò- essendo d'interesse provinciale- che l'istruzione popolare si generalizzi 3uanto più è passibile, la spesa relativa dovrebbe an-are a carica della provincia. Ma se anche si volesse decampare da questo principio e mantenere l'attuale sistema di duplice concorrenza, motivi non solo di giustizia, ma di somma opportunità dovrebbero consigliare a non considerare i fondi della provincia quasi estranei all'interesse dell' istruzione e cui sia lecito ricorrere soltanto in alcune estreme eventualità, quasi per grazia speciale, come se si trattasse della borsa altrui, ma di addossare ai medesimi una forte quota di concorrenza determinata in relazione alla spesa complessiva di ciascun distretto scolastico. Di fatti è la tema dell' aggravio diretto che rende spesso anche i più volonterosi restii nel promuovere l'istituzione- di seuole e di altri mezzi d'istruzione. Ma se minima fosse la quota di concorrenza diretta del Comune o rispettivamente del distretto scolastico, se la popolazione arrivasse a comprendere, dovere essa concorrere ad alimentare il fondo scolastico provinciale indipendentemente, se nel proprio; paese vi sie-no o meno scuole, tale ostacolo cesserebbe del tutto, nel mentre- poi per la provincia e rispettivamente pei contribuenti, pagare in una cassa o nell'altra, sarebbe in ultima analisi una e l'istessa cosa. Si usi adunque di questo stratagemma, si addossi ai distretti scolastici una piccola quota, cioè un quarto o tutto al più un terzo della spesa complessiva, e si ponga il resto a carico della provincia e tosto si vedrà quanto più alacremente e volonterosamente verrà ovunque cooperato al miglioramento ed alla diffusione dell'istruzione popolare. Ciascun distretto scolastico dovrebbe pertanto annualmente compilare il proprio fabbisogno, il quale dopo riveduto ed approvato dall' autorità scolastica provinciale, dovrebbe essere coperto dal distretto stesse. pella quota a lui assegnata e pel resto dai fondi della provincia. —v Stabiliti poi in tal guisa nettamente i rapporti fra distretto scolastico e provincia, si renderebbe superfluo e quindi sarebbe da abolirsi il sistema delle sovvenzioni mantenuto dall'attuale legislazione, come quelle che portano l'impronta dell'elemosina incompatibile collo scopo d'utilità pubblica cui devono servire, e come quelle che anche involontariamente danno spesso adito a molte ingiustizie e quindi a continue recriminazioni. I rapporti fra comune e rispettivamente fra distretto e provincia riguardo i fondi provinciali, alla di cui dotazione in fine dei conti concorrono tutti, vanno regolati sulla base immutabile del diritto e non devono mai dipendere daila volubile compiacenza di alcuno come suole avvenire col sistema delle sovvenzioni. Le tasse scolastiche contrastano singolarmente col sistema dell' istruzione obbligatoria. Ma prescindendo anche da ciò, lo tasse scolastiche pelle scuole popolari possono reggere unicamente colà ove i cittadini sono pienamente compenetrati della necessità e dei vantaggi dell'istruzione e quindi pronti ad ogni sacrifizio. Ma quando, come è appunto il caso in molti e molti lunghi della nostra provincia, si tratta di introdurre appena l'istruzione presso popolazioni che per inveteriti pregiudizj la osteggiano; quando fa d'uopo usase non solo di tutti i mezzi persuasivi1, ma persino della coazione, per indurre i genitori a mandare i loro figli affia scuola; quando di più sì ha da fare con popolazioni le quali se anche non sempre poverissime, mancano spesso dei mezzi pecuniari i più limitati, allora l'introduzione della tassa .scolastica è una misura im-provida, vessatoria e dannosa. E bensì vero che la legge lascia alle rappresentanze comunali la facoltà di accordare la parziale o totale remissione delle tasse, ponendo a carico del comune l'importo relativo*; ma quante rappresentanze saranno proclivi a subire uii tale sacrificio, ai consumare