Dignano ii. Topografia e Territorio. Quis nescit f rimam esse llistoriae legem ve quid falsi dicere au-deal? deinde ne qnid veri non audeat ? ne qua suspicio gratiae sit in scribendo? ne qua si-multatis? Cicero. De Ohat. I. II. CXV. Leggasi Manzuoli, monsig. Tommasini, Busching, Teiitori citati nel Nro. I., ed in tutti di Dignano si vedra fatta particolare menzione. In queste diverse menzioni pero anche sbagli diversi occorsero, involontari eerto, perche dettati lungi dal luogo, senza mai forse averlo veduto, e sul semplice riferto scritto od orale, pubblico o privato. Chi pero scrive sulla faccia dello stesso, dove nacque, crebbe ed invecchio, deve farlo con piu ac-curalezza, e percio questi articoli serviranno anche ad emenda di sbagli tali, tanto piu compatibili, sebbene cor-reggibili, quantoche dal tempo rispettivo in cui fu scritto seguirono dei cangiamenti. Una quasi pianura forma 1' estremita meridionale deli' Istria. A tramontana il canale del Lemo e parte del distretto di Pisino; a levante il canale delPArsa ed un braccio del Qiiarnaro; a mezzodi il Quarnaro medesimo ed a ponente 1'Adriatico fiancheggiano questa, pressoche nel di cui mezzo, verso pero ai limiti meridionale ed oc-cidentale, sta Dignano disteso sul dorso di unodeispes-si rialti che in essa quasi pianura s' incontrano. E distante da Pola e Valle miglia italiane 7, da Rovigno 16, da. Fasana 3, da San Vincenti e Carnizza[9, da Barbana 12. Gode di un'aria fra le migliori della provincia, e, perche pošto in sito elevato, ogni aura lieve o forte che sia libera e pura per entro vi spazia, che ne boschi, ne monti", ne stagni, ne paludi trovansi a lui vicini, ne al-cun muro o fosso lo serra, ne inoombrano il suo interno macerie, ruderi, ortaglie od alberi. Esteso quindi e grato alla vista e il suo orizzonte, sebbene non molto vario, che chiudesi a tramontana eei suaccennati limiti della quasi pianura e colle lontane montagne del Friuli, a levante col Monte Maggiore o Caldiero e coi monti di Albona e di Ossero, a mezzodi col Quarnaro e colPA-driatico, di cui il primo e una parte, sul quale talvolta si scorgono li piu elevati monti della costa di Romagna, ed in ponente dali' Adriatico solo. La pianta di Dignano molto conformasi a questo segno /-, le di cui aste superiori si uniscono nella piazza maggiore, non senza che il loro spazio intermedio sia nella maggior parte occupato, e tutte tre le aste siano fiancheggiate, da čase. Oueste sono attaccate una al-1' altra, e si dividono in contrade od androne, i nomi delle quali si trovano nell' Istria CA. III. N. 13 pag. 49-50), per cui gli orti, le corti, ed altre comodita urbane restano al di dietro e verso la campagna. Fabbricate di muro a malta, con piu solai, e coperte di coppi non spia-ciono alla vista, tanto piu che annualmente se ne erigo-no di nuove con miglior ordine, o si cangia la loro facciata. E la sua Iunghezza da levante a ponente di 900, la sua larghezza da tramontana a mezzogiorno di 400 tese viennesi ossia klafter. Le strade principali sono lar-ghe, allegre, e per lo piu selciate. Tra queste, queila che monsig. Tommasini (Arch. Triest. pag. 486) dice a-vere di Iunghezza nn miglio, e che propriarnente vien detta Callenuova, lo e di sole 400 tese viennesi fino alla volta che conduce alla contrada Vartalli. Che se esten-dersi si vuole fino alla crociera, ossia al principio della contrada Merceria e di 474, e fino alla piazza maggiore, forse secondo P intendimento del Tommasini, di 589. La media larghezza poi di questa strada e di 5. Nella piazza maggiore e pressoche nello spazio del disegno a finto giardino, giacche oltre la piazza vecchia non vi erano che due stradelle laterali vicino alle čase in tramontana e mezzodi danti appena passaggio ad un carro, stava un castello Cdi cui parlero in un altro arti-colo piu diffusamente) con alta torre, che monsignor Tommasini fibidem, pag. 485) dice fabbricato per loro ritirata.....al tempo deli' unione di altre ville____per resislere con maggior forza ali' incursione dei nemici della repubblica Veneta dai quali erano ogni giorno trava-gliati.... Se ritener si puo la prima asserzione, non pero la seconda, come dice anche Busching (tomo 23, pag. 152 e seguenti) che per la sua forma e giudicato molto antico, Difatti, se, come e certo, al di lui atter-ramento nell'anno 1808 non si trovo memoria alcuna del tempo in cui fu eretto; se non si conosce P epoca della unione di Dignano colle altre ville; se pochi passi da questo castello stava S. Giacomo delle Trisiere (Istria A. I. N. 41-42, pag. 169 col. 2,); se, dopo P unione, Midian, credesi abbia dato il nuovo titolare alla parocchia (ibi-dem, col, 1,); se la torre era coperta di lastre di pietra viva, come io la vidi, a migliore intelligenza di che puo leggersi quanto sta scritto Archeografo triestino (vol. IV, pag. 55); se Dignano con spontanea dedizione passd ai Veneti nel 1330; cade in vero 1'asserzione seconda di mons. Tommasini, vacilla un po' anche la prima, ed il castello deve ritenersi che fosse appunto molto antico. Tre porto chiudevano la piazza e castello, le mu-raglie delle quali furono smantellate a memoria di set-tuagenari. Una ali' imboccatura della contrada Merceria, a que!la della contrada Forno grande la seconda, la ter-za ali' unione delle due contrade Portarol e Duomo. Di altre tre porte mi ricordo anch' io, perche smantellate nel 1808. Al termine della Callenuova una che per essere Iarga ne aveva tre; le due laterali perd vidi sempre murate. La seconda dove finisce la contrada Pian, e la terza dove termina quella di S. Caterina. Li siti nei quali stavano queste sei porte, ed altre accenna-te dalla tradizione, se non li precisi, sono ad un di