UNA IPOTESI SU ALCUNI MONUMENTI FUNERARI A EMICICLO DEL IV SEC. M ICHELANGELO CAGIANO DE AZEVEDO U niversità Cattolica del Sacro Cuore, Milano D esidero rip ren d ere un discorso avviato d u ran te le belle D isputationes Salonitanae ten u tesi a Spalato nel 1970, tan to più che m olti studiosi di questo Congresso erano p resen ti a quelle riunioni. Nel com m entare la ricca relazione d ell’amico Duval, proposi di esam inare certi m onum enti, fu n e ra ri e non, inserendoli in u n a tipologia non tan to archi- tettonica quanto storica, vale a dire d eterm in ata da precise intenzioni dei com­ m ittenti più che d a uno sviluppo architettonico quasi biologico con form e evolventisi dal sem plice al complesso. L a b rev ità del tem po e il dover parlare senza il sussidio d i u n a docum entazione da ten ere dinnanzi agli occhi fecero sì che il discorso fosse appena appena u n accenno al problem a. Oggi torno sull’argom ento non p e r afferm arne la p erentoria validità delle conclusioni, bensì p er proporle alla attenzione degli studiosi quale elem ento di un discorso che, probabilm ente, sarà lungo, m a perciò stesso ricco di ragionam enti e stim o­ lan te per nuove indagini. Partiam oci da u n complesso edilizio unitario anche se articolato e dai li­ m iti cronologici b en definiti, cioè dal complesso salonitanto di M anastirine nella sua fase del IV secolo.1 Si tra tta di u n ’area cim iteriale, sviluppatasi su di u n a villa rustica prece­ dente nel tempo, com posta in un prim o m om ento de tre esedre sem icircolari aprentesi una, q uella orientale, su di un am biente »di culto« (fig. 1, I), e due, quelle occidentali, su di u n am biente riten u to coperto, anche se p er questo non vi sia assoluta certezza (fig. 1, am biente dinnanzi a II e III), m en tre coperti erano due am bienti rettangolari, fig. 1, K e K ’) fiancheggianti u n ’area cen­ trale scoperta. Nell’arco di decenni che da poco dopo il 313 va a poco prim a del 360 que­ sto prim itivo complesso viene m odificato con l’annullam ento delle due esedre II e III, alm eno in parte, l’am pliam ento dell’area sub divo e l’aggiunta di una serie di »cappelle« (fig. 2, IV—X) che si dispongono intorno a ll’area sub divo, all’ »aula di culto« ovvero dinnanzi alle quali viene allestita u n a nuova area 1 R. E gger, D er altchristliche F ried- cristia n i di Salona (M ilano 1963) p. 137 h o j M anastirine, F o rsch u n g en in S alo- (lavoro di sem plice com pilazione), n a II (W ien 1926). E. Ceci, 1 m o n u m en ti Q L indK aui M kfulD ul und Erw eiterungen- Fig. 1. M an astirin e (Salonae), com plesso cristian o cultuale del IV secolo (da E. Egger, F orschungen in S alo n a II, 1926) Sl. 1. M an astirin e (Salonae), krščanski k u ltn i kom pleks iz 4. st. (po R. Egger, F or­ schungen in S alo n a II, 1926) cim iteriale detta area macerie cincta, costruita a nordest dell’esedra orientale.2 Noto come il raccordo fra il mausoleo V e quest’area sia ipotetico, cioè come non vi siano prove della esistenza di due m u ri rettilinei che congiungano l’abside V a ll’area e come non chiara sia la vicenda edilizia della parte an terio re di IV. 2 N on entro n e lla questione della cronologia re la tiv a delle v a rie stru ttu re fu n e ra rie no n avendo essa, a lcu n a in flu ­ enza sulle u lte rio ri discussioni, anche se sia m olto im p o rtan te il fa tto che gli ed i­ fici IV—VI siti in to rn o a ll’area p reced a­ no nel tem po i m au so lei V II e V ili e che l’am biente sito dinnanzi a II e III spa­ risca quando si costruiscono IX e X. Non p rendo in considerazione i m ausolei X I e X II così come non prendo- in considera­ zione a ltri edifici o siti fu o ri del com ­ plesso o d istru tti p er d a r luogo al com ­ plesso, come p. es. le to m b e E e F. 325 Sl. 2. M anastiirine (Salonae), d ru g a faza k rščan sk eg a k u ltn eg a kom pleksa iz sred in e 4. st. (po R. Egger, F o rsch u n g en in S alona II, 1926) g C agiano d e A zevedo: U n a ipotesi su alcu n i m o n u m en ti fu n e ra ri Da tu tto ciò ap p a r chiaro che le stru ttu re essenziali erano date dalle aree sub divo e macerie cincta su cui si aprivano edicole fu nerarie form ate da ab­ sidi sem icircolari e che solo due cappelle, la VII e la V ili, aggiunte in un se­ condo m om ento e raccordate all’area sub divo tagliando dei v archi nel muro settentrionale di K, avevano un vano quadrangolare anteposto all’abside. In altre parole, se p e r abside si intende una term inazione sem icircolare conclu­ dente un vano quadrangolare, il term ine può essere usato solo p er gli edifici V II e V ili. T utte le a ltre c. d. absidi non possono essere definite se non con il term ine di »emiciclo«, term ine che è solo u n a pura e sem plice descrizione mo- noverbica di u n a s tru ttu ra edilizia, dato che »conca« è parola che presuppone l’appartennenza a u n a stru ttu ra com plessa e lo stesso vale p er »cella«. La singolarità, o p er meglio dire la caratteristica del cim itero di M anasti- rin e è di p resen tare tu tta una serie di tom be costituita da em icicli voltati o coperti da tetti, affacciati, quasi spalancati o su una aula cultuale o su aree in tern e sub divo, cioè su delle so rta di cortili. L’esempio a Salona non è unico, anche se gli altri edifici sim ilari rin v en u ti a Salona stessa o nelle sue vicinanze siano isolati e non sistem ati in un complesso.8 G rabar ritien e che, nell’alveo dell’emiciclo, un ciborio coprisse la tom ba quando si tra tta sse di quella di u n m artire.3 4 Q uesta osservazione è di estrem a im portanza e sorprende vedere come un così raffin ato e p en etran te studioso, dopo aver messo su c a rta u n dato così rilevante non ne abbia tratto certe conseguenze, preferendo invece porre que­ sti emicicli come capostitpiti di uno> sviluppo tipologico che dal m artyrium - abside va al m artyrium -basilica.5 P roprio a Salona e proprio a M anastirine la costruzione della basilica, dopo la distruzione dell’area avvenuta p er l’inva­ sione b arbarica del 395, non coincide che m olto parzialm ente con gli edifici precedenti e non ne sviluppa in alcun modo la tem atica. G rab ar cita a ltri esem pli di emicicli fu n erari,6 m a il problem a non è tanto quello di stabilire u n repertorio quanto di intendere il tipo di edificio. G ra­ b ar ne rileva la presenza tipologica anche nel mondo pagano, in luoghi molto lontani da Salona e in tem pi ben anterio ri al IV secolo d. C. Ritengo, invece, che una indagine su ll’uso di sim ili s tru ttu re proprio lim itatam ente a questo secolo, cioè al IV, possa fornire qualche elem ento di chiarificazione. Se riu­ sciremo a in serire la stru ttu ra nella cu ltu ra del suo tem po, storicizzandola, ne potrem o forse in ten d ere la ragione d’essere e la sua funzione. L ’uso di m ausolei m onum entali tra il III e il IV secolo non h a bisogno di illustrazione nè di commento, basterà solo ricordare come gli im peratori, an­ cora in vita, provvedevano ad erigerne p er sè stessi nell’am bito dei propri palazzi. Gli esem pli più tipici sono quelli di G alerio a Salonicco e di Diocle­ ziano a Spalato. L a disposizione in tern a prevede una nicchia m aggiore delle altre o più sontuosam ente decorata, p er la sistem azione del sarcofago che accoglierà le im periali spoglie. Tipo co rren te e prassi costante, che vede la prem inenza di un elem ento architettonico in un am biente chiuso e con vano unico ad asse centrale. 