un atto di tanto eroismo finanziario? Poche o nessuna- E poi, perchè mercanteggiare con una misura che pugna col sistema dell' istruzione obbligatoria e che al nostro popola è cotanto in uggia? Se adunque si vuole diminuire gli ostacoli. che si oppongeno alla diffusione dell'istruzione pubblica popolare — ed a eia particolarmente devono tendere le principali nostre cure — si aboliscano lo tasse scolastiche le quali senz'altro frutteranno poco. Un' improvida parsimonia spinta, direi quasi, sino alla grettezza^ emana dalla legge 30 marzo 1870 sui rapporti di diritto del personale insegnante, nella determinazione degli emolumenti dei maestri. E! vero che siamo poveri, che la provincia si trova in tristi condizioni economiche e che per ciò dobbiamo eoono-mizzare. Ma tutto ciò non basta ancora a giustificare-i meschini provvedimenti adottati in, tale riguardo. L'economia e una virtù, quando dessa tende a conseguire lo scopo di una saggia amministrazione colla minore spesa possìbile ; ma quando per risparmiare i mezzi si sacrifica lo scopo, allora l'economia è un errore ed un errore tanto più grave, quanto più importante è-lo scopo da cui si va discostaudosi e- quindi quanto maggiori sono- i danni che ne derivano- Ciò appunto è pur troppo il caso colla legge che regola gli emolumenti dei maestri, la quale- per seguire un eccessiva economia pone a repentaglio- tutti i vantaggi ripromessisi dai nuovi ordinamenti scolastici. Di fatti tutta la legislazione scolastica tende, od almeno dovrebbe tendere a migliorare e diffondere 1! istruzione primaria e quindi in primo luogo a creare buone scuole. Ma per aver buone scuole- dobbiamo procurare di avere prima di tutto buoni maestri, e- buoni maestri noi non avremo fino a tanto che non verrà a» medesimi creata una posizione economica indipendente e. corrispondente al- la loro condizione sociale ed alle esigenze dei tempi. Quando si avrà corrisposto a siffatta condizione, allora soltanto si potrà attendere che la nostra gioventù si dedichi con amore e zelo alla non facile professione del magistero; allora soltanto si potrà essere esigenti e circospetti nella scelta e rimandare tutti coloro, e non sono pochi, che senza averne l'attitudine si dedicano al magistero per non sajDer o poter fare di meglio; allora finalmente si potrà far a meno di certe piante esotiche che dobbiamo ora pur troppo tollerare con grave detrimento dell'istruzione pubblica. Ma questi scopi, che non dovremmo mai dimenticare, noi non li conseguiremo mai e poi mai cogli emolumenti stanziati dalla legge 30 marzo 1870. Ricompensare un individuo, che dopo studi ed esami si dedica all'istruzione con annui f.ni 200 a 300 (sottomaestri e maestri delle scuole di III classe) ed esigere che il medesimo si dedichi con zelo ed amore ai doveri del suo officio e che si asienga da ogni occupazione accessoria, che sarebbe contraria al decoro ed all'onore del suo stato, è pretendere assolutamente l'impossibile, non avendo d'uopo di dimostrazioni, che con simili emolumenti non si può campare che miserissimameute e con preoccupazioni tali, che devono necessariamente distogliere anche il più valente e volonteroso maestro dal suo dovere. Laonde se si vuole avere buone scuole, conviene bensì essere esigentissimi e rigorosissimi in confronto dei maestri per ciò che concerne lo scrupoloso adempimento dei loro doveri, ma si aumenti i loro stìpendj, ponendoli in posizione da poter vivere con decoro, tcnza umiliazioni, senza sensibili privazioni e senza tristi pensieri per l'avvenire. Gli emolumenti dei maestri approvati, dividendo le scuole in due classi soltanto, non siano adunque minori di cinque e rispettivamente di seicento fiorini, ed il sotto maestro non si abbia meno di fiorini quattrocento all' anno, essendo questo il minimo, che si poss-a accordare ad un galantuomo che da mane a sera deve faticare fisicamente e moralmente, e