presso quelli dove si collocano le crocette di cera benedet-ta nella prima domenica dopo la pasqua. Sembra quindi, ed e ben da ritenersi, che le čase prime di Dignano fossero quelle piu vicine, anzi intorno al castello, e percio tutte quelle al di sotto della piazza attuale fino al termine delle contrade Portarol e Duomo, nonche quelle che la fiancheggiano e si estendono a for-mare le contrade S. Giuseppe e S. Giacomo. II loro ag-gruppamento medesimo lo dimostra, giacche un terzo della popolazione trovasi accasato in questo spazio. Lo accu-sa anche la loro forma, vetusta e qualita di materiale, trovandosene per anco alcuna coperta in tutto od in parte con lasfre di pietra come si e detto prima. Anche dalla parte superiore, ossia di oriente, deve credersi che ve ne fossero, cioe da una parte fino alla crociera, e dali' altra fino a S. Eufemia, perche alčune ancora sus-sistono in tutto od in parte simili a quelle indicate nel-Pinferiore ed a fianco; perche in qualche luogo cosi anche aggruppate, perche in atti di acquisto, fatti negli ul-timi anni del 17.° e nei primi del 18.° secolo, vidi che erano tali, e sui fondi di queste, dopo atterrate, fabbri-cate le altre; perche di alcune rifabbricate ai miei giorni vidi Puniformita colle precitate; e perche in fine la forma e 1'allineamento piu regolare di quelle del Pian e della Callenuova (il di cui nome pur anco indica che sia stata formata dopo le altre) dimostrano la loro costru-zione in tempi piu lranquilli e percio migliori nel pro-gresso artistico. Diro anche che lo dimostrano i tre for-ni vecchi ed uniči di ragione comunale posti nella peri-feria suenunciata, e poco Iungi percid dal castello che mons. Tommasini (ibidem, pag. 485) indica pošto in mezzo ali'abitato. La comune censuaria di Dignano e di jugeri 10817. 727 quella di Roveria s M 4327. 652 quella di Filippano „ „ 3824. 1534 ilstria A. I, N. 88-89, pag. 357, col. 2.)e siccome la seconda e terza furono sempre alla prima unite e soggette, perche abitate in čase sparse da Mor-lacchi sorvenuti (ibid. A. II, N. 10-11, pag. 40, col. 2.da) cosi P inte- ra comune amministrativa e di ju------ geri............ 18969.1313 Riporto 18969.1313 Li dettagli delli diversi generi di coltura possono vedersi (ibidem, A. I, N. 53-54, pag. 212 e 213). Notisi pero che in quelli ed in questi manca la indicazione rispettiva dei fondi in-produttivi per campletare la somma deli'estensione totale, i quali essendo jugeri in quella di Dignano . . . 265. 466 „ „ Roveria ... 61. 754 „ „ Filippano . . . 96.1102 cosi desunti dali' estimo censuario, Pintera comune amministrativa risulta----- quindi di jugeri....... 19393. 435 Essa e confinata, a settentrione da quelle di Valle e San Vincenti, ad oriente da quelle di Barbana e Mar-zana, a mezzodi da quelle di Galesano e Fasana, ad oc-cidente da quest' ultima, da Peroi, e dal Mare. Nell' elenco di documenti ecc. citato N. 1 pag. 138, col. 2.da lin. 22., trovo scritto: "Ct. 11. 1588. 16. gennaro. PerticazionGiulio Barbo fatta alla presenza del clariss. sig. Proved. Fu tratto dunque dal libro autentico. "Circonferenza del territorio di Dignano non com- preso il luogo detto la Manica, e di pertiche: 25749 "Si dibattono per esser conlini fuori di circonferenza pertiche:..............1749 "Restano pertiche 24000 "che ridotte a quadratura sono C. 54542. Q. 3. T. 90 "la Manica e di lun- ghezza P..... 2250 di larghezza . . . 230 "fanno.........C. 616. — T. 62 "Sono in tutto C. 55158. Q. 3. T. 150 e cio e quanto possede il castelio col terr. di Dignano si culto, come inculto.„ Ouale metodo fosse questo di prendere la circonferenza, sempre irregolare, di un'area ed anche vasta per rilevarne la sua estensione, lascio decidere alle persone dell'arte. II risultato, sembrami, che mai possa riu-scire preciso, anzi molto fallace. Mi sono dato ad esperire come il geometra Barbo abbia ottenuto quel risultato in campi. Moltiplicai P in-dicata lunghezza della Manica formante parte della comune censuaria di Roveria ed entrante tra le amministrative di Barbana e San Vincenti, per la pure indicata larghezza. La cifra risultante ritenni quale dividendo; vi apposi per divisore 1' altra di 840 (che udii stabilire per numero delle tavole formanti il campo solito), ed ebbi un risultato pari colla differenza di poche tavole cioč C. 616. T. 140 invece di 62. Non pero cosi ho potuto sortirne, per quanto mi sia dicervellato, con quello deli'intero territorio. Sara effetto certo di mia ignoranza, e percio prego le perso- ne deli' arte a darmene pur anco pubblica istruzione e correzione. E vero che il territorio della comune amministra-tiva deve avere sofferto delle diminuzioni, non perd tali, per opinione anco di altri concittadini, da portare tanta differenza di cifra. E mi spiego. In una raccolta stampata di documenti Per l' uni-versila, o sia Popolo di Dignano trovo detto a carte 71.... la qual seminatura di St. 1922, 1. calcolata ali'uso di Dignano in ragione di slarioli sette per campo da essi detto Padovano, formano campi 274. 254. Al contrario, dai fatti riscontri nell'operazione ca-tastale e da altri geometri, si e ritrovato che starioli 5t/3, (sempre locali s' intenda) di seminatura, formino il jugero di 1600 klafter o tese viennesi. Non vi dovrebbe essere quindi che la dilferenza di circa un terzo da campi padovani a jugeri, mentre la som-ma degli ultimi risultante dali' operazione catastale e mi-nore invece di circa due terzi. Leggesi anche nell'elenco stesso: "Innoltre luogo promiscuo con Barbana C. 830.15, e due tezoni in Po-lesana C. 650.