3 E. D yggye, S alo n a C hristiana, in 4 A. G rab ar, M a rtyriu m (Paris A tti 111 Congr. In t. A rch . Crist., R av en n a 1946) I, p. 98 ss. 1932 (Rom a 1934) p. 293 ss. 5 G rabar, o. c., p. 98. 6 o. c., 1. c. Fig. 3. G erusalem m e, b asilica S. Sepolcro (da V. Corbo, Riv. B ibl. F rancese. 19, 1969) SI. 3. Jeru zalem , b a z ilik a sv. G roba (po V. Č orbo, Riv. Bibl. Francese. 19, 1969) Ma cosa avviene nel terzo e nel quarto decennio del IV secolo? Costan­ tino, p er im pulso di s. Elena, costruisce la A nastasis a G erusalem m e, il gran­ dioso complesso architettonico che avrà il suo fulcro sul Santo Sepolcro. Gli scavi recenti hanno elim inato m olte ipotesi e chiarito il reale aspetto del­ l’edificio costantiniano della A nastasi propriam ente d etta,7 edificio il quale risulta di un grande emiciclo con tre absidi relativam ente piccole, includente un colonnato circolare abbracciante il S. Sepolcro (fig. 3). Una facciata piana separava queste s tru ttu re dal cortile trip o rticato e dalla Basilica.8 Il p artito architettonico di un emiciclo includente un ciborio — anche se l’uno e l’altro v eram en te colossali — è u n p artito architettonico chiuso, a sè stante e definito anche se inserito in un complesso articolato più vasto. 7 V. Corbo, G li edifici della S a n ­ ta A nastasis a G erusalem m e, in R iv. Bibl. Francese. 12 (1961-62) p. 221 ss. Id., L a basilica del S. S ep o lcro a G erusalem ­ me, ibid, 19 (1969) p. 65 ss. Ch. C ouas- non, A nalyse des élém en ts d u IV e sièc­ le conservés dans la b asiliq u e du S. Sé­ p u lcre à Jéru salem , in A k te n des V II. In t. K ongr. f. C hrist. A rch., T rier 1965 (1969) p. 447 ss. Id., L a re s ta u ra tio n d u S ain t-S ép u lcre, in B ible et T erre Sainte 140 (avril 1972) p. 8 ss. Id. L e G olgotha, ibid. 149 (m ars 1973) p. 10 ss. 8 P er questo cortile recentissim i scavi, di cui si h a p e r o ra notizia solo d a lla stam p a q u o tidiana, h a n n o fornito precisazioni im portanti. Anzi proprio n ell’am bito di questa com plessità e di questa articolazione esso esplicita la sua com patta unitarietà. Tale u n itarietà non è stata enucleata dalla critica e la cosa non sorprende quando si rilevi come l’analisi sia sta ta im postata sem pre sulle tradizionali »tipologie«. Se si vuole ricavare una u n ità stru ttu rale in tu tti gli edifici della A nastasi riuniti, fatalm ente, partendosi da Egeria e dalle sue descrizioni — solo volte alle litu rg ie e non specificatam ente agli edifici — si giunge a ve­ dere nell’emiciclo u n a sorta di caput ecclesiae le cui m em bra sono l’atrio e la successiva basilica ridotta quasi a n av ata rispetto all’emiciclo stesso e a istitu ire un confronto, o una serie nella quale l’A nastasi è in testa seguita dalla basilica della N atività a B etlem m e e dalla basilica di s. P ietro a Roma." Si giunge perfino a ipotizzare resistenza di un »progetto tipo« che funzioni ovunque.1 6 Per elim inare questi equivoci basti richiam are il disposto del Cod. Theod. XV, 1, 31 del 394 con il quale Teodosio, Arcadio e Onorio si rivolgono al p. p. Rufino dicendogli: »Si quis indices