vivere con decoro fra la classe civile. E vero che col proposto aumento di salario del personale insegnante, aumenterebbe sensibilmente la spesa del preventivo scolastico, ma ciò non ci deve arrestare sulla via della riforma. Dei risparmi si potranno ottenere in altri rami di amministrazione, ma peli'istruzione pubblica conviene spendere molto se si vuole con una migliore istruzione ed educazione dei nostri fiigli coglierne i frutti. Altrimenti la riforma scolastica resterà^ come tante altre, lettera morta, si getterà inutilmente il denaro che anche nelle attuali strettezze conviene pure spendere e noi rimarremo ancora a lungo addietro: quando tutto procede rapidamente innanzi, col meschino conforto di scusare la nostra inettitudine col dirci poveri. E con ciò ho terminato il mio assunto, avendo, come meglio mi fu possibile, avvisato alle principali riforme da introdursi nella legislazione scolastica provinciale, perchè l'istruzione popolare sia realmente e non in apparenza soltanto migliorata, a vantaggio delle nostre popolazioni, riforme che io riepilogherò : 1. Abolizione dei consigli scolastici locali; coneen-tramento di ogni autorità scolastica nei consigli scolastici, ampliamento della loro sfera di azione e competenza ; 2. ^istituzione di inspettori scolastici distrettuali dediti esclusivamente all'ispezione scolastica ed alle mansioni di organi esecutivi dei consigli scolastici distrettuali ; 3. Sostituzione dei distretti scolastici ai comuni scolastici, dei consigli scolastici distrettuali debitamente imp'liati, alle rappresentanze comunali; 4. Istituzione di scuole civiche almeno in ogni capo luogo di distretto giudiziario; 5. Più estesa compartecipazione dei fondi provinciali alle spese scolastiche; 6. Abolizione delle tasse di scuola; 7. Miglioramento delle condizioni economiche dei maestri. Questi suggerimenti potranno essere erronei, non havvi dubbio, nè io come già dissi, li ho dettati altrimenti, che quale eccitamento ad altri di occuparsene con maggior profitto. Però una cosa è certa ed indiscutibile ed e che i nuovi ordinamenti scolastici sono sbagliati, perchè adottati senza previo studio del difficile ed importante argomento, senza riflesso alle specialissime condizioni nostre, senza cognizione di causa, e che per ciò tutta la legislazione vuol essere riveduta e cambiata. Se di tale necessità saranno compresi coloro che hanno in mano le sorti della provincia, andrò lieto di veder raggiunto il mio scopo. Pisino, felbrajo. Dalla relazione della Presidenza della Società agraria all' I. R. Ministero dell' agricoltura, peli' esposizione d'animali bovini del decorso anno 1870, apparisce che nello scompartimento Pirano - Btye esiste per bellezza e forza il vero tipo da lavoro cercato dalla Società, per cui da esso si potranno avere con tutta verosimiglianza i riproduttori atti a formare il tipo d'una razza bovina istriana da lavoro; che a Pisino - Albona gli animali esposti ebbero il pregio della bellezza estetica e della robustezza, ma per mantello e cornatura si diseo-stano dal tipo agognato dalla Presidenza; che a Paren-zo - Monto na si distingue la varietà di pelo grigio per essere più rustica e più resistente; che a Rovigno - tignano - Pola il tipo si discosta da quello degli altri, ed essere propriamente il tipo antico per forma, mantello cornatura e temperamento. I brevi accenni della relazione non possono non destare negli agricoltori il desiderio di sapere : perchè viene detto quello di Dignano il tipo antico? perchè il mantello grigio denoti qualità preferibili di confronto al rossiccio od al pezzato? perchè il tipo di Buje corrisponda al programma della Società, e qual' è, ne suoi dettagli, questo programma ?. Può essere facile e difficile, più o meno, verificare a quale dei prototipi si possono annoverare le nostre razze bovino, ma chi sa se tale investigazione, prendendo in esame, oltre