„ Ma questi appariscono non compresi nelli C. 55158 ecc. Per quanto sta scritto nella Cancelleria di San Vin-centi nell' anno 1564 furono aggiustati li confini col territorio di Dignano, e nuovamente regolati.... I'anno 1583 (Istria A..IV, N. 33, pag. 131 col. l.ma). Dunque prima della Perticazion Barbo. Della fissazione dei limiti colle comuni di Valle e Fasana non si ha memoria, neppure tradizionale, e quin-di deve ritenersi che, nell'anno 1588, in cui segui la perticazione predetta, tale fissazione fosse gia seguita ne dopo sia stata alterata, tanto piu che nella perticazione stessa, come di Barbana e Polesana si e veduto, non e fatta menzione di alcun fondo promiscuo con quelle due comuni. Neppure con Peroi si scorge che vi fosse promi-scuita di fondi, ne a quel tempo poteva esservene, se quei villici sono montenegrini venuti da Cernizza nel-i anno del Signore 1650 (Istria A. II, N. 10-11, pag. 41, col. l.ma) Pure in seguito vi fu differenza con Peroi per i confini, la quale fu definiia nell'anno 1793, come rilevasi da lapide chiusa in muro a malta nella sacca di Maricchio, uno dei segni confinari e primo da quella parte. Per le differenze confinali con Barbana segui tran-sazione nell'anno 1820, e la successiva operazione geo-metrico-catastale fisso il termine sulla terra. Cosi fecesi anche riguardo a Galesano con cui era stato transatto nelPanno 1815. La pubblica voce accusa in tutte tre quest'ultiine operazioni danno grave per Dignano. II fatto non si pote conslatare per mancanza delle rnappe generali (di-segni) indicato al N. XXI della "Terminazione 12 settembre 1781 di sua eccellenza capitanio di Raspo di discipline sopra li beni comunali della terra di Dignano ecc. ed approvata da decreto deli'eccellentissimo Senato 25 maggio 1782„ formati d'ordine del medesimo dal pubblico perilo ingegnere Francesco Gallo, in cui stanno de-tineati a venti e misure li fondi tutti comunali del territorio di Dignano, uno dei quali doveva essere custodi- to gelosamente nei pubblico archivio di questo luoco, e l altro.... consegnato al pubblico archivisla di Raspo, con debito ad esso pure di gelosamente custodirlo. Tanta ge-losia di custodia fu pero tradita dalla nequizia e trascu-ranza di chi n'era risponsabile, ed insieme col probabile danno del territorio di proprieta di Dignano si smarri un importante documento, anco per altre questioni. Ad on-ta di cio, replico, non vi puo essere tanta differenza di cifra, coi debiti ragguagli, tra campi di allora e jugeri di ora, e rinnovo la mia preghiera a chiunque si com-piacesse, tanto di correggermi ed istruirmi, quanlo di darmi notizie, si dei smarriti disegni che della mia terra na tale. Segue nell' elenco succitato. "Si batfe cio che occupa il castello, čase, ed orti sono............C. 200 "Vigne basse........„ 700 cir. "Piantade alte, che si seminano e pa- scolano...........„ 2000 "Manzi da Iavoro para 338 possono seminare ali' anno C. 25 per paro, sono. „ 8250 "Sicche bater tutto questo che occupa il castello, vigne, piantade et semi----- nar sono........." . . „ 11150 "Restano C. 44008 0- 3, T. 150„. Anche su indicazioni tali c' e da dire. Ouali campi dunque sono questi stabiliti dal perti-catore Barbo, se dopo due secoli e mezzo, tempo in cui P abitato si accrebbe di molto, per que!lo anco che vi-desi ai giorni nostri, P operazione censuaria ci offre in Orti jugeri 16. 733 (Istria A. I, N. 53-54, pag. 213) Edifizi jugeri 28. 1106 e quindi la cifra totale di jugeri..... 45. 239? Qui dovrebbe essere unito 1' improdutlivo contenu-to nell' abitato, come strade, piazze, chiese ecc., ma non mi venne fatto di ottenere i dati relalivi.... Ritengasi pero pur eguale a un di presso; offrira sempre la medesima no-tabile differenza indicata nei totale deli' estensione della comune ainministrativa. Ogni campo dunque stabilito dal Barbo, anche pošto che poca differenza da ora ad allora vi possa essere nell' estensione degli edifizi ed orti corrisponderebbe a poco piu di un quarto di jugero, e percio a tese viennesi circa 400. E certo per altro che 1' abitato siasi piu esteso, e che fondi allora, di vigne basse o terrenidi altra qualita, sieno dive-nuli fondi di orti o di edifizi, e fondi pur allora di orti ora lo sieno di edifizi. Una prova, specialmente degli ultimi, ce ne da la contrada Vartalli, come dissi nell' Istria (A. I, N. 41-42, pag. 169, col. 2.da). Vigne basse piu non ve ne sono. Si conosce bensi per tradizione, per qualche segno lutlavia sussistente, e per documenti scritti 1' esistenza di un cosi detto Prostimo delle vigne, ed i suoi limiti pur si conoscono nella circon-ferenza deli' abitato fino ad una certa distanza, non pero eguale da ogni lato. Piantade alle sono dunque ora tutte quelle che tro-vansi nei territorio del comune, nelle quali pur troppo anche adesso si semina (non pero in tutte) con danno delle viti e prodotto non corrispondenle, attesa la ristret-tezzadei fi'8r' da 2'/a a 3 passi geometrici distanti uno dal-1'altro. II pascolo in quelle poi se fosse piu avvertito dai proprietari ed eslranei ammessi a goderlo, e non divenis-se piu volte furtivo da parte dei secondi, non riuscirebbe dannoso alle piante, e percio alPinteresse dei primi e del-1' agricoltura in generale. Manzi da lavoro para 338 erano in Dignano nel-1'anno 1588. Ora ve ne sono paia 206. Non parlo di quelli che trovansi nelle due sotlocomuni di Roveria e Filippano, giacche dal 1592 al 1624 o 1650 al piu (.Faiti Istriani pag. 39 e 40) vennero gli Slavi ad abitarle. L'epoca quindi e sempre posteriore al 1588 in cui quella parte del territorio di Dignano sara stata incolta e percio non bisognevole dei manzi da lavoro, poten-dosi ben credere che tale, e percio di ragione del comune, dovesse trovarsi per essere concessa ai novelli a-bitanti senza pregiudizio delle proprieta private gia poste