perfecto operi suum potius nomen quam nostrae perennitatis scribserint, m aiestatis teneantur obnoxii«, disposto ripreso da G iustiniano nel suo Codice V ili, 11, 10. Da tali dispozioni appare evidente come i m ag istrati provinciali disponessero di piena lib e rtà dal potere centrale in m ateria di edilizia, salve le forme, ossia l’apposizione del nome dell’im peratore nelle iscrizioni dedicatorie e commemorative. D el resto sap­ piamo bene che C ostantino, proprio p e r l’Anastasi, lasciò m ano lib era al ve­ scovo Macario, lim itandosi a fornire con generosità i mezzi finanziari e a chiedere che l’edificio fosse degno della sua m agnificenza.1 1 D unque nessun intervento suo d iretto e nessuna p ian ta tipo imposti o proposti alle autorità locali. Vuol dire allora che una libera opzione è alla radice della commissione o della progettazione e che è proprio questa libertà che dovrem o cercare di intendere nella sua azione di scelta. Lasciamo da p arte la basilica della N atività a Betlem m e, la quale non può confrontarsi in modo alcuno con la A nastasi, nè p er form a esteriore, nè p er idee di com m ittenza, nè p er intuito di progettazione, alm eno fino alla fase teodosiana, teniam oci piuttosto alla basilica di s. P ietro 1 2 ove quanto restava della Memoria venne enucleato dal terreno, incapsulato in u n a preziosa guaina di m arm i, inserito a l centro di un emiciclo, in linea con le sue estrem ità e coperto da un ciborium . L ’ am pio tran setto costituisce come u n a pausa archi- tettonica prim a dell’aula destinata ai fedeli, i quali si riuniscono qu i non per u n a celebrazione eucaristica — m anca in questa fase l’altare — m a per la venerazione verso la tom ba del m artire. E ’indiscutibile che a s. P ietro vi siano u n transetto e u n ’au la strettam ente e struttivam ente legati con la abside, ma non si può negare che m anca in età costantiniana l’essenziale p er identificarvi 9 P. Testini, L ’A nastasis a lla luce delle recenti indagini. N ote sulla su a po­ sizione nell’am bito della a rc h ite ttu ra sacra costantiniana, in O r. A n t i q. 3 (1964) p. 263 ss. 1 0 Testini, A n a s ta s is , cit., p. 289. 11 E u s. v ita C o n s t., 3, 30 (PG 20, 1085). E n c h ir id io n lo c o r u m sa n c to r u m collegit P. D. B aldi (Jeru salem 1955, 2 ed) p. 623. 1 2 Mi riferisco q u i sia ai risu ltati degli scavi sia a lla elaborazione dei dati o tten u ti: cfr. B. M. A polon G hetti, A. F errua, E. Josi, E. K irschbaum , E sp lo ra z io n i s o tto la c o n fe s s io n e d i S. P ie tr o in V a tic a n o n e g li a n n i 1940 — 1949. J. Toynbee, J. B. W a rd Perkins, T h e S h rin e o f S t P e te r (L ondon 1956). u n a chiesa: appunto l’altare. D eichm ann,1 3 rilev ata questa assenza, puntualiz­ za la singolare posizione della tom ba al centro dell’abside. E ’ da n otare com e questa ultim a stru ttu ra , quella absidale, corrisponda a quanto identificato a S alona e cioè a un emiciclo che avvolge la tom ba, coperta da u n ciborio, che sporge dall’emiciclo m entre la tom ba vi è inclusa.1 4 Nella trasform azione in chiesa del m ausoleo im periale di Salonicco, Teo­ dosio fa decorare con m osaici la cupola. L a loro tem atica è talm en te nota che non va nem m eno rico rd ata.1 5 L’elem ento principale delle arc h ite ttu re figurate che inquadrano le edicole, o meglio i ciboria ovvero delle facciate in avan­ corpo, sono m onum entali nicchie, enorm i em icili, dalla volta conchigliata, af­ fiancati, sostenuti e in q u ad rati da elem enti stru