ai caratteri esterni, anche la formazione del teschio e le differenze osteologiche, valesse a compiacere la curiosità scientifica più che a portarci utili cognizioni pratiche ? Nella Germania settentrionale e nell' Olanda il prototipo bos primigenivs, di corporatura grande, mantello d' un solo colore con prevalenza del bianco o del nero, corna grandi, cilindriche, impalcate a lira, bianche a punta nera, si sa che corrisponde appieno. Nella Svizzera occidentale ed in parte di Germania il bos frontosus, di corporatura puro grande, mantello di rado d'un solo colore, e se d'un solo,colore gli è più parte rosso ; comunemente poi pezzato nero e bianco o rosso e bianco; le corna a forma di falcetta, stiacciate ed anche piatte, a spigolo da un lato, spesso sbandate all'infuori e rivolte all'ingiù, è in grande rinomanza in ispecialità pella razza del Simmen-thal e di Friborgo. Il terzo prototipo, il bos trachyceros che diversifica dagli altri per taglia minore, testa piccola, corporatura snella, mantello di color ferro, bruno o grigio, di rado pezzato, con una striscia di pelo fino e chiaro lungo il dorso, corna bianche e nere, corte, e ben ricurve in avanti; e che si conserva col nome di razza bruna nei paesi dell' Alpi centrali e orientali del- la S vizzeva ( Ticino, Tiri, Grigioni), in molte località eli Germania, compresavi la razza piccola d'Algeri, pare che corrisponda pur es-o alle esigenze di varj paesi. Sicché i tipi principali e le varietà loro, offrono parecchie buone razze adattabili alle condizioni peculiari d'ogni luogo ; tutto sta che si pervenga a colpire nella scelta. Gli è certo che fin dai tempi antichi, a secanda i iysogni o i costumi dei paesi, le genti cercarono! di conseguire coli'allevamento gli animali che loro tornava meglio. E quanto più addietro, tanto più, troviamo I' uomo e gli animali domestici in istretti rapporti per abitazioni e per vita agreste, per il che le cure dell' uomo influirono tanto, che gli animali assumevano 1' attitudine e persino il temperamento che l'uomo desiderava. Così la popolazione svelta di Albona e Belai possiede i bovi che corrono; razza di corporatura media,, di pelo rossiccio, resistente e poco esigente in quei paesi montuo-i, asciutti e senza pasture abbondevoli. Nel distretto di Buje e luoghi limitrofi havvi una razza che-si vuole provvenuta dal Polesine, di pelo grigio, corporatura grossa, beli' aspetto, gambe alte, corna piuttosto lunghe; e costà ne vanno innamorati.. A Pi-sino vi si scorge la modificazione della vecchi razza rosso - bruna, per l'incrociamento con vacche comperate tratto tratto nel Cragno e dintorni di Trieste. E qui si stupisce dei lenti e pesanti bovi di Buje, quando se ne vedono fino a tre paia, come per fasto, attaccati a un carro di venti centinaja e spedarsi dopo un giorno di viaggio in sulla strada battuta, mentre qui un pajo solo, trascina trenta centinaja viennesi da Rovigno, ad onta delle varie salite, fra cui quella lunga che è presso Villa.. In oggi, per le circostanze economiche, peggiorate appresso i compagnuoli, modificate appresso i cittadini elie tengono ed allevano- gli animali con maggior artificio nelle stalle, si cangiò anche in relazione tra i possidenti de' singoli luoghi 1' opinieno riguardo alla convenienza dell'una o dell'altra razza, richiedendovisi però sempre e da tutto lavoro e latte. Pare che in natura non esista una speciale razza bovina lattifera; ma che piuttosto in alcune località le vacche divennero più lattifere che altrove per condizioni favorevoli e per cu-re prestatevi dall'uomo.: senza elie tale buona qualità abbia poi pregiudicato la razza da renderla meno atta al lavoro, e che per questo, vuoisi pregio o difetto, ne risultassero tipiche distinzioni. Pertanto in O-landa e nel cantone di Berna dove si hanno; sebbene di tipo differente^, vacche eminentemente lattifere, non si è pennato guari di