a coltura. A sostegno di tale supposto vige la tra-dizione che Roveria fosse delta dalla quantita dei roveri o quercie in quella porzione di territorio allignanti. Al solo Dignano sara quindi d'allribuirsi il numero dei Manzi da lavoro indicato nel 1588. Superiore piti di un ter-zo deli' attnale rimarcandosi pero questo, deve altresi ri-tenersi che maggiore e migliore allora sia stata la coltura dei terreni destinati a seminagione di quello che al presente losia. Mons. Tommasini iArch. Triest. pag. 487) ne fa cenno, per quanto esagerato Io si vogli*), si nella vendita che nel prezzo del campo. Molto piii giova poi al caso nostro tale opinione, quantocheli paia 206 di a-desso (e piu o meno che siano o fossero) servono alla coltura dei terreni non solo della comune censuaria di Dignano, ma ben anco di quelli che famiglie in essa a-bitanti tengono di loro proprieta nelle limitrofe pur comuni censuarie di Roveria, Filippano, Marzano, Galesano, Fasana e Peroi, ciocche allora per le tre prime e 1' ul-tima certo non era, vedendosi, come si disse, in epoche posteriori sorvenuti quegli Slavi. Onde stabilire precisamente il tempo e con quali condizioni sieno stati allogati in questa parte del territorio manca ogni documento, che giammai seppi esistere presso 1' uffizio comunale di Dignano. Chi sa se lo sia neppure presso di quelli, e forte motivo allontana in que-sto momento dal pensiero di farne ad essi, sebbene in-nocente, ricerca. A Venezia ora e cosa iinpossibile; in seguito ardua e di costo. Contentiamoci dunque di ri-tenere tale allogazione come successa dali' una ali' altra deli' epoche surriferite mentre riporto quel poco che puo avvalorarla. Mons. Tommasini (ibid. pag. 488} il quale scriveva piuttosto prima che dopo 1' anno 1650, come si ha motivo di credere dal Catalogo delle di lui opere.... (ibid. pag. X) ei dice, Filipano, vitla abitata dai Morlaclii, e corretti li due errori Valle e fatta in, piu di stampa che deli' autore od amanuense, "la vitla di Filipano fu concessa con ducale dal serenissimo Senato veneto 1' anno 1635. Conta 400 abitanti, e si governa sotto un zupa-no. II cappellano che officia la chiesa vien eletto dal capitolo di Dignano.„ Secondo lo Stato del clero detla diocesi di Parenzo e Pola al principio delV anno 184 9 p ig. 22 ora conta 940 abitanti, ne so come siasi cambiato il cappellano in paroco ch'eletto viene da quei comunisti, ne come percio siasi perduto quel diritto non solo, ma ogni altra ingerenza dal capitolo di Dignano. Nell'archi-vio vescovile vi sara certo memoria. Roveria non nomina, forse, perche piu vicina stava unita, come tuttora lo e, alla parocchiale. Vedi Istria A. I., Nr. 41-42, pag. 170, col. 2.da, lin. 4 e seg. e lin. Si e seg. NeIPelenco dei documenti ecc. precitato trovo: "1637 21 settembre. Carte del cons. di comunita. Che avendo bisogno di danaro la comunita, ed universita per lite contro Filippan e Roveria .... Stampa Murlacchi di Filippano e Roveria contro rappresentanti la comunita di Dignano ecc. N. 1595. Ved. detta stampa.„ Oueste date sono certo posteriori al 1588 in cui se gli slavi fossero stati ne sarebbe qualchecenno nella Per-ticazion Barbo, specialmente per la Manica; e comprese trovansi nell' epoca dal 1592 al 1650 in cui si repula che quelli sieno sorvenuti. Si in Dignano che nel suo territorio non trovasi alcuna sorgente d' acqua, meno una, mezza ora distante, ottima e sempre perenne si, ma di tenuissime polle, danti nelle piu lunghe siccita solo circa un piede cubo di ac-qua aH'ora, e percio in ogni tempo inetta ai bisogni della popolazione. Come dagli avi nostri che la scoprirono, cosi anche in seguito, ed a questi tempi, fu lavorato tal— volta attorno a quelle polle, ma con poco pfogresso e frutto, dovendosi sempre conlrastare col vivo masso in mezzo a cui scaturiscono. Supplirono i nostri maggiori a tale penuria di acqua pei bisogni degli uomini ed animali con frequenti con-serve di acqua piovana, volgarmente laghi QArc/i. Triest. pag. 126, cap. XLI) nella campagna e poco lungi dal-1'abitato, alcuna chiusa, aperte la maggior parte, scoper-te tutte. Nell'interno poi, oltre alla pubblica nel castello, con qualche altra che cisterna si dice, come si riconosce dalla sua costruzione. Convien credere che pcche e non rimarcabili fossero, se nessuno di quei scritti che diven-nero di pubblica ragione colla stampa, provinciali od e-stranei che fossero gli autori, ne fa menzione. Eppure in uno dei libri consegli di Albona, anzi nel lib. I. di carta bnmbacina, legato in pelle, mancante delle prime 134 pagine, incomincia col 23 aprile 1566 e si chiude col giorno 16 novembre 1578, sta scritto (comunicazione fattami dal egregio sig. Tomaso Luciani, come altre, podesta di quel luogo) a pag. i46 e t. anno 1567. "Aveva preso domicilio a Dignano un proto intelligente di pozzi certo Joannes Antonius Pozzolarius de Utine, col quale il conseglio di Albona aveva concluso un accor-člum pro adaptando puteo palatii praetorii ecc. ecc.