ttu ra li ad avancorpo, con p ar­ tizioni orizzontali in due piani. L a critica ha sovente definito »fantastiche« queste arch itettu re, nelle quali la descrizione crom atica ha lib erato l’artista dalle preoccupazioni realistiche della statica, e le ha riferite a tipologie tea­ tra li di scenae frontes. Q uesta rassom iglianza è del tu tto superficiale e ap p aren te perchè le scenae frontes non sono che u n a facciata, più o meno mossa, m a sem pre diste­ sa in superficie, m en tre le architetture dei m osaici tessalonicensi descrivono edifici che si sviluppano in profondità con elem enti o aggettan ti O ' approfon- dentisi nello spazio che inalveano e incastonano altre stru ttu re : queste ultim e sono altern ativ am en te ciboria e avancorpi. Essi non sono in alcun modo pros­ p etti o facciate m a sono edifici com pleti e conclusi, legati a due tem atiche, quella cristologica e quella m artiriologica, Tuna conseguenza e complem ento dell’altra. Gli edifici a sem icupola, o sem icalotta, con due ordini di colonne disposte su due piani, inglobano' edicole quando la allegoria è cristologica, avancorpi quando glorificano un m artire. In questa m editata differenza è la chiave per intendere la s tru ttu ra basta che si ponga a raffronto la costruzione del mo­ saico con l’A nastasi quale oggi la archeologia ha docum entato. I m a rtiri testi­ m oniano la R esurrezione, questa è d escritta con il m onum ento che ne custo­ disce il luogo. Esso è trascritto poeticam ente, con arricchim enti, con partico­ la ri di fantasia: non im porta, la sostanza è in ta tta negli elem enti princi­ pali, edicola, emiciclo, sem icalotta. Siamo oram ai ben lontani dalla cultura classica in senso stretto , con le sue categorie tipologiche che sviluppano nelle arti figurative il logico ragionam ento della filosofia greca. L a v arietà delle esperienze ellenistiche in Asia M inore e n el M editerraneo centro-occidentale ne hanno infanto il rigore e la im itazione è u n concetto che ha già subito una profonda evoluzione, la quale si continuerà nei secoli seguenti,1 6 m a fin d’ora 1 3 F. W. D eichm ann, A. v. T schi- ra, Das M ausoleum d e r K aiserin H elena u n d die B asilika d e r h eilig en M arcellinus un d P etru s an d e r v ia L abicana vor Rom, in J I 72 (1957) p. 44 ss. Id. M ärty ­ rerb asilik a M arty rio n u n d A ltarg rab , in R M 77 (1970) p. 145. 1 4 F. Tolotti, Il c im ite r o d i P r is ­ c illa (C ittà del V atican o 1970) 313 rileva com e questo schem a com paia in tu tto il m ondo m editerraneo e lo m ette sullo stesso piano delle s tru ttu re edilizie con v an o q u ad ran g o lare d in n an zi all’abside. 1 5 H. Torp, M o s a ik k e n e i S t G e o rg - R o tu n d e n i T h e s s a lo n ik i (O slo 1963). 1 6 R. K rau th eim er, In tro d u ctio n to an ’Iconography of M ediaeval A rchitecture, in J o u r. W a rb . I n s t. 5. (1942) p. 1 ss. basta ricordare, b asta suggerire con u n accenno che solleciti la m em oria.1 7 Non vi è bisogno, allora, di »copiare« fedelm ente l’apetto di u n edificio, basta accennare ai suoi elem enti costitutivi caratteristici: la m em oria, o meglio la fantasia fa rà il resto. Se al dato semantico', l’aspetto, si aggiunge un dato ideale, come p er la R esurrezione di C risto la, testim onianza dei m a rtiri o la fede nella v ita etern a dei fedeli, un edificio che abbia alcune caratteristiche stru ttu ra li potrà ricordare e ricorderà un prototipo che sia in relazione stretta con quella idea. L’A nastasi v o lu ta da