introdurre un' altra razza da lavoro pella coltivazione,, tutt' altro che negletta, di quelle terre. Se in alcuni luoghi vengono ricercati ed importati bovi gagliardi da lavoro, gli è veramente che in que'luoghi si svilupparono di costa alle semplici condizioni agricole altri interessi commerciali ed industriali per trasporti e carriaggi di greve fatica a cui ci vogliono animali più grandi e più robusti, ma anche questi, a scarsezza di latte, non si avrebbero potuti allevare di tal corporatura. Qui da noi dove non ci sono simili occorrenze, ogni sorta di bovi, sarà più che atta ad arare le nostre terre, lavoro poi che non dura troppi giorni intorno l'anno. Quando un vitello non soffra privazioni ei diverrà bue robusto per tutti i lavori di campagna, e quando in seguito il bue è ben nutrita, il lavoro vieppiù lo rinforza: chè l'abitudine eia ginnastica valgono anche pegli animali. Avuto riflesso alle circostanze varie ed anomale che si riscontrano nella nostra provincia, non suona che la Società agraria preferisca un tipo speciale per la premiazione: con che si tenderebbe ad imporne uno a preferenza degli altri, senza prima avere la sicurezza che desso possa corrispondere in tutti i luog&L Perciò riii-ensi che in un distretto qualunque, preso esame delle qualità e dei servizi della razza bovina ivi coltivata, no vengano premiati tutti quegli esemplari che la commissione troverà idonei alla riproduzione d'individui cho possano corrispondere alle condizioni ed. ai bisogni locali. Non tanto facilmente si può immaginare la coesistenza e il rispettivo separato allevamento di due razze col nome di razza da lavóro e di razza lattifera entro gli angusti limiti di questa provìncia e per le uniformi prestazioni che si esigono dalla rasza bovina. Qui non può trovarsi in condizioni gran fetta favorevoli una razza eminentememte-lattifera, eie razze del paese potremmo chiamarle impunemente razze- non lattifere o razzo da lavoro, o meglio,, senza sofisticare-, chiamarle semplicemente razze bovine istriane. Ma non si tema che modificandosi la nostra razza bo>vina essa pos a per l'aqui-sizione di maggior proprietà lattifera perdere qualch' alti o pregio desiato, nel paese; ehè pei' venire mediante l'incrociamento ad una nuova razza stabilmente costituita, di cui non si possono ancora prevedere i caratteri, bisogna che i due fattori m forze uguali facciano per lungo tempo scambio di loro qualità prima di assimilarsi; ed in frattanto la fecondità lattifera può- venire trasmessa per bene come semplice addizione alle altre proprietà e qualità dell'animale; ben inteso che in difetto di propizie condizioni tale; recondita andrebbe sempre a menomarsi^ Ed è perei» che si fa vota, acciocché la Società agraria si proponga di introdurre in provincia con tutta cura e di continuo, vacche^ da luoghi dov' esse sono più lattifere, allo scopo di ravvivare e tenere inquartata nelle nostre razze l'attitudine di più abbondevole produzione di latte, ed in tal modo, che avrebbe il merito di esser pratico, pian pianino migliorare Io stato dell'ammalia e con ciò. la condizione degli agricoltori. se2i0ni ag®akie delle camere di commescio. La Camera di Commercio di Eger sollevò la questione se si debba affidale la rappresentanza degl interessi agrari a sezioni delle Camere di Commercici nelle quali verrebbero eletti anche i contribuenti del possesso rurale. A ben vedere l'idea non è nuova, ma soltanto una modificazione del pensiero di creare speciali camene agrarie, che fu messo innanzi già tre anni or sono. Il congresso generale agrario, che si tenne a Vienna nel 1868, si pronunciò contro tale rappresentanza, sicché il Ministro di allora conte Potocky non ne fece più parola. Oggi è il Ministero di Commercio, che, mosso dalla proposta della Camera di Eger, interpella quello d'Agricoltura e questo le Società agrarie. Da quanto sappiamo la maggior parte delle