„ Se dunque aveva preso questo proto domicilio in Dignano e ben da credersi che avesse motivo di eserci-tare P arte sua di continuo e con profitto, sicche circa a quel tempo si puo ritenere, o la costruzione delle vec-chie cisterne tuttora esistenti od otturate, o 1' incremen-^ to e migliorazione di altre. E vero che il nostro Joannes Antonius viene indicato quale intelligente di pozzi, li quali forse nell' ignoranza e mancanza del cognome gli avranno procurato quello di Pozzolarius che con essi tiene analogia, ed e vero altresi che diverso sia. il poz- zo dalla cisterna come c' istruiscono li vocabolari. Conviene pero riflettere che in Dignano pozzi non ve ne sono ne ve ne furono, perche in tanta privazione di ac-qua sarebbero conservati; che tanto nei dialetto vene-ziano quanto nei dignanese appellasi indifTerentemente pozzo la cisterna medesima; e che 1' appellato pozzo palateii praetorii di Albona si conosce con precisione che sia, un "ricetto, a guisa di pozzo, nei quale si rac-coglie e si conserva Pacqua piovana, cisterna,,, quindi, a riparare la quale fu chiamato il nostro proto. In seguito, come accrebbesi il numero degli abi-tanti e quindi il bisogno di acqua, crebbe anche il numero delle cisterne, ed a mia memoria una o piu ali' anno ne furon costrutte, sicche ora se ne contano circa cento, tutte, meno una, di privata ragione, di maggiore o minore lenuta, anzi alcune per piu che tre mille barile venete, ed in complesso contenentine 1,000,000. Se scarse od inoomplete fossero le notizie che die-di, o che daro in seguito, riguardo alla mia terra tiata-le, prego il lettore di scusarmi, anzi di compatirmi, che senza mia colpa cio certamente avviene. Ouello che io conosco, cerco, e mi vien dato di rilevare da chi e gen-tile, cornpiacente, solerte, amante della patria o non patria, ma del decoro di questa, che intende le cose per il loro verso, e non sogna, travede, sospetta attentati o conseguenze dannose al pubblico o privato interesse, ne tronfio solo di se stesso e dell'eventuale sua occupazio-ne, sdegna di attendere a cio che non sta nella sfera dei materiali suoi doveri, e rifiuta o prolunga con tergiver-sazioni inconvenienti che finiscono-collo stancare la pa-zienza, ispezioni e comunicazioni che per disgrazia unicamente da lui dipendono, quello tutto, replico, pud star-si ben tranquillo il lettore che finora non fu, ne succes-sivamente da me sara omesso. E fia suggello di com-patimento, se andra fra se ripetendo Nemo est proplieta.... Giov. And. dalla "Lonca. Notizie Campestri deli'Istria. E il solo anno agrario corrente, ch' io voglio de-scrivere, considerando il doloroso passato come un mai superato, nella convalescenza del quale siamo recidivati con maggiore asprezza ed intensilA di dolori. Le conseguenze deli'anno passato in cui tre mesi e mezzo di pertinace privazione di pioggia, cioe dagli ultimi giorni di maggio fino a quelli di settembre, pri-vandoci cosi dei prodotti di primavera, e serotini, ci ha posti nelle necessila di piantare a rischio gli erbaggi, im-portantissimo soccorso del contadino. Pochi se ne pian-tarono, perche rari rimasero li semenzai, la massima parte distrulti dalla siccita, e non tutti sostenuti cogli annaffiamenti per mancanza di acqua. Pure chi ne aveva affrettossi alla piantagione, ed a fronte della allora omai fattasi tarda stagione, sembrava che avessero a riuscire. Cosa insolita, e degna di essere rimarcata; ai 10 ed ai 12 ottobre di notte tempo, rovinosa grandine col-pi talmente le tenerelle piante delle varie specie di ca-voli, che non rimasero che i tronchi. Pure si ebbero ancora delle speranze, ma la gia avanzata stagione, lo straccio fatto delle giovani piante, ed il lento accresci-mento per le gia lunghe e fresehe notti di ottobre e novembre le posero ad ogni sopragiunta di freddo nella piu arrischiata condizione. Cosi fu; dagli ultimi di decembre ai primi di gennaio comparve Pinsolito freddo, che colpi li nuovi fresehi geti agghiacciandoli, ed infine la cancrena s'impossesso delle piante eperirono. Grande, immensa, dolorosa perdita pel contadino, e per tutti, che rimasti privi del pasto giornaliero del Sauer-craut, e del fresco cavolo arboreo, di gran pro-dotto, Brassica Oloeracea; per cui si e dovuto raddop-piare il consumo delle granaglie, ricorrendo al granaio, ma il granaio era vuoto. Sulla piazza di commercio?.... ma il denaro mancava; dunque sulla credenza, col poco vino fatto, e coll' uva nascitura. Lascio considerare la specie, e le formalita del contratto, fra quello che vuole lucrare e che arrischia, e fra quello obbligato dal peri-colo di morire di farne. La terribile grandine oltre accennata colpi non solo gli importantissimi erbaggi, ma eziandio le olive, come Porrido freddo pose, quasi dappertutto, gli olivi in uno stato infruttifero, Dio sa, per quanti anni; ma questo prodotto, essendo sempre di grazia, non e quello che piu deploriamo perduto. Tutto cio serve d'introduzione allo stato presente, che appunto per cio diventa maggiormente funesto, e poco piu poco meno, su tutta la superficie della nostra provincia, ma specialmente sui litorale del promontorio di Salvore fino a quello di Pola. Subito dopo dunque Pinsolito freddo del passato gennaio successe la temperatura ordinaria dei gradi 8 ai 10 sopra o Reaumur media proporzionale, e subito si ac-corgemmo dei danni sofferti su tutta la superficie dei coltivati terreni, cioe dei frumenti rarefati, degli orzi invernali perduti, con tutte le semine leguminose; alcune viti serepolate, gli olivi colle foglie avvizzite, e presto ingiallite. Non percio si e invilito lo sgraziato coltiva-tore istriano, che anzi con pertinace coslanza, diedesi alle semine di primavera, o marzuole colla lodevolo in-tenzione di riparare li gravi danni dello scabroso in-verno in cui un inai accaduto freddo dei 3 gradi sotto Odi giorno, e 7 di notte R avevaci recati. Oh! deluse speranze ! Oh perdute spese, e fati-che! Ouali saranno mai le future conseguenze ? Ai primissimi giorni di aprile fu 1'ultima pioggia, e precisamente il 4. Da quel giorno la sospiriamo ancora, e gia si resero quasi nulli li prodotti tutti di primavera ed estate, fra li quali sparirono dal nostro suolo affalto il frumentone, il miglio, gli olehi, li pomi di terra, e tutti gli erbaggi, pei quali ultimi ancora, se la Providenza ci mandasse prestamente una copiosa pioggia, si potrebbe tentare da alcuni