Costantino rappresentava la Resurrezione, ecco quin­ di che i mosaici di Salonicco ne ripetono l’aspetto, gli elem enti caratteristici p er ricordare la presenza di Cristo e la fede de m artiri; ecco quindi che per glorificare il prim o P ap a nel luogo della sua tom ba si pone questa tom ba in u n a stru ttu ra che ricorda 1 ’Anastasi; ecco quindi che, p er esem pio a Salona, m a rtiri e fedeli sono sepolti in tom be le quali nella loro stru ttu ra ricordano l’A nastasi, anche se con una form a estrem am ente più sem plificata, più mo­ desta se non a d d irittu ra povera. La tradizionale tipologia nella accezione classica è scom parsa; al suo posto è en tra ta ta u n a tipologia che è m em oria, è rielaborazione, è fantasia. Non sarà più la indagine filologico-archeologica a farla riconoscere bensì quella archeologico-storica. H ip o te z a o n e k a te r ih p o lk r o ž n ih g r o b n ih g r a d n ja h iz 4. s to l e t j a A v to rja zanim a salo n itan sk i pokopališčni kom pleks M anastirine v obliki, k a k rš­ no je dobil nek ak o m ed leti 313 in 360, ko je njegova značilnost cela v rs ta polkrož­ n ih g robnih kapelic, k i se odpirajo ali n a k u ltn o vežo ali n a n ek ak a n o tra n ja d v o ­ rišča su b d iv o . G rob v tak em polkrožnem pro sto ru , k je r je bil p o k o p an mučenec, je p o k riv al c ib o r iu m . A v to r zav rača m nenje, d a gre le za stopnjo v arh itek to n sk em razvoju , k i vodi od ap sid aln eg a m a rtirija do bazilikalnega. P ro b lem zanj ni v tem, d a se zberejo tipološke analogije n e glede n a religijo, k ra j in čas, am p a k m eni, da je tre b a stru k tu ro op red eliti v k u ltu ri n je n e g a časa, to rej v 4. st., jo historično o sv etliti in tak o razlo žiti n jen sm isel in fu n k cijo . K ljuč razlage išče a v to r v g ran ­ dioznem arh itek to n sk em kom pleksu A n a s ta s is v Jeruzalem u, ki ga je d al n a pobudo sv. H elene zg rad iti K o nstantin. Stavbo je tv o ril velik an sk i polkrožni p ro sto r s trem i re la tiv n o m a jh n im i apsidam i. Ta p ro sto r je obdajal okroglo kolonado, ki je ok lep ala sveti grob. F asad a je ločila te s tru k tu re od dvorišča s tre m i p o rtik i in od bazilike. Če p rim erjam o baziliko sv. P etra, vidim o, da je m em orija ozirom a, k a r je od n je ostalo, b ila v k lju čen a v sredino p olkrožne stavbe in d a jo p o k riv a c ib o riu m . O bširen tr a n s e p tu m p re d sta v lja nekako arh itek to n sk o p rek in itev p re d avlo, v k a te ­ ri so se zb irali v e rn ik i ne k evh arističn em u obredu, k e r o lta rja v tej k o n stantinski 1 7 S i potrebbe q u i rich iam are il p en - elab o ra i dati acquisiti a ttra v e rso i sensi, siero plo tin ian o che re n d e l’in telletto res- m a il discorso si allarg h ereb b e troppo, po n sab ile di ogni percezione in qu an to fazi n i bilo, am p ak d a b i častili m učenikov grob. V tem p rim eru in v p rim e ru M a- n astirin e ne gre za to, d a se zvesto k o p ira videz k ak e stavbe. D ovolj je n a k a z a ti njene k ara k te ristič n e g rad b en e elem ente, k i spom nijo v ern ik e n a p ro to tip in n a idejo, k i jo ta p red stav lja. K o n stan tin o v a A nastasis je p re d sta v lja la V stajen je in v poča­ stitev prvega p apeža sp o m in ja stav b a n a d n jegovim grobom n a A nastasis. P ra v tako so v S alonah m učenci in v e rn ik i pokopani v grobovih, ki s svojo stru k tu ro spom i­ n ja jo n a A nastasis, p a čep rav v zelo poenostavljeni, skrom ni, n a ra v n o st re v n i obliki.