Camere di Commercio e forse tutte le Società agrarie si pronunciarono contro tale progetto, sicché già ora può dirsi caduto. Anche la presidenza della Società nostra venne interpellata e si pronunciò contraria al progettato connubio. Varie e sode ragioni furono opposte, delle quali però addurremo soltanto quelle che ci sembrano più importanti. Con tutto chè commercio ed agricoltura convergano ad un solo- fine, che è il bene economico dello Stato, pure non devesi dimenticare che bene spesso il commercio ha interessi opposti a quelli dell' agricoltrra, sicché una Camera comune o mista, non saprebbe tutelare gli uni se non a scapito degli altri. Basta aecen- nare all'argomento dei dazi, per vedere quanto opposte possano talvolta essere le vedute dei due importanti fattori di pubblica ricchezza. D'altra parte la rappresentanza degl' interessi commerciali od industriali non soffre nulla se è ristretta in un centro, cui anzi già per loro natura quegli interessi convergono, mentre Ja rappresentanza agraria vuole un sistema di discenti-amento simile a quello degli attuali comizi agrari. In terzo luogo conveniva por mente al fatto che, la natura del commerciante è per molti lati diversa da quella dell'agricoltore e del possidente, e che forse appunto quest'ultimo verrebbe a soccombere in un trattamento comune dei duplici interessi. D'altro canto è mai lecito pensare a nuovi contributi che abbiano da pesare sul possesso rurale? E quali beni ci offrirebbe questa Camera mista, che non si possano ottenere dalle Società agrarie, senza dire che queste più corrispondono alla lìbera attività del cittadino? Una sola ragione ci viene opposta, che possa meritare attenzione, ed è, che soltanto da elezioni sorgerebbe una vera rappresentanza d'interessi agrari, mentre tale non è sempre una Società agraria. Questa eccezione ci sembra però più speciosa che altro, imperocché se anche è vera in teoria, non regge però nella pratica. Da un lato sappiamo che cosa sono elezioni e quante volte esse non sieno la vera espressione del paese. D'altra parte anche attorno alla Società agraria si aggruppano pel solito non solo l'intelligenza agraria di un paese, ma anche coloro che hanno maggiori interessi nella produzione del suolo. Chè se pure questa ragione reggesse, si dovrebbero piuttosto creare camere agrarie indipendenti, di quello che venire ad un dannoso connubio. Tale fu il concetto del parere dato in questo argomento dalla presidenza della Società nostra. D.r P. Spettabile redazione, Preghiamo cotesta spettabile redazione a voler inserire nel pregiatissimo suo giornale le poche righe qui appresso, colle quali manifestiamo un desiderio di facile adempimento: In Italia non v'ha quasi borgata che non vanti di aver dato i natali ad un uomo insigne sia nelle lettere, sia nelle scienze od in altro ramo del sapere, ed anzi per eternarne la memoria è di uso antichissimo lo incidere il nome sulla casa ove quello nacque o dimorò. A conferma di quanto asseriamo, basti ricordare la casa del Boccaccio in Certaldo, quella di Niccoli-ni in san Giuliano di Pisa, quella di Giuseppe Giusti in Monsummano, su cui ilforastiero legge l'anno della nascita di questi illustri ed impara a conoscere l'umile paesetto ch'ebbe l'onore di dar loro i natali. Perchè dunque Capodistria e le altre città dell'Istria, che si vantano a ragione di un Carpaccio, di un Santorio, di un Carli, di un Antico, di un Tartini, di un Flaccio e di altri parecchi, non porranno un ricordo, comunque modesto, nel luogo ove quelli naquero o dimorarono? In Capodistria specialmente, dov'è ancora fresca la memoria di Gianrinaldo Carli, lo scienziato di sì vasta erudizione, che meritò l'appellativo di Varrone istriano, e l'amicizia del Beccaria, dei Verri, del Donati, dello Strafico, del Cesarotti, dello Zeno e di moltissimi dotti forastieri, tra cui basti il nome di d'Alembert e di Montesquieu, perchè in Capodistria, diciamo, non si porrà una pietra commemorativa sulla casa in cui nacque | questo grande? - Ci si obbietterà forse eh' è incerto il luogo della sua nascita? Qual è l'italiano che non sappia come il Carli ebbe in Capodistria i natali, e chi è dei capodistriani che ignora essere la casa di lui quella abitata in "oggi dalla famiglia Marsich in Callegheria? 