pochi, che conserva-rono dei semenzai con grave fatica e consumo di acqua, le piantagioni, ma certo con poca speranza di riuscita, per la gia avanzata stagione, e per li pericoli deli'anno passato oltre descritti. II fieno raccolto non e la decima parte del prodotto ordinario, e li prati artifiziali, sono nei pericolo di diventare un nudo terreno. Si e perduta la semente del trifoglio incarnato, giammai cosi vantaggioso in questo nostro clima, e terreno come altrove, ma sempre un gran soccorso, e non piccola addizione alla deficienza dei prodotti dei nostri prati naturali asciutti, e dei co-stosi artifiziali. Gli animali tutti vivono stentatamente di foglie, a danno proprio e dei boschi, e gia ogni di vanno mancando le foglie basse, per cui si deve da alcuni troncare le sommita delle piante per nutrirli. Le acque degli stagni, li piu copiosi, sono o poche e limaciose, o alfatto sparite, e dalle sorgenti gemono appena poche stille in alcune, e pochi boccali nelle altre; cosicihe 1' acqua per tutti gli usi economici e il pensie-ro piu spaventevole per la nostra infelice popolazione, per la pubblica salute, e pel pericolo se non di perdere, ma certamente di vedersi ammalare nel maggiore bisogno 1' animalia, al primo comparire di una pioggia, che si puo supporre copiosa dopo tanta prirazione, pel qual caso puo aceadere il falale disastro deli' anno 1822; in cui nel mese di ottobre avvenne la epizootica malattia della zupina, e della febbre aftosa, enlrambi pericolosissime specialmente alla specie bovina. Li cibi estremamente asciutti, la scarsezza delle acque, che li condanna a pa-tire la sete ogni giorno, ingrossa loro cosi il sangue, che al primo apparire di copiosa pioggia tende a rare-farsi, e liberarsi dagli impuri umori, e quindi eccoli af-fetti di afte alle labbra, ed alla lingua con ardentissima febbre da ridurli al deperimento, e le unghie loro pel lungo calpestio sopra ardenle terreno, tale un asciuga-mento loro produce, che colPumido successivo gonfia, e screpola l'unghia, che infine marcisce col pericolo di cancrena e di tarlo al piede. Ouesti sono li pericoli, a cui andiamo incontro, ma il visibile gia assicurato e lo scarso nutrimento dell'uva, la quale e gia scottata dal sole cocente, e dal secco terreno, non ricevente alcun nutrimento. Gia tutta anneri-sce, prima che sia elaborate il suo succo, per cui la ve-dremo ali' esterno matura, e nell' interno immatura so-pracaricata di acido malico, e priva del fluido mostoso. Delle poche olive non se ne parli, sonosi gia ba-stantemente esposti gli infortuni degli olivi, e la loro sempre incerta produzione. Ouanto espongo e alla luce del sole, e se non si credesse essere la pura verita puo ciascun ineredulo ve-derla coi propri occhi, niente aggravandomi, di chi ve-rificar volesse un riseontro, mentre non saro mai quel-Io, che a chi non mi črede, il giusto Dio ottimo mas-simo, faccia ad esso provare altrettanto, come lo meri-tano quelli che non sentono della nostra povera sgra-ziata islriana provincia, compassione e pieta. Dali' Istria li 21 sgosto 1849. Giuseppe Piccoli. P. S. Nel chiudere la presente relazione compari-sce una pioggia, che viene succeduta da impetuoso ven-to boreale. Poca acqua e caduta, ne e quella che basti a saziare li nosili abbruciati terreni; pure chi ebbe la fortuna di averne di piu si accinse alla piantagione di alcuni erbaggi, aiutandosi cogli annaffiamenti, non essendo che la superficie della terra bagnala che per due a quattro pollici. Egli e dunque, che Gontinua la nostra disgrazia, poiche se ancora sussistera Pattuale impetuoso vento secco di borra, perdereino anche il lieve soccorso rice-vuto. Numismatica. Chiarissimo Dr. Cumano. Tal volta una qualche vecchia moneta ci sembra a prima vista di facilissima intelligenza, imperocche veste caratteri appartenenti quasi eccezionalmente a certe epo-che e certi paesi; eppure coll' esame piu minuto vi sorgo-no delle difficolta, la leggenda non combina colle nostre aspettazioni, od il tipo che dapprima ci pareva essere tale, dimostra ora delle varieta stranissime, talehe la moneta di cui la classificazione ci sembrava cosa da poco, diviene ali'incontrario un oggetto di grave studio, e lo studio per condurre a buoni risultamenti richieden-do una felice disposizione di mente, talvolta trascorre qualche tempo prima che si raggiunga lo scopo, eppoi il secondo esame a qualche intervallo del primo e quasi sempre seguito da qualche buona scoperta. L'altro giorno scartabellando nelle mie anticaglie trovai in una cartolina segnata col vostro nome due ino-netine che vi restituisco come vostra proprieta e che m' ero tolto molti mesi addietro, per pensarvi sopra, se il destro a farlo mi capitasse. L'esame primiero non avendo avuto alcun risultato erano state riposte nel so-lito deposito di cose dubbiose od incerte. Ora caden-domi di nuovo sott'occhio mi sembrava cosa singolare d'essere rimasto nel buio fin oggi. Ouella d' argenlo ha nell' averso una croce grande che divide tutta la moneta in quattro campi e che in mezzo e tagliata da uno seudo di due campi, di cui P uno liscio, P altro attraversato con linee diagonali incrocia-te, ali'intorno divisa fra le braccia della croce e chiusa in un circolo la leggenda: MON-TIIVR-1CEN-SIS. Nel rovescio havvi un'altra croce che taglia pure tutta la moneta, e fra le cui braccia sorte una seconda pili pic-ciola che raggiunge appena il circolo interno che ehiude la leggenda divisa nello stesso modo. cioe in quatlro campi e che suona. SAN-TVS-KAR-LVS. Ouesta moneta appartiene indubitatamente alla citta di Zurigo in lsviz-zera; ne troverete xliversi esemplari con qualche varieta segnati coi numeri 6293 e 6294 nel catalogo Welzl. In quanto alPepoca in cui fu coniata mi sembra che debba collocarsi nella prima meta del secolo XV, imperocche piu tardi il nome di S. Carlo non vi comparisce piu nč si usava piu la K invece della C. La seconda di rame ci mostra nell'averso la croce di Gerusalemme ed ali' intorno .... NR A D:V-S-; leggenda mancar.te a cui senza dubbio vanno aggiunte due lettere, tale essendo appunto la capacita dello spazio schiac-ciato che precede la parola mulilata, e non sara forse per semplice congettura adattato di perfezionare la leggenda coll' unirvi OO- e quindi avremo il nome di Corrado. Nel rovescio vi e in mezzo la strana figura di un ani-male che sembra a prima vista fabuloso, avendo tra il leon, il drago e'I grilfone, ma mi sembra che si possa benissimo battezzarlo per leon rampante; il disegno non e certamente molto felice e le ali che sortono dalla parte inferiore del collo non appoggiano la mia idea ove si voglia soltanto riflettere ai precetti della storia naturale, ma che cio non si possa ne si debba fare eolle rappre-sentazioni di tal fatta che si vedono sopra molte monete del medio-evo e cosa che tutti sanno, coloro, che oltre ali'amore pelle medaglie, possedono un po'discien-za. Ali'intorno si seorge .... V A R'T' .... leggenda evidentemente mancante nel cominciamento o nel line e siccome m' ho fatto lecito di completare a mjo benepla-cito quella dell'averso, cosi vorrei qui fare lo stesso, aggiungendo in principio una O- ed in fine -V-S- cosi si leggerebbe OVARTVS e facendo seguito al nome nel-1'averso la moneta porterebbe per cosi dire la etichetta della classificazione, appartenendo a CONRADUS- QUAR-TVS. Ouando si ha scoperto o se volete indovinato il piu, e facile scuoprire od indovinare il meno. II ti po della nostra moneta e italiano, un colpo d'occhio basta per averne tutta la certezza e se d' italica zecca non puo essere che sioiliana, mi mtovo a crederlo la forma-zione delle lettere e la interpunzione che si seorge ugualissima sopra molte monete siciliane nel tempo dei Ruggieri e piu tardi in quello di Manfredi, oltre di cio Vi combina benissimo la Serie Cronologica in cui ve-diamo sedere sui trono di Sicilia negli anni 1250-1252 Corrado IV Duoa in Svevia il quale ebbe pure il titolo di re di Gerusalemme dopo la morte di Federico II suo padre ed il leon rampante e 1' emblema di quest' illustre časa ducale. La nostra moneta, ch' io ritengo inedita e rarissima, deve essere stata battuta da Corrado IV come imperatore, ma pel reame di Sicilia, altrimente porterebbe 1' ep -grafe CONRADVS REX e senza dubbio PRIMVS invece di OVARTUS essendo il primo re di Sicilia di tal nome. Del resto io sono ben lontano dali' ardire sover-chio di ritenere la mia opinione competente o sicura, e rimetto quindi in voi, che siete nella storia e nella nostra scienza prediletta, espertissimo, a giudicare quanlo ho voluto esporvi nel fare la restituzione delle predette monetine. Trieste 10 agosto 1849. F. Schtoeitzer. Del Vescovo di Trieste. ANTONIO DE GOPPO. Sui finire del primo decennio del secolo XV Antonio del Goppo ebbe i natali in Trieste, da famiglia a-scritta fra le decurionali sin dal secolo XIII. Ignolo č il nome del suo genitore; la madre, di nome Maria, era tra-passata il di 14 febbraio 1468. Francesco de Goppo, di lui antenato, occupava nel 1414 1'offizio di stimatore del comune; Giovanni de Goppo, contemporaneo a lui, e forse fratello o nipote, cuopriva la carica di giudice negli anni 1446, 54, 57 58, 60 e 1462, mancando a'vivi agli 8 febbraio 1468. Federico da Padova, maestro pubblico condotto nel giugno 1427, dava educazione al nostro Goppo, eruden-dolo nelle umanita e nelle lettere. Nulla sappiaino ove compisse gli studi. Consegra-to sacerdote in giovine eti, lo troviamo a cuoprire ca-nonicato con prebenda in patria nel 1441, ove dopo sei anni venne nel 1446 creato dal capitolo decano, e go-deva da quest'epoca in poi la pieve di Cernuich nel Carso di ragione allora del decanato. Essendo vescovo in patria Nicolo de Aldegardis, gia allora infermo, e prevedendo Federico duca d'Austria e re de'Romani figlio d'Ernesto il ferreo (divenuto poi Frap. col nome di III) che vacando il vescovo, il capitolo, ligio alle antiche costumanze, sarebbe passato alla nomi-na del successore, dispose quella maesta affine la impedis-se, serivendo al pontefice Eugenio IV nonehe allo stesso capitolo che succedendo il caso vietava ogni nomina e proponeva il suo segretario Enea Silvio Piccolomini. II Papa con breve 20 maggio 1446 Io presentava qual successore, impartendo alla Maesta regia per se, eredi e successori airimperio le facolta di nominare, e vietando al capitolo ogni presentazione o nomina. Succeduta la morte deli'Aldegardis ai 4 aprile 1447, nel giorno seguente radunato il capitolo eleggeva a successore Antonio de Goppo suo decano, e mandava tal nomina alla corti sovrana e pontificia pella conferma; dalle quali ne segui la respinta e confermava quclla gia concertata nel Piccolomini sienese, segretario regio (divenuto poi papa col nome di Pio II). Promosso questi alla mitra di Sienp, venne sostitui-to ad esso il canonico d'Aquileja Lodovico della Torre, il quale pure traslocato alla sede vescovile Olonense, od Oloriense nel 1451, rimaneva la sede triestina vacante. Šalilo al trono iniperiale il prelodato Federico III valutati i meriti del Goppo e per maggiormente catti-varsi 1'amore del clero in allora diseorde, Io creava vescovo ai 15 maggio 1451, e poehi giorni dopo nel di delle Pentecoste deli'anno medesimo celebrava con so-lenne pompa la sua prima rnessa pontificale nella basilica cattedrale, assistendo a quella il vicario civile Belforte de Spinellis S. U. D. padovano, che fungeva le