0 avrebbe forse difficoltà l'attuale proprietario a lasciar porre sul suo palazzo una lapide che rammemori il nome di un grande italiano? Non lo crediamo! L'iscrizione potrebb' essere la seguente, salva sempre la libertà, a chi vuole, di farne una migliore. In . Qvesta . Casa Nasceva . Nel . Mdccxx j Gianrimaldo . Carli . Rvbbi Storico . Archeologo . Economista Di . Fama . Evropea. Ringraziando cotesta spettabile redazione della cortesìa, ci raffermiamo con istima Capodistria, febbrajo 1871. A Or. Bollettino bibliografico. La tipografìa editrice torinese, già ditta Pomba e Comp., conosciuta da molti anni in Italia per la importanza delle opere edite e per la rara esattezza nel soddisfare alle condizioni promesse ne' suoi programmi, annunzia la prossima pubblicazione di un enciclopedia a-agraria italiana, redatta da agronomi delle diverse Provincie e diretta dal D.r Gaetano Cantoni direttore della r. scuola superiore di agronomia di Milano. Ne dispiace non potere riportare il programma dell'opera nella sua interezza, onde persuadere con le ragioni esposte in quello della necessità di una tale pubblicazione in Italia. Ognuno però che si occupi di agronomia, sentirà la mancanza di un libro italiano che tratti diffusamente e con tutte le applicazioni condizionate al nostro clima, la scienza arricchita dello splendide scoperte di questi ultimi decennj, mentre si è costretti ancora ricorrere a libri stranieri. La più valida garanzia della eccellenza dell' opera, è la fama che giustamente accompagna i nomi dei collaboratori. Stamparne il lungo elenco, come vorremmo, non ci consente lo spazio, basti citare tra i più conosciuti l'illustre Gabriele Rosa, l'Ing. Chizzohni, il senatore Alfonso Cossa, il prof. A. Pavesi, il prof. Selmi, Balestreri, Caruso, Zanelh, Roda, Cornalia, Lessona. L'opera si dividerà in otto parti comprese in quattro volumi. Divisione dell' opera. Parte I. Storia dell'Agricoltura. — Botanica. •— Climatologia e Meteorologia Agraria. Parte II. Costruzioni rurali. — Meccanica, Agraria (maccchine. od arnesi). Lavori. Parte III. Terreno. — Dissodamento; proscinga-mento; irrigazione. — Concimazione. Parte IV. Coltivazione generale. — Coltivazioni speciali. Parte V. Selvicoltura. — Frutticoltura. — Orticoltura. — Fioricoltura. Parte VI. Zootecnia. — Allevamento e governo degli animali utili; loro malattie principali. — Insetti utili e nocivi. — Piscicoltura. — Igiene rurale. Parte VII. Tecnologia Agraria, o delle industrie dette rurali Parte VIII. Contabilità. — Economia. — Legislazione rurale. Condizioni dell' associazione. 1. L' opera sarà divisa in quattro grossi volumi di mille pagine circa, ciascun volume diviso in due partì per maggior comodità dei lettori. 2. Si distribuirà in dispense di cinque fogli di stampa, ossia di 40 pagine, formato in 4. a due colonne, come dal saggio unito al Programma o meglio come dalle due dispense che verranno pubblicate in dicembre. Il carattere è >. uovo e fuso appositamente. Il prezzo di ogni dispensa è di una lira italiana; le spese di porto e dazio sono a carico dei signori associati. 3. L'opera sarà arricchita di copiose incisioni in legno intercalate nel testo. 4. Sarà pubblicata una dispensa ogni quindici giorni. La regolare pubblicazione comincierà dopo la quarta dispensa. 5. Saranno mandate in luce alternativamente dispense di due diversi volumi per servire tanto alla maggior sollecitudine, quanto alla varietà degli argomenti. 6. Le associazioni si ricevono direttamente dalla Società Editrice, via Carlo Alberto, N. 33, casa Pom-ba, in Torino, — dal suo Deposito in Napoli, strada Nuova Monteoliveto, N. 6, piano primo, e così da tutti i Corrispondenti della medesima, distributori del Programma in Italia e fuori, — in Trieste dal librajo Giacomo Saraval. Per un' effe — viaggio in istrada ferrata da Venezia a Trieste di Paolo Tedeschi. Milano, Alessandro Lampugnani editore, 1870. Ecco un nuovo e bel regalo che invia d'oltre il Judri a' suoi confratelli istriani quel briosissimo e simpatico scrittore, eh' è il signor Paolo Tedeschi. E questa volta il dono riéscirà più gradito che mai, perchè qui non si tratta di semplici novellette a sollazzo di donne, come Tra filo e filo, ma di pura e recentissima storia, di grandissimo interesse _ per noi, sempre occupati di un paese che condivise le nostre sorti, e col quale abbit.mo comune uno splendido cielo di zaffiro ed un'armoniosa favella. L'autore in questo libro conduce un amico dalmata a visitare il Friuli, per fargli conoscere la terra che gli deve servire di materiale ad un dizionario geografico — lettera F. — Da qui il bizzarrissimo titolo — Per un' effe — ed il conseguente viaggio fino a Trieste. Lungo sarebbe enumerare le bellezze, che trovammo sparse qua e là ne' cinque capitoli del racconto. Eleganze di stile, spontaneità di dialogo, varietà d'immagini, appalesano F autore felice seguace della scuola manzoniana. — Bellissima soprammodo e degna della penna umoristica di un Gherardo, del Testa è la pittura elle fa al Capitolo II di una fiera in Pordenone: n Un via vai di villani, una ressa di bestie,, di faccendieri e sensali— Da un lato contadini, che s' accapigliano, o strascinano a bere il compare per suggellare il contratto; dall'altro...... Altrove ciuchi, pecore, majali, anitre, oche, polli secondo i varii scompartimenti assegnati: qua e là, dietro un pilastro, sotto un portico, contadinotte delle rosse guancie-e de1 baldanzosi fianchi, con un alto cappello di paglia in testar se sono iella bassa, di felpa, se della montagna, con l'inevitabile rainarino e HI gherofano alle tempie o sul seno, che guardano con tanto d' occhi nelle bacheche de' gioiellieri, o sbirciano l'amante, il bido di villa col cappello alla sbricco e il fiore all'orecchio, e si difendono dalle troppo libere proteste d'amore con spinte e gomitate violenti; e da per tutto un vociare,, uni urlìo, strombozzate di saltimbanchi, ragli, muggiti, nitriti, bestemmie r Voci alte e fioche e suon di man con elle. * Non è questa una pittura vivacissima di un mercato popolare, un vero quadro all' Induno ? v Vorremmo qui offerire a' saggio altri brani ar.coi a de' cinque Capitoli di cui componesi il racconto, se non temessimo di menomare la dolcissima impressione che proverà il lettore leggendolo per intero. Tutto il libro insomma è seritto con modo così franco, spigliato ed originale che piace, diverte e fa provare le più care emozioni, per cui invitiamo i nostri istriani ad affrettarne F aquisto. Ora azzardiamo, senza atteggiarci ad aristarchi, una qualche lievissima nota, che non dubitiamo ci sarà perdonata dall' egregio autore. Non vorremmo, cioè, troppo di frequente alcune frasi, che sebbene di ottima lega, possono stancare chi legge. Il darsi una napatina, il fare ad uno cilecca, il tener il cappello alla sbricco, ricordano l'espressioni già usate altra volta dall' autore ( aver le brache a cacajuola, lo sgrovigliare per la memoria, il lasciarsi inzampognare ecc. ), le quali, benché addimostrino il signor Tedeschi versatissimo nella nostra bella lingua, pure crediamo che usate di spesso, tolgano all' eleganza e semplicità, eh' è uno dei pregi migliori del suo stile. L'ottimo libro Vendesi in Trieste, presso Jacopo Saraval, e in Capodistria presso Giovanni Cernivani, al prezzo di soldi 50. A. Gr. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. NICOLO' de MADONIZZA Redattore.