veci da locotenente sino ai 18 agosto di que!l'anno; mentre la sede capitaniale era vacante da due anni addietro. Appena preso possesso del veseovato, nacquero ris-se fra lui ed il capitolo in merito alla ineorporazione delle Pievi di Tomis, Felschane e Ternova delle quali pretendeva i proventi spettanti al capitolo stesso, e for-matasi lite, s' allontanava dalla sua sede portandosi in Dollina parocchia di S. Odolrico solto Mocio nel luogo dappoi detto Skoffie, e commelteva al canonico D. Simone de Pariš, nominandolo in vicario generale nello spiritua-le e temporale, di esercitare le sue veci, nonehe facol-tizzandolo delle investiture di feudi. Tenevasi il vescovo cola, lontano dai torbidi in cui Trieste gia da tre anni addietro si ritrovava, mentre era governata da un duumvirato nelle persone di Gasparo di Monfalcone e Giovanni Breda capitani assieme nel 1449. Sedati alquanto i lumulti, ai 22 agosto 1452 furono spediti i Triestini ambasciatori alla corte delPimpera-trice Eleonora sposa a Federico III in Pordenone con regali e vennero assicurati della lor protezione; e co-mech6 Trieste sottomessasi alla Časa d' Austria fin dal 1382, riconobbe mai sempre la fedelta e soggezione a quella dovuta, 1'imperatore Federico III ai 6 gennaio 1453 (incorporandola alla sua casa)inalzava 1'Austria in Arciducato ed ordinava che tutti li principi discendenti della Časa stessa recassero il titolo di Arciduca, e da non smembrasi dalla stessa Trieste unitamente ad altre provincie. Nel luglio ed agosto 1454 serpeggiava qui un flus-so di sangue e rimasero molti vittime di quel flagello, attribuito alle forti umidila di paludi abbandonate. Cessata questa malattia il vescovo si era portato qui gia 1*8 dec. 1457; e pochi giorni dopo il Pontefice Pio II nel primo anno del suo pontifiiiato con breve 1.° gennaio 1458 graziava i canonici delle aimuzie ossia mozette in luogo delle zanfarde, e cio per maggiormen-te dar onore al corpo del capitolo. II Pontefice prelodato, per dar fine al litigio che vigeva pelle sunnominate Pievi durante il corso di 7 anni, confermd quelle al capitolo, e cosi quietatosi il vescovo fece ritorno; ove poco dopo raduno un sinodo composto di 75 persone ecclesiastiche estese le costitu-zioni pel clero le quali solennemente vennero da esso pubblica te nella cattedrale ai 20 aprile 1460 ed in que-1'epoca era alla testa del governo Gasparo de Tscher-nembl che si titolava capitano di Trieste, e del castello di Postoina ossia Adelsperg. L. L l. Estratto Dal decreto Imperiale 15 Aprile 1811 sulF organizza-zione deli'Illiria. II decreto Imperiale del 15 aprile 1811 aveva or-ganizzato, la cosi detta Illiria; nella quale si cotnpren-deva 1'Intendenza deli' Istria. Ouest'lntendenza abbrac-ciava tutto il Goriziano di qua deli" Isonzo con Vipacco, Trieste, e tutta 1'Istria fisica. Non vi si comprendevano le isole del Quarnero, non Volosca, non Castelnovo. Ecco la pianta degli offici amministrativi politici e giudiziari colli dispendi. Politico. Intendente paga franchi 8,000 Spese di offizio 10,000 Suddelegati di Gorizia paga 2,500 spese di offizio 1,000 di Capodistria paga 2,500 spese di offizio 1,000 di Rovigno paga 2,500 spese di offizio 1,000 Giudiziario. Nell'intendenza deli'Istria vi erano due tribunali di prima istanza uno in Trieste, P altro in Gorizia, che e-rano anche tribunali criminali. Ogni tribunale era composto di un presidente, di due giudici, di tre supplenti, di un procuratore imperiale e di un cancelliere. II tribunale di Commercio di Trieste era composto di un presidente, di quattro giudici, di due supplenti e di un cancelliere. I presidenti di I. Istanza avevano di paga franchi 2000 Ogni Giudice 1000 II Procuratore imperiale 2000 Ogni Cancelliere 500 I tribunali di I. Istanza avevano 750 franchi per le spese minute, il tribunale di commercio 500. I tribunali avevano oltre cio gli uscieri, pero questi non avevano paga; non vi erano poi altri impiegati, ne attuari, ne archivisti, ne protocollisti, ne cancellisti. Tutta la spesa del tesoro imperiale per P amministrazione po-litica era di franchi 25,000 ossia fini. 10,000, quella della giustizia di franchi 34,250 ossia fiorini 13,700. In que-sta spesa non e compresa quella delle localita, la quale I spesa non era grande consistendo essenzialmente nella sala di radunanza dei giudici; cancellerie, archivi non vi erano; camere d'offizio bastavano pochissime. Ogni cantone aveva un giudice di pace con 500 franchi, uo cancelliere con franchi 200, piu 50 franchi per le spese minute; di questi cantoni ve ne erano diecisette. Per la giustizia vi erano poi tre corti d'appello,ed un tribunale di Cassazione in oggetti che non passavano i 200,000 franchi di valore. Giaccbe abbiamo sotfocchio il decreto suddetto re-gistreremo gPintroiti e le spese delle provincie illiriche, le quali abbracciavano mezza Carintia, il Carnio, P Istri«, la Croazia civile e militare di qua della Sava, la Dalmazia, Ragusi e le Bocche di Cattaro. Reddito. Registramento, bollo, demanio e boschi 1,200,000 _ t Gabelle ordinarie . . . • D°Sane Sale 2,600,000 Tabacco 560,000 Lotto 60,000 Polveri e nilri 50,000 Croazia militare 813,000 Riscossioni varie ed accidentali 60,000 Franchi 10,043,000 Oltre le gabelle non delerminate vi erano i diritti di porto, scalo, di portata delle navi, di traghetto dei fiumi non calcolati. Sp6S(ž» Giustizia 410,000 Finanze 500,000) ,2nnnnn Pensioni 700,000 j 1'200'000 Interno 800,000 Tesoro 200,000 Guerra pei reggimenti croati 2,400,000 Amministrazione della guerra .... Marina 1,000,000 Culto 527,000 Fondo di rserva 63,000 Franchi 6;600~000 II soprappiti del reddito veniva assegnato alla guerra ed ali'amministrazione della guerra.